I FENOMENI STRAORDINARI NEI MISTICI
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Raffaello Sanzio, Santa Caterina d'Alessandria, studio, Londra, National Gallery
PRECISAZIONI SULLA NOZIONI DI "ESPERIENZA MISTICA"
Sembra che non sia facile ricercare e trovare una nozione di "esperienza mistica" comune alle varie religioni. Ed è probabile che non si possa pertanto parlare di universalità dell'esperienza mistica - o di una mistica naturale -, comune a tutti le varie spiritualità e religioni esistenti. Quando si parla di misticismo delle varie religioni si ha sempre a che fare con esperienze diverse, del tutto polivalenti. Pertanto, bisogna restringere il concetto di esperienza mistica ad un solo ambito. Viene scelto, per dovizie di studi e particolari esperienze, quello della mistica cristiana. In questo contesto, l'esperienza mistica è un sapere (ma anche un non-sapere) che subisce un'iniziativa, una presenza, un'azione (passività mistica). Teniamo conto che il sapere tipico del cristiano è la fede e la sua vita correlata, fonte di vera conoscenza delle verità rivelate e nascoste.
Tutto il discorso intorno ai cosiddetti "fenomeni mistici straordinari" (FMS) ha sempre destato un certo interesse, a volte esclusivo, come se la mistica potesse restringersi al solo straordinario. Considerando che la mistica è la via dell'unione con Dio, tutti sono chiamati a tale esperienza e non è dato di sperimentare, nella maggior parte dei casi, fenomeni che vanno al di là della normalità, al di là dell'ordinario. Si vedrà inoltre, che occorre una notevole prudenza e buon discernimento per definire i veri FMS che interessano il campo del soprannaturale, ma anche del diabolico e dello psicopatologico. I vari FMS si distinguono in:
Ma prima di affrontare in maniera sintetica i vari fenomeni, occorre precisare alcune nozioni base che permettano di inquadrare in modo corretto questi fenomeni.
NOZIONI PRELIMINARI PER L'ESAME DEI FENOMENI STRAORDINARI
I FMS possono essere attribuiti unicamente a:
Si esamineranno dunque di seguito, secondo una concezione classica, ma ancora valida, e seguendo il manuale di Royo Marin, i concetti di Natura, Naturale, Soprannaturale, Preternaturale, Grazia e Grazie gratis datae.
CONCETTO DI NATURA E NATURALE
Concetto di natura: la parola natura può assumere diversi significati:
Nel primo e nel terzo senso, la parola natura può applicarsi analogicamente alla natura divina e alle nature create.
Concetto di naturale: si intende per naturale tutto ciò che per qualsiasi essere gli conviene secondo la sua natura. Secondo Tommaso e la concezione tomista del naturale, abbiamo questi modi di convenienza:
CONCETTO DI SOPRANNATURALE E PRETERNATURALE
Dai principi stabiliti si deduce che il soprannaturale è in qualche modo ciò che trascende il puramente naturale in qualunque sua accezione. Quindi:
Il soprannaturale non significa qualche cosa che è "contro natura", ma che trascende, ossia che sta sopra ciò che è naturale. È contro natura ciò che va contro l'inclinazione di qualsiasi creatura ed assume il connotato di violenza.
Fra le divisioni del soprannaturale abbiamo:
Il preternaturale non è dunque altro che il soprannaturale relativo, quello che sta fuori dell'ordine naturale ordinario e normale, ma che non trascende in nessuna maniera l'ordine natura assoluto (o simpliciter). Ad es., l'intendere per mezzo di semplice intuizione e senza discorso che è naturale nell'angelo (natura intellettuale) sarebbe preternaturale per l'uomo (natura razionale).
CONCETTO DI GRAZIA E GRAZIE "Gratis datae"
La fonte dei FMS è Dio in quanto autore dell'ordine soprannaturale. I fenomeni mistici si svolgono o sul piano puramente intellettuale, o su quello affettivo o sul piano organico o contemporaneamente su diversi piani.
La maggior parte dei fenomeni mistici straordinari si possono ricondurre alle grazie gratis datae. Secondo l'uso biblico il termine grazia significa il dono soprannaturale concesso da Dio alla natura razionale in ordine al conseguimento della vita eterna. Si può suddividere concettualmente la grazia in due:
Secondo una concezione classica, si devono tenere presenti i seguenti punti fondamentali:
Le conseguenze di queste considerazioni sono:
Fra le varie grazie gratis datae elenchiamo le più importanti:
FENOMENI DI ORDINE CONOSCITIVO
Percezioni soprannaturali di un oggetto naturalmente invisibile all'essere umano. Si distinguono in: 1) visioni corporali (apparizioni); 2) visioni immaginarie; 3) visioni intellettuali.
1. VISIONI CORPORALI
Dette anche apparizioni, sono quelle in cui il senso della vista percepisce una realtà oggettiva (non necessariamente un corpo umano, ma anche una forma esteriore sensibile o luminosa) naturalmente invisibile all'uomo. Si può produrre in due maniere: o per la presenza vera di un corpo o per un'azione immediata esercitata da un agente esterno sull'organo della vista.
2. VISIONI IMMAGINARIE
La visione immaginaria è una rappresentazione sensibile interamente circoscritta alla immaginazione e che si presenta in modo soprannaturale allo spirito con una vivacità e chiarezza superiore alle stesse realtà fisiche esteriori. Si può produrre in tre maniere: mediante la rappresentazione delle immagini ricevute dai sensi; mediante la combinazione soprannaturale di queste specie acquisite e conservate nell'immaginazione; mediante nuove immagini infuse. Si tratta di una visione più elevata di quella corporale; più estesa, in quanto può rappresentare cose non solo presenti, ma passate o future; si verifica durante il sonno o anche quando si è svegli. Le sue forme più frequenti sono: rappresentativa (l'apparizione di un santo) e simbolica.
3. VISIONI INTELLETTUALI
Si tratta di una conoscenza soprannaturale che si produce mediante una semplice visione dell'intelligenza senza impressione o immagine sensibile. Si distingue dalla percezione naturale dell'intelligenza per alcune caratteristiche: 1) per il suo oggetto, che sorpassa le forze naturali dell'intelletto, essendo improvvisa, immediata e senza dimostrazione di conoscere il lavorio e la lentezza del ragionamento; 2) per la sua durata, permanendo per molti giorni, settimane o mesi; 3) per i suoi effetti che l'accompagnano, ossia l'amore che muove l'anima, la pace inconfondibile, il desiderio delle cose celesti, il disgusto di ciò che non è Dio. La visione intellettuale mistica si produce indifferentemente durante il sonno, la veglia o l'estasi. Due sono gli elementi: l'oggetto manifestato e la luce che lo illumina. Spesso si tratta di un oggetto ineffabile, visto che le anime non riescono poi a spiegarlo nel linguaggio umano, non trovando formule equivalenti. Inoltre, altro elemento che la contraddistingue, è la certezza assoluta, ossia una visione così chiara su cui non si può dubitare.
Le visioni sensitive e quelle immaginative possono avere origine soprannaturale, ma, secondo l'esperienza e gli insegnamenti dei grandi mistici, sono molto rare. Quasi sempre si tratterebbe di illusioni o allucinazioni naturali o di inganni diabolici. Le illusioni e le allucinazioni sono condizionate da particolari stati fisici e psichici tra cui stanchezza, inedia, insonnia, facilità di immaginazione. Per quanto attiene alle visioni intellettuali sembra più facile riconoscerne l'autenticità, data la fermissima certezza che includono.
Sono formule che enunciano affermazioni o desideri e si riferiscono unicamente al linguaggio articolato percepito mediante l'udito corporale. Si distinguono in:
Fanno parte delle c.d. grazie gratis datae.
Sono le manifestazioni soprannaturali di verità occulte o di segreti divini fatte da Dio per il bene generale della Chiesa o per l'utilità particolare dell'anima che le riceve. Si distinguono in:
Ai fini delle nostre pagine mistiche interessano soltanto le seconde. Il dono della profezia è sempre esistito, ma occorre precisare che tutte le rivelazioni di Dio successive a quelle fatte ai profeti e agli apostoli e contenute nella S. Scrittura e nella Tradizione successiva, non entrano nel c.d. deposito della fede. Ai fini di un loro discernimento, si riassumono i principali criteri:
Si intende la conoscenza soprannaturale dei segreti del cuore comunicata da Dio. Si tratta di una grazia concessa non solo per utilità del prossimo, ma anche per il profitto di chi la riceve. Secondo quanto affermato da Vittorio Marcozzi, che cita Olivier Leroy, le caratteristiche della "scrutazione dei cuori" sarebbero:
Si deve inoltre distinguere la scrutazione dei cuori dalla lettura del pensiero tout court (telepatia), in quanto la prima riguarda l'intimo della coscienza (e quindi un livello più profondo) e si evidenzia solo in ambito religioso.
Royo Marín delinea alcune conclusioni:
Letteralmente, "conoscenza del sacro", si riferisce al potere o facoltà che ebbero alcuni santi, soprattutto gli estatici, di riconoscere le cose sante (i rosari, l'ostia consacrata, le reliquie, ecc.). Santa Caterina da Siena riprese severamente un sacerdote che volle metterla alla prova offrendole nella comunione un'ostia non consacrata.
La vera ierognosi trascende le forze della natura e non si può spiegare in modo naturale né preternaturale. Per quanto riguarda la c.d. ierognosi repulsiva in alcuni casi di possessione diabolica, occorre precisare che, per quanto spettacolare sia in casi di esorcismo, non è un segno infallibile, in quanto molti ossessi non l'hanno.
Altri fenomeni conoscitivi
Si riferisce a tutti quei fenomeni che non rientrano in quelli precedenti. Ad es., l'iniziazione ai primi elementi dell'insegnamento primario (Caterina da Siena apprese istantaneamente a leggere e scrivere); la scienza infusa universale (conoscenza di settori culturali o di Sacra Scrittura o conoscenza della teologia senza apprendimento alcuno); abilità per l'esercizio delle arti, ecc.
FENOMENI DI ORDINE AFFETTIVO
Secondo alcuni teologi si tratta di un fenomeno interiore che rientra nel normale sviluppo dei gradi di preghiera mistica e costituisce un "normale" sviluppo della vita cristiana. Come fenomeno esterno, in realtà, si parla di estasi come di uno stato alterato di coscienza, o secondo una definizione più classica "di un sopore soave e progressivo fino a giungere alla totale alienazione dei sensi". L'estatico, sebbene non veda, non oda, non senta nulla, non è addormentato, né morto. Il suo volto è radiante e come trasportato in un altro mondo. Il termine "estasi" suggerisce una specie di uscita e permanenza fuori di se stessi: l'anima esce (o prescinde) dai sensi corporali per fissarsi immobile nell'oggetto soprannaturale che attrae e assorbe le sue potenze.
