domenica 10 settembre 2017

(Lc 6,6-11) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.


VANGELO
(Lc 6,6-11) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Parola del Signore 



COMMENTO DI :

P. Julio César RAMOS González SDB
(Mendoza, Argentina)
Oggi, Gesù ci da esempio di libertà. Di questo ne parliamo tantissimo nei nostri giorni. Ma, a differenza di ciò che oggi viene offerta e perfino si vive come “libertà”, quella di Gesù é una libertà totalmente associata ed unita all'azione del Padre. Lui stesso dirà: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa» (Gv 5,19). Ed il Padre solamente agisce per amore.L'amore non s'impone, ma influisce, mobilita, restituendo con pienezza la vita. Quel comando di Gesù: «Alzati e mettiti nel mezzo!» (Lc 6,8), possiede la forza ricreatrice di Colui che ama, e attraverso la parola agisce. Ancora di più l'altro: «Stendi la mano!» (Lc 6,10), che finisce con l'ottenere il miracolo, ristabilisce definitivamente la forza e la vita in chi era debole e morto. ”Salvare”, è strappare dalla morte, e questa stessa parola si traduce in “guarire”. Gesù guarendo salva quanto di morte c'era in quel povero uomo ammalato, e questo è un segno chiaro dell'amore di Dio Padre verso le sue creature. Così, nella nuova creazione dove il Figlio non fa altro che ciò che vede fare al Padre, la nuova legge che dominerà sarà quella dell'amore che si mette in atto, e non quella di un riposo che “inattiva”, perfino nel fare del bene al fratello bisognoso.
Allora, libertà ed amore messi insieme sono la chiave per oggi. Libertà ed amore messi insieme allo stile di Gesù. «Ama e fa quel che vuoi» di sant'Agostino ha oggi piena vigenza, per imparare a trasformarsi totalmente in Cristo Salvatore.

sabato 9 settembre 2017

(Mt 18,15-20) Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.

VANGELO
(Mt 18,15-20) Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Parola del Signore  



COMMENTO DI:
Prof. Dr. Mons. Lluís CLAVELL
(Roma, Italia)
Oggi, il Vangelo ci propone di considerare alcune raccomandazioni di Gesù ai suoi discepoli di allora e di sempre. Anche nella comunità dei primi cristiani c’erano colpe ed atteggiamenti contrari alla volontà di Dio. Il versicolo finale ci offre il contesto per risolvere i problemi che si possono presentare nella Chiesa lungo la storia: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Gesù è presente in tutti i periodi della vita della sua Chiesa, il suo “Corpo mistico” animato dall’azione incessante dello Spirito Santo. Siamo sempre fratelli, sia la comunità grande o piccola.
«Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo, se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15). Com’è bella e sincera la relazione di fraternità che Gesù c’insegna! Di fronte ad una mancanza verso di me o verso un altro, devo chiedere al Signore la sua grazia per perdonare, per comprendere ed, infine, per cercare di correggere mio fratello.
Oggi non è così facile come quando la Chiesa era meno numerosa. Ma, se pensiamo le cose dialogando con Dio nostro Padre, Lui ci illuminerà per trovare il tempo, il luogo e le parole adatte per compiere il nostro dovere di aiutare. Importante è purificare il nostro cuore. San Paolo ci incoraggia a correggere il prossimo con retta intenzione: «Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione» (Gal 6,1).
L’affetto profondo e l’umiltà ci faranno cercare la soavità. «Agite con mano materna, con l’infinita delicatezza delle nostre mamme, mentre ci curavano le ferite grandi o piccole dei nostri giochi e inciampi infantili» (San Giuseppemaria). Così ci corregge la Madre di Gesù e nostra Madre, ispirandoci per amare di più Dio ed i fratelli.

venerdì 8 settembre 2017

(Lc 6,1-5) Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?



VANGELO
(Lc 6,1-5) Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Parola del Signore.












COMMENTO DI:

