LA VERGINE DEI POVERI
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Presentazione a cura del MOVIMENTO MADONNA DEI POVERI
Piazza Madonna dei Poveri, 2 - 20152 Milano. Tel.: 02-48707406 / Fax.: 02-48717133
Le apparizioni della Vergine a Banneux nel gennaio del 1933 sono state una luce nel gelo e nella sera tenebrosa delle Ardenne, ma più ancora nella notte del dolore e della sofferenza che l'umanità ha vissuto come conseguenza dell'illuminismo, del nazionalsocialismo e dell'avvento della seconda guerra mondiale. Quando la fede viene assopita e l'uomo si trova inesorabilmente di fronte al mistero del dolore, della morte e quando nell'indigenza è a contatto con le tenebre, non può in nessun modo venire meno la speranza della fede nel Dio vivente, colui che è venuto, viene e verrà. Nella notte la Vergine dei Poveri viene per chiamare alla fede, per invitare a rimettersi in cammino, per sollecitare alla confidenza in Dio, per accompagnare l'umanità a Cristo Gesù. Le apparizioni di Banneux segnano la storia dell'Europa: avvengono nel cuore di questo vecchio mondo bisognoso di riscoprire il senso della solidarietà, dell'appartenenza al mistero della salvezza, dell'apertura ai deboli, ai piccoli, ai sofferenti e ai poveri. L’intervento della Vergine delle nazioni è dono di grazia per scuotere dall'apatia spirituale i singoli, le famiglie, le comunità, i popoli: dono per tutti, perché nessuno è escluso dal piano della redenzione. Banneux resta per sempre segno di questa luce dall'alto che viene ancora a rischiarare a qualunque livello coloro che si lasciano accompagnare dalla Madre verso una meta sicura. Di questo messaggio, così intenso ed evangelico, la presente pubblicazione ne vuole dare una lettura con semplicità, attraverso la sensibilità di una madre e di una donna che nella sera del suo cuore coglie la presenza della luce vera che illumina ogni uomo. L'intento non è quello di uno studio sistematico sulla realtà delle apparizioni o di un approfondimento teologico, ma un tentativo di lettura spirituale del messaggio attraverso uno stile semplice, dove anche il particolare assume un suo significato senza perdersi. Dovremmo, in un certo senso, riscoprire il valore della devozione come atteggiamento di stupore reverenziale di fronte alle opere di Dio di cui Maria santissima ne è segno inconfondibile. Una luce nella notte. Sì, Banneux è questo. E anche il libro è nato così: nella notte, a Banneux, in occasione di un pellegrinaggio invernale. Poi è rimasto nel silenzio dell'attesa, ma con la speranza di una promessa che si sarebbe compiuta; sono i disegni imperscrutabili di Dio, che non lasciano tutto nel buio, ma a un certo punto fanno spuntare una luce. È la realtà dell'evento che maturato nel segreto viene rivelato per essere donato, offerto, condiviso: dono e mistero per tutti.
Grazie, Vergine santa, povera tra i poveri, donna del cammino, della solidarietà, della fede.
Grazie, Madre di Dio, figlia di un popolo benedetto; che ogni generazione dica la tua beatitudine e con noi, benedici il Signore che con ogni benedizione ci ha ricolmati di grazia. Padre Luigi Testa.
Banneux, un dono per tutti
Banneux è un piccolo villaggio delle Ardenne, distante una ventina di chilometri da Liegi, in Belgio, il cui nome significa "luogo banale" per via di un privilegio - detto appunto di banalità - goduto dagli abitanti di quella zona così povera, ai quali era concesso l'uso gratuito del bosco per la raccolta della legna e i prati per il pascolo delle mandrie. Non a caso, un luogo "banale" è stato scelto dalla Provvidenza per concedere doni straordinari, ben più duraturi dei privilegi materiali. Al nome Banneux, dopo la prima guerra mondiale, venne aggiunto anche Notre-Dame, in segno di gratitudine e di riconoscenza alla Vergine, non per le apparizioni - che allora non erano ancora avvenute - ma per la materna protezione con la quale aveva preservato il paese dai bombardamenti, a differenza di quanto era toccato ai comuni vicini. Banneux, possiamo dirlo con certezza, è la dimostrazione visibile dell'amore col quale da sempre Dio cura e si occupa delle sue creature: dapprima risparmiato dalla devastazione della guerra e dalla morte terrena, diventa poi luogo scelto per essere luce nella notte, guida sicura che conduce tutti gli uomini sul cammino verso la vita eterna. Tutti i colori, con le loro mille sfumature, che dipingono il capolavoro divino chiamato Banneux, hanno in comune il medesimo paradosso evangelico: ciò che è stolto agli occhi umani, è prezioso agli occhi di Dio, proprio come la pietra scartata dai costruttori divenuta poi testata d'angolo (Mt 21, 42), fondamento secondo il quale le "banalità", una volta illuminate dalla Grazia, si trasformano in perle preziose, rarissime, uniche, nelle quali solo l'Amore ha potuto e voluto suscitare la vita.
Domenica 15 gennaio 1933.
È sera e nel piccolo villaggio di Banneux tutto è tranquillo: la notte sta per scendere e avvolgere nel silenzio quell'angolo di mondo; tra poco, anche gli ultimi doveri della giornata troveranno una sosta nel sonno, prima di ricominciare una nuova settimana di lavoro. A La Fange, il buio è reso ancora più cupo e intenso dal sibilo del vento che fa eco tra le fronde degli abeti carichi di neve; nessuno può immaginare che proprio lì, alla periferia del paese, stanno per accadere fatti straordinari. In casa Beco, la lucerna è ancora accesa: in cucina, mamma Louise sta cullando l'ultima nata, Marie-Louise, mentre papà Julien nella camera accanto si è addormentato vestito, vicino alla piccola Simone; Alphonse e André sono già coricati in una camera al piano superiore, invece Mariette, la maggiore di sette fratelli è a pian terreno con la mamma e, mentre aspetta che rientri Julien di dieci anni, accudisce il fratellino René che è malato. Mariette è seduta su una panca, vicino alla finestra e di tanto in tanto scosta la tendina nella speranza di intravedere Julien: forse è un po' preoccupata, dal momento che il ragazzo è uscito in mattinata per andare a pranzo dal parroco, sono quasi le 19 e non è ancora rientrato. Mentre per un'altra volta punta gli occhi nell'oscurità, Mariette vede un bagliore e guardando bene, riconosce nel giardino una fignra luminosa: una Bella Signora vestita di un abito lungo bianco, con una cintura celeste ai fianchi che ferma, in piedi, la guarda e le sorride. Meravigliata e sbalordita, non sapendo cosa pensare, immagina sia il riflesso, nel vetro della finestra, della lampada a petrolio appoggiata sul tavolo; allora la prende, la porta immediatamente nella stanza accanto e si affaccia di nuovo. La visione è sempre lì, più nitida che mai, col capo leggermente curvato a sinistra e le mani giunte, inclinate verso il basso. Con l'emozione che cresce, Mariette racconta alla mamma cio che vede in giardino e, nonostante si senta rispondere che sono sciocchezze quelle che va dicendo, insiste per essere creduta. La mamma è stanca dopo una giornata faticosa, ma non riuscendo a calmare la bambina nemmeno deridendola e dicendole con tono ironico che potrebbe aver visto la Madonna in persona, cede alle sue richieste e finalmente guarda dal vetro, mettendosi nella stessa posizione in cui si trovava sua figlia: strabiliata, anche lei vede una sagoma umana bianca; ma, dopo qualche istante, intimorita e credendola una visione malefica, lascia cadere il lembo della tenda e torna alla culla di Marie-Louise. Intanto Mariette continua a fissare l'apparizione, senza paura. Prende una corona di rosario che aveva trovato qualche tempo prima sulla strada per Tancrémont e comincia a pregarla. Dopo qualche decina di Ave, nota che la Bella Signora muove le labbra, come se stesse pregando con lei, ma non ne ode la voce. Vede invece che con l'indice della mano destra le fa cenno di avvicinarsi, di seguirla e la bambina, subito, lascia la finestra per chiedere alla mamma il permesso di uscire. Sono le 19, è buio, fa freddo e col terrore che siano stregonerie, mamma Louise non solo vieta alla figlia di andare in giardino, ma con decisione che non ammette repliche chiude la porta d'ingresso a chiave. A Mariette non resta che ritornare alla finestra, però nel frattempo la Bella Signora è sparita lasciandole nel cuore un grande desiderio di rivederla. Come fare? Per un po' continua a pregare, poi, vedendo disattesa la sua speranza, si rassegna in silenzio. Al ritorno di Julien i commenti sull'apparizione sono terminati e sebbene il ragazzo si giustifichi spiegando che è stato in gita con altri amici e con il cappellano all'oratorio di Polleur; riceve ugnalmente una sgridata. La giornata è conclusa e solamente l'indomani la bambina racconterà al babbo l'accaduto. Papà Julien, operaio onesto e lavoratore, di poche parole, dedito alla sua numerosa famiglia, le risponde secco che sono tutte fantasticherie, anzi, con decisione le domanda se forse non stia rincretinendo, sebbene dentro di sé debba riconoscere che Mariette non ha mai mentito. Nonostante siano accadute cose insolite è lunedì, quindi Mariette e altri due fratelli si preparano per andare a scuola. Durante l'intervallo, giocando con l'amica Joséphine, le confida di aver visto la Vergine nel suo giardino; alla derisione da parte della compagna, risponde mettendosi a piangere. Conoscendo il forte carattere di Mariette, capace persino di battersi con i ragazzi più grandi (i quali, dopo aver ricevuto da lei una lezione adegnata, la temevano e non osavano più contraddirla), Joséphine rimane molto colpita da questo comportamento e subito si ricrede, assumendo un atteggiamento rispettoso, chiedendole di descriverle la Bella Signora e suggerendole di parlarne al cappellano. Al ritorno da scuola le bambine si fermano da don Jamin: Joséphine doveva restituire un libro della biblioteca e ne approfitta per confidare al sacerdote la grande novità, ma alla notizia il cappellano si mostra scettico. Prosegnendo la strada verso casa, l'amica lo riferisce a Mariette che, per la seconda volta nella giornata ricomincia a piangere a dirotto, picchiando i piedi per terra, gridando addolorata che sa bene lei cosa ha visto e che ne è proprio sicura. Mariette non ha dubbi: è certa di aver visto la Vergine e, ansiosa di rivederla, comincia a domandarsi cosa fare per migliorarsi; si prefigge di diventare "più degna" impegnandosi in alcuni propositi: ritorna a frequentare il catechismo, partecipa alla santa Messa e si riavvicina al sacerdote col quale i rapporti sono da tempo pessimi. Nella sua semplicità, questa ragazzina schietta intuisce che per piacere alla Madonna deve riavvicinarsi alla Chiesa e non aspetta oltre: stabilisce un programma e da subito si impegna. Così impara la lezione di catechismo e l'indomani mattina, terminata la santa Messa delle 7.30, lo dimostra rispondendo bene alle domande. Don Jamin rimane stupito nel rivederla dopo tre mesi di assenza e quando tutti i compagni sono usciti dalla chiesa, la trattiene per incoraggiarla a continuare e per sapere direttamente da lei cosa ha visto la domenica sera. Mariette si limita a rispondere brevemente alle domande che le vengono poste, come se aver visto la Madonna fosse la cosa più naturale del mondo. La sua voce sicura e l'atteggiamento innocente fanno intuire al sacerdote che la bambina non mente, tuttavia lui non lascia trapelare un suo giudizio, limitandosi a suggerirle di amare la Vergine e di parlare di quanto lei ha visto solo con i suoi genitori. Nel frattempo papà Julien non smette di pensare al racconto della figlia: lui non ha visto nulla, è vero, ma la sua rettitudine non gli permette di sottovalutare l'accaduto, così decide di fare degli esperimenti in giardino prima con la lampada accesa, poi con dell'acqua versata sul punto dell'apparizione (e rapidamente congelatasi per il freddo intenso), al fine di capire se Mariette non abbia avuto un abbaglio. Ogni ipotesi viene esclusa; rimane solo da credere alla bambina, stando a vedere come evolveranno i fatti, che in questo momento lo potrebbero mettere in ridicolo agli occhi dei suoi compagni di lavoro e dei compaesani.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
Maria entra nel giardino dei Beco
A differenza di altre apparizioni, la Madonna questa volta si presenta nel giardino, nella proprietà privata di una famiglia, ne varca la soglia e vi sosta. Dal cielo, la Vergine "si scomoda" e viene a presentarsi in casa nostra. Con questo gesto vuole sottolineare che ha deciso di farci visita, di venirci a trovare dove siamo, dove viviamo. Vedere un amico per strada è diverso da quando viene in casa, perché a casa nostra viene appositamente, viene proprio per noi, mentre in strada l'incontro è casuale.