Secondo la psicologia, che parla di uno stato alterato di coscienza, si può raggiungere l'estasi mediante forze destabilizzanti lo stato ordinario di coscienza. Ad es., corse estenuanti, fame o sete, privazione del sonno, stimoli sonori intensi, deprivazione sensoriale, danza ininterrotta, iperstimolazione sensoriale, meditazione, ripetizione ossessiva di parole o frasi. «I mistici», scrive A. De Vincentiis, «erano spesso sottoposti all'azione delle forze riportate» sopra. «Essi, infatti, per penitenza erano soliti privarsi di cibo e sonno oppure rimanevano in uno stato di meditazione per ore, ripetendo ossessivamente le stesse preghiere. Situazioni del genere, sommate a una personalità problematica, alla fede religiosa, alle astinenze sessuali, al contesto sociale e culturale, agiscono sinergicamente, creando una modificazione della coscienza che si carica di tematiche mistico-trascendentali. A nostro avviso, questa è la vera essenza dell'esperienza estatica» (op.cit., pp.61-62).
Per quanto attiene all'estasi, vale, secondo il mio parere, quello che scriveva Meister Eckhart (Istruzioni spirituali, n.10):
INCENDIO D'AMORE
Si tratta di un fenomeno, comprovato nella vita di alcuni santi, dovuto dalla violenza dell'amore verso Dio che si manifesta, alle volte, all'esterno sotto forma di fuoco che riscalda e brucia persino materialmente la carne e le vesti vicino al cuore. Queste manifestazioni si producono in gradi molto diversi:
Esiste una stretta relazione fra amore e fuoco: come il fuoco consuma e trasforma in sé tutto ciò che si trova nel suo raggio di azione, così l'amore divino trasforma in Dio la creatura che a lui si sottomette (cfr. Pseudo Dionigi, La gerarchia celeste).
Questo calore straordinario non ha provocato nei mistici nessuna grave ustione, nessuno stato febbrile e neppure un'anormale accelerazione sanguigna.
FENOMENI DI ORDINE CORPORALE
Consistono nella spontanea apparizione di piaghe sanguinolenti nel corpo della persona che le sperimenta. Appaiono normalmente nelle mani, nei piedi e nel costato sinistro e a volte sulla testa e sulle spalle. Queste piaghe possono essere visibili o invisibili, permanenti o periodiche e transitorie, simultanee e successive. la forma, la grandezza, l'ubicazione o altre circostanze accidentali sono varie secondo i casi. Le stigmate sono prodotte quasi sempre in soggetti estatici e frequentemente vengono precedute o accompagnate da fortissimi tormenti fisici e morali. La loro assenza, invero, deporrebbe per un'origine non soprannaturale. Il primo stigmatizzato di cui si abbia notizia è Francesco d'Assisi, che le ricevette a La Verna il 17 settembre 1224. Fenomeno molto intenso e discusso, per la stessa teologia rimane comunque al confine della valutazione di santità. Difatti, c'è una scarsità di stigmatizzati fra i santi di tutti i tempi. In particolare, non si riscontrano casi nei primi secoli del cristianesimo "quando l'ardore della fede e l'aspirazione al martirio costituivano un fertile campo per la produzione naturale di codesti fenomeni" (cfr. G. Mucci, articolo de La Civiltà Cattolica citato in A.De Vincentiis, op.cit., p.53). Riprendendo ed ampliando l'elenco degli stigmatizzati compilato dal dottor Imbert-Gourbeyre,Anna Maria Turi, nel libro citato, riporta i seguenti casi, qui riepilogati solo nel numero, per un totale di 397 persone:
Scrive A.De Vincentiis a questo proposito: «Esiste oggi, tra i sostenitori della sovrannaturalità delle stigmate e di tutte le manifestazioni mistiche, un energico rifiuto della diagnosi di nevrosi isterica, sostenendo la sua definitiva scomparsa dai manuali di psichiatria. Un'affermazione del genere è assolutamente priva di fondamento. Come afferma Nicola Lalli l'eliminazione del quadro isterico riduce la possibilità di una maggiore comprensione e chiarezza espositiva. Egli fa notare come la nevrosi isterica sia tra le sindromi patologiche più studiate non solo tra la classe medica, ma anche in ambienti non medici, assumendo spesso connotazioni errate e quasi sempre legate alla sfera sessuale. Come ogni sindrome psicologica, anche il quadro isterico muta con il tempo e oggi assistiamo a una maggiore tendenza alle manifestazioni di tipo psicosomatico, con una riduzione di quegli aspetti più teatrali propri della grande crisi isterica. Le variazioni sintomatologiche sono fortemente influenzate dalla cultura e si adeguano al contesto di appartenenza».
A conclusione di un fenomeno così complesso, Paolo Maria Marianeschi, nel libro citato, afferma: «Dal punto di vista scientifico positivo il fenomeno non ha al momento una interpretazione etiopatogenetica ed alcuni caratteri di esso, come la somatizzazione figurata o la neoproduzione di tessuto cutaneo senza base anatomo-funzionale, probabilmente, non avranno mai una spiegazione scientifica adeguata, in quanto contrari alle elementari ed universali leggi di natura. In prospettiva mistica le "ferite" spontanee della crocifissione di Cristo si presentano come un epifenomeno di una condizione spirituale cristocentrica caratterizzata in modo specifico dalla coscienza di partecipare alla sofferenza redentiva cristiana nella forma particolare dello sperimentare, in modo analogico, lo stato di "vittima per il peccato" accettato dal Cristo per la salvezza di tutti gli uomini. (...) La stimmatizzazione somatica autentica non è né segno di malattia, né di eccezionali facoltà psicosomatiche o spirituali, bensì appare un segno divino che supera le capacità naturali nella "sostanza stessa del fatto"» (cfr. p.175ss.).
Consistono nell'uscita in quantità apprezzabile di liquido sierico (sangue) attraverso i pori della pelle, particolarmente di quelli della faccia, e attraverso lacrime (mucosa delle palpebre). Sembra un fenomeno in qualche modo naturale, riconnesso a ciò che viene chiamato "ematidrosi", già noto ai tempi di Aristotele. Per quanto naturale, il fenomeno è comunque inspiegabile da un punto di vista medico. Per quanto riguarda la teologia, il fenomeno non oltrepassa le forze naturali diaboliche e rientra nelle grazie gratis datae; infatti, non pare che le lacrime e il sudore di sangue siano per sé santificanti per colui che li patisce e, senza dubbio, non entrano nello sviluppo ordinario e normale della grazia.
RINNOVAMENTO O CAMBIAMENTO DI CUORE
Consiste nell'estrazione fisica del cuore di carne e nella sostituzione con un altro, che è alle volte quello di Cristo stesso. Si narra di Caterina da Siena: "Si trovava un giorno nella cappella della Chiesa. Una luce dal cielo a un tratto l'avvolse e nella luce apparve il Signore che teneva fra le sue mani un cuore umano, vermiglio e splendente. Le si avvicinò aprì il petto di lei dalla parte sinistra e introducendovi lo stesso cuore che teneva fra le mani disse «Carissima figliola, come l'altro giorno presi il tuo cuore, ecco ora ti dò il mio col quale sempre vivrai»" (Raimondo da Capua, confessore e primo biografo di Caterina). Altri casi sono quelli di Maria Maddalena de' Pazzi, Caterina de' Ricci, Margherita M. Alacoque e Michele de Sanctis.
Da un punto di vista teologico, Royo Marín dà questa spiegazione: «Nostro Signore, sotto il simbolo mistico del cambiamento dei cuori, concede, a chi riceve questa grazia, un duplice dono: dà alla creatura disposizioni e sentimenti che riflettono le intime affezioni della sua anima santissima, e dà ala corpo della creatura un cuore in armonia con lo stato interiore, così come il suo S. Cuore era sempre sintonizzato con gli impulsi della sua Anima. Si tratta di uncambiamento mistico, non reale dei cuori.»
INEDIA o DIGIUNO PROLUNGATO
Si tratta di digiuno assoluto durante un tempo molto superiore alle forze naturali di sopravvivenza della persona. Per poterne secondo una prospettiva soprannaturale occorre che:
Per questo argomento, vedasi il libro di Rudolph M.Bell citato in bibliografia, abbastanza esauriente. Fra i mistici ricordiamo: Caterina da Siena (1347-1380), Elisabetta di Reute (1420), Ludovina di Schiedam (1433), Nicolao di Flue (1487), Teresa Neumann (1962).
Per un'interpretazione del fenomeno, si deve respingere ogni tentativo di spiegazione puramente naturale. Il digiuno, per se stesso, non prova la santità; ricordiamo che si deve pensare anche ad un possibile intervento diabolico. Da un punto di vista teologico, la natura soprannaturale del fenomeno si spiega mediante «una specie di incorruttibilità anticipata dei corpi gloriosi, che sospende la legge dell'incessante sfacelo degli organi e dispensa quindi dalla correlativa legge della refezione alimentare» (cfr. Royo Marin, p.1107 o.c.).
Si tratta di privazione del sonno o di un riposo molto limitato, inferiore ai limiti normali di sopravvivenza. I casi raccontati sono molti: basti citare Pietro d'Alcantara, il quale confidò di aver dormito per almeno quarant'anni soltanto un'ora e mezzo il giorno; Macario di Alessandria per vent'anni non dormì mai. Rosa da Lima limitava a due ore il tempo concesso al riposo e a volte meno ancora. Caterina de' Ricci sin da piccola non dormiva che due o tre ore per notte. Dopo i vent'anni e l'inizio della sua vita mistica, con ricorrenti estasi, non dormiva che un'ora per settimana o due o tre ore per mese.
Anche qui, per la spiegazione del fenomeno, stanti le leggi naturali per cui il sonno come l'alimentazione è essenziale alla vita, occorre pensare a qualcosa di soprannaturale. I santi si sono sforzati sempre di limitare le necessità della vita sensitiva, trovando il tempo per prolungare la loro vita di preghiera. Tra i contemplativi e gli estatici si trovano frequentemente lunghe veglie e astinenze. Forse nella santità raggiunta dalle anime dei santi si può trovare la sufficiente spiegazione di questo fenomeno: quanto più l'anima si nutre e s'inebria di Dio, tanto meno gusta gli alimenti corporali; quanto più si concentra in Dio tanto meno rimane soggetta al sonno e alla pesantezza della carne. Questo fenomeno può essere dunque inteso come un'anticipazione delle condizioni particolarmente eccelse dei corpi glorificati, per i quali la visione beatifica sarà ad un tempo alimento e riposo.
Si tratta della traslazione corporale quasi istantanea da un luogo ad un altro anche molto lontano dal primo. Si distingue dalla bilocazione (v. seguente) perché non c'è simultaneità di presenza in entrambi i luoghi, ma solo traslazione da un posto ad un altro. Fra i casi Pietro d'Alcantara, Filippo Neri, Antonio da Padova che fece in una sola notte il viaggio da Padova a Lisbona, ritornando la notte seguente allo stesso modo.
Questo tipo di movimento è connaturale ad un essere puramente spirituale come l'angelo, ma è fisicamente impossibile per un corpo materiale, sebbene alcuni teologi attribuiscano comunemente il dono dell'agilità ad un corpo glorificato. Il fenomeno non deve essere confuso con quelli telecinetici, che riguardano il movimento di un oggetto materiale senza aiuto di un mezzo esterno e secondo la volontà della persona agente. Il fenomeno può essere realizzato per mezzo di una azione diabolica, in quanto il diavolo, dopo la caduta, conserva comunque tutte le qualità degli spiriti: si può trasferire immediatamente da un posto ad un altro e portare anche con sé un corpo estraneo; in questo caso, non sarà immediata, ma comunque rapidissima. Da un punto di vista soprannaturale, questa comunicazione anticipata dell'agilità dei corpi gloriosi è classificabile fra le grazie gratis datae di tipo miracoloso, giacché è manifestamente fuori dell'ordine naturale della grazia santificante, ed è ordinato per sé al bene degli altri. Si nota che sono pochissimi i santi che hanno goduto di questa grazia.
