PREGHIAMO
CON MARIA SANTISSIMA IL SANTO ROSARIO PER LA CHIESA E I
SACERDOTI.(PREGHIAMO I MISTERI DOLOROSI)
Lella
Mingardi
CONTEMPLIAMO
I MISTERI DOLOROSI.
NEL
NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO AMEN.
-
O Dio vieni a salvarci
-
Signore, vieni presto in nostro aiuto.
-
Sia Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo .Com'era in
principio, ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
ALL'INIZIO
DI OGNI DECINA SI RIPETE:
O
GESU' MIO, PERDONA LE NOSTRE COLPE. PRESERVACI DAL FUOCO
DELL'INFERNO, PORTA IN CIELO TUTTE LE ANIME, SPECIALMENTE LE PIU'
BISOGNOSE DELLA TUA MISERICORDIA. SIGNORE MANDA SANTI, SACERDOTI E
FERVENTI RELIGIOSI ALLA TUA CHIESA ED EFFONDI IL TUO SPIRITO SU TUTTA
LA TERRA.L'ETERNO RIPOSO DONA A LORO SIGNORE E SPLENDI AD ESSI LA
LUCE PERPETUA RIPOSINO IN PACE. AMEN.
-
Annuncio del Mistero- Padre Nostro- Ave Maria... (10 volte)- Gloria
al Padre,
Nel
1° Mistero Doloroso
LA
PREGHIERA DI GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI
LA
PREGHIERA DI GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI
Gesù
è pieno di angoscia e come uomo ha paura.
Io
Signore,quando ho paura ti cerco e tu accorri,sempre,anche se non lo
merito.
Io
come mi comporto Signore nei confronti di chi soffre ed ha paura?
aiutami
ad essere migliore.
CHIEDIAMO
AL SIGNORE LA VIRTU' DI UN VERO DOLORE DEI PECCATI.
PREGHIAMO
PER I SACERDOTI E LE SUORE,I RELIGIOSI E TUTTI GLI APPARTENENTI ALLA
CHIESA,PERCHE' NELLA SOFFERENZA SAPPIANO AFFIARSI A DIO E NON AL
SONNO DEI FRATELLI NON VIGILANTI, E SAPPIANO TROVARE DIO
NELL'ORAZIONE.
Padre
Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O
GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...
Nel
2° Mistero Doloroso
LA
FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA
LA
FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA
Gesù
è attorniato da gente che lo vede soffrire,vede che lo colpiscono da
tutte le parti,e non interviene in sua difesa.
Io
dove sono Gesù,tra chi ti colpisce o tra chi tace?
Insegnami
a togliere dalle mani di chi ti colpisce la frusta,insegnami ad
aiutarti a convertire i peccatori,usami Gesù.
CHIEDIAMO
AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA MORTIFICAZIONE DEI SENSI.
PREGHIAMO
PER TUTTI QUEI SACERDOTI E SUORE CHE SONO DOMINATI DAI DESIDERI DELLA
CARNE E NON SANNO COME LIBERARSI.
CONCEDI LORO SIGNORE DI SAPER
MORTIFICARE LA CARNE CONCEDENDO NUMEROSE GRAZIE AL LORO SPIRITO.
CONSOLALI
SIGNORE!
Padre
Nostro – 10 Ave Maria - Gloria
O
GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...
Nel
3° Mistero Doloroso
L'INCORONAZIONE
DI SPINE
L'INCORONAZIONE
DI SPINE
Ogni
nostra colpa è una spina che ti infliggiamo, nessuno più di te sa
che cosa vuol dire soffrire per amore.
Tradito
da Giuda, che hai trattato come un amico; tradito da noi che non
chiami servi, ma amici.
Perdonaci
Gesù di tradirti ogni volta che non ti mettiamo al primo posto nella
nostra vita e nelle nostre azioni.
CHIEDIAMO
AL SIGNORE LA VIRTU' DELL'UMILTA'.
PREGHIAMO
PER QUELLI CHE HANNO RESPONSABILITA' NELLA CONDUZIONE DELLA CHIESA,
PER IL PAPA, I CARDINALI,I VESCOVI ,I PARROCI, LE MADRI
SUPERIORI.
PREGHIAMO PERCHE' NON TEMANO DI ESSERE UMILIATI NEL
NOME DEL SIGNORE!
Padre
Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O
GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO....
Nel
4° Mistero Doloroso
VIAGGIO
DI GESU' AL CALVARIO CARICO DELLA CROCE
VIAGGIO
DI GESU' AL CALVARIO CARICO DELLA CROCE
Mentre
sale Gesù, si guarda intorno e sotto al peso della croce, incontra
gli occhi della gente.
Come
ti vedo Gesù? Riesco a capire quanto mi hai amato? Riesco a
comprendere che lo stai facendo anche per me?
Io
sono tra chi asciuga le tue lacrime o tra chi ti schernisce?
Perdonaci
Signore de averti costretto a dover subire tutto questo dolore,
perdonaci per non aver capito.
CHIEDIAMO
AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA PAZIENZA.PREGHIAMO PER I SACERDOTI E LE
SUORE INFERMI.
PREGHIAMO PERCHE' SAPPIANO OFFRIRE OGNI SOFFERENZA
PER LA SALVEZZA DELLA CHIESA E DEI FEDELI.
Padre
Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O
GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...
Nel
5° Mistero Doloroso
LA
CROCIFISSIONE E MORTE DI GESU'
LA
CROCIFISSIONE E MORTE DI GESU'
Solo
morendo alla nostra parte umana possiamo trovarci in comunione con
te. Solo mettendoti prima dei nostri idoli, possiamo trovare il
nostro Dio. Solo riconoscendo in Gesù Cristo il nostro Dio, possiamo
divenire figli dello stesso Padre nostro, come tu ci hai
insegnato.
Padre
nostro, che sei nei cieli,
sia
santificato il tuo nome,
venga
il tuo regno,
sia
fatta la tua volontà
come
in cielo così in terra.
Dacci
oggi
il
nostro pane quotidiano,
e
rimetti a noi i nostri debiti
come
noi li rimettiamo
ai
nostri debitori,
e
non ci indurre in tentazione,
ma
liberaci dal male.
Amen
CHIEDIAMO
AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA COSTANZA NEL SEGUIRE CRISTO.PREGHIAMO PER
IL PAPA, I VESCOVI, I SACERDOTI E I DIACONI, CHE SONO I PRIMI
COLLABORATORI DI CRISTO NELL'OPERA DELLA REDENZIONE.
Padre
Nostro – 10 Ave Maria - Gloria
O
GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...
SALVE
REGINA
SECONDO
LE INTENZIONI DEL PAPA:
1
PADRE NOSTRO 1 AVE MARIA 3 GLORIA AL PADRE
Litanie
alla Madonna
Signore
pietà. Signore pietà.
Cristo
pietà. Cristo pietà.
Signore
pietà. Signore pietà.
Cristo,
ascoltaci , Cristo, ascoltaci
Cristo
esaudiscici , Cristo esaudiscici
Padre
celeste, che sei Dio, abbi pietà di noi
Figlio
redentore del mondo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Spirito
Santo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Santa
Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
Santa
Maria, prega per noi
Santa
Madre di Dio, prega per noi
Santa
Vergine delle vergini, prega per noi
Madre
di Cristo, prega per noi
Madre
della Chiesa, prega per noi
Madre
della divina grazia, prega per noi
Madre
purissima, prega per noi
Madre
castissima, prega per noi
Madre
sempre vergine, prega per noi
Madre
senza peccato, prega per noi
Madre
degna d'amore, prega per noi
Madre
ammirabile, prega per noi
Madre
del buon consiglio, prega per noi
Madre
del Creatore, prega per noi
Madre
del Salvatore, prega per noi
Vergine
prudentissima, prega per noi
Vergine
degna d'onore, prega per noi
Vergine
degna di lode, prega per noi
Vergine
potente, prega per noi
Vergine
clemente, prega per noi
Vergine
fedele, prega per noi
Specchio
di perfezione, prega per noi
Modello
di santità, prega per noi
Sede
della sapienza, prega per noi
Fonte
della nostra gioia, prega per noi
Dimora
dello Spirito Santo, prega per noi
Tabernacolo
dell'eterna gloria, prega per noi
Modello
di vera devozione, prega per noi
Rosa
mistica, prega per noi
Gloria
della stirpe di Davide, prega per noi
Fortezza
inespugnabile, prega per noi
Splendore
di gloria, prega per noi
Arca
dell'Alleanza , prega per noi
Porta
del cielo, prega per noi
Stella
del mattino, prega per noi
Salute
degli infermi, prega per noi
Rifugio
dei peccatori ,prega per noi
Consolatrice
degli afflitti, prega per noi
Aiuto
dei cristiani, prega per noi
Regina
degli Angeli, prega per noi
Regina
dei Patriarchi, prega per noi
Regina
dei Profeti, prega per noi
Regina
degli Apostoli, prega per noi
Regina
dei Martiri, prega per noi
Regina
dei Confessori della Chiesa, prega per noi
Regina
delle vergini, prega per noi
Regina
di tutti i santi, prega per noi
Regina
concepita senza peccato, prega per noi
Regina
del Santo Rosario, prega per noi
Regina
della famiglia, prega per noi
Regina
assunta in cielo, prega per noi
Regina
della pace, prega per noi
Agnello
di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore
Agnello
di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore
Agnello
di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi
• Prega
per noi Santa Madre di Dio- E saremo degni delle promesse di Cristo.
PREGHIAMO
O
DIO, IL TUO UNICO FIGLIO CI HA PROCURATO I BENI DELLA SALVEZZA ETERNA
CON LA SUA VITA, MORTE E RISURREZIONE.
A
NOI CHE CON IL SANTO ROSARIO DELLA BEATA VERGINE MARIA ABBIAMO
MEDITATO QUESTI MISTERI, CONCEDI DI IMITARE CIO' CHE ESSI CONTENGONO
E DI RAGGIUNGERE CIO' CHE ESSI PROMETTONO.
PER
CRISTO NOSTRO SIGNORE.AMEN.
Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
lunedì 3 marzo 2014
SANTI é BEATI :
San Casimiro Principe polacco
4 marzo
- Memoria Facoltativa
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Cracovia, Polonia, 3 ottobre 1458 – Grodno, Lituania, 4 marzo 1484
Nasce a Cracovia, nel 1458. Figlio del re di Polonia, appartenente alla
dinastia degli Jagelloni, di origine lituana. Quando gli Ungheresi si
ribellarono al loro re, Mattia Corvino, e offrirono al tredicenne
principe Casimiro la corona, questi vi rinunciò appena seppe che il papa
si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante. Impegnato in
una politica di espansione, re Casimiro IV (1440-1492) diede al
terzogenito l'incarico di reggente di Polonia e il principe, minato
dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle
seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli
venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III,
per allargare i già estesi confini del regno. Il principe Casimiro non
voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi
materiali cui non ambiva. Di straordinaria bellezza, ammirato e
corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si
spegne a 25 anni a Grodno (in Lituania) il 4 marzo 1484. Nel 1521 papa
Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania. (Avvenire)
Patronato: Polonia e Lituania Etimologia: Casimiro = che vuole la pace, dal polacco Emblema: Corona, Giglio, Pergamena Martirologio Romano: San Casimiro, figlio del re di Polonia, che, principe, rifulse per lo zelo nella fede, la castità, la penitenza, la generosità verso i poveri e la devozione verso l’Eucaristia e la beata Vergine Maria e ancora giovane, consunto dalla tisi, nella città di Grodno presso Vilnius in Lituania si addormentò nella grazia del Signore.