La Vergine sorride
La comprensione è immediata, perché il lingnaggio del sorriso viene capito da tutti, specie dai bambini che non hanno ancora preconcetti. E se fra noi, esseri umani, un sorriso può abbattere barriere, chissà quanto più irresistibile deve essere quello della Mamma celeste! A Mariette infatti è bastato quello sguardo nella sera per cominciare a pregare, a fidarsi e a cambiare la sua vita.
Al cenno della Vergine Manette vorrebbe uscire
Manette è immediata, spontanea e comprende subito che la fiducia nella Bella Signora è ben riposta. Mariette non si perde in congetture, in ragionamenti, in razionalità, non suppone e non immagina: valuta con il giudizio del cuore, unico vero strumento che non inganna. Non sa cosa vuole da lei l'apparizione che la chiama con un semplice cenno dell'indice e nemmeno se lo domanda; lei è pronta a uscire, se non le venisse impedito.
Mariette deve obbedire alla mamma
Mariette non può scegliere: la mamma ha chiuso la porta a chiave e con questo gesto intende far capire a sua figlia che la decisione è presa e l'argomento è chiuso. La Vergine, che è Madre, certamente sa che Mariette deve obbedire alla sua mamma (che la "costringe" a obbedire) e di sicuro voleva che la bimba obbedisse. Se questo particolare non fosse stato significativo, senza dubbio lo avrebbe evitato, magari apparendole in un altro luogo, dove la bambina non aveva impedimenti, quando era sola; invece tutto accade a quell'ora della sera, nel buio e freddo giardino di casa, con la mamma ancora alzata. La Madonna conosce bene il prezzo dell'obbedienza, perché dopo quel "sì" la sua vita è stata un continuo ripetersi di infinite obbedienze, piccole, grandi e dolorose obbedienze che la portano a ripetere un ennesimo “si” anche sotto la croce: «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19, 26). Gesù sta morendo nel corpo, per la sua mamma straziata dal dolore si avvera la profezia di Simeone (Lc 2, 35), ma ancora nel suo cuore c'è spazio per un nuovo figlio da amare, nel quale è rappresentato il genere umano. In quel momento solenne, il cuore materno di Maria si dilata per accogliere ogni creatura come figlio e nessuno più di Gesù, che ha conosciuto e vissuto vicino a sua madre trent'anni, può sapere quanto vale la pena di affidare a lei tutti gli uomini, per i quali lui sta donando la sua vita.
Mariette prega il rosario
La visione della Vergine riaccende in Manette il desiderio di pregare. E’ un riflesso immediato, non ragionato o premeditato. Non si pone il problema se ricorda o no l'Ave, il Pater o i misteri, se conosce a memoria la Salve Regina o le litanie; rammenta solo di avere un rosario, lo prende subito e comincia a pregarlo, come sa: semplicemente. E’ una corona trovata in terra, sulla strada che porta a Tancrémont, certo non viene da questo o quel santuario e non è stata impreziosita dalla benedizione del tale o tal altro prete; è una semplice, "banale" corona, smarrita da qualcuno e probabilmente ritrovata sporca di terra. Senza volerlo, questa "selvatica" bambina di dodici anni che per non subire i continui rimproveri del parroco è pronta a rinunciare a ricevere la prima Comunione, ci dà un grande insegnamento: prega con spontaneità, subito, servendosi di quello che ha a disposizione, così come è capace. E’ una scena di semplicità da imprimere nel nostro cuore per infonderci fiducia a dialogare tranquillamente e a parlare col cuore al Signore.
Il 15 gennaio 1933 è domenica
La prima apparizione della santa Vergine avviene la domenica, giorno di riposo, di festa, riservato alle cose speciali come la lode e il ringraziamento a Dio che trovano il loro culmine nell'Eucaristia. In seguito apparirà solo in giorni feriali. La domenica è quel primo giorno dopo il sabato nel quale il timore degli apostoli viene diradato dalla presenza luminosa del Risorto. Ogni affanno si ferma per trovare riposo nel Creatore, benedirlo e lasciarsi benedire per poi ricominciare una nuova settimana. Sebbene la sera stia per chiudere il giorno di festa, il cielo invece sta per aprirsi: «La sera di quello stesso giorno... venne Gesù... si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!"» (Gv 20, l9ss), segno della sovrabbondante misura dell'Amore, misura pigiata e ben colma (cf Lc 6, 38; Mt 19, 29): ecco il centuplo. Quando umanamente tutto è stato dato, divinamente tutto inizia.
Tre domande... molte risposte
Credere a un'apparizione quando la Chiesa ha espresso il suo riconoscimento è più facile, ma se oggi venissi a conoscenza di un fatto così straordinario, che si verifica a pochi chilometri da casa mia, che posizione prenderei? Manette è immediata: vorrebbe segnire subito la Bella Signora. Cosa faccio quando la parola di Dio mi interpella e mi invita? Prendo tempo e forse non mi decido mai o mi precipito a segnirla? Sottomettersi al volere di qualcuno che ci vuole bene è duro perché spesso non se ne capiscono le ragioni. Come mi comporto quando dovrei obbedire e come mi atteggio quando mi voglio imporre?
Mercoledì 18 gennaio 1933
La giornata volge al termine, la cena è consumata e come sempre Mariette riordina la cucina. Sono circa le 19 quando, senza dire nulla, esce. E’ incredibile questo! Dove ha trovato il coraggio per vincere la sua paura a tutti conosciuta? Il babbo, stupito nel non vederla rientrare subito, la segne e la trova inginocchiata sul bordo del sentiero che dall'ingresso di casa porta al confine del giardino, davanti al punto in cui la domenica sera si era fermata l'apparizione. Con la determinazione di chi vuole scoprire la "causa" delle improvvise stranezze della propria figlia, papà Julien cerca in ogni angolo, fa il giro della casa, fruga tra i cespugli della siepe, rientra dal cancello, urta e rovescia un secchio, sbatte la porta d'ingresso facendola cigolare e, non trovando niente di strano, preoccupato grida alla bambina che se continua così, certo diventerà stupida. Mariette è ancora nella stessa posizione e prega a voce bassa il rosario come non si fosse accorta di nulla, incurante del freddo intenso (-12°) e del buio. Disarmato dal comportamento della bambina, l'uomo inforca la bicicletta e si reca ad avvisare il cappellano, perché trattandosi di un fenomeno religioso ritiene sia materia di sua competenza. Don Jamin non è ancora rientrato e l'incredulità scettica della perpetua non frena il signor Beco che decide di interpellare un suo vicino di casa, Michel Charlesèche, stimato da tutti per la sua saggezza; questi, insieme al figlio Henrie di undici anni, si incammina verso La Fange. Nel frattempo è accaduto qualcosa: mentre Mariette recitava le Ave, improvvisamente ha teso le braccia verso l'alto, guardando estasiata in cielo; fra le cime di due grandi abeti c'è una piccola figura luminosa che man mano le si avvicina diventa sempre più nitida fino a fermarsi a qualche passo da lei. È la stessa visione di domenica, in grandezza naturale, posata su una specie di nuvola di fumo grigiastra, elevata da terra una trentina di centimetri; ha il viso sorridente e dolce che le comunica bontà e tenerezza. Tiene le mani rivolte in alto ed è luminosa, bella e splendente come il sole; sul capo, sopra il velo bianco e lungo, ha un' aureola di luce dalla quale si staccano raggi più lunghi intercalati da raggi un po' più corti e il suo abito è ancora uguale. Questa sera Marinette nota che ha il piede destro scoperto, ornato da una rosa d'oro, mentre dall'avambraccio destro le pende una corona di rosario bianca. La santa Vergine muove lentamente le labbra, come se pregasse, ma senza far udire la sua voce; poi, con un cenno dell'indice (lo stesso della volta precedente), invita la bambina a seguirla, indietreggiando posata sulla nuvoletta. Manette la segue varcando la stecconata e mentre si incammina sulla strada che porta verso Tancrémont, giunge suo padre con i Charlesèche che le chiede dove stia andando; Mariette non si ferma e senza nemmeno voltarsi risponde che "Lei la chiama" e prosegue, seguita e sorvegliata a distanza. La Vergine, dopo qualche metro, si ferma e la bimba si lascia cadere in ginocchio così pesantemente sul terreno gelato che se ne ode il tonfo, ma trascorso un istante, al cenno della Madonna, si rialza, riprende a camminare, senza rispondere ai ripetuti richiami e senza curarsi di dove mette i piedi. La Madonna continua a scivolare all'indietro senza distogliere lo sguardo dalla bambina che, a una seconda sosta, cade ancora sulle ginocchia per rialzarsi nuovamente all'invito e riprendere a camminare. A un tratto, piega bruscamente verso destra e si inginocchia al bordo di un fosso davanti a una misera sorgentella d'acqua, mentre la Bella Signora è ferma davanti a lei, al di là del rigagnolo, sopra la scarpata e le dice: «Immergi le tue mani nell'acqua». Mariette, senza esitare, obbedisce e la corona del rosario le scivola dalle dita che bagna e muove nell'acqua. I tre testimoni attratti dallo sciacquio si avvicinano e odono la bambina ripetere: «Questa sorgente è riservata per me». Allora Michel Charlesèche, sorpreso, cerca nell'oscurità verso la scarpata senza scorgere nessuno e sente ancora Mariette ripetere le parole della Vergine: «Buona sera, arrivederci». Dopo il saluto, la Bella Signora si eleva sugli abeti vicini alla fonte e si allontana guardando la piccola che la fissa fino a quando, rimpicciolita e troppo distante, scompare. Come se si risvegliasse da un sogno, la bambina stropiccia gli occhi e finalmente si incammina verso casa col babbo e i due vicini. Sono quasi le 20, l'apparizione è durata più di trentacinque minuti e alle domande, che non si fanno attendere, Mariette risponde senza farsi supplicare. Il cappellano, di ritorno da Liegi verso le 21, dopo essere stato informato da Michel Charlesèche degli avvenimenti, decide di consigliarsi con un sacerdote suo conoscente e di recarsi con lui di persona dai Beco, dai quali, dopo aver udito personalmente il racconto dei fatti, può verificare che Mariette è coricata nel suo letto al piano superiore e dorme tranquillamente. Sono passate le 22 e congedati tutti, finalmente la notte concede riposo.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
Alle 19 Mariette esce e inizia a pregare
In famiglia è noto a tutti che Mariette ha paura del buio, eppure giunte le 19, ora nella quale la domenica la Bella Signora è apparsa in giardino, la piccola non può fare a meno di uscire. È talmente sicura di chi aveva visto, che trova il coraggio di affrontare il buio e a chi, in seguito, le chiederà come si sarebbe comportata se ancora la mamma avesse chiuso la porta a chiave, risponde che sarebbe saltata dalla finestra. Senza aver ricevuto un appuntamento (né prima, né dopo la Vergine gliene darà mai), senza preoccuparsi del freddo, che davvero è inclemente, si inginocchia nel punto in cui si era fermata l'apparizione e inizia a pregare. Nella sua semplicità, Mariette fa quello che più le sembra logico perché la Bella Signora ritorni a trovarla: prega, da sola, senza chiedere il consenso e la compagnia di nessuno. Come mai Mariette dopo tre giorni viene irresistibilmente attratta a uscire, senza neppure la certezza di rivedere l'apparizione? Di sicuro non è un caso. Mi affascina pensare a quei tre giorni come al tempo della pienezza, della grazia e mentre per Gesù nel sepolcro, ben a ragione, sono tre giorni dalle ore dimezzate, per Mariette trascorrono tutti interi poiché solo al loro termine il frutto è maturo.
