venerdì 31 ottobre 2014

festa di Ognissanti

1 Novembre

Festa di tutti i Santi
Un'unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, 
intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente. 



Oggi è una festa di speranza:

 "l'assemblea festosa dei nostri fratelli"

 rappresenta la parte eletta 

e sicuramente riuscita del popolo di Dio;

ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera:

 la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere 

straordinarie, ma con il compimento fedele

della grazia del battesimo.


La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di spe­ranza, di fede.
 Una delle giornate più raf­finate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l'umanità, dell'umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giusti­zia, dell'umanità che sembrava perdente e invece è vittoriosa.
 E’ la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calen­dario e che veneriamo sugli alta­ri, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di pie­di, senza che nessuno si accor­gesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti no­stri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo.
 Un anziano parro­co di campagna , nel giorno di Tutti i Santi, per far capire al­la sua gente che si dovevano ri­cordare tutti i cristiani santi che stanno in Paradiso toglieva le im­magini e le statue dagli altari. U­na stranezza ,apparentemente, ma che voleva anche sottolineare il fatto che di solito, una volta che ab­biamo messo i santi sugli altari, li ammiriamo, li invochiamo, ma non li imitiamo, perché pensiamo che siano troppo eroi per vivere come loro. Ma non è così.
Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una mol­titudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metter­lo in pratica.
 Sono questi i santi che salva­no la terra. C'è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che so­no sulla terra, che noi continuia­mo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostan­te il tanto male che c'è nel mon­do. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: “una molti­tudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua”.
La definizione più bella dei santi è quella di un bambino di una scuola materna.
La maestra aveva portato la sua classe
a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate lu­minose.
A scuola di catechismo ho domandato ai bambini: Chi sono i santi?
Un bambino mi ha risposto: “Sono quelli che fanno passare la luce”.
 Stupenda defi­nizione: i santi fanno passare la luce di Dio
che continua ad illu­minare il mondo.
 Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere an­che noi chiamati alla santità, per­ché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo?
E San Gio­vanni che ce lo ricorda: “Caris­simi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente… ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sap­piamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo si­mili a lui, perché lo vedremo co­sì come egli è”.
Ma quale è la strada della san­tità? Gesù ce l'ha indicata con l' annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve con­frontarsi.
È il portale d'ingresso del Discorso della Montagna, la “carta costituzionale del cristianesimo”. Ogni regno ha le proprie leg­gi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ul­timo segno della nostra somi­glianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna esse­re felici.  
 (A cura di G. Sangalli della Rivista mensile “Maria Ausiliatrice” Torino  )



Un Dio che non abbandona mai i suoi figli nel cammino verso di lui. 
Tutti i Santi

Vangelo: Mt 5,1-12
I primi due giorni di novembre – festa dei santi e ricordo dei defunti – ci invitano ad uscire dal grigiore del quotidiano per guardare oltre, più in alto, là dove sono giunti, prima di noi, i nostri fratelli che ci hanno preceduti nella fede e sono ora nella pace.

Una moltitudine.
Quanti sono i santi?
 Nella sua visione, Giovanni parla di "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare di ogni nazione, popolo e lingua". Siamo in presenza di una folla enorme, nella quale non ci sono distinzioni di razze o di culture, tutti appartengono al popolo di Dio, il nuovo Israele. La caratteristica che li accomuna è quella di aver attraversato "la grande tribolazione". Per la realizzazione del Regno, essi hanno completato nella loro carne, ciò che mancava ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. E ora sono con lui nella stessa gloria di Dio. Attraverso la sofferenza sono giunti alla gloria, a cominciare dai martiri, che hanno dato la vita per la fede. È questo il cammino da compiere per giungere, anche noi, a far parte della "moltitudine immensa". Nessuno è escluso, ma la condizione è uguale per tutti: avere seguito Cristo sulla via della croce, condividere con lui ogni giorno la lotta per la giustizia e per la pace.
Figli di Dio.
Chi sono i Santi?
 La santità è una conquista, ma anzitutto un dono di Dio. Nella sua prima lettera l'apostolo Giovanni ci esorta a vedere "quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente". Non dobbiamo dunque guardare alla santità come nostro merito, ma anzitutto come dono, come grazia che ci viene da Dio. Lui solo è il santo e da lui viene ogni santità. Siamo "santi" perché, senza nostro merito, Dio ha partecipato a noi la sua stessa vita. "Noi fin d'ora, aggiunge l'apostolo Giovanni, siamo figli di Dio". La differenza tra noi e i santi del cielo è una sola: "Ciò che saremo, non è stato ancora rivelato". Non siamo ancora in grado di comprendere quale sarà la nuova condizione di vita che Dio ha preparato per noi, "quando saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Notiamo nelle stesse parole dell'apostolo la difficoltà di esprimere una realtà di cui ci manca l'esperienza: essere simili a Dio e poterlo godere per sempre. È questa la radice della speranza che sostiene ogni credente.


