giovedì 11 febbraio 2016

(Mt 9,14-15) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

VANGELO
(Mt 9,14-15)
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di rinnovare in questo periodo di quaresima, la mia fede, la mia anima ed il mio cuore, perché sempre fedele alla tua parola, possa seguire la via segnata per noi da Gesù.
Quanto è viva la nostra fede? Quanto in noi c'è la speranza? Il cristiano sa che al di là della morte del Signore, c'è la sua resurrezione ,e non dobbiamo interpretare questo periodo di quaresima come un periodo di tristezza, ma di conversione profonda,di impegno reale, di ricerca di comunione, di tenerezza. Fare Quaresima, non significa fare a meno, ma fare di più, fare meglio. Incontro Gesù nel Getzemani e lo vedo triste, allora mi chiedo da dove viene questa tristezza. Gesù non ha altri interessi nel mondo che noi uomini, vederci voltare le spalle alla grazia lo rende triste, per cui la cosa che dobbiamo fare è accettare con slancio ogni grazia ci viene trasmessa. Percorriamo la via crucis e cerchiamo di lenire il suo dolore, non lo tradiamo, come ha fatto Giuda. Non siamo falsi, ma testimoni di una fede si faticosa, ma autentica. Viviamo da amici di Gesù, amici degli altri uomini, rinunciando a voler predominare su tutti. In questi momenti di angoscia per il mondo, comportiamoci da cristiani, accogliendo i fratelli in difficoltà e non sventolando ideologie politiche ed egoismi. Non facciamo di Cristo un re di burla, incoronandolo con bugie, dicendo di amarlo e dimostrandogli il contrario. Quella croce che Gesù ha abbracciato per noi grida al nostro dovere di prenderne coscienza, di cambiare atteggiamento .Formiamo famiglie in cui si cantino inni alla vita, si percepisca il dono che ogni figlio rappresenta, e cerchiamo di trasmettergli questi valori, non di vestirli all'ultima moda. Sotto alla croce Maria ci insegna che l'amore è non fuggire la sofferenza, ma condividerla. La quaresima ci insegnerà che la fede non è teoria d'amore, ma pratica d'amare; è stare tutto il tempo che possiamo con Gesù, è tenerlo stretto e farci stringere al suo cuore, grondante d'amore per noi.
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mercoledì 10 febbraio 2016

(Lc 9,22-25) Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.



VANGELO DI GIOVEDì 11 Febbraio 2016
(Lc 9,22-25) Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami Signore a perdere la mia natura terrena per vivere sulla terra come Tu ci hai insegnato.
Siamo così impregnati del nostro fango, dal quale siamo stati tratti, che togliercelo di dosso è davvero difficile.
Anche chi ha scelto di seguire il Signore, non riesce a rinnegare e se stesso; purtroppo questo è spesso motivo di scandalo, anche se per i loro peccati sono molto più indulgenti che per i nostri.
Anziani e sacerdoti allora, come ora, più che seguire quello che fa Gesù, sono impegnati a rinnegarlo. Ogni volta che la decisione si fa difficile, ogni volta che c'è da fare uno sforzo, rinunciano più facilmente a seguirlo... e noi dietro a loro.
La nostra vita sempre sul bordo di un baratro, sempre in bilico tra bene e male e noi che non riusciamo mai a decidere definitivamente perchè spostiamo i confini secondo il nostro comodo.
Lasciamo che Cristo ci guarisca, lasciamo che ci rivesta d' amore ed usiamo tutta la nostra forza, per piegare le nostre ginocchia, per tacere pettegolezzi e giudizi, ed apriamo gli occhi del cuore a Lui ed a LUI SOLO.Amen
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martedì 9 febbraio 2016

(Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

VANGELO
(Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidaci verso la beatitudine dei figli di Dio, istruisci le nostre menti su come dobbiamo comportarci; insegnaci a sopportare con pazienza ed umiltà le cose che non possiamo cambiare.
Inizio una nuova riflessione, perché le parole " la vostra giustizia " mi fanno pensare che spesso quello che per noi è giusto, non è giusto per Dio e lo sappiamo benissimo, ma fingiamo di ignorarlo e ci giriamo le cose, fino a che non convinciamo noi stessi e gli altri, che Dio ci darebbe ragione...
Si parla spesso oggi di buonismo, che è come dire falsa bontà.
Lo si fa nei confronti degli extracomunitari, dei profughi, degli omosessuali, e di ogni altro tipo di persone, semplicemente diverse da noi.
Lo fanno i politici, per non perdere i consensi e lo fanno tante persone per
" sembrare " politicamente corretti, (traduzione letterale dell'inglese politically correct) che vuol dire in fine apparire una persona aperta, libera, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona.
Ma è tutta una bufala!!!!
Un esempio ce l' abbiamo quando ci troviamo davanti ad una scelta che ci riguarda, del tipo per esempio, se far nascere un figlio con la possibilità che nasca malato; quante volte ho sentito dire, non è giusto... allora è giusto farlo morire?
Quante volte l' uomo si indigna davanti ad un' ingiustizia?
Quante volte agisce contro chi la commette?
Siamo capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo, come diceva Che Guevara?
Spesso commette ingiustizia non solo colui che fa qualcosa, ma anche colui che non la fa.....
Quante volte chiamiamo giustizia la vendetta?
Dobbiamo imparare a vivere nel mondo, senza farci contaminare dal mondo e dalla sua falsa giustizia e dobbiamo imparare ad avere rispetto delle idee altrui, ma anche e prima di tutto, a far rispettare ed a rispettare per primi, il pensiero di Dio, il piano che Lui ha formato per le Sue creature e che è meraviglioso.
Il Dio della Bibbia agisce " dall'interno ", cambiando il cuore umano, " verso l'esterno " per influenzare la società.
L’uomo senza timore di Dio e senza rispetto della Sua Parola, agisce
“ dall’ esterno ”, cambiando la società, per arrivare “ all’ interno ”, pensando di cambiare il cuore dell’ individuo.
L' unica nostra salvezza è la misericordia di Dio che non si stanca mai di richiamarci e perdonarci...
Precedentemente avevo letto in questa pagina di Vangelo, un invito ad imitare la piccola MadreTeresa... .
http://bricioledivangelo.blogspot.com.es/…/mt-61-616-18-il-…
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lunedì 8 febbraio 2016