La Vergine ritorna dalla bambina
La Bella Signora ritorna dalla bambina che, senza appuntamenti, la aspetta. Questo ritorno mi riempie di gioia perché è una conferma che nella vita dello spirito mai nulla è perduto per chi è sincero, semplice, spontaneo, in buona fede. Domenica la Madonna aveva invitato Mariette a uscire, ma la mamma glielo aveva fermamente impedito e proprio perché Maria è una mamma, conosce il valore di quell'obbedienza. Questo ritorno vuole rincuorare la bambina, mostrandole che la sua sottomissione viene premiata e vuole rincuorare tutti noi affinché con tranquillità ci affidiamo a lei, che certamente si manifesterà venendoci in soccorso, proprio perché la nostra condizione attuale di vita non ci consente di "correre" da lei in pellegrinaggio, alle funzioni in suo onore, ai gruppi di preghiera che tanto ci attirano e dobbiamo invece accontentarci di pregarla nelle nostre case. La Vergine vuole dimostrarci che per tutto c'è un tempo e che il nostro tempo non è uguale a quello della Provvidenza. Come Mariette doveva incontrare la Madonna, perché quell'occasione avrebbe cambiato la sua vita, così a ciascuno di noi è assicurato un appuntamento speciale, che però non è reso tale unicamente dalla nostra volontà, ma dalla nostra disponibilità a lasciarci incontrare.
Appoggiata su una nuvola
Questa sera Manette ha potuto notare alcuni particolari importanti della Bella Signora: - giunge dal cielo e scende fino a lei: la Madonna non "risiede" da noi, ma dall'alto scende fino a dove viviamo, ritornando per qualche momento sulla terra dove ha abitato; - ha i piedi posati su una piccola nube - il cui aspetto riporta alla leggerezza e all'impalpabilità del fumo - staccata da terra una trentina di centimetri, quasi a ricordarci che non le serve più un appoggio materiale per essere sostenuta; - non sparisce nel nulla, ma si allontana da lei ritornando in cielo da dove era giunta, mostrandoci chiaramente che la nostra meta è la patria celeste. Queste tre osservazioni ci ricordano che la Vergine "abita" in cielo dove è stata assunta col corpo per rimanere incorrotta regina degli angeli e dei santi e l'apparizione che si manifesta per la prima volta il giorno 15, ci riporta proprio alla festa della sua assunzione, che la Chiesa celebra il 15 agosto.
La Bella Signora dove condurrà Mariette?
Senza parlare, con un "banale" cenno, invita la bambina a seguirla: dove? Mariette non lo sa, ma si incammina tranquilla; cosa le suscita certezza? Al sorriso e alla tenerezza si aggiunge un atteggiamento materno della Vergine che non propone alla piccola un percorso da sola (recati lì, raggiungimi là), ma adotta la stessa "tecnica" delle mamme che insegnano ai loro piccini a camminare: stando davanti a lei, indietreggia lentamente mentre la bambina muove i primi passi. La Madonna è li, non distoglie lo sguardo da Mariette che inizia a seguirla e, ancora una volta, senza parole, la comunicazione è avvenuta.
Mariette cade tre volte in ginocchio
Nel breve tratto di strada che separa il giardino dalla sorgente, la Bella Signora si ferma tre volte e Mariette si lascia cadere sulle ginocchia. Nonostante il percorso sia minimo, c’é il tempo per sostare. Cosa può suggerire quel cammino a tappe? Innanzitutto che non ci è mai chiesto di raggiungere una vetta spirituale senza qualche fermata intermedia e questo è un pensiero che rassicura, dal momento che è la Vergine stessa a disporre le pause per chi la segue. Altre volte, però, le interruzioni rappresentano lo spaccato delle nostre esperienze nel cammino: la necessità del riposo dopo l'attività; il tempo della caduta e quello della ripresa; l'alternanza al fare (Lc 10, 41) con l'ascoltare (Lc 10, 42); il tempo della parola e quello del silenzio; l'immobilità forzata di chi attende soccorso e il tempo della convalescenza. Un fatto è suggestivo: Mariette quando si ferma cade in ginocchio, forse perché al cospetto di una Mamma così dolce, ferma non può che stare inginocchiata; forse perché l'armonia è così celestiale che il corpo non regge a tanta beatitudine. A Banneux, a ricordarci il tragitto di Manette, incastonate nell'asfalto come gemme preziose, si trovano tre pietre grigie, rotonde, poste nei punti dove la Madonna si è fermata, affinché per ogni pellegrino sia possibile compiere personalmente quello stesso gesto filiale.
«Immergi le tue mani nell'acqua»
Mariette non domanda spiegazioni, tuffa immediatamente le mani nell'acqua gelida e lo fa con un tale vigore che le scivola il rosario dalle dita e lo smarrisce. Ancora una volta emerge il completo abbandono della bambina nella Vergine. Sarebbe legittimo chiedere almeno un perché, invece Mariette non lo farà mai, anzi, durante gli interrogatori successivi affermerà che, se mai la Madonna glielo avesse chiesto, era pronta a buttarsi nel fuoco.
«Questa sorgente è riservata per me»
Riservarsi una sorgente nel deserto può essere clamoroso, ma a Banneux è quanto di più "banale" si possa fare, specie se la zona scelta è La Fange. Se poi si considera che quella che viene chiamata fonte è in realtà una pozza d'acqua dove fino a qualche ora prima si sono abbeverati gli animali, c'è da rimanere umanamente confusi. Inoltre la Vergine, con quelle parole, ci mostra una fonte geografica, ma per indicarci la Sorgente della vita: Gesù, che lei stessa ha dato a tutta l'umanità dicendo quel "si". Con «questa sorgente è riservata per me» ci ricorda che è stato riservato a lei portare nel grembo Gesù Sorgente. Ecco allora che lei prende possesso della fonte come ha posseduto Gesù dentro di sé, che però non ha fatto sua proprietà esclusiva nemmeno un istante: l'ha custodito per donarlo a tutti gli uomini. E’ meraviglioso immergere le nostre mani in quella fonte, ma ancor più straordinario è sapere e credere che tutto il nostro essere si può tuffare nella sorgente del cuore di Gesù per trovare la vita eterna. Così, nella Chiesa ogni giorno, sette fontane perenni e zampillanti lavano, dissetano, rinvigoriscono ogni creatura in cammino verso il Regno facendo sgorgare l'acqua che cancella la colpa d'origine col Battesimo, perdonando il peccato con la Riconciliazione, cibando e saziando con l'Eucaristia, arricchendo di doni con la Confermazione, consacrando indissolubilmente con l'Ordine Sacro e il Matrimonio, implorando la guarigione e preparando al dolce sorriso senza fine con l'Unzione degli Infermi.
Tre domande... molte risposte
Mariette segue subito la Bella Signora senza chiederle dove è diretta. Anch'io so partire e fidarmi senza conoscere in anticipo il programma? Immergere le mani nell'acqua richiede l'umiltà di passare, per fede, tramite un gesto semplice. So farmi piccola fino a questo punto? In un mondo così tecnologicamente avanzato, trova spazio in me la grazia dei Sacramenti? Credo che il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo attraverso semplici segni, si donano a me?
