O Maria, la luce della tua fede
diradi le tenebre del mio spirito;
la tua profonda umiltà
si sostituisca al mio orgoglio;
la tua sublime contemplazione
ponga freno alle mie distrazioni;
la tua visione ininterrotta di Dio
riempia la mia mente della sua presenza;
l'ncendio di carità del tuo cuore
dilati e infiammi il mio, così tiepido e freddo;
le tue virtù prendano il posto dei miei peccati;
i tuoi meriti siano il mio ornamento
presso il Signore.
Infine, carissima e diletta Madre,
fà, se è possibile,
che io non abbia altro spirito che il tuo
per conoscere Gesù Cristo e i suoi voleri;
che io non abbia altra anima che la tua
per lodare e glorificare il Signore;
che io non abbia altro cuore che il tuo
per amare Dio con puro
e ardente amore
come te.
Amen.
S. Luigi Maria Grignion di Montfort
Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
mercoledì 7 maggio 2014
(Gv 6,44-51) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo
VANGELO
(Gv 6,44-51) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ ultimo giorno.Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Prendiamo la bellissima preghiera di Colletta
O Dio, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberi da ogni errore, aderiamo sempre più alla tua parola di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Mettendo in relazione la prima lettura ed il vangelo di oggi, vediamo come è Dio che ci si fa incontro, per farsi conoscere.
L’etiope può essere ognuno di noi, che va in Chiesa, aderisce alla lettura della parola, ma non sa riconoscere Gesù, perché non basta leggere, ma bisogna farsi coinvolgere nell’ amore di Dio.
Io spesso parto dalla preghiera di colletta per capire il senso della parola del Signore, oggi l’ ho scelta come invocazione iniziale, perché in essa è contenuto tutto quello che possiamo e dobbiamo fare.
La fede è un dono di Dio, fatto a chi sceglie di accoglierlo, ma credere in Dio, non basta, non possiamo dire di credere in Dio, se non riconosciamo il figlio che Lui ha mandato.
Qui sta il nocciolo della questione, accettare il Figlio perché si ascolta la parola del Padre, che con Gesù si compie, trasformando questo Figlio in amore che nutre la nostra fame di verità.
Anche i giudei onorano Dio, ne conoscono le letture, se le tramandano ancora, ma non hanno adempiuto pienamente la sua parola, perché non hanno riconosciuto in Gesù il Messia promesso. Non lo hanno accettato perché non era quello che loro speravano, non era un vincitore, un re ricco e potente, non veniva a portare gloria sulla terra, ma diceva che il suo regno non era di questo mondo…è difficile accettare di conoscere qualcuno, quando quello che ci propone non ci interessa, quando quello che cerchiamo è solo terreno.
Noi Signore invece ti vogliamo conoscere, vogliamo che tu ci parli, che c’ indichi la via da percorrere, perché ci fidiamo di Dio e di Te, Signore nostro Gesù Cristo, perché solo attraverso di te, potremo entrare nel progetto di Dio per la nostra salvezza.
Continua il discorso del pane di vita e penso che noi siamo il seme di Dio sparso sulla terra, per quanto tempo non importa, ma in ognuno di noi c'è un seme di Dio.
Quello che vediamo sulla terra è il risultato di quello che da noi è germogliato e, stando a quello che si vede oggi nel mondo, non sembra proprio che il risultato sia ottimale; c'è molta gramigna e zizzania che soffoca anche i germogli più buoni, ma verrà il giorno che la gramigna sarà strappata ed il seme buono, potrà crescere rigoglioso.
Nessuno può uccidere il seme buono in noi se non noi stessi, ricordiamolo sempre; gli altri ci fanno quello che ci lasciamo fare!
(Gv 6,44-51) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ ultimo giorno.Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Prendiamo la bellissima preghiera di Colletta
O Dio, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberi da ogni errore, aderiamo sempre più alla tua parola di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Mettendo in relazione la prima lettura ed il vangelo di oggi, vediamo come è Dio che ci si fa incontro, per farsi conoscere.
L’etiope può essere ognuno di noi, che va in Chiesa, aderisce alla lettura della parola, ma non sa riconoscere Gesù, perché non basta leggere, ma bisogna farsi coinvolgere nell’ amore di Dio.
Io spesso parto dalla preghiera di colletta per capire il senso della parola del Signore, oggi l’ ho scelta come invocazione iniziale, perché in essa è contenuto tutto quello che possiamo e dobbiamo fare.
La fede è un dono di Dio, fatto a chi sceglie di accoglierlo, ma credere in Dio, non basta, non possiamo dire di credere in Dio, se non riconosciamo il figlio che Lui ha mandato.
Qui sta il nocciolo della questione, accettare il Figlio perché si ascolta la parola del Padre, che con Gesù si compie, trasformando questo Figlio in amore che nutre la nostra fame di verità.
Anche i giudei onorano Dio, ne conoscono le letture, se le tramandano ancora, ma non hanno adempiuto pienamente la sua parola, perché non hanno riconosciuto in Gesù il Messia promesso. Non lo hanno accettato perché non era quello che loro speravano, non era un vincitore, un re ricco e potente, non veniva a portare gloria sulla terra, ma diceva che il suo regno non era di questo mondo…è difficile accettare di conoscere qualcuno, quando quello che ci propone non ci interessa, quando quello che cerchiamo è solo terreno.
Noi Signore invece ti vogliamo conoscere, vogliamo che tu ci parli, che c’ indichi la via da percorrere, perché ci fidiamo di Dio e di Te, Signore nostro Gesù Cristo, perché solo attraverso di te, potremo entrare nel progetto di Dio per la nostra salvezza.
Continua il discorso del pane di vita e penso che noi siamo il seme di Dio sparso sulla terra, per quanto tempo non importa, ma in ognuno di noi c'è un seme di Dio.
Quello che vediamo sulla terra è il risultato di quello che da noi è germogliato e, stando a quello che si vede oggi nel mondo, non sembra proprio che il risultato sia ottimale; c'è molta gramigna e zizzania che soffoca anche i germogli più buoni, ma verrà il giorno che la gramigna sarà strappata ed il seme buono, potrà crescere rigoglioso.
Nessuno può uccidere il seme buono in noi se non noi stessi, ricordiamolo sempre; gli altri ci fanno quello che ci lasciamo fare!
martedì 6 maggio 2014
(Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
VANGELO
(Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di assistermi nella lettura della parola da Te ispirata, perché mi possa giungere in tutta la sua verità, per Cristo nostro Signore.
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di assistermi nella lettura della parola da Te ispirata, perché mi possa giungere in tutta la sua verità, per Cristo nostro Signore.
