San Giovanni Crisostomo
Omelia XX sulla lettera agli Efesini (5,22-24)
"O
mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, poiché il
marito è capo della moglie, come pure Cristo è capo della chiesa,
ed egli è i1 salvatore del suo corpo. Ma come la chiesa è
sottomessa al Signore, cosi anche le mogli ai propri mariti in
tutto".
La
dimensione dell’unione coniugale
1.
Un saggio che aveva annoverato molte cose tra le beatitudini, ha
posto anche questa nel novero di una beatitudine: "Una moglie
dice che va d’accordo col marito". E pure altre volte pone tra
le beatitudini il fatto che una moglie viva in armonia col marito.
Fin dall’origine appare che Dio ha avuto molta cura di
quest’unione; e parlando di entrambi come di uno solo così diceva:
"Maschio e femmina li fece"; e di nuovo: "Non c’è
più né maschio né femmina".
Non
esiste infatti una tale appartenenza di un uomo rispetto ad un uomo
quale quella della moglie rispetto al marito, quando uno vi sia
congiunto come si deve.
Per
questo un uomo felice mostrando l’amore sovrabbondante e piangendo
uno dei suoi amici ed intimi, non disse padre né madre né figlio né
fratello né amico, ma che cosa? "Piombò su di me il tuo amore
dice come l’amore delle donne".
Realmente
infatti, realmente quest’amore è più tirannico di ogni tirannide.
Le altre passioni sono forti, ma questa ha la forza e l’eternità.
C’è infatti un istinto nascosto nella natura ed a nostra insaputa
congiunge questi corpi. Perciò fin dall’inizio dall’uomo nasce
la donna e successivamente dall’uomo e dalla donna l’uomo e la
donna.
Vedi
il legame e l’unione e come non ha permesso che un altro essere vi
si introducesse dal di fuori? E guarda quanto bene ha disposto!
Permise
che egli sposasse la propria sorella o piuttosto non la sorella ma la
figlia o piuttosto non la figlia ma qualcosa di più della figlia, la
sua propria carne.
Fece
tutto sin dall’origine come per le pietre, riunendoli in unità.
Infatti non la formò dall’esterno, perché non si accostasse come
estranea, né del resto limitò il matrimonio solo ad essa, affinché,
congiungendo intimamente se stesso, non si separasse dagli altri.
E
come fra le piante sono soprattutto le migliori quelle che hanno una
sola radice e si dilatano in molti rami, cosicché se soltanto a caso
tutte si levassero intorno alla radice e anche ne avessero molte,
l’albero non sarebbe affatto degno di ammirazione; così pure qui
fece in modo che tutto il genere fosse prodotto da un solo Adamo,
avendolo posto nella grande necessità di non essere scisso né
diviso.
Anzi
congiungendo fece in modo che non si sposassero più sorelle e
figlie, affinché non riducessimo di nuovo l’amore ad un essere
solo ed in altro modo ci separassimo da noi stessi. Per questo
diceva: "Chi li fece dall’inizio, maschio e femmina li fece".
Di
qui infatti nascono grandi mali e grandi beni per le famiglie e per
le città.
Niente
davvero unifica così la nostra esistenza come l’amore di un uomo e
di una donna: per questo molti impugnano anche le armi, per questo
rimettono anche la vita. Per questo non semplicemente né a caso si
prese molta cura di questo fatto Paolo dicendo: "Mogli, siate
sottomesse ai vostri mariti come al Signore".
Perché
mai? Perché se questi sono concordi, anche i figli sono bene
allevati, i domestici sono disciplinati, i vicini, gli amici ed i
parenti gustano questo profumo; se avviene il contrario, tutto è
sconvolto e confuso.
E
come quando i comandanti sono in pace l’un con l’altro tutto è
in ordine, mentre quando essi sono turbati tutto è sottosopra, così
anche qui; perciò dice: "Mogli, siate sottomesse ai vostri
mariti come al Signore".
Oh!,
come mai altrove dice: "Se uno non rinuncia alla moglie e al
marito, non può seguirmi". Infatti se bisogna essere sottomessi
come al Signore, perché dice di rinunziare per il Signore? E bisogna
farlo davvero, ma il "come" non è sempre e dovunque segno
di identità. O intende dire questo: "Come sapendo che servite
al Signore", ciò che afferma anche altrove, dicendo che se
anche non si fa per il marito, si fa però di preferenza per il
Signore; oppure: "Se cedi al marito, ritieni di ubbidire
servendo come al Signore".
Infatti
se "chi si oppone a queste autorità esteriori civili, contrasta
la disposizione di Dio", quanto di più colei che non è
sottomessa al marito! Così volle Dio sin dall’origine, dice.
Affermiamo dunque che l’uomo è al posto del capo, la donna al
posto del corpo. In seguito, partendo dalla riflessione che "il
marito è capo della moglie" afferma: "come anche Cristo
della chiesa ed egli è il salvatore del suo corpo, ma come la chiesa
è sottomessa a Cristo, così pure le mogli ai propri mariti in
tutto".
Quindi
dopo aver detto: "Il marito è capo della moglie, come pure
Cristo della chiesa ", aggiunge: "ed egli è il salvatore
del corpo": infatti il capo è la salvezza del corpo.
Stabilì
così per il marito e per la moglie il fondamento e la disposizione
dell’amore, affidando a ciascuno il compito adatto: a questo il
compito di comandare e proteggere, a quella di ubbidire.
L’unione
di Cristo e della Chiesa
2.
Orbene "come la chiesa è sottomessa a Cristo", cioè
mariti e mogli, così pure "o mogli, siate sotto messe ai mariti
come al Signore. O mariti, amate le vostre mogli come anche Cristo
amò la chiesa".
Hai
udito l’eccesso della sottomissione; hai lodato ed ammirato Paolo
come rinsalda la nostra vita, quale uomo mirabile e spirituale! Bene.
Ascolta ora ciò che richiede da te; si serve di nuovo dello stesso
esempio: "O mariti, amate dice le vostre mogli, come anche
Cristo amò la chiesa".
Hai
visto la misura della sottomissione?. Ascolta anche la misura
dell’amore.