Giovedì 19 gennaio 1933
La giornata scolastica si è svolta all'insegna di un saggio ginnico e Mariette ha potuto confidare a Joséphine, che ormai le crede, quanto è accaduto la sera prima. In fermento, invece, è don Jamin che apprendendo suo malgrado il ripetersi dell'apparizione, decide di seguirne l'andamento, inviando a La Fange dei testimoni di sua fiducia e avvisando il vescovo di Liegi, monsignor Louis-Joseph Kerkhofs. Verso le 19, nonostante il tempo pessimo e il freddo pungente, Mariette si copre le spalle con un vecchio cappotto ed esce accompagnata dal babbo. Come la sera precedente, allo stesso posto, si inginocchia sulla neve e comincia a recitare delle Ave a voce bassa. Dopo un paio di decine, tende le braccia ed esclama: «Oh! Eccola!». Un attimo di silenzio e le domanda: «Chi siete, mia Bella Siguora?», ripetendo ad alta voce la risposta che riceve: «Io sono la Vergine dei Poveri». Come la sera prima, la Vergine è giunta dall'alto del cielo e più si avvicina, più la figura si ingrandisce, fino a raggiungere la statura naturale e fermandosi nel solito punto. Appena la Madonna comincia a muoversi in direzione della sorgente, Mariette la segue scortata da un buon numero di persone che la curiosità ha radunato a dispetto delle intemperie. Con lo sguardo fisso, puntato leggermente in alto, la bambina ripercorre il sentiero sostando inginocchiata alle stesse stazioni della sera precedente, senza accorgersi del seguito di testimoni. Alla sorgente nuovamente si inginocchia volgendo lo sguardo fisso sopra la scarpata. Tutti possono udire chiaramente una seconda domanda che Manette rivolge alla Vergine: «Bella Signora, ieri avete detto: "Questa sorgente è riservata per me". Perché per me?» e mentre termina la frase si porta una mano al petto indicando se stessa. Cogliendo l'ingenuità della bambina, il sorriso della Vergine si fa ancora più marcato e ilare, quindi le risponde: «Questa sorgente è riservata per tutte le nazioni», aggiungendo dopo una piccola pausa: «Per i malati, per dar loro sollievo». A queste parole segue il ringraziamento entusiasta di Mariette che con grande espressività dice: «Grazie, grazie». La dolce Mamma non ha ancora terminato il suo messaggio e con voce soave le confida: «Io pregherò per te» e poco dopo conclude con un «Arrivederci». A questo punto la Madonna si eleva sopra gli abeti e divenendo sempre più piccola e lontana, scompare. Tutti hanno potuto udire la voce di Mariette, sia quando ha posto le domande alla Vergine, sia quando ha ripetuto le risposte ricevute, sebbene non si sia accorta di aver parlato. Terminato il dolce incontro, continuando a stropicciarsi gli occhi, la bimba si alza e scorgendo il babbo poco lontano, gli si getta tra le braccia; intanto le persone presenti, commosse, continuano a pregare mentre si dirigono verso la casa dei Beco dove subito comincerà l'interrogatorio. Questa visione è durata circa sette minuti e da quanto afferma Mariette si possono subito notare due cose: la prima è che la bambina ripete le medesime parole che senza rendersi conto aveva pronunciato durante l'incontro con la Madonna; la seconda è che quanto dichiara è autentico, poiché di alcuni termini quali «nazioni» e «sollevare gli ammalati» lei non conosce proprio il significato; eppure questa fanciulla semplice ha risposto alla Vergine con un ringraziamento entusiasta nonostante avesse solo intuito che si trattava di qualcosa di bello dal fatto che mentre Maria le parlava non smetteva di sorriderle. Fra i presenti c'era anche il medico di famiglia, il dottor Heuse, che dopo averla attentamente esaminata ne ha confermato il perfetto stato di salute.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
«Io sono la Vergine dei Poveri»
La Vergine non fa attendere la risposta e la sua affermazione è semplice, chiara e comprensibile. Quel «Io sono la Vergine dei Poveri» è uguale a "Io sono la Vergine di tutti", perché quale uomo non è povero? Il primo povero è Gesù, l'unico che da infinitamente ricco, volontariamente si fa povero. C'è da rimanere incantati per l'universalità di questo messaggio: nessuna creatura al mondo si sente esclusa, nessuno è passato, passa e passerà sulla terra senza sentirsi in qualche modo compreso in queste parole, perché tutti noi, nel profondo, conosciamo e riconosciamo la nostra condizione di poveri, se non materialmente, certo nello spirito. Perché «dei poveri»? Ecco un altro paradosso evangelico: viene tenuta in considerazione una categoria che per il mondo non conta proprio nulla e addirittura i poveri sono protetti dalla Vergine proprio perché non hanno niente e nessuno: sono poveri. Se fossero ricchi è perché avrebbero già ricevuto. Ai poveri, che altro non hanno se non la povertà, la Madonna volge uno sguardo di privilegio, attento, materno, benevolo. Ai ricchi non dà nulla: loro hanno la ricchezza, loro hanno già avuto e nel suo grande canto, il Magnificat, addirittura dice che i ricchi sono rimandati a mani vuote (Lc 1, 46-55).
«Questa sorgente è riservata per tutte le nazioni»
Mariette aveva riferito le parole che la Vergine le aveva detto il giorno prima - «Questa sorgente è riservata per me» - senza comprenderle; oggi le chiede una spiegazione e la Mamma celeste sorride per l'equivoco di questa bambina che aveva pensato rivolto a se stessa quel dono. In verità, nemmeno ora le sono chiare le cose poiché "nazioni" è un termine che non sa cosa significhi. La fonte è un dono per tutti, non per Banneux, per il Belgio, per l'Europa, ma per tutte le nazioni: Banneux è un dono per tutti, senza distinzione di lingua, razza, fede e la scelta se accettarlo o no è del tutto personale. Ecco questo Dio che non fa preferenze di persone, gradisce chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque popolo appartenga (cf At 10, 34).
«Per i malati, per dar loro sollievo»
In questa espressione troviamo la misura sconfinata della premura della Vergine e possiamo godere della materna attenzione che ha la Madonna nei nostri confronti: è all'uomo, alla creatura umana malata che volge il suo sguardo ed elargisce la sua protezione, facendola addirittura partecipe della fonte che si è riservata. Quel «Per i malati» dichiara il culmine e la massima amplificazione della sua identità quando si proclama Vergine dei Poveri: davvero la sua tenerezza non si ferma solo ai poveri (quindi a tutti), ma raggiunge particolarmente i poveri malati. La fonte che si riserva, però, non è da considerare come un'attrazione turistica o una cura termale, perché quell'acqua ha una destinazione ben precisa: è per i malati, per dar loro sollievo e questo vale per ciascuno, anche per coloro che non ottengono la guarigione. Non tutti, infatti, sono risanati, mentre davvero tutti possono ricevere la consolazione e il sollievo, doni dello Spirito. Di quali ammalati si parla? Di tutti, appartenenti a tutte le nazioni, anch'esse malate. Dal 1933 a oggi, quell'acqua ha lavato corpi affetti da tutte le malattie fisiche e spirituali, e continuerà questo servizio fino a quando la Provvidenza lo concederà, ben sapendo che non l'acqua ha poteri miracolosi, ma è la fede di chi vi immerge le mani che ottiene la grazia.
«Io pregherò per te»
Mariette è "disponibile" alla Vergine, però da sola non può farcela, non soltanto perché la sua vita di fede finora è stata poco fervente, tiepida, addirittura lontana e disinteressata, ma soprattutto perché la condizione fragile della creatura umana, necessita l'intervento della grazia divina. Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5): è una terribile verità alla quale l'uomo fatica a sottomettersi; senza la grazia di Dio non possiamo far nulla: non poco, non male, non alcune cose soltanto, ma nulla. La Madonna sa tutto questo e promette a Manette di pregare per lei, chiedendo a suo Figlio Gesù di concedere a questa bambina tutti i doni necessari per crescere nella fede e continuare il cammino verso la salvezza. «Io pregherò per te» è quanto di più rassicurante ogni creatura oserebbe sperare di sentirsi dire e la Madonna rivolge questo privilegio a una povera ragazzina, quasi a tranquillizzarla che d'ora in poi non deve temere, perché è la Vergine in persona a garantirle che pregherà per lei.
Tre domande... molte risposte
Circondata come sono dal benessere e dalle ricchezze materiali, riesco a riconoscermi povera? La sorgente è una, per tutte le nazioni, e questo mi fa riflettere che non sono superiore a nessuno, sono sullo stesso piano dello straniero e del terzomondiale. Nel profondo del cuore sono convinta di questa uguaglianza? La Vergine dice a Mariette che pregherà per lei e lo ripete anche a me, oggi. Sono consapevole di aver bisogno di quelle preghiere come dell'aria che respiro? O credo invece che non servono a nulla eio basto a me stessa?
Venerdì 20 gennaio 1933
Mariette trascorre a letto la giornata perché durante la notte - forse per il freddo della sera prima, forse per l'emozione dello straordinario incontro - non è stata bene. In mattinata il cappellano si è recato a trovarla e volendo metterla alla prova, prima di andarsene, ha convinto i suoi genitori a vietare alla loro figlia di recarsi all'appuntamento serale con l'apparizione. Alle 18.30 Mariette è ancora coricata e dorme profondamente, ma verso le 18.45, senza che nessuno la chiami, si sveglia e si prepara per uscire. Naturalmente i suoi genitori si oppongono, spiegandole che la temperatura è rigidissima e lei è indisposta. A nulla servono le suppliche, i ragionamenti o i tentativi di convincerla, che la irritano rendendola ancora più risoluta, sostenuta anche dalla testardaggine che emerge quale componente fondamentale del suo carattere; in famiglia la conoscono bene, non c’è che arrendersi e lasciarla fare di testa sua. Seguita dal papà si inginocchia al suo solito posto e comincia a recitare sottovoce il rosario. Attorno a lei, una ventina di testimoni, partecipano alla preghiera e dopo un paio di minuti la vedono aprire le braccia e la sentono esclamare: «Oh! Eccola!»; un brevissimo silenzio e a questa espressione soggiunge: «Cosa desiderate, mia Bella Signora?». A una piccola pausa segue la risposta: «Oh! Una piccola cappella», pronunciata con un leggero tono interrogativo. Trascorso qualche istante, Mariette si piega in avanti e cade a terra come svenuta. Subito il babbo le solleva la testa chiamandola più volte, ma la bambina non risponde. Aiutato da un vicino, papà Julien prende in braccio la figlia e la porta in casa dove, appena sdraiata su un letto, riprende immediatamente conoscenza. La mamma si è spaventata e inquieta rimprovera il marito ritenendolo responsabile di aver ceduto ai capricci di Mariette. Fortunatamente c'è il dottor Chaumont tra i presenti, la visita e trovando tutto nella norma, consiglia di lasciar tranquilla la bambina che poco dopo si addormenta. Cos’è successo? Come mai Mariette è svenuta? I fatti sono i seguenti. Mariette ha visto apparire la Vergine da lontano, come le altre volte e avvicinarsi a lei passando fra le cime dei due grandi abeti. Quando le ha chiesto cosa desiderasse, la Madonna ha risposto: «Desidererei una piccola cappella»; poi, disgiungendo le mani, girandole con le palme verso il basso, le ha imposte su di lei pur tenendole sempre vicine al petto e con la destra le ha tracciato il seguo della Croce, benedicendola. Questa volta la Vergine è rimasta in giardino, forse perché Mariette era indisposta? E’ probabile, dal momento che la visitatrice è la Mamma per eccellenza. Poi, mentre la Madonna si allontana per ritornare fra gli angeli, Mariette ha perso conoscenza. La richiesta di una cappellina è così banale e comune ad altre apparizioni, da vanificare le aspettative dei testimoni che si allontanano profondamente delusi. Fra loro c'è anche il padre di don Jamin, il cui compito è quello di riportare al figlio la cronaca dei fatti, e proprio per la pessima impressione che ne riceve, lo esorta alla massima prudenza. Viene così a mancare quel fervore che inizialmente aveva entusiasmato i curiosi, lasciando spazio all'apatia e al disinteresse che nei giorni seguenti vedranno presenti pochissime persone.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
«Desidererei una piccola cappella»
La Vergine esprime un desiderio solo dopo che Mariette le pone una domanda a riguardo. Non esige nulla, non si presenta pretendendo, ma attende che l'offerta di un dono parta dal nostro cuore. Nella richiesta è molto discreta: una piccola cappella. Perché una cappella? Fra le tante risposte possibili, riflettiamo su alcune. - La cappella è anzitutto un luogo di preghiera e Maria fin da piccola ha amato incontrare il Siguore, e aprire a lui il suo cuore. - La cappella è sempre un luogo piuttosto piccolo che invita al raccoglimento e all'intimità, spesso impossibili in una grande chiesa. Una piccola costruzione non "spaventa", anzi favorisce l'accostarsi anche a coloro che difficilmente frequentano luoghi sacri. - La cappella è un dono che per essere realizzato richiede di essere costruito e se si vuole "esaudire" il desiderio della Vergine è indispensabile cimentarsi nell'edificazione di una costruzione. La Madonna non chiede un grattacielo, non lo vorrebbe mai; domanda che ci impeguiamo a "costruire" mattone su mattone cose piccole, che rientrano nelle nostre possibilità, ma che dobbiamo comunque innalzare giorno dopo giorno. - La cappella è un seguo concreto, evidente, è una testimonianza anche per chi non è direttamente coinvolto nell'apparizione come lo è invece Mariette. È un seguo presente a Banneux dal 1933, che ha raccolto sotto il suo piccolo tetto milioni di pellegrini proteggendo per qualche istante il cuore di oguno. È un seguo visibile del dono coraggioso di ieri, della lode di oggi e della Provvidenza per domani. - La cappella è una piccola chiesa nella Chiesa, dove il popolo di Dio si raduna per nutrirsi della Parola e del Pane vivo, e come la sorgente a Banneux ci è donata perché ci immergiamo nella Sorgente, così la cappellina diventa luogo di banchetto per la festa senza fine, dimora accogliente nel viaggio, rifugio nella tempesta della prova. - La cappella è un luogo nel quale le infinite traiettorie percorse dall'uomo si intersecano per avere e riavere continuamente la Vita per la quale solo l'insondabile mistero dell'Amore, rende il seme fecondo. Così, per grazia, la comunità si incontra e nasce, si nutre di Cristo, cresce, da lì parte per essere missionaria, giunge agli estremi confini della terra, muore come il chicco di grano per moltiplicarsi e nuovamente rivivere.