Mentre i cristiani sono perseguitati, ed uno dei loro persecutori è Saulo,( che poi diventerà l'apostolo Paolo) gli apostoli, pieni di Spirito Santo, continuano ad operare prodigi nel nome di Gesù. Quando Gesù parla, come vediamo nel vangelo di oggi, non parla per conto suo ma perché mandato dal Padre, e quello che ci dice non cede spazio agli equivoci. Dio ci ama e ha scelto di farci partecipi del progetto di salvezza per noi attraverso il suo inviato, il suo figlio prediletto Gesù Cristo, il quale è morto in croce per noi, per dimostrare che con la sua morte e resurrezione, ci coinvolgeva tutti nel progetto di salvezza del Padre. Eppure nelle parole di Gesù c' è un campanello d'allarme che suona come una condanna, chi non riconosce Gesù come figlio di Dio, non si inserisce nel progetto di salvezza del Padre.Il fatto che persino Paolo, che abbiamo visto, assistere all' esecuzione del diacono Stefano, primo martire tra i discepoli a seguire Gesù nella persecuzione, ci deve far sperare per ogni uomo, anche per quello che sembra più crudele, perciò vi prego, non giudichiamo nessuno, ma mettiamo tutti nelle nostre preghiere.Sempre più vedo persone che giudicano anche per molto meno, sentendosi migliori di altri , e tremo al pensiero di come potremmo essere giudicati da Dio, visto la poca misericordia che abbiamo verso gli altri.
lunedì 5 maggio 2014
6 MAGGIO
ATTO DI SPECIALE AFFIDAMENTO A MARIA
Maria, Madre di Gesù E Madre mia, in questo giorno io, piccolo figlio tuo, mi consacro totalmente a te, per vivere una vita santa, per essere tuo piccolo servo, perché tu, dolce Madre, possa contare sempre su di me, e possa aiutarti a portare a compimento in me il disegno d'amore che il Padre ha su ognuno di noi. Donami, o Madre di Gesù e Madre mia, la grazia di essere sempre fedele alla Chiesa e al santo Padre, e, unito a te, amare e adorare il Signore Gesù. Amen
AVE MARIA
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
(Gv 6,30-35) Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo
VANGELO
(Gv 6,30-35) Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 6,30-35) Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito di verità Forma in me un' anima innamorata della verità, di tutta la verità, della verità infinita.
Leggendo la pagina di oggi vedo che ancora i giudei cercavano segni, come quelli dati da Mosè, e non si rendevano conto che la loro ottusità gli impediva di capire che dovevano andare oltre quello che vedevano, quello che era tangibile.
Vedevano Mosè e si fermavano a lui, non come strumento di Dio, ma come autore delle opere di Dio.
Mosè, ispirato patriarca li aveva salvati e portati fuori dall’ Egitto, dove erano tenuti schiavi, e saziati con la manna caduta dal cielo, e come allora dovevano rendere grazie a Dio, oggi devono vedere a Gesù come il pane vivo mandato da Dio, quel pane che è verità e che sazierà la loro fame e sete di salvezza, ma neanche questo gli riesce bene, e come meravigliarsi, se neanche gli apostoli, che pur avevano vissuto in stretto contatto con Gesù, avevano compreso!
Dacci Signore questo pane … diciamolo anche noi, ma non facciamo come loro, ascoltiamo la parola che Lui ci dà, perché la sua parola è verità e per noi è l’unica possibilità di vita eterna.
Ascoltiamo e non facciamo che appena usciti dalla chiesa, ce ne siamo già dimenticati.
Alla mensa del Signore, non andiamo come pavoni che fanno la ruota, in fretta, pensando agli impegni di dopo, ma mettiamoci davanti al Signore, desiderosi di essere sfamati, non con la presunzione di sapere, perché altrimenti non saremo capaci di ascoltare quello che Gesù ci dice e continueremmo a parlargli sopra.
La celebrazione Eucaristica è un momento in cui ci si riunisce intorno a Gesù, che si fa pane per noi, che spezza il pane con noi.
Questa è la cosa più grande, non si va a messa per il sacerdote, che come Mosè, è soltanto un mezzo di Dio. C'è un segno più grande di tutti sull'altare, un miracolo Eucaristico che si celebra sugli altari di tutto il mondo, c'è Dio che nelle specie del pane viene per dare nutrimento duraturo alla nostra anima, come venne nella specie di uomo per dare a tutti gli uomini la salvezza eterna!Se smettessimo di chiedere segni e cominciassimo a dargli i segni della nostra fede, come sarebbe felice il nostro povero Gesù!
domenica 4 maggio 2014
5 MAGGIO
SALVA L'UMANITÀ
O Maria Immacolata,
a Te ricorriamo con affetto filiale:
illumina, guida,
salva l'umanità redenta da Cristo,
tuo Figlio e nostro Fratello!
Richiama i lontani,
converti i peccatori,
sostieni i sofferenti,
aiuta e conforta
chi già ti conosce e ti ama!
“Grandi cose di Te si cantano, o Maria,
perchè da Te è nato il Sole di giustizia,
Cristo, nostro Dio!
Giovanni Paolo II
O Maria Immacolata,
a Te ricorriamo con affetto filiale:
illumina, guida,
salva l'umanità redenta da Cristo,
tuo Figlio e nostro Fratello!
Richiama i lontani,
converti i peccatori,
sostieni i sofferenti,
aiuta e conforta
chi già ti conosce e ti ama!
“Grandi cose di Te si cantano, o Maria,
perchè da Te è nato il Sole di giustizia,
Cristo, nostro Dio!
Giovanni Paolo II
(Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.
VANGELO
(Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Illumina spirito di Dio, il mio cuore, donami la sapienza di saper capire le scritture, perchè io non prenda abbagli , ma viva nella luce! Amen.
Perché cerchiamo Gesù? Che cosa vogliamo da Lui? Gesù compie miracoli, è forse questo che cerchiamo? Un segno?
A volte ci rivolgiamo a Lui solo perché le cose non vanno bene e magari vorremmo che le sistemasse a modo nostro...
Ma se ci fermassimo un attimo a comprendere, chi è Gesù, che cosa è per noi, in che modo lo cerchiamo e perché; allora i mille altri interrogativi che avrebbero una sola risposta.
Gesù è Dio, è il figlio di Dio, è lo Spirito di Dio; Lui è il Signore assoluto della nostra vita, luce per illuminare le genti, la sua parola è verità e tutto il resto non conta. Non importa quanto dovremo soffrire, lui ha sofferto per noi. Se vogliamo seguirlo, sappiamo che saremo ostacolati, derisi, umiliati, in alcuni casi, persino uccisi, ma sappiamo che chi perde la vita per amore di Dio, la salverà nel regno di Dio.
Questa è la nostra fede, che va oltre il miracolo, va all' autore del miracolo più grande, va a chi ha saputo sacrificare la vita per tutti noi.