Vuoi
che la moglie ti ubbidisca come la chiesa a Cristo? Curati anche tu
di lei, come Cristo della chiesa; e se anche bisognasse dare la vita
per essa ed essere continuamente colpito e sopportare e soffrire
qualunque cosa, non sottrarti. Anche se patissi questo, non hai
ancora fatto in alcun modo quello che ha fatto Cristo.
Tu
infatti compi tali cose già unito, quello invece per una che lo
detesta e lo odia. Ora come egli con grande sollecitudine riuscì a
condurre ai suoi piedi colei che lo detestava e l’odiava e riempiva
di sputi ed insultava, non per mezzo di minacce né di violenze né
di timore né di altro simile atteggiamento, così anche tu
comportati con tua moglie: e anche se tu la vedessi arrogante, che
insulta e disprezza, potrai sottometterla ai tuoi piedi con la grande
sollecitudine verso di lei, con l’amore, con la tenerezza.
Nulla
infatti è più tirannico di questi vincoli e specialmente per un
marito e per una moglie. Con il timore qualcuno riuscirà forse ad
incatenare un servo, anzi neppure quello: presto infatti, slegatosi,
fuggirà.
La
compagna della vita, la madre dei figli, il fondamento di ogni
letizia non con il timore e le minacce bisogna incatenarla, ma con
l’amore e la condiscendenza.
Quale
unione, quando la moglie ha timore del marito? Quale gioia gusterà
lo stesso marito vivendo con la moglie come con una schiava e non
come con una libera? E se anche soffrissi qualcosa per causa sua, non
rimproverarla. Cristo infatti non fece questo "ed ha dato se
stesso dice per lei, per renderla santa purificandola".
Ed
era impura, aveva macchie, era brutta, insignificante. Qualunque
moglie prendessi, non prenderai una sposa simile, come Cristo prese
la chiesa, né tanto lontana da te quanto la chiesa da Cristo. Eppure
egli non la disdegnò né la odiò per l’eccesso della sua
bruttezza. Vuoi sentire la sua bruttezza? Ascolta Paolo che dice:
"Eravate un tempo tenebre". Hai visto come era nera? Che
cosa è più nero delle tenebre? Ma guarda anche la insolenza.
"Vivendo in malvagità, dice, ed invidia". Guarda anche
l’impurità. "Disobbedienti, insensati". Che dico? Anche
stolta era e blasfema. Ma, pur stando così le cose, egli ha dato se
stesso per una brutta come per una bella, per una amata, per una
meravigliosa.
E
Paolo stupito per questo diceva: "A malapena uno morirà per un
giusto"; ed in seguito: "Se, quando eravamo ancora
peccatori, Cristo morì per noi".
E,
dopo averla accolta, la rende bella e la lava e non si sottrae
neppure a questo. "Per renderla santa dice purificandola con il
lavacro dell’acqua mediante la parola, per porsi accanto la stessa
chiesa gloriosa, senza macchia o ruga o qualcosa di simile, ma
affinché sia santa ed immacolata".
Col
bagno lava la sua impurità. "Mediante la parola", dice.
Quale? Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
E
non soltanto l’adornò, ma la rese gloriosa, "senza macchia o
ruga o qualcosa di simile". Anche noi allora miriamo a questa
bellezza e potremo divenire suoi artefici.
Non
ricercare presso la moglie ciò che non le appartiene. Vedi che la
chiesa ricevette tutto dal Signore: per merito suo è divenuta
gloriosa, per merito suo immacolata. Non disprezzare la sposa per la
sua bruttezza. Ascolta la Scrittura che dice: "Piccola fra gli
esseri alati è l’ape e fonte di dolcezza è il suo frutto". È
creatura di Dio: tu non maltratti quella, ma il suo creatore. Che
danno potrebbe averne la moglie?
Non
lodarla per la bellezza: è propria di anime sregolate la lode,
quell’odio e lo stesso amore. Ricerca la bellezza dell’anima:
imita lo sposo della chiesa.
La
bellezza esteriore è piena di ostentazione e di dissennatezza e fa
cadere nella gelosia e spesso ti fa sospettare assurdamente della
realtà.
Ma
arreca piacere? Sino al primo mese ed al secondo o al massimo ad un
anno, ma in seguito non più, ed il prodigio è consunto
dall’abitudine: restano invece
i
mali sopraggiunti a causa della bellezza, la vanità, la
dissennatezza e l’orgoglio.
Niente
di simile invece per colei che non è tale, ma l’amore che è
incominciato in modo giusto permane intenso, poiché riguarda la
bellezza dell’anima, non del corpo.
3.
Che c’è di più bello del cielo, dimmi, di più bello degli astri?
Qualunque corpo potresti menzionare, non è così bianco; qualsiasi
occhio potresti descrivere, non
è
così splendido. Anche gli angeli si stupirono della loro creazione
ed anche noi li ammiriamo, ma non come all’inizio. Tale infatti è
l’abitudine: non colpisce allo stesso modo.
Quanto
di più riguardo una donna? Se per caso sopraggiunge una malattia,
rapidamente tutto scompare. In una donna cerchiamo la benevolenza,
l’equilibrio, la mitezza: questi sono i segni della bellezza; non
cerchiamo invece la bellezza del corpo, non rimproveriamola per ciò
di cui non è padrona, anzi non rimproveriamola affatto (è proprio
dei temerari!) né indispettiamoci né sdegniamoci.
Non
vedete forse quanti, dopo essere convissuti con splendide donne,
finirono miseramente la vita? Quanti invece, convissuti con donne non
molto belle, giunsero con grande piacere sino all’estrema
vecchiaia? Purifichiamo la macchia interiore, eliminiamo le rughe
interne, togliamo le vergogne dell’anima. Dio ricerca questa
bellezza: prepariamola bella per Dio, non per noi. Non ricerchiamo le
ricchezze, né la nobiltà esteriore, ma la nobiltà dell’anima.
Nessuno
aspetti di arricchirsi da una donna: infatti questa ricchezza è
vergognosa e biasimevole, ed in nessun modo alcuno cerchi di
arricchirsi di qui. "Infatti coloro che vogliono arricchirsi,
dice, cadono nella tentazione e nei desideri insensati e dannosi e
nei lacci e nella rovina e nella perdizione".
