(Mt 9,14-15) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di rinnovare in questo periodo di quaresima, la mia fede, la mia anima ed il mio cuore, perché sempre fedele alla tua parola, possa seguire la via segnata per noi da Gesù. Quanto è viva la nostra fede? Quanto in noi c'è la speranza? Il cristiano sa che al di là della morte del Signore, c'è la sua resurrezione e non dobbiamo interpretare questo periodo di quaresima come un periodo di tristezza, ma di conversione profonda, di impegno reale, di ricerca di comunione, di tenerezza. Fare Quaresima, non significa fare a meno, ma fare di più, fare meglio. Incontro Gesù nel Getzemani e lo vedo triste, allora mi chiedo da dove viene questa tristezza. Gesù non ha altri interessi nel mondo che noi uomini, vederci voltare le spalle alla grazia lo rende triste, per cui la cosa che dobbiamo fare è accettare con slancio ogni grazia ci viene trasmessa. Percorriamo la via crucis e cerchiamo di lenire il suo dolore, non lo tradiamo, come ha fatto Giuda. Non siamo falsi, ma testimoni di una fede si faticosa, ma autentica. Viviamo da amici di Gesù, amici degli altri uomini, rinunciando a voler predominare su tutti. In questi momenti di angoscia per il mondo, comportiamoci da cristiani, accogliendo i fratelli in difficoltà e non sventolando ideologie politiche ed egoismi. Non facciamo di Cristo un re di burla, incoronandolo con bugie, dicendo di amarlo e dimostrandogli il contrario. Quella croce che Gesù ha abbracciato per noi grida al nostro dovere di prenderne coscienza, di cambiare atteggiamento . Formiamo famiglie in cui si cantino inni alla vita, si percepisca il dono che ogni figlio rappresenta, e cerchiamo di trasmettergli questi valori, non di vestirli all'ultima moda. Sotto alla croce Maria ci insegna che l'amore non é fuggire la sofferenza, ma condividerla. La quaresima ci insegnerà che la fede non è teoria d'amore, ma pratica d'amare; è stare tutto il tempo che possiamo con Gesù, è tenerlo stretto e farci stringere al suo cuore, grondante d'amore per noi.
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COMMENTARIO DE:
Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer (Barcelona, Spagna)
Oggi, primo venerdì di Quaresima, compiuti il digiuno e l’astinenza del Mercoledì delle Ceneri, abbiamo procurato offrire il digiuno e la recitazione del Santo Rosario per la “pace” così urgente nel nostro mondo. Noi siamo disposti a realizzare questo esercizio quaresimale che la Chiesa, Madre e Maestra, ci chiede di osservare, ricordandoci che lo stesso Signore disse: «Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15). Abbiamo il desiderio di vivere questo tempo, non solo per compiere un precetto che siamo obbligati ad osservare, ma, -soprattutto- procurando di arrivare a incontrare lo spirito che ci conduce a vivere questa pratica quaresimale e che ci aiuterà nel nostro progresso spirituale. Cercando questo senso profondo, possiamo chiederci: qual’è il vero digiuno? Già il profeta Isaia, nella prima lettura di oggi, commenta qual’è il digiuno che Dio valuta di più: «Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà» (Is 58,7-8). A Dio piace così e aspetta da noi tutto quello che conduce all’autentico amore verso i nostri fratelli. Ogni anno, il Santo Padre Giovanni Paolo II ci scriveva un messaggio di Quaresima. In uno di questi messaggi, sotto il lemma «Si è più felici nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), le sue parole ci aiutarono a scoprire questa stessa “dimensione caritativa” del digiuno che ci dispone –dall’intimo del nostro cuore- a prepararci per la Pasqua, con uno sforzo, per identificarci sempre di più con l’amore di Cristo che lo ha portato fino a dare la vita sulla Croce. In definitiva, «ciò che ogni cristiano deve fare sempre, adesso deve farlo con più diligenza e con maggior devozione» (il papa san Leone Magno).
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COMMENTARIO DE:
Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer (Barcelona, Spagna)
Oggi, primo venerdì di Quaresima, compiuti il digiuno e l’astinenza del Mercoledì delle Ceneri, abbiamo procurato offrire il digiuno e la recitazione del Santo Rosario per la “pace” così urgente nel nostro mondo. Noi siamo disposti a realizzare questo esercizio quaresimale che la Chiesa, Madre e Maestra, ci chiede di osservare, ricordandoci che lo stesso Signore disse: «Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15). Abbiamo il desiderio di vivere questo tempo, non solo per compiere un precetto che siamo obbligati ad osservare, ma, -soprattutto- procurando di arrivare a incontrare lo spirito che ci conduce a vivere questa pratica quaresimale e che ci aiuterà nel nostro progresso spirituale. Cercando questo senso profondo, possiamo chiederci: qual’è il vero digiuno? Già il profeta Isaia, nella prima lettura di oggi, commenta qual’è il digiuno che Dio valuta di più: «Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà» (Is 58,7-8). A Dio piace così e aspetta da noi tutto quello che conduce all’autentico amore verso i nostri fratelli. Ogni anno, il Santo Padre Giovanni Paolo II ci scriveva un messaggio di Quaresima. In uno di questi messaggi, sotto il lemma «Si è più felici nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), le sue parole ci aiutarono a scoprire questa stessa “dimensione caritativa” del digiuno che ci dispone –dall’intimo del nostro cuore- a prepararci per la Pasqua, con uno sforzo, per identificarci sempre di più con l’amore di Cristo che lo ha portato fino a dare la vita sulla Croce. In definitiva, «ciò che ogni cristiano deve fare sempre, adesso deve farlo con più diligenza e con maggior devozione» (il papa san Leone Magno).