venerdì 1 settembre 2017

(Mt 25,14-30) Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

VANGELO
(Mt 25,14-30) Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Parola del Signore   




Rev. D. Albert SOLS i Lúcia (Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo la parabola dei talenti. In Gesù osserviamo (come) un periodo di cambio nello stile del suo messaggio: l’annunzio del Regno non si limita tanto a dimostrare la sua prossimità quanto a descrivere il suo contenuto mediante racconti: è l’ora delle parabole!
Un grand’uomo decide di intraprendere un lungo viaggio, e confida tutto il patrimonio ai suoi servitori. Poteva averlo distribuito in parti uguali, ma non lo fece così. Diede a ciascuno d’accordo alle sue capacità (cinque, due ed un talento). Con quel denaro ogni servitore poté capitalizzare l’inizio di un buon affare. I primi due si dedicarono ad amministrare i loro depositi, ma il terzo —per paura o per pigrizia— preferì nasconderlo evitando ogni investimento: si chiuse nella comodità della sua propria povertà.
Il signore ritornò e... richiese la resa dei conti (cf. Mt 25,19). Premiò il coraggio dei primi due che raddoppiarono il deposito affidato. Il comportamento con il servo “prudente” fu molto diverso.
Il messaggio della parabola continua ad essere di grande attualità. Le moderne democrazie camminano verso una separazione progressiva tra la Chiesa e lo Stato. Questo non è controproducente, anzi al contrario. Tuttavia, questa mentalità globale e progressiva racchiude un effetto secondario, pericoloso per i cristiani: essere l’immagine viva di quel terzo servo a chi il signore (figura biblica di Dio Padre) rimproverò molto severamente. Senza malizia, soltanto per comodità o paura, corriamo il pericolo di nascondere e ridurre la nostra fede cristiana al circolo privato della famiglia e degli amici intimi. Il Vangelo non può limitarsi ad una lettura e contemplazione sterile. Dobbiamo amministrare con coraggio e rischio la nostra vocazione cristiana nel proprio ambiente sociale e professionale proclamando la figura di Cristo con le parole e il testimonio.
Commenta Sant’Agostino: «quelli che predichiamo la parola di Dio ai popoli non siamo tanto lontani dalla condizione umana e dalla riflessione basata nella fede da non avvertire i nostri pericoli. Però ci conforta il fatto che, dove c’è il nostro pericolo a causa del ministero, li abbiamo l’aiuto delle vostre preghiere».

6 commenti:

  1. VERSIONE IN SPAGNOLO DI SABATO 2 SETTEMBRE 2017
    Día litúrgico: Sábado XXI del tiempo ordinario
    Texto del Evangelio (Mt 25,14-30): En aquel tiempo, Jesús dijo a sus discípulos: «Un hombre, al ausentarse, llamó a sus siervos y les encomendó su hacienda: a uno dio cinco talentos, a otro dos y a otro uno, a cada cual según su capacidad; y se ausentó. Enseguida, el que había recibido cinco talentos se puso a negociar con ellos y ganó otros cinco. Igualmente el que había recibido dos ganó otros dos. En cambio, el que había recibido uno se fue, cavó un hoyo en tierra y escondió el dinero de su señor.

    »Al cabo de mucho tiempo, vuelve el señor de aquellos siervos y ajusta cuentas con ellos. Llegándose el que había recibido cinco talentos, presentó otros cinco, diciendo: ‘Señor, cinco talentos me entregaste; aquí tienes otros cinco que he ganado’. Su señor le dijo: ‘¡Bien, siervo bueno y fiel!; en lo poco has sido fiel, al frente de lo mucho te pondré; entra en el gozo de tu señor’. Llegándose también el de los dos talentos dijo: ‘Señor, dos talentos me entregaste; aquí tienes otros dos que he ganado’. Su señor le dijo: ‘¡Bien, siervo bueno y fiel!; en lo poco has sido fiel, al frente de lo mucho te pondré; entra en el gozo de tu señor’.

    »Llegándose también el que había recibido un talento dijo: ‘Señor, sé que eres un hombre duro, que cosechas donde no sembraste y recoges donde no esparciste. Por eso me dio miedo, y fui y escondí en tierra tu talento. Mira, aquí tienes lo que es tuyo’. Mas su señor le respondió: ‘Siervo malo y perezoso, sabías que yo cosecho donde no sembré y recojo donde no esparcí; debías, pues, haber entregado mi dinero a los banqueros, y así, al volver yo, habría cobrado lo mío con los intereses. Quitadle, por tanto, su talento y dádselo al que tiene los diez talentos. Porque a todo el que tiene, se le dará y le sobrará; pero al que no tiene, aun lo que tiene se le quitará. Y a ese siervo inútil, echadle a las tinieblas de fuera. Allí será el llanto y el rechinar de dientes’».

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    1. «Un hombre, al ausentarse, llamó a sus siervos y les encomendó su hacienda»
      Rev. D. Albert SOLS i Lúcia
      (Barcelona, España)
      Hoy contemplamos la parábola de los talentos. En Jesús apreciamos como un momento de cambio de estilo en su mensaje: el anuncio del Reino ya no se limita tanto a señalar su proximidad como a describir su contenido mediante narraciones: ¡es la hora de las parábolas!