Non
ricercare quindi da una donna abbondanza di ricchezze, e troverai
facilmente tutto il resto.
Chi,
dimmi, tralasciate le cose più importanti, si prenderà cura di
quelle inferiori? Eppure, ahimè!, subiamo ciò dappertutto: se ci
siamo procurati un figlio, non ci curiamo che divenga buono, ma di
ottenergli una moglie ricca; non che divenga ben educato, ma ben
fornito; e se abbiamo un’aspirazione, non che sia allontanato dai
peccati, ma che ce ne venga un grande guadagno: e tutto è denaro.
Per
questo motivo tutto va in rovina, perché ci possiede questo amore.
"Così
dice i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi".
Che è mai questo? È passato ad un’immagine più elevata, ad un
esempio più efficace; e non solo questo, ma per così dire anche ad
un altro motivo più vicino e più evidente.
Quello
infatti non era di molta efficacia. Affinché non si dicesse: "Colui
era Cristo, era Dio ed ha dato se stesso", in altro modo pone
ormai la stessa istanza dicendo: "Così devono", poiché
non si tratta di grazia, ma di dovere. Dopo aver detto: "Come i
loro corpi", aggiunse: "Nessuno mai ebbe in odio la propria
carne, ma la nutre e la riscalda". Cioè la cura con molta
attenzione.
E
come è sua carne? Ascolta: "Questo ora è osso dalle mie ossa
dice e carne dalla mia carne". E non solo questo ma anche:
"Diventeranno dice una sola carne". "Come anche Cristo
amò la chiesa". È passato all’esempio precedente. "Poiché
siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa".
In ché modo? È nato dalla nostra materia, come anche Eva è carne
dalla carne di Adamo.
Giustamente
ha ricordato ossa e carne: queste infatti sono le parti principali in
noi, carni ed ossa; le une poste come fondamento, le altre come
struttura.
Ora
quel fatto è evidente, ma questo come lo è? Come là c’è una
tale affinità, così anche qui. Che significa: "Della sua
carne"? Vuol dire: veramente di lui. E come siamo realmente
membra di Cristo? Perché siamo nati conformi a lui. E come dalla
carne? Lo sapete quanti partecipate ai misteri: di qui infatti subito
rinasciamo. Ed in che modo? Ascolta di nuovo questo beato ché dice:
"Poiché dunque i figli hanno preso in comune carne e sangue,
allo stesso modo anch’egli fu partecipe delle stesse cose".
Ma
qui egli stesso si mise in comune con noi, non noi con lui. Come
dunque siamo della sua carne e delle sue ossa? Alcuni parlano del
sangue e dell’acqua, ma non si tratta di ciò: quel che vuole
mostrare è questo, che come senza rapporto coniugale quello è stato
generato dallo Spirito Santo, così anche noi siamo generati nel
battesimo.
Guarda
quanti esempi perché sia creduta quella generazione!
Oh,
la stoltezza degli eretici! Ciò che è già stato generato
dall’acqua, poiché è nato, lo ritengono una vera generazione;
invece non ammettono che noi diventiamo suo corpo. Ma se non
divenissimo questo, come si adatterebbe l’espressione: "Dalla
sua carne e dalle sue ossa"?
Osserva:
fu plasmato Adamo, fu generato Cristo; dal costato di Adamo entrò la
corruzione; dal costato di Cristo scaturì la vita; in paradiso
spuntò la morte, sulla sua croce è avvenuta la sua distruzione.
Il
mistero del matrimonio
4.
Come dunque il figlio di Dio divenne` della nostra natura, così noi
della sua sostanza. E come quello ha in se stesso noi, così anche
noi abbiamo lui in noi.
"Per
questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà alla
sua donna ed i due si trasformeranno in una sola carne". Ecco
anche un terzo motivo. Infatti indica che uno, lasciati i genitori
dai quali nacque, si unisce a quella ed in seguito il padre, la madre
e il figlio sono la carne formatasi dall’unione di entrambi, poiché
il figlio nasce dalla mescolanza dei semi, cosicché i tre sono una
sola carne.
Così
dunque noi rispetto a Cristo diventiamo una sola carne per
partecipazione, e molto più noi che il figlio. In che modo? Perché
dal principio fu così.
Non
dirmi che qui è in un modo e là in un altro. Non vedi quanti
difetti abbiamo nella carne? Uno infatti è zoppo, un altro ha i
piedi storti, un altro le mani rattrappite; chi ha un arto infermo,
chi ne ha un altro.
E
ciononostante né se ne affligge né lo recide, ma lo antepone spesso
ad un altro, e giustamente, perché gli appartiene.
Ora
quanto amore ciascuno ha per se stesso, altrettanto vuole che lo
abbiamo per la moglie, non perché abbiamo in comune una sola natura,
ma perché è maggiore questo rapporto che abbiamo con la moglie, dal
momento che non sono due corpi, ma uno solo, quello essendo il capo,
questa il corpo.
E
perché altrove afferma: "Capo di Cristo è Dio"? Anch’io
affermo questo, che come noi siamo un solo corpo, così anche Cristo
e il Padre sono una cosa sola.
Risulta
quindi che anche il Padre è nostro capo. Presenta due esempi, quello
del corpo e quello di Cristo; perciò soggiunge: "Questo mistero
è grande, io intendo riguardo a Cristo ed alla chiesa".
Che
vuol dire questo? Lo definisce un grande mistero poiché il beato
Mosè, anzi Dio, alluse a qualcosa di grande e mirabile. Ora poi
dice: "Intendo riguardo a Cristo", poiché anch’egli,
lasciato il Padre, discese ed andò dalla sposa e divenne un solo
spirito. Infatti "chi è unito al Signore è un solo spirito".
E bene affermò: "È un grande mistero", come se avesse
detto: l’allegoria non elimina l’amore.
"Ora
anche voi singolarmente ciascuno ami la propria moglie come se
stesso. E la moglie tema il marito".
Realmente
infatti, realmente è un mistero ed un grande mistero il fatto che,
abbandonato chi lo procreò, chi lo generò, chi lo allevò, colei
che lo partorì con dolore e patì, coloro che a tal punto lo
beneficarono, coloro che vissero in intimità con lui, si unisce a
colei che non ha mai visto, con cui non ha mai avuto qualcosa in
comune, e la antepone a tutto.
