Presentazione del Signore
XIX Giornata mondiale della Vita consacrata
«L'Anno della vita consacrata, che Papa Francesco ha indetto a cinquant'anni dal decreto conciliare Perfectae caritatis, acquista una singolare risonanza nella Giornata mondiale della vita consacrata, che celebriamo il 2 febbraio»: si apre con queste parole il Messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei (in corso a Roma fino a domani) diffuso oggi con il titolo «Portate l'abbraccio di Dio».
Nel testo, i vescovi sottolineano come la gente chieda alle persone consacrate «occhi che sappiano scrutare la storia guardando oltre le apparenze spesso contraddittorie della vita, che lascino trasparire vicinanza e possibilità nuove, che illuminino di tenerezza e di pace. È questo che contraddistingue chi mette la propria vita nelle mani di Dio: uno sguardo aperto, libero, confortante, che non esclude nessuno, abbraccia e unisce». Il messaggio prosegue dicendo: «È vero quello che scrive Papa Francesco nella sua Lettera a tutti i consacrati: ‘Dove ci sono i religiosi c'è gioia'. Ciò accade perché essi riconoscono su loro stessi, e in tutti i luoghi e i momenti della vita, l'opera di un Dio che ci salva con gioia. La stanchezza e la delusione sono esperienze frequenti in ciascuno di noi: benedetti coloro che ci aiutano a non ripiegarci su noi stessi e a non rinchiuderci in scelte comode e di corto respiro».
«Rallegriamoci dunque per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziando per una storia ricca di fede e di umanità esemplari e per la passione che mostrano oggi nel seguire Cristo povero, casto, obbediente - prosegue il Messaggio del Consiglio episcopale permanente -. I vescovi italiani ripongono grande fiducia in voi, sorelle e fratelli carissimi, soprattutto per il contributo che potete offrire a rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita cristiana, così da elaborare insieme forme nuove di vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide attuali». Dopo aver ricordato l'esortazione del Papa ai consacrati («Svegliate il mondo»), creando «altri luoghi dove si viva la logica evangelica del dono», il testo sottolinea che «le persone consacrate si legano all'amore assoluto di Dio per ogni uomo affinché nessuno vada perduto».
Viene evidenziata poi anche la «felice coincidenza» di quest'anno che vedrà la celebrazione del quinto Convegno ecclesiale nazionale a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». «L'opera di tante persone consacrate - sottolineano i vescovi - diventi sempre più il segno dell'abbraccio di Dio all'uomo e aiuti la nostra Chiesa a disegnare il ‘nuovo umanesimo' cristiano sulla concretezza e la lungimiranza dell'amore».
Fonte: Sir
"Nel cuore della Chiesa, per parlare agli uomini del Cielo".
La vita consacrata ricorda a tutti il primato assoluto di Dio e la ricchezza dei carismi suscitati dallo Spirito, che attualizzano nel mondo le opere meravigliose del Regno di Dio.
La loro testimonianza di vita, con la scelta radicale di Cristo, povero casto e obbediente, ci proietta nella dimensione del “già e del non ancora” e ci sprona a rispondere alla chiamata alla Santità.
Preghiamo per tutte le vocazioni di speciale consacrazione a Dio
“Testimoni della vita buona del Vangelo”
«Vidérunt óculi mei salutáre tuum,
quod parásti ante fáciem ómnium populórum.»
La festività della Presentazione del Signore, di cui abbiamo la prima testimonianza nel secolo IV a Gerusalemme, venne denominata fino alla recente riforma del calendario festa della Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento della storia della sacra Famiglia, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione.
La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di "presentazione del Signore", che aveva in origine. L'offerta di Gesù al Padre, compiuta nel Tempio, prelude alla sua offerta sacrificale sulla croce.
Questo atto di obbedienza a un rito legale, al compimento del quale né Gesù né Maria erano tenuti, costituisce pure una lezione di umiltà, a coronamento dell'annuale meditazione sul grande mistero natalizio, in cui il Figlio di Dio e la sua divina Madre ci si presentano nella commovente ma mortificante cornice del presepio, vale a dire nell'estrema povertà dei baraccati, nella precaria esistenza degli sfollati e dei perseguitati, quindi degli esuli.
L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima": Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio.
Non stupisce quindi che alla festa odierna si sia dato un tempo tale risalto da indurre l'imperatore Giustiniano a decretare il 2 febbraio giorno festivo in tutto l'impero d'Oriente. Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio 1 (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti". Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della "candelora". La notizia data già da Beda il Venerabile, secondo la quale la processione sarebbe un contrapposto alla processione dei Lupercalia dei Romani, e una riparazione alle sfrenatezza che avvenivano in tale circostanza, non trova conferma nella storia.
O Gesù, anche noi oggi,
come Simeone e la profetessa Anna,
ti stringiamo sul nostro cuore.
Loro videro un bimbo povero, avvolto in panni,
e credettero nella tua divinità;
noi vediamo un po’ di pane e crediamo in Te,
Vero Uomo e Vero Dio.
Vergine Santa, vieni accanto a noi con la tua preghiera,
fa’ che cresca la nostra fede
e sostienici nel cammino verso la patria
dove, finalmente, anche noi potremo contemplare
il tuo Gesù, Luce del mondo,
attesa e speranza di ogni uomo.