La sua parola è pane di vita, un pane che non ci darà beni terreni, ma spirituali, di quelli che ci serviranno per saziare la nostra anima, ma al tempo stesso è fiducia che non ci abbandonerà mai e che, se sapremo fidarci pienamente di Lui, cambierà la nostra vita totalmente ed anche il dolore con lui sarà gioia.
Non ci darà una vita facile, ma ci renderà più facile ogni cosa.
Non ci fermiamo davanti a Gesù uomo, non ci fermiamo davanti al pane per il nostro corpo, perché è come cominciare un cammino ed invece di raggiungere la meta, girare intorno a noi stessi.
Gesù ci dice di credere, di avere fiducia in Lui, per riuscire ad andare con Lui, oltre i nostri limiti.
Molte persone cercano alternative alla nostra religione, al nostro essere Cristiani, cercano delle filosofie di vita che li sappiano condurre oltre, e spesso, si perdono nei meandri di molte religiosità, vedi ad esempio le filosofie Buddiste e new age, in cui s’ insegue una felicità che non comporta obblighi religiosi concreti, e che esalta una spiritualità in cui l' uomo si pone al centro dell'universo.
Cerchiamo di conoscere le altre religioni e perdiamo di vista la nostra, nella quale siamo testimoni che Gesù si è rivestito della nostra umanità per innalzarci alla sua divinità.
Crediamo nell'opera di Dio e non cerchiamo sempre di sostituire Dio con il nostro Io.
Con Gesù non seguiamo un guru qualsiasi, un profeta, ma Dio stesso, e lo facciamo con il suo aiuto. Non siamo mai soli, ma ogni sorta di aiuto ci viene dal cielo.
(Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Illumina spirito di Dio, il mio cuore, donami la sapienza di saper capire le scritture, perchè io non prenda abbagli , ma viva nella luce! Amen.
Perché cerchiamo Gesù? Che cosa vogliamo da Lui? Gesù compie miracoli, è forse questo che cerchiamo? Un segno?
A volte ci rivolgiamo a Lui solo perché le cose non vanno bene e magari vorremmo che le sistemasse a modo nostro...
Ma se ci fermassimo un attimo a comprendere, chi è Gesù, che cosa è per noi, in che modo lo cerchiamo e perché; allora i mille altri interrogativi che avrebbero una sola risposta.
Gesù è Dio, è il figlio di Dio, è lo Spirito di Dio; Lui è il Signore assoluto della nostra vita, luce per illuminare le genti, la sua parola è verità e tutto il resto non conta. Non importa quanto dovremo soffrire, lui ha sofferto per noi. Se vogliamo seguirlo, sappiamo che saremo ostacolati, derisi, umiliati, in alcuni casi, persino uccisi, ma sappiamo che chi perde la vita per amore di Dio, la salverà nel regno di Dio.
Questa è la nostra fede, che va oltre il miracolo, va all' autore del miracolo più grande, va a chi ha saputo sacrificare la vita per tutti noi.
La sua parola è pane di vita, un pane che non ci darà beni terreni, ma spirituali, di quelli che ci serviranno per saziare la nostra anima, ma al tempo stesso è fiducia che non ci abbandonerà mai e che, se sapremo fidarci pienamente di Lui, cambierà la nostra vita totalmente ed anche il dolore con lui sarà gioia.
Non ci darà una vita facile, ma ci renderà più facile ogni cosa.
Non ci fermiamo davanti a Gesù uomo, non ci fermiamo davanti al pane per il nostro corpo, perché è come cominciare un cammino ed invece di raggiungere la meta, girare intorno a noi stessi.
Gesù ci dice di credere, di avere fiducia in Lui, per riuscire ad andare con Lui, oltre i nostri limiti.
Molte persone cercano alternative alla nostra religione, al nostro essere Cristiani, cercano delle filosofie di vita che li sappiano condurre oltre, e spesso, si perdono nei meandri di molte religiosità, vedi ad esempio le filosofie Buddiste e new age, in cui s’ insegue una felicità che non comporta obblighi religiosi concreti, e che esalta una spiritualità in cui l' uomo si pone al centro dell'universo.
Cerchiamo di conoscere le altre religioni e perdiamo di vista la nostra, nella quale siamo testimoni che Gesù si è rivestito della nostra umanità per innalzarci alla sua divinità.
Crediamo nell'opera di Dio e non cerchiamo sempre di sostituire Dio con il nostro Io.
Con Gesù non seguiamo un guru qualsiasi, un profeta, ma Dio stesso, e lo facciamo con il suo aiuto. Non siamo mai soli, ma ogni sorta di aiuto ci viene dal cielo.
sabato 3 maggio 2014
4 MAGGIO
Vergine Maria,
Regina dei Santi,
e modello di santità!
Tu oggi esulti con l'immensa schiera
di coloro che hanno lavato le vesti
nel “sangue dell'Agnello”
Tu sei la prima dei salvati,
la tutta Santa, l'Immacolata.
Aiutaci a vincere la nostra mediocrità.
Mettici nel cuore il desiderio
e il proposito della perfezione.
Suscita nella Chiesa,
a beneficio degli uomini d'oggi,
una grande primavera di santità.
Regina dei Santi,
e modello di santità!
Tu oggi esulti con l'immensa schiera
di coloro che hanno lavato le vesti
nel “sangue dell'Agnello”
Tu sei la prima dei salvati,
la tutta Santa, l'Immacolata.
Aiutaci a vincere la nostra mediocrità.
Mettici nel cuore il desiderio
e il proposito della perfezione.
Suscita nella Chiesa,
a beneficio degli uomini d'oggi,
una grande primavera di santità.
(Lc 24,13-35) Lo riconobbero nello spezzare il pane.
VANGELO
(Lc 24,13-35) Lo riconobbero nello spezzare il pane.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e insegnami a pensare come Te, insegnami a vivere con Te ed aiutami a guardare con Te questa pagina del Vangelo.
Torniamo,come il 22 aprile scorso ( Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua ) a leggere questo brano che vede i discepoli tornare indietro dopo aver conosciuto Gesù, dopo averlo ascoltato, visto operare miracoli. Per chi vuole rileggersi quello che fu la mia riflessione allora, la può ritrovare in questo link: http://bricioledivangelo.blogspot.it/2014/04/lc-2413-35-riconobbero-gesu-nello.html.Oggi invece voglio vedere da un altro lato la storia, perchè penso che i due poveri discepoli, mi fanno veramente tenerezza.Quando uomini di potere agiscono, danno l'impressione di schiacciare il piccolo credente, lo vediamo anche in questi tempi, in cui le leggi sembrano voler spazzar via tutto quello che è Cristiano.Gesù da fastidio, la Chiesa da fastidio a chi non vuole avere nessuno che gli indichi come vivere.A volte anche nella Chiesa stessa Gesù da fastidio, specialmente quando indica l' amore verso i nemici, verso chi ci perseguita, l' amore per la giustizia e non la vendetta.