(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

VANGELO  DI  MARTEDÍ 9 FEBBRAIO 2016
(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Parola del Signore







LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA 
Aiutami Spirito del mio Dio a comprendere gli insegnamenti che Gesù è venuto a portarci per parlare direttamente con noi attraverso di te, e a non lasciarmi confondere dalle tradizioni degli uomini che oscurano quelle di Dio.
Abbiamo incontrato a febbraio questo vangelo e qui c'è la mia riflessione di allora: http://bricioledivangelo.blogspot.it/…/mc-71-13-trascurando…
Oggi però la Chiesa ci invita a concludere la lettura in un altro modo, e mi piace vedere come, questi due finali, pur essendo parte dello stesso discorso, indichino cose completamente diverse a mio avviso. Infatti questa volta il discorso sposta quel dito puntato su scribi e farisei verso la folla:- ascoltatemi tutti e comprendete bene - dice il Signore. Vale per me, per te, per i sacerdoti e persino per chi non ha mai pensato di fermarsi ad ascoltarlo. Spesso, troppo spesso diamo la colpa agli altri, agli accadimenti della vita, per giustificare certi nostri comportamenti. Pur se è vero che ad ogni azione, corrisponde una reazione, è anche vero, che la reazione non può essere scontata.... e molto... tutto, dipende da quello che vive dentro di noi e nutre la nostra anima. Sono convinta che le dieci parole dettate a Mosè e abbondantemente riviste da sempre dagli uomini, non servano per costringerci, ma per donarci indicazioni sempre più precise sulla via da percorrere per essere felici, ma a volte tra questi paletti , per mancanza di amore, si sono eretti reticolati, e questo non ha aiutato e non aiuta nessuno a camminare dietro al Signore. Tanto per cominciare, ci voltiamo troppo qua e la per vedere cosa fanno gli altri e "secondo le regole ", ci soffermiamo per giudicarli, e diciamo di loro tutto il male possibile. Il nostro modo di vivere ruota intorno agli altri, il nostro io si pavoneggia e spera di riflettere una bella immagine di se stesso. Sant' Agostino urla, dopo tanto vagare :" Tu eri dentro di me e io fuori " ...è un brano di una dolcezza struggente, quasi disperata che ci invita, per questo lo collego al Vangelo di oggi, a trovare la bellezza di Dio in noi, anche se sepolta dalle nostre umane nefandezze. Questo contatto va cercato, desiderato, vissuto... e invece di cercare le direttive da "fuori" potremo con Agostino concludere: " mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace." 
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domenica 7 febbraio 2016

(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.

VANGELO.
 (Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
 Signore dammi la possibilità di toccare il tuo mantello, fa che il tuo Spirito mi sfiori e sarò salva.
In questa pagina Marco, pone l'accento sul fatto che la gente accorre da tutte le parti presentandosi a Gesù, per essere guariti. Riconoscere di aver bisogno del Signore è la prima cosa che ci serve per cominciare a creare un buon rapporto con Lui. È la voglia di fede che li spinge a cercarlo, a voler toccare almeno un lembo del suo vestito, perché quelli che riuscivano a farlo, venivano salvati. Vediamo di capire che cosa può voler dire questo: certamente che per essere salvati bisogna cercare di conoscere Gesù, bisogna avvicinarsi a Lui, fino a toccarlo, per riconoscerlo tra tutti gli altri, avere quella fede sana che ci fa muovere verso di lui, la fede di chi si riconosce peccatore, indegno dell' amore di Dio. Gli ultimi, gli emarginati, gli ammalati, tutte le persone alle quali nessuno dà retta, nessuno dà fiducia, si rivolgono a Gesù e Lui è sempre disponibile per loro, sempre pronto a servire, a insegnare, perché per questo è venuto. Rivolgiamoci quindi con fiducia al Signore, non pensiamo di essere sufficienti a noi stessi, non cerchiamo i potenti terreni, ne maghi e stregoni, la cronaca insegna che non ci porteranno da nessuna parte se non all'insoddisfazione o alla rovina. Abbiamo Gesù il più grande dei guaritori dell'anima e del corpo, vediamo quanto la santità di chi si fida ciecamente di Lui, si veda nelle opere e nel cuore, quanto neanche la più grande sofferenza smorzi quella fede, imitiamo i santi, ma più di tutti, e per primo imitiamo Gesù, seguiamo il maestro e potremo avvicinarci tanto da poter toccare il suo mantello.
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sabato 6 febbraio 2016

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.

VANGELO
(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore.