Fr. Austin Chukwuemeka IHEKWEME
(Ikenanzizi, Nigeria)
Oggi, di fronte all’accusa dei farisei, Gesù spiega il senso corretto del riposo sabatico, evocando un esempio dell’Antico Testamento (cf. Dt 23,26): «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, (...), prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?» (Lc 6,3-4).
La condotta di Davide anticipò la dottrina che Cristo insegna in questo brano. Già nell’Antico Testamento, Dio aveva stabilito un ordine nei precetti della Legge, di modo che quelli di minor rango, cedessero d’innanzi a quelli di maggior rango.
Alla vista di ciò , si spiega che un precetto cerimoniale (come quello che stiamo commentando) cedesse di fronte a un precetto di legge naturale. Nello stesso modo, il precetto del sabato non è al di sopra delle necessità elementari di sussistenza.
In questo brano, Cristo ci insegna quale era il senso dell’istituzione divina del sabato: Dio lo aveva istituito per il benessere dell’uomo, perché potesse riposare e potesse dedicarsi in pace e allegria al culto divino. L’interpretazione dei farisei aveva convertito questo giorno in una occasione di afflizione e preoccupazione, dovuto alle innumerevoli prescrizioni e proibizioni.
Il sabato era stato fatto non solo perché l’uomo potesse riposare, ma anche perché potesse dar gloria a Dio: questo è il vero senso dell’espressione: «Il sabato è stato fatto per l’uomo» (Mc 2,27).
Inoltre , dichiarandosi “signore del sabato” (cf. Lc 6,5), manifesta chiaramente che Lui è lo stesso Dio che diede il precetto al popolo di Israele, affermando così la sua divinità e il suo potere universale. Anche Gesù può chiamarsi “signore del sabato”, perché è Dio.
Chiediamo aiuto alla Vergine per poter credere e capire che il sabato appartiene a Dio ed è in un certo modo - adattato alla natura umana – per rendere onore e gloria all’ Onnipotente. Come ha scritto San Giovanni Paolo II, «il riposo è cosa “sacra” ed è un’occasione per «prendere coscienza che tutto è opera di Dio».

giovedì 7 settembre 2017

(Mt 1,1-16.18-23)  Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 

VANGELO
(Mt 1,1-16.18-23)
Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.
Parola del Signore. 


COMMENTO DI :

Fray Agustí ALTISENT i Altisent Monje de Santa Mª de Poblet
(Tarragona, Spagna)
Oggi la genealogia di Gesù, il Salvatore che doveva nascere da Maria, ci mostra come l’opera di Dio si inserisce nella storia umana e come Dio, attua nel segreto e nel silenzio di ogni giorno. Allo stesso tempo vediamo la sua serietà nel compiere le sue promesse. Incluso Rut e Racab (cf. Mt 1,5) straniere convertite alla fede nell’unico Dio (e Racab, era una prostituta!), sono antenati del Salvatore.
Lo Spirito Santo, che doveva realizzare in Maria l’incarnazione del Figlio, penetrò, quindi, nella nostra storia già da molto lontano, e da molto presto, tracciando una rotta fino ad arrivare a Maria di Nazaret, è attraverso di Lei a suo figlio Gesù. «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele» (Mt 1,23). Quanto delicate spiritualmente dovevano essere le viscere di Maria, il suo cuore e la sua volontà, fino al punto di attirare l’attenzione di suo Padre e convertirla in Madre del “Dio-con-gli-uomini’’!. Egli che doveva portare la luce e la grazia soprannaturale per la salvezza di tutti. Tutto in questa opera ci porta a contemplare la grandezza, la generosità e la semplicità dell’azione divina, che innalza e riscatta la nostra stirpe umana, implicandosi in maniera personale.
Inoltre nel Vangelo di oggi, possiamo osservare come fu notificato a Maria che avrebbe concepito Dio, il Salvatore del popolo. E pensare che questa donna, Vergine e madre di Gesù, doveva essere allo stesso tempo nostra madre. Questa speciale scelta di Maria —«benedetta tu fra le donne» (Lc 1,42)— ci fa apprezzare la tenerezza di Dio nel suo modo di procedere, perché non ci riscattò —per così dire— “a distanza’’, vincolandosi invece personalmente con la nostra famiglia e la nostra storia. Chi poteva immaginare che Dio sarebbe stato allo stesso tempo così grande e così accondiscendente, avvicinandosi intimamente a noi.

mercoledì 6 settembre 2017

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.

VANGELO
(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore



COMMENTO DI:
Rev. D. Pedro IGLESIAS Martínez
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi ancora ci risulta sorprendente comprovare come quei pescatori furono capaci di lasciare il loro lavoro le loro famiglie e seguire Gesù: «Lasciarono tutto e lo seguirono» (Lc 5,11), precisamente quando Egli si manifesta dinnanzi a loro come un collaboratore eccezionale per l’attività che proporziona loro il sostentamento. Se Gesù di Nazareth facesse la proposta a noi, nel nostro secolo XXI..., avremmo il coraggio di quei uomini? Saremmo capaci di intuire quale sia il vero beneficio?
I cristiani crediamo che Gesù è eternamente presente; quindi questo Cristo Risorto ci chiede, non a Pietro a Giovanni o a Giacomo, ma a te, a me e a tutti coloro che lo confessiamo come il Signore, ripeto, ci chiede, partendo dal testo di Luca, di accoglierlo nella barca della nostra vita perché vuol riposare con noi; ci chiede servirsi di noi, che gli permettiamo di indicarci dove orientare la nostra vita per essere fecondi in mezzo ad una società ogni volta più allontanata e bisognosa della Buona Nuova. La proposta è allettante, e solo ci manca volere e saper spogliarci delle nostre paure, dei nostri “chissà cosa diranno” e fissare il corso verso acque più profonde o, in altre parole, verso orizzonti più lontani di quelli che limitano la nostra mediocre quotidianità di ansie e scoraggiamenti. «Colui che inciampa sulla strada, per poco che avanzi, si avvicina al traguardo; colui che corre fuori, quanto più corre, più si allontana» (Cf. San Tommaso d’Aquino).
«Duc in altum»; «Prendi il largo» (Lc 5,4): non stabiliamoci sulle rive di un mondo che vive guardandosi l’ombelico! La nostra navigazione per i mari della vita deve condurci ad attraccare nella terra promessa, fine del nostro percorso in questo Cielo sperato, che è regalo del Padre, pero indivisibilmente, anche lavoro dell’uomo –tuo, mio- al servizio degli altri a nella barca della Chiesa. Cristo conosce bene le zone di pesca, e dipende da noi: o il porto dei nostri egoismi, o verso i suoi orizzonti.