È
realmente un mistero. Ed i genitori non si rammaricano di ciò che
avviene, piuttosto di ciò che non avviene, e si rallegrano delle
ricchezze prodigate e della spesa fatta.
È
realmente un grande mistero, contenente una ineffabile sapienza.
Questo
all’inizio Mosè profetando voleva rivelare; questo ora Paolo
proclama dicendo: "In rapporto a Cristo ed alla chiesa". E
ciò non è detto soltanto per lui, ma anche per la moglie, perché
la curi premurosamente come la propria carne, così come Cristo fa
con la chiesa.
"E
la moglie tema il marito". Non presenta soltanto le esigenze
dell’amore, ma che cosa d’altro? "E la moglie terna il
marito". La moglie è la seconda autorità. Non chieda dunque
costei la parità di onore: infatti è sottoposta al capo, e quello
non la disprezzi come sottoposta: infatti è il corpo, e se il capo
disprezzerà il corpo, anch’esso andrà in rovina; invece ponga
l’amore come contrappeso all’ubbidienza.
Come
il capo, così anche il corpo: questo offra a quello in servizio le
mani, i piedi, tutte le altre membra; quello si prenda cura di
questo, riservando a se stesso ogni giudizio. Niente è migliore di
questa unione. E come potrà esserci l’amore, dice, essendoci il
timore? Soprattutto allora potrà esserci. Infatti colei che teme ama
pure e colei che ama teme in quanto capo ed ama in quanto membro,
poiché anche il capo è membro dell’intero corpo. Per tale motivo
sottomise questo ma antepose quello, affinché regnasse la pace.
Infatti dove ci fosse parità di onore non potrebbe esserci la pace,
né se la casa possedesse un libero ordinamento né se tutti
comandassero, ma è necessario che ci sia un solo comando.
E
ciò si verifica dovunque per gli uomini materiali, mentre se ci
saranno uomini spirituali ci sarà la pace. C’erano cinquemila
anime e nessuno affermava come sua proprietà alcunché delle
sostanze, ma gli uni erano sottomessi agli altri n.
Questo
è l’esempio dell’unione e del timore di Dio. Volle mostrare
dunque il modello dell’amore, non quello del timore.
5.
E guarda come amplia il discorso dell’amore discorrendo di Cristo e
della propria carne: "Perciò abbandonerà l’uomo suo padre e
sua madre". Non amplia invece il discorso del timore. Perché
mai? Perché vuole che questo soprattutto prevalga, il discorso
dell’amore.
Essendoci
questo, seguono tutti gli altri beni; se invece è presente quello,
non seguono in nessun modo. Infatti chi ama la moglie, anche se non
l’ha molto docile, sopporterà ugualmente tutto: così difficile ed
ardua è la concordia, se essi non sono legati con l’amore
assoluto; il timore invece non riuscirà in nessun modo in questo.
Perciò
si sofferma di più su questo aspetto, che è fondamentale. E la
moglie che crede di essere svantaggiata perché le è stato comandato
di temere, ne trae vantaggio. Infatti al marito è imposto ciò che è
più importante, di amare.
"E
se la moglie non temesse?", dice. Tu ama, compi il tuo dovere.
Anche se ciò non avvenisse da parte degli altri, deve avvenire da
parte nostra. Ecco che cosa ti dico: "Sottomessi gli uni agli
altri nel timore di Cristo".
E
che fare allora, se l’altro non sarà sottomesso? Tu ubbidisci alla
legge di Dio. E così pure qui: la moglie dunque, anche se non è
amata, tema ugualmente, affinché non ci sia niente di difettoso in
essa; ed il marito, anche se la moglie non teme, ami ugualmente,
affinché egli non manchi in nulla: infatti ciascuno ebbe il suo
compito.
Ora
questo è il matrimonio secondo Cristo, un matrimonio spirituale ed
una nascita spirituale, non dal sangue né dalle doglie del parto.
Tale
fu pure la nascita di Isacco. Ascolta la Scrittura che dice: "E
cessarono di venire a Sara le sue regole femminili".
Il
matrimonio deriva non da passione né dal corpo, ma è tutto
spirituale, essendo l’anima unita a Dio con un vincolo ineffabile e
Dio solo lo conosce. Per questo dice: "Chi è unito al Signore è
un solo spirito".
Guarda
come si preoccupa di unire la carne alla carne e lo spirito allo
spirito.
Dove
sono gli eretici? Se il matrimonio fosse tra le cose respinte, non
avrebbe parlato di sposa e di sposo. E non avrebbe aggiunto esortando
questo: "L’uomo abbandonerà il padre e la madre"; né
poi avrebbe soggiunto: "È stato detto in rapporto a Cristo ed
alla chiesa".
Intorno
a questa anche il salmista dice: "Ascolta, o figlia, e vedi, e
porgi il tuo orecchio e dimenticati del tuo popolo e della casa di
tuo padre ed il re bramerà la tua bellezza".
Per
questo anche Cristo diceva: "Io uscii dal Padre e vengo".
Ma quando io dico che lasciò il Padre, non pensare ad un’azione
simile a quella degli uomini, ad un cambiamento di luoghi. Come
infatti si dice che egli è uscito, non perché sia uscito, ma per
l’incarnazione, così anche si dice: "Lasciò il Padre".
Perché
dunque non disse anche della moglie: "Si unirà a suo marito"?
Perché mai? Perché parlava dell’amore e parlava al marito.
Parlando invece a quella del timore dice: "Il marito è capo
della moglie", ed in seguito: "E Cristo è capo della
chiesa".
Gli
parla dell’amore e gli affidò le sue cose e trattò con lui
dell’amore per unirlo intimamente ad essa.
Chi
ha lasciato il padre per la moglie e lascia ed abbandona in seguito
questa stessa, quale scusa potrebbe meritare? Non vedi di quale onore
Dio vuole che essa goda, dal momento che distaccandoti dal padre ti
unì strettamente ad essa?
Che
avverrà allora, dice, se una volta adempiuti i nostri obblighi,
quella non ubbidirà? "Se un infedele si separa, si separi
pure".