O Dio, fonte e principio di ogni luce,
che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone
il Cristo, vera luce di tutte le genti,
benedici + questi ceri
che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone
il Cristo, vera luce di tutte le genti,
benedici + questi ceri
e ascolta le preghiere del tuo popolo,
che viene incontro a te con questi segni luminosi
e con inni di lode; guidalo sulla via del bene,
perché giunga alla luce che non ha fine.
Per Cristo nostro Signore.
Troppi luccichii, Signore Gesù,
troppi luccichii confondono la nostra mente
e accecano il nostro cuore.
Il luccichio del successo e quello del piacere,
quello dell’ambizione senza misura
e del primo posto ad ogni costo.
E quando, con fuochi d’artificio,
passa quel momento, il cuore rimane nel buio
e la vita si trascina senza senso.
Che la tua Chiesa, luce posta sul candeliere,
sia solo riflesso di te
e chi vorrà cercarti
possa trovarti tranquillo
e gusterà quella pace e quella gioia
che solo chi ti incontra gusta per sempre.
Vieni, Luce del mondo, vieni!
E sarà gioia per tutti.
Guidami, dolce Luce
attraverso le tenebre che mi avvolgono.
Guidami tu, sempre più avanti!
Nera è la notte, lontana è la casa:
guidami tu, sempre più avanti!
Reggi i miei passi:
cose lontane non voglio vedere:
mi basta un passo alla volta.
Così non sono stato sempre, né sempre ti pregai
affinché tu mi conducessi sempre più avanti.
Amavo scegliere la mia strada,
ma ora, guidami tu, sempre più avanti!
Sempre mi benedisse la tua potenza:
anche oggi sicuramente
saprà condurmi sempre più avanti:
tra paludi e steppe,
per monti ripidi e abissi di torrenti
finché svanisca la notte e al mattino mi sorridano
quei volti d‘angelo amati a lungo un tempo
e per il momento smarriti.
Guidami, dolce Luce, guidami tu,
sempre più avanti!
(Card. Newman)
PREGHIERA A MARIA
O Maria, tu oggi sei salita umilmente al Tempio,
portando il tuo divin Figlio e lo hai offerto al Padre
per la salvezza di tutti gli uomini.
Oggi lo Spirito Santo ha rivelato al mondo che Cristo
è la gloria di Israele e la luce delle genti.
Ti preghiamo, o Vergine santa, presenta anche noi,
che pure siamo tuoi figli,al Signore e fa' che, rinnovati nello spirito,
possiamo camminare nella luce di Cristo
finché lo incontreremo glorioso nella vita eterna.
Bellissima la preghiera intensa di Simeone
che finalmente vede l'atteso: ora è sazio, soddisfatto,
ora ha capito, ora può andare, ora tutto torna.
La vita è così, bastano tre minuti per dare senso e luce a tutta una vita di sofferenze, tre minuti per dare luce ad una vita di attesa. L'importante è avere un cuore spalancato, capace, non rinchiuso dal dolore e dalla sofferenza, non asfaltato, non superficiale... Incontrare il Signore o intuirne la presenza, avere insomma fede, credere e sperare significa proprio mettersi in ascolto e attendere, anche tutta la vita se necessario.
Certo: duro è perseverare nell'attesa, eppure è una scommessa ardita che tutti siamo invitati a compiere perché la nostra intera vita diventi attesa di una risposta esaustiva e soddisfacente che - infine - colmi i cuori. Simeone ha visto la luce: la luce già c'era, già esisteva, già era manifesta, e lui la vede, lui se ne accorge.
La fede è un evento di apertura, è un accorgersi perché - lo so è un paradosso, che ci posso fare? - davanti al sole possiamo ostinatamente tenere gli occhi chiusi e dire: il sole non esiste.
Chiediamo al Signore di alleggerire il nostro cuore, di non permettere che la sofferenza o la superbia ci chiudano gli occhi al vero e al bene che risplende nelle pieghe del nostro martoriato e fragile tempo. A Maria Simeone profetizza sofferenza.
Questa acerba adolescente che ha creduto nella follia di Dio
si trova ora, per la prima volta, davanti alla misura della sua scelta: la misura dell'amore.
Maria sa che accogliere Dio le costerà fatica, e tanta.
Sa che ormai la sua vita è e resterà diversa.
Eppure crede, vi aderisce, vi acconsente.
Perché amare può voler dire, in certe occasioni, patire.
Sia lei, oggi, a insegnarci a vivere l'amore fino alla fine,
a imparare a donare tutto di noi,
per tramutare il dono in concretezza,
il sentimento in gesto, l'amore in dono.
Preghiamo
Dio onnipotente ed eterno, nella festa della Presentazione al tempio
del tuo unico Figlio fatto uomo, concedi anche a noi
di essere presentati a te pienamente rinnovati nello Spirito.
O Dio, che hai esaudito l'ardente attesa del santo Simeone,
compi in noi l'opera della tua misericordia;
tu che gli hai dato la gioia di stringere tra le braccia,
prima di morire, il Cristo tuo Figlio, concedi anche a noi
con la forza del pane eucaristico di camminare incontro al Signore,
per possedere la vita eterna.
Per Cristo nostro Signore
Amen
in sottofondo musicale : " Nunc dimittis" Aled Jones