martedì 5 settembre 2017

(Lc 4,38-44) È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

VANGELO
(Lc 4,38-44) È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Parola del Signore





COMMENTO DI:

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, ci troviamo di fronte a una chiara controversia: la gente che cerca Gesù e Colui che cura tutte le “malattie” (cominciando dalla suocera di Simon Pietro); e allo stesso tempo «Da molti uscivano demoni gridando» (Lc 4,41). Come dire: pace e bene da una parte; malignità e disperazione dall’altra.
Non è la prima volta che appare il diavolo “uscendo”, per meglio dire, scappando dalla presenza di Dio, tra grida e esclamazioni. Ricordiamoci anche dell’indemoniato di Gerasa (cf. Lc 8,26-39). Sorprende che sia il proprio diavolo che “riconoscendo ” a Gesù, come nel caso di Gerasa, sia lui stesso ad andargli incontro (certamente con rabbia e irritato perché la presenza di Dio perturbava la sua vergognosa tranquillità).


Molte volte anche noi pensiamo che l’incontro con Gesù è un fastidio? Ci disturba dover andare a Messa la Domenica; ci irrita pensare che da molto non dedichiamo un tempo alla preghiera; ci vergogniamo dei nostri errori, invece di andare dal Dottore della nostra anima e chiedergli semplicemente perdono... Pensiamo se non è il Signore che deve venire al nostro incontro, giacché ci facciamo pregare per lasciare la nostra piccola “grotta” e uscire incontro a chi è il Pastore delle nostre vite! Questo si chiama, semplicemente, tiepidezza.


La diagnosi per tutto questo è: atonia, mancanza di tensione nell’anima, angustia, curiosità disordinata, stress, pigrizia spirituale con le cose della fede, pusillanimità, voglia di stare da soli con noi stessi... E c’è anche un antidoto: smettere di guardare se stesso e mettersi al lavoro. Impegnarsi a dedicare un momento ogni giorno per guardare ed ascoltare Gesù (ciò che chiamiamo preghiera): Gesù lo faceva, visto che «Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto» (Lc 4,42). Fare un piccolo sforzo per vincere l’egoismo in una piccola cosa ogni giorno per il bene degli altri (questo si chiama amare). Fare un piccolo–grande accordo con noi stessi, per vivere ogni giorno coerentemente la nostra vita cristiana.

lunedì 4 settembre 2017

(Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio!



VANGELO
(Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
Parola del Signore 



COMMENTO DI :

Rev. D. Joan BLADÉ i Piñol
(Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo come l’insegnamento fu per Gesù la missione centrale della sua vita pubblica. La predica di Gesù però era molto differente a quella degli altri maestri e questo fece sì che la gente si sorprendesse e si ammirasse. Certamente, anche se il Signore non aveva studiato (cf. Gv 7,15), sorprendeva con il suo insegnamento, perché «parlava con autorità» (Lc 4,32). Il suo stile nel parlare aveva l’autorità di chi si sa il “Santo di Dio”.
Precisamente, l’autorità della sua parola era quello che dava forza al suo linguaggio. Utilizzava immagini vive e concrete, senza sillogismi ne definizioni; parole e immagini che estraeva dalla natura stessa quando non dalla Sacra Scrittura. Non c’è dubbio che Gesù era un osservatore, uomo vicino alle situazioni umane: allo stesso tempo che lo vediamo insegnando, lo contempliamo anche vicino alle persone facendo del bene (sia con guarigioni di malattie, sia espellendo demoni, ecc.). Leggeva nel libro della vita di ogni giorno esperienze che dopo le erano utili per insegnare. Anche se questa materia era elementare e rudimentale, la parola del Signore era sempre profonda, turbante, radicalmente nuova, definitiva.
La cosa più grandiosa di Gesù Cristo nell’esprimersi era il concatenare l’autorità divina con la più incredibile semplicità umana. Autorità e semplicità erano possibili in Gesù grazie alla conoscenza che aveva del Padre e alla sua relazione di amorosa obbedienza con Lui (cf. Mt 11,25-27). È questo legame con il Padre ciò che spiega l’armonia unica tra la grandezza e l’umiltà. L’autorità della sua parola non era in consonanza con i criteri umani; non c’era concorrenza, ne interesse personale o desiderio di emergere. Era un’autorità che si manifestava tanto nella sublimità della parola o dell’azione come nell’umiltà e semplicità. Non c’era nelle sue labbra ne lode personale, ne arroganza, ne gridi. Mansuetudine, dolcezza, comprensione, pace, serenità, misericordia, verità, luce, giustizia… furono il profumo che circondava l’autorità dei suoi insegnamenti.