In
tali situazioni non è vincolato il fratello o la sorella.
Ma
quando senti parlare di timore, pretendi un timore adatto ad una
libera, non come quello di una schiava: infatti è tuo corpo e se
agirai in tal modo offenderai te stesso, disonorando il tuo corpo.
Quale
è dunque il timore? Esso consiste nel non contraddire, nel non
ribellarsi, nel non desiderare le prime parti: è sufficiente che il
timore si limiti a questi atteggiamenti.
Se
tu ami come ti fu comandato, otterrai frutti maggiori, o meglio non
voler ottenere questo col timore, ma lo stesso amore in un certo
senso te lo otterrà.
Il
sesso femminile è sotto qualche aspetto più debole, bisognoso di
molto aiuto, di molta condiscendenza.
Che
potrebbero dire coloro che sono legati a seconde nozze? Non parlo per
condannarli, non sia mai! Infatti anche l’apostolo lo permise .
Ma,
diventando estremamente condiscendente, offrile tutto, fa’ tutto
per lei e sappi soffrire: è una necessità per te.
A
quel punto non ritiene utile introdurre un suggerimento tratto dai
pagani, come fa altrove. Bastava infatti il consiglio grande e
pressante di Cristo, specialmente riguardo al motivo della
sottomissione. Dice: "Abbandonerà il padre e la madre".
Ecco l’esempio tratto dai pagani. Ma poi non disse: "E abiterà
insieme", ma "si unirà", volendo indicare la profonda
unione, la forza dell’amore.
E
non si accontentò di questo, ma proseguendo volle indicare la
sottomissione in modo tale che i due non apparissero più due. E non
disse: "In spirito"; non disse: "In anima"; ciò
infatti è ovvio e possibile a chiunque; ma in modo tale che fossero
"in una sola carne".
6.
Questa è la seconda autorità, che ha molto potere e molta parità
di onore. Il marito però ha ugualmente qualcosa di più. Ciò è la
più grande salvezza della casa. Infatti egli ottenne pure quella
particolare prerogativa di Cristo, non soltanto perché doveva amare,
ma anche dirigere.
"Affinché
essa sia santa e immacolata", dice. Invece l’espressione
"della carne" riguarda l’amare, come pure "si unirà"
riguarda pure l’amare. E se la renderà santa ed immacolata, tutto
seguirà.
Ricerca
le cose di Dio, e le cose umane seguiranno con estrema facilità.
Dirigi la moglie e così si rinsalda la casa. Ascolta Paolo che dice:
"Se vogliono sapere qualcosa, interroghino a casa i propri
mariti".
Se
amministreremo così le nostre case, saremo adatti anche alla guida
della chiesa. Infatti anche la casa è una piccola chiesa. Così è
possibile che mariti e mogli, divenuti buoni, superino tutti.
Pensa
ad Abramo, a Sara, ad Isacco, ai trecentodiciotto servi, come tutta
la casa era unita, come era tutta piena di pietà. Quella adempiva
pure il precetto dell’apostolo e temeva il marito. Ascolta infatti
lei che dice: "Non mi è più successo sino ad ora ed il mio
signore è troppo vecchio".
E
quello la amava al punto da ubbidire a tutto ciò che essa voleva. Il
figlio era virtuoso e gli stessi servi ammirevoli, essi che non
rifiutarono di correre pericolo col padrone né differirono né
chiesero il motivo, anzi uno di essi, il loro capo, fu così
ammirevole da essere affidato a lui il matrimonio dell’unico figlio
ed un viaggio in terra straniera.
Infatti
come per un comandante, se l’esercito è ben unito, in nessun modo
il nemico irrompe, così anche qui, se il marito, la moglie, i figli
ed i servi si prenderanno cura delle stesse cose, grande sarà la
concordia della casa.
Infatti,
se così non avviene, spesso a causa di un solo servo cattivo tutto
crolla e rovina, ed uno solo spesso disperde e corrompe tutto.
Prendiamoci
quindi molta cura delle mogli, dei figli e dei servi, sapendo che
renderemo per noi stessi facile il comando, avremo i risultati buoni
e convenienti e diremo: "Ecco me ed i figli che Dio mi ha dato".
Se
il marito è ammirevole ed il capo buono, anche il resto del corpo
non subirà alcuna violenza.
Ora
dichiarò accuratamente quali sono gli esatti compiti della moglie e
del marito, esortando quella a temerlo come capo e questo ad amarla
come moglie. Come potrà avvenire ciò?, dice. Egli mostrò che deve
avvenire; come poi, ve lo dirò io: se disprezzeremo le ricchezze, se
mireremo ad un unico scopo, alla virtù dell’anima; se avremo
dinanzi agli occhi il timore di Dio. Infatti come trattando dei
rapporti con i servi diceva: "Qualunque cosa di bene o di male
ciascuno farà, questo riceverà dal Signore", così anche qui.
Ora
non bisogna amarla tanto per sé, quanto per Cristo. A questo punto
volle alludere dicendo: "Come al Signore".
Perciò
ubbidendo "come al Signore" e facendo tutto per lui, fa’
tutto così. Questo basta per convincere e persuadere e impedire che
sorga qualche lite e dissenso.
Non
si dia credito a nessuno che calunnia il marito presso la moglie, ma
neppure il marito sia portato a credere facilmente contro la moglie e
la moglie non si dia a sorvegliare inutilmente entrate ed uscite; in
nessun modo poi il marito si renda colpevole di qualche sospetto.
Perché
mai, dimmi, concedi te stesso tutto il giorno agli amici e invece
alla moglie solo la sera e neppure in questo modo riesci a
soddisfarla e a distoglierla dal sospetto?
E
anche se la moglie ti accusa, non sdegnartene: è segno di amore, non
di dissennatezza; sono accuse di un amore ribollente e di un affetto
ardente e di timore. Infatti teme che qualcuno le rubi il suo letto,
che qualcuno la danneggi nella somma dei suoi beni, che qualcuno le
sottragga il capo, che qualcuno le rovini il letto.
C’è
poi un altro motivo di suscettibilità : nessuno pretenda dai servi
qualcosa oltre misura, né il marito dall’ancella né la moglie dal
domestico; basta questo per generare sospetti.