Consiste nella presenza simultanea di una medesima persona in due luoghi diversi. Si sono dati numerosi casi nella vita dei santi (Francesco d'Assisi, Antonio da Padova, Francesco Saverio, Paolo della Croce, Alfonso de' Liguori). Rimane uno dei fenomeni più difficili da spiegare in maniera soddisfacente. Charles Richet fa una distinzione fra:
Consiste nella elevazione spontanea, dal suolo, nel mantenimento e spostamento nell'aria del corpo umano senza appoggio alcuno e senza causa naturale visibile. La levitazione ha, di regola, luogo mentre la persona è in estasi. Si parla di:
Fra i casi di levitazione abbiamo: Francesco d'Assisi, Domenico di Guzman, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa d'Avila, Maria Maddalena de' Pazzi, Filippo Neri, Giuseppe da Copertino, Pietro d'Alcantara. Quando il fenomeno si realizza nei santi ha un'origine evidentemente soprannaturale, benché possa avvenire per intervento diabolico, mentre la semplice natura non può alterare le leggi della gravità, fisse e costanti. Nei santi, il fenomeno è considerato una partecipazione anticipata del dono di agilità proprio dei corpi gloriosi.
Consiste nel passaggio di un corpo attraverso un altro, che suppone la compenetrazione o coesistenza dei due corpi in un medesimo luogo. Questo prodigio si verificò in Gesù, il quale si presentò ai suoi discepoli, dopo la risurrezione, entrando a porte chiuse. Un caso fra i santi è quello di Raimondo di Peñafort che entrò nel suo convento di Barcellona senza aprire le porte. Gli autori definiscono questo fenomeno come di ordine soprannaturale. Non può essere né naturale, né preternaturale, in quanto la compenetrazione di corpi suppone un miracolo così grande che si può spiegare solo con l'onnipotenza di Dio. La compenetrazione dei corpi costituisce un vero e proprio miracolo, operato da Dio, e non è una semplice e transitoria anticipazione della sottigliezza del corpo glorioso.
Consiste in un certo splendore che alle volte i corpi di alcuni irradiano soprattutto durante la contemplazione o l'estasi. Talvolta la luminosità prende la forma di un alone o di una corona che circonda la testa del mistico; in altri casi il volto è raggiante di luce, oppure i raggi di luce provenienti dal mistico illuminano pienamente una stanza. Se il fenomeno è autentico può essere interpretato come l'effetto dell'intima unione con Dio o come un anticipo dello splendore che il corpo assumerà quando sarà glorificato. Esistono, per questo fenomeno, cause diverse: mistica (soprannaturale), naturale e preternaturale (diabolica). Per questo occorre estrema cautela nell'attribuire a doni mistici questo fenomeno.
OSMOGENESIA O PROFUMO SOPRANNATURALE
Consiste in un certo profumo di fragranza speciale e inusuale che si sprigiona alle volte dal corpo mortale dei santi o dai sepolcri dove riposano le loro spoglie. Ne sono esempi: il vescovo Policarpo (156), Simone lo stilita (459), Caterina di Cardoña (1577), Caterina de' Ricci (1589), Veronica Giuliani (1727) il cui profumo si sprigionava dalle stigmate, Giovanna Maria della Croce (1673), Padre Pio da Pietrelcina (1968). Afferma Paolo A.Orlandi nell'opera citata che:
L'autenticità del dono dipende dalla vita teologale vissuta dalla persona in questione. Il fenomeno in sé non è spiegabile naturalmente, può avere un'origine preternaturale diabolica, ma nel caso di origine soprannaturale (aromi soavi emanati dai santi) deve intendersi come una conseguenza dello stato di divinizzazione dell'anima o una comunicazione anticipata delle perfezioni del corpo glorioso.
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Mistica.Info è a cura di Antonello Lotti - Sito web: www.mistica.info - E-mail: misticainfo@libero.it
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Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
martedì 12 novembre 2013
I FENOMENI STRAORDINARI NEI MISTICI
(Lc 17,11-19) Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
VANGELO
(Lc 17,11-19) Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo di Dio, su di me ed insegnami a lasciarmi penetrare dalla tua sapienza. Fa che nulla ostacoli la nostra unione, per il nostro Signore Gesù Cristo, che mi ha affidato alle tue cure per l’eternità. Grazie amen.
Il Vangelo di oggi ci parla di un Gesù che opera miracoli in terra straniera, tra peccatori e pagani.
Di un maestro che è riconosciuto anche da chi non è di Gerusalemme e che non disdegna di fermarsi a guarire coloro che gli si rivolgono con fiducia.
Di un maestro che è riconosciuto anche da chi non è di Gerusalemme e che non disdegna di fermarsi a guarire coloro che gli si rivolgono con fiducia.
Purtroppo anche se ricevono la grazia da Gesù tutti e dieci i lebbrosi, soltanto uno torna indietro a ringraziare, gli altri invece si comportano come se niente fosse, e non sentono neanche il bisogno di ringraziare. Sembra brutto vero?
Eppure noi lo facciamo tante volte al giorno, quando diamo per scontato che quello che va bene è merito nostro o comunque del caso, e ci ricordiamo di Dio soltanto quando qualcosa non va per il verso giusto.
A volte siamo veramente ridicoli, chiediamo la perfezione, la salute, la sicurezza… tutte cose che premiano la nostra presenza fisica, ma non cerchiamo mai il benessere spirituale, quello che ci dà invece la forza di affrontare la vita anche quando non va secondo i nostri canoni.
La lebbra che ci avvelena è quella dell’anima, sempre inquieta, sempre alla ricerca di una felicità esteriore che guarisce solo quando troviamo Gesù, ci lasciamo guarire e ci fermiamo vicino a lui, ossia, per dirla con le parole del vangelo, torniamo indietro, ci convertiamo a Lui, cambiamo vita per vivere l'amore con Lui.
Se ascoltiamo la sua parola, ma non la facciamo nostra, non possiamo essere trasformati e salvati, ma restiamo solo degli uditori sonnecchianti che non riescono a percepire la voce dell'amore e della volontà di Dio.
lunedì 11 novembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" Io vi supplico, mie care figliole, per
l’amore di Dio, non temete Dio perché egli non vuole farvi male alcuno;
amatelo assai perché vi vuole fare gran bene. Camminate semplicemente
con sicurezza delle vostre risoluzioni, e rigettate le riflessioni di
spirito che fate sopra i vostri mali come crudeli tentazioni." (Epist.
III, p. 569).
SANTI é BEATI :
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San Diego di Alcalà Religioso
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Alcalá del Puerto, Siviglia, ca. 1400 - Alcalá de Henares, Madrid, 12 novembre 1463
È uno dei santi più popolari di Spagna e delle Americhe, dove portano il
suo nome fiumi, baie, canali e varie città, tra cui San Diego di
California. Nulla però sappiamo della sua famiglia e dei suoi primi
anni. In gioventù si fa eremita vicino al paese nativo. Ma se ne va
quando la gente intorno a lui diventa troppa. Lo accolgono i francescani
di Arizafe, presso Córdoba, e lì egli fa il noviziato come fratello
laico, addetto ai lavori vari per la comunità. Nel 1441 lo mandano nelle
Canarie. E cinque anni dopo viene promosso guardiano del convento di
Fuerteventura. La sua predicazione irrita i colonizzatori. Nel 1449 fra
Diego ritorna in Spagna, e nel 1450 è a Roma per il Giubileo e per la
canonizzazione di Bernardino da Siena, in maggio. Nell’estate, però,
arriva la peste dalla quale fra Diego non fugge: assiste i confratelli
appestati nel convento dell’Aracoeli e cerca di organizzare
distribuzioni di viveri a Roma. Tornato poi in Spagna, ricomincia a
servire varie comunità, fino alla morte nel convento di Alcalá de
Henares. (Avvenire)
Etimologia: Diego = istruito, dal greco Martirologio Romano: Ad Alcalá de Henares in Spagna, san Diego, religioso dell’Ordine dei Minori, che sia nelle isole Canarie sia a Roma nel monastero di Santa Maria in Ara Coeli rifulse per umiltà e carità nella cura degli infermi. |
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E' uno dei santi più popolari di Spagna e delle Americhe, dove portano il suo nome fiumi, baie, canali e varie città, tra cui San Diego di California. Nulla però sappiamo della sua famiglia e dei suoi primi anni. In gioventù si fa eremita vicino al paese nativo: prega, coltiva un orto, fabbrica oggetti di uso domestico, che poi scambia con panni per vestirsi. Ma se ne va quando la gente intorno a lui diventa troppa. Lo accolgono i francescani di Arizafe, presso Córdoba, e lì egli fa il noviziato come fratello laico, senza gli Ordini, addetto ai lavori vari per la comunità. Nel 1441 lo mandano nelle Canarie – lui che non è prete – a radicarvi meglio il cristianesimo, in un ambiente ancora percorso da vecchie superstizioni. E cinque anni dopo, sempre lì, eccolo promosso “guardiano” (cioè capo) del convento di Fuerteventura. Un segno dell’efficacia della sua missione tra la gente; ma la sua predicazione irrita i colonizzatori (le isole non sono ancora ufficialmente dominio della Spagna) ai quali gli “indigeni” vanno bene superstiziosi, disuniti, sottomessi. Nel 1449 fra Diego ritorna in Spagna, e nel 1450 è a Roma per il Giubileo e per la canonizzazione di Bernardino da Siena, in maggio. Nell’estate, però, arriva la peste, che blocca l’afflusso di pellegrini e provoca diserzioni tra i vertici ecclesiastici: anche papa Niccolò V fugge (a Fabriano), e i dignitari della Curia "fuggono da Roma, come gli apostoli fuggirono da Gesù il Venerdì santo!": così scrive indignato un autorevole pellegrino tedesco. Fra Diego non fugge. Assiste i confratelli appestati nel convento dell’Aracoeli, e cerca di organizzare distribuzioni di viveri in mezzo al caos di Roma. Tornato poi in Spagna, ricomincia a servire varie comunità, fino alla morte nel convento di Alcalá de Henares. Negli ultimi anni corrono fitte voci di suoi prodigi: il Signore lo avrebbe aiutato un giorno a far uscire dal convento il pane per i poveri, trasformando le pagnotte in rose; e quando il lavoro di cuoco si faceva pesante, ecco scendere in cucina degli angeli per aiutarlo... Questi racconti saranno poi illustrati nei cicli pittorici di Bartolomé Estéban Murillo e Annibale Carracci. La fama di santità intanto perdura, e nel secolo successivo la causa canonica viene sostenuta anche da re Filippo II di Spagna; suo figlio don Carlos è sfuggito a un mortale pericolo, ed egli ne dà merito all’intercessione di frate Diego. Papa Sisto V lo proclama santo nel 1588. Autore: Domenico Agasso |
(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
VANGELO
(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo spirito di venirmi nel cuore e di darmi la forza di vivere la fede, per quello che è giusto che io viva, senza paure né limiti umani, annientami ed usami, sono tua.