      Un gran hombre decide emprender un largo viaje, y confía todo el patrimonio a sus siervos. Pudo haberlo distribuido por partes iguales, pero no lo hizo así. Dio a cada uno según su capacidad (cinco, dos y un talentos). Con aquel dinero pudo cada criado capitalizar el inicio de un buen negocio. Los dos primeros se lanzaron a la administración de sus depósitos, pero el tercero —por miedo o por pereza— prefirió guardarlo eludiendo toda inversión: se encerró en la comodidad de su propia pobreza.

      El señor regresó y... exigió la rendición de cuentas (cf. Mt 25,19). Premió la valentía de los dos primeros, que duplicaron el depósito confiado. El trato con el criado “prudente” fue muy distinto.

      El mensaje de la parábola sigue teniendo una gran actualidad. La separación progresiva entre la Iglesia y los Estados no es mala, todo lo contrario. Sin embargo, esta mentalidad global y progresiva esconde un efecto secundario, peligroso para los cristianos: ser la imagen viva de aquel tercer criado a quien el amo (figura bíblica de Dios Padre) reprochó con gran severidad. Sin malicia, por pura comodidad o miedo, corremos el peligro de esconder y reducir nuestra fe cristiana al entorno privado de familia y amigos íntimos. El Evangelio no puede quedar en una lectura y estéril contemplación. Hemos de administrar con valentía y riesgo nuestra vocación cristiana en el propio ambiente social y profesional proclamando la figura de Cristo con las palabras y el testimonio.

      Comenta san Agustín: «Quienes predicamos la palabra de Dios a los pueblos no estamos tan alejados de la condición humana y de la reflexión apoyada en la fe que no advirtamos nuestros peligros. Pero nos consuela el que, donde está nuestro peligro por causa del ministerio, allí tenemos la ayuda de vuestras oraciones».

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  2. VERSIONE IN INGLESE DI SABATO 2 SETTEMBRE 2017
    Liturgical day: Saturday 21st in Ordinary Time
    Gospel text (Mt 25,14-30): Jesus told this parable to his disciples, «Imagine someone who, before going abroad, summoned his servants to entrust his property to them. He gave five talents of silver to one, then two to another, and one to a third, each one according to his ability; and he went away. He who received five talents went at once to do business with the money and gained another five. The one who received two did the same and gained another two. But the one with one talent dug a hole and hid his master’s money.

    »After a long time, the master of those servants returned and asked for a reckoning. The one who received five talents came with another five talents, saying: ‘Lord, you entrusted me with five talents, but see I have gained five more with them’. The master answered: ‘Very well, good and faithful servant, since you have been faithful in a few things, I will entrust you with much more. Come and share the joy of your master’. Then the one who had two talents came and said: ‘Lord, you entrusted me with two talents; I have two more which I gained with them’. The master said: ‘Well, good and faithful servant, since you have been faithful in little things, I will entrust you with much more. Come and share the joy of your master’.

    »Finally, the one who had received one talent came and said: ‘Master, I know that you are an exacting man. You reap what you have not sown and gather what you have not invested. I was afraid, so I hid your money in the ground. Here, take what is yours’. But his master replied: ‘Wicked and worthless servant, you know that I reap where I have not sown and gather where I have not invested. Then you should have deposited my money in the bank, and you would have given it back to me with interest on my return. Therefore, take the talent from him, and give it to the one who has ten. For to all those who have, more will be given, and they will have an abundance; but from those who are unproductive, even what they have will be taken from them. As for that useless servant, throw him out into the dark where there will be weeping and gnashing of teeth’».
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    1. ——————————————————-
      «Someone, before going abroad, summoned his servants to entrust his property to them»
      Fr. Albert SOLS i Lúcia
      (Barcelona, Spain)
      Today, we contemplate the parable of the Talents. Here, we can appreciate something like a change of style in Jesus’ message: the announcement of the Kingdom is no longer limited to point out its nearness but to the description of its contents through stories: it is the time of the parables!

      A great man sets out to start a long trip, and entrusts his assets to his servants. He might have distributed them equally, but he preferred not to. He gave each one according to his abilities (five, two and one). Each servant could capitalize with that money the beginning of a good business. The two first servants did well administering their deposits, but the third one —through fear or laziness— preferred to hide it away and eluded any investment: he chose the comfort of his own poverty.

      The master came back… and asked for a reckoning. He rewarded the courage and foresight of the two first servants that were able to duplicate his entrusted deposits. But the treatment to the “cautious” servant was very different.

      Two thousand years later the message of this parable is still very much applicable. Modern democracies are moving towards a progressive separation between Church and State, which is not bad; rather on the contrary. However, this global and progressive mentality hides a secondary effect, which may be dangerous for us Christians: to become the living image of that third servant whom the master (biblical figure of God Father) scolded to with great severity. Without any malice, just out of comfort or fear, we are running the risk of hiding away and reducing our Christian faith to the private environment of our family and intimate friends. The Gospel should not be limited to a reading and sterile contemplation. With courage and risk, we have to manage our Christian vocation in our own social and professional environment, while proclaiming the figure of Christ with words and examples.