Essere beati.
Numerose sono le categorie dei santi, che Gesù stesso indica nelle beatitudini, il discorso della montagna. Ci sono i poveri, gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati, gli insultati e i calunniati. Per tutti costoro Gesù aggiunge: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" e li definisce "beati" cioè graditi a Dio per la loro condizione o per la loro operosità. Tutti li accomuna il fatto di vivere un'apertura totale a Dio, al suo Regno e al prossimo. È l'atteggiamento di chi ha fame e sete di giustizia, di chi desidera la pace messianica, di chi è umile e pronto a dare la vita per il Regno di Dio e la sua giustizia. Il discepolo "beato" è colui che sa e vuole imitare Cristo "povero e umile di cuore". I santi, oltre che amici di Dio, sono anche i nostri modelli di vita. Come noi, hanno vissuto tempi difficili e hanno incontrato avversità, conservando la fede. Con il loro esempio ci esortano a non cedere alla tentazione, ad avere fiducia nella grazia di Dio e nella sua bontà. Un Dio che non abbandona mai i suoi figli nel cammino verso di lui.
I Santi son la testimonianza della fedeltà e dell´amore verso Dio che siamo chiamati ad imitare in forza del battesimo ricevuto 
 

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno,
che ci hai concesso di venerare con una sola solennità
 i meriti di tutti i tuoi Santi;
ti preghiamo di accordarci,
 in vista di tanta moltitudine di intercessori,
l'abbondanza della tua misericordia.
 

Santità è...
L’impegno di ogni giorno vissuto con gioia.
La forza di sorridere anche nei momenti più duri.
Dio incontrato in ogni istante della vita.
Accoglienza incondizionata di ogni fratello.
Preghiera che si incarna nella vita e vita che diventa preghiera.
Impegno perché la giustizia sia realtà per tutti.
Dono semplice del proprio essere.

Accogliere ogni minuto come dono di Dio e ringraziare di cuore.
Credere che Dio accompagna e benedice ogni nostra azione,
ogni nostro pensiero.

E’ il coraggio della verità, della libertà, della giustizia.
E’ costruire la pace attraverso i piccoli gesti di ogni giorno.
E’ lasciare che la Parola di Dio illumini la nostra vita.
E’ il paradiso raggiunto nel quotidiano.
E’ gratuità, generosità, condivisione.
E’ dare e ricevere.
 (fonte : Rivista salesiana)

"Allora apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,
di ogni nazione, razza, popolo e lingua.
Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello,
avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani."
(Ap 7,9)
E' un fiducioso messaggio universale, che annuncia una comunione piena e profonda tra gli uomini di tutta la terra, uniti nella gioia della vita eterna, grazie all'amore di nostro Signore, creatore e redentore !
Numerose sono le schiere dei santi che ci precedono e, incessantemente, il cuore di uomini e donne si apre nuovamente alla chiamata del Signore, per operare a favore di questa comunione e permetterci fin d'ora di sperimentare la gioia della vita divina : "Beati gli operatori di pace,  perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Preghiamo il Signore di illuminare sempre la nostra via, di far crescere in noi senno e discernimento, perché "noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato" (1 Gv 3,2).
Aiutiamoci gli uni gli altri nella nostra ricerca di fede, autentica e sempre rinnovata, sul cammino della Vita : "ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal 23,6) e rendiamo grazie al Signore per il suo amore infinito attraverso i secoli : "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli"
(Mt 5,12) !
Felice e luminosa festa di Ognissanti a tutti                
     





 