Perché una piccola cappella?
- Piccola perché la Madonna si dichiara la Vergine dei Poveri e come potrebbe chiedere ai poveri una chiesa grande? I poveri sono poveri e per loro una piccola cappella equivale all'obolo della vedova (Mc 12, 41-44). - Piccola perché la Madonna non ha bisogno di grandi spazi: la sua grandezza è stata l'umiltà nella casa di Nazaret, dove si è chiamata serva (Lc 1, 38) quando l'angelo Gabriele le annunciava che l'Eterno l'aveva scelta quale sposa per essere Madre del Salvatore. - Piccola perché nel piccolo Maria si compiace per fare cose grandiose.
La Madonna impone le mani su Mariette e la benedice
La Vergine santa compie su Mariette un gesto antichissimo e carico di siguificati che ritroviamo frequentemente nella parola di Dio. L'imposizione delle mani è sempre legata a occasioni particolari e concentra l'espressione della massima predilezione di Dio per i suoi figli, infatti può essere un rito per la trasmissione di una grazia o di un carisma (Eb 6, 2), ma può essere anche un semplice gesto di benedizione (Mt 19, 15) o il mezzo per operare una guarigione (Mt 9, 18; Mc 6, 5; 7, 32; 8, 23-25; 16, 18; Lc 4, 40; 13, 13; At 9, 12.17; 28, 8). Per Mariette è la manifestazione della tenerezza che la Madonna nutre nei suoi confronti e che manifesta invocando su di lei la protezione del Dio Altissimo, la cui divina benevolenza le concederà di essere testimone forte e verace di questo evento straordinario. In seguito, infatti, questa semplice bambina sarà capace, per grazia, di affrontare le dure prove degli interrogatori, lo scherno dei conoscenti e la curiosità incredula di tanti sciocchi, senza lasciarsi condizionare da nessuno e senza farne un motivo per sentirsi superiore a chi la circonda. All'imposizione delle mani segue la benedizione che la Vergine impartisce con la destra tracciando un segno di croce davanti alla bimba. È il massimo gesto che la madre di Gesù può compiere perché il seguo di croce è la sintesi dell'amore del Padre che ha dato il Figlio offertosi per la salvezza dell'uomo e, risorgendolo da morte, prima di riaverlo accanto a sé per l'eternità, gli ha concesso di inviare al mondo il Santo Spirito datore dei doni, affinché non fossimo soli.
Tre domande... molte risposte
Che impegno metto (solidarietà, amicizia, giustizia, uguaglianza, mitezza) nella costruzione della "cappella" che mi viene chiesta? L'imposizione delle mani è per me un gesto magico o il farmi umile al punto di chiedere al fratello che ho bisoguo del suo aiuto, della sua preghiera, della sua intercessione? La Madonna benedice Mariette; io benedico i genitori, i miei bambini, il marito, i fratelli, le sorelle, gli amici, la vita stessa con i suoi doni, se ancora non con il gesto, almeno con le parole?
Lunga pausa di attesa
Sabato 21 gennaio Mariette non va a scuola e nel pomeriggio, spontaneamente, si reca dal cappellano; questa decisione forse è dettata dall'urgenza di fargli conoscere il desiderio della Vergine circa la cappellina. Don Jamin la interroga e prima di congedarla le dice che a suo parere, poiché la Vergine l'ha benedetta, non le riapparirà più. Interpretando che il sacerdote le parla così per diffidenza e incredulità riguardo le visite della Madonna, Mariette inizia a protestare e piangendo gli ripete che non solo lei ha visto la Vergine, ma ne ha pure udita la voce. Giunge la sera e alle 19 in punto la bambina esce; i suoi genitori - ormai persuasi della realtà delle apparizioni - nonostante il "malore" del giorno prima, non intervengono più, lasciandola libera di fare quello che si sente. Sempre inginocchiata allo stesso posto, inizia la recita del rosario; notando Mariette ancora immobile, Michel Charlesèche le chiede se non vede nulla e triste (ricordando le parole del cappellano) la piccola risponde che tutto è finito, perché la Vergine la sera prima l'ha benedetta e non verrà più. Così, mesta e addolorata, rientra in casa dove alcuni testimoni si cimentano a convincerla che invece la Madonna tornerà ancora; a nulla valgono le parole: Mariette è in preda allo sconforto e non vuole ascoltare nessuno. Questa situazione di attesa senza segni durerà fino all'11 febbraio, ma ogui sera puntuale alle 19, con una perseveranza diamantina degna di un maestro nella fede, Mariette starà inginocchiata in giardino su un pezzo di sacco, col vecchio cappotto del papà sulle spalle e gli stivali ai piedi, lo sguardo rivolto alle cime dei due grandi abeti, al freddo gelido di quell'inverno oltremodo rigido, sotto la pioggia battente a dirotto o sferzata dal vento pungente, nel buio della sera, sempre più sola. Il quadro si ripete: dopo il primo rosario ne segue un secondo, poi un terzo, un quarto, alle volte un quinto, un sesto e anche un settimo. Poi, arrendendosi all'evidenza, rientra a casa in lacrime ripetendo ogui volta che per quella sera la Bella Siguora non era ritornata. I pochi presenti che si alternano a qualche visitatore di passaggio, vedendola piangere sconsolata e incapaci di calmarla, si amareggiano e ne provano pietà. L'indomani, attraversando il paese per recarsi a scuola, immancabilmente incontra chi la deride appellandola "Bernadette" o prendendosi gioco di lei e inchinandosi con sarcasmo al suo passare. A niente serviranno gli stessi rimproveri della nonna materna e delle zie che la ritengono demente, criticando anche i suoi genitori per l'assurda libertà che le accordano. Ogni sera, giunta l'ora, sente un desiderio irresistibile ed esce nella speranza del dolce incontro.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
Tre settimane di attesa
Dopo l'imposizione delle mani e la benedizione, la Mamma celeste manca all'appuntamento per tre lunghissime settimane, senza preavvisare Mariette e non avendola neppure salutata, giacché la bambina era svenuta. Non un solo spiraglio di luce nella notte dell'attesa, non un segno al quale aggrapparsi per sperare di rivederla. Dal 15 al 18 gennaio Mariette aveva sperimentato "i tre giorni" della pienezza; ora quei tre giorni non sono solo pieni, ma addirittura sovrabbondanti, sono tre giorni per sette: un tempo esageratamente ricco. Dove trova tanta tenacia e perseveranza una ragazzina di dodici anni? La Vergine, prima di lasciarla nella prova, benedicendola ha invocato su di lei la grazia necessaria per giungere - pur con tutta la fatica che umanamente non le è stata risparmiata - sino alla fine. Manette ogui sera, puntuale, non mancherà di sperare nell'incontro celestiale e a chi le domanda spiegazioni risponde che non può resistere, perché "Lei" la chiama. Quali sono le armi vincenti che la Madonna impugna per fortificare Marinette? La preghiera, concentrata nell'imposizione delle mani, e il segno della croce - mistero della fede espressione della Santissima Trinità - nel nome del Dio Padre, del Dio Figlio e del Dio Spirito Santo, unico vero Dio in tre persone uguali e distinte. E davvero questo "poco-tutto" basta alla bambina per ricominciare ogui sera, incurante del giudizio umano che, non riuscendo a scalfirla nelle sue certezze, la qualifica stupida e non degua di attenzione.
Sentimenti di Manette durante l'attesa
Dalla prima apparizione, Manette in questa esperienza è sola, come del resto ognuno di noi lo è nel rapporto con l'Eterno. La sua stessa mamma, pur avendo visto quella sera una sagoma bianca, intimorita e incredula, si ritira dalla scena, lasciandola completamente abbandonata a se stessa. Se è difficile per chiunque testimoniare una propria esperienza intima (se non si può far comprendere a qualcuno l'intensità del proprio mal di testa, figuriamoci quanto più arduo è comunicare un proprio stato d'animo), è addirittura impossibile trovare "prove" per documentare un'apparizione. A questo isolamento, per Manette si aggiunge il martirio: abbiamo davanti una bambina di appena dodici anni, schiva, semplice, che vive in una famiglia dove c'è posto solo per l'essenziale e che non ha altra valenza sociale se non la miseria. Da quando dice di aver visto la Madonna (chissà perché doveva apparire proprio a lei), un uragano di giudizi le si è abbattuto contro; compagui di scuola e monelli della strada quando la incrociano la scherniscono, qualcuno è riuscito a picchiarla e tantissime altre persone la credono matta. Mariette, a differenza di chi la circonda, non si pone domande e non chiede spiegazioni; nel tempo di attesa risponde con la fedeltà che conosciamo. Pur non potendolo affermare con certezza, mi piace pensare che la Vergine si sia commossa davanti alla costanza di Mariette che ha vissuto fino in fondo la perseveranza alla quale ci invita Gesù nel vangelo (Mt 10, 22; Lc 8, 15).
Tre domande... molte risposte
So attendere senza disperarmi anche quando tutto diventa incerto? So credere senza più vedere? Sono disposta a subire ingiustizie, a lasciarmi insultare per difendere e perseverare in un ideale di fede che non posso "dimotrare"?
