Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
domenica 15 giugno 2014
estratto dell'evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta corrispondenza con il discorso della montagna
171. Terzo discorso della Montagna: i consigli evangelici che perfezionano la Legge.
Continua il discorso del Monte. Il luogo e l'ora sono sempre gli stessi. La gente è ancora più aumentata. In un angolo, presso un sentiero, come volesse udire ma non eccitare ripugnanze fra la folla, è un romano. Lo
distinguo per la veste corta e il mantello diverso. Ancora vi sono Stefano ed Erma. E Gesù va lentamente al
suo posto e riprende a parlare.
«Con quanto vi ho detto ieri non dovete giungere al pensiero che Io sia venuto per abolire la Legge. No.
Solo, poiché sono l'Uomo e comprendo le debolezze dell'uomo, Io ho voluto rincuorarvi a seguirla col
dirigere il vostro occhio spirituale non all'abisso nero, ma all'Abisso luminoso. Perché, se la paura di un
castigo può trattenere tre volte su dieci, la certezza di un premio slancia sette volte su dieci. Perciò più che la
paura fa la fiducia. Ed Io voglio che voi l'abbiate piena, sicura, per potere fare non sette parti di bene su dieci,ma dieci parti su dieci e conquistare questo premio santissimo del Cielo. Io non muto un iota della Legge. E chi l'ha data fra i fulmini del Sinai? L'Altissimo. Chi è l'Altissimo? Il Dio uno e trino. Da dove l'ha tratta?Dal suo Pensiero. Come l'ha data? Con la sua Parola. Perché l'ha data? Per il suo Amore. Vedete dunque che la Trinità era presente. Ed il Verbo, ubbidiente come sempre al Pensiero e all'Amore, parlò per il Pensiero e per l'Amore. Potrei smentire Me stesso? Non potrei. Ma posso, poiché tutto Io posso, completare la Legge, farla divinamente completa, non quale la fecero gli uomini che durante i secoli non la fecero completa ma soltanto indecifrabile, inadempibile, sovrapponendo leggi e precetti, e precetti e leggi, tratti dal loro pensiero, secondo il loro utile, e gettando tutta questa macia a lapidare e soffocare, a sotterrare e sterilire la Legge santissima data da Dio. Può una pianta sopravvivere se la sommergono per sempre valanghe, macerie e innondazioni? No. La pianta muore. La Legge è morta in molti cuori, soffocata sotto le valanghe di troppe soprastrutture. Io sono venuto a levarle tutte e, disseppellita la Legge, risuscitata la Legge, ecco che Io la faccio non più legge ma regina. Le regine promulgano le leggi. Le leggi sono opera delle regine, ma non sono da più delle regine. Io invece faccio della Legge la regina: la completo, l'incorono, mettendo sul suo sommo il serto dei consigli evangelici. Prima era l'ordine.
Ora è più dell'ordine. Prima era il necessario. Ora è più del necessario.
Ora è la perfezione. Chi la disposa, così come Io ve la dono, all'istante è re perché ha
raggiunto il "perfetto", perché non è stato soltanto ubbidiente ma eroico, ossia santo, essendo la santità la
somma delle virtù portate al vertice più alto che possa esser raggiunto da creatura, eroicamente amate e
servite col distacco completo da tutto quanto è appetito e riflessione umana verso qual che sia cosa. Potrei
dire che il santo è colui al quale l'amore e il desiderio fanno da ostacolo ad ogni altra vista che Dio non sia.
Non distratto da viste inferiori, egli ha le pupille del cuore ferme nello Splendore Ss. che è Dio e nel quale
vede, poiché tutto è in Dio, agitarsi i fratelli e tendere le mani supplici. E senza staccare gli occhi da Dio, il
santo si effonde ai fratelli supplicanti. Contro la carne, contro le ricchezze, contro le comodità, egli drizza il
suo ideale: servire. Povero il santo? Menomato? No. E’ giunto a possedere la sapienza e la ricchezza vere.
Possiede perciò tutto. Né sente fatica perché, se è vero che è un produttore continuo, è pur anche vero che è un nutrito di continuo. Perché, se è vero che comprende il dolore del mondo, è anche vero che si pasce della letizia del Cielo. Di Dio si nutre, in Dio si allieta. È la creatura che ha compreso il senso della vita. Come vedete, Io non muto e non mutilo la Legge, come non la corrompo con le sovrapposizioni di fermentanti teorie umane.
Ma la completo. Essa è quello che è, e tale sarà fino all'estremo giorno, senza che se ne muti
una parola o se ne levi un precetto. Ma è incoronata del perfetto. Per avere salute basta accettarla così come
fu data. Per avere immediata unità con Dio occorre viverla come Io la consiglio. Ma poiché gli eroi sono
l'eccezione, Io parlerò per le anime comuni, per la massa delle anime, acciò non si dica che per volere il
perfetto rendo ignoto il necessario. Però di quanto dico ritenete bene questo: colui che si permette di violare
uno fra i minimi di questi comandamenti sarà tenuto minimo nel Regno dei Cieli. E colui che indurrà altri a
violarli sarà ritenuto minimo per lui e per colui che egli indusse alla violazione. Mentre colui che con la vita
e le opere, più ancora che con la parola, avrà persuaso altri all'ubbidienza, costui grande sarà nel Regno dei
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Cieli, e la sua grandezza si aumenterà per ognuno di quelli che egli avrà portato ad ubbidire e a santificarsi
così. Io so che ciò che sto per dire sarà agro alla lingua di molti. Ma Io non posso mentire anche se la verità
che sto per dire mi farà dei nemici. In verità vi dico che se la vostra giustizia non si ricreerà, distaccandosi
completamente dalla povera e ingiustamente definita giustizia che vi hanno insegnata scribi e farisei; che se
non sarete molto più, e veramente, giusti dei farisei e scribi, che credono esserlo con l'aumentare delle
formule ma senza mutazione sostanziale degli spiriti, voi non entrerete nel Regno dei Cieli. Guardatevi dai
falsi profeti e dai dottori d'errore. Essi vengono a voi in veste d'agnelli e lupi rapaci sono, vengono in veste di
santità e sono derisori di Dio, dicono di amare la verità e si pascono di menzogne. Studiateli prima di
seguirli. L'uomo ha la lingua e con questa parla, ha gli occhi e con questi guarda, ha le mani e con esse
accenna. Ma ha un'altra cosa che testimonia con più verità del suo vero essere: ha i suoi atti. E che volete che sia un paio di mani congiunte in preghiera se poi l'uomo è ladro e fornicatore? E che due occhi che volendo fare gli ispirati si stravolgono in ogni senso, se poi, cessata l'ora della commedia, si sanno fissare ben avidi sulla femmina, o sul nemico, per lussuria o per omicidio? E che volete che sia la lingua che sa zufolare la
bugiarda canzone delle lodi e sedurvi con i suoi detti melati, mentre poi alle vostre spalle vi calunnia ed è
capace di spergiurare pur di farvi passare per gente spregevole? Che è la lingua che fa lunghe orazioni
ipocrite e poi veloce uccide la stima del prossimo o seduce la sua buona fede? Schifo è! Schifo sono gli occhi e le mani menzognere. Ma gli atti dell'uomo, i veri atti, ossia il suo modo di comportarsi in famiglia, nel
commercio, verso il prossimo ed i servi, ecco quello che testimoniano: "Costui è un servo del Signore".
Perché le azioni sante sono frutto di una vera religione. Un albero buono non dà frutti malvagi e un albero
malvagio non dà frutti buoni. Questi pungenti roveti potranno mai darvi uva saporita? E quegli ancora più
tribolanti cardi potranno mai maturarvi morbidi fichi? No, che in verità poche e aspre more coglierete dai
primi e immangiabili frutti verranno da quei fiori, spinosi già pur essendo ancora fiori. L'uomo che non è
giusto potrà incutere rispetto con l'aspetto, ma con quello solo. Anche quel piumoso cardo sembra un fiocco
di sottili fili argentei che la rugiada ha decorato di diamanti. Ma se inavvertitamente lo toccate, vedete che
fiocco non è, ma mazzo di aculei, penosi all'uomo, nocivi alle pecore, per cui i pastori lo sterpano dai loro
pascoli e lo gettano a perire nel fuoco acceso nella notte perché neppure il seme si salvi. Giusta e previdente
misura. Io non vi dico: "Uccidete i falsi profeti e gli ipocriti fedeli". Anzi vi dico: "Lasciatene a Dio il
compito". Ma vi dico: "Fate attenzione, scostatevene per non intossicarvi dei loro succhi". Come debba
essere amato Dio, ieri l'ho detto. Insisto a come debba essere amato il prossimo. Un tempo era detto:
"Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico" No. Non così. Questo è buono per i tempi in cui l'uomo non
aveva il conforto del sorriso di Dio. Ma ora vengono i tempi nuovi, quelli in cui Dio tanto ama l'uomo da
mandargli il suo Verbo per redimerlo. Ora il Verbo parla. Ed è già Grazia che si effonde. Poi il Verbo
consumerà il sacrificio di pace e di redenzione e la Grazia non solo sarà effusa, ma sarà data ad ogni spirito
credente nel Cristo. Perciò occorre innalzare l'amore di prossimo a perfezione che unifica l'amico al nemico.