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore, tu che che vuoi che noi ti seguiamo, aiutaci a farlo, come Pietro e i suoi, ci affidiamo a te; rendici pescatori di uomini.
L' immagine di oggi ci porta a fare alcune considerazioni.
Prima cosa; vediamo la gente che si accalca sulla riva del lago e cerca di ascoltare Gesù, attirata dalla fama che lo precede.
Sono confusi e increduli, anche Pietro e gli altri pescatori stanno lì, stanchi e anche un po' seccati che Gesù abbia scelto proprio quel posto per la sua predicazione.
Avevano tirato su le reti e la pesca non era andata bene. La fatica era tanta e mentre Pietro pensava a tutte queste cose, Gesù salì sulla sua barca e gli chiese di allontanarsi dalla riva.
Forse ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma Gesù aveva fatto la sua scelta e lo convinse che accettare di mettersi a sua disposizione.
Lui era un pescatore esperto, ma quella sera non aveva ottenuto risultati e quest' uomo gli diceva di gettare le reti ... chissà perché, che cosa gli voleva dimostrare? Vediamo un po' dove vuole arrivare!
E più per curiosità che per fede si allontanò con Lui sulla barca.
Le reti si riempirono, ma talmente tanto, da non far pensare a una buona pesca, ma assolutamente a qualcosa di miracoloso, valeva la pena allora di seguire quest'uomo, di fidarsi di lui.
Ma chissà cosa voleva davvero da Pietro e dai suoi compagni; gli diceva di non aver paura, allora c'era da aver paura? Gli diceva che li avrebbe fatti diventare pescatori di uomini, ma come potevano loro, così ignoranti, loro che erano così lontani da quello che Lui predicava, loro che erano uomini comuni, peccatori come tutti, che non si sentivano all'altezza.
Ma Gesù non chiede di essere all' altezza, chiede di mettersi a sua disposizione. Sarà Lui che trasformerà la nostra vita, che ci dirà mano a mano come comportarci; lasciamoci andare, sarà meraviglioso vedere come un piccolo essere come ognuno di noi, nelle mani di Dio diventerà un miracolo vivente, di testimonianza e di fede.
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venerdì 5 febbraio 2016

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.


VANGELO I SABATO 6 FEBBRAIO 2016

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Ti prego, Signore mio, di vivere dentro di me, di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.

Stiamo assistendo ad uno dei tanti episodi in cui Gesù e gli apostoli, sono attorniati dalla folla. Questo è narrato da tutti e 4 gli evangelisti, anche se con delle diversità, e questi versetti precedono la descrizione da parte di Marco della prima moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Quello che voglio notare insieme a voi però, non è il miracolo che seguirà, ma quello che genererà in Gesù il desiderio di operare il miracolo. Si era incontrato con gli apostoli e loro gli avevano raccontato tutto quello che avevano fatto da quando lui li aveva inviati in missione a due a due.

La stanchezza era evidente, e anche gli apostoli come Gesù, provarono cosa voleva dire prendersi cura degli altri più che di se stessi; ricordate quando di Gesù dicevano che era folle perchè non si fermava neanche per mangiare e per stare con i suoi parenti?

Lui li guarda e prova compassione per loro, ossia soffre insieme a loro della loro stanchezza, e decide di allontanarsi insieme a loro da quel posto pieno di gente, per trovare un posto per riposare. Nel brano si dice che Gesù cerca un luogo deserto, ma spesso la parola deserto serve per far capire che non ci sono sicurezze su cui basare la propria vita, per questo cercano qualcuno che li conduca fuori dal deserto. E come Mosè, che ricevette dal cielo la manna per saziare il popolo d'Israele, Gesù come un nuovo Mosè, darà loro quello che cercano proprio come un buon pastore che vede le sue pecore che hanno paura perchè non sanno dove andare.

Pochi tra noi sanno che le pecore non vedono molto bene, che belano per tenersi in contatto e per questo si stringono tra di loro. Gesù le ama e non vuole farle ripartire da lì senza aver donato loro la sua parola.

Gesù ha compassione dei suoi uomini e della gente che vuole ascoltare la sua parola; la stessa che dobbiamo provare per noi stessi e per i nostri fratelli; " la compassione di Cristo" ed è con questa che noi dobbiamo confrontarci.

Fermiamoci e rimaniamo con Gesù, isoliamo il nostro animo in contemplazione della parola, raccogliamoci in preghiera, non solo opere, non solo esposizione, non solo testimonianza, ma anche ritrovarsi nella pace del Signore, per avere anche il tempo di ascoltare la sua voce.

Non perdiamo la pazienza dietro alle richieste di chi ha bisogno di noi, del nostro aiuto, della nostra comprensione, ma cerchiamo sempre di ricavare un piccolo spazio per noi stessi e per il nostro colloquio con il Signore, come se innaffiassimo una piantina che altrimenti seccherebbe e non potrebbe più fare fiori.

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giovedì 4 febbraio 2016

(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.

VANGELO
(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di illuminare la mia mente, e far penetrare la tua parola nel mio cuore.
Non ci sono mezze misure, il Cristianesimo non è una teoria, ma una condizione di vita.
Non ci si può definire cristiani e adattare il cristianesimo alle nostre esigenze. È una scelta seria, perché ne va la nostra salvezza, per questo risulta difficile. Anche Erode, che non aveva nessuna intenzione di convertirsi, temeva Dio, ma più per superstizione che per fede. Lo incuriosiva Giovanni Battista, perché aveva il coraggio di parlare, anche contro di Lui, infatti Giovanni denunciava la sua ambiguità.
Erode passava per un buon regnante, addirittura per un benefattore, perché ci teneva molto a rimanere al suo posto, quindi lo fece arrestare temendo che dalle sue parole potesse scaturire una ribellione del popolo. Il potere è una tentazione continua, allora come ora .
La vita di corte era all'insegna della lussuria, delle orge e del libertinaggio, Erodiade era la moglie legittima del fratello di Erode, ma viveva in peccato con il cognato e tutte le sollecitazioni di Giovanni Battista ad una vita onesta e correttamente morale le davano proprio fastidio.
Aveva già provato a convincere l' amante ad ucciderlo, ma non c' era riuscita, perché in fondo anche lui temeva Dio e la sua ira, ricordiamo, più per superstizione che per sacro timore di fare del male.
Ma quando uno accetta di vivere con la corruzione, col male, col peccato, perde sempre il controllo della situazione e per un ballo eccitante della figlia di Erodiade, per una promessa fatta giurando sul male, per non passare da bugiardo davanti agli altri; ecco che lo scempio si compie e la testa di Giovanni cade, servita su un vassoio alla richiesta della vergognosa figlia di Erodiade, conformata a quella della madre.
Anche oggi compromessi e ricatti, per chi al potere usa la sua posizione per vivere una vita di lussi e vizi, invece che per amministrare onestamente .
Non accettiamo il compromesso tra bene e male perché non esiste, è solo una illusione che satana insinua nelle nostre menti per farci abituare al male fino a legittimarlo ai nostri occhi.
Quando Erode sente parlare di Gesù, la coscienza di quello che aveva fatto a Giovanni ancora gli rimorde e dato che non lo conosceva, che era così estraneo alla sua figura, lo associa a quest' ultimo e teme che sia risorto dai morti.
Un comportamento retto, non teme lo sguardo del Signore, per questo Gesù ci ha detto in altre occasioni che chi serve Dio, non può servire mammona, ossia satana.
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mercoledì 3 febbraio 2016