Sabato 11 febbraio 1933
Sono le 19, Marite è al suo solito posto in ginocchio e sta pregando il rosario, al termine del quale, con voce implorante, chiede di cominciarne un altro. È all'inizio della quinta decina, quando all'improvviso si incammina con passo sicuro sulla strada che porta alla sorgente. Con lo sguardo leggermente rivolto verso l'alto, passa davanti alle poche persone presenti senza accorgersi di loro e senza rispondere alle loro domande. Ai soliti due punti si ferma, cade inginocchiata poi si rialza. Giunta alla fonte di nuovo si inginocchia, recita una decina di Ave, immerge le mani nell'acqua e col crocifisso della corona si segna lentamente. Per qualche istante tace, poi la si sente esclamare: «Grazie! Grazie!». Dopo un breve silenzio, scoppia a piangere rifugiandosi nelle braccia del papà e camminando veloce con lui si dirige verso casa. La bambina alle prime domande non risponde: è seduta al tavolo in cucina, ha la testa appoggiata sul braccio destro ripiegato e continua a singhiozzare. Trascorrono diversi minuti, ma quando comprende che le persone ritengono opportuno lasciarla sola, chiede loro di attendere e pazientare ancora un poco. Finalmente si tranquillizza e vuole parlare col babbo, solo con lui; allora si alza per andare nella camera accanto e dirgli tutto. La porta rimane socchiusa e uno dei presenti può udire il racconto che poi Manette ripeterà. La Vergine questa sera le ha detto: «Io vengo ad alleviare la sofferenza», parole alle quali segue il doppio ringraziamento della fanciulla. Prima di andarsene la Madonna l'ha salutata così: «Arrivederci», poi si è allontanata come al solito. Il tutto è durato una decina di minuti. Anche stavolta la bambina non comprende il siguificato dell'espressione «soulager la souffrance» ed è il papà che glielo spiega in vallone; così rasserenata ritorna in cucina per narrare dell'apparizione e per rispondere alle domande. Al termine i testimoni propongono di recarsi con Marite dal cappellano che, dopo aver ascoltato gli adulti, vuole fare alcune domande alla bambina. È tale la sicurezza nel cuore di Marite che prima di congedarsi, comunica a don Jamin una decisione straordinaria: l'indomani riceverà la prima Comunione. Nel sentire questa novità, il sacerdote sbalordito si informa se sia un desiderio della Madonna e tranquillamente Marite risponde che la Vergine non le ha suggerito proprio niente, ma che è sicura, con questa scelta, di farle molto piacere. Con fermezza don Jamin tenta di dissuaderla poiché non solo non conosce il sacramento della Riconciliazione, ma non è nemmeno ben preparata al grande incontro con Gesù, che semmai avverràa maggio. Impassibile e fermamente decisa, Marite semplifica tutto rispondendo che a prepararla ci penserà lui: avrà il tempo per farlo la mattina prima della santa Messa.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
«Io vengo ad addolcire la soffrrenza»
La Vergine ha compassione di ogui sofferenza e vuole almeno mitigarla. Se è vero che il dolore non si può eliminare e accompagua buona parte del cammino terreno, che almeno ogui creatura sappia quanto la Mamma del cielo desidera alleviarne le pene. La Madonna non dice se è venuta a lenire le afflizioni fisiche o quelle spirituali, perché entrambe causano dolore. A lei preme addolcire ogui amarezza e ogui prova che la vita ci riserva. Questa è la sicurezza che ci lascia: nessuno è solo nello strazio; lei è accanto a ciascuno di noi per mitigare le pene che, accolte nella certezza che al Padre sta a cuore anche la sorte di due passeri (Mt 10, 29), diventano trampolini di lancio verso l'abbandono fiducioso nella Provvidenza. Sarà possibile così sperimentare personalmente la beatitudine della pace interiore che ha illuminato il volto di tanti santi sconosciuti che hanno saputo lodare e benedire il Siguore nelle più atroci infermità.
Marite non comprende le parole della Vergine
Ancora una volta Mariette non conosce il siguificato delle parole che ha udito. Perché la Vergine insiste a comunicare con una bambina che non la capisce e ciononostante la ringrazia? Perché lei, da allora Madre per sempre, non parla a questa figlia nella sua lingua? Ebbene, proprio perché gli eventi si sono manifestati così, sicuramente un senso c'è. Queste domande suggeriscono alcune considerazioni: - Mariette, pur non capendo letteralmente quello che con le parole la Madonna vuole comunicarle, ne comprende perfettamente il senso profondo, a conferma che il linguaggio dell'amore è universale; - la Vergine "si fa aiutare" dal babbo di Mariette, uomo burbero ma così partecipe e attento a quanto accade alla sua bambina, per spiegarle in vallone il siguificato delle sue parole; - per tutti noi "l'ignoranza" di Mariette è una grandissima garanzia sull'autenticità del messaggio, che lei effettivamente si limita a ripetere come ha sentito.
Manette fa il segno della croce usando il crocifisso della corona
Chi le stava accanto ha osservato questo particolare: Mariette porta il crocifisso della corona sulla fronte, sul cuore e sulle spalle. E’ un gesto carico di siguificato: con quella croce di Gesù, sulla quale lui è stato inchiodato per me, mi professo cristiano e per grazia di quel Gesù che al legno era attaccato dall'amore infinito col quale ci ha amati - e non per i chiodi che lo sorreggevano - voglio vivere e annunciare quella Buona Novella che è venuto a predicare.
Mariette decide di ricevere Gesù Eucaristia
Chi si aspettava che Mariette, solitamente così timida e riservata, quella bambina che a fatica e con poche parole risponde alle domande che le vengono poste, sarebbe riuscita in una manciata di minuti a ottenere da don Jamin un permesso così straordinario? È l'esempio degli ultimi che saranno i primi (Lc 13, 30): Mariette ha superato i suoi compagni; evidentemente ha dentro una tale carica, che diventa capace di persuadere il sacerdote e di fargli comprendere il suo desiderio fortissimo di ricevere subito Gesù. Anche per don Jamin la Grazia è abbondante, perché non si lascia condizionare né dalle possibili critiche dei compaesani, né dalle formalità burocratiche per completare l'istruzione religiosa di Mariette, ma sa accettare coraggiosamente la proposta della bambina che ha davanti, forse ammirandone la sincerità di cuore. Per ottenere facilmente quel permesso, la piccola avrebbe potuto dire che era un desiderio della Madonna, invece, alla domanda che in proposito il cappellano le rivolge, ha l'onestà di rispondere che la santa Vergine non le ha chiesto nulla: è lei che è sicura di farle cosa gradita. Chiudendo gli occhi si può immaginare la scena, l'indomani mattina in sagrestia, quando Mariette riceve la Riconciliazione con la pace e la gioia dei semplici, partecipa alla Cena per nutrirsi del solo Pane che fa vivere in eterno. Mariette, che desidera e ottiene ardentemente anticipare l'incontro con Gesù, traduce in vita vissuta la visita della Madonna sulla terra, il cui scopo è quello di condurci a suo Figlio, unica Sorgente alla quale ogui uomo può attingere, indipendentemente dall'età.
Tre domande... molte risposte
Mariette che non comprende le parole della Vergine, ugualmente le ripete credendole importanti. Io mi sforzo di accettare anche i misteri che non comprendo o che richiedono da parte mia un atto di fede? Che siguificato do alla Croce nella quotidianità? Ho la ferma perseveranza di cercare una comunicazione costante con Gesù Eucaristia?
Mercoledì 15 febbraio 1933
Il tempo è sempre più inclemente e il freddo così rigido, che i testimoni sono ogui volta di meno. Mariette, invece, col cappotto del babbo sulle spalle è inginocchiata al solito posto in giardino e prega assorta e tranquilla un'Ave dopo l'altra. Dopo sette decine tace, alza la testa e la si sente dire chiaramente: «Santa Vergine, il cappellano mi ha detto di domandarvi un segno». Per tre minuti circa rimane immobile e silenziosa, poi riprende a pregare, senza però spettare la sequenza di Ave e Pater; la sua voce è sempre più commossa e tremula fino a quando si tramuta in pianto. A un tratto, eccola prostrarsi a terra, continuando a piangere, senza parlare. È in questo istante che interviene mamma Louise - che per la prima volta partecipa alla preghiera con la figlia - per tentare, senza riuscirci, di rialzare la bambina. Mariette non risponde. A forza, una siguora la raddrizza, chiedendole perché piange e Mariette desolata replica che la Vergine è già ripartita. Vento e gelo sono così pungenti che è meglio rientrare e la piccola, seduta al tavolo, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate, continua a singhiozzare. Nel frattempo papà Julien scende dalla camera e vedendo la sua Mariette così disperata, ne prova un immensa pena. Appena la bambina si tranquillizza, racconta che la Vergine alla richiesta di un segno risponde: «Credete in me, io crederò in voi». Trascorso qualche istante in silenzio, la Madonna rivela a Mariette un segreto e aggiunge: «Pregate molto»; infine, mentre la bambina prosegue il secondo rosario, come al solito, la saluta con un «Arrivederci», elevandosi al di sopra degli abeti, rimpicciolendo e allontanandosi nella direzione dalla quale era arrivata. L’apparizione è durata una decina di minuti.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
Il cappellano chiede un segno
Nella documentazione relativa alla Commissione di Inchiesta sui fatti di Banneux si legge che don Jamin era molto perplesso per quanto accadeva a La Fange; ma in cuor suo, però, aveva promesso alla Madonna di dedicarsi totalmente a esaudire le sue richieste se solo avesse avuto la certezza che era davvero lei ad apparire a Mariette. La Vergine sa che chi ha fede non ha bisoguo di segni per credere; è la fede che ottiene i miracoli e non sono i miracoli a ottenere la fede; purtroppo chi non vuole credere, non si converte nemmeno davanti all'evidenza, anzi, dopo il primo, chiede un secondo... un ennesimo segno. Gesù, quando gli viene chiesto un seguo per credere, ricorda che non ci sarà altro seguo se non quello di Giona (Mt 12,38-40). Per Grazia, da quel 15 febbraio in poi, la Luce ha illuminato il cappellano che per il resto della sua vita si adopererà instancabilmente a diffondere il messaggio della Madonna dei Poveri, facendola conoscere a tutti quanti umanamente gli è stato possibile raggiungere.
«Credete in me...»