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Il principe Casimiro, soprannominato dai suoi compatrioti “uomo di pace”, nacque a Cracovia il 3 ottobre 1458, terzo dei tredici figli di Casimiro IV, re di Polonia, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante, severo al punto giusto, quasi un secondo padre per il piccolo principe. Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercitò contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue e si rese conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che in un primo tempo aveva richiesto il suo intervento, ma anche dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali ed interruppe la spedizione. Intanto il pontefice Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però con sua grande vergogna scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi. Pare che il giovane principe non ambisse a posizioni di governo e preferiva piuttosto attivarsi in favore dei poveri, degli oppressi, dei pellegrini e dei prigionieri. Era solito infatti denunciare al re suo padre tutte le ingiustizie nei confronti dei poveri ed ogni loro necessità di cui veniva a conoscenza. Grande gioia provò quando decise di dovare tutti i suoi beni ai bisognosi, che presero a definirlo “difensore dei poveri”. La sua vita fu da allora più monastica che principesca, il suo carattere mite ed umile lo spinse ad occuparsi più della Chiesa che della vita di corte. Trascorreva infatti gran parte del suo tempo in chiesa, tra preghiera personale e funzioni liturgiche, spesso dimenticandosi addirittura di mangiare, e di notte tornava a pregare dinnanzi ai portoni chiusi della chiesa. Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli sismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi. Grande devoto della Madonna, nella sua bara fu posta una copia del suo inno preferito: “Omni die dic Marie”. Nessuno riuscì a convincerlo a convolare a nozze con la promessa sposa, una figlia di San Ferdinando III di Castiglia. Egli sosteneva di non conoscere altra salvezza se non in Cristo e profetizzava la sua vicina scomparsa per stare con Lui in eterno. Casimiro morì infatti di tubercolosi, a soli ventisei anni, il 4 marzo 1484 a Grodno. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate. Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli ed il re Sigismondo decise di inoltrare al papa Leone X una petizione per richiedere la canonizzazione del principe polacco. Nel 1521 tale papa dichiarò San Casimiro patrono della Polonia e della Lituania, ma fu ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal pontefice Clemente VIII e nel 1621 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale. Il clto del santo è rimasto assai vivo anche tra i polacchi ed i lituani emigrati in America. Vasta è l’iconografia di questo santo polacco: celebre è il suo ritratto eseguito da Carlo Dolci e molti altri dipinti lo raffigurano con in mano una pergamena, riportante alcune parole del suo inno mariano prediletto, ed un giglio, simbolo di castità. San Casimiro è infatti particolarmente invocato contro le tentazioni carnali. Dalla "Vita di san Casimiro", scritta da un autore quasi contemporaneo. La carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso. Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini. In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d'animo fu sostenuto, soprattutto in quell'età più libera nella quale gli uomini di solito sono più sconsiderati e per natura più inclini al male, é difficile dire o pensare. Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo. Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene. Tutti i suoi domestici e segretari, uomini insigni e ottimi, dei quali alcuni sono ancora viventi e che lo conobbero intimamente, asseriscono e testimoniano che egli visse vergine fino alla fine e vergine chiuse il suo ultimo giorno.(Cap. 2-3; Acta Sanctorum Martii 1, 347-348) ORAZIONE O Dio onnipotente, che chiami a servirti per regnare con te, fa’ che per intercessione di San Casimiro viviamo costantemente al tuo servizio nella santità e nella giustizia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen. Autore: Fabio Arduino |
(Mc 10,28-31) Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
VANGELO
(Mc 10,28-31) Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. + Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Concedimi o mio amato, la luce del tuo Spirito, per comprendere a pieno le tue parole, per inserirle nella mia vita e farmi muovere sui tuoi passi. Io sento di amarti e vorrei essere veramente come Tu mi vuoi, insegnami.
Il giovane ricco è appena andato via… non se la sentiva di vendere tutti i suoi averi per seguire Gesù, non se la sentiva di rinunciare a qualcosa che,secondo lui, gli apparteneva. Pietro guarda Gesù e timidamente gli si avvicina e gli chiede se loro che hanno lasciato tutto per seguirlo, sono a posto? C’è qualcosa in Pietro che gli fa presagire che la risposta non sarà quella che si aspetta, sembra che con Gesù non si riesca mai a capire fino in fondo, quello che è giusto, quello che vuole. Infatti, Gesù fa una precisazione che come al solito, lo lascia esterrefatto. Dice che, già solo il fatto di seguire la sua parola, apre degli scenari completamente diversi nella nostra vita; il sapere che essa non è fine a se stessa, ma che è inserita in un progetto di Dio, è una proposta accattivante che dite? Lasciare tutto, non vuol dire mettersi a fare il barbone, ma non essere attaccati a nulla, non avere delle cose più importanti di Dio, che ci possono fuorviare ed è questo per noi molto difficile. Lo era ai tempi di Gesù, in cui si viveva di poco e lo è ancor di più oggi che tutto sembra essere di primaria importanza, irrinunciabile e per avere tutto si è disposti a tutto, anche a lavorare per tante ore. C’è la macchina, i videogiochi, la discoteca, le serate divertenti, gli impegni dei figli… tutto così importante da non avere il tempo per il Signore. Una fugace messa di domenica e se il sacerdote fa un’ omelia troppo lunga, quanti visi scocciati…. Ma com’è bello ogni giorno aprire la giornata con la preghiera, affrontare le difficoltà con la fede che ci sorregge, sapere che non si è soli, leggere le scritture e cercare di capire alla luce dello Spirito Santo, che cosa ci dice il Signore. Io lo faccio con voi, ma vorrei tanto che tutti lo facessimo ognuno per proprio conto, per aver la possibilità di stare a tu per tu col Signore, aprire a Lui il nostro cuore, scoprire che quello che riceviamo e di gran lunga superiore di quello a cui rinunciamo. Anche Pietro capirà che deve rinunciare al suo orgoglio, alla sua presunzione, al suo carattere irruente, all'idea di essere perfetto, e lo capirà quando sarà messo alla prova in tutta la sua debolezza, e rinnegherà di conoscere Gesù per paura. Dobbiamo far posto a Gesù nel nostro cuore, e non ci rimetteremo, questo è sicuro!
domenica 2 marzo 2014
VOCE DI SAN PIO :
-" Su questa terra ognuno ha la sua croce; ma
dobbiamo fare in modo di non essere il cattivo ladrone, bensí il buon
ladrone." (CE, 23).
SANTI é BEATI :
Beato Innocenzo da Berzo Sacerdote
|
Niardo, Brescia, 19 marzo 1844 – Bergamo, 3 marzo 1890
«Gesù è da tutti offeso nel mondo: tocca a me non lasciarlo solo
nell’afflizione. L’amore di Dio non consiste in grandi sentimenti, ma in
una grande nudità e pazienza per l’amato Dio. Non c’è altro mezzo
migliore per custodire lo spirito che patire, fare e tacere. Avrò gran
desiderio d’esser soggetto a tutti e in orrore l’esser preferito al
minimo» (Fra Innocenzo). Giovanni Scalvinoni nacque a Niardo (Brescia)
il 19 marzo 1844. Rimasto orfano di padre, trascorse l’infanzia a
Berzo. Frequentò poi il ginnasio nel collegio di Lovere e da qui passò
al seminario di Brescia. Il vescovo Geremia Bonomelli, all’epoca
professore in seminario, così testimoniò al processo di beatificazione:
«Il chierico Scalvinoni per l’ubbidienza, la modestia, la diligenza,
l’umiltà, per un certo candore che traluceva da tutte le sue parole e
azioni, conciliava gli animi di tutti i suoi compagni. Il solo vederlo
edificava, benché facesse ogni cosa con tutta semplicità». Ordinato
sacerdote nel 1867, fu vicario coadiutore a Cevo e vicerettore in
seminario. L’innata timidezza, tuttavia, gli faceva desiderare una vita
di nascondimento e solitudine. Si fece cappuccino e ricevette il nome di
fra Innocenzo. Anche tra i frati ricoprì solo incarichi
modesti.Trascorse la maggior parte del tempo al convento-eremo
dell’Annunziata, donde veniva chiamato a predicare gli esercizi
spirituali nei conventi della Lombardia. Cominciò allora a diffondersi
la fama della sua santità. I malati e gli afflitti accorrevano per
ricevere la sua benedizione. Nei giorni di festa era al confessionale
dal mattino alla sera. Morì nel convento di Bergamo il 3 marzo 1890.