Siete calunniati? Amate e perdonate. Siete percossi? Amate e porgete l'altra guancia a chi vi schiaffeggia
pensando che è meglio che l'ira si sfoghi su voi, che la sapete sopportare, anziché su un altro che si
vendicherebbe dell'affronto. Siete derubati? Non pensate: "Questo mio prossimo è un avido", ma pensate
caritativamente: "Questo mio povero fratello è bisognoso" e dategli anche la tunica se già vi ha levato il
mantello. Lo metterete nella impossibilità di fare un doppio furto perché non avrà più bisogno di derubare un
altro della tunica. Voi dite: "Ma potrebbe essere vizio e non bisogno". Ebbene, date ugualmente. Dio ve ne
compenserà e l'iniquo ne sconterà. Ma molte volte, e ciò richiama quanto ho detto ieri sulla mansuetudine,
vedendosi così trattato, cade dal cuore del peccatore il suo vizio, ed egli si redime giungendo a riparare il
furto col rendere la preda. Siate generosi con coloro che, più onesti, vi chiedono, anziché derubarvi, ciò di
cui abbisognano. Se i ricchi fossero realmente poveri di spirito come ho insegnato ieri, non vi sarebbero le
penose disuguaglianze sociali, cause di tante sventure umane e sovrumane. Pensate sempre: "Ma se io fossi
nel bisogno, che effetto mi farebbe la ripulsa di un aiuto?", e in base alla risposta del vostro io agite. Fate agli
altri ciò che vorreste vi fosse fatto e non fate agli altri ciò che non vorreste fatto a voi. L'antica parola:
"Occhio per occhio, dente per dente", che non è nei dieci comandi ma che è stata messa perché l'uomo privo
della Grazia è tal belva che non può che comprendere la vendetta, è annullata, questa sì che è annullata, dalla
nuova parola: "Ama chi ti odia, prega per chi ti perseguita, giustifica chi ti calunnia, benedici chi ti maledice,
benefica chi ti fa danno, sii pacifico col rissoso, condiscendente con chi ti è molesto, soccorri di buon grado
chi a te ricorre e non fare usura, non criticare, non giudicare". Voi non sapete gli estremi delle azioni degli
uomini. In tutti i generi di soccorso siate generosi, misericordiosi siate. Più darete più vi sarà dato, e una
misura colma e premuta sarà versata da Dio in grembo a chi fu generoso. Dio non solo vi darà per quanto
avete dato, ma più e più ancora. Cercate di amare e di farvi amare. Le liti costano più di un accomodamento
amichevole e la buona grazia è come un miele che a lungo resta col suo sapore sulla lingua. Amate, amate!
Amate amici e nemici per essere simili al Padre vostro che fa piovere sui buoni e sui cattivi e fa scendere il
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sole sui giusti e sugli ingiusti riservandosi di dare sole e rugiade eterne, e fuoco e grandine infernali, quando i
buoni saranno scelti, come elette spighe, fra i covoni del raccolto. Non basta amare coloro che vi amano e dai
quali sperate un contraccambio. Questo non è un merito, è una gioia, e anche gli uomini naturalmente onesti
lo sanno fare. Anche i pubblicani lo fanno e anche i gentili. Ma voi amate a somiglianza di Dio e amate per
rispetto a Dio, che è Creatore anche di quelli che vi sono nemici o poco amabili. Io voglio in voi la
perfezione dell'amore e perciò vi dico: "Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei Cieli. Tanto è
grande il precetto d'amore verso il prossimo, il perfezionamento del precetto d'amore verso il prossimo, che
Io più non vi dico come era detto: "Non uccidete ", perché colui che uccide sarà condannato dagli uomini.
Ma vi dico: "Non vi adirate" perché un più alto giudizio è su voi e calcola anche le azioni immateriali. Chi
avrà insultato il fratello sarà condannato dal Sinedrio. Ma chi lo avrà trattato da pazzo, e perciò danneggiato,
sarà condannato da Dio. Inutile fare offerte all'altare se prima non si è sacrificato nell'interno del cuore i
propri rancori per amore di Dio e non si è compito il rito santissimo del saper perdonare. Perciò se quando
stai per offrire a Dio tu ti sovvieni di avere mancato verso il tuo fratello o di avere in te rancore per una sua
colpa, lascia la tua offerta davanti all'altare, fa' prima l'immolazione del tuo amor proprio, riconciliandoti col
tuo fratello, e poi vieni all'altare, e santo sarà allora, solo allora, il tuo sacrificio. Il buon accordo è sempre il
migliore degli affari. Precario è il giudizio dell'uomo, e chi ostinato lo sfida potrebbe perdere la causa e
dovere pagare all'avversario fino all'ultima moneta o languire in prigione. Alzate in tutte le cose lo sguardo a
Dio. Interrogatevi dicendo: "Ho io il diritto di fare ciò che Dio non fa con me?". Perché Dio non è così
inesorabile e ostinato come voi siete. Guai a voi se lo fosse! Non uno si salverebbe. Questa riflessione vi
induca a sentimenti miti, umili, pietosi. E allora non vi mancherà da parte di Dio, qui e oltre, la ricompensa.
Qui, a Me davanti, è anche uno che mi odia e che non osa dirmi: "Guariscimi", perché sa che Io so i suoi
pensieri. Ma Io dico: "Sia fatto ciò che tu vuoi. E come ti cadono le scaglie dagli occhi così ti cadano dal
cuore il rancore e le tenebre". Andate tutti con la mia pace. Domani ancora vi parlerò».
La gente sfolla lentamente, forse in attesa di un grido di miracolo che non viene. Anche gli apostoli e i
discepoli più antichi, che restano sul monte, chiedono:
«Ma chi era? Non è guarito forse? » e insistono presso il Maestro che è rimasto in piedi, a braccia conserte, a veder scendere la gente.
Ma Gesù sulle prime non risponde; poi dice: «Gli occhi sono guariti. L'anima no. Non può perché è carica di
odio».
«Ma chi è? Quel romano forse? ».
«No. Un disgraziato».
«Ma perché lo hai guarito, allora? » chiede Pietro.
«Dovrei fulminare tutti i suoi simili?».
«Signore... io so che Tu non vuoi che dica: "sì ", e perciò non lo dico.. - ma lo penso.. - ed è lo stesso... »
«E’ lo stesso, Simone di Giona. Ma sappi che allora... Oh! quanti cuori pieni di scaglie d'odio intorno a Me!
Vieni. Andiamo proprio là in cima, a guardare dall'alto il nostro bel mare di Galilea. Io e te soli ».
172. Quarto discorso della Montagna: il giuramento, la preghiera, il digiuno. Il vecchio Ismaele e Sara.
Continua il discorso sulla Montagna. Lo stesso luogo e la stessa ora. La folla, meno il romano, è la stessa,
forse ancora più numerosa perché molti sono fin sull'inizio dei sentieri che conducono alla valletta. Gesù
parla:
«Uno degli errori facili nell'uomo è la mancanza di onestà anche verso se stesso. E dato che l'uomo è
difficilmente sincero e onesto, ecco che da se stesso si è creato un morso per essere obbligato ad andare per
la via che ha detto. Morso che, del resto, egli, come cavallo indomito, presto si sposta modificando a suo
piacere l'andare, o si leva del tutto facendo il suo comodo senza più riflessione a ciò che può ricevere di
rimprovero da Dio, dagli uomini e dalla sua propria coscienza. Questo morso è il giuramento. Ma non è
necessario il giuramento fra gli onesti, e Dio, di suo, non ve lo ha insegnato. Anzi vi ha fatto dire: "Non dire
falso testimonio" senza altra aggiunta. Perché l'uomo dovrebbe essere schietto senza bisogno di altro che
della fedeltà alla sua parola. Quando nel Deuteronomio si parla dei voti, anche dei voti che sono una cosa
sorta da un cuore che si pensa fuso a Dio o per sentimento di bisogno o per sentimento di riconoscenza, è
detto: "La parola uscita una volta dalle tue labbra la devi mantenere, facendo quanto hai promesso al Signore
Iddio tuo, quanto di tua volontà e di tua bocca hai detto". Sempre si parla di parola data, senza altro che la
parola. Colui che sente il bisogno di giurare è perché è già insicuro di se stesso e del concetto del prossimo a
suo riguardo. E chi fa giurare testifica con quell'esigenza che diffida della sincerità e onestà del giurante.