(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

VANGELO
(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli.Beati quelli che sono nel pianto,perché saranno consolati.Beati i miti,perché avranno in eredità la terra.Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia.Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio.Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per la giustizia,perché di essi è il regno dei cieli.Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Spirito Santo, stammi vicino, fin dentro il cuore e insegnami Gesù, dammi la chiave per aprire alla comprensione la mia mente, perché tutto quello che vuoi che io capisca possa entrare in questo mio cervellino striminzito.
Ricorrenza di tutti i Santi!
Non vi nego che provo una sana invidia per chi riesce ad avvicinarsi alla figura del Cristo e ad abbracciare la croce in questo modo meraviglioso, mentre la maggior parte di noi prova solo dolore, stanchezza e rifiuto per ogni minima cosa non gradita.
Il nostro non accettare quello che Dio ci dona, solo perché non è quello che vorremmo, è un rifiuto di amarci e di scoprirci meravigliosi, così come lo siamo agli occhi di Dio.
Ognuno di noi è un prodigio, un capolavoro d’ amore che a volte sfugge ai nostri e agli altrui occhi distratti, ma il nostro metro di valutazione si ferma solo all’apparenza; eppure in fondo in fondo, siamo poi talmente soddisfatti di noi che la cosa più difficile è cambiare, imparare a vivere da figli di Dio e non del mondo, in parole povere, convertirci.
Beati… I poveri di spirito non sono coloro che sono limitati intellettualmente, ma le persone coscienti della loro miseria spirituale. Davanti a Dio non abbiamo nessun merito da far valere. Abbandonare le nostre pretese, riconoscere davanti a lui il nostro fallimento morale, è la via obbligata per scoprire l’amore di Dio.
Beati quelli che piangono, se gli “afflitti” sanno confidare a Dio il proprio dolore e consegnarlo a Lui. In questa consegna di fede e fiducia è già la loro consolazione.
Beati i miti.. perché erediteranno la terra. Questa è la promessa che il Signore ci fa, ma Gesù ha fatto ben più che darci un esempio di mitezza e pazienza eroica; ha fatto della mitezza e della non violenza il segno della vera grandezza. Questa non consisterà più nell’ elevarsi solitari sugli altri, sulla massa, ma nell’ abbassarsi per servire ed elevare gli altri.
Sulla croce, dice Agostino, egli rivela che la vera vittoria non consiste nel fare vittime, ma nel farsi vittima.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
La parola "giustizia" richiama il rispetto dei diritti umani, ma ma essa viene come conseguenza di una giustizia più ampia che implica l'armonia dei rapporti, la concordia, la pace. Con la fame e la sete Matteo ci introduce in un più ampio desiderio che la fame
dell' uomo è fame di Dio, il solo che può saziarlo pienamente, come ha ben capito sant'Agostino che, all'inizio delle Confessioni, scrive la famosa frase: "Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te" . Gesù stesso ha detto: "Chi ha sete venga a me e beva" . Lui, a sua volta, si è cibato della volontà di Dio.
Giustizia, nel senso biblico, significa dunque vivere in conformità al progetto di Dio sull'umanità: l' ha pensata e voluta come una famiglia unita nell' amore.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Essere misericordiosi diventa così un aspetto essenziale dell’essere
“a immagine e somiglianza di Dio”.
“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6, 36) è una parafrasi del famoso: “Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lev 19, 2). Gesù dice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” e nel Padre nostro ci fa pregare: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” Dice anche: “Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6, 15). Queste frasi potrebbero indurre a pensare che la misericordia di Dio verso di noi è un effetto della nostra misericordia verso gli altri, ed è proporzionata ad essa.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Nella discussione sul puro e l' impuro Gesù dice che non sono le cose esterne e materiali che rendono impuri. Così pensavano i farisei, che avevano una concezione materialistica della purezza. Essi identificavano il puro con il pulito, perciò si lavavano e facevano tante abluzioni rituali; inoltre ritenevano impuri anche alcuni cibi, evitavano di mangiarli e li proibivano agli altri. Come ancora oggi fanno gli ebrei e i mussulmani con la carne di maiale e altri animali.
Gesù invece dichiara che la purezza è un fatto interiore e spirituale. Ciò che corrompe e rende impuri, non sono le cose materiali, ma il peccato; non è ciò che viene a contatto con l'uomo dal di fuori, ma ciò che dall'interno determina i comportamenti personali di ciascuno. «Tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo», perché gli entra nello stomaco, non nell'anima. «Ciò che esce dall'uomo, questo contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo» (Marco 7,18.20-22).
Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”: significa coloro che lavorano per la pace, che “fanno pace”.
Non tanto, però, nel senso che si riconciliano con i propri nemici, quanto nel senso che aiutano i nemici a riconciliarsi. “Si tratta di persone che amano molto la pace, tanto da non temere di compromettere la propria pace personale intervenendo nei conflitti al fine di procurare la pace tra quanti sono divisi ” .
Operatori di pace non è dunque sinonimo di pacifici, cioè di persone tranquille e calme che evitano il più possibile i contrasti (questi sono proclamati beati da un’altra beatitudine, quella dei miti); non è sinonimo neppure di pacifisti, se per pacifisti si intendono quelli che si schierano contro la guerra (più spesso, contro uno dei contendenti in guerra!), senza fare nulla per riconciliare tra loro i contendenti. Il termine più giusto è pacificatori. Dio stesso, non un uomo, è il vero e supremo “operatore di pace”. Proprio per questo quelli che si adoperano per la pace sono chiamati “figli di Dio”: perché somigliano a lui, imitano lui, fanno quello che fa lui.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Cristo non ha illuso i suoi discepoli, non ha promesso successi e trionfi, ma ha additato con chiarezza la stessa via battuta da lui: contraddizioni, odi, persecuzione, morte di croce. Chi si mette alla sequela di Cristo, se vuol essere nel vero, non può aspettarsi altro. Tuttavia ciò non vuol dire essere pessimisti, né scoraggiarsi o vivere nella tristezza, perché mentre Gesù preannuncia ai discepoli le persecuzioni, li proclama beati. « Beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni sorta di male contro di voi » (Mt 5,11). Anzi è questa l’unica beatitudine ripresa e sviluppata in più versetti quasi per persuadere i discepoli di quello che all’ occhio umano è un vero controsenso: ritenersi beati quando si soffre. Certo l’essere beati non consiste direttamente nella persecuzione, che è sempre reale sofferenza fisica e morale, ma nel fatto che questo patire è pegno di beatitudine eterna.« Rallegratevi ed esultate , dice Gesù , perché grande è la vostra ricompensa ».