Fa’
bene attenzione a quei giusti: la stessa Sara ordinò al patriarca di
prendere Agar; essa lo impose; nessuno ve la costrinse né il marito
l’assalì anzi, sebbene fosse vissuto lungo tempo senza figli,
preferì non diventare padre piuttosto che affliggere la moglie.
Ciononostante dopo tutto questo che cosa dice Sara? "Giudichi
Dio tra me e te".
Ora
se fosse stato uno degli altri non si sarebbe mosso a sdegno? Non
avrebbe steso le mani quasi dicendo: "Che dici? Non volevo
andare insieme con questa donna: sei tu responsabile di tutto ciò
che è avvenuto e di nuovo mi accusi? ".
Quello
però non disse nulla di simile, ma che cosa? "Ecco, l’ancella
è nelle tue mani: fa’ di lei come a te piace". Rinviò la
compagna del suo letto per non affliggere Sara.
Veramente
non c’è nulla di più grande di questo a proposito della
benevolenza.
Infatti
se l’assidersi insieme a tavola desta anche nei malfattori un
sentimento di concordia verso i loro avversari (e il salmista dice:
"Tu che insieme con me gustasti dei cibi"), il diventare
ormai una sola carne (questo infatti significa avere il letto in
comune) quanto più vale per attrarre a sé!
Tuttavia
nessuno di questi argomenti riuscì a convincere il giusto, ma la
rinviò alla moglie, mostrando che niente avveniva per sua colpa;
anzi, di più, la rinviò incinta. Chi non avrebbe avuto pietà di
colei che aveva concepito un figlio da lui? Ma il giusto non si
piegò: a tutto egli infatti anteponeva l’amore per la moglie.
7.
Imitiamo anche noi questo. Nessuno rinfacci la povertà al prossimo,
nessuno brami le ricchezze e tutto si risolve.
E
la moglie non dica al marito: "Vile e meschino, pieno di
pigrizia, di indolenza e di molto sonno! Quel tale, modesto e di
modeste origini, affrontando pericoli e intraprendendo viaggi, fece
molta fortuna e la moglie indossa oro ed incede su cocchi di bianchi
muli, si aggira dovunque, ha schiere di servi e cortei di eunuchi; tu
invece hai paura e vivi inutilmente".
Non
dica questo la moglie e cose simili a queste: infatti è corpo, non
per comandare al capo, ma per ubbidire ed essere sottomessa.
Come
allora riuscirà a sopportare la povertà? Donde troverà conforto?
Scelga
presso di sé quelle più povere, rifletta a sua volta quante
fanciulle nobili e di nobili origini non solo non ricevettero nulla
dai mariti, ma anzi diedero ad essi e perdettero tutte le loro
sostanze.
Pensi
ai pericoli che derivano da tali ricchezze ed amerà la vita senza
affanni.
Insomma
se sarà disposta affettuosamente verso il marito non dirà niente di
simile, ma preferirà avere vicino a sé lui che non le offre nulla
piuttosto che innumerevoli talenti d’oro con l’affanno e la
preoccupazione che viene sempre alle donne a causa dei viaggi. Il
marito poi che sente queste cose, dal momento che ha il comando non
si dia alle violenze ed alle percosse, ma la consigli, l’ammonisca,
la convinca con riflessioni come più imperfetta, non stenda mai le
mani. Lungi da un’anima libera questi atti: né violenze né
rimproveri né oltraggi, ma la diriga come trattandosi di un essere
meno ragionevole.
Come
potrà avvenire questo? Se conoscerà la vera ricchezza e la celeste
saggezza, non rivolgerà nessuno di tali rimproveri.
Le
insegni che la povertà non è affatto un male; le insegni non solo
mediante ciò che dice, ma anche ciò che fa; le insegni a
disprezzare la gloria, e la moglie non dirà né desidererà nulla di
simile.
Come
se ricevesse una statua, così fin da quella sera che la accoglierà
nel talamo, le insegni la temperanza, la modestia, come vivere
santamente, subito fin dagli inizi e respingendo dalle stesse soglie
l’amore delle ricchezze; e le insegni la saggezza e la esorti a non
possedere pendenti d’oro alle orecchie e lungo le guance né messi
attorno al collo né disposti attorno al talamo né vesti d’oro e
di lusso messe in disparte. Ma l’ornamento sia splendido e lo
splendore non vada a finire nell’insolenza. Invece, lasciate queste
cose a coloro che stanno sulle scene, abbellisci la casa con molto
decoro, facendo in modo che spiri temperanza piuttosto che qualche
altro buon profumo.
Di
qui deriveranno due, anzi tre vantaggi: primo, che la sposa non
soffrirà se sono terminate le feste nuziali e sono restituiti a
ciascuno i vestiti e gli ori e le suppellettili d’argento; secondo,
lo sposo non dovrà preoccuparsi della perdita e della custodia degli
oggetti presi in prestito; terzo poi, oltre questi, ed è la somma
dei beni, in base a queste stesse cose mostrerà la propria
convinzione, che cioè non gode affatto di ciò e che lascerà da
parte tutto il resto e non permetterà mai che ci siano danze e canti
ignobili.
So
bene che sembro ugualmente molto ridicolo ad alcuni prescrivendo tali
cose.
Tuttavia
se mi ubbidirete, col trascorrere del tempo ed esperimentandone
realmente il vantaggio, allora ne comprenderete l’utilità; ed il
riso scomparirà e deriderete il costume attuale e vedrete che è
davvero proprio di ragazzi insensati e di uomini ebbri ciò che
accade ora, mentre ciò che vi consiglio è proprio della temperanza,
della saggezza e della vita più elevata.
Che
cosa dunque affermo che bisogna fare?
Allontana
dalle nozze tutti i canti turpi, satanici, i ritornelli volgari, le
corse dei giovani dissoluti, e questo atteggiamento potrà rendere
temperante la sposa.
Subito
infatti penserà tra di sé: "Oh!, chi è mai questo marito? È
saggio, non stima affatto la vita presente, mi ha condotto nella sua
casa per generargli dei figli, per allevarli, per custodire la sua
dimora". Sono spiacevoli queste cose alla sposa? Solo sino al
primo e al secondo giorno, ma poi non più, anzi ne trarrà
grandissimo piacere, distogliendo da sé ogni sospetto.