Per comprendere bene questo brano, sono dovuta tornare indietro, al versetto precedente che dice: In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Allora la mia fede, la nostra fede, quanto è piccola? Non abbiamo proprio capito niente di Dio, e Gesù ce lo fa capire in maniera chiara… ma solo con il cuore libero possiamo entrare in questo mistero.
La fede è un dono, che arriva quando e come il Signore decide di aprirti il cuore. Può avvenire a 5 anni e a 50, ma per tutti coloro che si definiscono Credenti, c’è un momento in cui scatta una molla che ti spinge a cercare come un affamato la parola di Dio. Fame, sete, voglia di stare insieme…. ed è subito amore!!!
L’esempio del padrone che appena arriva il servo stanco dal lavoro dei campi si mette a servirlo e così contraria alla realtà, ci deve far comprendere che la mentalità umana deve essere completamente abbandonata se vogliamo entrare in comunione con Gesù, ma noi non riusciamo proprio a farlo.
Eppure i santi si sono fidati di Dio, fino ad ottenere grazie così particolari da farci rimanere incantati nel sentire le opere che sono riusciti a compiere. Perché se loro ci sono riusciti , noi non ci riusciamo? Sicuramente c’è qualcuno che anche oggi, riesce a superare questo ponte che collega l’umano con il Divino, ossia con lo Spirito di Dio, ma certo che se continuiamo a restare fermi credendo di fare già chissà cosa, non arriveremo mai neanche ad aver fede come neanche la metà di un granellino di senape. Provare per credere? La domenica, andremo in chiesa, ci metteremo di fronte a Gesù, ci sentiremo grati a Dio di aver dato la sua vita per noi o ci sentiremo bravi e penseremo che Lui ci deve guardare… quanto siamo stati bravi, gli abbiamo fatto questo gran piacere a venire in Chiesa, con tutto quello che abbiamo da fare….
E pensare che senza il suo aiuto siamo niente, perché non proviamo ad essere appena un po’ di più di questo? Perché non apriamo la nostra mente ed il nostro cuore a quanto dobbiamo al Signore che si fida ancora e sempre di noi, fino all’ultimo, nonostante il nostro stupido egocentrismo! Perchè non proviamo a sradicare da dentro di noi tutte le nostre paure di lasciarci andare, i nostri dubbi, i nostri difetti, la nostra parte ingombrante, il nostro gelso radicato nella nostra umanità per far posto al semino di senape perchè possa far crescere in noi la fede.
Pe questo ti preghiamo Signore: accresci la nostra fede! Fa che comprendiamo che tutto quello che riceviamo è dono e che viviamo per servirti. Amen!
domenica 10 novembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" Io
veggo che tutte le stagioni dell’anno si trovano nelle anime vostre;
che talora sentite l’inverno di molte sterilità, distrazioni,
svogliatezze e noie; ora le rugiade del mese di maggio con l’odore dei
santi fioretti; tra i calori del
desiderio di piacere al nostro Sposo divino. Non rimane, dunque, se non
l’autunno del quale non vedete voi gran frutti; però occorre bene spesso
che al tempo di battere le biade e di premere le uve, si trovino
raccolte maggiori di quelle che promettevano le mietiture e le
vendemmie. Voi vorreste che tutto fosse nella primavera e nell’estate;
ma no, mie dilettissime figliole, bisogna che sia questa vicissitudine
cosí nell’interno come nell’esterno. Nel cielo tutto sarà di primavera
quanto alla bellezza, tutto di autunno quanto al godimento, tutto di
estate quanto all’amore. Non vi sarà alcun inverno; ma qui l’inverno è
necessario per esercizio dell’abnegazione e di mille piccole ma belle
virtú che si esercitano nel tempo della sterilità." (Epist. III, p.
587s.).
SANTI é BEATI :
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San Martino di Tours Vescovo
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Sabaria (ora Szombathely, Ungheria), 316-317 - Candes (Indre-et-Loire, Francia), 8 novembre 397
Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria)
a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non
viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si
arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando
poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio
famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo
mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato
l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers
il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il
sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene
ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti,
che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene
eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro
monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato
Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne.
Muore a Candes nel 397. (Avvenire)Patronato: Mendicanti Etimologia: Martino = dedicato a Marte Emblema: Bastone pastorale, Globo di fuoco, Mantello Martirologio Romano: Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore. |
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Quattromila chiese dedicate a lui in Francia, e il suo nome dato a migliaia di paesi e villaggi; come anche in Italia, in altre parti d’Europa e nelle Americhe: Martino il supernazionale. Nasce in Pannonia (che si chiamerà poi Ungheria) da famiglia pagana, e viene istruito sulla dottrina cristiana quando è ancora ragazzo, senza però il battesimo. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. E’ in quest’epoca che può collocarsi l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l’esercito nel 356, raggiunge a Poitiers il dotto e combattivo vescovo Ilario: si sono conosciuti alcuni anni prima. Martino ha già ricevuto il battesimo (probabilmente ad Amiens) e Ilario lo ordina esorcista: un passo sulla via del sacerdozio. Per la sua posizione di prima fila nella lotta all’arianesimo, che aveva il sostegno della Corte, il vescovo Ilario viene esiliato in Frigia (Asia Minore); e quanto a Martino si fatica a seguirne la mobilità e l’attivismo, anche perché non tutte le notizie sono ben certe. Fa probabilmente un viaggio in Pannonia, e verso il 356 passa anche per Milano. Più tardi lo troviamo in solitudine alla Gallinaria, un isolotto roccioso davanti ad Albenga, già rifugio di cristiani al tempo delle persecuzioni. Di qui Martino torna poi in Gallia, dove riceve il sacerdozio dal vescovo Ilario, rimpatriato nel 360 dal suo esilio. Un anno dopo fonda a Ligugé (a dodici chilometri da Poitiers) una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Di qui intraprende la sua missione, ultraventennale azione per cristianizzare le campagne: per esse Cristo è ancora "il Dio che si adora nelle città". Non ha la cultura di Ilario, e un po’ rimane il soldato sbrigativo che era, come quando abbatte edifici e simboli dei culti pagani, ispirando più risentimenti che adesioni. Ma l’evangelizzazione riesce perché l’impetuoso vescovo si fa protettore dei poveri contro lo spietato fisco romano, promuove la giustizia tra deboli e potenti. Con lui le plebi rurali rialzano la testa. Sapere che c’è lui fa coraggio. Questo spiega l’enorme popolarità in vita e la crescente venerazione successiva. Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi, di notte, lo portano poi nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire. La sua festa si celebrerà nell’anniversario della sepoltura, e la cittadina di Candes si chiamerà Candes-Saint-Martin. Autore: Domenico Agasso |
(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
VANGELO
(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito di Dio, guidami attraverso la tua parola nella conoscenza del cammino da percorrere per seguirti e non smarrire le tue tracce.
I primi discepoli di Gesù potevano sposarsi ed avere figli, ma non dovevano dare scandalo,anche se inevitabilmente gli scandali ci sarebbero stati, anche Gesù avverte di questo, perché è insito nella natura umana trasgredire alle regole.
Ma Dio è misericordioso e capisce, ha sempre una grande attenzione per il peccatore, ma anche se per perdonarlo ha bisogno del suo pentimento, ci invita a fare altrettanto. Noi ci rendiamo conto che è molto quello che ci chiede, ma forse dimentichiamo le parole che ci ha insegnato nel Padre Nostro: RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI- ed allora, invece di accettare sempre solo quello che ci fa comodo, pensiamo bene a quello che facciamo, e se abbiamo giustamente paura di non riuscire, facciamo come i suoi discepoli e preghiamo: Signore accresci in noi la fede!-
Gli scandali sono all’ ordine del Giorno, perché a volte chi dovrebbe guidare il gregge si perde nel peccato e nel vizio, si sottomette ad altri dei, come l’ apparire e il potere, la corruzione e la disobbedienza, ma vi esorto amici cristiani a non farvi ingannare da queste cose, perché mentre molti figli si allontanano e incolpano i loro pastori, dobbiamo ricordare di guardare ad un unico pastore che è Gesù Cristo; l’ unico che non ha mai sbagliato nulla e che ha sempre fatto il volere di Dio Padre e pregare per chi si perde, perché siamo tutti membra dello stesso corpo e del corpo di Cristo.Il perdono per i figli di Dio non è un optional, non è una scelta facoltativa, ma è parte integrante del cammino di fede. Ci sono cose,anche non molto gravi,che però non ci riesce di superare, di perdonare. Spesso ci sentiamo delusi, sconcertati, e il nostro orgoglio ci impedisce di fare il primo passo.Continuiamo a soffrire aspettando che sia l'altro a farsi avanti,a fare il primo passo....quando basterebbe pensare che noi non siamo capaci di perdonare,ma che chiediamo a Dio di perdonare la persona che ci ha ferito, con tutto il cuore e, quando sentiremo salire un po' di risentimento, preghiamo per quella persona, perchè sentire non significa acconsentire.
Ci vuole fede per perdonare sempre, ma è quello che Gesù ci chiede, anche se a volte abbiamo l’impressione di essere presi in giro da chi continua a sbagliare contro di noi, ad offenderci in qualche modo e che poi magari ci chiede scusa per poi risbagliare nuovamente. Gesù non da un limite al perdono, ma ci chiede di farlo SEMPRE e di avere fede nella capacità di questo gesto di cambiare le persone … e ce ne vuole di fede !. Specialmente nella società in cui viviamo dove sempre più frequentemente guardiamo gli altri con diffidenza. Gesù ci chiama ad essere testimoni del perdono capaci di amare e guardare con misericordia chi sbaglia, anche perchè infondo noi stessi per primi abbiamo sbagliato e siamo stati perdonati.
Nella nostra società se perdoni, se non guardi con disprezzo chi ti ha trattato male sei considerato uno stolto, un debole, un perdente, ma credo valga la pena essere considerati così, perchè c’è in premio una vita sicuramente migliore rispetto ad una passata vivendo nel rancore. Portando con se rabbia, incapacità di perdonare questo mondo non migliorerà mai. Ognuno di noi nel proprio piccolo è chiamato ad essere messaggero di pace e perdono.
Rendici capaci Signore di non dimenticare mai che noi per primi abbiamo commesso errori e siamo stati perdonati e aiutaci ad aumentare la nostra capacità di perdonare.
(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito di Dio, guidami attraverso la tua parola nella conoscenza del cammino da percorrere per seguirti e non smarrire le tue tracce.
I primi discepoli di Gesù potevano sposarsi ed avere figli, ma non dovevano dare scandalo,anche se inevitabilmente gli scandali ci sarebbero stati, anche Gesù avverte di questo, perché è insito nella natura umana trasgredire alle regole.