Venne beatificato dal suo conterraneo, il beato Giovanni XXIII.Etimologia: Innocenzo = senza peccato, dal latino Martirologio Romano: A Bergamo, beato Innocenzo da Berzo (Giovanni) Scalvinoni, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che rifulse per lo straordinario amore nel diffondere la parola di Dio e nell’ascolto delle confessioni. |
Tra gli ex voto conservati nell’umile casa natale del Beato Innocenzo a Berzo Inferiore, oggi trasformata in museo, vi è un frammento di fune a ricordo di un miracolo avvenuto sull’Adamello negli anni Venti. Un alpinista, durante una scalata, cadde in un crepaccio e non avendo nessuno che lo aiutasse, chiese l’intervento dell’umile cappuccino di cui era devoto. Dall’alto arrivò una corda mentre gli venivano suggeriti i movimenti per risalire il dirupo ma, arrivato in cima, grande fu lo stupore nel vedere che nessuno lo attendeva. Giovanni Scalvinoni venne alla luce a Niardo (Brescia), il paese materno, il 19 marzo 1844. Pochi mesi dopo una tremenda sciagura colpì improvvisamente la giovane famiglia. Il padre, in soli due giorni, morì stroncato da una polmonite fulminante. Giovannino trascorse la fanciullezza semplicemente, facendo propria la fede forte della gente di montagna. Fin da piccolo ebbe una grande pietà per i poveri, dando generosamente quel poco che possedeva a coloro che bussavano alla porta di casa. Conserverà questo sentimento per tutta la vita: quando da cappuccino andava in giro per la questua, era sommamente soddisfatto di tornare in convento con la bisaccia vuota. Quanto riceveva in offerta lo dava ai bisognosi. Studiò con ottimi risultati nel collegio municipale di Lovere (Bergamo) e da qui passò al seminario di Brescia dove si impose un’esigente disciplina spirituale. Ordinato sacerdote nel 1867 ricoprì alcuni incarichi, tra cui quello di vicerettore del seminario, ma ogni volta venne rimosso perché assolutamente privo di autorità. L’innata timidezza lo portava a desiderare di vivere in solitudine, tra preghiere e penitenze. Il 16 aprile 1874 finalmente cominciò il noviziato tra i cappuccini dell’Annunziata di Borno (ora Cogno). Quattro anni più tardi emise la professione solenne e venne nominato vicemaestro dei novizi. Per alcuni mesi, tra il 1880 e il 1881, fece parte della redazione della rivista Annali Francescani, su incarico del Padre Agostino da Crema, amico del Rosmini. Eccetto brevi incarichi e la predicazione di esercizi spirituali in alcuni conventi lombardi, fu nel convento-eremo dell’Annunziata che visse intensamente l’abbandono nel Signore, definito “loquela taciturna d’amore”. Nonostante l’eccellente conoscenza della teologia, trasmessa anche ai confratelli, astutamente appariva dimesso, con la volontà di voler sempre scomparire e mai apparire. Innamorato dell’Eucaristia (se sue S. Messe erano di un’intensità eccezionale), sostava quanto più poteva davanti al tabernacolo. Amava molto il Crocifisso e l’esercizio della Via Crucis che raccomandava ai suoi penitenti. Il 3 marzo 1890, a soli quarantasei anni, ammalatosi seriamente, morì nell’infermeria del convento di Bergamo. Pochi mesi dopo le sue spoglie mortali furono trasferite solennemente a Berzo, lo circondava già una vasta fama di santità. Il 12 novembre 1961 Papa Giovanni XXIII lo proclamò beato e patrono dei bambini, protagonisti dei due miracoli del processo di beatificazione. I suoi scritti (poche lettere, frammenti di diario, appunti per prediche), raccolti in un migliaio di pagine, svelano il disarmante segreto della sua santità: l’incondizionato abbandono nella braccia del Padre. “Gesù è da tutti offeso nel mondo: tocca a me non lasciarlo solo nell’afflizione. L’amore di Dio non consiste in grandi sentimenti, ma in una grande nudità e pazienza per l’amato Dio. Non c’è altro mezzo migliore per custodire lo spirito che patire, fare e tacere. Avrò gran desiderio d’esser soggetto a tutti e in orrore l’essere preferito al minimo”. Un sentiero che porta al convento dell’Annunziata, da lui molte volte percorso per raggiungere varie località della Valcamonica, dove era ricercato confessore e predicatore, è oggi a lui intitolato. Dalla sua cella, meta di continui pellegrinaggi, una piccola finestra permette di contemplare l’incantevole paesaggio della bassa valle, il Lago d’Iseo e il paese natio Berzo. PREGHIERA Ti ringraziamo, o Padre Santo, che nel Beato Innocenzo da Berzo hai donato a questo nostro tempo tanto lontano da te e tanto di te bisognoso, un esemplare di preghiera silenziosa e contemplativa e un vero innamorato di Te e dell’Eucaristia. Ti ringraziamo, o Padre Misericordioso, che nel Beato Innocenzo da Berzo hai concesso alla tua Chiesa un ministro buono e un fedele dispensatore del tuo perdono e della tua grazia, per la pace e la salvezza di molti. Ti ringraziamo, o Padre Buono, che nel Beato Innocenzo da Berzo povero e penitente, hai offerto ai bisognosi, ai disoccupati, ai piccoli e ai sofferenti un amico e un benefattore, e per la loro gioia lo hai glorificato con il dono dei miracoli. Ascolta ora le nostre invocazioni e per la sua intercessione concedi a noi di imitarne gli esempi e di ottenere dalla tua bontà la grazia che con fiducia ti chiediamo. Amen Autore: Daniele Bolognini |
(Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
VANGELO
(Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Parola del Signore
Oggi a messa ho sentito un bel discorso su quello che dovremmo essere per piacere a Dio e non seguire mammona... sì, un bel discorso! Solo un bel discorso! A volte siamo cembali stonati, perché non lasciamo che sia lo Spirito del Signore accordi in noi anima e corpo e frapponiamo alla musica del cielo, quella di una terra dalla quale non riusciamo a distaccarci. Siamo poveri proprio quando pensiamo di essere ricchi, e pensiamo di dover parlare agli altri. San Filippo Neri diceva: "Non fate i maestri di spirito, e non pensate di convertire gli altri; ma pensate a regolare prima voi stessi."
Il giovane ricco si presentò a Gesù convinto di star facendo tutto quello che poteva, e cercava qualcosa che lo coinvolgesse. “Che cosa devo fare? “ Ma Gesù lo spingeva a fare tutto quello che poteva salvarlo veramente e se ne andò rabbuiato in volto, immobile nella sua situazione, si contentava di essere nel giusto secondo il suo modo di vedere, ma non voleva essere perfetto, mentre a tutti noi è richiesto di essere in comunione con Gesù e non di accontentarci.
(Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Parola del Signore
LA
MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
DONAMI
O SIGNORE IL TUO SANTO SPIRITO, PER SAPER DISCERNERE E PROMULGARE LA
TUA PAROLA, E PER SAPERLA PER PRIMA COSA VIVERE E TRASMETTERE CON LA
MIA VITA. PER CRISTO NOSTRO SIGNORE
Spesso
quando si ascolta la parola di Dio in chiesa, si sente salire un
brusio... oppure scendere un silenzio... nel nostro cuore.
Penso
ai ricchi, che magari hanno fatto tanti sacrifici, si sono privati
del superfluo per anni e anni, per raggiungere una soddisfacente
situazione finanziaria, che gli garantisca una vecchiaia serena, e
con il cuore spero che questo sia vero, primo che riescano a
diventare vecchi e poi anche sereni. Se volessi inventare un lavoro,
mi metterei a costruire le casse da morto con le tasche, perché
almeno potrebbero essere seppelliti con i loro averi, tanto
purtroppo, ha ragione Gesù, quando dice che è difficile che un
ricco entri nel regno di Dio, ma non perché è ricco, ben venga la
ricchezza se può essere un mezzo, è la povertà d'animo, la
grettezza, l'avarizia e l'egoismo che perdono le anime dei ricchi.
Al
tempo stesso, non serve essere ricchi per essere egoisti e poveri
d'animo, perché un sorriso non costa nulla, una parola buona nemmeno
e ancora meno costa pregare per gli altri... e certe persone invece
non riescono a fare neanche questo.
L' avarizia è spesso uno stato d'animo, un modo di essere di chi tende a cumulare per tranquillizzare se stesso; la paura di non saper affrontare le difficoltà se sopraggiungono, è spesso insita in queste persone.È sempre la paura che detta certi atteggiamenti, e la paura è la logica risposta di chi non confida in altri che in se stesso.
Quanto
è difficile essere come Dio ci vuole, difficile capire dove
sbagliamo, ma tutto quello che è difficile a noi, anche impossibile,
è possibile a Dio, ed è a Lui che dobbiamo rivolgerci per
chiedergli di farci diventare come ci vuole, per fare di noi esseri
umani degni di essere chiamati figli di Dio. Non basta osservare i
comandamenti, non uccidere, se poi qualcuno nel mondo muore di fame e
io non muovo un dito; non rubare, se poi non rispettiamo chi lavora o
chi ci da il lavoro, l’inganno del maligno è dovunque, ma quello
che più è tragico, è che è così annidato nel nostro animo, che
non riusciamo più nemmeno a distinguerlo, per questo dobbiamo
continuamente rivolgerci allo Spirito Santo di Dio, che ci aiuta a
discernere il bene dal male, cosa che noi crediamo di saper fare, ma
non ne siamo più capaci.L' avarizia è spesso uno stato d'animo, un modo di essere di chi tende a cumulare per tranquillizzare se stesso; la paura di non saper affrontare le difficoltà se sopraggiungono, è spesso insita in queste persone.È sempre la paura che detta certi atteggiamenti, e la paura è la logica risposta di chi non confida in altri che in se stesso.
Oggi a messa ho sentito un bel discorso su quello che dovremmo essere per piacere a Dio e non seguire mammona... sì, un bel discorso! Solo un bel discorso! A volte siamo cembali stonati, perché non lasciamo che sia lo Spirito del Signore accordi in noi anima e corpo e frapponiamo alla musica del cielo, quella di una terra dalla quale non riusciamo a distaccarci. Siamo poveri proprio quando pensiamo di essere ricchi, e pensiamo di dover parlare agli altri. San Filippo Neri diceva: "Non fate i maestri di spirito, e non pensate di convertire gli altri; ma pensate a regolare prima voi stessi."
Il giovane ricco si presentò a Gesù convinto di star facendo tutto quello che poteva, e cercava qualcosa che lo coinvolgesse. “Che cosa devo fare? “ Ma Gesù lo spingeva a fare tutto quello che poteva salvarlo veramente e se ne andò rabbuiato in volto, immobile nella sua situazione, si contentava di essere nel giusto secondo il suo modo di vedere, ma non voleva essere perfetto, mentre a tutti noi è richiesto di essere in comunione con Gesù e non di accontentarci.
sabato 1 marzo 2014
VOCE DI SAN PIO :
-" Non vogliamo persuaderci che la sofferenza è
necessaria all’anima nostra; che la croce deve essere il nostro pane
quotidiano. Come il corpo ha bisogno di nutrimento, cosí l’anima ha
bisogno della croce, giorno per giorno, per
purificarsi e distaccarsi dalle creature. Non vogliamo comprendere che
Dio non vuole, non può salvarci né santificarci senza la croce e piú
egli attira a sé un’anima, piú la purifica per mezzo della croce." (FSP,
123).