giovedì 30 ottobre 2014

(Lc 14,1-6) Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?

VANGELO 
(Lc 14,1-6) Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato? 
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e aiutami a vivere con il Signore ogni istante della mia vita, fa che sia sempre così aderente a Lui da non poter sbagliare, da non potermi perdere, e che in ogni cosa che faccio ci sia la Tua impronta.
I farisei ascoltavano Gesù, cercavano di capire, si fermavano a pranzo con Lui, ma erano sempre troppo pieni di sè per accogliere la novità che egli portava. La scelta di questo tipo di malattia, non è sicuramente casuale, perchè la malattia rappresenta un qualcosa infiltrato sotto pelle, proprio come le nostre idee, il nostro io, duro a morire al vecchio, per aprirsi al nuovo.
Eppure erano dotti e conoscevano le scritture, ma non riuscivano a comprendere che cosa significava veramente servire Dio, perchè il loro servire non era mai disinteressato,non servivano veramente,ma volevano essere serviti in nome di Dio.Dio non lo adoravano, ma lo usavano, come molti ancora oggi si creano un Dio come gli fa più comodo.Gesù, che lo aveva compreso appieno, cercava di spronarli al cambiamento, e proprio per questo li provocava con le guarigioni del sabato.
In tutto ciò che può sembrare solo una provocazione, io però ci leggo una gran forma d’ amore, proprio per questo suo popolo, fatto di uomini duri che non riescono a comprendere le sue parole ed i suoi gesti.
Non dimentichiamo che offrivano olocausti e non sapevano ancora che stavano rifiutando l’olocausto per eccellenza, consideravano il sacrificio gradito a Dio e non riuscivano a comprendere di cosa sarebbe stato capace per amore di fare. Voler essere protagonisti è una gran forma di presunzione, che pur se nei farisei sembra più accentuata, non lo è poi così tanto rispetto agli altri uomini, perché è insita nella natura umana.
Stiamo dunque molto attenti a non sentirci migliori di loro, perché spesso siamo così orgogliosi da non accettare di essere ripresi, ci sentiamo giusti e santi senza neanche lodare Dio che è l’unico dal quale ci viene tutto ciò che è buono; mi viene in mente una frase di un salmo di Davide che forse non c’entra nulla con la pagina d’oggi, ma mi fa pensare a stare sempre con i piedi per terra: - riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi - Per essere graditi al Signore, dobbiamo cercare a tutti i costi di uscire dalla nostra mentalità umana e sbriciolare davanti a Gesù il nostro io, farlo cadere e riempirci a mano amente casuale nea mano delle briciole che sapremo raccogliere dalla parola di Dio, senza edificare strutture, che possono impedirci di coglierne il senso, ma lasciandoci plasmare dagli strumenti dei quali Dio ci dota attraverso lo Spirito Santo.

mercoledì 29 ottobre 2014

(Lc 13,31-35) Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

VANGELO
(Lc 13,31-35) Non è possibile che un prof
eta muoia fuori di Gerusalemme.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sonostati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