Ma Dio è misericordioso e capisce, ha sempre una grande attenzione per il peccatore, ma anche se per perdonarlo ha bisogno del suo pentimento, ci invita a fare altrettanto. Noi ci rendiamo conto che è molto quello che ci chiede, ma forse dimentichiamo le parole che ci ha insegnato nel Padre Nostro: RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI- ed allora, invece di accettare sempre solo quello che ci fa comodo, pensiamo bene a quello che facciamo, e se abbiamo giustamente paura di non riuscire, facciamo come i suoi discepoli e preghiamo: Signore accresci in noi la fede!-
Gli scandali sono all’ ordine del Giorno, perché a volte chi dovrebbe guidare il gregge si perde nel peccato e nel vizio, si sottomette ad altri dei, come l’ apparire e il potere, la corruzione e la disobbedienza, ma vi esorto amici cristiani a non farvi ingannare da queste cose, perché mentre molti figli si allontanano e incolpano i loro pastori, dobbiamo ricordare di guardare ad un unico pastore che è Gesù Cristo; l’ unico che non ha mai sbagliato nulla e che ha sempre fatto il volere di Dio Padre e pregare per chi si perde, perché siamo tutti membra dello stesso corpo e del corpo di Cristo.Il perdono per i figli di Dio non è un optional, non è una scelta facoltativa, ma è parte integrante del cammino di fede. Ci sono cose,anche non molto gravi,che però non ci riesce di superare, di perdonare. Spesso ci sentiamo delusi, sconcertati, e il nostro orgoglio ci impedisce di fare il primo passo.Continuiamo a soffrire aspettando che sia l'altro a farsi avanti,a fare il primo passo....quando basterebbe pensare che noi non siamo capaci di perdonare,ma che chiediamo a Dio di perdonare la persona che ci ha ferito, con tutto il cuore e, quando sentiremo salire un po' di risentimento, preghiamo per quella persona, perchè sentire non significa acconsentire.
Ci vuole fede per perdonare sempre, ma è quello che Gesù ci chiede, anche se a volte abbiamo l’impressione di essere presi in giro da chi continua a sbagliare contro di noi, ad offenderci in qualche modo e che poi magari ci chiede scusa per poi risbagliare nuovamente. Gesù non da un limite al perdono, ma ci chiede di farlo SEMPRE e di avere fede nella capacità di questo gesto di cambiare le persone … e ce ne vuole di fede !. Specialmente nella società in cui viviamo dove sempre più frequentemente guardiamo gli altri con diffidenza. Gesù ci chiama ad essere testimoni del perdono capaci di amare e guardare con misericordia chi sbaglia, anche perchè infondo noi stessi per primi abbiamo sbagliato e siamo stati perdonati.
Nella nostra società se perdoni, se non guardi con disprezzo chi ti ha trattato male sei considerato uno stolto, un debole, un perdente, ma credo valga la pena essere considerati così, perchè c’è in premio una vita sicuramente migliore rispetto ad una passata vivendo nel rancore. Portando con se rabbia, incapacità di perdonare questo mondo non migliorerà mai. Ognuno di noi nel proprio piccolo è chiamato ad essere messaggero di pace e perdono.
Rendici capaci Signore di non dimenticare mai che noi per primi abbiamo commesso errori e siamo stati perdonati e aiutaci ad aumentare la nostra capacità di perdonare.
sabato 9 novembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" Non solo non trovo a ridire che tu nel
ripartire da Casacalenda restituisca le visite alle tue conoscenti, ma
lo trovo doverosissimo. La pietà è utile a tutto e si adatta a tutto, a
seconda delle circostanze, meno che a ciò che dicesi peccato.
Restituisci pure le visite e ne avrai anche il premio dell’ubbidienza e
la benedizione del Signore." (Epist. III, p. 427)
SANTI é BEATI :
- Sant' Andrea Avellino Sacerdote
10 novembre
Castronuovo, Potenza, 1521 - Napoli, 10 novembre 1608
Nacque a Castronuovo (Pz) nel 1521 e fu chiamato Lancellotto. Ordinato sacerdote nel 1545, nell'ottobre 1547 si trasferì a Napoli per frequentare la facoltà di diritto di quella Università. Ebbe come direttore spirituale il teatino, futuro beato, padre Giovanni Marinonio. Nel 1556 vestì l'abito dei Teatini di San Paolo Maggiore di Napoli, cambiando il suo nome di battesimo con quello dell'Apostolo della croce. Dal 1560 al 1570 fu maestro dei novizi della casa di San Paolo Maggiore. Preposto della stessa casa dal 1566 al 1569 vi istituì il primo studio teologico dell'Ordine, che volle informato dal pensiero di San Tommaso. Tra il 1570 e il 1582 operò tra Milano e Piacenza presso le case dei Teatini nei due centri. Andrea fu poi a Napoli dove si fece conoscere per la sua saggezza e il suo ruolo di mediatore nei conflitti che dividevano la città. Morì nel 1608. (Avvenire)
Etimologia: Andrea = virile, gagliardo, dal greco
Martirologio Romano: A Napoli, sant’Andrea Avellino, sacerdote della Congregazione dei Chierici regolari, che, insigne per la sua santità di vita e la sollecitudine per la salvezza del prossimo, si impegnò in un arduo voto di perfezionamento quotidiano nelle virtù e, ricco di meriti, morì santamente ai piedi dell’altare.
Nacque da Giovanni Avellino e da Margherita Apelli, e fu chiamato Lancellotto. Avviato agli studi da uno zio arciprete, li compì nella vicina Senise, esercitandosi fin d'allora nell'apostolato catechistico fra i giovani del luogo. Ordinato sacerdote nel 1545, nell'ottobre 1547 si trasferì a Napoli per frequentare la facoltà di diritto di quella Università, dove si laureò in utroque iure. Avendo nel 1548 praticato gli esercizi spirituali sotto la direzione del gesuita p. Laínez, si diede a una vita di più intensa spiritualità, nella quale fu saggiamente diretto dal teatino, futuro beato p. Giovanni Marinonio (1490- 1562). Avvocato ecclesiastico presso quella curia arcivescovile, abbandonò il foro in seguito a una menzogna sfuggitagli durante una arringa, fatto questo che lo amareggiò profondamente.
Nel 1551 gli fu affidata da mons. Scipione Rebiba, vicario generale di Napoli, la riforma del tristemente noto monastero femminile di S. Arcangelo di Baiano: egli intraprese tale missione con zelo e fermezza, imponendovi severa clausura e tenendovi il quaresimale e le omelie negli anni 1553 e 1554. Essendo, però, mal sopportata la sua opera riformatrice da chi aveva loschi interessi nel monastero, fu ripetutamente aggredito e, nel 1556, gravemente ferito da un sicario. Guarito quasi miracolosamente, chiese e ottenne, nel novembre di quello stesso anno, di vestire l'abito tra i Teatini di S. Paolo Maggiore di Napoli, cambiando allora il suo nome di battesimo con quello dell'Apostolo della croce. Maestro di noviziato fu lo stesso p. Marinonio e suo compagno il futuro cardinale e beato Paolo Burali d'Arezzo. Professò solennemente il 25 gennaio 1558, aggiungendo in seguito ai tre voti della vita religiosa altri due, cioè, di contrariare sempre la propria volontà e di progredire incessantemente, nella misura delle proprie forze, verso la perfezione.
Nel 1559 fece un pio pellegrinaggio a Roma, dove fu ricevuto da Paolo IV, fondatore, insieme con s. Gaetano Thiene, dei Chierici Regolari (1524). Nel 1560 fu nominato rnaestro dei novizi della casa di S. Paolo Maggiore, carica che tenne per dieci anni. Furono suoi discepoli spirituali alcuni dei più illustri Teatini del suo tempo, fra i quali va ricordato il ven. Lorenzo Scupoli, autore del trattato Il combattimento spirituale. Preposto della stessa casa dal 1566 al 1569 vi istituì il primo studio teologico dell'Ordine, che volle informato alle dottrine dell'Aquinate.
Nel 1570 fu eletto vicario della casa che i Teatini avevano aperto a Milano, presso S. Calimero,dietro invito di s. Carlo Borromeo, il quale, come ricorda il Martirologio di p. P. Bosco `(3 febb.), accolse amorevolmente A., uscendogli incontro fuori Porta Romana. In breve egli divenne il direttore spirituale preferito dalla migliore nobiltà milanese nel nuovo assetto dato dal Borromeo alla Chiesa ambrosiana, secondo lo spirito del Concilio Tridentino. Nel magg. 1571 fu trasferito a Piacenza come preposto della nuova casa che in S. Vincenzo aveva fondato in quello stesso mese il vescovo Paolo Burali d'Arezzo.
Essendosi incontrato a Genova con la mistica agostiniana suor Battistina Vernazza, figlia di Ettore, l'ispiratore degli Ospedali degli Incurabili, e avendole esposto il desiderio di ritirarsi dall'attività apostolica, ne fu da lei dissuaso. Nell'apr. di quello stesso anno A. fu eletto preposto di S. Antonio di Milano e nel 1581 ancora di S. Vincenzo di Piacenza.
Nel magg. 1582, dopo dieci anni di apostolato nella Lombardia, egli ritornò a Napoli, dove visse fino alla morte. Qui riprese la sua instancabile attività predicando, scrivendo e guidando quanti fiduciosi a lui si rivolgevano.
Eletto nel 1584 e riconfermato nell'anno successivo, A. fu preposto contemporaneamente delle due case che l'Ordine aveva allora in Napoli, quella di S. Paolo Maggiore e quella dei SS. Apostoli. Nei tumulti avvenuti nel magg. 1585, in cui fu trucidato G. V. Starace, « eletto della plebe », ritenuto responsabile della carestia che affliggeva allora la città, A. fece opera di pacificazione e mise anche a disposizione dei più bisognosi le risorse della sua famiglia religiosa. Essendo stato nel 1593 assassinato suo nipote Francesco, A. non solo perdonò l'uccisore, ma volle che altrettanto facessero i suoi familiari.
Dotto nelle scienze ecclesiastiche, ricco di doni straordinari e di celesti carismi, quali la profezia e i miracoli, che gli conciliarono l'ammirazione e la devozione di nobili e di plebei, A. scrisse circa tremila lettere spirituali, e numerosi trattatí e opuscoli di ascetica, di esegesi biblica e di argomenti vari. Il 10 nov. 1608, mentre nella chiesa di S. Paolo Maggiore si accingeva a celebrare la Messa, A. cadde colpito da un attacco di apoplessia ai piedi dell'altare; moriva, rasserenato da una celeste visione, la sera dello stesso giorno.
Iniziatisi i processi informativi nel dic. del 1614, fu beatificato da Urbano VIII il 14 ott. 1624 e canonizzato da Clemente XI il 22 magg. 1712. Il suo corpo si venera nella chiesa di S. Paolo Maggiore. La festa di A., invocato quale celeste protettore contro la morte improvvisa, si celebra il 10 novembre.