Capire che la morte non ha fermato nulla, ma anzi, che ha dato un senso alla sofferenza presente sulla terra, non è ancora facile, neanche per noi, figuriamoci per i primi cristiani, anche se erano stati vicini a Gesù e per questo mi sento proprio come loro.Gesù è risorto, lo hanno visto alcuni discepoli, di loro ci si può fidare? Nella Bibbia troviamo il profeta Geremia che dice: Così dice il Signore: " Maledetto l’uomo che confida nell’ uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. " E ancora: " Benedetto l’ uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia."Noi generalmente pensiamo al peccato come ad una trasgressione della legge o di un precetto fissati dalla Chiesa, anche perchè così in fondo ci è stato insegnato e, quindi, come il fare o il non fare una determinata azione.
Questo ragionamento non solo è riduttivo, ma anche distruttivo, perché tralascia la radice teologica del peccato, la sua vera causa, ci conduce ad una vita "quasi" cristiana, ma mai del tutto.
Il peccato è proprio ridurre Dio alla bassezza dell' uomo e giudicare che ci abbia indicato delle scelte per la nostra esistenza, a cui umanamente, possiamo dare un nostro senso, senza valutare l'aspetto Divino dei suoi comandamenti, della sua parola .È Dio che parla e cerca con noi un dialogo, un vero rapporto d'amore e di fedeltà; cerca di guidare la nostra vita, proprio come chi ci insegna a tirare una freccia e a fare centro; il peccato infatti in ebraico si dice " amartia" che si traduce con un termine sportivo, tirare l'arco e sbagliare il centro. Questa è la radice del peccato ed è per questo che, quando ciò accade, non andiamo mai letteralmente a segno nelle nostre scelte, perché appunto abbiamo sbagliato mira.Se i discepoli di Emmaus hanno avuto bisogno di un nuovo incontro con il Signore, per tornare indietro, verso Gerusalemme, verso la città santa, di quanti nuovi incontri anche noi abbiamo bisogno? Quante volte cercheremo di seguire altre vie, ci lasceremo allontanare pensando che è più giusto essere moderni, stare nel mondo, seguire gli uomini che gestiscono il potere e, anche se in fondo non ne siamo convinti del tutto, ci lasciamo trascinare nella vita, pensando solo al nostro presente e non alla nostra resurrezione. L'incontro con Cristo è l' occasione per cambiare la nostra vita, per vivere in comunione con lui, sia nella sofferenza, che nella morte e ancora nella resurrezione. Il rischio è restare lontani da Dio per tutto il resto della nostra esistenza...per l'eternità.Ho pubblicato una nota in cui si può leggere lo stesso episodio come lo descrive attraverso la penna di Maria,Gesù stesso: ( https://www.facebook.com/notes/lella-mingardi/iii-domenica-di-pasqua-rivelazione-di-ges%C3%B9-a-maria-valtorta/10152423853751419 ).
(Lc 24,13-35) Lo riconobbero nello spezzare il pane.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e insegnami a pensare come Te, insegnami a vivere con Te ed aiutami a guardare con Te questa pagina del Vangelo.
Torniamo,come il 22 aprile scorso ( Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua ) a leggere questo brano che vede i discepoli tornare indietro dopo aver conosciuto Gesù, dopo averlo ascoltato, visto operare miracoli. Per chi vuole rileggersi quello che fu la mia riflessione allora, la può ritrovare in questo link: http://bricioledivangelo.blogspot.it/2014/04/lc-2413-35-riconobbero-gesu-nello.html.Oggi invece voglio vedere da un altro lato la storia, perchè penso che i due poveri discepoli, mi fanno veramente tenerezza.Quando uomini di potere agiscono, danno l'impressione di schiacciare il piccolo credente, lo vediamo anche in questi tempi, in cui le leggi sembrano voler spazzar via tutto quello che è Cristiano.Gesù da fastidio, la Chiesa da fastidio a chi non vuole avere nessuno che gli indichi come vivere.A volte anche nella Chiesa stessa Gesù da fastidio, specialmente quando indica l' amore verso i nemici, verso chi ci perseguita, l' amore per la giustizia e non la vendetta.
Capire che la morte non ha fermato nulla, ma anzi, che ha dato un senso alla sofferenza presente sulla terra, non è ancora facile, neanche per noi, figuriamoci per i primi cristiani, anche se erano stati vicini a Gesù e per questo mi sento proprio come loro.Gesù è risorto, lo hanno visto alcuni discepoli, di loro ci si può fidare? Nella Bibbia troviamo il profeta Geremia che dice: Così dice il Signore: " Maledetto l’uomo che confida nell’ uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. " E ancora: " Benedetto l’ uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia."Noi generalmente pensiamo al peccato come ad una trasgressione della legge o di un precetto fissati dalla Chiesa, anche perchè così in fondo ci è stato insegnato e, quindi, come il fare o il non fare una determinata azione.
Questo ragionamento non solo è riduttivo, ma anche distruttivo, perché tralascia la radice teologica del peccato, la sua vera causa, ci conduce ad una vita "quasi" cristiana, ma mai del tutto.
Il peccato è proprio ridurre Dio alla bassezza dell' uomo e giudicare che ci abbia indicato delle scelte per la nostra esistenza, a cui umanamente, possiamo dare un nostro senso, senza valutare l'aspetto Divino dei suoi comandamenti, della sua parola .È Dio che parla e cerca con noi un dialogo, un vero rapporto d'amore e di fedeltà; cerca di guidare la nostra vita, proprio come chi ci insegna a tirare una freccia e a fare centro; il peccato infatti in ebraico si dice " amartia" che si traduce con un termine sportivo, tirare l'arco e sbagliare il centro. Questa è la radice del peccato ed è per questo che, quando ciò accade, non andiamo mai letteralmente a segno nelle nostre scelte, perché appunto abbiamo sbagliato mira.Se i discepoli di Emmaus hanno avuto bisogno di un nuovo incontro con il Signore, per tornare indietro, verso Gerusalemme, verso la città santa, di quanti nuovi incontri anche noi abbiamo bisogno? Quante volte cercheremo di seguire altre vie, ci lasceremo allontanare pensando che è più giusto essere moderni, stare nel mondo, seguire gli uomini che gestiscono il potere e, anche se in fondo non ne siamo convinti del tutto, ci lasciamo trascinare nella vita, pensando solo al nostro presente e non alla nostra resurrezione. L'incontro con Cristo è l' occasione per cambiare la nostra vita, per vivere in comunione con lui, sia nella sofferenza, che nella morte e ancora nella resurrezione. Il rischio è restare lontani da Dio per tutto il resto della nostra esistenza...per l'eternità.Ho pubblicato una nota in cui si può leggere lo stesso episodio come lo descrive attraverso la penna di Maria,Gesù stesso: ( https://www.facebook.com/notes/lella-mingardi/iii-domenica-di-pasqua-rivelazione-di-ges%C3%B9-a-maria-valtorta/10152423853751419 ).