Parola del Signore




(Lc 13,31-35) Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, ed aiutami a capire il senso della Parola che Gesù ci rivolge oggi, per bocca dell’ apostolo Luca.
Avvisarono Gesù che Erode lo voleva uccidere…
Magari fosse sempre così facile riconoscere i nemici della fede in Cristo! Questi non si fermano davanti a niente, né ai prodigi compiuti da Gesù, né a quelli che compie nei suoi discepoli. A volte essere innamorati di Gesù non è solo andare contro corrente, ma anche ritrovarsi addosso critiche e pregiudizi senza fine. Non siamo Santi solo perché crediamo in Cristo, magari bastasse credere per essere perfetti; siamo spinti dalla parola di Dio ad essere sempre in cammino verso la perfezione, ma difficilmente riusciremo mai a raggiungere la vera devozione.
Nella nostra imperfezione, siamo bersaglio di chi ci giudica e questo spesso ci porta a vedere attraverso gli occhi e le chiacchiere degli altri, i nostri difetti. L’ essere umano è portato a difendersi e a giustificare i suoi comportamenti, anche se sbagliati, ma questo non è costruttivo per la nostra fede. Ben vengano le umiliazioni ed i rimproveri, anche se chi ce li fa è ancora peggio di noi, ben vengano se possiamo crescere nella devozione, ben vengano se ci insegnano ad accettare nel nome di Dio, di essere in questo simili a Gesù, pur di compiere la volontà del Padre.
Scegliere per Dio, scegliere con coraggio di restare al suo fianco anche nell’orto del Getsemani, anche nella croce, per rimanere fedeli al progetto di salvezza che il Padre ha per tutti noi.

martedì 28 ottobre 2014

(Lc 13,22-30) Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.


VANGELO 

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,22-30.

In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!
Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

PAROLA DEL SIGNORE

RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA : Vieni Santo Spirito, scruta il mio cuore, se in me vedi ancora qualcosa che ti disturba, taglialo; se c'è ancora qualcosa che ci tiene lontani, spianala; perché io voglio appartenerti non come io voglio, ma come tu mi vuoi. Non so fare di più da sola al momento, e non voglio fare da sola, ma affidarmi a te che sai quello che è giusto, per questo ti chiedo di plasmarmi perché attraverso te io possa servire il mio Dio, il mio Padre, il mio Fratello ,il mio creatore e redentore, il mio inizio e la mia fine.

Padre buono come si torna a te? Come si fa a riconoscere la strada che porta al tuo cuore, la strada che mette in comunicazione il mio ed il tuo cuore?
Leggendo questo brano, ma in fondo leggendo tutta la sacra scrittura, vediamo che questo è l'ultimo scopo della vita di ogni uomo. Ma per crederci bisogna accettare di essere partiti da qui, di essere figli di Dio, fratelli di Gesù e fratelli tra noi; perché se non partiamo da questa strada ci perdiamo subito tra mille meandri della nostra mente, in diecimila discussioni filosofiche sullo scopo della vita, in milioni di teorie sulla nascita e sulla fine del mondo, e tutto questo credetemi, pur nella mia ignoranza, ho capito che non porta a niente.
Le risposte ce le da il Signore se impariamo a seguirlo con tutto il cuore, se veramente ci mettiamo davanti a Lui così come siamo, nudi, spogliati dei nostri pregiudizi, pronti ad essere rivestiti di Lui e del suo amore.La parola di Dio ci veste, ce la dobbiamo cucire addosso, la dobbiamo far aderire al nostro io, perché diventi il nostro vestito migliore, perché diventi il vestito di luce.
Gesù è vivo tra noi, non dobbiamo far altro che invocare il suo Santo Spirito, che chiedere a Maria di accompagnarci mano nella mano, tra le sue braccia, tutto verrà di conseguenza, ma dobbiamo tenere ben fisso su questa strada il nostro sguardo.
Gesù non ci chiede di morire, ma di lasciare il mondo, di rinunciare a una vita basata su cose venali, inutili, futili, dannose, peccaminose, egoistiche, distruttive. Ci chiede di non guardare al mondo consumistico, al mondo dove il potere ed il denaro la fanno da padroni, considerandolo il nostro scopo di vita, ma di guardare ai frutti di una coscienza che cresce alla luce della parola di Dio, alla luce del Vangelo.
All'inizio ci troveremo davanti a dei piccoli ostacoli da superare che ci sembreranno insormontabili, ma pian piano ci accorgeremo che gli ostacoli saranno sempre più facili da superare, perché non saremo soli, la sarà il Signore stesso a farci volare sempre di più, l'importante è non spostare mai lo sguardo da quella porta che il Signore ci indica e non cercare scorciatoie che non esistono.
Dobbiamo essere veri, non cercare di essere cristiani, ma diventare veramente di Cristo, non nasconderci dietro a Lui per farci belli nel suo nome, sventolando la Bibbia come se solo noi ne conoscessimo il segreto della comprensione; la parola di Dio non può e non deve essere strumento di divisione tra gli uomini e se questo avviene, non è certo colpa di Dio, ma degli uomini che leggono solo con gli occhi e non hanno compreso che la storia di Gesù e la nostra sono state scritte direttamente con il cuore di Dio e che con il cuore pieno d’amore verso tutti i fratelli vanno lette.