Infatti
chi non tollera né flauti né danzatori né canti sfrenati e questo
già al tempo delle nozze, difficilmente costui si indurrà a fare o
a dire qualcosa di turpe.
Successivamente,
quando avrai eliminato tutto ciò dalle nozze, accostandola a te,
plasmala sapientemente, lasciando durare per lungo tempo il suo senso
del pudore, senza infrangerlo bruscamente.
Infatti,
anche se la fanciulla è un po’ sfacciata, sa temporaneamente
tacere; presa dal pudore verso il marito e dallo stupore verso la
nuova situazione. Tu quindi non violare bruscamente questo senso di
verecondia, come fanno gli uomini dissoluti ma fallo durare per lungo
tempo: ciò sarà per te un grande guadagno. Non ti rimprovererà
durante questo tempo né ti riprenderà per quanto avrai deciso di
fare.
Pudore e amore
8.
Ordina dunque ogni cosa in quel tempo in cui il pudore, come un freno
posto all’anima, non permette né di biasimare né di criticare ciò
che avviene. Infatti quando avrà raggiunto la libertà di parola,
con molta sicurezza sconvolgerà e confonderà ogni cosa.
Quando
dunque si presenta un altro tempo così adatto per plasmare la moglie
come quello in cui ha rispetto del marito e prova ancora timore ed ha
soggezione?.
Imponile
allora tutte quante le leggi ed ubbidirà totalmente, volentieri e
malvolentieri.
In
che modo non cancellerai il pudore?
Quando
anche tu non apparirai meno riservato di quella, discorrendo di poche
cose e di queste con grande serietà e sobrietà.
Falle
allora i discorsi sulla saggezza: infatti l’anima è disposta ad
accoglierli; mettila nella migliore disposizione, del pudore intendo
dire.
Se
poi volete, vi dirò a mo’ di esempio di quali cose bisogna
discorrere con lei. Infatti se Paolo non rifuggì dal dire: "Non
privatevi l’un l’altro" e fece risuonare parole di una
pronuba, anzi non di una pronuba ma di un’anima spirituale, con
maggior ragione noi non ci tratterremo dal parlare.
Di
che cosa dunque bisogna discorrere con lei? Ora con molta grazia
bisogna dirle: "Noi, o fanciulla, ti scegliemmo compagna della
vita e ti introducemmo a prendere parte con noi delle cose più
importanti e necessarie, cioè della generazione dei figli e della
guida della casa. Che cosa dunque ti chiediamo?".
O
meglio, prima di questo tratta di ciò che riguarda l’amore:
infatti niente serve tanto per convincere chi ascolta ad accogliere
ciò che si dice quanto il sapere che viene detto con molto amore.
Come
dunque mostrerai l’amore? Se le dirai: "Pur potendo scegliere
molte spose e più ricche e di illustre origine, non le scelsi, ma mi
innamorai di te, della tua condotta, del tuo decoro, della tua
modestia, della tua temperanza".
Quindi
dopo questo prepara la via ai discorsi intorno alla saggezza e
biasima il denaro con qualche circonlocuzione. Infatti se
prolungherai semplicemente il discorso contro il denaro, riuscirai
importuno; se invece saprai cogliere il momento adatto, risolverai
tutto. Parrà infatti che tratti la cosa come per difesa, non da uomo
austero e senza grazia ed avaro; ma quando trarrai l’occasione
dalle sue stesse esigenze, ne gioirà pure.
Le
dirai dunque (bisogna allora riprendere il discorso): "Pur
essendo possibile sposarne una ricca ed abbiente, non lo volli".
E perché mai? Ho imparato non a caso né inutilmente ma giustamente
che la ricchezza non è affatto un guadagno, ma una cosa spregevole
ed adatta ai furfanti, alle meretrici ed ai ladri di tombe.
Perciò,
lasciate queste cose, mirai alla virtù della tua anima, che
antepongo a tutto l’oro. Infatti una fanciulla giovane,
intelligente e libera e che ha cura della pietà vale tutto quanto il
mondo. Per questi motivi ti abbracciai e ti amo e ti preferisco alla
mia stessa anima.
Nulla
vale la vita presente, e supplico e prego e faccio di tutto in modo
che siamo ritenuti degni di vivere la vita presente così da potere
anche di là, nel secolo futuro, stare insieme l’un con l’altro
con grande sicurezza.
Infatti
questo tempo è breve e caduco, ma se saremo stati ritenuti degni di
piacere a Dio trascorrendo così questa vita, saremo sempre con
Cristo e l’un con l’altro con maggiore letizia.
Io
preferisco ad ogni cosa il tuo amore e nulla mi è così gravoso e
molesto quanto il dissentire talora da te.
E
se anche dovessi perdere tutto e diventare più povero di Iro e
sottostare agli estremi pericoli e soffrire qualsiasi cosa, tutto
sarà per me sopportabile e tollerabile finché tu sarai ben disposta
verso di me. Ed i figli saranno per me desiderabili finché tu sarai
benevola verso di noi.
Bisognerà
che anche tu faccia questo. In seguito inserisci anche le parole
dell’apostolo, che cioè Dio vuole che la nostra concordia sia così
strettamente rinsaldata. Ascolta infatti la Scrittura che dice:
"Perciò lascerà l’uomo suo padre e sua madre e si unirà
alla sua donna".
Non
ci sia da parte nostra alcun motivo di suscettibilità; via le
ricchezze, la folla degli schiavi, gli onori esteriori. Questo è per
me preferibile a tutto.
Di
quale oro e di quali tesori non saranno più desiderabili per la
moglie queste parole? Non temere che la tua diletta sia talora in
disaccordo con te, ma confessale che la ami.
Le
etere che si congiungono ora a questo ora a quello giustamente si
potrebbero sollevare contro i loro amanti se sentissero tali parole.
Invece una donna libera ed una fanciulla nobile non si potrebbe mai
adontare per queste parole, anzi si sottomette ancora di più.
Mostrale
che stimi molto la sua compagnia e preferisci per lei essere in casa
che in piazza, e anteponila a tutti gli amici ed ai figli che hai
avuto da lei e questi siano da te amati in vista di essa.
