“TU DEVI FARE QUALCOSA DI BELLO PER GLI ALTRI”
Suor Maria Laura è stata uccisa con 19 coltellate la sera del 6 giugno del 2000.
Con un tranello, combinato per telefono, tre ragazze con la scusa che una di loro era in pericolo e aveva urgente bisogno di aiuto, l'hanno convinta a uscire di sera, l'hanno attirata in Via Poiatengo e l'hanno accoltellata.
Chi era Suor Maria Laura?
Maria Laura era il nome da suora. Il suo nome di battesimo era Teresina.
I suoi genitori, Stefano Mainetti e Marcellina Gusmeroli, erano di Tartano (SO) e facevano i contadini. Nel 1931 lasciarono Tartano e vennero ad abitare a Colico.
Nel 1939, all'età di appena 31 anni, Mamma Marcellina morì dopo aver dato alla luce la decima dei suoi figli, precisamente Teresina. La piccola veniva così ad aggiungersi ad altri 5 fratelli e una sorella, poiché tre erano già morti.
La mamma, morendo, lasciò Romilda, la maggiore, che contava 12 anni e Teresina, l'ultima, 12 giorni.
Con tutta la sua buona volontà, Romilda non era in grado di occuparsi anche della piccola, così fu portata a Tartano da una zia.
A 3 mesi una signora di Colico si offrì di prenderla in casa sua.
Nel 1940 il papà si risposò e Teresina, all'età di 8 mesi, potè rientrare in famiglia. Da quel momento fu Romilda ad occuparsi di lei, perché la seconda mamma, che pur le voleva bene, dovette ben presto dedicarsi ai suoi figli che nacquero, anno dopo anno, in numero di sette.
Teresina si rivelò subito molto gracile, tanto più che non trovavano il latte che le andasse bene. Alla fine provarono quello di capra e questo, con soddisfazione di tutti, funzionò. Così Teresina fu allevata col latte di capra.
Nel frattempo era scoppiata la guerra e le condizioni economiche della famiglia diventarono precarie: lavorava solo il papà e le bocche da sfamare erano tante.
II fratello Amedeo, il confidente di Teresina dopo Romilda, dice di lei: "Sentendola spesso piangere, speravo che morisse, così a tavola ci sarebbe stato un piatto in meno da riempire".
Ma la Provvidenza aveva disposto diversamente.
Col tempo si rinforzò e divenne grande, curata e protetta soprattuto dalla sorella maggiore. Anche gli altri le volevano bene, perché era sempre contenta e sorridente.
"Io non ricordo, dice Amedeo, d'aver ricevuto da lei il più piccolo sgarbo o la più piccola offesa. Era molto sensibile e timida e, se per caso il papà alzava la voce con noi o la rimproverava per qualche sbaglio, non rispondeva e non si difendeva, ma si appartava un momento a piangere , per poi ritornare a sorridere come se nulla fosse accaduto."
Il padre era molto severo e imponeva ai figli di andare a Messa tutte le mattine prima di recarsi a scuola. Teresina non frequentò la Scuola Materna, ma all'età di sei anni cominciò la scuola elementare. Anche lei, ogni mattina, doveva assistere alla Messa coi fratelli all'Istituto S. Cuore di Colico, che ospitava una trentina di Seminaristi, alcuni Preti e anche quattro Suore "Figlie della Croce."
La Superiora, Suor M. Amelia, era molto amica della mamma Marcellina e quando questa morì, rimase molta affezionata a tutti , ma specialmente a Teresina.
"Sono convinto, dice ancora Amedeo, che sono state le preghiere di mia mamma e di Suor M. Amelia a far sì che Teresina, dopo le elementari, scegliesse di andare a Parma nell'Istituto delle Figlie della Croce, per frequentarvi le Scuole Medie e le Magistrali".
"Durante le vacanze estive ci trovavamo tutti insieme in famiglia e io ricordo benissimo, racconta ancora Amedeo, che ogni anno la trovavo più buona e generosa.
Avevo scoperto che teneva un diario sul quale scriveva tutti i giorni il suo cammino spirituale. Un giorno, spinto dalla curiosità, approfittai della sua assenza, lo presi e lo lessi. Con meraviglia scoprii chesi impegnava quotidianamente in fioretti, rinunce, gesti di generosità e pratiche spirituali. Da quel momento la stimai ancor più e cominciai a provare per lei una santa invidia".
Verso la fine delle Magistrali comunicò alla famiglia la sua decisione: voleva farsi Suora! Prima però doveva sottoporsi ad una visita medica per accertarsi che fosse in buona salute. Il responso non si fece attendere e Teresina, piangendo, confidò al fratello che le sue Suore di Parma non l’avrebbero mai accettata, perché le avevano riscontrato dei focolai di tubercolosi. Aggiunse però che doveva sottoporsi a un'altra visita, con analisi più accurate.. "Tu prega, disse al fratello, il Signore farà il resto".
Era molto debole, mangiava pochissimo e non si capiva come facesse a stare in piedi.
Due mesi dopo, tutta contenta ed entusiasta, abbracciò il fratello e gli disse che non avevano più trovato tracce di tubercolosi. Il Signore l'aveva esaudita e poteva finalmente coronare il suo sogno!