Come vedete, questa abitudine del giuramento è una conseguenza della disonestà morale dell'uomo. Ed è una
vergogna per l'uomo. Doppia vergogna, perché l'uomo non è fedele neppure a questa cosa vergognosa che è
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il giuramento e irridendosi di Dio, con la stessa facilità con cui si irride del prossimo, giunge a spergiurare
con la massima facilità e tranquillità. Vi può essere creatura più abbietta dello spergiuro? Costui, usando
sovente una formula sacra, e chiamando perciò a suo complice e mallevadore Iddio, o usando l'invocazione
degli affetti più cari - il padre, la madre, la moglie, i figli, i suoi morti, la sua stessa vita e i suoi organi più
preziosi, invocati ad appoggio del suo bugiardo dire - induce il suo prossimo a credergli. Lo conduce perciò
in inganno. E’ un sacrilego, un ladro, un traditore, un omicida. Di chi? Ma di Dio, perché mescola la Verità
all'infamia della sua menzogna e lo sbeffeggia sfidandolo: "Colpiscimi, smentiscimi, se puoi. Tu sei là, io
son qua e me ne rido - Oh! sì! Ridete, ridete pure, o mentitori e beffeggiatori! Ma vi sarà un momento che
non riderete, e sarà quando Colui a cui ogni potere è deferito vi apparirà terribile nella sua maestà e solo col
suo aspetto vi farà atterriti e solo coi suoi sguardi vi fulminerà, prima, prima ancora che la sua voce vi
precipiti nel vostro destino eterno marcandovi della sua maledizione. E’ un ladro perché si appropria di una
stima che non merita. Il prossimo, scosso dal suo giurare, gliela dona, e il serpente se ne orna fingendosi ciò
che non è. E’ un traditore perché col giuramento promette cose che non vuole mantenere. E’ un omicida
perché, o uccide l'onore di un suo simile levandogli col falso giuramento la stima del prossimo, o uccide la
sua anima, perché lo spergiuro è un abbietto peccatore agli occhi di Dio, i quali, anche se nessun altro vede la
verità, la vedono. Dio non si inganna né con false parole, né con ipocrite azioni. Egli vede. Non perde per un
attimo di vista ogni singolo uomo. E non vi è munita fortezza, né profonda cantina, dove non possa penetrare
il suo sguardo. Anche nell'interno vostro, la fortezza singola che ogni uomo ha intorno al suo cuore, penetra
Iddio. E vi giudica non per quello che giurate ma per quello che fate. Perciò Io, all'ordine che vi fu dato,
quando fu messo in auge il giuramento per mettere freno alla menzogna e alla facilità di mancare alla parola
data, sostituisco un altro ordine. Non dico come gli antichi: "Non spergiurare, ma anzi mantieni i tuoi
giuramenti", ma vi dico: " Non giurate mai ". Né per il Cielo che è trono di Dio, né per la terra che è sgabello
ai suoi piedi, né per Gerusalemme e il suo Tempio che sono la città del gran Re e la casa del Signore Iddio
nostro. Non giurate né sulle tombe dei trapassati né sui loro spiriti. Le tombe sono piene di scorie di ciò che è
inferiore nell'uomo e comune col bruto, gli spiriti lasciateli nella loro dimora. Fate che non soffrano e
inorridiscano, se spiriti di giusti che già sono nella precognizione di Dio. E per quanto sia una precognizione,
ossia cognizione parziale, perché fino al momento della Redenzione non possederanno Dio nella sua
pienezza di splendori, non possono non soffrire del vedervi peccatori. E, se giusti non sono, non aumentate il
loro tormento dall'aver ricordato col vostro il loro peccato. Lasciate, lasciate i morti santi nella pace, i morti
non santi nelle loro pene. Non levate ai primi, non aggiungete ai secondi. Perché appellarsi ai morti? Non
possono parlare. I santi perché la carità loro lo vieta: vi dovrebbero smentire troppe volte. I dannati perché
l'Inferno non apre le sue porte e i dannati non aprono le bocche che per maledire, e ogni voce resta soffocata
dall'odio di Satana e dei satana, perché i dannati satana sono. Non giurate né sul capo del padre né su quello
della madre, né su quello della sposa e degli innocenti figli. Non ne avete diritto. Sono forse una moneta o
una merce? Sono una firma su una carta? Sono più e meno di queste cose. Sono sangue e carne del tuo
sangue, uomo, ma sono anche creature libere e tu non le puoi usare come schiave per avallo di un tuo falso.
E sono meno di una firma tua propria, perché tu sei intelligente, libero e adulto, e non un interdetto o un
pargolo che non sa quello che si fa e che perciò deve essere rappresentato dai parenti. Tu sei tu, un uomo
dotato di ragione, e perciò sei responsabile delle tue azioni e devi agire da te, mettendo ad avallo delle tue
azioni e delle tue parole la tua onestà e la tua sincerità, la stima che hai saputo suscitare tu nel prossimo, non
l'onestà, la sincerità dei parenti e la stima che essi hanno saputo suscitare. Sono responsabili i padri dei figli?
Sì, ma finché sono minorenni. Dopo, ognuno è responsabile di se stesso. Non sempre da giusti nascono
giusti, né una santa donna è coniugata ad un santo uomo. Perché allora usare per base di garanzia la giustizia
di chi vi è congiunto? Ugualmente, da un peccatore possono nascere figli santi e, finché innocenti sono, tutti
sono santi. Perché allora invocare un puro per un vostro atto impuro quale è il giuramento che si vuole poi
spergiurare? Non giurate neppure per la vostra testa, i vostri occhi, e lingua e mani. Non ne avete diritto.
Tutto quanto avete è di Dio. Voi non ne siete che i temporanei custodi, i banchieri dei tesori morali o
materiali che Dio vi ha concessi. Perché usare allora di ciò che non è vostro? Potete voi aggiungere un
capello al vostro capo o mutarne il colore? E se non potete fare questo, perché allora usate la vista, la parola,
la libertà delle membra, per convalidare un vostro giuramento? Non sfidate Dio. Potrebbe prendervi in parola
e seccare i vostri occhi come può seccare i vostri frutteti, o strapparvi i figli come può svellervi la casa, per
ricordarvi che Lui è il Signore e voi i sudditi, e che è maledetto chi si idolatra al punto da ritenersi da più di
Dio sfidandolo con la menzogna. Il vostro parlare sia: sì, sì; e no, no. Non di più. Il di più ve lo suggerisce il
Maligno, e per ridere poi di voi che, non potendo tutto ritenere, cadete in menzogna e siete sbeffeggiati e
conosciuti per mentitori. Sincerità, figli. Nella parola e nella preghiera. Non fate come gli ipocriti che quando
pregano amano stare a pregare nelle sinagoghe o sugli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini e
lodati come uomini pii e giusti mentre poi, nell'interno delle famiglie, sono colpevoli verso Dio e verso il
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prossimo. Non riflettete che questo è come uno spergiuro? Perché voi volete sostenere ciò che vero non è
allo scopo di conquistarvi una stima che non meritate? La orazione ipocrita ha lo scopo di dire: "In verità io
sono un santo. Lo giuro agli occhi di chi mi vede e che non possono mentire di vedermi pregare". Velo steso
sulla malvagità esistente, la preghiera fatta con simili scopi diviene una bestemmia. Lasciate che Dio vi
proclami santi, e fate che tutta la vostra vita gridi per voi: " Ecco un servo di Dio " Ma voi, ma voi, per carità
di voi, tacete. Non fate della vostra lingua, mossa dalla vostra superbia, un oggetto di scandalo agli occhi
degli angeli. Meglio sarebbe diveniste sull'istante muti se non avete la forza di comandare all'orgoglio e alla
lingua, autoproclamandovi giusti e gradevoli a Dio. Lasciate ai superbi e ai falsi questa povera gloria!
Lasciate ai superbi e ai falsi questa effimera ricompensa. Povera ricompensa! Ma è quale la vogliono, e non
ne avranno altra perché più di una non se ne può avere. O quella vera, del Cielo, e che è eterna e giusta. O
quella non vera, della terra, che dura quanto la vita dell'uomo e anche meno e che poi, essendo ingiusta, è
pagata, oltre la vita, con una ben mortificante punizione. Udite come dovete pregare e col labbro e col lavoro
e con tutto voi stessi, per impulso del cuore che ama, sì, Dio, e Padre lo sente, ma che anche sempre ricorda
chi è il Creatore e che è la creatura, e sta con amore riverenziale al cospetto di Dio, sempre, sia che òri o che
traffichi, sia che cammini o che riposi, sia che guadagni o che benefichi. Per impulso del cuore, ho detto. E’
la prima ed essenziale qualità. Perché tutto viene dal cuore, e come è il cuore tale è la mente, tale la parola, lo
sguardo, l'azione. L'uomo giusto dal suo cuore di giusto trae fuori il bene, e più ne trae più ne trova, perché il
bene fatto procrea novello bene, così come il sangue che si rinnovella nel circolo delle vene e torna al cuore
arricchito di sempre nuovi elementi, tratti dall'ossigeno che ha assorbito e dal succo dei cibi che ha
assimilato. Mentre il perverso dal suo buio cuore pieno di frode e di veleni non può che trarre frode e veleno,
che sempre più si accrescono, corroborati come sono dalle colpe che si accumulano, come nel buono dalle
benedizioni di Dio che si accumulano. Credete pure che è l'esuberanza del cuore quella che trabocca dalle
labbra e si rivela nelle azioni. Voi fatevi un cuore umile e puro, amoroso, fiducioso, sincero; amate Dio col
pudico amore che ha una vergine per lo sposo. In verità vi dico che ogni anima è una vergine sposata
all'eterno Amatore, a Dio Signor nostro; questa terra è il tempo del fidanzamento nel quale l'angelo dato a
custode di ogni uomo è lo spirituale paraninfo, e tutte le ore della vita e le contingenze della vita altrettante
ancelle che preparano il corredo nuziale. L'ora della morte è l'ora delle nozze compiute e allora viene la