domenica 3 settembre 2017

(Lc 4,16-30) Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

VANGELO
(Lc 4,16-30) Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore 


COMMENTO DI Rev. D. David AMADO i Fernández (Barcelona, Spagna)
Oggi, «si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Con queste parole, Gesù commenta nella sinagoga di Nazareth un testo del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;» (Lc 4,18). Queste parole hanno un significato specifico al di là del momento storico in cui sono state pronunciate. Lo Spirito Santo abita in pienezza in Gesù Cristo, ed è Lui chi lo manda i credenti.
Ma anche, tutte le parole del Vangelo hanno un’eterna attualità. Esse sono eterne perché sono state pronunciate dall’Eterno, e sono attuali perché Dio fa che si compiano in tutti tempi. Quando ascoltiamo la Parola di Dio, dobbiamo riceverla non come un discorso umano, ma come una parola che ha un potere di trasformazione in noi. Dio non parla alle nostre orecchie, ma i nostri cuori. Tutto ciò che dice è profondamente pieno di significato e di amore. La Parola di Dio è una fonte inesauribile di vita: «È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte.» (S. Efrem). Le sue parole vengono dal cuore di Dio. E da quel cuore, il cuore della Trinità, è venuto Gesù –la Parola del Padre- agli uomini.
Così, ogni giorno, quando sentiamo il Vangelo, dobbiamo essere in grado di dire con Maria: «avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38), e Dio ci risponderà: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita». Ora, per che la Parola possa essere efficace in noi dobbiamo scartare ogni pregiudizio. I contemporanei di Gesù con lo capissero, perché solo guardavano con occhi umani: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22). Hanno visto l'umanità di Cristo, ma non hanno capito la sua divinità. Ogni volta che sentiamo la Parola di Dio, al di là dello stile letterario, della bellezza delle espressioni o l'unicità della situazione, dobbiamo sapere che è Dio che ci parla.

sabato 2 settembre 2017

VANGELO DI DOMENICA 3 SETTEMBRE 2017(Mt 16,21-27) Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.

VANGELO
(Mt 16,21-27) Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Parola del Signore 









Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, osserviamo Pietro —figura simbolica, gran testimone e maestro della fede— anche come uomo in carne ed ossa, con virtù e debolezze, come ognuno di noi. Dobbiamo ringraziare gli evangelisti che ci hanno presentato con realtà la personalità dei primi seguaci di Gesù. Pietro, fa una eccellente professione di fede —come vediamo nel Vangelo di Domenica XXI— che merita un gran elogio da parte di Gesù e la promessa della massima autorità dentro della Chiesa (cf. Mt 16,16-19), riceve anche dal Maestro una severa ammonizione, perché deve imparare ancora molto nel cammino della fede: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,23).
Ascoltare il rimprovero di Gesù a Pietro è un buon motivo per fare un esame di coscienza con rispetto al nostro essere cristiano. Siamo veramente fedeli all’insegnamento di Cristo, fino al punto di pensare realmente come Dio, o piuttosto ci adattiamo alla forma di pensare e ai criteri di questo mondo? Nel trascorso della storia, i figli della Chiesa, siamo caduti nella tentazione di pensare come il mondo, di basarci nelle ricchezze materiali, di cercare con ansia il potere politico o il prestigio sociale; a volte ci spingono di più gli interessi mondani che lo spirito del Vangelo. Di fronte a questi fatti, ci rivolgiamo una domanda «Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?» (Mt 16,26).
Dopo aver chiarito le cose, Gesù ci insegna cosa vuol dire pensare come Dio: amare, con tutte le rinunce, che ciò comporta per il bene del prossimo. Per questo, seguire Cristo, passa per la croce. È un accettazione sviscerata, perché «con la presenza di un amico e capitano così buono come Cristo Gesù, che si è messo a capo delle sofferenze, si può soffrire tutto: ci aiuta e ci sprona; non manca mai, è un vero amico» (Santa Teresa d’Ávila). E... quando la croce è il simbolo dell’amor sincero, è allora quando si converte in luminosa e nel segno di salvezza.

venerdì 1 settembre 2017

(Mt 25,14-30) Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

VANGELO
(Mt 25,14-30) Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Parola del Signore   