Fu allora che Amedeo fece con lei un patto: pregare un’ Ave Maria, tutti i giorni, l'uno per l'altra.
Fin da piccola, Teresina dimostrò una grande sensibilità verso i sofferenti. Alla signora Lilia, una sua vicina di casa, era morta la figlia unica, Laura, che aveva la sua stessa età e Teresina andava a trovarla per farle compagnia e consolarla. Tra loro nacque un rapporto molto bello e affettuoso, tanto che la signora avrebbe voluto adottarla, ma il papà non volle staccarsi da lei, adducendo comescusa che lui non vendeva i suoi figli.
Diventata Suora, Teresina volle chiamarsi Suor Maria Laura per riconoscenza alla signora Lilia e in ricordo di Laura.
Vicino a casa sua abitava anche una ragazza poliomielitica. Andava sempre a trovarla e continuò a farlo anche da Suora.
In casa e a scuola si faceva notare per la sua prontezza nell'obbedire, per la sua docilità e timidezza.
Aveva appena 10 anni quando Romilda si sposò con un giovane non troppo gradito al padre. Teresina ebbe la proibizione di andarla a trovare. Allora, passando davanti alla casa della sorella , si avvicinava alla finestra e la salutava con la mano. Confiderà più tardi a Romilda: "Quanto ho pianto per quella privazione"!
Quando disse ai fratelli che voleva farsi suora, questi provarono a farle cambiare idea raccontandole un sacco di fandonie... Ma lei fu irremovibile e non si lasciò influenzare, disse :"Le vostre sono tutte frottole e io mi farò suora."
Teresina si fa Suora
Era ancora molto giovane quando un sacerdote, in confessione, le disse: "Tu devi fare qualcosa di bello per gli altri".
Quella frase la riempì di gioia.... Da quel momento pensò che doveva dare uno scopo alla sua vita e capì che le Suore del suo Collegio le offrivano questa possibilità.
Nell'agosto 1957, all'età di 18 anni e con altre 10 giovani ragazze come lei, iniziò il cammino di preparazione alla vita religiosa e , due anni dopo, Suor Maria Laura era pronta per la sua missione di Figlia della Croce.
Fu per molti anni insegnante elementare a Chiavenna, a Roma, a Parma. E' difficile dire quanti bambini e quante famiglie ha avvicinato e accompagnato con bontà, pazienza e severità quando occorreva.
I suoi alunni la ricordano con profondo affetto e stima.
Nutriva una predilezione particolare per i giovani. Con loro si sentiva a suo agio e amava intrattenerli sia negli incontri di catechesi come negli incontri casuali.
Durante tutti gli anni della sua permanenza all'Istituto Immacolata di Chiavenna, si è occupata delle giovani Convittrici della Scuola Alberghiera e, negli ultimi anni, le fu affidata anche la responsabilità di Superiora.
Conservava sempre nel suo cuore il ricordo di quella confessione: "Tu devi fare qualcosa di bello per gli altri"!
Tutta la sua vita è stata spesa per gli altri, con particolare attenzione ai piccoli, ai poveri, agli ultimi.
Chi può dire quante cose belle ha realizzato? Non amava farsi pubblicità, parlare di sé, della sua famiglia, del suo lavoro, dei suoi progetti: si donava e basta!
Non era mai stanca... sempre pronta, sempre svelta, leggera, contenta.
Una Suora della comunità la ricorda così: "Era come una pallina che rimbalza da una parte all'altra della casa. La sua ombra ti seguiva ovunque... non facevi in tempo a vederla al primo piano che già la dovevi cercare al secondo".
La sua camera era tutta tappezzata di foglietti-promemoria sparsi un po' ovunque. Appena riceveva una telefonata o una richiesta, la scriveva, perché non voleva dimenticare niente e nessuno. Era solita dire che la memoria ormai cominciava a fare cilecca e bisognava prendere i mezzi per non dimenticare".
Un'altra Suora dice: "Passava tra la gente distribuendo saluti e sorrisi come una buona sorella che si interessa di tutti".
Era molto attenta ai poveri, non per mestiere ma per amore. In loro trovava la "perla preziosa" e dava tutto per averla.
Niente era banale per lei, tutto era amore.
Amava sostare in preghiera nella Cappella dell'Istituto e, quando le era possibile, partecipava con gioia alle celebrazioni in Parrocchia.
Se veniva a conoscenza di qualche ammalato in ospedale o nelle famiglie, si faceva un dovere di andarlo a visitare.
Era felice di essere Ministro Straordinario dell'Eucaristia e lo esercitava volentieri tutte le volte che si presentava l'occasione, sia distribuendo la Comunione in chiesa, sia portandola agli anziani e ammalati nelle case.
(Potrei continuare ancora a lungo, ma termino con questo ricordo) Due o tre giorni prima di morire, incontrando una Suora, esclamò: "Sono felice... Gesù è contento di me. Sì, ho ancora qualcosa da migliorare, ma sono contenta lo stesso".
A me e a voi consegno l’impegno che ha fatto scattare Teresina e che ha sempre avuto presente anche da Suora.
Oggi lei stessa lo ripete a ognuno di noi: "Tu devi fare qualcosa di bello per gli altri"!