conoscenza, l'abbraccio, la fusione, e con veste di sposa compiuta l'anima può alzare il suo velo e gettarsi
nelle braccia del suo Dio senza che per amare così lo Sposo possa indurre altri allo scandalo. Ma per ora, o
anime ancora sacrificate nel laccio del fidanzamento con Dio, quando volete parlare allo Sposo, mettetevi
nella pace della vostra dimora, e soprattutto nella pace della vostra dimora interiore, e parlate, angelo di
carne fiancheggiato dall'angelo custode, al Re degli angeli. Parlate al Padre vostro nel segreto del vostro
cuore e della vostra stanza interiore. Lasciate fuori tutto quanto è mondo: e la smania di essere notati e quella
di edificare, e gli scrupoli delle lunghe preghiere colme di parole, parole, parole e monotone, e tiepide e
scialbe d'amore. Per carità! Liberatevi dalle misure nel pregare. In verità vi sono alcuni che sprecano più e
più ore in un monologo ripetuto con le labbra sole, e che è un vero soliloquio perché neppur l'angelo custode
lo ascolta, tanto è rumore vano che egli cerca di rimediare sprofondandosi di suo in ardente orazione per il
suo stolto custodito. In verità vi sono alcuni che non userebbero quelle ore diversamente neppure se Dio
apparisse loro dicendo: "La salute del mondo dipende dal tuo lasciare questa loquela senz'anima per andare,
magari, semplicemente ad attingere dell'acqua ad un pozzo ed a spargere quell'acqua al suolo per amore di
Me e dei tuoi simili". In verità vi sono alcuni che credono più grande il loro monologo all'atto cortese di
accogliere un visitatore o a quello caritativo di soccorrere un bisognoso. Sono animi caduti nell'idolatria della
preghiera. La preghiera è azione d'amore. E amare si può tanto orando che facendo il pane, tanto meditando
che assistendo un infermo, tanto compiendo pellegrinaggio al Tempio che accudendo alla famiglia, tanto
sacrificando un agnello quanto sacrificando i nostri anche giusti desideri di raccogliersi nel Signore. Basta
che uno intrida tutto se stesso e ogni sua azione nell'amore. Non abbiate paura! Il Padre vede. Il Padre
comprende. Il Padre ascolta. Il Padre concede. Quante grazie non sono date anche per un solo, vero, perfetto
sospiro d'amore! Quanta abbondanza per un sacrificio intimo fatto con amore. Non siate simili ai gentili. Dio
non ha bisogno che gli diciate ciò che deve fare perché voi ne abbisognate. Ciò possono dirlo i pagani ai loro
idoli che non possono intendere. Non voi a Dio, al vero, spirituale Iddio che non è solo Dio e Re, ma è Padre
nostro e sa, prima ancora che voi glielo chiediate, di che avete bisogno. Chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e verrà aperto a chi
picchia. Quando un figlio vostro vi tende la manina dicendovi: "Padre, ho fame", gli date forse un sasso? Gli
date un serpente se vi chiede un pesce? No, anzi che date pane e pesce, ma inoltre date carezza e
benedizione, perché è dolce ad un padre nutrire la sua creatura e vederne il sorriso felice. Se dunque voi di
imperfetto cuore sapete dare buoni doni ai vostri figli solo per l'amore naturale, comune anche all'animale
verso la prole, quanto più il Padre vostro che è nei Cieli concederà a coloro che gliele chiedono le cose buone
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e necessarie al loro bene. Non abbiate paura di chiedere e non abbiate paura di non ottenere! Però (ecco che
Io vi metto in guardia contro un facile errore) però non fate come i deboli nella fede e nell'amore, i pagani
della religione vera - perché anche fra i credenti vi sono pagani la cui povera religione è un groviglio di
superstizioni e di fede, un manomesso edificio in cui si sono infiltrate erbe parassitarie d'ogni specie, al punto
che esso si sgretola e cade in rovina - i quali, deboli e pagani, sentono morire la fede se non si vedono
esauditi. Voi chiedete. E vi pare giusto di chiedere. Infatti per quel momento non sarebbe neanche ingiusta
quella grazia. Ma la vita non termina in quel momento. E ciò che è bene oggi può essere non bene domani.
Voi questo non lo sapete, perché voi sapete solo il presente, ed è una grazia di Dio anche questa. Ma Dio
conosce anche il futuro. E molte volte per risparmiarvi una pena maggiore vi lascia non esaudita una
preghiera. Nel mio anno di vita pubblica più di una volta ho sentito dei cuori gemere: "Quanto ho sofferto
allora, quando Dio non mi ha ascoltato. Ma ora dico: 'Fu bene così perché quella grazia mi avrebbe impedito
di giungere a quest'ora di Dio' "Altri ho sentito dire e dirmi: "Perché, Signore, non mi esaudisci? A tutti lo
fai, e a me no? ". E pure, avendo dolore di veder soffrire, ho dovuto dire: "Non posso", perché l'esaudirli
avrebbe voluto dire mettere un intralcio al loro volo alla vita perfetta. Anche il Padre delle volte dice: "Non
posso". Non perché non possa compiere l'atto immediato. Ma perché non lo vuole compiere per conoscenza
delle conseguenze future. Udite. Un bambino è malato alle viscere. La madre chiama il medico e il medico
dice: "Per guarire occorre digiuno assoluto". Il bambino piange, strilla, supplica, pare languire. La madre,
pietosa sempre, unisce i suoi lamenti a quelli del figlio. Le pare durezza del medico quel divieto assoluto. Le
pare che possa nuocere al figlio quel digiuno e quel pianto. Ma il medico resta inesorabile. Infine dice:
"Donna, io so, tu non sai. Vuoi perdere tuo figlio o vuoi che io te lo salvi? "La madre urla: "Voglio che egli
viva! "."E allora " dice il medico "io non posso concedere cibo. Sarebbe la morte "Anche il Padre dice così,
delle volte. Voi, madri pietose del vostro io, non lo volete sentire piangere per negata grazia. Ma Dio dice:
"Non posso. Sarebbe il tuo male "Viene il giorno, o viene l'eternità, in cui si giunge a dire: "Grazie, mio Dio,
di non avere ascoltato la mia stoltezza! ". Quanto ho detto per l'orazione dico per il digiuno. Quando
digiunate non prendete un'aria melanconica come usano gli ipocriti, che ad arte si sfigurano la faccia acciò il
mondo sappia e creda, anche se vero non è, che essi digiunano. Anche essi hanno già avuto, con la lode del
mondo, la loro mercede e non ne avranno altra. Ma voi, quando digiunate, prendete un'aria lieta, lavatevi a
più acque il volto perché appaia fresco e liscio, ungetevi la barba e profumatevi le chiome, abbiate il sorriso
del ben pasciuto sulle labbra. Oh! che in verità non vi è cibo che pasca quanto l'amore! E chi fa digiuno con
spirito d'amore, di amore si nutre! In verità vi dico che se anche il mondo vi dirà "vanitosi" e "pubblicani", il
Padre vostro vedrà il vostro segreto eroico e ve ne darà doppia ricompensa. E per il digiuno, e per il
sacrificio di non essere lodati per esso. Ed ora andate a dare cibo al corpo dopo che l'anima fu nutrita. Quei
due poverelli restino con noi. Saranno gli ospiti benedetti che daranno sapore al nostro pane. La pace sia con
voi». E i due poverelli restano. Sono una donna molto scarna e un vecchio molto vecchio. Ma non sono
insieme. Il caso li ha riuniti, ed erano rimasti in un angolo avviliti, tendendo inutilmente la mano a quelli che
passavano loro davanti. Gesù va direttamente verso di loro che non osano venire avanti e li prende per mano
portandoli al centro del gruppo dei discepoli, sotto una specie di tenda che Pietro ha drizzato in un angolo e
sotto la quale forse si ricoverano nella notte e si riuniscono di giorno nelle ore più calde. E una tettoia di
frasche e di... mantelli. Ma serve allo scopo per quanto sia così bassa che Gesù e l'Iscariota, i due più alti, si
debbano abbassare per entrarvi.
«Ecco il padre ed ecco una sorella. Portate quanto abbiamo. Mentre prendiamo il cibo udremo la loro storia».
E personalmente Gesù serve i due vergognosi e ne ascolta la lamentosa narrazione. Solo il vecchio, dopo che
la figlia è andata lontano col marito e si è dimenticata del padre. Sola la donna, dopo che la febbre le ha
ucciso il marito, ed è malata per giunta.
«Il mondo ci sprezza perché poveri siamo» dice il vecchio. «Io vado elemosinando per raggranellare di che
compiere la Pasqua. Ho ottant'anni. Ho sempre fatto Pasqua e può essere l'ultima questa. Ma non voglio
andare in seno ad Abramo con nessun rimorso. Come perdono alla figlia così spero essere perdonato. E
voglio fare la mia Pasqua».
«Lunga è la via, padre».
«Più lunga è quella del Cielo, se si manca al rito ».
«Vai solo? Se ti senti male per via? ».
«Mi chiuderà le palpebre l'angelo di Dio ». Gesù lo carezza sulla testa tremula e bianca e chiede alla donna:
« E tu? ».
«Io vado cercando lavoro. Se fossi più pasciuta guarirei dalle febbri. E se fossi guarita potrei lavorare anche
ai grani».
«Credi. che solo il cibo ti guarirebbe? ».
«No. Ci sei anche Tu... Ma io sono una povera cosa, una troppo povera cosa per poter chiedere pietà».
73
«E se ti guarissi, che vorresti dopo? ».
«Nulla più. Avrei avuto già ben più di quanto possa sperare ».
Gesù sorride e le dà un pezzo di pane intinto in un poco di acqua e aceto che fa da bevanda. La donna lo
mangia senza parlare e Gesù continua a sorridere. Il pasto cessa presto. Era così parco! Apostoli e discepoli
vanno in cerca d'ombra per le pendici, fra i cespugli. Gesù resta sotto la tenda. Il vecchione si è messo contro
la parete erbosa e dorme stanco. Dopo un poco la donna, che pure si era allontanata cercando ombra e riposo,
viene verso Gesù che le sorride per rincuorarla. Lei viene avanti timida e pure lieta, fin quando quasi è presso
la tenda, e poi la vince la gioia e fa gli ultimi passi velocemente, cadendo bocconi con un grido soffocato:
«Tu mi hai guarita! Benedetto! È l'ora del grande brivido ed io non l'ho più... Oh! » e bacia i piedi di Gesù.