III DOMENICA DI PASQUA Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
III DOMENICA DI PASQUA
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
Domenica 4 maggio 2014
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 24, 13-35
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di Angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Corrispondenza nell' "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 10 Capitolo 625 pagina 255
Per una strada montuosa due uomini, di media età, vanno lesti volgendo le spalle a Gerusalemme, le cui alture scompaiono sempre più dietro le altre che si susseguono con ondulazioni di cime e di valli continue. Parlano fra di loro. E il più anziano dice all’altro, che avrà un trentacinque anni al massimo:
«Credi che è stato meglio fare così. Io ho famiglia e tu ce l’hai. Il Tempio non scherza. Vuole proprio farla finita. Avrà ragione? Avrà torto? Non lo so. So che in esso è chiaro il pensiero di finirla per sempre con tutto questo».
«Con questo delitto, Simone. Dagli il nome giusto. Perché almeno delitto lo è».
«Secondo. In noi l’amore fa lievito contro il Sinedrio. Ma forse... chissà!».
«Niente. L’amore illumina. Non porta all’errore».
«Anche il Sinedrio, anche i sacerdoti e i capi amano. Loro amano Jeovè, Colui che tutto Israele ha amato da quando il patto fu stretto fra Dio e i Patriarchi. Allora pure ad essi l’amore è luce e non porta errore!».
«Non è amore per il Signore il loro. Sì. Israele da secoli è in quella Fede. Ma dimmi. Puoi dire che è ancora una fede quella che ci danno i capi del Tempio, i farisei, gli scribi, i sacerdoti? Tu lo vedi. Con l’oro sacro al Signore ‑già si sapeva, o almeno si sospettava che ciò avvenisse‑ con l’oro sacro al Signore essi hanno pagato il Traditore e ora pagano le guardie. Il primo perché tradisse il Cristo, le seconde perché mentano. Oh! Io non so come la Potenza eterna si sia limitata a scardinare le muraglie e a lacerare il Velo! Ti dico che io avrei voluto che sotto le macerie seppellisse i nuovi filistei. Tutti!».
«Cleofa! Tu saresti tutto vendetta».
«Vendetta sarei. Perché, ammettiamo che Egli fosse solo un Profeta, è lecito uccidere un innocente? Perché innocente era! Lo hai mai visto fare uno dei delitti di cui fu accusato per ucciderlo?».
«No. Nessuno. Però un errore lo ha fatto».
«Quale, Simone?».
«Quello di non sprigionare potenza dall’alto della sua Croce. Per confermare la nostra Fede e per punire gli increduli sacrileghi. Egli doveva raccogliere la sfida e scendere di Croce».
«Ha fatto di più. È risorto».
«Sarà poi vero? Risorto come? Con lo Spirito solo o con lo Spirito e la Carne?».
«Ma lo Spirito è eterno! Non ha bisogno di risorgere!», esclama Cleofa.
«Lo so anche io. Volevo dire: se è risorto con la sua unica natura di Dio, superiore ad ogni insidia dell’uomo. Perché ora il suo Spirito fu insidiato col terrore dall’uomo. Hai sentito, eh? Marco ha detto che nel Getsemani, dove Egli andava a pregare contro un masso, è tutto Sangue. E Giovanni, che ha parlato con Marco, gli ha detto:
“Non far calpestare quel luogo, perché è Sangue sudato dall’Uomo Dio”.
Se ha sudato Sangue prima della tortura, deve ben avere avuto terrore di essa!».
«Nostro povero Maestro!...».
Tacciono afflitti.
Li raggiunge Gesù e chiede: «Di chi parlavate? Sentivo nel silenzio le vostre parole a intervalli. Chi fu ucciso?».
È un Gesù velato sotto una apparenza modesta di povero viandante frettoloso. I due non Lo ravvisano.
«Sei d’altri luoghi, uomo? Non sostasti in Gerusalemme? La tua veste polverosa ed i sandali così ridotti ci paiono di instancabile pellegrino».
«Lo sono. Vengo da molto lontano...».
«Stanco sarai, allora. E vai lontano?».
«Molto, ancora più di quanto Io ne venga».
«Hai commerci da fare? Mercati?».
«Ho da acquistare un numero sterminato di greggi per il più grande Signore. Tutto il mondo devo girare per scegliere pecore e agnelli, e scendere anche fra greggi selvatiche che pure, quando saranno rese domestiche, saranno migliori di quelle che selvatiche ora non sono».
«Difficile lavoro. E hai proseguito senza sostare in Gerusalemme?».
«Perché lo chiedete?».
«Perché tu solo sembri ignorare quanto in essa è accaduto in questi giorni».
«Che vi è accaduto?».
Tu vieni da lontano e perciò forse non sai. Ma la tua parlata è pure galilea. Perciò, anche se servo di un re straniero o figlio di galilei espatriati, saprai, se sei circonciso, che da tre anni nella patria nostra era sorto un grande Profeta di nome Gesù di Nazaret, potente in opere e in parole davanti a Dio e agli uomini, che andava predicando per tutto il Paese. E si diceva il Messia. Le sue parole e le sue opere erano realmente da Figlio di Dio, come Egli si diceva. Ma solo da Figlio di Dio. Tutto Cielo... Ora lo sai perché... Ma sei circonciso?».
«Primogenito sono e sacro al Signore».
«Allora sai la nostra Religione?».
«Non ne ignoro una sillaba. Conosco i precetti e gli usi. L’halascia, il midrascia a l’aggada mi sono note come gli elementi dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della luce, che sono i primi a cui tende l’intelligenza, l’istinto, il bisogno dell’uomo che da poco è nato da seno».
«Orbene, allora tu sai che Israele ebbe promesso il Messia, ma come re potente che avrebbe riunito Israele. Questo invece così non era...».
«Come, dunque?».
«Egli non mirava a terreno potere. Ma di un Regno eterno e spirituale si diceva re. Egli non ha riunito, ma anzi ha scisso Israele, perché ora esso è diviso fra coloro che in Lui credono e coloro che malfattore Lo dicono. In verità, di re non aveva stoffa, perché voleva solo mitezza e perdono. E come soggiogare e vincere con queste armi?...».
«E allora?».
«E allora i capi dei Sacerdoti e gli Anziani d’Israele Lo presero e Lo hanno giudicato reo di morte... accusandolo, per verità, di colpe non vere. Sua colpa era essere troppo buono e troppo severo...».