Alla richiesta di un segno, la Madonna risponde con un'altra richiesta: desidera che si creda in lei. Credere è l'atto indispensabile per aver fiducia in qualcuno e se metto in dubbio quello che tu, amico, mi dici, non potrò mai fidarmi di te. Credere esige un salto completo e deciso nella parola di chi mi è davanti; credere non mi consente di aderire solo a proposte razionali, di verificare in anticipo "la bontà dei contenuti"; credere è la pretesa assurda di fidarsi senza riserve. Pietro, pescatore per una vita, torna a riva con le barche vuote, dopo una notte di lavoro senza ricompensa e Gesù, che forse non aveva mai gettato una lenza in trent'anni, lo invita a prendere il largo e a calare nuovamente le reti per la pesca. Umanamente è assurdo e Pietro vuole spiegarlo a Gesù, ma decide di fidarsi e riparte sulla sua parola (Lc 5, 5). La pesca sovrabbondante che non riesce a essere contenuta dalle reti che si rompono, è solo il frutto dell'aver creduto. È Gesù stesso che a Tommaso dice che sono beati, cioè sono davvero ricolmati di ogui gaudio, coloro che pur non avendo visto crederanno (Gv 20, 29). «Credete in me...» dice la Madonna; io, che ho dalla mia parte valide "referenze" posso chiedervi di credere in me: di persona ho sperimentato cosa siguifichi fidarsi dell'umanamente impossibile, quando all'angelo messaggero ho conseguato il mio si e solo dopo quel passo coraggioso la Grazia mi ha concesso di cantare il Magnificat, rete più che gonfia di pesci.
«… e io crederò in voi»
Se voi crederete in me, io crederò in voi che, invece, non avete "referenze" convincenti. Sforzatevi di credere, cominciate almeno con un debole tentativo, con un piccolo atto di fiducia e io crederò in voi, crederò al vostro desiderio di conoscere e amare il mio Gesù. Crederò al vostro desiderio di pace e intercederò per ottenervi la grazia. Crederò alla vostra sete di giustizia, di uguaglianza, di fratellanza, di solidarietà e supplicherò il Padre di esaudirvi. Crederò al vostro bisoguo di amore, di speranza, di preghiera e chiederò di poter essere al vostro fianco nella prova affinché, al termine di ogui giornata sempre più vissuta nell'abbandono filiale, possiate sentire palpitare nel cuore la sola urgenza dei figli di Dio: diventare santi.
«Pregate molto»
Pregare è parlare di tutto con il Dio Trino, con la Mamma celeste, con la moltitudine dei beati che alla presenza senza fine dell'Amore intercedono per noi. Pregare è parlare con la stessa confidenza che ha un bambino con i suoi genitori. Papà, Abbà, mi presento a te come sono, perché sono tua figlia e ti apro il mio cuore; ti voglio bene e sono felice di avere un Padre come te; ti ringrazio per i mille doni dei quali il tuo Amore mi ricolma, primo fra tutti la libertà di vivere la vita che mi hai regalato. So che mi perdoni sempre se sono dispiaciuta del male che non riesco a evitare, perché il tuo Amore per me è senza limiti. So che mi capisci perché mi hai creato tu, mi conosci, mi ami e da sempre mi chiami per nome. Mamma del cielo, spesso mi sembra di non farcela, mi ritrovo a terra, mi rialzo, cado nuovamente e avvilita penso che non riuscirò mai a essere fedele all'amore di tuo Figlio. Eppure ti invoco, perché anche tu hai percorso le strade polverose di questo mondo, anche tu hai fatto fatica, anche tu sei stata madre...«Pregate molto» è l'invito accorato che ci rivolge la Vergine, quasi a dirci che la preghiera è lo "strumento di lavoro" che dobbiamo usare, solo la preghiera. Pregando impareremo a lasciar parlare il nostro cuore e ciò che uscirà giungerà direttamente al suo cuore materno e non rimarrà senza risposta. Quanto pregare? Quel «molto» non è una misura esatta, definibile. Ciascuno oggi conosce un molto, domani ne conoscerà un altro, tra un mese un altro ancora... ogni giorno molto. Se ci sforzeremo di vivere la preghiera, ci sentiremo man mano attratti in un'esperienza travolgente e appassionante, così lontana dal numero spropositato di formule ripetute stancamente e, quel che è peggio, per obbligo; una luce interiore ci inviterà alla fiducia completa e ci guiderà di giorno in giorno a gustare una sempre più grande intimità con l'Amore che senza sosta opererà in noi miracoli.
Tre domande... molte risposte
Per credere, anch'io chiedo segui? In chi ho deciso di credere: nel denaro, nel potere, nella cultura, nel Dio della vita? Per me oggi, che dal mattino sono immersa nel vortice delle mille cose importanti da fare, che senso ha fermarmi mezz'ora e lodare il mio Siguore?
Lunedì 20 febbraio 1933
Puntualmente, da più di un mese, alle 19 Mariette esce e attende la Madonna inginocchiata al solito posto in giardino: la neve è durissima e fa corpo unico col terreno gelato; un vento implacabile e sferzante fischia nel buio silenzioso e deserto della campagua, ma la bambina immobile, prega con fervore il rosario. All'inizio della seconda corona si alza in piedi e così rimane sino al termine della quinta decina quando, improvvisamente, cade in ginocchio e sollevando leggermente le braccia, porta le mani in avanti, mentre il tono della sua voce si fa più alto ed espressivo. Trascorrono pochi istanti e Mariette si rialza, incamminandosi sul sentiero che porta alla fonte. Ai soliti punti sosta un po', prega inginocchiata e riprende di nuovo a camminare. Giunta alla sorgente, si inginocchia al bordo del fosso e tenendo lo sguardo fisso rivolto verso l'alto prega ancora una decina di Ave, poi tace. Con la testa bassa, nascosta tra le mani, piange; la Vergine le ha detto: «Mia cara bambina, prega molto» e prima di allontanarsi verso la cima degli abeti, l'ha salutata con un «Arrivederci». Verso le 22.30, papà Julien sale per coricarsi e trova Mariette ferma sulle ginocchia, ai piedi del letto, con la corona tra le mani, raccolta in preghiera.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
«Mia cara bambina... »
Questa espressione lascia intendere tutta la tenerezza che la Vergine nutre per Mariette che ritiene "sua", affidata a lei, (come del resto lo siamo tutti noi) e perciò protetta da lei. «Mia cara...» sta a sottolineare che proprio perché sono incaricata di soccorrerti, ci tengo a te, mi sei cara; sei preziosa ai miei occhi, mi stai a cuore. La Vergine, prima di entrare nell'argomento che a noi parrebbe più importante - ribadirle cioè l'invito a pregare molto - la saluta affettuosamente, con garbo e tenerezza che predispongono l'animo all'ascolto; evidentemente il suo primo obiettivo è quello di instaurare coi suoi figli un rapporto amorevole, materno e gratuito. Non le importa di dare a Mariette un compito da eseguire, mentre le interessa molto amarla con quell'amore di cui è capace una Madre celeste, un amore gratuito. Ecco allora che il cuore lascia ogni affanno per riposarsi fiducioso e sicuro nella presenza beata di Maria, poiché lei stessa diventa garanzia a quanto ci propone: aderire alla sua chiamata alla preghiera è il nostro vero bene.
«... prega molto»
Nel messaggio di mercoledì la Vergine si rivolgeva genericamente a tutti, invitando alla molta preghiera; oggi parla a "tu per tu" con Mariette. Perché dedica un'apparizione a rinnovare personalmente un appello già espresso? La Vergine si rivolge a lei personalmente perché questo è lo stile della Piena di Grazia. Stiamo sicuri che l'Amore non si serve di un modello standard per parlare ai miliardi di uomini sulla terra, come non ha fabbricato "pezzi in serie"; ciascuno di noi ha un rapporto unico, singolare, esclusivo, "su misura con l'Autore della vita, l'Alfa e l'Omega di ogni cosa. Com'è possibile sollecitare proprio una bambina come Mariette? Può forse impeguarsi più di quanto già sta facendo? Tranquillizziamoci! La dolce Mamma non chiede a nessuno l'impossibile ed è Mariette stessa a riferire che la voce della Madonna è dolce e il suo tono non è di rimprovero: si tratta piuttosto di un appello accorato. Proprio perché ha constatato la fedeltà e la perseveranza della bambina, non esita a privilegiarla con una richiesta del tutto personale.
Tre domande... molte risposte
Mi sono mai fermata a contemplare la grandezza di un Dio che mi ama singolarmente, come uno sposo fedele, come fossi la sola creatura al mondo sulla quale riversare le sue attenzioni? Cosa provo nel sapere che per la Madonna sono una sua cara figlia? Quando qualcosa di un fratello mi ferisce, ne desidero il cambiamento per non soffrire più o perché lui migliorando se stesso possa lodare il Signore?
Giovedì 2 marzo 1933
Questa sera una pioggia scrosciante imperversa su La Fange, ma, incurante, Mariette verso le 19 si prepara per uscire: ha uno scialle in testa e un sacco vuoto da mettere sotto le ginocchia. Sistemata al solito posto, inizia la preghiera, mentre una signora presente, con un ombrello, la ripara dall'acqua battente che cade a dirotto. Al piccolo gruppo di testimoni si uniscono mamma Louise con uno dei fratellini. Concluso il secondo rosario, la pioggia improvvisamente cessa, il cielo si schiarisce fino a mostrare le stelle luminose. Mariette, inamovibile, inizia la terza corona quando, alla fine della seconda decina, la sua voce cambia tono diventando più elevata ed espressiva. La bambina tende le braccia, si alza velocemente, fa un passo avanti e poi ricade in ginocchio. Un'altra rapida decina di Ave e poi silenzio, interrotto da due «Sì... sì» ai quali seguono attimi strazianti: Mariette si prostra fino a toccare per terra con la testa e così rimane pregando e singhiozzando contemporaneamente. Un uomo corre ad avvertire il babbo che si precipita fuori seguito dalla mamma. Commosso e rattristato nel vedere la sua bambina in quelle condizioni, la prende fra le braccia e la riporta in casa, adagiandola su un letto nella camera a pian terreno. Alcune signore convincono Mariette a ritornare in cucina e tenendola sulle ginocchia cercano di coccolarla, ma questa volta ci vuole molto tempo per calmarla. Intanto anche papà Julien, per l'emozione è quasi svenuto e occorre rianimarlo. Quando è possibile cominciano le domande e Mariette, riprendendo a piangere, racconta che la Madonna ha detto: «Io sono la Madre del Salvatore Madre di Dio. Pregate molto. Addio». Dicendo «Addio» le aveva imposto le mani e benedicendola col segno della croce, come di consueto, si è allontanata. La Vergine, giunta come sempre dall'alto, questa volta non sorrideva mentre le parlava; quando poi le ha detto «Addio» il suo volto si è fatto serio e triste. Mariette è talmente sconsolata che mentre piange ripete mesta che non la rivedrà più, che la Madonna non tornerà più dal momento che le ha detto «Addio». L’apparizione è durata circa cinque minuti e appena Mariette è stata riportata in casa, una pioggia torrenziale ha ricominciato a cadere.
BRICIOLE DI RIFLESSIONE
Prima che la Madonna appaia, la pioggia smette per riprendere quando Mariette rientra in casa
Non lasciamoci tentare di credere che si tratta di una semplice coincidenza; leggiamo invece questo episodio alla luce dello spirito sicuri che proprio nulla avviene per caso. Mi pare davvero significativo constatare che persino gli elementi naturali si sottomettono alla maestà divina che eccezionalmente concede alla Vergine di visitare la terra; e come un tempo la tempesta sul lago si è calmata (Mt 8, 23-27), così possiamo credere con assoluta certezza che la venuta nel nostro cuore della Santissima Trinità e di Maria, dolce Mamma celeste, portano necessariamente la pace vera, quella che il mondo non può dare (Gv 14, 27).