Se
farà qualcosa di bene, lodala ed ammirala; se invece farà qualcosa
di insolito e come capita alle fanciulle, esortala e consigliala.
Biasima
in ogni modo le ricchezze ed il lusso e mostrale l’ornamento che
proviene dal decoro e dall’onestà ed insegnale continuamente ciò
che le conviene.
Unità
dell’amore
9.
Siano comuni le preghiere tra di voi. Ciascuno vada alla chiesa e di
ciò che viene detto e letto là, il marito in casa chieda conto alla
moglie e quella al marito.
Se
la povertà in qualche modo si facesse sentire, porta l’esempio dei
santi uomini Paolo e Pietro, che ottennero una stima maggiore di
tutti i sovrani e ricchi, e come passarono la vita nella fame e nella
sete!
Insegnale
che nulla si deve temere delle cose della vita tranne soltanto
l’offendere Dio.
E
se uno si sposerà proprio per questi motivi non sarà di molto
inferiore a chi conduce vita monastica né lo sposato a quelli che
non lo sono.
Se
poi vuole fare pranzi ed offrire banchetti, non invitare nessun
impuro, nessun indegno, ma se troverai un santo povero che può
benedire per voi la casa, che con l’accesso dei suoi piedi può
introdurre ogni benedizione di Dio, questo invita.
Devo
dirti un’altra cosa? Nessuno di voi si dia da fare per sposarne una
più ricca, ma piuttosto una molto più povera. Infatti non entrerà
tanto motivo di piacere dalle sue ricchezze, quanto piuttosto
dispiacere dai rimproveri, dall’esigere di più di quanto ha
portato, dagli oltraggi, dal lusso, dalle parole importune.
Infatti
dirà probabilmente così: "Non consumai nulla del tuo, sono
ancora fornita del mio che mi hanno donato i miei genitori".
Che
dici, o moglie? Sei ancora fornita del tuo? Che cosa ci sarebbe
potuto essere di più infelice di questa parola?
Non
hai più un corpo proprio ed hai delle ricchezze proprie? Dopo le
nozze non siete più due carni, ma diveniste una sola, e due sono le
sostanze e non una! Oh, l’amore delle ricchezze! Siete divenuti un
uomo solo, un solo essere vivente ed ancora dici: "Le cose mie"?
Questa parola maledetta ed empia proviene dal diavolo.
Dio
rese per noi comune tutto ciò che è più necessario di queste, e
queste non sono comuni? Non è possibile dire: la mia luce, il mio
sole, la mia acqua; sono per noi comuni tutte le cose più grandi e
le ricchezze non sono comuni?
Vadano
in rovina infinite volte le ricchezze, anzi non le ricchezze, ma le
scelte che non sanno usare le ricchezze e le antepongono ad ogni
cosa.
Insegnale
fra il resto ciò, ma con molta grazia. La stessa esortazione alla
virtù ha di per sé un aspetto molto severo, soprattutto per una
fanciulla tenera e fresca. Quando le parole riguardano la saggezza
fa’ uso di molta grazia ed elimina da quell’anima soprattutto
questo: "Il mio e il tuo".
Se
dirà: "Le mie cose", dille: "Quali cose dici tue? Non
lo so infatti; non possiedo niente di proprio e come dunque dici: "Le
cose mie", essendo tutto tuo?".
Condonale
l’espressione. Non vedi che facciamo così per i bambini? Quando
hanno preso qualcosa a noi di mano e vogliono avere di nuovo
qualcos’altro, acconsentiamo e diciamo: "Sì, questo è tuo ed
anche quello".
Facciamo
così anche per la moglie. Infatti la sua mente è più infantile. E
se dirà: "Le mie cose", dille: "Tutto è tuo, anch’io
sono tuo". Non è una parola di adulazione, ma di molta
accortezza. Così potrai frenare la sua ira e placare la sua
insoddisfazione. È adulazione infatti se qualcuno compie qualcosa di
ignobile per il male: ciò invece è grandissima saggezza.
Dille
dunque: "Anch’io sono tuo, o figliola. Questo mi raccomandò
Paolo dicendo: "Il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la
moglie. Se io non ho potere sul mio corpo ma tu, quanto di più per
le ricchezze!".
Dicendo
ciò l’hai placata, hai spento la fiamma, hai svergognato il
diavolo, l’hai resa schiava più di una comprata col denaro, l’hai
legata con queste parole.
Così
in base a quanto tu dici insegnale a non dire mai: "Mio e tuo".
E
non chiamarla mai semplicemente, ma con tenerezza, con riguardo, con
molto amore.
Onorala
e non sentirà il bisogno di onore da parte di altri; non proverà
necessità della gloria da parte di altri se godrà di quella da
parte tua.
Preferiscila
a tutto, per ogni cosa, per bellezza, per intelligenza, e lodala.
Così la convincerai a non attaccarsi a nulla di esteriore, ma a
disprezzare tutto il resto.
Insegnale
il timore di Dio e tutto sgorgherà come da una fonte e la casa sarà
traboccante di infiniti beni. Se cercheremo le cose incorruttibili,
sopravverranno anche quelle corruttibili. Dice infatti: "Cercate
prima il regno di Dio e tutto ciò vi sarà dato in più". Quali
bisogna pensare che siano i figli di tali padri? Quali i servi di
tali signori? Quali tutti gli altri che si accostano a loro? Non
accadrà che anch’essi siano colmati di infiniti beni?
Infatti
come i servi il più delle volte uniformano i loro costumi su quelli
dei loro signori e fanno propri i desideri di quelli, amano le loro
cose, parlano delle stesse cose che hanno imparato, vivono nelle
stesse condizioni; così , se formeremo in tale modo noi stessi e
attenderemo alle Scritture, impareremo la maggior parte delle cose da
esse e così potremo piacere a Dio e trascorrere virtuosamente tutta
la vita presente e conseguire i beni promessi a quelli che lo amano.
Volesse
il cielo che tutti noi ne fossimo ritenuti degni, per la grazia e la
benevolenza del nostro Signore Gesù Cristo, al quale col Padre
insieme con lo Spirito Santo sia gloria, potenza, onore, ora e sempre
e per i secoli dei secoli. Così sia.
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