«Come poteva, se era l’uno, essere l’altro».
«Poteva, perché era troppo severo nel dire le verità ai Capi d’Israele e troppo buono nel non fare su essi miracolo di morte, fulminando i suoi ingiusti nemici».
«Severo come il Battista era?».
«Ecco... non saprei. Duramente rimproverava, specie negli ultimi tempi, scribi e farisei, e minacciava quelli del Tempio come segnati dall’ira di Dio. Ma poi, se uno era peccatore e si pentiva, ed Egli vedeva nel suo cuore vero pentimento, perché il Nazareno leggeva nei cuori meglio che uno scriba nel testo, allora era più dolce di una madre».
«E Roma ha permesso fosse ucciso un innocente?».
«Lo ha condannato Pilato... Ma non voleva e lo diceva “Giusto”. Ma di accusarlo a Cesare lo minacciarono ed ebbe paura.
Insomma fu condannato alla croce e vi morì. E questo, insieme al timore dei sinedristi, ci ha molto avviliti. Perché io sono Clofé figlio di Clofé e questo è Simone, ambedue di Emmaus, e parenti, perché io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del Profeta eravamo».
«E ora più non lo siete?».
«Noi speravamo che sarebbe Lui che libererebbe Israele e anche che, con un prodigio, confermasse le sue parole. Invece!...».
«Che parole aveva dette?».
«Te lo abbiamo detto: “Io sono venuto al Regno di Davide. Io sono il Re pacifico” e così via. E diceva: “Venite al Regno”, ma poi non ci ha dato il regno. E diceva: “Il terzo giorno risorgerò”. Ora è il terzo giorno che è morto. Anzi è già compiuto, perché l’ora di nona è già trascorsa, e Lui non è risorto. Delle donne e delle guardie dicono che sì, è risorto. Ma noi non Lo abbiamo visto. Dicono le guardie, ora, che così hanno detto per giustificare il furto del cadavere fatto dai discepoli del Nazareno. Ma i discepoli!... Noi Lo abbiamo tutti lasciato per paura mentre era vivo... e non certo Lo abbiamo rapito ora che è morto. E le donne... chi ci crede ad esse? Noi ragionavamo di questo. E volevamo sapere se Egli si è inteso di risorgere solo con lo Spirito tornato divino, o se anche con la Carne.
Le donne dicono che gli Angeli ‑perché dicono di avere visto anche gli Angeli dopo il terremoto, e può essere, perché già il venerdì sono apparsi i giusti fuori dai sepolcri‑ dicono che gli Angeli hanno detto che Egli è come uno che non è mai morto. E tale infatti alle donne parve di vederlo. Ma però due di noi, due capi, sono andati al Sepolcro. E, se lo hanno visto vuoto, come le donne hanno detto, non hanno visto Lui, né lì, né altrove. Ed è una grande desolazione, perché non sappiamo più che pensare!».
«Oh! come siete stolti e duri nel comprendere! e come lenti nel credere alle parole dei Profeti! E non era ciò stato detto? L’errore di Israele è questo: dell’avere male interpretato la regalità del Cristo. Per questo Egli non fu creduto. Per questo Egli fu temuto. Per questo ora voi dubitate. In alto, in basso, nel Tempio e nei villaggi, ovunque si pensava ad un re secondo l’umana natura. La ricostruzione del regno d’Israele non era limitata, nel pensiero di Dio, nel tempo, nello spazio e nel mezzo, come fu in voi.
Non nel tempo: ogni regalità, anche la più potente, non è eterna. Ricordate i potenti Faraoni che oppressero gli ebrei ai tempi di Mosè. Quante dinastie non sono finite, e di esse restano mummie senz’anima in fondo ad ipogei secreti! E resta un ricordo, se pur resta quello, del loro potere di un’ora, e anche meno, se misuriamo i loro secoli sul Tempo eterno. Questo Regno è eterno.
Nello spazio. Era detto: regno di Israele. Perché da Israele è venuto il ceppo della razza umana; perché in Israele è, dirò così, il seme di Dio, e perciò, dicendo Israele, volevasi dire: il regno dei creati da Dio. Ma la regalità del Re Messia non è limitata al piccolo spazio della Palestina, ma si estende da settentrione a meridione, da oriente a occidente, dovunque è un essere che nella carne abbia uno spirito, ossia dovunque è un uomo. Come avrebbe potuto uno solo accentrare in sé tutti i popoli fra loro nemici e farne un unico regno senza spargere a fiumi il sangue e tenere tutti soggetti con crudeli oppressioni d’armati? E come allora avrebbe potuto essere il re pacifico di cui parlano i profeti?
Nel mezzo: il mezzo umano, ho detto, è l’oppressione. II mezzo sovrumano è l’amore. Il primo è sempre limitato, perché i popoli ben si rivoltano all’oppressore. Il secondo è illimitato, perché l’amore è amato o, se amato non è, è deriso. Ma, essendo cosa spirituale, non può mai essere direttamente aggredito. E Dio, l’Infinito, vuole mezzi che come Lui siano. Vuole ciò che finito non è perché eterno è: lo Spirito; ciò che è dello Spirito; ciò che porta allo Spirito. Questo è stato l’errore: di avere concepito nella mente un’idea messianica sbagliata nei mezzi e nella forma.
Quale è la regalità più alta? Quella di Dio. Non è vero? Or dunque, questo Ammirabile, questo Emmanuele, questo Santo, questo Germe sublime, questo Forte, questo Padre del secolo futuro, questo Principe della pace, questo Dio come Colui dal quale Egli viene, perché tale è detto e tale è il Messia, non avrà una regalità simile a quella di Colui che Lo ha generato? Sì, che l’avrà. Una regalità tutta spirituale ed eterna, pura da rapine e sangue, ignara di tradimenti e soprusi. La sua Regalità! Quella che la Bontà eterna concede anche ai poveri uomini, per dare onore e gioia al suo Verbo.
Ma non è detto da Davide che questo Re potente ha avuto messa sotto i suoi piedi ogni cosa a fargli da sgabello? Non è detta da Isaia tutta la sua Passione e da Davide numerate, potrebbesi dire, anche le torture? E non è detto che Egli è il Salvatore e Redentore, che col suo olocausto salverà l’uomo peccatore?
E non è precisato, e Giona ne è segno, che per tre giorni sarebbe ingoiato dal ventre insaziabile della Terra e poi ne sarebbe espulso come il profeta dalla balena? E non è stato detto da Lui: “Il Tempio mio, ossia il mio Corpo, il terzo giorno dopo essere stato distrutto, sarà da Me (ossia da Dio) ricostruito”?