10 novembre
Castronuovo, Potenza, 1521 - Napoli, 10 novembre 1608
Nacque a Castronuovo (Pz) nel 1521 e fu chiamato Lancellotto. Ordinato sacerdote nel 1545, nell'ottobre 1547 si trasferì a Napoli per frequentare la facoltà di diritto di quella Università. Ebbe come direttore spirituale il teatino, futuro beato, padre Giovanni Marinonio. Nel 1556 vestì l'abito dei Teatini di San Paolo Maggiore di Napoli, cambiando il suo nome di battesimo con quello dell'Apostolo della croce. Dal 1560 al 1570 fu maestro dei novizi della casa di San Paolo Maggiore. Preposto della stessa casa dal 1566 al 1569 vi istituì il primo studio teologico dell'Ordine, che volle informato dal pensiero di San Tommaso. Tra il 1570 e il 1582 operò tra Milano e Piacenza presso le case dei Teatini nei due centri. Andrea fu poi a Napoli dove si fece conoscere per la sua saggezza e il suo ruolo di mediatore nei conflitti che dividevano la città. Morì nel 1608. (Avvenire)
Etimologia: Andrea = virile, gagliardo, dal greco
Martirologio Romano: A Napoli, sant’Andrea Avellino, sacerdote della Congregazione dei Chierici regolari, che, insigne per la sua santità di vita e la sollecitudine per la salvezza del prossimo, si impegnò in un arduo voto di perfezionamento quotidiano nelle virtù e, ricco di meriti, morì santamente ai piedi dell’altare.
Nacque da Giovanni Avellino e da Margherita Apelli, e fu chiamato Lancellotto. Avviato agli studi da uno zio arciprete, li compì nella vicina Senise, esercitandosi fin d'allora nell'apostolato catechistico fra i giovani del luogo. Ordinato sacerdote nel 1545, nell'ottobre 1547 si trasferì a Napoli per frequentare la facoltà di diritto di quella Università, dove si laureò in utroque iure. Avendo nel 1548 praticato gli esercizi spirituali sotto la direzione del gesuita p. Laínez, si diede a una vita di più intensa spiritualità, nella quale fu saggiamente diretto dal teatino, futuro beato p. Giovanni Marinonio (1490- 1562). Avvocato ecclesiastico presso quella curia arcivescovile, abbandonò il foro in seguito a una menzogna sfuggitagli durante una arringa, fatto questo che lo amareggiò profondamente.
Nel 1551 gli fu affidata da mons. Scipione Rebiba, vicario generale di Napoli, la riforma del tristemente noto monastero femminile di S. Arcangelo di Baiano: egli intraprese tale missione con zelo e fermezza, imponendovi severa clausura e tenendovi il quaresimale e le omelie negli anni 1553 e 1554. Essendo, però, mal sopportata la sua opera riformatrice da chi aveva loschi interessi nel monastero, fu ripetutamente aggredito e, nel 1556, gravemente ferito da un sicario. Guarito quasi miracolosamente, chiese e ottenne, nel novembre di quello stesso anno, di vestire l'abito tra i Teatini di S. Paolo Maggiore di Napoli, cambiando allora il suo nome di battesimo con quello dell'Apostolo della croce. Maestro di noviziato fu lo stesso p. Marinonio e suo compagno il futuro cardinale e beato Paolo Burali d'Arezzo. Professò solennemente il 25 gennaio 1558, aggiungendo in seguito ai tre voti della vita religiosa altri due, cioè, di contrariare sempre la propria volontà e di progredire incessantemente, nella misura delle proprie forze, verso la perfezione.
Nel 1559 fece un pio pellegrinaggio a Roma, dove fu ricevuto da Paolo IV, fondatore, insieme con s. Gaetano Thiene, dei Chierici Regolari (1524). Nel 1560 fu nominato rnaestro dei novizi della casa di S. Paolo Maggiore, carica che tenne per dieci anni. Furono suoi discepoli spirituali alcuni dei più illustri Teatini del suo tempo, fra i quali va ricordato il ven. Lorenzo Scupoli, autore del trattato Il combattimento spirituale. Preposto della stessa casa dal 1566 al 1569 vi istituì il primo studio teologico dell'Ordine, che volle informato alle dottrine dell'Aquinate.
Nel 1570 fu eletto vicario della casa che i Teatini avevano aperto a Milano, presso S. Calimero,dietro invito di s. Carlo Borromeo, il quale, come ricorda il Martirologio di p. P. Bosco `(3 febb.), accolse amorevolmente A., uscendogli incontro fuori Porta Romana. In breve egli divenne il direttore spirituale preferito dalla migliore nobiltà milanese nel nuovo assetto dato dal Borromeo alla Chiesa ambrosiana, secondo lo spirito del Concilio Tridentino. Nel magg. 1571 fu trasferito a Piacenza come preposto della nuova casa che in S. Vincenzo aveva fondato in quello stesso mese il vescovo Paolo Burali d'Arezzo.
Essendosi incontrato a Genova con la mistica agostiniana suor Battistina Vernazza, figlia di Ettore, l'ispiratore degli Ospedali degli Incurabili, e avendole esposto il desiderio di ritirarsi dall'attività apostolica, ne fu da lei dissuaso. Nell'apr. di quello stesso anno A. fu eletto preposto di S. Antonio di Milano e nel 1581 ancora di S. Vincenzo di Piacenza.
Nel magg. 1582, dopo dieci anni di apostolato nella Lombardia, egli ritornò a Napoli, dove visse fino alla morte. Qui riprese la sua instancabile attività predicando, scrivendo e guidando quanti fiduciosi a lui si rivolgevano.
Eletto nel 1584 e riconfermato nell'anno successivo, A. fu preposto contemporaneamente delle due case che l'Ordine aveva allora in Napoli, quella di S. Paolo Maggiore e quella dei SS. Apostoli. Nei tumulti avvenuti nel magg. 1585, in cui fu trucidato G. V. Starace, « eletto della plebe », ritenuto responsabile della carestia che affliggeva allora la città, A. fece opera di pacificazione e mise anche a disposizione dei più bisognosi le risorse della sua famiglia religiosa. Essendo stato nel 1593 assassinato suo nipote Francesco, A. non solo perdonò l'uccisore, ma volle che altrettanto facessero i suoi familiari.
Dotto nelle scienze ecclesiastiche, ricco di doni straordinari e di celesti carismi, quali la profezia e i miracoli, che gli conciliarono l'ammirazione e la devozione di nobili e di plebei, A. scrisse circa tremila lettere spirituali, e numerosi trattatí e opuscoli di ascetica, di esegesi biblica e di argomenti vari. Il 10 nov. 1608, mentre nella chiesa di S. Paolo Maggiore si accingeva a celebrare la Messa, A. cadde colpito da un attacco di apoplessia ai piedi dell'altare; moriva, rasserenato da una celeste visione, la sera dello stesso giorno.
Iniziatisi i processi informativi nel dic. del 1614, fu beatificato da Urbano VIII il 14 ott. 1624 e canonizzato da Clemente XI il 22 magg. 1712. Il suo corpo si venera nella chiesa di S. Paolo Maggiore. La festa di A., invocato quale celeste protettore contro la morte improvvisa, si celebra il 10 novembre.
(Lc 20,27-38) Dio non è dei morti, ma dei viventi.
VANGELO
(Lc 20,27-38) Dio non è dei morti, ma dei viventi.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Parola del Signore.
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore,di aiutarmi ad entrare con te nel mistero della vita dopo la morte,per vivere con te la resurrezione così come una figlia di Dio deve riuscire a vivere.
Questo brano del vangelo sembra difficile ai più,ma io devo dirvi con molta onestà di non aver problemi nel credere all’immortalità dell’anima e alla vita dopo la morte,e questo sicuramente per grazia di Dio.Nonostante questo mi riesce difficile pensare a come sarà la vita nell’aldilà,un po’ come credo che sia per tutti,ma non come per i sadducei, che poiché non credevano nella resurrezione, provocavano Gesù con domande sibilline.
Chiaramente siamo attaccati alle persone con le quali condividiamo la nostra vita,il nostro cammino sulla terra,e questo ci porta,molto umanamente,a desiderare di poterci ritrovare anche nell’aldilà,con le stesse persone e gli stessi affetti,ma da questo brano si evince che questi sono ragionamenti terreni e che non sarà così;allora mi sembra di capire che l’amore di cui Dio ci darà modo di vivere è qualcosa di molto più spirituale e meno carnale di quello che viviamo oggi;un amore per l’altro come per noi stessi, per la vita di ogni essere vivente come dono di Dio e che quando finalmente avremo la conoscenza della magnificenza del regno che il Signore ha preparato per noi,la gioia di vivere a contatto con tutto questo ci darà delle sensazioni che neanche riusciremmo mai ad immaginare..
Una cosa che io ho avuto la grazia di sapere è che tutto ha in se la vita,anche quelle cose che per noi hanno qui pochissimo senso,come un filo d’erba o una goccia d’acqua, perché tutto ha in se l’impronta di Dio.
venerdì 8 novembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" Fate uso cristiano dei vostri soldi e dei vostri
risparmi, e allora tanta miseria scomparirà e tanti corpi doloranti e
tanti esseri afflitti troveranno sollievo e conforto." (CE, 61).
DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE :
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Dedicazione della Basilica Lateranense
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Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano è la madre di tutte le chiese dell’urbe e dell’orbe. E’ il simbolo della fede dei cristiani nei primi secoli, che sentivano la necessità di riunirsi in un luogo comune e consacrato per celebrare la Parola di Dio e i Sacri Misteri. La festa odierna, come ben evidenzia la liturgia, è la festa di tutte le chiese del mondo. Martirologio Romano: Festa della dedicazione della basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino in onore di Cristo Salvatore come sede dei vescovi di Roma, la cui annuale celebrazione in tutta la Chiesa latina è segno dell’amore e dell’unità con il Romano Pontefice.
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Chiese ancora il prefetto Rustico: "Dove vi riunite?". Giustino rispose: "Dove ciascuno può e preferisce; tu credi che tutti noi ci riuniamo in uno stesso luogo, ma non e cosi perchè il Dio dei cristiani, che è invisibile, non si può circoscrivere in alcun luogo, ma riempie il cielo e la terra ed è venerato e glorificato ovunque dai suoi fedeli" (Atti del Martirio di S. Giustino e Compagni). Nella sua franca risposta, il grande apologeta S. Giustino ripeteva dinanzi al giudice quel che Gesù aveva detto alla Samaritana: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui nè su questo monte nè in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perchè la salvezza viene dai Giudei. Ma e` giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perchè il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Gv 4,21-24). La festa di oggi, della dedicazione della basilica del SS. Salvatore o di S. Giovanni in Laterano, non è certamente in contrasto con la testimonianza di S. Giustino e con la parola di Cristo. Salvi infatti il dovere e il diritto della preghiera sempre e dovunque, è anche vero che fin dai tempi apostolici la Chiesa, in quanto gruppo di persone, ha avuto bisogno di alcuni luoghi in cui riunirsi a pregare, proclamando la Parola di Dio e rinnovando il sacrificio di morte e risurrezione di Cristo, in attuazione delle Sue parole: "Prendete e mangiatene tutti; Prendete e bevetene tutti; Fate questo in memoria di me". Inizialmente queste riunioni venivano fatte nelle case private, anche perchè la Chiesa non godeva ancora di alcun riconoscimento. Ma questo dovette venire abbastanza presto: c'è un singolare episodio all'inizio del secolo III, quando Alessandro Severo diede ragione alla comunità cristiana in un processo contro degli osti, che reclamavano contro la trasformazione di un'osteria in luogo di culto cristiano. La Basilica Lateranense venne fondata da papa Melchiade (311-314) nelle proprietà donate a questo scopo da Costantino di fianco al Palazzo Lateranense, fino allora residenza imperiale e poi residenza pontificia. Sorgeva così la "chiesa-madre di tutte le chiese dell'Urbe e dell'Orbe", distrutta e ricostruita molte volte. Vennero celebrati in essa o nell'attiguo Palazzo Lateranense (ora sede del Vicariato di Roma) ben cinque concili, negli anni 1123, 1139, 1179, 1215 e 1512. "Ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi", dice S. Cesario di Arles. Autore: Piero Bargellini |
SANTI é BEATI :
- Beati 108 Martiri Polacchi
Senza data (Celebrazioni singole)
+ 1939 - 1945
Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia, durante il suo settimo viaggio apostolico in Polonia, 108 martiri vittime della persecuzione contro la Chiesa polacca, scaturita durante l’occupazione nazista tedesca, dal 1939 al 1945.