SANTI é BEATI :
San Ceadda (Chad) di Lichfield Abate e vescovo
|
+ Lichfield, Inghilterra, 2 marzo 672
Patronato: Diocesi di Birmingham
Martirologio Romano: A Lichfield in Inghilterra, san Ceadda, vescovo, che nelle allora povere province della Mercia, del Lindsey e dell’Anglia meridionale, resse l’ufficio episcopale, impegnandosi ad amministrarlo secondo l’esempio degli antichi Padri in grande perfezione di vita. |
San Ceadda (Chad) proveniva da una famiglia molto religiosa della Northumbria, della quale ben quattro fratelli divennero sacerdoti, due addirittura vescovi. Egli fu discepolo di Sant’Aidano di Lindisfarne, e proprio in quest’ultima città soggiornò per un certo periodo e ricevette dal suo maestro un’ottima formazione. Ancora in giovane età, si trasferì in Irlanda, dove insieme al compagno Egberto visse da monaco, immerso nella preghiera, nel digiuno e nella meditazione delle Sacre Scritture. Ricevette l’ordinazione presbiterale probabilmente una volta tornato in Inghilterra. Nulla sappiamo di preciso sulla sua vita sino alla morte del fratello San Cedda. Quest’ultimo predicò il Vangelo agli angli del centro, fu pi vescovo ed apostolo dei sassoni orientali ed infine fondò ed amministrò il monastero di Lastingham, che poi lasciò in eredità al fratello. Il nuovo abate si ritrovò ben presto nel mezzo di una intricata questine politica, che coinvolse i sovrani dei regni vicini e dei principali monasteri, ma che sarebbe lungo ed inutile riportare nei dettagli. Da ciò Ceadda ne ricavò la consacrazione episcopale, non solo in base a calcoli fatti a tavolino, ma proprio perchè nessuno dubitava sulla sua santità e sulle lodevoli qualità, come ebbe a testimoniare nelle sue memorie anche San Beda il Venerabile. Sorserò però dei dubbi sulla legittimità della sua nomina e della sua ordinazione, contestata da San Vilfrido che si rivolse al nuovo arcivescovo San Teodoro di Tarso dal quale ebbe pieno appoggio. Ceadda non esitò allora a farsi da parte per obbedienza ed umiltà, ma Teodoro commosso dalla sua reazione, convalidò la consacrazione episcopale di Ceadda, che comunque preferì ritirarsi a vita monastica presso Lastingham. Quando però ben presto la Mercia rimase senza vescovi, Teodoro richiamò nuovamente Ceadda che prese possesso della sede di Lichfield. Vicino alla cattedrale il santo fece edificare un luogo ove portersi ritirare in preghiera con altri monaci quando era libero da altri impegni. Ricevette inoltre in dono un terreno presso Ad Barvae, probabilmente l’odierna Barrow nella contea di Lindsey, ove fondare un nuovo monastero. Annunciò in anticipo ai frati la prossimità della sua scomparsa, persuadendoli a vivere in pace con tutto e con tutti, rimanendo fedeli alle regole monastiche apprese da lui e dai suoi predecessori. Spirò infine il 2 marzo 672, dopo aver ricevuto la comunione sotto le due specie, a causa di quella tremenda epidemia di peste che parecchie vittime aveva già mietuto tra i suoi fedeli. Il suo vecchio amico Egberto asserì che fu vista l’anima di Cedd scendere dal cielo assieme ad uno stormo di angeli per scortare il fratello verso la vita eterna. Dopo una primitiva sepoltura, le sue spoglie furono traslate ove oggi sorge la cattedrale di Lichfield. Su entrambe le tombe si verificarono numerosi miracoli, grazie ai quali il suo culto si diffuse ampiamente. Con le invasioni normanne si pensò che le reliquie fosse andate perdute, ma alcune di esse nel 1839 furono rinvenute e deposte sopra l’altar maggiore della nuova cattedrale di Birmingham, di cui divenne patrono. Il nome di San Chad figura nei calendari e nelle litanie anglosassoni e ad esso vennero dedicate parecchie chiese medioevali nell’Inghilterra centrale. Autore: Fabio Arduino |
(Mt 6,24-34) Non preoccupatevi del domani
VANGELO
(Mt 6,24-34) Non preoccupatevi del domani.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’ uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Grazie o Gesù delle tue sante parole, grazie di ogni respiro che hai emesso per noi, concedimi di respirare del tuo respiro e di vivere di Te.
Non si può servire Dio se la ricchezza diventa il nostro Dio. Questo deve essere ben vivo nel nostro cuore e nella nostra mente, se vogliamo salvare la nostra anima, se non vogliamo fare scelte sbagliate.
Spesso ci occupiamo più del nostro corpo che della nostra anima, come se le due cose fossero scollegate, ma non ci rendiamo conto che separando l’una dall’ altra, noi ci separiamo dal creatore, ci allontaniamo da Dio.
Matteo mette in risalto le parole di Gesù con le quali ci dice con una chiarezza sconcertante, che nella vita è una questione di scelta d’appartenenza.
Non si può vivere nel mondo ed essere del mondo e allo stesso tempo servire Dio.
Appartenere a Dio vuol dire confidare che da Lui ti verrà tutto quello che ti serve per vivere.
Molte persone appena perdono le loro sicurezze terrene si preoccupano e disperano, e questo, anche se umanamente è comprensibile, è segno che non è nel Signore che confidano.
Penso agli apostoli che sulla barca, in mezzo alla tempesta avevano paura, ma appena anno invocato il nome di Gesù, hanno visto con loro stupore che comandò alle acque di calmarsi e queste si calmarono.
Abbiamo visto come con pochi pani e pochi pesci, sfamò una moltitudine di gente e ne avanzò.
Abbiamo visto che resuscitò i morti.
Di Dio noi abbiamo attraverso Gesù una rivelazione d’onnipotenza senza pari, ma non ci rivolgiamo a Lui se non in caso d’estrema necessità, e spesso, troppo spesso, lo consideriamo un talismano, un banco dei pegni, al quale dire una preghierina con la speranza di ottenere tutto e subito.
Crediamo di valere solo in base a quello che abbiamo, alla posizione sociale, al nostro aspetto fisico, ma forse questo è vero solo perché anche noi giudichiamo gli altri da questo.
Agli occhi del Signore invece contano le nostre piccole opere buone, la nostra mano tesa verso i fratelli più bisognosi, il nostro amore per lui, per la nostra famiglia; l’amore che riusciamo a dare è più importante di tutto quello che possiamo avere.
Nella vita passiamo molti esami, qualcuno riusciamo anche a truccarlo, con l’aiuto di altri uomini corruttibili…. ma quando passeremo il nostro ultimo esame, non potremo barare, ne comperarne l’ esito.
venerdì 28 febbraio 2014
VOCE DI SAN PIO :
-" Padre, tu ami ciò che io temo. – Risposta: Io
non amo la sofferenza in se stessa; la chiedo a Dio, la bramo per i
frutti che mi dà: dà gloria a Dio, mi salva i fratelli di questo esilio,
libera le anime dal fuoco del purgatorio, e che voglio di piú? – Padre,
che cos’è la sofferenza? – Risposta: Espiazione. – E per Voi che cos’è?
– Il mio pane quotidiano, la mia delizia!" (in LdP, 167).
SANTI é BEATI :
Beata Giovanna Maria Bonomo Religiosa
|
Asiago, 15 agosto 1606 - Bassano, 1 marzo 1670
Martirologio Romano: A
Bassano in Veneto, beata Giovanna Maria Bonomo, badessa dell’Ordine di
san Benedetto, che, ricca di doni mistici, fu partecipe nel corpo e
nell’anima dei dolori della Passione del Signore.
|
Nacque ad Asiago nella casa paterna al centro del paese il 15 agosto 1606, da Giovanni, ricco mercante, la cui famiglia aveva possedimenti non solo ad Asiago, ma anche nei paesi vicini, e da Virginia della nobile famiglia dei Ceschi di Borgo Valsugana. Aveva appena dieci mesi quando, si racconta, ricevette improvvisamente dal Cielo l'uso della parola, per distogliere il proprio padre da una cattiva azione. A cinque anni aveva già penetrato, per ispirazione divina, il mistero della presenza eucaristica. Ancora bambina imparò benissimo il latino senza l'aiuto di professori o di ripetitori. La Beata aveva appena sei anni quando la madre morì nel 1612 e nel 1615 il padre, non potendo attendere degnamente alla sua educazione, la condusse a Trento nel monastero di Santa Chiara, guidato dalle Clarisse che provvidero a impartire alla Bonomo un'educazione secondo i costumi dell'epoca, basata su religione, letteratura, musica, lavori di ricamo e danze. A soli nove anni, cioè a un'età eccezionale per quei tempi, venne ammessa alla prima Comunione. In quell’occasione, Giovanna Maria pronunziò un voto di verginità al quale si mantenne fedele per tutto il resto della sua vita. A dodici anni Maria scrisse al padre la sua intenzione di farsi monaca Clarissa e di rimanere a Trento. Giovanni Bonomo dapprima ostacolò in ogni modo la vocazione della figlia, la fece rientrare ad Asiago per avviarla alla vita matrimoniale, ma alla fine acconsentì al desiderio della figlia riservandosi tuttavia di scegliere personalmente l'ordine e il monastero Nella chiesa di Santa Chiara a Trento fu novizia e la domenica accompagnava la messa col suono del violino, attirando nelle chiesetta, fuori le mura, numerose persone. Finalmente, a quindici anni il 21 giugno 1621 Maria entrò nel monastero benedettino di San Girolamo a Bassano. Le fu imposto il nome di Giovanna Maria e l'8 settembre 1622 fece la professione dei voti di povertà, castità e obbedienza. Cominciò allora il cammino verso la perfezione seguendo le tre vie tradizionali: purificativa, illuminativa e sensitiva. La sua vita era costellata da visioni celesti e per circa sette anni ebbe “molte grazie” e poté godere di gioie celestiali, soprattutto nelle sue frequenti esperienze mistiche, che diventavano più intense quando riceveva la Comunione. Il privilegio di giungere al culmine dell'esperienza divina, al dialogo con il Salvatore, comportò anche la prova di grandi tribolazioni nel corpo e nello spirito. A vent’anni, durante una delle solite estasi, Gesù le pose al dito l'anello dello sposalizio mistico, da allora per alcuni anni dal pomeriggio del giovedì fino alla sera del venerdì o la mattina del sabato, riviveva in estasi tutti i momenti e tutti i dolori della Passione di Cristo. Ricevette anche le stigmate! Questi fenomeni da un lato la riempivano di gioia, ma dall'altro l'angustiavano, perché la facevano apparire agli occhi degli altri “ciò che non è” come diceva lei stessa. Pregò intensamente finché le fu concessa la grazia che scomparissero le stigmate e che le estasi accadessero soltanto di notte, permettendole così di condurre una vita normale nel monastero. Ebbe anche il dono della bilocazione. La fama di santità che si diffondeva, le suscitò la contrarietà di alcune consorelle, del confessore e della Curia di Vicenza che per sette anni le proibì di recarsi in parlatorio e di scrivere lettere. Perfino il confessore la considerava “pazza” e arrivò al punto di proibirle la Comunione finché un giorno la Sacra Particola le fu portata da un Angelo. In quel periodo fu anche colpita da malattie fisiche: febbri periodiche e poi continue, sciatica, ecc. La situazione cambiò nell'ultimo ventennio della sua vita. Le fu permesso di riprendere la corrispondenza e fu anche eletta badessa nel giugno del 1652. Il 1° agosto 1655 fu eletta priora fino al 1664, quando fu eletta nuovamente badessa. Insegnò alle monache che la santità non consiste nel fare cose grandi, ma nel compiere perfettamente le cose semplici e comuni. Molti, anche nobili, ricorsero a lei per consigli e molti bisognosi godevano della sua grande carità, virtù che insieme all'umiltà e all'eroica pazienza furono le caratteristiche della sua vita. Ma era ormai vecchia, colma di meriti ma anche carica di dolori, sotto il cui peso finalmente piegò le stanche ginocchia a Bassano il 1° marzo 1670 Il centro della sua spiritualità, iniziata alla scuola francescana e portata a compimento in quella benedettina, ma con influssi carmelitani e ignaziani, è imperniata sulla figura del Cristo, lo sposo mistico, contemplato nelle fasi più salienti della sua vita terrena, come si può anche ricavare dai suoi scritti, tra cui primeggiano le “Meditazioni sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo” e le numerose lettere rimaste. Molte guarigioni prodigiose furono attribuite alla sua intercessione tanto che nel 1699 fu introdotto il processo di beatificazione che si concluse il 9 giugno 1783 quando fu solennemente beatificata da Pio VI con grande gioia della popolazione di tutto il Veneto e in particolare di Bassano ed Asiago che l'acclamarono patrona. L'ultimo prodigio si verificò nella sua patria natale durante la prima guerra mondiale, quando nonostante i furiosi bombardamenti che distrussero tutta Asiago, la statua a lei dedicata nel 1908 davanti alla sua casa natale, rimase inspiegabilmente intatta. Il Martyrologium Romanum la ricorda il 1° marzo. Ad Asiago viene festeggiata il 26 febbraio. Autore: Franco Sella |
(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso
VANGELO
(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito.