La storia di Claude Newman il condannato a morte convertito dalla Medaglia Miracolosa.


CLAUDE NEWMAN


La storia di Claude Newman il condannato a morte convertito dalla Medaglia Miracolosa.


Era il 4 febbraio 1944. La notizia dell’esecuzione di Claude Newman fu pubblicata il giorno stesso sul «Vicksburg Evening News»: «Questa mattina alle ore 7.00,nella prigione federale di Warren,mediante sedia elettrica, si é svolta l’esecuzione capitale di Claude Newman, un uomo di colore di vent’anni. Egli é stato accompagnato da padre O’Leary.Prima dell’esecuzione Newman, che in prigione é diventato cattolico, ha detto: “Sono pronto ad andare!“»


La vicenda, accaduta nel 1944 nel sud degli Stati Uniti, ne è una straordinaria e consolante riprova. Ne fu testimone padre Robert O’Leary SVD (1911-1984), missionario nel Mississippi, che lasciò ai posteri una registrazione audio dal titolo: «La conversione del prigioniero Claude Newman». Questa è la storia che raccontò.


Claude Newman (1923-1944), un uomo di colore, a soli 5 anni era stato separato dalla madre Floretta e mandato a Bovina, una piccola località a est della città di Vicksburg, in Mississippi. Lì, insieme al fratello più grande, crebbe con la nonnaEllen Newman.


Fin da bambino Claude dovette prender parte al pesantelavoro nelle piantagioni di cotone, dove lavorava anche Sid Cook, l’uomo che nonna Ellen aveva sposato nel 1939. Dopo aver assistito ai continui maltrattamenti e alle percosse che l’amata nonna subiva da parte del marito, il pomeriggio del 19 dicembre 1942 Claude uccise Cook con un colpo d’arma da fuoco. Aveva 19 anni.Cercò di fuggire, ma dopo alcune settimane fu arrestato e condannato a morte.


Nel 1943 Claude Newman si trovava in prigione a Vicksburg, in attesa dell’esecuzione. Divideva la cella con altri quattro detenuti. Una sera i cinque conversavano tra di loro quando, in un momento di silenzio, Claude notò una specie di fogliolina appesa con una cordicella al collo di uno dei presenti. Incuriosito domandò di cosa si trattasse. ll compagno di cella rispose bruscamente: «È una medaglia». Claude chiese ulteriori spiegazioni. Il detenuto di fronte a lui era cattolico, ma non sapeva spiegare il senso e lo scopo di quella medaglia. Se la strappò dal collo e, bestemmiando, la buttò ai piedi di Claude gridando: «Su, prenditela!».


Claude, senza dire una parola, raccolse la medaglia miracolosa e, con il permesso delle guardie, se l’appese al collo. Si sentiva attirato da quell’oggetto e lo voleva portare come ornamento.


La stessa notte stava dormendo sulla sua branda, quando all’improvviso fu svegliato da qualcuno che gli aveva toccato il polso. Più tardi raccontò a padre O’Leary: «Davanti a me stava la donna più bella che Dio abbia mai creato». Claude, si spaventò, non sapeva cosa fare. Ma la Signora lo tranquillizzò dicendo: «Se mi vuoi come madre e vuoi diventare mio figlio, fai chiamare un sacerdote cattolico». Dopo di che la Signora scomparve e Claude gridò: «Chiamatemi un sacerdote cattolico!».


Così padre O’Leary la mattina seguente andò da lui. Claude gli confidò quanto era accaduto durante la notte. Poi chiese di ricevere un’istruzione religiosa. Il buon padre O’Leary era scettico, ma promise di assolvere a quella richiesta.


Tornato nella sua parrocchia, padre O’Leary raccontò al suo parroco l’avvenimento. Il giorno dopo si recò puntualmente nella prigione per la prima lezione di catechismo. Lì dovette constatare che Claude Newman non sapeva né leggere né scrivere, perché non aveva mai frequentato la scuola e la sua ignoranza riguardo la fede era ancora piu grande. Non sapeva nulla di nulla. Non conosceva Gesù e sapeva solo che esisteva un Dio.


Cosi Claude venne istruito, ma la cosa sorprendente è che anche i suoi compagni di cella lo seguirono. Dopo alcune settimane, un giorno, durante la catechesi, padre O’Leary disse: «Allora ragazzi, oggi parliamo del sacramento della confessione». Claude subito rispose: «Oh, su questo sono informato! La Signora mi ha detto che noi, quando ci confessiamo, non ci inginocchiamo davanti al sacerdote, ma davanti alla croce di suo Figlio. E quando ci pentiamo davvero dei nostri peccati e li confessiamo, il sangue che Lui ha versato per noi scorre su di noi e ci purifica dai nostri peccati».