E che pensavate? Che per magia Egli rialzasse le mura del Tempio? No. Non le mura. Ma Se stesso. E solo Dio poteva far sorgere Se stesso. Egli ha rialzato il Tempio vero: il suo Corpo di Agnello. Immolato, così come ne ebbe l’ordine e la profezia Mosè, per preparare il “passaggio” da morte a Vita, da schiavitù a libertà, degli uomini figli di Dio e schiavi di satana.
“Come è risorto?”, vi chiedete. Io rispondo: È risorto con la sua vera Carne e col suo divino Spirito che l’abita, come in ogni carne mortale è l’anima abitante regina nel cuore. Così è risorto dopo avere tutto patito per tutto espiare, e riparare all’Offesa primigenia e alle infinite che ogni giorno dall’Umanità vengono compite. È risorto come era detto sotto il velo delle profezie. Venuto al suo tempo, vi ricordo Daniele, al suo tempo fu immolato. E, udite e ricordate, al tempo predetto dopo la sua morte la città deicida sarà distrutta.
Io ve ne consiglio: leggete con l’anima, non con la mente superba, i profeti, dal principio del Libro alle parole del Verbo immolato; ricordate il Precursore che lo indicava Agnello; vi risovvenga quale era il destino del simbolico agnello mosaico. Per quel sangue furono salvati i primogeniti d’Israele. Per questo Sangue saranno salvati i primogeniti di Dio, ossia quelli che con la buona volontà si saranno fatti sacri al Signore. Ricordate e comprendete il messianico salmo di Davide e il messianico profeta Isaia.
Ricordate Daniele, riportatevi alla memoria, ma alzando questa dal fango all’azzurro celeste, ogni parola sulla regalità del Santo di Dio, e comprenderete che altro segno più giusto non vi poteva essere dato più forte di questa vittoria sulla Morte, di questa Risurrezione da Se stesso compiuta.
Ricordatevi che difforme alla sua misericordia e alla sua missione sarebbe stato il punire dall’alto della Croce coloro che su essa Lo avevano messo. Ancora Egli era il Salvatore, anche se era il Crocifisso schernito e inchiodato ad un patibolo! Crocifisse le membra, ma libero lo Spirito e il volere. E con questi volle ancora attendere, per dare tempo ai peccatori di credere e di invocare, non con urlo blasfemo, ma con gemito di contrizione, il suo Sangue su loro.
Ora è risorto. Tutto ha compiuto. Glorioso era avanti la sua incarnazione. Tre volte glorioso Lo è ora che, dopo essersi annichilito per tanti anni in una carne, ha immolato Se stesso, portando l’Ubbidienza alla perfezione del saper morire sulla croce per compiere la Volontà di Dio. Gloriosissimo, con la Carne glorificata, adesso che Egli ascende al Cielo ed entra nella Gloria eterna, iniziando il Regno che Israele non ha compreso.
A questo Regno Egli, più che mai pressantemente, con l’amore e l’autorità di cui è pieno, chiama le tribù del mondo. Tutti, come videro e previdero i giusti di Israele ed i profeti, tutti i popoli verranno al Salvatore.
E non vi saranno più Giudei o Romani, Sciti o Africani, Iberi o Celti, Egizi o Frigi. L’oltre Eufrate si unirà alle sorgenti del Fiume perenne. Gli iperborei a fianco dei numidi verranno al suo Regno, e cadranno razze e idiomi. Costumi e colori di pelle e capelli non avranno più luogo. Ma sarà uno sterminato popolo fulgido e candido, un unico linguaggio, un solo amore. Sarà il Regno di Dio. Il Regno dei Cieli. Monarca eterno: 1’Immolato Risorto. Sudditi eterni: i credenti nella sua Fede. Vogliate credere per essere di esso.
Ecco Emrnaus, amici. Io vado oltre. Non è concessa sosta al Viandante che tanta strada ha da fare».
«Signore, tu sei istruito più di un rabbi. Se Egli non fosse morto, diremmo che Egli ci ha parlato. Ancora vorremmo udire da te altre a più estese verità. Perché ora, noi pecore senza pastore, turbate dalla bufera dell’odio d’Israele, più non sappiamo comprendere le parole del Libro. Vuoi che veniamo con te? Vedi, ci istruiresti ancora, compiendo l’opera del Maestro che ci fu tolto».
«L’avete avuto per tanto e non vi poté fare completi? Non è questa una sinagoga?».
«Sì. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo, morto nella sua gioia di avere conosciuto il Messia».
«E ancora non sei giunto a credere senza nube? Ma non è colpa vostra. Ancora dopo il Sangue manca il Fuoco. E poi crederete, perché comprenderete. Addio».
«O Signore, già la sera si appressa e il sole si curva al suo declino. Stanco sei, e assetato. Entra. Resta con noi. Ci parlerai di Dio mentre divideremo il pane e il sale».
Gesù entra e viene servito, con la solita ospitalità ebraica, di bevande e acque per i piedi stanchi. Poi si mettono a tavola e i due Lo pregano di offrire per loro il cibo. Gesù si alza tenendo sulle palme il pane e, alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del cibo e si siede. Spezza il pane e ne dà ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli è: il Risorto.
Non è il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui più cari. Ma è un Gesù pieno di maestà, dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani: rose rosse sull’avorio della pelle. Un Gesù ben vivo nella sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l’aspetto.
I due Lo riconoscono e cadono in ginocchio... Ma, quando osano alzare il viso, di Lui non resta che il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette, come reliquia, avvolto in un lino sul petto. Piangono dicendo:
«Egli era! E non Lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il cuore nel petto mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?».
«Sì. E ora mi pare di vederle di nuovo. E nella luce che dal Cielo viene. La luce di Dio. E vedo che Egli è il Salvatore».
«Andiamo. Io non sento più stanchezza e fame. Andiamo a dirlo a quelli di Gesù, in Gerusalemme».
«Andiamo. Oh! se il vecchio padre mio avesse potuto godere quest’ora!».
«Ma non lo dire! Egli più di noi ne ha goduto. Senza il velo usato per pietà della nostra debolezza carnale, egli, il giusto Clofé, ha visto col suo spirito il Figlio di Dio rientrare nel Cielo. Andiamo! Andiamo! Giungeremo a notte alta. Ma, se Egli lo vuole, ci darà maniera di passare. Se ha aperto le porte di morte, ben potrà aprire le porte delle mura! Andiamo».
E nel tramonto tutto purpureo vanno solleciti verso Gerusalemme.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
3 MAGGIO
AVVICINACI A TUO FIGLIO
con Te, Madre di Cristo:
con Te, che hai partecipato
alle sue sofferenze.
Tu ci conduci al Cuore
del Tuo Figlio
agonizzante sulla Croce:
quando nella sua spogliazione
si rivela fino in fondo come Amore.