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo..
Leggendo le parole di questa preghiera, non ho potuto fare a meno di farle mie, e chiedo a voi che leggete, con tutto il cuore, fatele vostre, inginocchiamo il nostro cuore a questo Dio che tutto può, che presa la nostra umanità l' ha santificata fino al più alto dei sacrifici, morire sulla croce, morire per noi che non meritiamo niente, che siamo davanti a lui a deriderlo, trafiggerlo, e nella migliore delle ipotesi restiamo in silenzio.
Preghiamo e ci sentiamo giusti, ma amici miei, dentro di noi c'è talmente tanta roba da togliere ancora.... Ma noi siamo adulti, in cuor nostro pensiamo di essere anche consapevoli di aver saputo fare un grande cammino di fede, di miglioramento, chi più chi meno, siamo bravi a riconoscere i nostri meriti....
Ci stiamo lodando e anche inutilmente, perché di meriti in tutto questo, ne abbiamo ben pochi, tutto è grazia.
I bambini appena nati non sanno parlare, ma cercano amore, sicurezza, cibo, e se riescono ad ottenerlo si lasciano cullare amorevolmente tra le nostre braccia. Ma noi chi siamo? Noi siamo i grandi... e già questa parola ci dovrebbe far capire che siamo già in errore, noi siamo adulti, inconsapevoli, che credono d’essere grandi, e che hanno imparato a camminare sulle loro gambe, ma che si sono allontanati pian piano da quell'amore che era per loro fonte di vita.
Passare dal Grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, rinascere alla vita in Gesù Cristo e viverla con la fiducia di un bambino, correre a ricevere la benedizione del Signore, senza preoccuparci degli ostacoli, che " i grandi " mettono in mezzo, cercano di trattenerci, ma noi svelti e con la gioia negli occhi, continuiamo a correre verso Gesù. Immagino la scena di chi tira da una parte e dall' altra, e tanti bambini, sgaiattolanti che sfuggono alle prese di chi ci vuole tenere lontani dal nostro maestro, dal nostro pastore, dalla nostra fonte di grazia e benedizione. Sì amici, io voglio essere sempre bambina, che ha voglia di correre da Gesù, che non si fa trattenere da chi sa sempre tutto, anche come ci si deve avvicinare a Gesù. Le nostre voci saranno chiassose, stonate, ma se siamo rinati dal Grembo di Maria, siamo come ci vuole Gesù e dobbiamo solo muovere i nostri passi verso di Lui, lo Spirito Santo sarà la nostra guida, perché è attraverso di Lui che il Signore ci chiama a se.Quando tutto vi rema contro,qualcuno vi vuole rovinare la giornata,non ascoltatelo,non fatevi fermare dagli uomini,e correte dal Signore.
(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito.
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo..
Leggendo le parole di questa preghiera, non ho potuto fare a meno di farle mie, e chiedo a voi che leggete, con tutto il cuore, fatele vostre, inginocchiamo il nostro cuore a questo Dio che tutto può, che presa la nostra umanità l' ha santificata fino al più alto dei sacrifici, morire sulla croce, morire per noi che non meritiamo niente, che siamo davanti a lui a deriderlo, trafiggerlo, e nella migliore delle ipotesi restiamo in silenzio.
Preghiamo e ci sentiamo giusti, ma amici miei, dentro di noi c'è talmente tanta roba da togliere ancora.... Ma noi siamo adulti, in cuor nostro pensiamo di essere anche consapevoli di aver saputo fare un grande cammino di fede, di miglioramento, chi più chi meno, siamo bravi a riconoscere i nostri meriti....
Ci stiamo lodando e anche inutilmente, perché di meriti in tutto questo, ne abbiamo ben pochi, tutto è grazia.
I bambini appena nati non sanno parlare, ma cercano amore, sicurezza, cibo, e se riescono ad ottenerlo si lasciano cullare amorevolmente tra le nostre braccia. Ma noi chi siamo? Noi siamo i grandi... e già questa parola ci dovrebbe far capire che siamo già in errore, noi siamo adulti, inconsapevoli, che credono d’essere grandi, e che hanno imparato a camminare sulle loro gambe, ma che si sono allontanati pian piano da quell'amore che era per loro fonte di vita.
Passare dal Grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, rinascere alla vita in Gesù Cristo e viverla con la fiducia di un bambino, correre a ricevere la benedizione del Signore, senza preoccuparci degli ostacoli, che " i grandi " mettono in mezzo, cercano di trattenerci, ma noi svelti e con la gioia negli occhi, continuiamo a correre verso Gesù. Immagino la scena di chi tira da una parte e dall' altra, e tanti bambini, sgaiattolanti che sfuggono alle prese di chi ci vuole tenere lontani dal nostro maestro, dal nostro pastore, dalla nostra fonte di grazia e benedizione. Sì amici, io voglio essere sempre bambina, che ha voglia di correre da Gesù, che non si fa trattenere da chi sa sempre tutto, anche come ci si deve avvicinare a Gesù. Le nostre voci saranno chiassose, stonate, ma se siamo rinati dal Grembo di Maria, siamo come ci vuole Gesù e dobbiamo solo muovere i nostri passi verso di Lui, lo Spirito Santo sarà la nostra guida, perché è attraverso di Lui che il Signore ci chiama a se.Quando tutto vi rema contro,qualcuno vi vuole rovinare la giornata,non ascoltatelo,non fatevi fermare dagli uomini,e correte dal Signore.
giovedì 27 febbraio 2014
Atto solenne di preparazione per morire santamente ( Scritto da Admin )
Atto solenne di preparazione per morire santamente
Scritto da Admin
Questa preghiera è molto potente e dà grande fastidio a satana …fatela, stampatela e firmatela !!!
«Mio Dio, essendo certa la mia morte, e non sapendo quando sarà, intendo da ora di prepararmi a quella, che è il momento più bello della vita di un cristiano perché attua l’incontro definitivo con Cristo Amore; e perciò affermo di credere quanto crede la S. Chiesa, e specialmente il mistero della SS. Trinità, l’Incarnazione e Morte di Gesu-Cristo, il paradiso e l’inferno, perché tutto l’avete rivelato Voi che siete la stessa Verità. Io merito mille inferni, ma spero dalla vostra pietà per i meriti di Gesu-Cristo il perdono, la perseveranza finale e la gloria gioiosa del paradiso. Vi benedico per quanto mi avete donato finora e per quanto volete donarmi. Affermo che v’amo sopra tutte le cose, perché siete un bene infinito; e perché v’amo, mi pento sopra ogni male di tutte le offese che vi ho fatte, e propongo prima morire e perdere tutto piuttosto che più offendervi. Vi prego a levarmi la vita e tutto quello che ho piuttosto che permettere ch’io v’abbia da perdere con un altro peccato.Vi ringrazio, Gesù mio, di tutte le pene che avete patite per me, e di tante misericordie che mi avete usate, dopo che vi ho tanto offeso.Amato mio Signore, mi rallegro che siete infinitamente beato. Godo che siete amato da tante anime in cielo ed in terra. Vorrei che tutti vi conoscessero e vi amassero. Affermo che qualunque persona m’avesse offeso, io la perdono per amor vostro, o Gesù mio; e vi prego a farle bene fin d’ora. Affermo che desidero in vita ed in morte i SS. Sacramenti; ed intendo da ora di cercare l’assoluzione delle mie colpe, quando in morte non potrò darne segno.Accetto con pace la mia morte e tutti i dolori che l’accompagneranno, in unione della morte e dolori, che patì Gesù sulla croce. Ed accetto, mio Dio, tutte le pene e tribolazioni, che prima di morire mi verranno dalle vostre mani. Fate di me e di tutte le cose mie tutto quel che vi piace. Datemi il vostro amore e la santa perseveranza, e niente più vi domando. Madre mia Maria, assistetemi sempre, ma specialmente nella mia morte; e frattanto aiutatemi a conservarmi in grazia di Dio. Voi siete la speranza mia. Sotto il vostro manto voglio vivere e morire. S. Giuseppe, S. Michele Arcangelo, Angelo mio Custode, soccorretemi sempre, ma soprattutto nell’ora della mia morte. E voi mio caro Gesù, voi che per ottenere a me una buona morte, avete voluto fare una morte così amara, non m’abbandonate allora. Io da ora a Voi m’abbraccio, per morire abbracciato con Voi. Io merito l’inferno, ma mi abbandono alla vostra misericordia, sperando nel sangue vostro di morire nella vostra amicizia e di ricevere da Voi la benedizione, nella prima volta che vi vedrò da misericordioso giudice mio. Nelle vostre mani impiagate per mio amore raccomando l’anima mia. In Voi spero di non essere allora condannato all’inferno e di essere ammesso alla gloria e alla gioia del Paradiso. «In te,Signore , ho sperato, non sia confuso in eterno». Vedo già che la causa delle mie cadute è stata il non ricorrere a voi, quando io ero tentato, a domandarvi la santa perseveranza. Per l’avvenire propongo fermamente di raccomandarmi sempre a voi, e specialmente quando mi vedrò in pericolo di ritornare ad offendervi. Propongo di ricorrere sempre alla vostra misericordia, invocando sempre i Ss. Nomi di Gesù e di Maria:sicuro che pregando non lascerete voi allora di darmi la forza ch’io non ho di resistere a» miei nemici. O Maria, Madre ottenetemi la grazia di raccomandarmi in tutt’i miei bisogni e per sempre al vostro Figlio, ed a voi. O Signore Gesù aiutatemi sempre, e specialmente nella mia morte; fate ch’io spiri amandovi, sicché l’ultimo respiro della mia vita sia un atto d’amore, che mi trasporti da questa terra ad amarvi in eterno nella gioia del paradiso. Gesù, Giuseppe, e Maria, assistetemi nella mia agonia. Gesù, Giuseppe, e Maria, a voi mi dono, e voi ricevete in quel punto l’anima mia.»
Scritto da Admin
Questa preghiera è molto potente e dà grande fastidio a satana …fatela, stampatela e firmatela !!!