lunedì 27 ottobre 2014

(Lc 6,12-19) Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

VANGELO
 (Lc 6,12-19) Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

Notiamo per prima cosa come ad ogni decisione importante Gesù fa precedere un’intera nottata in preghiera, per essere in sintonia con il Padre prima di scegliere i dodici apostoli.
Stranissima scelta, non poteva cercarli più diversi tra loro, eppure li riunì tutti sotto il suo nome e questo è un dato importante che non dobbiamo mai dimenticare. Nessuno può sapere da cosa ci giudica il Signore, perché non è importante quello che siamo prima dell’incontro con lui, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla sua venuta nel nostro cuore.
Gesù guarisce ogni ferita, fisica o spirituale, scaccia la parte di noi che è schiava del peccato, perché la forza che viene da Lui è più forte d’ogni male, ma per fare questo ha bisogno del nostro consenso, del nostro accettare di seguirlo e di seguire la sua parola.All' inizio non possono capire, e sono solo attratti dal Carisma di Gesù, lo vedono compiere miracoli come se una forza interiore scaturisse da Lui, non hanno idea di cosa significhi essere suoi discepoli, non sanno che in forza dello Spirito Santo, anche loro dovranno guidare il popolo, non immaginano certo che anche loro saranno capaci di compiere grandi gesti, che la loro vita sarà trasformata da Gesù. Ma quello che ancora oggi molti si ostinano a non vedere è che Gesù, è ancora tra noi, ci chiama, ci sceglie e ci trasforma. Non a tutti dà poteri che si vedono, non a tutti chiede le stesse cose, ci conosce perfettamente, ma quello che noi dobbiamo capire è che senza di Lui, senza lo Spirito Santo di Dio, noi non siamo capaci di nulla.
Tutta la folla cercava di toccarlo, abbiamo mai percepito che è Lui che si lascia toccare e che non abbiamo meriti neanche in questo? Riusciamo a sentire la grazia del suo amore su di Noi? O siamo ancora convinti di essere talmente buoni e giusti da meritare tutto il suo amore?  C’è un brano del vangelo che ci parla dei fratelli di Gesù, che lui riconosce in uelli che fanno la sua volontà e questo, ci dovrebbe far pensare che essere apostoli è entrare nella famiglia di  Gesù, entrare nella sua intimità, nel suo modo di pensare, di vedere, di sentire che siamo tutti fratelli, figli dello stesso Padre, perché Gesù stesso ci ha insegnato a pregare: - Padre nostro che sei nei cieli…-

domenica 26 ottobre 2014

(Lc 13,10-17) Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

VANGELO
(Lc 13,10-17) Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore, vieni con il Tuo Santo Spirito, a d insegnarci a vivere il Vangelo. Fa che possiamo diventare degni di seguirti e di chiamarci cristiani, prima di tutto sentendoci fratelli di tutti gli altri figli d’ UNO stesso Dio.
Gesù interviene a liberare la donna malata, ”tenuta prigioniera” per 18 anni nella sua condizione ed interviene nel giorno di sabato. Spesso succede che Gesù operi di sabato i suoi miracoli, addirittura in Matteo 12, 8, afferma: perché il Signore è padrone del sabato. Questa da parte di Gesù è una provocazione che ripete, ma non per delegare al sabato la possibilità di essere salvati, piuttosto per dare all’uomo la libertà da certe schiavitù e dai bigottismi di chi cerca di impadronirsi della legge di Dio e vuole farne una legge fatta per essere sottomessi agli uomini, più che a Dio stesso, ossia per occupare il posto di Dio.
Ma Gesù è venuto per liberarci anche da questo tipo di schiavitù, che vorrebbe legare e sottomettere, senza affatto rispettare le stesse leggi che vengono imposte.
La chiesa dei farisei, non ha un nome, perché è uguale da tutte le parti, in tutte le fedi, poiché s’investe di un potere che Dio non le da, come vediamo in questo brano, quasi che fossero i sacerdoti a poter decidere come e quando l’ uomo può essere salvato.
Il compito dei pastori è di indicare la via, non di sbarrarla, come diceva Gesù in Luca 11,52: guai a voi dottori della legge, perché vi siete impossessati della chiave della scienza e non siete entrati voi e impedite agli altri di entrare.
Gesù impone le mani sulla donna e subito la guarisce dal suo stare curva su se stessa, da quella malattia che le impediva di camminare e stare dritta sulle sue gambe. La donna finalmente libera da quella schiavitù glorificava Dio.Ieri , ma succede da sempre, mi e capitato di ascoltare su internet, l' omelia di un sacerdote, che pieno di zelo, diceva che per accostarsi alla confessione bisogna avere in odio il peccato. Sarebbe meraviglioso, ma per quanto la teologia morale ci esponga la teoria, bisogna ricordare che la conversione, tuttavia, non è mai una decisione dell’uomo, ma un dono di Dio. In tal senso Geremia affermava: “Fammi tornare, Signore, e io ritornerò” (Ger. 31,18).La confessione è il Sacramento della riconciliazione, in cui l'uomo ritrova in Cristo la sua pace, il sacramento di incontro e riconciliazione con Dio,e nessun uomo, tanto meno un saceerdote, può impedire ad un uomo di riaccostarsi a Dio. Ora anche noi, alle soglie del terzo millennio, siamo liberi, perché la nostra intelligenza ci porta a saper riconoscere nel Vangelo la parola del salvatore, a capire che per amore siamo stati creati e con amore siamo trattati, che nessun uomo deve approfittare dell’ignoranza del fratello, ma aiutare chi è lontano a trovare la via della luce di Dio.
Sia lode e ringraziamento a te Signore perché sei un Dio buono e giusto.