«Sei sicura di essere guarita? Io non te l'ho detto. Potrebbe essere un caso... »
«Oh! no! Ora ho compreso il tuo sorriso nel darmi quel pane. La tua virtù è entrata in me con quel boccone.
Io non ho nulla da ricambiarti fuorché il mio cuore. Comanda alla tua serva, Signore, ed ella ti ubbidirà fino
alla morte ».
«Sì. Vedi quel vecchio? E’ solo ed è un giusto. Tu avevi un marito e te lo levò la morte. Egli aveva una figlia
e gliela levò l'egoismo. E’ peggio. Eppure non impreca. Ma non è giusto che vada solo nelle sue ultime ore.
Siigli figlia ».
«Sì, mio Signore ».
«Ma guarda che vuol dire lavorare per due».
«Sono forte, ora, e lo farò ».
«Vai allora là, su quel greppo, e di' all'uomo che riposa là, a quello vestito di bigio, che venga da Me ».
La donna va sollecita e torna con Simone Zelote.
«Vieni, Simone. Ti devo parlare. Attendi, donna ». Gesù si allontana qualche metro.
«Pensi che Lazzaro avrebbe difficoltà ad accogliere una lavoratrice di più? ».
«Lazzaro? Ma io credo che non sappia neppure quanti sono i suoi servi! Uno più, uno meno!... Ma chi è? ».
«Quella donna. L'ho guarita e... »
«Basta Maestro, se Tu l'hai sanata è segno che l'ami. Ciò che Tu ami è sacro a Lazzaro, mi impegno per lui ».
«E’ vero. Ciò che Io amo è sacro a Lazzaro. Hai detto bene. E per questo Lazzaro diventerà santo, perché
amando ciò che Io amo amerà la perfezione. Voglio unire quel vecchio a quella donna e far fare l'ultima sua
Pasqua in letizia a quel patriarca. Voglio molto bene Io ai vecchi santi, e se posso dar loro tramonto sereno
sono felice ».
«Vuoi bene anche ai bambini... »
«Sì, e ai malati... »
«E a quelli che piangono... »
«E a quelli che sono soli... »
«Oh! mio Maestro! Ma non ti accorgi di volere bene a tutti? Anche ai tuoi nemici? ».
«Non me ne accorgo, Simone. Amare è la mia natura. Ecco che il patriarca si sveglia. Andiamo a dirgli che
farà la Pasqua con una figlia vicino e senza più bisogno del pane». Tornano alla tenda dove la donna li
attende e vanno tutti e tre dal vecchio che si è seduto e si riallaccia i sandali.
«Che fai, padre?».
«Scendo a valle. Spero trovare un ricovero per la notte, e domani mendicherò sulla via, e poi giù, giù, giù, fra
un mese, se non muoio, sarò al Tempio ».
«No».
«Non devo? Perché? ».
«Perché il buon Dio non vuole. Non andrai solo. Questa verrà con te. Ti condurrà dove Io dirò e sarete
accolti per amor mio. Farai la tua Pasqua, ma senza fatica. La tua croce l'hai già portata, padre. Posala
adesso. E raccogliti solo in orazione di grazie al buon Dio».
«Ma perché... ma perché... io... io non merito tanto... Tu... una figlia... Più che se mi donassi vent'anni... E
dove, dove mi mandi?...» Il vecchio piange fra il cespuglio del suo barbone.
«Da Lazzaro di Teofilo. Non so se lo conosci ».
«Oh!... io sono dei confini della Siria e ricordo Teofilo. Ma... ma... oh! Figlio benedetto di Dio, lascia che io
ti benedica!».
E Gesù, seduto come è sull'erba, di fronte al vecchione, veramente si curva per lasciare che lo stesso gli
imponga, solenne, le mani sul capo, tuonando, con la sua voce cavernosa di vegliardo, l'antica benedizione:
«Il Signore ti benedica e custodisca. Il Signore ti mostri la sua faccia e abbia di te misericordia. Il Signore
volga a te il suo volto e ti dia la sua pace».
E Gesù, Simone e la donna rispondono insieme: «E così sia».
sabato 14 giugno 2014
(Gv 3,16-18) Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
VANGELO
(Gv 3,16-18) Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e trasforma la mia ignoranza perchè anche una piccola cosa inutile come me, possa servire il Signore.
Tutto è grazia, e questa grazia viene a una fonte inesauribile, che è l'amore di Dio Padre.
Il collegamento che la Chiesa ci propone tra l' antica alleanza nella prima lettura e la nuova alleanza scritta con il sangue di Gesù, ci deve far riflettere sul perchè questo avviene;cosa spinge Dio a continuare a cercarci,a continuare ad amarci,nonostante tutto,nonostante da noi riceva molti più rifiuti che assensi.
Quanto è grande l'amore ? Questa domanda ci fa pensare al nostro tipo di amore, possessivo, geloso, prepotente, curioso.A questo amore frapponiamo quello che Dio ha per noi e quello che parla al mio cuore è la debolezza di Dio.Si Dio che è onnipotente, davanti a questo amore per noi non sa resistere, ci ama senza limiti,tanto da mettere la sua stessa vita,la sua stessa esistenza in gioco per noi.C'è un canto che ascolto spesso e che mi piace da morire, specialmente quando ho bisogno di tuffarmi tra le braccia della mia famiglia celeste, quando ho bisogno di donarmi e ricevere, quando tutto quello che cerco e che voglio è solo Dio.
https://www.youtube.com/watch?v=hlTny87LIq8
Dio perfetto che ci ama a tal punto da desiderare per noi la perfezione, la purezza e l'integrità.Dio sapiente che non ci impone la fede, ma ce la fa scegliere, perchè nullaè più grande e perfetto di un amore consapevole.Dio consapevole che abbiamo bisogno per vincere la nostra umanità, e per questo si fa uomo come noi, per permetterci di vincerla con Lui.(Io sarò con voi tutti i giorni)Quello che spesso ci frena è la nostra voglia di capire, di analizzare, di saper spiegare anche quello che non sappiamo minimamente comprendere, ma Dio, che ha dato se stesso per noi si fa in tre per noi, si offre nella sua massima potenza per aiutarci a raggiungere la vera relaziione con Lui.Più che chiedere di capire,dovremmo chiedere la grazia di avere fede anche quando non capiamo.Padre, Figlio e Spirito Santo, ruotano,si frappngono, si donano; Sant'agostino giustamente definisce la Santissima Trinità dicendo che c 'è un Dio che da, il Padre, l'amante, colui che dona. C'è un Dio che è donato, il Figlio, il dono. C'è l'Amor, lo Spirito, la relazione d'amore che lega chi dà e chi riceve.
(Gv 3,16-18) Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e trasforma la mia ignoranza perchè anche una piccola cosa inutile come me, possa servire il Signore.
Tutto è grazia, e questa grazia viene a una fonte inesauribile, che è l'amore di Dio Padre.
Il collegamento che la Chiesa ci propone tra l' antica alleanza nella prima lettura e la nuova alleanza scritta con il sangue di Gesù, ci deve far riflettere sul perchè questo avviene;cosa spinge Dio a continuare a cercarci,a continuare ad amarci,nonostante tutto,nonostante da noi riceva molti più rifiuti che assensi.
Quanto è grande l'amore ? Questa domanda ci fa pensare al nostro tipo di amore, possessivo, geloso, prepotente, curioso.A questo amore frapponiamo quello che Dio ha per noi e quello che parla al mio cuore è la debolezza di Dio.Si Dio che è onnipotente, davanti a questo amore per noi non sa resistere, ci ama senza limiti,tanto da mettere la sua stessa vita,la sua stessa esistenza in gioco per noi.C'è un canto che ascolto spesso e che mi piace da morire, specialmente quando ho bisogno di tuffarmi tra le braccia della mia famiglia celeste, quando ho bisogno di donarmi e ricevere, quando tutto quello che cerco e che voglio è solo Dio.
https://www.youtube.com/watch?v=hlTny87LIq8
Dio perfetto che ci ama a tal punto da desiderare per noi la perfezione, la purezza e l'integrità.Dio sapiente che non ci impone la fede, ma ce la fa scegliere, perchè nullaè più grande e perfetto di un amore consapevole.Dio consapevole che abbiamo bisogno per vincere la nostra umanità, e per questo si fa uomo come noi, per permetterci di vincerla con Lui.(Io sarò con voi tutti i giorni)Quello che spesso ci frena è la nostra voglia di capire, di analizzare, di saper spiegare anche quello che non sappiamo minimamente comprendere, ma Dio, che ha dato se stesso per noi si fa in tre per noi, si offre nella sua massima potenza per aiutarci a raggiungere la vera relaziione con Lui.Più che chiedere di capire,dovremmo chiedere la grazia di avere fede anche quando non capiamo.Padre, Figlio e Spirito Santo, ruotano,si frappngono, si donano; Sant'agostino giustamente definisce la Santissima Trinità dicendo che c 'è un Dio che da, il Padre, l'amante, colui che dona. C'è un Dio che è donato, il Figlio, il dono. C'è l'Amor, lo Spirito, la relazione d'amore che lega chi dà e chi riceve.
venerdì 13 giugno 2014
(Mt 5,33-37) Io vi dico: non giurate affatto.
VANGELO
(Mt 5,33-37) Io vi dico: non giurate affatto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 5,33-37) Io vi dico: non giurate affatto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ed impregnami di umiltà, fammi conoscere la giustizia dei tuoi insegnamenti e fammela aderire al corpo come una seconda pelle. Fa che quest' alleanza che faccio con te, sia sincera e duratura, e che mai io venga meno all'aderire ai tuoi comandamenti. Proteggimi dalla voglia di agire come io voglio e imprimimi in me l'azione del Tuo Santo pensiero.