«Mio Dio, essendo certa la mia morte, e non sapendo quando sarà, intendo da ora di prepararmi a quella, che è il momento più bello della vita di un cristiano perché attua l’incontro definitivo con Cristo Amore; e perciò affermo di credere quanto crede la S. Chiesa, e specialmente il mistero della SS. Trinità, l’Incarnazione e Morte di Gesu-Cristo, il paradiso e l’inferno, perché tutto l’avete rivelato Voi che siete la stessa Verità. Io merito mille inferni, ma spero dalla vostra pietà per i meriti di Gesu-Cristo il perdono, la perseveranza finale e la gloria gioiosa del paradiso. Vi benedico per quanto mi avete donato finora e per quanto volete donarmi. Affermo che v’amo sopra tutte le cose, perché siete un bene infinito; e perché v’amo, mi pento sopra ogni male di tutte le offese che vi ho fatte, e propongo prima morire e perdere tutto piuttosto che più offendervi. Vi prego a levarmi la vita e tutto quello che ho piuttosto che permettere ch’io v’abbia da perdere con un altro peccato.Vi ringrazio, Gesù mio, di tutte le pene che avete patite per me, e di tante misericordie che mi avete usate, dopo che vi ho tanto offeso.Amato mio Signore, mi rallegro che siete infinitamente beato. Godo che siete amato da tante anime in cielo ed in terra. Vorrei che tutti vi conoscessero e vi amassero. Affermo che qualunque persona m’avesse offeso, io la perdono per amor vostro, o Gesù mio; e vi prego a farle bene fin d’ora. Affermo che desidero in vita ed in morte i SS. Sacramenti; ed intendo da ora di cercare l’assoluzione delle mie colpe, quando in morte non potrò darne segno.Accetto con pace la mia morte e tutti i dolori che l’accompagneranno, in unione della morte e dolori, che patì Gesù sulla croce. Ed accetto, mio Dio, tutte le pene e tribolazioni, che prima di morire mi verranno dalle vostre mani. Fate di me e di tutte le cose mie tutto quel che vi piace. Datemi il vostro amore e la santa perseveranza, e niente più vi domando. Madre mia Maria, assistetemi sempre, ma specialmente nella mia morte; e frattanto aiutatemi a conservarmi in grazia di Dio. Voi siete la speranza mia. Sotto il vostro manto voglio vivere e morire. S. Giuseppe, S. Michele Arcangelo, Angelo mio Custode, soccorretemi sempre, ma soprattutto nell’ora della mia morte. E voi mio caro Gesù, voi che per ottenere a me una buona morte, avete voluto fare una morte così amara, non m’abbandonate allora. Io da ora a Voi m’abbraccio, per morire abbracciato con Voi. Io merito l’inferno, ma mi abbandono alla vostra misericordia, sperando nel sangue vostro di morire nella vostra amicizia e di ricevere da Voi la benedizione, nella prima volta che vi vedrò da misericordioso giudice mio. Nelle vostre mani impiagate per mio amore raccomando l’anima mia. In Voi spero di non essere allora condannato all’inferno e di essere ammesso alla gloria e alla gioia del Paradiso. «In te,Signore , ho sperato, non sia confuso in eterno». Vedo già che la causa delle mie cadute è stata il non ricorrere a voi, quando io ero tentato, a domandarvi la santa perseveranza. Per l’avvenire propongo fermamente di raccomandarmi sempre a voi, e specialmente quando mi vedrò in pericolo di ritornare ad offendervi. Propongo di ricorrere sempre alla vostra misericordia, invocando sempre i Ss. Nomi di Gesù e di Maria:sicuro che pregando non lascerete voi allora di darmi la forza ch’io non ho di resistere a» miei nemici. O Maria, Madre ottenetemi la grazia di raccomandarmi in tutt’i miei bisogni e per sempre al vostro Figlio, ed a voi. O Signore Gesù aiutatemi sempre, e specialmente nella mia morte; fate ch’io spiri amandovi, sicché l’ultimo respiro della mia vita sia un atto d’amore, che mi trasporti da questa terra ad amarvi in eterno nella gioia del paradiso. Gesù, Giuseppe, e Maria, assistetemi nella mia agonia. Gesù, Giuseppe, e Maria, a voi mi dono, e voi ricevete in quel punto l’anima mia.»
SANTI é BEATI :
Beato Ciriaco Maria Sancha y Hervas Cardinale
28 febbraio
18 giugno 1833 – 28 febbraio 1909
Nacque a Quintana del Pidio il 18 giugno 1833. Dopo il 1862 fu a Cuba, dove il 5 agosto 1869 fondò le Congregazione della Suore della Carità. Nel 1873 fu incarcerato perché si oppose alla nomina di Pedro Llorente Miguel ad arcivescovo di Santiago di Cuba da parte del governo repubblicano spagnolo, senza il consenso della Santa Sede. Il 28 gennaio 1876 fu eletto vescovo titolare di Areopoli e ausiliare di Toledo. Fu consacrato il 12 febbraio successivo dal cardinale Juan de la Cruz Ignacio Moreno y Maisonave. Fu trasferito alla sede di Ávila il 27 marzo 1882; il 10 giugno 1886 fu nominato vescovo di Madrid e Alcalá de Henares. L'11 luglio 1892 fu promosso alla sede metropolitana di Valencia. Papa Leone XIII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 18 maggio 1894. Il 2 dicembre dell'anno successivo ricevette il titolo di San Pietro in Montorio. Il 24 marzo 1898 divenne arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, nonché patriarca delle Indie Occidentali. Partecipò al conclave del 1903, che elesse papa Pio X. Morì il 28 febbraio 1909 all'età di 75 anni. Nonostante la brillante carriera ecclesiastica, visse e morì in povertà.Il 18 ottobre 2009 è stato beatificato.
Proveniente da una famiglia umile, Ciriaco María Sancha y Hervás nacque nel 1883. La sua infanzia su segnata dal dolore: quando aveva 10 anni morì sua madre, due anni dopo la sua sorella maggiore.
A 25 anni fu ordinato sacerdote. Sei anni dopo si recò a Santiago de Cuba per essere segretario dell'Arcivescovo del luogo.
"Lì trovò molta miseria. Molti poveri richiedevano la sua attenzione: mendicanti, bambini abbandonati, persone mutilate durante la guerra d'indipendenza. Di fronte a questa realtà, non poté rimanere indifferente", spiega una biografia distribuita dal postulatore della sua causa, padre Romulado Rodrigo Lozano O.A.R, nella Sala Stampa della Santa Sede.
In questa situazione, vide la necessità di fondare una Congregazione particolarmente dedicata a loro. Il 5 agosto 1869, giorno di Nostra Signora della Neve, fondò così la comunità delle Suore della Carità del Cardinale Sancha.
Per dieci mesi fu anche arrestato per aver difeso la parola e i diritti della Chiesa, scrivendo varie opere: "Consigli a un giovane levita", "Lo Scisma di Cuba" e "Domande e risposte". Tornò poi in Spagna, dove nel 1876 venne nominato Vescovo ausiliare di Toledo.
Quattro anni dopo fu trasferito ad Ávila. Era preoccupato per la mancanza di risorse economiche di molti giovani che avevano inquietudini vocazionali. Per questo creò borse di studio e acquisì strutture di laboratorio e scienze per il seminario.
Per rispondere a queste necessità fondò anche la prima Trappa Femminile in Spagna, le cui appartenenti sono oggi conosciute come religiose cistercensi di stretta osservanza.
Papa Leone XIII lo nominò Arcivescovo di Madrid nel 1886. Lì, ha sottolineato il postulatore, si distinse "per le opere apostoliche, la preoccupazione per i poveri, i seminaristi, gli operai, le scuole domenicali". Il Papa lo incaricò anche di occuparsi della Lega cattolica, che doveva incanalare l'azione dei cattolici nella vita pubblica.
Dopo 6 anni fu nominato Vescovo di Valencia, dove nel 1893 organizzò il Primo Congresso Eucaristico Nazionale. Nel 1895 ricevette il titolo di Cardinale.
"Lavorò per liberare il clero da impegni politici, consapevole che in ciò si giocavano la dignità dello stato sacerdotale e la penetrazione che il Vangelo era chiamato ad effettuare nella società", ha affermato padre Carlos Miguel García Nieto, docente di Storia della Chiesa, durante la conferenza stampa.
"Esercitò inoltre una notevole influenza sugli intellettuali valenciani attraverso incontri mensili che convocava nel Palazzo arcivescovile e la rivista scientifica che si pubblicava periodicamente", ha detto il docente.
Divenne infine titolare della Diocesi di Toledo e primate di Spagna nel 1898. I fedeli lo ricevettero entusiasti con striscioni che dicevano "Al Padre dei poveri", "All'iniziatore dei Congressi Cattolici", "All'instancabile apostolo delle dottrine del Romano Pontefice", e furono questi i punti chiave del suo servizio episcopale negli ultimi 11 anni di vita.
Nel 1904, grazie alla sua promozione, si svolse a Siviglia il congresso della buona stampa, da cui nacquero un'agenzia di informazione cattolica con sede a Madrid e una di scrittori e artisti cattolici. Nel 1907 il Cardinale convocò la prima assemblea dell'episcopato spagnolo, che anticipò l'attuale Conferenza Episcopale.
Morì il 25 febbraio 1909, dopo essere uscito in una mattina d'inverno sotto la neve per portare coperte ai poveri.
La tomba del Cardinale Sancha si trova nella Cattedrale di Toledo. Nel suo epitaffio appare la frase: "Con zelo di ardente carità si fece tutto per tutti. Visse povero e morì poverissimo".
Nell'omelia della Messa del centenario, il Cardinale Antonio Cañizares ha detto che il porporato fu un "sollecito medico delle anime, appassionato d'amore per la Chiesa e per gli uomini, in tempi di gravi difficoltà e di crisi sociale, culturale e umana".
Il Cardinale Sancha "si lasciò modellare da Dio e cercò in tutto la sua volontà: che gli uomini si salvassero e arrivassero alla conoscenza della verità, che avessero la vita, che fossero una cosa sola e rimanessero nell'amore rispettando i comandamenti".
Autore: Carmen Elena Villa
28 febbraio
18 giugno 1833 – 28 febbraio 1909
Nacque a Quintana del Pidio il 18 giugno 1833. Dopo il 1862 fu a Cuba, dove il 5 agosto 1869 fondò le Congregazione della Suore della Carità. Nel 1873 fu incarcerato perché si oppose alla nomina di Pedro Llorente Miguel ad arcivescovo di Santiago di Cuba da parte del governo repubblicano spagnolo, senza il consenso della Santa Sede. Il 28 gennaio 1876 fu eletto vescovo titolare di Areopoli e ausiliare di Toledo. Fu consacrato il 12 febbraio successivo dal cardinale Juan de la Cruz Ignacio Moreno y Maisonave. Fu trasferito alla sede di Ávila il 27 marzo 1882; il 10 giugno 1886 fu nominato vescovo di Madrid e Alcalá de Henares. L'11 luglio 1892 fu promosso alla sede metropolitana di Valencia. Papa Leone XIII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 18 maggio 1894. Il 2 dicembre dell'anno successivo ricevette il titolo di San Pietro in Montorio. Il 24 marzo 1898 divenne arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, nonché patriarca delle Indie Occidentali. Partecipò al conclave del 1903, che elesse papa Pio X. Morì il 28 febbraio 1909 all'età di 75 anni. Nonostante la brillante carriera ecclesiastica, visse e morì in povertà.Il 18 ottobre 2009 è stato beatificato.