Rev. D. Albert SOLS i Lúcia (Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo la parabola dei talenti. In Gesù osserviamo (come) un periodo di cambio nello stile del suo messaggio: l’annunzio del Regno non si limita tanto a dimostrare la sua prossimità quanto a descrivere il suo contenuto mediante racconti: è l’ora delle parabole!
Un grand’uomo decide di intraprendere un lungo viaggio, e confida tutto il patrimonio ai suoi servitori. Poteva averlo distribuito in parti uguali, ma non lo fece così. Diede a ciascuno d’accordo alle sue capacità (cinque, due ed un talento). Con quel denaro ogni servitore poté capitalizzare l’inizio di un buon affare. I primi due si dedicarono ad amministrare i loro depositi, ma il terzo —per paura o per pigrizia— preferì nasconderlo evitando ogni investimento: si chiuse nella comodità della sua propria povertà.
Il signore ritornò e... richiese la resa dei conti (cf. Mt 25,19). Premiò il coraggio dei primi due che raddoppiarono il deposito affidato. Il comportamento con il servo “prudente” fu molto diverso.
Il messaggio della parabola continua ad essere di grande attualità. Le moderne democrazie camminano verso una separazione progressiva tra la Chiesa e lo Stato. Questo non è controproducente, anzi al contrario. Tuttavia, questa mentalità globale e progressiva racchiude un effetto secondario, pericoloso per i cristiani: essere l’immagine viva di quel terzo servo a chi il signore (figura biblica di Dio Padre) rimproverò molto severamente. Senza malizia, soltanto per comodità o paura, corriamo il pericolo di nascondere e ridurre la nostra fede cristiana al circolo privato della famiglia e degli amici intimi. Il Vangelo non può limitarsi ad una lettura e contemplazione sterile. Dobbiamo amministrare con coraggio e rischio la nostra vocazione cristiana nel proprio ambiente sociale e professionale proclamando la figura di Cristo con le parole e il testimonio.
Commenta Sant’Agostino: «quelli che predichiamo la parola di Dio ai popoli non siamo tanto lontani dalla condizione umana e dalla riflessione basata nella fede da non avvertire i nostri pericoli. Però ci conforta il fatto che, dove c’è il nostro pericolo a causa del ministero, li abbiamo l’aiuto delle vostre preghiere».

giovedì 31 agosto 2017

(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro! 

VANGELO DI VENERDì 1 SETTEMBRE 2017
(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Parola del Signore


Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(La Fuliola, Lleida, Spagna)
Oggi, Venerdì XXl del tempo ordinario, il Signore ci ricorda nel Vangelo che bisogna essere sempre vigilanti e preparati ad incontrarci con Lui. A mezza notte, in qualunque momento, possono chiamare alla porta ed invitarci ad uscire per ricevere il Signore. La morte non chiede un appuntamento previo. Veramente, «non conoscete né il giorno né l'ora» (Mt 25,13).
Vigilare non significa vivere con paura ed angoscia. Significa vivere in un modo responsabile la nostra vita di figli di Dio, la nostra vita di fede, speranza e carità. Il Signore aspetta continuamente la nostra risposta di fede ed amore, costanti e pazienti, tra le occupazioni e preoccupazioni che vanno tessendo il nostro vivere.
E questa risposta solamente la possiamo dare noi, tu ed io. Nessuno può farlo in nostra vece. Questo è ciò che significa il negarsi delle vergini prudenti a cedere parte del loro olio per le lampade spente delle vergini stolte: «andate piuttosto dai venditori e compratevene» (Mt 25,9). Così la nostra risposta a Dio è personale ed intrasferibile.
Non aspettiamo un “domani” —che forse non verrà— per accendere la lampada del nostro amore per lo Sposo. Carpe diem! Bisogna vivere in ogni istante della nostra vita tutta la passione che un cristiano deve sentire per il suo Signore. È una frase conosciuta, ma che vale la pena ricordarla nuovamente: «Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo della tua esistenza, come se fosse l'unico giorno di cui disponiamo, come se fosse l'ultimo giorno della nostra vita». Un richiamo realista alla necessaria e ragionevole conversione che dobbiamo portare a buon fine.
Che Dio ci conceda la grazia nella sua grande misericordia di non sentire nell´ora suprema: «In verità vi dico: non vi conosco» (Mt 25,12), vuol dire, «non avete avuto nessun rapporto né tratto con me». Trattiamo il Signore in questa vita in modo tale da essere conosciuti ed amici suoi nel tempo e nell'eternità.

mercoledì 30 agosto 2017

(Mt 24,42-51) Tenetevi pronti.



VANGELO DI GIOVEDì 31 AGOSTO 2017

(Mt 24,42-51) Tenetevi pronti.




+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.

Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Parola del Signore









COMMENTO



+ Rev. D. Albert TAULÉ i Viñas

(Barcelona, Spagna)

Oggi, il testo evangelico ci parla dell'incertezza del momento in cui verrà il Signore: «non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Se vogliamo che ci trovi svegli al momento del suo arrivo, non possiamo distrarci ne addormentarci: bisogna essere sempre preparati. Gesù ci da molti esempi di questa attenzione: quello che vigila caso mai venisse un ladro, il servo che vuole compiacere il padrone... Forse oggi ci parlerebbe di un portiere di calcio che non sa ne quando ne come gli arriverà il pallone..