O tu, che hai partecipato
alle sue sofferenze,
permettici di perseverare sempre
nell'abbraccio di questo mistero.
Madre del Redentore!
Avvicinaci al Cuore del Tuo Figlio!
Giovanni Paolo II
venerdì 2 maggio 2014
Santi Filippo e Giacomo il Minore Apostoli
Santi Filippo e Giacomo il Minore Apostoli
3 maggio
- Festa
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Filippo (primo secolo) era originario della città di Betsaida, la stessa degli apostoli Pietro e Andrea. Discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a seguire Gesù e, secondo la tradizione, evangelizzò gli Sciti e i Parti. Giacomo (primo secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme (50 circa) divenendo capo della Chiesa della città alla morte di Giacomo il Maggiore. Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche del Nuovo Testamento. Secondo Giuseppe Flavio (37 circa - 103) fu lapidato tra il 62 e il 66. Tuttavia l'attendibilità del racconto è dubbia. |
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Il 3 di maggio la Chiesa ricorda la memoria liturgica di due santi: San FILIPPO, Apostolo - Festa Palestina, I secolo d.C. San GIACOMO IL MINORE, Apostolo - Festa Palestina, I secolo d.C. |
2 MAGGIO
PREGHIERA A MARIA REGINA DEL MESE DI MAGGIO
Maria, Regina del mese di maggio e Madre degli uomini, eccoci intorno a te, come ritornati da un lungo cammino; stremati da un lungo peregrinare, siamo in cerca di pace e di felicità. Tu sola puoi ridonarci la speranza. Il tuo sorriso ci faccia dimenticare tante cose che ci angustiano. In questa primavera dell’anno ritorniamo a te per sentire la tua voce materna, stimolatrice, affettuosa, ammonitrice e dolce. Dopo i nostri paurosi sbandamenti ritorniamo a te, perché tu ci indichi la strada da percorrere, quella insegnata da Gesù ai suoi discepoli. Noi ritorniamo a te per illuminare del tuo sorriso le nostre realtà di tutti i giorni, i problemi che attendono soluzione, i doveri che ci incombono. Guidaci a risoluzioni impegnative, capaci di rincuorare un mondo stanco e affamato di felicità.
Maria, tu ci conosci, sai quello che vogliamo, ciò che possiamo fare e quello di cui abbiamo bisogno. Aiutaci a conseguirlo. I vari giorni del tuo mese siano tanti anelli di una dolce e splendida catena che ci stringe sempre più a te. Aiutaci a stare sempre accanto a te, o Regina dell’universo o Madre di tutti.
Amen.
Maria, Regina del mese di maggio e Madre degli uomini, eccoci intorno a te, come ritornati da un lungo cammino; stremati da un lungo peregrinare, siamo in cerca di pace e di felicità. Tu sola puoi ridonarci la speranza. Il tuo sorriso ci faccia dimenticare tante cose che ci angustiano. In questa primavera dell’anno ritorniamo a te per sentire la tua voce materna, stimolatrice, affettuosa, ammonitrice e dolce. Dopo i nostri paurosi sbandamenti ritorniamo a te, perché tu ci indichi la strada da percorrere, quella insegnata da Gesù ai suoi discepoli. Noi ritorniamo a te per illuminare del tuo sorriso le nostre realtà di tutti i giorni, i problemi che attendono soluzione, i doveri che ci incombono. Guidaci a risoluzioni impegnative, capaci di rincuorare un mondo stanco e affamato di felicità.
Maria, tu ci conosci, sai quello che vogliamo, ciò che possiamo fare e quello di cui abbiamo bisogno. Aiutaci a conseguirlo. I vari giorni del tuo mese siano tanti anelli di una dolce e splendida catena che ci stringe sempre più a te. Aiutaci a stare sempre accanto a te, o Regina dell’universo o Madre di tutti.
Amen.
(Gv 14,6-14) Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
VANGELO
(Gv 14,6-14) Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’ egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e aiutami a leggere tra le righe, le intenzioni che il Signore ha per ognuno di noi, aiutami a far si che la tua parola si agganci nella nostra mente,ed azioni tutto il nostro essere,per vivere in comunione con il Cristo,che è l'Unica via, l'Unica verità, l'unica vita!
Da quanto tempo sentiamo parlare di Gesù? Da quanto tempo abbiamo stabilito questo contatto... e ancora non riusciamo a conoscerlo veramente!
Essere discepoli sembrava facile, sicuramente per un pò i primi discepoli, pensavano di aver trovato un condottiero che li conducesse alla gloria, ma presto hanno capito che quell'uomo che parlava con autorità e attraeva le folle, non era un abile condottiero, ma un umile uomo proprio quanto il bambino nato in una stalla.
La sua famiglia terrena, santa, ma modesta, aveva impresso in lui i segni dell' umiltà, dell' obbedienza, e questo che sembrava un segno di debolezza è invece la forza dell'amore.
Credere in Gesù significa anche riconoscersi in lui, nelle sue opere e nelle sue azioni, perché tutto quello che faremo nel suo nome, sarà benedetto da Dio.
Questa è una cosa fondamentale della nostra fede religiosa, credere che Gesù è il Figlio di Dio, mandato dal Padre, per tracciare quella via che dobbiamo seguire, per avere la vita eterna nella casa del Padre.
In questo brano, come negli ultimi che abbiamo letto, Gesù torna a sottolineare la sua unicità col Padre, quindi non ci soffermeremo a ripetere le stesse cose, ma voglio invece sottolineare come stare in comunione con Gesù significa stare in comunione col Padre. È Gesù stesso che lo afferma e ci dice che attraverso questa comunione il Padre compie le sue opere, ma quello che mi colpisce è che ci dice che chiunque entrerà in questa comunione, farà opere altrettanto grandi.
Quindi Gesù ci spinge a considerarci importanti agli occhi di Dio, perché credendo in Lui, crederemo in colui che l’ ha mandato, e qualunque cosa chiederemo nel suo nome ci verrà concessa. Sono parole importanti, e poiché sappiamo che le parole di Gesù sono verità, non vedo perché dovremmo credere solo in parte alle sue parole…Quando pensiamo che Gesù ha dato la vita per noi, dovremmo accompagnare questo pensiero alla consapevolezza che in Gesù c’è il Padre ed il suo immenso amore.
Questo è importante perché credendo in questo ,noi affidiamo le nostre certezze a Dio.
Dimentichiamo forse che gli apostoli compivano miracoli nel suo nome…e i Santi, ancora oggi persone che erano esattamente come noi, ma che da noi differenziavano per la grande fede e l’ abbandono alla volontà di Dio. Abbiamo tanti esempi da imitare, tocca cominciare a fare sul serio, non credete?
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