Padre O’Leary rimase di stucco. «Oh, non sia arrabbiatol», si scusò Claude, «non ho voluto precederla». «Non sono arrabbiato, solo sorpreso. Allora hai visto di nuovo la Signora?», domandò il religioso turbato. Ma solo quando i due si ritrovarono per alcuni istanti in disparte, il giovane rispose serio: «La Signora mi ha detto, se lei avesse dei dubbi o delle esitazioni, che avrei dovuto ricordarle la promessa che lei fece alla Madonna in Olanda, nel 1940, mentre era in trincea, e della quale lei aspetta ancora l’adempimento». «Poi», cosi ricordò O’Leary, «Claude mi descrisse precisamente in cosa era consistita la promessa. Questo incredibile fatto mi convinse totalmente che, riguardo le apparizioni, Claude stava dicendo la verità».


Ritornato nel gruppo, Claude continuo ad incoraggiare i suoi quattro compagni: «Non abbiate paura della confessione! Davvero voi dite i vostri peccati a Dio e non al sacerdote. Sapete, la Madonna mi ha spiegato: noi parliamo attraverso il sacerdote a Dio e Dio, attraverso il sacerdote, parla a noi».


La settimana dopo padre O’Leary preparò per i suoi cinque detenuti catecumeni una lezione sul Santissimo Sacramento. Claude gli fece comprendere che la Madre di Dio lo aveva istruito anche su questo. Con il permesso del sacerdote, iniziò a spiegare: «La Madonna mi ha detto che l’Ostia ha solo l’apparenza di un pezzo di pane, ma in verità è suo Figlio. Ella mi ha anche spiegato cheGesù rimane solo per breve tempo dentro di me, come rimase dentro di lei prima della sua nascita a Betlemme. Perciò dovrei passare il tempo con lui come ha fatto lei durante la sua vita: amandolo, adorandolo, lodandolo, chiedendo la sua benedizione e ringraziandolo. In quei minuti non dovrei pensare a nessuno e a nulla, ma passare il tempo con lui solo».


Conclusa la catechesi, i cinque ricevettero il battesimo. Era il 16 gennaio del 1944.Quattro giorni dopo avrebbe avuto luogo l’esecuzione di Claude.


Il giorno precedente alla sedia elettrica lo sceriffo Williamson gli disse: «Claude, puoi esprimere un ultimo desiderio. Cosa vuoi?». E lui rispose: «Voi siete tutti agitati. Anche le guardie sono confuse, ma non capite: solo il mio corpo morirà, io andrò a stare con Lei. Perciò vorrei organizzare una festa». «Cosa intendi?» chiese lo sceriffo. «Un party», rispose Claude con calma. «Potrebbe chiedere a padre O’Leary di organizzare una festa con dolci e gelato e permettere ai prigionieri del secondo piano di muoversi liberamente nella sala principale, in modo che tutti possiamo festeggiare?» «Qualcuno potrebbe aggredire il sacerdote…» avvertì uno dei sorveglianti. Claude si rivolse ai suoi compagni e chiese: «Ragazzi, non lo farete, vero?». Allora ilsacerdote andò a far visita ad una ricca benefattrice della parrocchia la quale provvide ai dolci e al gelato. Cosi i prigionieri ebbero il loro party.


Alla fine, nella stessa sala, su desiderio di Claude, tutti poterono vivere anche un’ora santa di preghiera. Meditarono la Via Crucis, pregarono per Claude e per la salvezza delle loro anime. I prigionieri ritornarono nelle loro celle e padre O’Leary si recò in cappella. Andò a prendere l’Eucarestia e fece fare a Claude la Comunione. Poi i due rimasero ancora in preghiera inginocchiati.


Quindici minuti prima dell’esecuzione, lo sceriffo Williamson salì le scale, correndo e gridando ad alta voce: «Proroga, proroga, il governatore ha data una proroga di due settimane!». Presso gli uffici competenti, lo sceriffo e l’avvocato di zona avevano tentato tutto il possibile per salvare la vita di Claude. Quando ne fuinformato, egli cominciò a piangere. O’Leary e Williamsonpensavano che fossero lacrime di gioia e di sollievo. Ma Claude, singhiozzando, disse: «Voi non capite nulla! Se aveste visto solo una volta il “Suo” volto e guardato nei “Suoi” occhi, non vorreste vivere neanche un giorno di più. Dove ho sbagliato?», chiedeva al religioso, «che Dio mi rifiuta di tornare in patria? Perché dovrei vivere per altre due settimane sulla terra?».


O’Leary ebbe un’idea: ricordò a Claude James Hughes,un altro detenuto, che aveva condotto una vita perversa, anch’egli condannato a morte; mentre Claude veniva educato nella fede cattolica, James aveva iniziato a nutrire un profondo odio verso di lui.


«Forse Maria desidera che tu offra questa rinuncia, il non poter essere ancora presso di Lei, per laconversione di Hughes», disse. «Perché non offri a Dio ogni momento lontano dalla Madonna per questo prigioniero, per far sì che non resti lontano da Dio per l’eternità?». Claude fu d’accordo e chiese al suo interlocutore di insegnargli le preghiere necessarie. Per due settimane offrì tutto quello che poté per James Hughes.


Alla fine Cluade Newman fu giustiziato e padre O’Leary commentò: «Mai avevo visto prima qualcuno andare incontro alla morte cosi sereno». Anche i testimoni ufficiali e i giornalisti ne furono sbalorditi e non riuscivano a comprendere come il volto di un condannato a morte sulla sedia elettrica potesse esprimere tanta serenità.


Le ultime parole di Claude furono per il religioso: «Padre, mi ricorderò di lei e quando avrà un desiderio, si rivolga a me ed io chiederò alla bella Signora».


Tre mesi dopo, il 19 maggio 1944,doveva aver luogo l’esecuzione di James Hughes, l’uomo che aveva odiato profondamente Claude Newman. Padre O’Leary raccontò: «Era il tipo più disonesto e immorale che avessi mai conosciuto. Il suo odio contro Dio e contro tutto ciò che è spirituale è impossibile descriverlo».