L’odio razziale operato dal nazismo, provocò più di cinque milioni di vittime tra la popolazione civile polacca, fra cui molti religiosi, sacerdoti, vescovi e laici impegnati cattolici.
Fra tutti si è potuto, in base alle notizie raccolte ed alle testimonianze, istruire vari processi per la beatificazione di 108 martiri, il primo processo fu aperto il 26 gennaio 1992 dal vescovo di Wloclawek, dove il maggior numero delle vittime subì il martirio; in questo processo confluirono poi altri e il numero dei Servi di Dio, inizialmente di 92 arrivò man mano a 108.
Diamo qualche notizia numerica di essi. Il numeroso gruppo di martiri è composto da quattro gruppi principali, distinti secondo gli stati di vita: vescovi, clero diocesano, famiglie religiose maschili e femminili e laici; appartennero a 18 diocesi, all’Ordinariato Militare ed a 22 Famiglie religiose.
Tre sono vescovi, 52 sono sacerdoti diocesani, 3 seminaristi, 26 sacerdoti religiosi, 7 fratelli professi, 8 religiose, 9 laici. Subirono torture, maltrattamenti, imprigionati, quasi tutti finirono i loro giorni nei campi di concentramento, tristemente famosi di Dachau, Auschwitz, Sutthof, Ravensbrück, Sachsenhausen; subirono a seconda dei casi, la camera a gas, la decapitazione, la fucilazione, l’impiccagione o massacrati di botte dalle guardie dei campi. La loro celebrazione religiosa è singola, secondo il giorno della morte di ognuno.
Ecco i loro nomi:
93051- Adam Bargielski, Sacerdote, 8 settembre
93052- Aleksy Sobaszek, Sacerdote, 1° agosto
92952- Alfons Maria Mazurek, Sacerdote, 28 agosto
93059- Alicja Maria Jadwiga Kotowska, Vergine, 11 novembre
91527- Alojzy Liguda, Sacerdote, 8 dicembre
92902- Anastazy Jakub Pankiewicz, Sacerdote, 20 aprile
92954- Anicet Koplinski, Sacerdote, 16 ottobre
93109- Antoni Beszta-Borowski, Sacerdote, 15 luglio
91470- Antoni Julian Nowowiejski, Vescovo, 28 maggio
93060- Antoni Leszczewicz, Sacerdote, 17 febbraio
92962- Antoni Rewera, Sacerdote, 1° ottobre
38690- Antoni Swiadek, Sacerdote, 25 gennaio
93053- Antoni Zawistowski, Sacerdote, 4 giugno
93054- Boleslaw Strzelecki, Sacerdote, 2 maggio
93055- Bronislaw Komorowski, Sacerdote, 22 marzo
93108- Bronislaw Kostkowski, Seminarista, 27 novembre
92906- Brunon Zembol, Religioso, 21 agosto
90106- Czeslaw Jozwiak, Laico, 24 agosto
93056- Dominik Jedrzejewski, Sacerdote, 29 agosto
93057- Edward Detkens, Sacerdote, 10 ottobre
93062- Edward Grzymala, Sacerdote, 10 agosto
90107- Edward Kazmierski, Laico, 24 agosto
90103- Edward Klinik, Laico, 24 agosto
37490- Emil Szramek, Sacerdote, 13 gennaio
92956- Fidelis Chojnacki, Religioso, 9 luglio
92957- Florian Stepniak, Sacerdote, 12 agosto
93058- Franciszek Dachtera, Sacerdote, 23 agosto
92237- Franciszek Drzewiecki, Sacerdote, 10 agosto
90104- Franciszek Kesy, Laico, 24 agosto
37060- Franciszek Rogaczewski, Sacerdote, 11 gennaio
93090- Franciszek Roslaniec, Sacerdote, 14 ottobre
93091- Franciszek Stryjas, Padre di famiglia, 31 luglio
93092- Grzegorz Boleslaw Frackowiak, Religioso, 5 maggio
93063- Henryk Hlebowicz, Sacerdote, 9 novembre
91469- Henryk Kaczorowski, Sacerdote, 6 maggio
92955- Henryk Krzysztofik, Sacerdote, 4 agosto
90060- Hilary Pawel Januszewski, Sacerdote, 25 marzo
92574- Jan Antonin Bajewski, Sacerdote, 8 maggio
93093- Jan Nepomucen Chrzan, Sacerdote, 1 luglio
90105- Jarogniew Wojciechowski, Laico, 24 agosto
93069- Jerzy Kaszyra, Sacerdote, 18 febbraio
92577- Jozef Achilles Puchala, Sacerdote, 19 luglio
93065- Jozef Cebula, Sacerdote, 28 aprile
93112- Jozef Czempiel, Sacerdote, 19 maggio
92576- Jozef Innocenty Guz, Sacerdote, 6 giugno
92954- Jozef Jankowski, Sacerdote, 16 ottobre
90845- Jozef Kowalski, Sacerdote, 4 luglio
93066- Jozef Kurzawa, Sacerdote, 23 maggio
93094- Jozef Kut, Sacerdote, 18 settembre
36760- Jozef Pawlowski, Sacerdote, 9 gennaio
93067- Jozef Stanek, Sacerdote, 23 settembre
93095- Jozef Straszewski, Sacerdote, 12 agosto
93068- Jozef Zaplata, Religioso, 19 febbraio
91512- Julia Rodzinska, Religiosa, 20 febbraio
92578- Karol Herman Stepien, Sacerdote, 19 luglio
92072- Katarzyna Celestyna Faron, Vergine, 9 aprile
91469- Kazimierz Gostynski, Sacerdote, 6 maggio
36760- Kazimierz Grelewski, Sacerdote, 9 gennaio
93061- Kazimierz Sykulski, Sacerdote, 1 dicembre
92904- Krystyn Gondek, Sacerdote, 23 luglio
93070- Leon Nowakowski, Sacerdote, 31 ottobre
93096- Leon Wetmanski, Vescovo, 10 ottobre
93072- Ludwik Mzyk, Sacerdote, 23 febbraio
92573- Ludwik Pius Bartosik, Sacerdote, 12 dicembre
93071- Ludwik Roch Gietyngier, Sacerdote, 30 novembre
93110- Maksymilian Binkiewicz, Sacerdote, 24 agosto
92905- Marcin Oprzadek, Sacerdote, 18 maggio
93073- Maria Antonina Kratochwil, Vergine, 2 ottobre
93075- Maria Ewa Noiszewska, Vergine, 19 dicembre
93074- Maria Klemensa Staszewska, Vergine, 27 luglio
93075- Maria Marta Wolowska, Vergine, 19 dicembre
93055- Marian Gorecki, Sacerdote, 22 marzo
36080- Marian Konopinski, Sacerdote, 1° gennaio
93097- Marian Skrzypczak, Sacerdote, 5 ottobre
92076- Marianna Biernacka, Laica, 13 giugno
93101- Michal Czartoryski, Sacerdote, 6 settembre
93098- Michal Ozieblowski, Sacerdote, 31 luglio
93111- Michal Piaszczynski, Sacerdote, 20 dicembre
93099- Michal Wozniak, Sacerdote, 16 maggio
93081- Mieczyslaw Bohatkiewicz, Sacerdote, 4 marzo
93100- Mieczyslawa Kowalska, Vergine, 25 luglio
93113- Narcyz Putz, Sacerdote, 5 dicembre
92903- Narcyz Turchan, Sacerdote, 19 marzo
92951- Natalia Tulasiewicz, Laica, 31 marzo
92575- Piotr Bonifacy Zukowski, Sacerdote, 10 aprile
93076- Piotr Edward Dankowski, Sacerdote, 3 aprile
93105- Roman Archutowski, Sacerdote, 18 aprile
93077- Roman Sitko, Sacerdote, 12 ottobre
91534- Stanislaw Kubista, Sacerdote, 26 aprile
93102- Stanislaw Kubski, Sacerdote, 18 maggio
93090- Stanislaw Mysakowski, Sacerdote, 14 ottobre
93081- Stanislaw Pyrtek, Sacerdote, 4 marzo
93053- Stanislaw Starowieyski, Padre di famiglia, 4 giugno
92020- Stanislaw Tymoteusz Trojanowski, Religioso, 28 febbraio
93103- Stefan Grelewski, Sacerdote, 9 maggio
92958- Symforian Ducki, Religioso, 11 aprile
92054- Tadeusz Dulny, Seminarita, 6 agosto
93066- Wincenty Matuszewski, Sacerdote, 23 maggio
93079- Wladyslaw Bladzinski, Sacerdote, 8 settembre
93104- Wladyslaw Demski, Sacerdote, 28 maggio
93114- Wladyslaw Goral, Vescovo, 26 aprile
93081- Wladyslaw Mackowiak, Sacerdote, 4 marzo
93106- Wladyslaw Maczkowski, Sacerdote, 20 agosto
93080- Wladyslaw Miegon, Sacerdote, 15 settembre
93107- Wlodzimierz Laskowski, Sacerdote, 8 agosto
39860- Wojciech Nierychlewski, Sacerdote, 7 febbraio
39170- Zygmunt Pisarski, Sacerdote, 30 gennaio
93078- Zygmunt Sajna, Sacerdote, 17 settembre
Autore: Antonio Borrelli
Senza data (Celebrazioni singole)
+ 1939 - 1945
Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia, durante il suo settimo viaggio apostolico in Polonia, 108 martiri vittime della persecuzione contro la Chiesa polacca, scaturita durante l’occupazione nazista tedesca, dal 1939 al 1945.
L’odio razziale operato dal nazismo, provocò più di cinque milioni di vittime tra la popolazione civile polacca, fra cui molti religiosi, sacerdoti, vescovi e laici impegnati cattolici.
Fra tutti si è potuto, in base alle notizie raccolte ed alle testimonianze, istruire vari processi per la beatificazione di 108 martiri, il primo processo fu aperto il 26 gennaio 1992 dal vescovo di Wloclawek, dove il maggior numero delle vittime subì il martirio; in questo processo confluirono poi altri e il numero dei Servi di Dio, inizialmente di 92 arrivò man mano a 108.
Diamo qualche notizia numerica di essi. Il numeroso gruppo di martiri è composto da quattro gruppi principali, distinti secondo gli stati di vita: vescovi, clero diocesano, famiglie religiose maschili e femminili e laici; appartennero a 18 diocesi, all’Ordinariato Militare ed a 22 Famiglie religiose.