Proveniente da una famiglia umile, Ciriaco María Sancha y Hervás nacque nel 1883. La sua infanzia su segnata dal dolore: quando aveva 10 anni morì sua madre, due anni dopo la sua sorella maggiore.
A 25 anni fu ordinato sacerdote. Sei anni dopo si recò a Santiago de Cuba per essere segretario dell'Arcivescovo del luogo.
"Lì trovò molta miseria. Molti poveri richiedevano la sua attenzione: mendicanti, bambini abbandonati, persone mutilate durante la guerra d'indipendenza. Di fronte a questa realtà, non poté rimanere indifferente", spiega una biografia distribuita dal postulatore della sua causa, padre Romulado Rodrigo Lozano O.A.R, nella Sala Stampa della Santa Sede.
In questa situazione, vide la necessità di fondare una Congregazione particolarmente dedicata a loro. Il 5 agosto 1869, giorno di Nostra Signora della Neve, fondò così la comunità delle Suore della Carità del Cardinale Sancha.
Per dieci mesi fu anche arrestato per aver difeso la parola e i diritti della Chiesa, scrivendo varie opere: "Consigli a un giovane levita", "Lo Scisma di Cuba" e "Domande e risposte". Tornò poi in Spagna, dove nel 1876 venne nominato Vescovo ausiliare di Toledo.
Quattro anni dopo fu trasferito ad Ávila. Era preoccupato per la mancanza di risorse economiche di molti giovani che avevano inquietudini vocazionali. Per questo creò borse di studio e acquisì strutture di laboratorio e scienze per il seminario.
Per rispondere a queste necessità fondò anche la prima Trappa Femminile in Spagna, le cui appartenenti sono oggi conosciute come religiose cistercensi di stretta osservanza.
Papa Leone XIII lo nominò Arcivescovo di Madrid nel 1886. Lì, ha sottolineato il postulatore, si distinse "per le opere apostoliche, la preoccupazione per i poveri, i seminaristi, gli operai, le scuole domenicali". Il Papa lo incaricò anche di occuparsi della Lega cattolica, che doveva incanalare l'azione dei cattolici nella vita pubblica.
Dopo 6 anni fu nominato Vescovo di Valencia, dove nel 1893 organizzò il Primo Congresso Eucaristico Nazionale. Nel 1895 ricevette il titolo di Cardinale.
"Lavorò per liberare il clero da impegni politici, consapevole che in ciò si giocavano la dignità dello stato sacerdotale e la penetrazione che il Vangelo era chiamato ad effettuare nella società", ha affermato padre Carlos Miguel García Nieto, docente di Storia della Chiesa, durante la conferenza stampa.
"Esercitò inoltre una notevole influenza sugli intellettuali valenciani attraverso incontri mensili che convocava nel Palazzo arcivescovile e la rivista scientifica che si pubblicava periodicamente", ha detto il docente.
Divenne infine titolare della Diocesi di Toledo e primate di Spagna nel 1898. I fedeli lo ricevettero entusiasti con striscioni che dicevano "Al Padre dei poveri", "All'iniziatore dei Congressi Cattolici", "All'instancabile apostolo delle dottrine del Romano Pontefice", e furono questi i punti chiave del suo servizio episcopale negli ultimi 11 anni di vita.
Nel 1904, grazie alla sua promozione, si svolse a Siviglia il congresso della buona stampa, da cui nacquero un'agenzia di informazione cattolica con sede a Madrid e una di scrittori e artisti cattolici. Nel 1907 il Cardinale convocò la prima assemblea dell'episcopato spagnolo, che anticipò l'attuale Conferenza Episcopale.
Morì il 25 febbraio 1909, dopo essere uscito in una mattina d'inverno sotto la neve per portare coperte ai poveri.
La tomba del Cardinale Sancha si trova nella Cattedrale di Toledo. Nel suo epitaffio appare la frase: "Con zelo di ardente carità si fece tutto per tutti. Visse povero e morì poverissimo".
Nell'omelia della Messa del centenario, il Cardinale Antonio Cañizares ha detto che il porporato fu un "sollecito medico delle anime, appassionato d'amore per la Chiesa e per gli uomini, in tempi di gravi difficoltà e di crisi sociale, culturale e umana".
Il Cardinale Sancha "si lasciò modellare da Dio e cercò in tutto la sua volontà: che gli uomini si salvassero e arrivassero alla conoscenza della verità, che avessero la vita, che fossero una cosa sola e rimanessero nell'amore rispettando i comandamenti".
Autore: Carmen Elena Villa
VOCE DI SAN PIO :
-" Pregate per i perfidi, pregate per i
fervorosi, pregate per il sommo Pontefice, per tutti i bisogni
spirituali e temporali della santa Chiesa, nostra teneressima madre; e
una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salute delle
anime e per la gloria del celeste Padre." (Epist. II, p. 70).
(Mc 10,1-12) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
VANGELO
(Mc 10,1-12) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dallo inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e manda a noi dal cielo,un raggio della tua luce...basterà un piccolo raggio per aprire la mia mente annebbiata dalla mia umanità,e tu dammi quel piccolo raggio e tutto intorno sparirà e sarò solo tua mio Signore,con la mente e con il cuore.
E' lecito Gesù? Quante volte noi chiediamo a Dio se è lecito ai suoi occhi quello che facciamo? Ben poche vero?Siamo noi a decidere quello che è giusto, quello che ci conviene e poi troviamo una giustificazione per cui tutto diventi lecito anche agli occhi di Dio.
Dimentichiamo troppo spesso che stringiamo dei patti, facciamo delle promesse e addirittura che consacriamo questi patti.
Oggi tutto si fa con troppa leggerezza, sicuramente colpa delle generazioni precedenti, sicuramente della mia generazione.
Ma sì, se una cosa non funziona più invece di ripararla, buttiamola alle ortiche, con tutto quello che comporta, così saremo liberi di farci una nuova famiglia, avere altri figli e ricominciare da capo.... sperando che sia la volta buona, o solo fino alla prossima.
Il matrimonio celebrato in Chiesa non è solo un patto tra due coniugi, ma anche un patto davanti a Dio, e anche se Mosè permise al suo popolo di ripudiare la moglie, lo fece perché il suo popolo era duro di cuore, come quello d’oggi.Può succedere di sbagliare, di confondere i sentimenti e confondere una passione, un'infatuazione,con l'amore, tanto da arrivare al matrimonio e magari anche a fare dei figli; poi come da un sogno,ci si risveglia e ci si ritrova davanti ad una scelta che non ci appartiene più.Io non condivido oggi, che rispondo al nome di Cristiana, il cosiddetto divorzio, e tantomeno l'annullamento del Matrimonio, neanche da parte della Chiesa. Posso accettare l'allontanamento per gravi motivi come il pericolo di vita per un coniuge o per i figli, ma il matrimonio resta sacro e quindi per me solo Dio può mettere fine ad un'unione tra due persone. Ma io posso parlare solo per me,e decidere solo per me,non certo mi posso ergere a giudice per gli altri, certo è che niente funziona più se non c'è una forte volontà di farlo funzionare, anzi tutti si danno da fare per consigliare la separazione, l'aborto, e prestano a satana la loro voce che s'innalza sopra a tutto con fare prepotente e tende a soffocare la voce del cuore.
Oggi,si sopravvive a tante decisioni errate, ci si adatta agli egoismi sia nostri che altrui, la felicità dei figli non si valuta sulle sicurezze morali, ma su quelle materiali, e quindi se nei figli crescerà la consapevolezza che niente è per sempre, non è un grande danno....Per la durezza del nostro cuore Mosè, la Chiesa, la legge aprono certe porte, ma da quelle porte esce anche l'amore e ci allontaniamo da Dio che è la fonte dell'amore. Chiedo scusa se ho ferito qualcuno, so che questo è un bruttissimo discorso e fa male a molti, ma io non intendo giudicare nessuno, sia ben chiaro, anche io, l' ho detto all'inizio, sono colpevole di tanta indifferenza verso l' indissolubiltà del matrimonio; potessi tornare indietro però, non so se voterei no per il divorzio, perchè so che non cambierebbe molto, oggi l'uomo fa le leggi per violarle, non per rispettarle, e nel pieno consenso generale.
(Mc 10,1-12) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dallo inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e manda a noi dal cielo,un raggio della tua luce...basterà un piccolo raggio per aprire la mia mente annebbiata dalla mia umanità,e tu dammi quel piccolo raggio e tutto intorno sparirà e sarò solo tua mio Signore,con la mente e con il cuore.
E' lecito Gesù? Quante volte noi chiediamo a Dio se è lecito ai suoi occhi quello che facciamo? Ben poche vero?Siamo noi a decidere quello che è giusto, quello che ci conviene e poi troviamo una giustificazione per cui tutto diventi lecito anche agli occhi di Dio.
Dimentichiamo troppo spesso che stringiamo dei patti, facciamo delle promesse e addirittura che consacriamo questi patti.
Oggi tutto si fa con troppa leggerezza, sicuramente colpa delle generazioni precedenti, sicuramente della mia generazione.
Ma sì, se una cosa non funziona più invece di ripararla, buttiamola alle ortiche, con tutto quello che comporta, così saremo liberi di farci una nuova famiglia, avere altri figli e ricominciare da capo.... sperando che sia la volta buona, o solo fino alla prossima.
Il matrimonio celebrato in Chiesa non è solo un patto tra due coniugi, ma anche un patto davanti a Dio, e anche se Mosè permise al suo popolo di ripudiare la moglie, lo fece perché il suo popolo era duro di cuore, come quello d’oggi.Può succedere di sbagliare, di confondere i sentimenti e confondere una passione, un'infatuazione,con l'amore, tanto da arrivare al matrimonio e magari anche a fare dei figli; poi come da un sogno,ci si risveglia e ci si ritrova davanti ad una scelta che non ci appartiene più.Io non condivido oggi, che rispondo al nome di Cristiana, il cosiddetto divorzio, e tantomeno l'annullamento del Matrimonio, neanche da parte della Chiesa. Posso accettare l'allontanamento per gravi motivi come il pericolo di vita per un coniuge o per i figli, ma il matrimonio resta sacro e quindi per me solo Dio può mettere fine ad un'unione tra due persone. Ma io posso parlare solo per me,e decidere solo per me,non certo mi posso ergere a giudice per gli altri, certo è che niente funziona più se non c'è una forte volontà di farlo funzionare, anzi tutti si danno da fare per consigliare la separazione, l'aborto, e prestano a satana la loro voce che s'innalza sopra a tutto con fare prepotente e tende a soffocare la voce del cuore.