Poco prima di essere accompagnato dallo sceriffo nella cella dell’esecuzione, il medico del carcere chiese a Hughes almeno di inginocchiarsi e di recitare il Padre Nostro. Come risposta, costui,bestemmiando, gli sputò in faccia.


Appena Hughs fu fissato sulla sedia, lo sceriffo fece un ultimo tentativo: «Se avesse ancora da dire qualcosa, lo dica ora!». La risposta fu un’altra bestemmia. Ma poi, all’improvviso, ammutolì. Fissando con occhi sbarrati dallo spavento un angolo della stanza, ad alta voce gridò: «Portatemi un sacerdote!».


Poiché la legge di Mississippi prescrive la presenza di un sacerdote alle esecuzioni capitali, O’Leary era già nella stanza, ma nascosto dietro alcuni giornalisti, perché Hughes aveva minacciato di bestemmiare Dio, se avesse visto un «pretaccio».


O’Leary andò immediatamente dal condannato, il quale gli disse: «Sono cattolico, ma a diciotto anni, per la mia vita immorale, mi sono allontanato dalla Chiesa». Poi tutti uscirono. Rimasero solo il sacerdote e il prigioniero. James Hughes si confessò come un bambino, con profondo pentimento.


Quando tutti rientrarono nella stanza, lo sceriffo domandò con curiosità: «Padre, cosa ha provocato il cambiamento di Hughes?». «Non lo so», rispose O’Leary. Lo sceriffo si rivolse al condannato: «Cosa ti ha fatto cambiare idea?» «Si ricorda l’uomo di colore, Claude Newman, che non potevo sopportare?», chiese un Hughes totalmente diverso. «Stava qui in quell’angolo e dietro di lui, con le mani sulle spalle di Claude, la Santa Vergine. Poi Claude mi ha detto: “Ho offerto la mia morte in unione con Cristo sulla Croce per la tua salvezza. La Madonna ha ottenuto per te la grazia di vedere il luogo dell’inferno a cui sei destinato, se non dovessi pentirti“. E in quell’attimo ho chiesto ad alta voce un prete». Poco dopo James Hughes fu giustiziato. Si era convertito all’ultimo momento.


Fonte: http://www.iltimone.org/32456,News.html

(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.

VANGELO
(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore.



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Insegnami Signore le tue vie, fa che nel mio cammino io possa seguire te e non mi perda mai, nè cerchi di vedere la mia ombra, ma resti abbagliata solo dalla tua luce.
Il Signore ci spinge verso la considerazione di alcuni verbi che vengono usati: chiamò-prese-dava-ordinò.
Parlava come uno che aveva autorità, e che sapeva benissimo che la missione che dava ai suoi discepoli non sarebbe stata facile e che molti li avrebbero rifiutati .
Li spinge a superare le controversie e a non farsi fermare da chi sembra non accettare la buona notizia, ed in questo io vedo un avvertimento di Gesù, riguardo la consapevolezza di non sapere bene quali erano i poteri che lo Spirito Santo concedeva loro, sicuramente più forti di quanto loro stessi comprendevano.
Ancora oggi, molti di noi, commettono l' errore di cercare di puntare tutto sulle proprie forze, dimenticando che la nostra forza è in colui che ci ha mandati.
Spesso, nei miei interventi, ho affermato che se tante persone si allontanano dalla Chiesa, la colpa non è di Dio, nè delle regole dettate a Mosè e attuate da Gesù, ma di noi, uomini e donne, laici e pastori, che spesso, purtroppo, non siamo credibili e tanto meno coerenti.
Essere catechisti, non significa insegnare nozioni, ma esprimere queste nozioni con le opere, con la propria coerenza, con la vita.
È anche per noi un cammino, che passa attraverso varie fasi, che incontra ostacoli, cadute, spesso catastrofiche, perchè lo scontro è sempre dietro
l' angolo.
Mi viene in mente che la vita si svolge un po' come l' incognita nelle espressioni, che è la risposta a dei dati che si incontrano per poi poterne ricavare altri. Così è la reazione che possiamo avere quando qualche ostacolo ci si presenta nel nostro cammino di fede, è molto importante che sia quella giusta.
Per questo, Gesù chiede di lasciare tutto e di prendere solo un bastone su cui appoggiarci nel nostro cammino, ossia ci chiede di non pensare di poterci poggiare su noi stessi.
La nostra forza è la sua parola, ma perchè sia convincente, perchè produca frutto, dobbiamo trasmetterla così come ci viene trasmessa, viverla perchè possa generare vita, amarla per farla amare.
Se Gesù avesse fulminato tutti coloro che gli sbarravano la strada, quale messaggio ci avrebbe trasmesso? Se a chi lo oltraggiava avesse risposto in uguale misura, cosa avremmo recepito?
Ma Gesù ha solo e sempre amato, perdonato, aiutato, liberato da ogni forma di male; è stato maestro sia con le parole che con la sua vita, quindi quello che dobbiamo cercare di fare, per noi prima di tutto, è non scandalizzare con la nostra incoerenza, trascurando tutto quello che può essere importante agli occhi degli uomini, fama, posizione sociale o denaro e cercare di crescere in umiltà, carità e coerenza con il Vangelo che siamo chiamati a testimoniare.
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martedì 2 febbraio 2016

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

VANGELO.
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Donami Signore la prudenza e l' umiltà necessarie per poter parlare di Te con giustizia e verità, perché quello che io scrivo possa far comprendere, non confondere.