Il nostro parlare sia si, si; no, no. Ripetuto due volte perché al parlare corrisponda l'azione, che ad esso è legata.
Una delle più comuni accuse che si fa alle persone che frequentano le varie chiese, è proprio quella dell' incoerenza tra il dire ed il fare, ed è una critica che condivido in pieno, perché tutti parliamo bene, ma razzoliamo male.
Ogni giorno mi trovo a combattere con questa incoerenza che esce fuori in ogni occasione, noi spesso estrapoliamo dalla Bibbia quello che ci fa comodo ed omettiamo di ricordare quello che invece ci riesce poco e niente. " Il di più viene dal maligno " tremenda affermazione, ma da prendere molto sul serio. Non si deve neanche cercare di alterare la verità per convincere o per convincerci che quello che diciamo è giusto, ma semplicemente attenerci ai fatti e alla parola di Dio.Possiamo non essere perfetti e chiedere perdono e aiuto, questo ci renderà più umili e a Dio non dispiacerà correre in nostro soccorso; nella nostra incapacità potremo riconoscere che quello che ci riesce è grazia, ma se pensiamo di poter fare, poter essere, poter agire da soli , siamo già in errore, perchè non abbiamo nessuna capacità se non la volontà di chiedere aiuto all'Onnipotente.
Una delle più comuni accuse che si fa alle persone che frequentano le varie chiese, è proprio quella dell' incoerenza tra il dire ed il fare, ed è una critica che condivido in pieno, perché tutti parliamo bene, ma razzoliamo male.
Ogni giorno mi trovo a combattere con questa incoerenza che esce fuori in ogni occasione, noi spesso estrapoliamo dalla Bibbia quello che ci fa comodo ed omettiamo di ricordare quello che invece ci riesce poco e niente. " Il di più viene dal maligno " tremenda affermazione, ma da prendere molto sul serio. Non si deve neanche cercare di alterare la verità per convincere o per convincerci che quello che diciamo è giusto, ma semplicemente attenerci ai fatti e alla parola di Dio.Possiamo non essere perfetti e chiedere perdono e aiuto, questo ci renderà più umili e a Dio non dispiacerà correre in nostro soccorso; nella nostra incapacità potremo riconoscere che quello che ci riesce è grazia, ma se pensiamo di poter fare, poter essere, poter agire da soli , siamo già in errore, perchè non abbiamo nessuna capacità se non la volontà di chiedere aiuto all'Onnipotente.
giovedì 12 giugno 2014
SANT'ANTONIO DA PADOVA
Sant' Antonio
Sacerdote e dottore della Chiesa
Lisbona, Portogallo, c. 1195 - Padova, 13 giugno 1231
Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.
Biografia di S. Antonio
|
Catechesi sulla preghiera
Cosa insegna Sant'Antonio sulla Preghiera?
Nei suoi Sermoni troviamo alcuni rapidi passaggi, semplici ed evocativi, che ci aiutano a capire meglio questa importante dimensione della vita cristiana. Sant'Antonio insiste sull'importanza del distacco dal frastuono delle cose, della calma, della solitudine, del silenzio, che soli permettono di ascoltare e vedere Dio.
Tra le righe di questi insegnamenti, scorgiamo anche un involontario autoritratto interiore di Sant'Antonio, che conosciamo come grande amante del silenzio e della preghiera.
"Preghiera è dirigere i nostri affetti verso Dio; è un devoto e amichevole parlare con Lui.
E' la tranquillità della mente illuminata dall'alto.
Preghiera è anche richiesta per ottenere i beni temporali necessari per questa vita terrena. Ma quelli che pregano chiedono al Signore con autentico spirito cristiano di sottomettere la propria volontà alla Sua: solo il Padre celeste sa di cosa abbiamo veramente bisogno su questa terra.
Infine, Preghiera è ringraziare, cioè riconoscere i benefici ricevuti, e offrire tutto il nostro impegno a Dio, cosicché la nostra Preghiera possa essere permanente."
"Il Signore manifesta Se stesso a coloro che si fermano per un po' di tempo in pace ed umiltà di cuore. Se tu guardi nelle acque torbide e turbolente, non puoi vedere l'espressione del tuo volto. Se tu vuoi vedere il volto di Cristo, fermati, raccogli i tuoi pensieri in silenzio, e chiudi la porta della tua anima al rumore delle cose esteriori.
Il saluto degli angeli e le benedizioni di Dio non sono per coloro che vivono sulla pubblica piazza, cioè fuori di sé, agitati e distratti. Il dolce "Ave" fu indirizzato alla Vergine Maria quando ella era assorbita nella preghiera, nella riservatezza della sua casa. Dio, per esser capace di parlare all'anima e riempirla con la conoscenza del suo amore, la conduce alla solitudine, distaccandola dalle preoccupazioni delle cose terrene. Egli parla all'orecchio di coloro che sono silenziosi, e li fa partecipi dei suoi segreti."
Si quaeris
Questa preghiera di lode - o responsorio - in onore di Sant'Antonio
fu composta da fra Giuliano da Spira.
Il responsorio fa parte dell'Officium rhythmicum s. Antonii,
che risale al 1233, due anni dopo la morte del Santo.
E' cantato nella Basilica di Sant'Antonio a Padova e, ogni martedì, in molte chiese nel mondo intero. Se cerchi i miracoli, ecco messi in fuga la morte, l’errore, le calamità e il demonio; ecco gli ammalati divenir sani. Il mare si calma, le catene si spezzano; i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute
S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.
Per Antonium ad Jesum
Attraverso Antonio, a Gesù.
Queste sono le memorabili parole usate da Papa Pio XI nel 1930,
in occasione del settimo centenario della morte di Sant'Antonio.
E davvero questa è la missione di Sant'Antonio, il Santo straordinario che, nel misterioso disegno della divina Provvidenza, rimane anche oggi un grande maestro di vita spirituale, un esempio vivo di virtù e di santità, un potente intercessore presso Dio.
Noi sappiamo bene, come la Sacra Scrittura e la Chiesa ci insegnano, che l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini è Gesù Cristo. Ma noi sappiamo anche, per nostra grande consolazione, che i Santi, nostri fratelli, hanno tentato di imitare Gesù alla perfezione durante la loro vita terrena e, vivendo una vita di fede e di carità eroica, hanno votato la loro vita a Dio e ai fratelli. Ora, vicino a Cristo in paradiso, essi sono modelli di imitazione e nostri intercessori.
Per tale ragione, il Concilio Vaticano secondo insegna che "La Chiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei santi che hanno sofferto e sono stati glorificati con Cristo. La Chiesa propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cristo e, tramite i loro meriti, implora i benefici di Dio" (Sacrosantum Concilium, n. 104).
Ciò che è vero di tutti i santi è vero soprattutto per Sant'Antonio, cha la gente di Padova chiama semplicemente "Il Santo". Egli fu pervaso da un ardente amore per il suo Signore, immerse se stesso nello spirito del Vangelo, lo visse in prima persona, predicandolo dappertutto per mezzo dei suoi sermoni, lo spiegò nei suoi scritti, e così meritò di esser proclamato "Dottore evangelico" dalla Chiesa.
Anche oggi il Santo continua ad essere ciò che fu nella sua esistenza terrena: una luce e una guida per il popolo cristiano. Anche oggi da lui emana un messaggio di salvezza: il messaggio di ottenere, mantenere e aumentare la grazia divina.
Coloro che hanno visitato la Basilica a Padova, dove è custodita la sua tomba, possono testimoniare che Sant'Antonio è davvero per tanti un invito a tornare al Signore, a convertirsi, a iniziare una nuova vita.
Durante l'anno numerosissimi pellegrini vengono per pregare davanti alla tomba del Santo. A lui affidano le loro sofferenze, le loro ansie, le loro speranze e, quando ripartono, essi portano con sé conforto e consolazione.
La preghiera che si eleva a Sant'Antonio è semplice, immediata, alle volta bisognosa di luce e purificazione. Tuttavia è senza alcun dubbio una strada, alla portata di tutti, per avvicinarsi a Dio. Molto spesso, infatti, le persone semplici e umili sono quelle che meglio sanno trovare la strada per trovare il Signore che non i sapienti o i grandi.
La devozione Antoniana più diffusa è quella del Pane dei Poveri, utile nelle parrocchie per fare alleviare dal ricco la miseria del povero. Tale devozione ebbe origine dalla prodigiosa resurrezione di un bimbo,avvenuta a Padova. Tommasino aveva dieci anni ed era figlio di buoni genitori che abitavano vicino alla Chiesa del Santo.
Un giorno, giocando vicino ad un recipiente d’acqua vi cadde dentro e morì. La madre trovò il piccino senza vita e chiamò aiuto; corsero i vicini ed alcuni frati del convento. Non c’era nulla da fare,Tommasino era morto.La madre non si rassegnò, si affidò alla fede confidando nei meriti di Sant’Antonio. Fece voto a Lui di distribuire ai poveri tanto grano, quanto era il peso del bambino, se questi fosse ritornato in vita. Passarono alcune ore con la donna in preghiera finché il bimbo emise un grido. Era ritornato in vita! La promessa fu mantenuta e la devozione a Sant’Antonio, mediante la carità ai poveri incominciò a propagarsi sotto il nome di "Peso del bambino".