Ma, forse, dovremmo prima chiarire di quale venuta ci si parla. Si tratta dell'ora della morte? Si tratta della fine del mondo? Certamente, sono venute del Signore che Lui ha lasciato volutamente nell´incertezza per suscitare in noi un’ attenzione costante. Ma, facendo un calcolo di probabilità, forse nessuno della nostra generazione sarà testimone di un cataclisma universale che metta fine all'esistenza della vita umana in questo pianeta. E, su quello che riguarda la morte, questa solamente succederà una volta e basta. Mentre ciò non accade, non ci sarà nessun’ altra venuta più vicina di fronte alla quale converrà essere sempre preparati?

«Come passano gli anni! I mesi si riducono a settimane, le settimane a giorni, i giorni a ore e le ore a secondi...» (San Francesco di Sales). Ogni giorno, ogni ora, in ogni istante il Signore è vicino alla nostra vita. Attraverso le ispirazioni interne, attraverso le persone che ci circondano, i fatti che vanno succedendosi, il Signore bussa alla nostra porta e, come dice l'Apocalissi: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Oggi, se facciamo la comunione, questo accadrà un’ altra volta. Oggi, se ascoltiamo pazientemente i problemi che altri ci affidano o diamo generosamente i nostri soldi per aiutare in una necessità, ciò tornerà a succedere. Oggi, se nella nostra preghiera personale riceviamo —improvvisamente— un’ispirazione inattesa, ciò tornerà ad accadere.

martedì 29 agosto 2017

(Mt 23,27-32) Siete figli di chi uccise i profeti.



VANGELO DI MERCOLEDì 30 AGOSTO 2017
(Mt 23,27-32) Siete figli di chi uccise i profeti.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Parola del Signore


RIFLESSIONE DI + Rev. D. Lluís ROQUÉ i Roqué
(Manresa, Barcelona, Spagna)

Oggi, come nei giorni scorsi ed in quelli seguenti, vediamo Gesù, fuori di sé, condannando atteggiamenti incompatibili con una vita degna, non solo da cristiani ma per fino da esseri umani: «All’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità» (Mt 23,28). Queste parole vengono a confermare che la sincerità, l’onestà, la lealtà, la nobiltà, sono virtù amate da Dio e, pure, molto apprezzate dagli esseri umani.

Per non cadere, quindi, nell’ipocrisia, devo essere assai sincero. In primo luogo, con Dio perché vuole che sia puro di cuore e che detesti ogni classe di bugia perchè Egli è assolutamente puro, è la Verità assoluta. In secondo luogo, con me stesso, perché non sia proprio io il primo ad essere ingannato all’espormi a peccare contro lo Spirito Santo, non riconoscendo i miei peccati ne manifestandoli con chiarezza nel sacramento della Penitenza, o al non aver sufficiente fiducia in Dio, che non condanna mai a chi fa da figlio prodigo, ne condanna nessuno per il solo fatto di essere peccatore, ma perché no si riconosce come tale. In terzo luogo, poi, con gli altri, perché –come Gesù- a noi tutti, fa rabbia la bugia, l’inganno, la mancanza di sincerità, di onestà, di lealtà, di nobiltà…, e, precisamente per questo, dobbiamo applicarci il principio: «Quello che non vuoi per te, non farlo agli altri».

Questi tre atteggiamenti – che possono essere considerati di buon senso- dobbiamo farli nostri per non cadere nell’ipocrisia e renderci conto che abbiamo bisogno della grazia santificante, a causa del peccato originale provocato dal “padre della bugia”: il demonio. Perciò terremo presente l’esortazione di san Giuseppemaria Scrivà: «Al momento dell'esame sta' in guardia contro il demonio muto»; avremo presente anche Origene, che dice: «Ogni falsa santità resta morta perché non viene impulsata da Dio», e ci faremo guidare sempre dal principio elementare e semplice proposto da Gesù :«Sia…il vostro parlare:”Sì, sì”; “No, no”» (Mt 5,37).
Maria non spreca parole, ma il suo “Sì” al bene, alla grazia, fu unico e verace; il suo “No” al peccato fu chiaro e sincero.

lunedì 28 agosto 2017

(Mc 6,17-29) Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.