Ho dato un'occhiata ad altre riflessioni che ho fatto in precedenza su questa pagina, ma questa immagine che ho scelto oggi, mi ha portato via e come al solito, a me non resta altro che seguire questa ispirazione. Gesù torna a Gerusalemme, tra i suoi, che conoscevano la sua storia, le sue origini, e la sua famiglia. Erano quindi convinti di sapere tutto di lui, di conoscerlo a fondo.... di sapere chi era e cosa potevano aspettarsi da lui!!! Ecco che la foto dimostra come non lo conoscevano affatto, perché, come nella foto, erano fermi, immobili sulla porta delle loro credenze. Gesù resterà sempre motivo di scandalo se non ci si immedesimerà con Lui, e mai come in questo periodo, vedo sacerdoti confusi, che cercano di allontanare le pecore dal pastore, creando altro scandalo. Ho più di 60 anni e ho vissuto la crisi della chiesa degli anni 70, che portò molti a dividersi, perché non riuscivano ad accettare le aperture del concilio vaticano 2°. La più famosa è quella dei cosiddetti cattolici tradizionalisti o lefevriani, ma non da meno furono i sedevacantisti che credono che dal Concilio Vaticano II ad oggi non ci siano più stati Papi legittimi e quindi la sede papale sia vacante: da quelli che sostengono che Giovanni XXIII fosse un eretico a quelli che ritengono il Concilio un complotto dei nemici della Chiesa – massoni od ebrei. Non voglio spaccare il capello in 4, né tornare ai motivi che li spinsero ad uscire dalla Chiesa Madre, o a restarne in seno minandone continuamente la credibilità, perché se andiamo a studiare un pò la storia della Chiesa, vediamo che di scismi ce ne sono stati molti, voglio solo dire che 50 anni fa la Chiesa vide il cambiamento, vi si avvicinò e lo ostacolò insieme, come fa tuttora. Io credo che l'unico cambiamento sarebbe l'unità di tutti i credenti, senza che si cerchi di omologare quello che per alcuni deve essere in un modo e per altri in un altro. Mi è capitato di ascoltare un intervento di una pastora protestante battista sull'argomento "salvaguardiamo la terra" lo scorso anno, e trovo che il discorso di Papa Francesco molto simile; per questo io penso che se essere cristiano è un valore , questo lo è ancor più, nella dimensione della capacità dei cristiani di svolgere una funzione positiva nei confronti della società e della storia. Non arrendersi significa ascoltare la parola di Dio, farla propria, ognuno a modo suo e non restare immobili aspettando che il mondo cambi, ma iniziare il cambiamento smettendola di dividerci. Il sogno di Dio è anche il nostro, e non è un ideale di fantasia, come alcuni filosofi pensano, ma un ideale della ragione e non posso né voglio arrendermi a pensarla come Hegel che disse: "Può anche accadere, certo, che così resti sacrificato il diritto dell'individuo: ma ciò non riguarda la storia del mondo, a cui gli individui servono solo come mezzo per il suo progresso." No io non posso considerarmi un mezzo per il progresso, ma voglio pensare che il mondo è la mia casa, creata da Dio per la mia felicità, e non per la ricchezza di pochi a scapito di altri. Delinquenti che avvelenano la terra, assassini che uccidono senza pietà nei modi più svariati... questo sicuramente nessuno lo vuole accettare, ed allora usciamo dai preconcetti, sia che siamo battezzati o che non lo siamo, sia che siamo cattolici o no, riconosciamo che il mondo non migliora facendoci le guerre, e specialmente distruggendo ogni valore.
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PRESENTAZIONE DEL SIGNORE



Presentazione del Signore







SOTTOFONDO MUSICALE


https://www.youtube.com/watch?v=5PzTrC9fREY







"Nel cuore della Chiesa, per parlare agli uomini del Cielo".

La vita consacrata ricorda a tutti il primato assoluto di Dio e la ricchezza dei carismi suscitati dallo Spirito, che attualizzano nel mondo le opere meravigliose del Regno di Dio.

La loro testimonianza di vita, con la scelta radicale di Cristo, povero casto e obbediente, ci proietta nella dimensione del “già e del non ancora” e ci sprona a rispondere alla chiamata alla Santità.

Preghiamo per tutte le vocazioni di speciale consacrazione a Dio

“Testimoni della vita buona del Vangelo”



«Vidérunt óculi mei salutáre tuum,

quod parásti ante fáciem ómnium populórum.»

2 febbraio



La festività della Presentazione del Signore, di cui abbiamo la prima testimonianza nel secolo IV a Gerusalemme, venne denominata fino alla recente riforma del calendario festa della Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento della storia della sacra Famiglia, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione.

La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di "presentazione del Signore", che aveva in origine. L'offerta di Gesù al Padre, compiuta nel Tempio, prelude alla sua offerta sacrificale sulla croce.


Questo atto di obbedienza a un rito legale, al compimento del quale né Gesù né Maria erano tenuti, costituisce pure una lezione di umiltà, a coronamento dell'annuale meditazione sul grande mistero natalizio, in cui il Figlio di Dio e la sua divina Madre ci si presentano nella commovente ma mortificante cornice del presepio, vale a dire nell'estrema povertà dei baraccati, nella precaria esistenza degli sfollati e dei perseguitati, quindi degli esuli.


L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima": Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio.



Non stupisce quindi che alla festa odierna si sia dato un tempo tale risalto da indurre l'imperatore Giustiniano a decretare il 2 febbraio giorno festivo in tutto l'impero d'Oriente. Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio 1 (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti". Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della "candelora". La notizia data già da Beda il Venerabile, secondo la quale la processione sarebbe un contrapposto alla processione dei Lupercalia dei Romani, e una riparazione alle sfrenatezza che avvenivano in tale circostanza, non trova conferma nella storia.








O Gesù, anche noi oggi,

come Simeone e la profetessa Anna,

ti stringiamo sul nostro cuore.