Nel 1887 fu introdotta la statua del Santo esposta in pubblico assieme a due urne in una delle quali i devoti gettavano le suppliche scritte e nell’altra il denaro promesso, allorché la grazia era fatta. La cassettina di Sant’Antonio è divenuta oggi una scuola di carità per tutti,perché tutti, anche i più poveri vi gettano qualche soldino, quel tanto che basta per fare felice un povero e sollevare il nostro spirito davanti al Signore. Sant’Antonio oggi chiede sempre più aiuto per i poveri, concedendo grazie a tanti benefattori che fanno l’elemosina con il cuore sincero ed aperto all’amore.
Per tanti secoli questa usanza si è ripetuta e sarebbe bello ancor oggi vedere comparire questa figura di Sant’Antonio nei negozi del mondo con l’invito a fare la carità in ogni momento della giornata, specie quando spendiamo per noi e per i nostri cari.
(Storie tratte dal libro Sant’Antonio di Alfonso Salvini)
Preghiera dello studente
Glorioso Sant'Antonio, amico dei giovani, ascoltami. Ho bisogno di volontà ferma per applicarmi allo studio, mi occorre luce per l'intelligenza, tenacia per la memoria perché possa comprendere e ritenere quanto devo imparare. 0 Santo dei miracoli, vieni in mio aiuto.
Intercedi per me presso il Signore. Che io possa concludere felicemente gli studi per rendermi utile nella vita, a gloria di Dio e a consolazione dei miei cari.
Fà che, come te, diffonda sempre ed ovunque gioia e bontà.
Amen.
Preghiera per ottenere una grazia.
Ricordati, o Sant’Antonio, che tu hai sempre aiutato e consolato chiunque è ricorso a te nelle sue necessità. Animato da grande confidenza e animato dalla certezza di non pregare invano, anch’io ricorro a te, che sei così ricco di meriti davanti a Signore.
Non rifiutare la mia preghiera, ma fa che essa giunga, con la tua intercessione, davanti a Dio. Vieni in mio soccorso nella presente angustia e difficoltà, e ottienimi la grazia che ardentemente imploro, se è per il bene dell’anima mia ……
Amen.
Per una persona ammalata
O caro Sant’Antonio, che hai sempre benedetto quelli che fiduciosi ricorrono a te,
ti prego con fervore per una persona ammalata a me cara.
Ti supplico di ottenerle il dono della guarigione o almeno che le siano alleviate le sofferenze e abbia la forza di farne l’offerta a Dio in unione con la Passione del Signore Gesù.
Tu che nella tua vita terrena fosti amico dei sofferenti e ti prodigasti per loro con la carità e con il dono dei miracoli, sii vicino a noi con la tua protezione, consola il nostro cuore e fa che le nostre sofferenze fisiche e morali siano fonte di merito per la vita eterna.
Sant'Antonio glorioso,
siete di giglio di purità, per la vostra santità pregate Iddio per carità
siete di giglio di purità, per la vostra santità pregate Iddio per carità
Sant'Antonio glorioso,
tutto amabile e amoroso,
ottenetemi da Dio
quanto spera il cuore mio!
tutto amabile e amoroso,
ottenetemi da Dio
quanto spera il cuore mio!
(Mt 5,27-32) Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.
VANGELO
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’ adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Eccomi Signore, sono qui per conoscere le tue vie ed illuminarmi all'ascolto della tua parola. Fa che io possa sempre seguirle con tutta me stessa.
Dio non si accontenta di avere le briciole del nostro amore, vuole che decidiamo per donarci completamente a Lui.
La nostra scelta non può essere sempre fatta solo in base a quello che ci conviene, a quello che ci riesce più facile.
Spesso ascoltiamo la parola di Dio e poi pensiamo che in fondo non ci riguarda, perché non dobbiamo diventare santi, perché non siamo in grado di vincere tutti i nostri vizietti e abitudini. Perché dovremmo cambiare, in fondo non facciamo niente di male,non uccidiamo nessuno, se ci siamo lasciati con la moglie o il marito, era perché era impossibile sopportarci, e se a volte facciamo cattivi pensieri sulle donne degli altri, che male c'è, guarda come vanno in giro...con tutto di fuori!!!
Giorni fa, mi è capitato di parlare con un vecchietto che andava spesso a prostitute, senza minimamente rendersi conto che faceva peccato. Lui pensava nella sua piccola testolina, che bastasse usare le dovute precauzioni per non prendere le malattie per stare al sicuro. Ho pregato con lui e gli ho spiegato che quelle donne che si prostituiscono, non sono degli oggetti che si possono usare, solo perché disponibili; che anche se Dio ha creato l' uomo e la donna,gli ha detto di unirsi per formare una famiglia, non per fare i loro comodi e dare libero sfogo ai loro istinti.Se prima fingeva di ignorarlo,ora non potrà più farlo.
Oggi purtroppo, siamo andati un po' troppo oltre nella ricerca della libertà, quanti Adamo ed Eva disobbedienti ci sono in noi, Dio solo lo sa; vedere alcune cose come permesse, come il male minore,ci porta spesso a sbagliare strada,e questo può andare bene per il nostro corpo,ma certamente non va bene per la nostra anima. Credetemi, non voglio fare il solito discorso condito dal bigottismo più sfrenato, so benissimo quanto sia invitante il peccato,apposta si chiama "tentazione", ma quello che invece voglio ricordare con voi, è che si può vincere sul peccato e ci si può sentire ancora più appagati che nel commetterlo.
La pace che il Signore ci offre, vale molto più di tante inutili lotte con noi stessi; decidere per Dio significa vincere sul peccato, chiedere a Gesù di assisterci, e di perdonarci se non riusciamo ad essere migliori,ma di darci la forza di insistere, perché non possiamo sempre rimanere a metà,tra bene e male,tra Dio e mammona,tra cielo e terra. Non importa cosa abbiamo fatto fino ad oggi,è quello che decidiamo di fare ogni giorno che ci cambia la vita.
San Paolo uccideva i cristiani,ma divenne uno degli apostoli più grandi di Gesù; Sant'Agostino lottava per non lasciarsi andare all'amore di Dio....poi scelse per Dio ed abbandonò la sua vita dissoluta.
Sono le scelte definitive che danno un senso alla vita, non il sopravvivere a noi stessi.
La nostra scelta non può essere sempre fatta solo in base a quello che ci conviene, a quello che ci riesce più facile.
Spesso ascoltiamo la parola di Dio e poi pensiamo che in fondo non ci riguarda, perché non dobbiamo diventare santi, perché non siamo in grado di vincere tutti i nostri vizietti e abitudini. Perché dovremmo cambiare, in fondo non facciamo niente di male,non uccidiamo nessuno, se ci siamo lasciati con la moglie o il marito, era perché era impossibile sopportarci, e se a volte facciamo cattivi pensieri sulle donne degli altri, che male c'è, guarda come vanno in giro...con tutto di fuori!!!
Giorni fa, mi è capitato di parlare con un vecchietto che andava spesso a prostitute, senza minimamente rendersi conto che faceva peccato. Lui pensava nella sua piccola testolina, che bastasse usare le dovute precauzioni per non prendere le malattie per stare al sicuro. Ho pregato con lui e gli ho spiegato che quelle donne che si prostituiscono, non sono degli oggetti che si possono usare, solo perché disponibili; che anche se Dio ha creato l' uomo e la donna,gli ha detto di unirsi per formare una famiglia, non per fare i loro comodi e dare libero sfogo ai loro istinti.Se prima fingeva di ignorarlo,ora non potrà più farlo.
Oggi purtroppo, siamo andati un po' troppo oltre nella ricerca della libertà, quanti Adamo ed Eva disobbedienti ci sono in noi, Dio solo lo sa; vedere alcune cose come permesse, come il male minore,ci porta spesso a sbagliare strada,e questo può andare bene per il nostro corpo,ma certamente non va bene per la nostra anima. Credetemi, non voglio fare il solito discorso condito dal bigottismo più sfrenato, so benissimo quanto sia invitante il peccato,apposta si chiama "tentazione", ma quello che invece voglio ricordare con voi, è che si può vincere sul peccato e ci si può sentire ancora più appagati che nel commetterlo.
La pace che il Signore ci offre, vale molto più di tante inutili lotte con noi stessi; decidere per Dio significa vincere sul peccato, chiedere a Gesù di assisterci, e di perdonarci se non riusciamo ad essere migliori,ma di darci la forza di insistere, perché non possiamo sempre rimanere a metà,tra bene e male,tra Dio e mammona,tra cielo e terra. Non importa cosa abbiamo fatto fino ad oggi,è quello che decidiamo di fare ogni giorno che ci cambia la vita.
San Paolo uccideva i cristiani,ma divenne uno degli apostoli più grandi di Gesù; Sant'Agostino lottava per non lasciarsi andare all'amore di Dio....poi scelse per Dio ed abbandonò la sua vita dissoluta.
Sono le scelte definitive che danno un senso alla vita, non il sopravvivere a noi stessi.
mercoledì 11 giugno 2014
(Mt 5,20-26) Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
VANGELO
(Mt 5,20-26) Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.Se dunque tu presenti la tua offerta all’ altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’
altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, di non mancarmi mai, mentre cerco di scrivere questa mia riflessione alla tua parola,
perché voglio esserti fedele e togliere da me tutto quello che non è tuo. Te lo chiedo per nostro Signore Gesù Cristo. Amen.
Abbiamo già visto come gli uomini, adattino le leggi a loro piacimento, anche gli uomini di chiesa, quindi non dobbiamo essere come loro, (spesso falsi e ipocriti) ma migliori e non ci dobbiamo fermare alle apparenze ma andare nella profondità delle cose, dobbiamo cercare in verità, nel nostro rapporto con Dio le risposte che ci servono, perché noi in coscienza sappiamo qual è la verità.