sabato 25 ottobre 2014

(Mt 22,34-40) Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

Vangelo
(Mt 22,34-40) Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca )ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti chiedo Spirito Santo di aiutarmi a spiegare come ci troviamo ... come siamo in sintonia, come tu mi aiuti continuamente, come riesco a sentirti... perché attraverso questo vorrei far comprendere le parole di Gesù.
-E' così facile chiedere, domandare, provocare, e spesso gli uomini lo fanno.
Lo facevano i sadducei, lo facevano i farisei e lo facciamo ancora oggi noi.
Quante volte in questi giorni mi sono sentita dire, come fai ancora a credere in Dio, come fai a pregare...
Rispondere è facile, perché continuo a credere nell'amore di Dio, ma per chi non crede in Dio, mi rendo conto che è difficile comprendere, Gesù non si insegna, si vive.
 Amare ed essere riamati, attraverso questo semplice concetto si arriva a vivere Gesù.
Cerco di rispondere un po' a modo mio:
Un giorno Dio si è incarnato e si è fatto uomo per noi,  è sceso sulla terra attraverso Maria e ci ha redento attraverso la croce. Solo poche parole ma attraverso queste possiamo capire che l' amore di Dio per noi è talmente grande, da sacrificare la vita per noi.
Con questa azione ricreatrice ha donato all'uomo la speranza della salvezza e della vita eterna
Per questo la speranza cristiana – dice S.Paolo – non può deluderci. E noi per essa, ci aggrappiamo a Dio, alla certezza del suo "esserci" presso di noi e in noi come un Bene, l'unico vero Bene che non ci abbandona alle forze distruttrici del male.
Gesù ha assicurato che lo Spirito Santo ci "condurrà alla verità tutta intera". E la verità tutta intera è che siamo infinitamente amati da Dio.  « La speranza non delude perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ». (Rm 5,5)
Quando questo si sente, quando ci si accosta a Dio con cuore sincero, umilmente, a piccoli passi, e ci si addentra sempre un pochino di più nella sua parola, ci si ritrova immersi in un qualcosa che a volte è difficile spiegare con le parole, ma che ti avvolge e ti rende consapevole delle tue azioni, ti fa vedere tutto quello che fino ad un po' di tempo prima ti sembrava normale, come un oltraggio alla vita, come un'offesa a Dio.
Ti rendi conto di quello che sei, non un uomo o una donna arrivata, ma un essere umano che deve ripartire da zero, ritornare sui suoi passi e correre più che può lontano dal peccato.
Allora ti accorgi che il Signore ti sta abbracciando, che ti ama, così come sei, che ti ha cercato per riportarti a casa e incominci a seguirlo, a conoscerlo ed impari ad amarlo.
Poi devi fare i conti con la tua umanità, che spunta sempre fuori, da tutte le parti, specialmente nei rapporti con gli altri.
Nulla di quello che fa o dice Gesù è per caso, prima scopri che Dio ti ama ed impari ad amarlo e poi lavori su te stesso e migliori il tuo cammino verso di lui e poi impari che non è ancora sufficiente, perché non puoi dire di amare Dio se non ami gli altri, perché Lui li ama.
Questa è forse la cosa più difficile da fare, imparare ad amare i nostri fratelli in Cristo, non solo quelli che sono bravi, come noi e più di noi, quelli che sono della nostra stessa nazione, idea politica o religiosa, educazione e cultura.... ma proprio tutti; ma amarli veramente, non vedendo in loro diversità, ma un unico cuore, quello di Dio che batte in loro.
Pensi a quando anche tu eri lontano, a quando non credevi poi molto, a quando commettevi peccati, errori più gravi di oggi... Dio ha avuto pietà di te, si è chinato e ti ha raccolto, ti ha amato... nella parabola dei vignaioli, abbiamo letto che qualcuno è stato chiamato prima, qualcuno dopo, ma tutti hanno ricevuto la stessa paga dal padrone, vuoi forse dire a Dio come si deve comportare? Vuoi suggerire chi deve amare e chi no?
Gesù ha amato tutti, alcuni hanno scelto di incontrarlo, di decidere per l'amore, altri sono stati troppo orgogliosi per accettare come Dio un uomo che ha amato tanto, un perdente, secondo il loro giudizio... la scelta è sempre la nostra, Lui ci lascia liberi, anche di sbagliare, ma più ci conformiamo a Lui, più l'amore ci trasforma, ci trasfigura; più amiamo e più tutto diventa sopportabile, addirittura la nostra gioia sarà lenire il dolore degli altri, dei fratelli che ce lo permetteranno, più ameremo e più saremo simili a Gesù, abbiamo tutto il resto della vita per imparare, cominciamo ... e piano piano capiremo sempre di più.

