La regalità di Sr. Daniela:
“Io faccio un po’ di tutto…“
XXXIV Domenica Anno A – Gavarno, 23 novembre 2014.
Nell’introduzione a un breve biografia di Santa Benedetta Cambiagio, don Valentino Salvoldi, mio compagno di studi al Pontificio seminario romano, così racconta il suo incontro con Sr. Daniela: “Stavo rivestendo i paramenti per la messa, quando mi si accosta una suora esile, mite e timida di circa 50 anni. Mi sussurra in dialetto: -Anch’io sono di Bergamo!-. Le chiedo che cosa faccia in convento. Lei mi risponde: - Un pò di tutto -. Dentro di me penso a mansioni della serie: lavo, pulisco, stiro … A pranzo, la superiora della casa mi fa sedere accanto a Sr. Daniela. Una scelta che interpreto suggerita dal fatto che siamo di Bergamo: io di Ponte Nossa e lei di Gavarno. La conversazione prende la via delle origini delle Benedettine della divina Provvidenza. A un certo punto, chiedo a suor Daniela: Ma la vostra madre generale chi è e dove è? Un sospiro e poi la riposta: - Sarei io –“.
Discrezione, semplicità e umiltà: ecco Suor Daniela. Una religiosa che fa un po’ di tutto. Non sta sul piedistallo, ma vive lo spirito del re pastore. Lo spirito della fondatrice Santa Benedetta, che si firmava: “Benedetta che vivo per Gesù”, convinta che nel servizio di Dio, niente è piccolo e vile, ma tutto è grande per chi lo fa, con il vero spirito e con l’intenzione di piacere unicamente a Dio.
Questo episodio introduce nel modo più bello nella solennità di Cristo, Re dell’universo enel messaggio che il Vangelo del giudizio finale ci vuoleconsegnare . Questa pagina non informa su come avverrà la fine del mondo, ma ci insegna a vivere l’oggi. Gli anni della vita dell’uomo sono un bene prezioso e sono da investire nel fare il bene…
Questo episodio introduce nel modo più bello nella solennità di Cristo, Re dell’universo e
Come? A imitazione di Gesù, il re pastore, venuto non a farsi servire ma a servire. La lista delle persone da aiutare era nota nel cultura del tempo:l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato.
La vera novità, anzi la novità assoluta del giudizio finale, non è l’elenco dei poveri, ma l’identificazione di Gesù con queste persone: “l’avete fatto a me”, “non l’avete fatto a me”.
La vera novità, anzi la novità assoluta del giudizio finale, non è l’elenco dei poveri, ma l’identificazione di Gesù con queste persone: “l’avete fatto a me”, “non l’avete fatto a me”.
Il messaggio del giudizio finale non mira a creare suspence su chi sarà considerato pecora e chi capra alla fine del mondo, ma a rivisitare la nostra vita, per capire in quali occasioni, oggi, noi siamo dalla parte delle pecore e in quali, invece, siamo dalla parte delle capre, quando amiamo il fratello e quando trascuriamo le sofferenze altrui; quando siamo attenti ai bisogni degli altri e quando siamo insensibili e indifferenti.
Servire Deo regnare est:
la più grande regalità è nel servizio di Dio.
la più grande regalità è nel servizio di Dio.
Pescando nei pensieri che, già ieri sera, ci hanno accompagnato nella preghiera davanti all’Eucaristia, eccone uno fecondo per il nostro cammino cristiano: “Non basta far parte del gruppo di coloro che Gesù chiama a seguirlo, occorre camminare realmente sulle sue tracce con vigile fedeltà. Il suo amore attende da noi una risposta autentica e personale. Gesù ci ha amato donandosi fino al sacrificio di sé”.
Non è importante sui passi di Gesù, essere il primo ministro o il ciabattino del re: l’importante è essere amore. Donne e uomini capaci di eucaristia, direbbe il nostro
Sì, Dio ci ama per renderci capaci di un amore come il suo, che è amore di re pastore: amore che vede. Amore che cerca. Amore che aiuta. Amore che vigila. Amore si prende cura. Amore che sostiene. Amore che incoraggia.
Concretamente quale la via della regalità? Suor Daniela la indica così: Ricordiamocelo – scrive -: non si ha bisogno di tante cose; si ha bisogno soprattutto di sentirsi amati. Il nostro mondo ha tanto bisogno di sentire vicino, per mezzo nostro, l’amore concreto di Dio. Non importa se non siamo capaci di grandi cose. Quello che conta è la generosità con cui ci mettiamo al servizio di Dio donandogli “tutto” di noi, salute o malattia, lavoro o sofferenza, ecc., perché Lui possa giungere a tutti.
Un gesto, un’opera di carità, un servizio dato: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero nudo e mi hai vestito; ero malato e mi hai curato; ero carcerato e sei venuto a visitarmi.
Quando mai? Tutti sono stupiti: i salvi e i dannati. Tutti stupiti, anche i samaritani, stupiti d’aver intersecato tante volte, nella vita, il cammino del re.
Ma non ti abbiamo visto! Ti aspettavamo, ma non sei venuto!
E invece sì, c’ero. Sono venuto, ho bussato, ho chiesto e tu non mi hai negato un goccia d’acqua. Ero forestiero e mi hai accolto.
Alla sera della vita, saremo giudicati per l’amore. L’amore è il nostro lasciapassare. E l’amore – ha scritto suor Daniela -non ha mezze misure. O dona tutto, oppure non dona un bel niente. O doniamo la nostra vita a Dio e ai fratelli, oppure non doniamo niente a nessuno”.
Ma non ti abbiamo visto! Ti aspettavamo, ma non sei venuto!
E invece sì, c’ero. Sono venuto, ho bussato, ho chiesto e tu non mi hai negato un goccia d’acqua. Ero forestiero e mi hai accolto.
Alla sera della vita, saremo giudicati per l’amore. L’amore è il nostro lasciapassare. E l’amore – ha scritto suor Daniela -non ha mezze misure. O dona tutto, oppure non dona un bel niente. O doniamo la nostra vita a Dio e ai fratelli, oppure non doniamo niente a nessuno”.
Saremo giudicati sull’amore, non sui titoli, non se sei stato monsignore, vescovo, direttore di una grande azienda o semplice operatore ecologico. Sarai, sull’amore, non se hai avuto questo o quel ruolo. Saremo giudicati sull’amore. Nell’amore investiamo il tempo che ci è dato. Traspiriamo Gesù – ci ripete oggi Suor Daniela - perché molti possano incontrarlo nella nostra vita, rinnovata dall’incontro quotidiano con Lui.
Chiedigli di infonderti il suo amore –scrive a una familiare -e in esso naviga leggera e vola verso Dio, unita Gesù. Vola verso di Lui affidandogli tutto e tutti… Lui ti guiderà”.
Chiedigli di infonderti il suo amore –scrive a una familiare -e in esso naviga leggera e vola verso Dio, unita Gesù. Vola verso di Lui affidandogli tutto e tutti… Lui ti guiderà”.
Si, Lui ci guiderà a mettere su ogni cosa il sigillo dell’amore; perché solo l’amore rimane. Questo ci ricorda la festa di Cristo e questo, carissimi, è il messaggio del giudizio finale.
a cura di don Arturo Bellini
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