VANGELO
(Mc 6,17-29) Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guida il mio cuore e la mia mente verso la luce della Parola di Dio, perché, anche attraverso la mia oscurità, possa rifletterla per me e per chi il mio Signore vuole che legga. Sembra che ci sia sempre tempo per decidere, per scegliere... Erode prendeva tempo, trattenendo alla sua corte Giovanni il Battista. Non sapeva di preciso chi era, ma lo incuriosiva. Sapeva che quello che Giovanni gli rimproverava era vero, ma non riusciva a liberarsi da quella schiavitù che lo aveva portato a rubare la moglie al fratello. Quella donna lo aveva stregato nel corpo e nella mente; lui, che si sentiva così potente da poter avere tutto, era impotente davanti alla lussuria ed al peccato, perché non sapeva resistergli. A volte nascondiamo dietro alla nostra sete di libertà, solo l’incapacità di vincere sul peccato, e pur sapendo quello che è giusto, non riusciamo a farlo. Quando uno accetta di vivere con la corruzione, col male, col peccato, perde sempre il controllo della situazione e per un ballo eccitante della figlia di Erodiade, per una promessa fatta giurando sul male, per non passare da bugiardo davanti agli altri, ecco che lo scempio si compie e la testa di Giovanni cade, servita su un vassoio alla richiesta vergognosa di Salomè , conformata a quella della madre. Anche oggi compromessi e ricatti, per chi al potere usa la sua posizione per vivere una vita di lussi e vizi, invece che per amministrare onestamente. Non accettiamo il compromesso tra bene e male perché non esiste, è solo un'illusione che satana insinua nelle nostre menti per farci abituare al male fino a legittimarlo ai nostri occhi.

domenica 27 agosto 2017

(Mt 23,13-22) Guai a voi, guide cieche.

VANGELO
(Mt 23,13-22) Guai a voi, guide cieche.


+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».


Parola del Signore





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore e fammi sentire forte la tua voce, come facesti in quei tempi, e fa che la voce di chi vuole mettere a tacere la mia coscienza non soffochi la tua.


Che cosa impediva agli scribi ed ai farisei di ascoltare Gesù?
Erano pieni di orgoglio e superbia!
Ma attenzione... vale anche per noi oggi questo monito.
Oggi poi davvero diventa difficile capire qual’è la verità, per quanto la parola di Dio è stata rimaneggiata, alterata, resa leggibile oppure solo resa piena di tutto quello che gli uomini, pieni di zelo, hanno saputo metterci sopra.
Io conservo una vecchia Bibbia di quando ero fanciulla ed onestamente, mi trovo così bene con quella che a volte, mi sembra di leggere un’altro libro.
In ogni edizione la arricchiscono con spiegazioni, immagini, commenti... ma le parole, non possono competere con “LA PAROLA”.
(Gv 1,1) « In principio era il Verbo , il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. “
Guardando a Gesù che è la parola incarnata, se vogliamo, possiamo capire come viverla.
Gesù è amore per coloro che soffrono: “I poveri e i sofferenti li avrete sempre con voi”, (Mt 26,11), curare un ammalato, accoglierlo, servirlo, è servire Cristo: il malato è la carne di Cristo.
Gesù è perdono: ( Lc 6,36 ) “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati…
Gesù è fedeltà: Poteva dire non ce la faccio più, come diciamo noi molto spesso, ma ha detto (Lc. 22,42) ”Non la mia ,ma la tua volontà sia fatta”
Guardando Gesù chiediamoci, che farebbe Lui al mio posto, e non stiamo a pensare a quello che è più conveniente.
Molti scribi e farisei, si comportano secondo il loro interesse perché glielo permettiamo, perché non siamo di nessun aiuto quando ci rendiamo complici di chiacchiere e malefatte.

sabato 26 agosto 2017

(Mt 16,13-20) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli. 

VANGELO
(Mt 16,13-20) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Vieni o Santo Spirito che ispiri la Chiesa e la guidi, assisti anche questa piccola zappa spuntata di Dio che si affida a Te. 

La Chiesa non può essere guidata da chi non vede quanto c’è da fare.
La Chiesa non è un ufficio in cui si amministra . 
La Chiesa è un’insieme di anime che deve seguire un uomo, Gesù Cristo, e non un’ideologia . 
La chiesa deve includere e non escludere. 
La Chiesa deve curare e non considerare alcuni infetti. 
La Chiesa va avanti per tutti noi, nonostante noi. 
Papa Francesco rappresenta Gesù Cristo oggi. 
Gloria e onore a Gesù Cristo! 
Viva Papa Francesco.

venerdì 25 agosto 2017

(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.

VANGELO
(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore  


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e aiutami, togli da me la confusione e la tristezza di che s che non ha nulla da insegnare e tutto da imparare, e sente il peso di dover scrivere queste due righe con Te. Una cosa è certa, Dio conta su di noi, ma certe volte mi rendo conto che più ci sentiamo saggi e più siamo stolti, e questo mi fa stare male. Troppo presi da quello che crediamo importante, non ci accorgiamo che siamo più che altro attirati da quello che ci fa sentire importanti. Basta guardare come ci comportiamo... tra chi cerchiamo collaboratori, quante critiche facciamo invece di aiutare. L’umiltà non ci appartiene, siamo sempre in mostra ed invece dovremmo cercare di fondare tutto sull’amore. Che intendo per fondare tutto sull’amore? Fare semplicemente quello che Gesù ci ripete da tempo, amare Dio e portare questo amore verso il prossimo. Quindi evitiamo per compiacere qualcuno, di allontanare in malo modo i poveri dalla chiesa. Evitiamo di dire che tizio non sa leggere davanti all’ assemblea , ma troviamo qualcosa più adatta a lui/lei per farlo partecipare e se sappiamo fare qualcosa di buono, ricordiamoci che è perché qualcuno ha avuto la grazia di insegnarcelo. Non consideriamo un tesoro geloso quello che deve essere amorosamente condiviso.

giovedì 24 agosto 2017

(Mt 22,34-40) Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.