venerdì 24 ottobre 2014

briciole di spiritualità

""""Fai delle umiliazioni la tua arma vincente e delle  tue sconfitte  lo scalino su cui inginocchiarti per parlarne con Dio.
Mentre tutti ti deridono, Lui ti accarezza e non hai nulla da temere tra le braccia dell'onnipotente!
Il Signore sa che tu puoi essere utile alla gente,ma che tu devi confidare solo in Lui.
la Sua gelosia,non è insana malattia umana,ma sapienza e prudenza Divina.""""
Lella.

(Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

VANGELO
 (Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore

(Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
(Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ad illuminare la mia mente ed il mio cuore, vieni a portare la tua luce sulle parole di Gesù, e a farle aderire a me come una seconda pelle.Per Cristo nostro Signore. Grazie Amen.

In quel tempo… spesso troviamo questa frase, ma abbiamo cominciato a capire che quel tempo è anche il nostro tempo, che le parole di Gesù sono attuali più che mai., e che questo tempo è quello della vita terrena.
Quanto sono strani gli uomini, credono di vedere il castigo di Dio in tutto quello che per loro è degno di castigo, e ancora non capiscono che le calamità della vita, il dolore e le catastrofi, non sono castighi di Dio.
Sicuramente il racconto dell’arca e del diluvio universale, contribuiscono a far sì che questa credenzasia legittimata, ma Gesù è chiaro nei suoi discorsi, ci spinge a non valutare le cose in questo modo, perché sarebbe sbagliato.
La parabola del fico sterile è un monito per tutti noi, ed io oggi la vedo come un incitamento a cambiare, non solo il modo di vedere le cose, ma anche di vivere la fede.
Il mondo va male? Non lasciamo che il nostro sguardo sia fermo sul giudizio, ma agiamo in modo di migliorare le cose.
Là dove c’è aria di divisione, predichiamo l’unità.
La dove c’è l’errore cerchiamo di reindirizzare aiutando a comprendere.
Invece di soffermarci a criticare la Chiesa e a dare la colpa a questo o a quello di non comprendere i bisogni dei fedeli, diamoci da fare per aiutarla, senza stare a fare discussioni e chiacchiericci.
Siamo tutti dei peccatori, chi più chi meno e stare a sputare sentenze sulle colpe altrui non produce frutto, dobbiamo invece cercare di collaborare con il progetto di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, pregando per la loro conversione e per la nostra continua conversione, perchè tutti siamo peccatori, anzi ,spesso chi si sente santo ,lo è più degli altri,e magari si sente al sicuro e non si avvede delle continue insidie del maligno.A questo punto vorrei fare un pensierino rispetto alla vera contrizione del peccato, che quando è sincera, è talmente forte, da restare viva ,come diceva Paolo, come una spina conficcata nella carne.Stiamo quindi attenti a non abusare della sua bontà e della sua pazienza; ieri ciricordava Luca nel Vangelo le parole di Gesù: "Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?"
Gesù ci avverte che il giudizio di Dio non è eliminato, ma solo rimandato, e che tutto dipende da noi e da come ci presenteremo il giorno del giudizio.