Quando Gesù dice che non è venuto per abolire la legge di Dio, ma per darne compimento, intende dire che non è sufficiente dire: io non uccido per essere a posto. La legge di Dio, non deve essere vista come un insieme di regole, da rispettare alla lettera, ma come un modo di vivere che mette tutto sotto alla lente d'ingrandimento dell'amore.
Non fare del male agli altri, perché sono i nostri fratelli e quindi come il nostro padre terreno ci chiede di non litigare con i nostri fratelli di sangue, così il nostro padre celeste ci esorta ad andare d’accordo con tutti i nostri fratelli spirituali.
Non ci dice di guardare chi ha torto o chi ha ragione, ma di fare pace; di tendere in ogni caso la mano verso gli altri, di non ferire nessuno con le nostre parole ed i nostri comportamenti, perché anche questo è male.
Ci esorta a migliorare ed a cambiare seriamente il nostro atteggiamento per cercare la salvezza attraverso il rispetto della legge morale dettata da un vero amore, verso tutti, in particolar modo, verso quei fratelli che sentiamo più lontani, più difficili da raggiungere, più difficili da amare.
A questo proposito vorrei aggiungere che là dove non riusciamo da soli a farlo, non dobbiamo arrenderci, ma con il cuore veramente sincero, possiamo chiedere al Signore di donarci la forza del SUO amore perché sinceramente aderiamo al Suo progetto d’amore.
Spesso non è facile, con tutta la cattiveria che si vede intorno a noi, riuscire ad amare e a perdonare chi ci fa del male o fa del male ad un nostro famigliare, ma dobbiamo riuscire a farlo, perché il rancore, è un tarlo che distrugge quel ponte che ci lega a Dio, e sul quale anche noi dovremo passare un giorno per essere perdonati e poter entrare nel regno dei cieli.
Impariamo dunque ad amare come ci ha amato Gesù, a mettere le ali al nostro amore per farlo volare al di sopra delle divisioni, delle guerre, delle diverse etnie, religioni, differenze politiche; impariamo a perdonare, perché il perdono deve nascere da dentro al nostro cuore e non dipendere dalla gravità della cattiva azione subita. Prima di presentarsi in chiesa, a celebrare con il sacerdote la messa, è giusto presentarsi davanti a Dio, chiedere perdono delle nostre mancanze, ma in modo veramente sincero, con il cuore contrito e il desiderio di non ripetere i nostri errori, ma ancor di più, con la voglia di stare in pace con tutti, quindi cercare di rappacificarsi con i fratelli con cui abbiamo discusso e perdonare chi ci ha ferito. Benediciamo chi ci maledice e perdoniamo chi ci fa del male.Tutto quello che non riusciremo a perdonare non ci sarà perdonato, siamo quindi noi gli artefici del nostro destino, perché secondo come vivremo saremo alla fine giudicati da Gesù.
martedì 10 giugno 2014
(Mt 10,7-13) Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
VANGELO
(Mt 10,7-13) Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito Santo, vieni con la tua luce ad illuminare la mia piccola mente con la tua parola, donami la sapienza per capire e la forza per viverla, per Cristo, nostro Signore che ti ha inviato in nostro eterno aiuto.
Nel Vangelo Matteo ci racconta con quali parole Gesù affidò loro la missione di andare tra le genti ed avvertire tutti quelli che incontravano che la venuta del regno di Dio era vicina.
La salvezza era lì, a portata di mano, tutta in quell’ uomo che era venuto sulla terra per portare il messaggio del Padre; quell’ uomo che era Dio stesso, che proprio per questo suo immenso amore per i suoi figli, scende sulla terra e si incarna nel seno della Vergine Maria.
Le istruzioni per gli apostoli sono chiare, tutte racchiuse in una frase se vogliamo, che è la frase con la quale viene sottolineato il vangelo di oggi: ” gratuitamente avete ricevuto, e gratuitamente date ”.
Il segno che si è uomini mandati dal Signore è nella predicazione, nella guarigione, nell’ aiuto, nell’ accoglienza degli emarginati e nella fiducia che sarà Dio stesso a provvedere che si vada avanti nel cammino, proprio come operai nella vigna che sanno che il loro Signore li sosterrà nel lavoro.
Il messaggio di Gesù è chiaro, comunione con Dio = condivisione con i fratelli. Una frase che mi colpisce è l’ultima, portate la pace e se quella casa non ne è degna ritorni a voi; doniamo sempre la nostra pace, perché a noi tornerà quello che doniamo e anche se non tutti saranno disposti all’ accoglienza, questo non deve turbare la nostra pace.
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Concordanza con “ l’evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta “
lunedì 9 giugno 2014
(Mt 5,13-16) Voi siete la luce del mondo.
VANGELO
(Mt 5,13-16) Voi siete la luce del mondo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’ altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Santo Spirito, a leggere la tua parola e a viverla per prima, per non dispiacere al mio Signore; fammela comprendere con la tua sapienza e togli tutto quello che è mio.
-Voi siete il sale della terra-
Le parole di Gesù ai suoi discepoli, hanno per me il sapore di un invito ad agire, ma non solo a muoversi verso Gesù, ma anche verso i nostri fratelli, perché a che serve riconoscere in Gesù il Salvatore, il Messia se poi non lo annunciamo?
L’esempio del sale che da sapore alle nostre pietanze, ci da l’idea di come l’annuncio del vangelo da sapore alla nostra vita, di come aver trovato Gesù abbia cambiato in maniera decisiva tutto quello che ci circonda, anche le più piccole azioni.
Questo modo di vivere, con Gesù nel cuore, non può passare inosservato a chi ti è accanto, perché quando ami il tuo prossimo, aiuti, sostieni, ascolti e parli con le persone di questo gran miracolo d’amore che t’infiamma il cuore.
La luce della fede splende nel tuo sguardo, nelle tue parole e quest’amore che ti lega a Dio e agli uomini da valore alla tua vita e da gloria a Dio.Vivi da innamorata, perché è questo che ti rende viva, avere uno scopo, che infiamma il cuore; è la condivisione con Gesù che da sapore al nostro vivere da cristiani; è il sapore di Cristo che entra a far parte di noi, che ci porta ad avere un’altra visione che va oltre la sofferenza, oltre la morte, oltre il male. A volte mi guardo indietro e vedo come grazie all’ aiuto di Dio, ho superato delle fasi della mia vita incredibilmente difficili e questo mi da la certezza che non sono mai stata da sola, ma che sempre Gesù ha condiviso con me questi momenti, altrimenti non si spiegherebbe il non essere crollata sotto al peso delle croci che si sono susseguite. La fede è fidarsi, vivere insieme, aiutarsi a vicenda, rispecchiare la stessa luce, altrimenti non ha senso….Non trasmetto speranza se non spero per prima, né posso far vedere la bellezza dell’abbraccio del Signore se non ne sono affascinata. Penso che siamo dei contenitori che trasmettono quello che hanno dentro
Sia che siamo freddi, tiepidi o bollenti, che facciamo luce per quanto sappiamo vedere, altrimenti, possiamo anche vivere, ma di vivo non abbiamo niente.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’ altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Santo Spirito, a leggere la tua parola e a viverla per prima, per non dispiacere al mio Signore; fammela comprendere con la tua sapienza e togli tutto quello che è mio.
-Voi siete il sale della terra-
Le parole di Gesù ai suoi discepoli, hanno per me il sapore di un invito ad agire, ma non solo a muoversi verso Gesù, ma anche verso i nostri fratelli, perché a che serve riconoscere in Gesù il Salvatore, il Messia se poi non lo annunciamo?
L’esempio del sale che da sapore alle nostre pietanze, ci da l’idea di come l’annuncio del vangelo da sapore alla nostra vita, di come aver trovato Gesù abbia cambiato in maniera decisiva tutto quello che ci circonda, anche le più piccole azioni.
Questo modo di vivere, con Gesù nel cuore, non può passare inosservato a chi ti è accanto, perché quando ami il tuo prossimo, aiuti, sostieni, ascolti e parli con le persone di questo gran miracolo d’amore che t’infiamma il cuore.
La luce della fede splende nel tuo sguardo, nelle tue parole e quest’amore che ti lega a Dio e agli uomini da valore alla tua vita e da gloria a Dio.Vivi da innamorata, perché è questo che ti rende viva, avere uno scopo, che infiamma il cuore; è la condivisione con Gesù che da sapore al nostro vivere da cristiani; è il sapore di Cristo che entra a far parte di noi, che ci porta ad avere un’altra visione che va oltre la sofferenza, oltre la morte, oltre il male. A volte mi guardo indietro e vedo come grazie all’ aiuto di Dio, ho superato delle fasi della mia vita incredibilmente difficili e questo mi da la certezza che non sono mai stata da sola, ma che sempre Gesù ha condiviso con me questi momenti, altrimenti non si spiegherebbe il non essere crollata sotto al peso delle croci che si sono susseguite. La fede è fidarsi, vivere insieme, aiutarsi a vicenda, rispecchiare la stessa luce, altrimenti non ha senso….Non trasmetto speranza se non spero per prima, né posso far vedere la bellezza dell’abbraccio del Signore se non ne sono affascinata. Penso che siamo dei contenitori che trasmettono quello che hanno dentro
Sia che siamo freddi, tiepidi o bollenti, che facciamo luce per quanto sappiamo vedere, altrimenti, possiamo anche vivere, ma di vivo non abbiamo niente.
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