Tre sono vescovi, 52 sono sacerdoti diocesani, 3 seminaristi, 26 sacerdoti religiosi, 7 fratelli professi, 8 religiose, 9 laici. Subirono torture, maltrattamenti, imprigionati, quasi tutti finirono i loro giorni nei campi di concentramento, tristemente famosi di Dachau, Auschwitz, Sutthof, Ravensbrück, Sachsenhausen; subirono a seconda dei casi, la camera a gas, la decapitazione, la fucilazione, l’impiccagione o massacrati di botte dalle guardie dei campi. La loro celebrazione religiosa è singola, secondo il giorno della morte di ognuno.
Ecco i loro nomi:
93051- Adam Bargielski, Sacerdote, 8 settembre
93052- Aleksy Sobaszek, Sacerdote, 1° agosto
92952- Alfons Maria Mazurek, Sacerdote, 28 agosto
93059- Alicja Maria Jadwiga Kotowska, Vergine, 11 novembre
91527- Alojzy Liguda, Sacerdote, 8 dicembre
92902- Anastazy Jakub Pankiewicz, Sacerdote, 20 aprile
92954- Anicet Koplinski, Sacerdote, 16 ottobre
93109- Antoni Beszta-Borowski, Sacerdote, 15 luglio
91470- Antoni Julian Nowowiejski, Vescovo, 28 maggio
93060- Antoni Leszczewicz, Sacerdote, 17 febbraio
92962- Antoni Rewera, Sacerdote, 1° ottobre
38690- Antoni Swiadek, Sacerdote, 25 gennaio
93053- Antoni Zawistowski, Sacerdote, 4 giugno
93054- Boleslaw Strzelecki, Sacerdote, 2 maggio
93055- Bronislaw Komorowski, Sacerdote, 22 marzo
93108- Bronislaw Kostkowski, Seminarista, 27 novembre
92906- Brunon Zembol, Religioso, 21 agosto
90106- Czeslaw Jozwiak, Laico, 24 agosto
93056- Dominik Jedrzejewski, Sacerdote, 29 agosto
93057- Edward Detkens, Sacerdote, 10 ottobre
93062- Edward Grzymala, Sacerdote, 10 agosto
90107- Edward Kazmierski, Laico, 24 agosto
90103- Edward Klinik, Laico, 24 agosto
37490- Emil Szramek, Sacerdote, 13 gennaio
92956- Fidelis Chojnacki, Religioso, 9 luglio
92957- Florian Stepniak, Sacerdote, 12 agosto
93058- Franciszek Dachtera, Sacerdote, 23 agosto
92237- Franciszek Drzewiecki, Sacerdote, 10 agosto
90104- Franciszek Kesy, Laico, 24 agosto
37060- Franciszek Rogaczewski, Sacerdote, 11 gennaio
93090- Franciszek Roslaniec, Sacerdote, 14 ottobre
93091- Franciszek Stryjas, Padre di famiglia, 31 luglio
93092- Grzegorz Boleslaw Frackowiak, Religioso, 5 maggio
93063- Henryk Hlebowicz, Sacerdote, 9 novembre
91469- Henryk Kaczorowski, Sacerdote, 6 maggio
92955- Henryk Krzysztofik, Sacerdote, 4 agosto
90060- Hilary Pawel Januszewski, Sacerdote, 25 marzo
92574- Jan Antonin Bajewski, Sacerdote, 8 maggio
93093- Jan Nepomucen Chrzan, Sacerdote, 1 luglio
90105- Jarogniew Wojciechowski, Laico, 24 agosto
93069- Jerzy Kaszyra, Sacerdote, 18 febbraio
92577- Jozef Achilles Puchala, Sacerdote, 19 luglio
93065- Jozef Cebula, Sacerdote, 28 aprile
93112- Jozef Czempiel, Sacerdote, 19 maggio
92576- Jozef Innocenty Guz, Sacerdote, 6 giugno
92954- Jozef Jankowski, Sacerdote, 16 ottobre
90845- Jozef Kowalski, Sacerdote, 4 luglio
93066- Jozef Kurzawa, Sacerdote, 23 maggio
93094- Jozef Kut, Sacerdote, 18 settembre
36760- Jozef Pawlowski, Sacerdote, 9 gennaio
93067- Jozef Stanek, Sacerdote, 23 settembre
93095- Jozef Straszewski, Sacerdote, 12 agosto
93068- Jozef Zaplata, Religioso, 19 febbraio
91512- Julia Rodzinska, Religiosa, 20 febbraio
92578- Karol Herman Stepien, Sacerdote, 19 luglio
92072- Katarzyna Celestyna Faron, Vergine, 9 aprile
91469- Kazimierz Gostynski, Sacerdote, 6 maggio
36760- Kazimierz Grelewski, Sacerdote, 9 gennaio
93061- Kazimierz Sykulski, Sacerdote, 1 dicembre
92904- Krystyn Gondek, Sacerdote, 23 luglio
93070- Leon Nowakowski, Sacerdote, 31 ottobre
93096- Leon Wetmanski, Vescovo, 10 ottobre
93072- Ludwik Mzyk, Sacerdote, 23 febbraio
92573- Ludwik Pius Bartosik, Sacerdote, 12 dicembre
93071- Ludwik Roch Gietyngier, Sacerdote, 30 novembre
93110- Maksymilian Binkiewicz, Sacerdote, 24 agosto
92905- Marcin Oprzadek, Sacerdote, 18 maggio
93073- Maria Antonina Kratochwil, Vergine, 2 ottobre
93075- Maria Ewa Noiszewska, Vergine, 19 dicembre
93074- Maria Klemensa Staszewska, Vergine, 27 luglio
93075- Maria Marta Wolowska, Vergine, 19 dicembre
93055- Marian Gorecki, Sacerdote, 22 marzo
36080- Marian Konopinski, Sacerdote, 1° gennaio
93097- Marian Skrzypczak, Sacerdote, 5 ottobre
92076- Marianna Biernacka, Laica, 13 giugno
93101- Michal Czartoryski, Sacerdote, 6 settembre
93098- Michal Ozieblowski, Sacerdote, 31 luglio
93111- Michal Piaszczynski, Sacerdote, 20 dicembre
93099- Michal Wozniak, Sacerdote, 16 maggio
93081- Mieczyslaw Bohatkiewicz, Sacerdote, 4 marzo
93100- Mieczyslawa Kowalska, Vergine, 25 luglio
93113- Narcyz Putz, Sacerdote, 5 dicembre
92903- Narcyz Turchan, Sacerdote, 19 marzo
92951- Natalia Tulasiewicz, Laica, 31 marzo
92575- Piotr Bonifacy Zukowski, Sacerdote, 10 aprile
93076- Piotr Edward Dankowski, Sacerdote, 3 aprile
93105- Roman Archutowski, Sacerdote, 18 aprile
93077- Roman Sitko, Sacerdote, 12 ottobre
91534- Stanislaw Kubista, Sacerdote, 26 aprile
93102- Stanislaw Kubski, Sacerdote, 18 maggio
93090- Stanislaw Mysakowski, Sacerdote, 14 ottobre
93081- Stanislaw Pyrtek, Sacerdote, 4 marzo
93053- Stanislaw Starowieyski, Padre di famiglia, 4 giugno
92020- Stanislaw Tymoteusz Trojanowski, Religioso, 28 febbraio
93103- Stefan Grelewski, Sacerdote, 9 maggio
92958- Symforian Ducki, Religioso, 11 aprile
92054- Tadeusz Dulny, Seminarita, 6 agosto
93066- Wincenty Matuszewski, Sacerdote, 23 maggio
93079- Wladyslaw Bladzinski, Sacerdote, 8 settembre
93104- Wladyslaw Demski, Sacerdote, 28 maggio
93114- Wladyslaw Goral, Vescovo, 26 aprile
93081- Wladyslaw Mackowiak, Sacerdote, 4 marzo
93106- Wladyslaw Maczkowski, Sacerdote, 20 agosto
93080- Wladyslaw Miegon, Sacerdote, 15 settembre
93107- Wlodzimierz Laskowski, Sacerdote, 8 agosto
39860- Wojciech Nierychlewski, Sacerdote, 7 febbraio
39170- Zygmunt Pisarski, Sacerdote, 30 gennaio
93078- Zygmunt Sajna, Sacerdote, 17 settembre
Autore: Antonio Borrelli
(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.
VANGELO
(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni accanto a me Spirito Santo di Dio, ed aiutami a non essere ottusa e a non voler mettere il mio pensiero dinanzi al Tuo.
Questo brano è spesso e volentieri usato per parlare male della chiesa, mettendoci al posto di Gesù, a rivoltare i banchetti di una chiesa che non ci piace in certi suoi aspetti, ma amici miei, tra quei banchetti che rivoltiamo e che non accettiamo c’è anche il nostro.
Tutti noi cerchiamo di mercanteggiare con tutto, non siamo abituati a dare senza ricevere nulla in cambio, e se anche in teoria lo facciamo, nella pratica se non riceviamo ringraziamenti e riconoscenza per le nostre opere o addirittura riceviamo offese, siamo subito pronti a rinfacciare tutto quello che abbiamo fatto.
Ma questo brano non si sofferma solo a questo aspetto della Chiesa, ma ci fa presente che la chiesa è il corpo di Cristo, e che noi ne siamo parte; quindi se vogliamo ritenerci degni di essere chiesa, dobbiamo essere “divorati dallo zelo “ per essa.
Impegniamoci per primi come partecipanti della comunità ecclesiale, e non solo per apparire, ma veramente per dare tutto quello che Dio ci dona in grazia. Ognuno di noi può chiedere di essere utile nella sua parrocchia, e senza metterci a spettegolare, ma magari semplicemente impegnandoci a servire la comunità la dove serve, dove il parroco ci indicherà.
Chiediamo di poter stare con i bambini, con gli anziani, chiediamo di essere istruiti ed educati, con umiltà, quell’umiltà che spesso sentiamo carente negli altri, cerchiamo di essere i primi a dimostrarla.
C’è un brano del vangelo di in cui Gesù parla a Natanaele e gli dice: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi».
Il Signore ci conosce, sa tutto di noi, i nostri difetti, i nostri limiti e anche i pregi che magari noi stessi non sappiamo di avere, perché tutto è suo, ossia ci viene da lui, ed a Lui dobbiamo chiedere ininterrottamente di essere come lui ci vuole.
Gesù ci ha spesso esortato a chiedere a confidare in Lui e ci ha anche insegnato che è sempre Lui con il suo Spirito che opera, quindi questa è la cosa che più di ogni altra dobbiamo tenere presente, SEMPRE.
Dobbiamo avere il coraggio di testimoniare, ma la sapienza di non poter imporre le nostre idee, e quando ci accingiamo a parlare con qualcuno del Signore, chiediamo a Lui di usarci, e di servirsi di noi, non pensiamo mai di saper fare da soli, perché senza lo Spirito Santo su di noi, siamo solo cembali stonati e vuoti.
Quindi amici coraggio, non abbiate paura diceva il nostro Papa, Giovanni Paolo II, aprite il vostro cuore a Cristo, riascoltiamo insieme questo brano.
giovedì 7 novembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" Siate come piccole api spirituali, le quali non
portano nel loro alveare altro che miele e cera. La vostra casa sia
tutta piena di dolcezza, di pace, di concordia, di umiltà e di pietà per
la vostra conversazione." (Epist. III, p. 563).
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