VANGELO DI VENERDì 25 AGOSTO 2017
(Mt 22,34-40) Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore  



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Santo Spirito e portami dove l’amore parla ed io ascolto.

Ho scelto un’immagine un po’ esagerata, ma poi non tanto, sicuramente provocatoria.
Tutti si affannano a studiare, molti ad insegnare, pochi s’impegnano ad amare!
Allora tutto diventa vano. Si creano parrocchie efficienti, piene di brave persone, di laici e sacerdoti che veramente si donano e cercano di creare intorno a loro un ambiente sereno, amicale, un agàpe.
Agàpe significa amore disinteressato, fraterno, smisurato. Questo è l'amor di Dio nei confronti dell'umanità e deve diventare condivisione perché il cerchio possa considerarsi chiuso, ma , c’è un ma troppo spesso; ci si chiude in un bel cerchio e si lascino fuori molti fratelli che continueranno a non sentirsi amati da Dio per colpa nostra.

mercoledì 23 agosto 2017

(Gv 1,45-51) Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.

VANGELO DI GIOVEDì 24 AGOSTO 2017
(Gv 1,45-51) Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami Signore attraverso il Tuo Santo Spirito, a comprendere cosa mi vuoi dire oggi con questo brano del Vangelo.
VIENI E VEDI!
Sapete, dopo tanti anni ho capito che nel mio vagare, che chi avevo sempre inseguito, mi seguiva in silenzio, in attesa!
Natanaele cercava il Messia, ma aveva idee sue su come doveva essere il Signore che cercava. Da Nazaret ,un paese così piccolo, non può venire nulla di buono... come può il Messia venire da questo nulla?
Dio è questo! Natanaele se ne renderà conto, quando comprenderà che quello sguardo di Gesù lo aveva sempre seguito, che lui non se ne era accorto perché cercava qualcuno che aveva immaginato secondo i suoi preconcetti.
La fede in Dio si dimostra invece qualcosa di diverso, di nuovo, di sconosciuto; la Fede di ognuno di noi cresce con la conoscenza, con la frequentazione, con la presenza di Dio in noi.
Ecco che allora anche da noi, dal nostro nulla, potrà nascere qualcosa che ci farà dire come Filippo: “ vieni e vedi”.

martedì 22 agosto 2017

(Mt 20,1-16) Sei invidioso perché io sono buono?

VANGELO
(Mt 20,1-16) Sei invidioso perché io sono buono?
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Parola del Signore  



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidami alla vera conversione del cuore, fa che io possa rendere grazie per la tua sapienza, bontà e misericordia. Amen.
Una parabola che fa male un po’ a tutti, perché credo che nessuno si possa guardare dentro senza sentirsi toccato da queste parole.
Ci sembra sempre di dare più di quanto riceviamo, di essere migliori degli altri, di meritare di più, ed è questo pensiero che spesso causa in noi delle aspettative sbagliate. È facile restare intrappolati nel ciclo del “meritare”, tanto facile quasi come raggiungere uno stato di frustrazione provocato dal non possedere quello che si crede di meritare, anche se non si sa il perché.
Quello che ce lo fa pensare è che invece di gareggiare nello stimarci a vicenda, come dice l’apostolo Paolo, gareggiamo spesso nel confrontarci con gli altri cercando di mettere in luce i difetti altrui.
Ecco che allora tiriamo fuori dal nostro cilindro, come per magia, le cattiverie, le invidie, le gelosie più assurde.
Leggendo la Bibbia, troviamo spesso storie di gelosie, perché nessuno ne è esente, purtroppo; ma la cosa meravigliosa è che volendo apparire sempre migliori di quello che siamo, le camuffiamo chiamandole “ ingiustizie.”
Una cosa molto attuale per esempio, è tutto questo parlare dello Ius soli, se sia giusto o no concederlo... allora io mi chiedo, ma se il mondo è stato creato per tutti gli uomini, perché ce lo siamo diviso in territori, e ce lo litighiamo cercando di conquistarne sempre un pezzettino in più, spintonando fuori gli altri? La nostra coscienza ci dice che abbiamo più diritti degli altri ? Che meritiamo di più perché siamo migliori? A volte sembriamo come animali che segnano il territorio, dimenticando di ringraziare per ciò che abbiamo senza merito, e di condividerlo con gli altri.
Chi sono i buoni? Uno solo è buono, quello che ci ha dato tutto, anche se stesso, ed ancora non abbiamo capito!