Oggi,si sopravvive a tante decisioni errate, ci si adatta agli egoismi sia nostri che altrui, la felicità dei figli non si valuta sulle sicurezze morali, ma su quelle materiali, e quindi se nei figli crescerà la consapevolezza che niente è per sempre, non è un grande danno....Per la durezza del nostro cuore Mosè, la Chiesa, la legge aprono certe porte, ma da quelle porte esce anche l'amore e ci allontaniamo da Dio che è la fonte dell'amore. Chiedo scusa se ho ferito qualcuno, so che questo è un bruttissimo discorso e fa male a molti, ma io non intendo giudicare nessuno, sia ben chiaro, anche io, l' ho detto all'inizio, sono colpevole di tanta indifferenza verso l' indissolubiltà del matrimonio; potessi tornare indietro però, non so se voterei no per il divorzio, perchè so che non cambierebbe molto, oggi l'uomo fa le leggi per violarle, non per rispettarle, e nel pieno consenso generale.
mercoledì 26 febbraio 2014
VOCE DI SAN PIO :
-" Tu intanto non ti affliggere fino al punto da
perdere la pace interna. Prega con perseveranza, con fiducia e con mente
calma e serena." (Epist. III, p. 452).
SANTI é BEATI :
Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny
27 febbraio
Marsiglia, 28 maggio 1841 - La Servianne, Marsiglia, 27 febbraio 1884
Il cardinale Dechamps, al tempo arcivescovo di Malines-Bruxelles, l'ha definita "la Teresa d'Avila del nostro secolo". Siamo nell'Ottocento e Maria Deluil-Martiny, nata a Marsiglia nel 1841, è a contatto con importanti personalità. Non solo francesi. Il vescovo missionario Daniele Comboni, infatti, quando è in Francia ricorre al suo consiglio. Da giovinetta ha come confessore il Curato d'Ars e a lei si interessa persino Papa Pio IX. Sotto la guida del padre Calage giunge - dopo essersi votata alla castità rimanendo in famiglia e aiutando i genitori, i poveri e i sacerdoti missionari - a fondare con alcune consorelle, in Belgio, l'Istituto claustrale delle Figlie del Cuore di Gesù, dedite all'adorazione eucaristica e alla preghiera per missioni e santificazione del clero. Prende il nome di Maria di Gesù. Dà vita a due monasteri ad Aix-en-Provence e a La Servianne (Marsiglia). Qui il giardiniere del monastero la uccide a colpi di pistola in odio alla fede il 27 febbraio del 1884. È beata dal 1989. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Marsiglia in Francia, beata Maria di Gesù Deluil Martiny, vergine, che fondò la Congregazione delle Figlie del Cuore di Gesù e, ferita a morte da un uomo violento, concluse con l’effusione del sangue una vita intimamente unita alla Passione di Cristo.
Maria Deluil-Martiny nata a Marsiglia il 28 maggio 1841, da distintissima famiglia ancora rapisce chiunque l’avvicina per la profondità della sua dottrina e la santità della vita. Vivace, brillante, coltissima e assai dentro alle cose della società e della storia, volle consacrarsi a Dio in una missione singolare che avrebbe scoperto gradualmente fino ad una esplosione d’amore. Era ancora bambina e, combinando qualche marachella nel collegio dove studiava, le suore si lamentavano di lei con l’Arcivescovo di Marsiglia, Mons. Eugenio de Mazenod, il quale senza scomporsi rispondeva: "Sarà la Santa Maria di Marsiglia”.
A 17 anni andò a confessarsi dal Curato d’Ars che le disse: “Sì, sarà tutta di Dio, ma dovrà attendere a lungo nel mondo”. In un cammino impervio, Maria offrí il suo voto di verginità per sempre, pur stando nella sua famiglia a occuparsi dei suoi genitori e di cento opere di bene per l’annuncio di Cristo, il servizio ai poveri, l’aiuto ai sacerdoti e alle missioni, diffondendo, in accordo con la Visitazione di Bourg e di Marsiglia, il culto al cuore di Gesú. Anche Mons. Comboni, nei suoi viaggi in Francia, ebbe aiuto dalla giovane Maria. Grazie alla guida spirituale del Padre Calage, ella trova a poco a poco la sua via. Si interessano di lei Papa Pio IX e il Card. Dechamps, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, il quale la definisce “la S.Teresa D’Avila del nostro secolo”. Finalmente, il 20 giugno 1873, solennità del Sacro Cuore di Gesú, con alcune consorelle, fonda in Belgio l’Istituto delle Figlie del Cuore di Gesú, dedite, nella clausura, all’adorazione all’Eucarestia, alla preghiera e all’immolazione per la conversione del mondo lontano da Dio e per la santificazione dei sacerdoti.
Il centro, anzi l’Unico della sua vita è Gesú eucaristico offerto al Padre su tutti gli altari del mondo, presente nel Tabernacolo, adorato giorno e notte, vissuto nell’intimità della grazia santificante e della carità. Il suo modello, come ella stessa ha spiegato, è la Madonna.
Seguono anni brevi e densi. Molte giovani accorrono nella nuova fondazione e Madre Maria di Gesú - così si chiama da quando è diventata religiosa - fonda altri due monasteri, a Aix-en-Provence e nella proprietà lasciatale in eredità dalla mamma, a La Servianne presso Marsiglia. Cresce nell’intimità con Gesú, educa nell’intimitá con Lui e al dono totale le sue “Figlie” che la amano come una mamma.
Poi, il 27 febbraio 1884, nel giardino della Servianne, Madre Maria di Gesú è uccisa dal giardiniere del monastero, che le scarica addosso la rivoltella, in odio alla fede. E’ vergine e martire, come aveva sempre desiderato. Il 22 ottobre 1989, Papa Giovanni Paolo II con la solenne beatificazione in S. Pietro a Roma la eleva agli onori degli altari:la beata Maria di Gesú.
Con la sua esistenza umile e straordinaria, intessuta di amore e di una immensa gioia di donare, ci indica Gesu’ Crocifisso ed Eucaristico, come il Centro di tutto, l’unica Fonte cui attingere la vita vera della grazia e della santità. E la Madonna, modello e guida verso Lui.
Per informazioni rivolgersi a:
Figlie del Cuore di Gesu'
Via dei Villini, 34
00161 Roma
Autore: Dario Di Maso
27 febbraio
Marsiglia, 28 maggio 1841 - La Servianne, Marsiglia, 27 febbraio 1884
Il cardinale Dechamps, al tempo arcivescovo di Malines-Bruxelles, l'ha definita "la Teresa d'Avila del nostro secolo". Siamo nell'Ottocento e Maria Deluil-Martiny, nata a Marsiglia nel 1841, è a contatto con importanti personalità. Non solo francesi. Il vescovo missionario Daniele Comboni, infatti, quando è in Francia ricorre al suo consiglio. Da giovinetta ha come confessore il Curato d'Ars e a lei si interessa persino Papa Pio IX. Sotto la guida del padre Calage giunge - dopo essersi votata alla castità rimanendo in famiglia e aiutando i genitori, i poveri e i sacerdoti missionari - a fondare con alcune consorelle, in Belgio, l'Istituto claustrale delle Figlie del Cuore di Gesù, dedite all'adorazione eucaristica e alla preghiera per missioni e santificazione del clero. Prende il nome di Maria di Gesù. Dà vita a due monasteri ad Aix-en-Provence e a La Servianne (Marsiglia). Qui il giardiniere del monastero la uccide a colpi di pistola in odio alla fede il 27 febbraio del 1884. È beata dal 1989. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Marsiglia in Francia, beata Maria di Gesù Deluil Martiny, vergine, che fondò la Congregazione delle Figlie del Cuore di Gesù e, ferita a morte da un uomo violento, concluse con l’effusione del sangue una vita intimamente unita alla Passione di Cristo.
Maria Deluil-Martiny nata a Marsiglia il 28 maggio 1841, da distintissima famiglia ancora rapisce chiunque l’avvicina per la profondità della sua dottrina e la santità della vita. Vivace, brillante, coltissima e assai dentro alle cose della società e della storia, volle consacrarsi a Dio in una missione singolare che avrebbe scoperto gradualmente fino ad una esplosione d’amore. Era ancora bambina e, combinando qualche marachella nel collegio dove studiava, le suore si lamentavano di lei con l’Arcivescovo di Marsiglia, Mons. Eugenio de Mazenod, il quale senza scomporsi rispondeva: "Sarà la Santa Maria di Marsiglia”.
A 17 anni andò a confessarsi dal Curato d’Ars che le disse: “Sì, sarà tutta di Dio, ma dovrà attendere a lungo nel mondo”. In un cammino impervio, Maria offrí il suo voto di verginità per sempre, pur stando nella sua famiglia a occuparsi dei suoi genitori e di cento opere di bene per l’annuncio di Cristo, il servizio ai poveri, l’aiuto ai sacerdoti e alle missioni, diffondendo, in accordo con la Visitazione di Bourg e di Marsiglia, il culto al cuore di Gesú. Anche Mons. Comboni, nei suoi viaggi in Francia, ebbe aiuto dalla giovane Maria. Grazie alla guida spirituale del Padre Calage, ella trova a poco a poco la sua via. Si interessano di lei Papa Pio IX e il Card. Dechamps, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, il quale la definisce “la S.Teresa D’Avila del nostro secolo”. Finalmente, il 20 giugno 1873, solennità del Sacro Cuore di Gesú, con alcune consorelle, fonda in Belgio l’Istituto delle Figlie del Cuore di Gesú, dedite, nella clausura, all’adorazione all’Eucarestia, alla preghiera e all’immolazione per la conversione del mondo lontano da Dio e per la santificazione dei sacerdoti.
Il centro, anzi l’Unico della sua vita è Gesú eucaristico offerto al Padre su tutti gli altari del mondo, presente nel Tabernacolo, adorato giorno e notte, vissuto nell’intimità della grazia santificante e della carità. Il suo modello, come ella stessa ha spiegato, è la Madonna.
Seguono anni brevi e densi. Molte giovani accorrono nella nuova fondazione e Madre Maria di Gesú - così si chiama da quando è diventata religiosa - fonda altri due monasteri, a Aix-en-Provence e nella proprietà lasciatale in eredità dalla mamma, a La Servianne presso Marsiglia. Cresce nell’intimità con Gesú, educa nell’intimitá con Lui e al dono totale le sue “Figlie” che la amano come una mamma.
Poi, il 27 febbraio 1884, nel giardino della Servianne, Madre Maria di Gesú è uccisa dal giardiniere del monastero, che le scarica addosso la rivoltella, in odio alla fede. E’ vergine e martire, come aveva sempre desiderato. Il 22 ottobre 1989, Papa Giovanni Paolo II con la solenne beatificazione in S. Pietro a Roma la eleva agli onori degli altari:la beata Maria di Gesú.
Con la sua esistenza umile e straordinaria, intessuta di amore e di una immensa gioia di donare, ci indica Gesu’ Crocifisso ed Eucaristico, come il Centro di tutto, l’unica Fonte cui attingere la vita vera della grazia e della santità. E la Madonna, modello e guida verso Lui.
Per informazioni rivolgersi a:
Figlie del Cuore di Gesu'
Via dei Villini, 34
00161 Roma
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