      St. Augustine cites: «Those of us who preach the word of God to the people are not so far away from human condition and from the thinking supported by faith that we may not realize our own dangers. But we are consoled by the fact that where our risk lies because of our Christian ministry, we have the help of your prayers»

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI SABATO 2 SETTEMBRE 2017.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 21e Semaine: Samedi

    Texte de l'Évangile (Mt 25,14-30): «C'est comme un homme qui partait en voyage: il appela ses serviteurs et leur confia ses biens. A l'un il donna une somme de cinq talents, à un autre deux talents, au troisième un seul, à chacun selon ses capacités. Puis il partit. Aussitôt, celui qui avait reçu cinq talents s'occupa de les faire valoir et en gagna cinq autres. De même, celui qui avait reçu deux talents en gagna deux autres. Mais celui qui n'en avait reçu qu'un creusa la terre et enfouit l'argent de son maître.»Longtemps après, leur maître revient et il leur demande des comptes. Celui qui avait reçu les cinq talents s'avança en apportant cinq autres talents et dit: ‘Seigneur, tu m'as confié cinq talents; voilà, j'en ai gagné cinq autres’. ‘Très bien, serviteur bon et fidèle, tu as été fidèle pour peu de choses, je t'en confierai beaucoup; entre dans la joie de ton maître’. Celui qui avait reçu deux talents s'avança ensuite et dit: ‘Seigneur, tu m'as confié deux talents; voilà, j'en ai gagné deux autres’. ‘Très bien, serviteur bon et fidèle, tu as été fidèle pour peu de choses, je t'en confierai beaucoup; entre dans la joie de ton maître’.»Celui qui avait reçu un seul talent s'avança ensuite et dit: ‘Seigneur, je savais que tu es un homme dur: tu moissonnes là où tu n'as pas semé, tu ramasses là où tu n'as pas répandu le grain. J'ai eu peur, et je suis allé enfouir ton talent dans la terre. Le voici. Tu as ce qui t'appartient’. Son maître lui répliqua: ‘Serviteur mauvais et paresseux, tu savais que je moissonne là où je n'ai pas semé, que je ramasse le grain là où je ne l'ai pas répandu. Alors, il fallait placer mon argent à la banque; et, à mon retour, je l'aurais retrouvé avec les intérêts. Enlevez-lui donc son talent et donnez-le à celui qui en a dix. Car celui qui a recevra encore, et il sera dans l'abondance. Mais celui qui n'a rien se fera enlever même ce qu'il a. Quant à ce serviteur bon à rien, jetez-le dehors dans les ténèbres; là il y aura des pleurs et des grincements de dents!’».

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    1. «C'est comme un homme qui partait en voyage : il appela ses serviteurs et leur confia ses biens»

      Abbé Albert SOLS i Lúcia
      (Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui, nous contemplons la parabole des talents. Nous constatons un changement de style dans le message de Jésus: l'annonce du Royaume ne se limite plus à nous signaler son approche mais plutôt à nous raconter ce qu'il contient par des descriptions: c'est l'heure des paraboles!

      Un grand homme décide d'entreprendre un long voyage, et confie tout son patrimoine à ses serviteurs. Il aurait pu en effet le répartir en parties égales, mais ne l'a pas fait ainsi. Il donne à chacun selon ses capacités (cinq, deux et un talent). Avec cet argent chaque serviteur peut capitaliser le début d'un commerce. Les deux premiers se lancent dans l'administration de leurs dépôts, mais le troisième, par crainte ou par paresse, préfère le garder en évitant tout investissement: il s'est enfermé dans le confort de sa pauvreté.

      Le Seigneur revient et exige qu'on lui rende des comptes (cf. Mt 25,19). Il récompense le courage des deux premiers qui avaient doublé les sommes qu'il leur avait confiées. Sa réaction envers le serviteur “prudent” fut tout autre.

      Deux mille ans après, le message de cette parabole est toujours d'actualité. Les démocraties modernes se dirigent vers une séparation progressive entre l'Église et l'État. Cela n'est pas mauvais, au contraire. Néanmoins, cette mentalité globale et progressive cache un effet secondaire, dangereux pour les chrétiens: devenir l'image vivante du troisième serviteur qui se fait réprimander sévèrement par son Maître (figure biblique de Dieu le Père). Sans aucune malice, par confort ou par crainte, nous courons le risque de cacher et réduire notre foi chrétienne aux membres de notre famille et amis intimes. On ne peut pas se contenter d'une simple lecture et d'une contemplation stérile de l'Évangile. Nous devons gérer avec courage, et en prenant des risques, notre vocation chrétienne dans notre milieu social et professionnel, en proclamant le Christ par des paroles et par des témoignages.

      Saint Augustin dit: «Nous qui prêchons la parole de Dieu aux peuples nous ne sommes pas si éloignés de la condition humaine et de la réflexion appuyée sur la foi au point de ne plus voir nos dangers. Mais cela nous console de savoir que là où il y a des dangers à cause de notre ministère, là aussi nous avons l'aide de vos prières».

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