Loro videro un bimbo povero, avvolto in panni,

e credettero nella tua divinità;

noi vediamo un po’ di pane e crediamo in Te,

Vero Uomo e Vero Dio.

Vergine Santa, vieni accanto a noi con la tua preghiera,

fa’ che cresca la nostra fede

e sostienici nel cammino verso la patria

dove, finalmente, anche noi potremo contemplare

il tuo Gesù, Luce del mondo,

attesa e speranza di ogni uomo.



Candelora

Festa della Luce



O Dio, fonte e principio di ogni luce,

che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone

il Cristo, vera luce di tutte le genti,

benedici + questi ceri





e ascolta le preghiere del tuo popolo,

che viene incontro a te con questi segni luminosi

e con inni di lode; guidalo sulla via del bene,

perché giunga alla luce che non ha fine.

Per Cristo nostro Signore.







Troppi luccichii, Signore Gesù,

troppi luccichii confondono la nostra mente

e accecano il nostro cuore.

Il luccichio del successo e quello del piacere,

quello dell’ambizione senza misura

e del primo posto ad ogni costo.

E quando, con fuochi d’artificio,

passa quel momento, il cuore rimane nel buio

e la vita si trascina senza senso.

Che la tua Chiesa, luce posta sul candeliere,

sia solo riflesso di te

e chi vorrà cercarti

possa trovarti tranquillo

e gusterà quella pace e quella gioia

che solo chi ti incontra gusta per sempre.

Vieni, Luce del mondo, vieni!

E sarà gioia per tutti.









Guidami, dolce Luce

attraverso le tenebre che mi avvolgono.

Guidami tu, sempre più avanti!

Nera è la notte, lontana è la casa:

guidami tu, sempre più avanti!

Reggi i miei passi:

cose lontane non voglio vedere:

mi basta un passo alla volta.

Così non sono stato sempre, né sempre ti pregai

affinché tu mi conducessi sempre più avanti.

Amavo scegliere la mia strada,

ma ora, guidami tu, sempre più avanti!

Sempre mi benedisse la tua potenza:

anche oggi sicuramente

saprà condurmi sempre più avanti:

tra paludi e steppe,

per monti ripidi e abissi di torrenti

finché svanisca la notte e al mattino mi sorridano

quei volti d‘angelo amati a lungo un tempo

e per il momento smarriti.

Guidami, dolce Luce, guidami tu,

sempre più avanti!





(Card. Newman)









PREGHIERA A MARIA



O Maria, tu oggi sei salita umilmente al Tempio,

portando il tuo divin Figlio e lo hai offerto al Padre

per la salvezza di tutti gli uomini.

Oggi lo Spirito Santo ha rivelato al mondo che Cristo

è la gloria di Israele e la luce delle genti.

Ti preghiamo, o Vergine santa, presenta anche noi,

che pure siamo tuoi figli,al Signore e fa' che, rinnovati nello spirito,

possiamo camminare nella luce di Cristo

finché lo incontreremo glorioso nella vita eterna.








Ora lascia, o Signore,



che il tuo servo vada in pace



secondo la tua parola;



perché i miei occhi han visto la tua salvezza



preparata da te davanti a tutti i popoli;



luce per illuminare le genti



e gloria del tuo popolo Israele.





Bellissima la preghiera intensa di Simeone

che finalmente vede l'atteso: ora è sazio, soddisfatto,

ora ha capito, ora può andare, ora tutto torna.



La vita è così, bastano tre minuti per dare senso e luce a tutta una vita di sofferenze, tre minuti per dare luce ad una vita di attesa. L'importante è avere un cuore spalancato, capace, non rinchiuso dal dolore e dalla sofferenza, non asfaltato, non superficiale... Incontrare il Signore o intuirne la presenza, avere insomma fede, credere e sperare significa proprio mettersi in ascolto e attendere, anche tutta la vita se necessario.



Certo: duro è perseverare nell'attesa, eppure è una scommessa ardita che tutti siamo invitati a compiere perché la nostra intera vita diventi attesa di una risposta esaustiva e soddisfacente che - infine - colmi i cuori. Simeone ha visto la luce: la luce già c'era, già esisteva, già era manifesta, e lui la vede, lui se ne accorge.



La fede è un evento di apertura, è un accorgersi perché - lo so è un paradosso, che ci posso fare? - davanti al sole possiamo ostinatamente tenere gli occhi chiusi e dire: il sole non esiste.



Chiediamo al Signore di alleggerire il nostro cuore, di non permettere che la sofferenza o la superbia ci chiudano gli occhi al vero e al bene che risplende nelle pieghe del nostro martoriato e fragile tempo. A Maria Simeone profetizza sofferenza.



Questa acerba adolescente che ha creduto nella follia di Dio

si trova ora, per la prima volta, davanti alla misura della sua scelta: la misura dell'amore.



Maria sa che accogliere Dio le costerà fatica, e tanta.

Sa che ormai la sua vita è e resterà diversa.

Eppure crede, vi aderisce, vi acconsente.



Perché amare può voler dire, in certe occasioni, patire.

Sia lei, oggi, a insegnarci a vivere l'amore fino alla fine,

a imparare a donare tutto di noi,

per tramutare il dono in concretezza,

il sentimento in gesto, l'amore in dono.









Preghiamo



Dio onnipotente ed eterno, nella festa della Presentazione al tempio

del tuo unico Figlio fatto uomo, concedi anche a noi

di essere presentati a te pienamente rinnovati nello Spirito.

O Dio, che hai esaudito l'ardente attesa del santo Simeone,

compi in noi l'opera della tua misericordia;

tu che gli hai dato la gioia di stringere tra le braccia,

prima di morire, il Cristo tuo Figlio, concedi anche a noi

con la forza del pane eucaristico di camminare incontro al Signore,

per possedere la vita eterna.

Per Cristo nostro Signore

Amen