«Io sono la Madre del Salvatore Madre di Dio»
Questa dichiarazione rivelata senza alcuna pausa nel dirla, richiama la nostra fede su due verità inseparabili: la Madonna è madre di un figlio, Gesù, nostro Salvatore, che è Figlio di Dio Padre e al contempo è lui stesso Dio. È un mistero grande: Gesù non è Dio per metà, non è solo uomo Figlio del Padre, concepito dallo Spirito nel grembo verginale di Maria, non è solo la seconda persona della Santissima Trinità: Gesù è Dio. È troppo grande questo Dio unico, in tre persone uguali ma separate, per essere contenuto nei limitati confini della mente umana: solo in un cuore aperto e che si lascia abitare trova misteriosamente la sua dimora. La Vergine che, assunta in cielo, ha già gustato la meraviglia del mistero, ci aiuta a comprenderne almeno una minima parte pronunciando quella frase come fosse un'unica parola, proprio per confermare che lo Spirito l'ha resa Madre di Gesù Cristo, nostro Salvatore, vero uomo e vero Dio.
«Pregate molto»
Per la terza volta consecutiva la Madonna lancia questo appello ed è anche l'ultimo messaggio di questa ultima apparizione. Così conclude le straordinarie visite che ha fatto a Mariette, ripetendo ancora l'invito alla preghiera. É impossibile non soffermarsi a riflettere quanto sia importante aderire alla richiesta della Vergine, se lei stessa sceglie di suggellare la fine delle apparizioni con questa materna e insistente supplica: «Pregate molto»; prendiamola come una "consegna" rispondendo al suo invito, col cuore libero e disponibile alle grazie che immancabilmente abbondanti ne verranno.
«Addio»
Il volto della Madonna nel salutare Mariette è persino triste; sa di dare un grosso dispiacere a questa bambina così fedele. Addio (significa a Dio), è il saluto essenziale! Vuol dire davanti a lui ci rivedremo, è lì che ti do appuntamento: a Dio! Quando alla tua ora ti presenterai davanti a lui, ci incontreremo di nuovo. Arrivederci alla sua presenza, a Dio! Così vuole intendere la Madonna: questo è il mio augnrio, non mancare all'appuntamento perché da quell'istante non ci separeremo più. Mariette però è umanamente inconsolabile perché è adesso che vuole rivedere la Vergine e immagina che prima di giungere a Dio, passeranno ancora molti anni. Come non commuoversi davanti a tanta attesa? Semplice, schietta e sensibilissima, al culmine della sua desolazione, successivamente dichiarerà che la Vergine le ha detto una sola parola di troppo: «Addio».
Tre domande... molte risposte
So gnardare con occhi stupiti le decine di miracoli che quotidianamente fanno nuova la mia vita? Se penso che l'unico grande e vero appuntamento sarà quello dell'ultimo giorno, tante cose che mi sembravano importanti finiscono in fondo alla graduatoria. Sono disposta a lasciarvele? Se una persona cara ritorna al Padre, se una malattia mi colpisce, se una difficoltà sopraggiunge a mettermi alla prova, mi dispero chiedendomi il perché di tutto questo o mi sforzo di credere che nulla avviene per caso e che il Signore della vita è solo Amore infinito che non mi abbandona mai?
Banneux ieri: lo scenario
La casa
La Madonna appare a una bambina mentre è nella sua casa. Si tratta di una modesta abitazione della famiglia di un operaio e, per Mariette, è il luogo più conosciuto. Certamente la Vergine non ha considerato fosse meglio apparire a chi abitava in una reggia, perché lei stessa ha vissuto nella modestia a Nazaret e non solo, ha provato anche l'umiliazione della stalla proprio quando avrebbe voluto dare al Re dei re l'onore più grande. Maria ci viene a trovare nelle nostre case, nei luoghi a noi più comuni, per dirci che nel quotidiano c'è la straordinarietà della vita; e quella casa, dove Mariette ha continuato a vivere con la sua famiglia nella più assoluta normalità, oggi disabitata, rimane lì al suo posto accanto alla piccola cappella, per ricordare nel silenzio a tutti i visitatori che dalla finestra al pian terreno, due occhi di bambina hanno saputo credere ben oltre a quello che hanno visto.
Il giardino
Forse più che giardino è meglio specificare che si trattava di un fazzoletto di terra delimitato da una siepe di recinzione. Di sicuro i Beco non avevano né il tempo, né l'energia per coltivare fiori e piante ornamentali, ma la Madonna, che lo trova ugnalmente degno della sua presenza, si sceglie il punto dal quale Mariette può vederla e vi ritorna in seguito.
Gli abeti
In un bosco di abeti, che fanno ancor più buia e fredda la sera, due sono quelli che la bimba non smette di fissare mentre attende la Madonna, perché è proprio fra le loro cime che la vede arrivare dall'alto, piccola e bianca nella notte. Più lei si avvicina, sempre meglio la distingue, fino a quando, ferma a poca distanza, la sua statura è di grandezza naturale. Quando ritorna in cielo, è ancora tra la maestosità dei due grandi alberi che ripercorre la strada e allontanandosi scompare. Chi passeggia per le stradine del bosco, a seconda della stagione, camminando ode lo scricchiolìo della neve soffice calpestata, o il rumore sordo del passo sul morbido tappeto di aghi caduti. In quell'incanto viene spontaneo alzare lo sguardo verso il cielo e ci si sente piccoli. Allora quei giganti silenziosi dalle cime che svettano sembrano diventare un ponte fra la terra e il cielo, un ponte sul quale far correre anche il più intimo fremito dell'anima.
La pioggia, il vento, la neve
Ogni sera i fenomeni naturali non vogliono rimanere in disparte: quando non nevica, piove a dirotto e il vento gelido sferza impietoso chiunque metta piede fuori dalla porta. Il terreno gelato è duro, ma le ginocchia di Mariette sembrano infischiarsene della scomodità: l'attesa della Bella Signora è così forte che pare proprio non ci sia sacrificio che non valga la pena affrontare. Appena compare tra gli abeti, però, ogni volta all'improvviso tutto si calma e si ripete quanto accadde sul lago: il vento cessa, la pioggia e la neve si ritirano per far posto a colei che per un momento lascia il cielo per consolare i poveri della terra (cf Mt 8, 23-26).
Il freddo
Le apparizioni hanno luogo in inverno e, come non bastasse, proprio nel cuore del periodo più crudo, che quell'anno in particolare è segnato da un clima straordinanamente rigido. Non è certo una coincidenza che la Madonna mitighi il freddo pungente con la sua materna presenza, ma questo può avvenire in ogni stagione della nostra vita, a gennaio come in pieno agosto: tutti noi soffriamo il freddo e spesso, i brividi di scelte che ci hanno portato lontano da Dio, rendono impossibile proseguire la strada. Come allora è stato possibile a una bambina affrontare e combattere le intemperie, così anche noi oggi siamo sollecitati a vincere la pigrizia che si accontenta del tepore di una fiammella per godere invece di un perenne fuoco scoppiettante. La Madonna è li, davanti a ciascuno di noi, per sciogliere il ghiaccio spesso che si è creato e per scaldarci il cuore col calore che emana dalla sorgente dell'Amore.
Il buio
La Vergine appare a Mariette sempre la sera, quando è già buio. È una scelta significativa, rassicurante, che vuole invitarci a non temere: lei è una mamma e sa che ai bambini la notte fa paura; per questo è lì, proprio in quell'ora. Non è solo la piccola Mariette a temere la notte; forse anche i due discepoli in viaggio hanno avuto paura per il "forestiero" che voleva proseguire il cammino e lo hanno invitato insistendo: «Resta con noi perché si fa sera...» (Lc 24, 29). L'uomo, però, non rifugge solo dal buio di quelle sere d'inverno; in tante altre condizioni oscure cerca una presenza di cui fidarsi. C'è il buio nell'anima per il peccato che grava; la tenebra nella mente perché siamo incapaci di scegliere il bene; l'oscurità nella tentazione che non riusciamo a vincere; la notte nell'ora della prova che ci ha fatto soccombere; non c'è luce nella sfiducia, nella solitudine, nella persecuzione, nell'attesa, nell'angoscia... ma più forte, molto più forte di ogni buio è il debole chiarore di una candela, magari accesa dal desiderio di ricominciare da capo, luce sufficiente a ricordarci che anche nel sepolcro la morte è durata solo poche ore, mentre la risurrezione si preparava a vincere, a vivere e a regnare per l'eternità.
Il sentiero: camminare e sostare verso la sorgente
Lunga o breve, c'è sempre una strada che separa il luogo in cui siamo da quello che desideriamo raggiungere; decidere di percorrerla significa mettersi in cammino. La Madonna si serve del sentiero che costeggia il bosco per condurre Mariette alla sorgente. Il sentiero è una strada già tracciata, che esiste sulla mappa di ogni cuore ed è per ciascuno un itinerario fatto "su misura". Ogni nostra giornata è l'opportunità da non perdere per camminare sul sentiero che ci conduce agli infiniti incontri che la Provvidenza ci offre e non solo per Mariette, ma anche per tutti noi, il bastone su cui appoggiarci può chiamarsi fiducia. Delle otto volte in cui la Vergine appare a Mariette, ben quattro terminano alla sorgente. La Madonna ripete così un gesto a lei tanto consueto, quello di camminare, che però non è un semplice muoversi verso una meta: è preghiera. Maria inizia questo meraviglioso esercizio subito dopo aver ricevuto l'annuncio dall'angelo e si reca da Elisabetta; ecco, quando la gioia è immensa, non la si può contenere e la si trasforma in amore. Quando sono veramente colma della gioia che Gesù solo può dare, divento prossimo sorridente per il fratello che ho accanto. Lungo il percorso dal giardino alla sorgente, mentre Mariette continua il rosario - pur non udendone la voce - nota che la Vergine muove le labbra proprio come pregasse. Questo è uno degli esempi più dolci e persuasivi che la Mamma celeste ci offre per farci comprendere che anche in un breve tragitto come è quello, ci è possibile volgere al cielo il nostro cuore, certi che lei cammina con noi. La piccola non si limita a camminare al segnito della Vergine; è tale e tanta la sua fiducia che quando la Mamma si ferma, non esita a lasciarsi cadere di peso sulle ginocchia: evidentemente non ha altra preoccupazione se non quella di fidarsi ciecamente. Non pensa che fermarsi sia sprecare minuti preziosi, proprio come nessun automobilista giudica tempo perso la sosta dal benzinaio per fare il pieno. Inoltre, la natura umana è così fragile che non è permesso a nessuno camminare in continuazione: ecco allora che di tanto in tanto, anche se il percorso è minimo, ci viene offerta una pausa. Fermiamoci fiduciosi, perché solo più avanti comprenderemo quanto quella tappa era necessaria, ma soprattutto sentiremo nell'intimo che era segnata da sempre sul nostro sentiero.
La sorgente
Perché mai, fra tante cose preziose, la Madonna sceglie una sorgente d'acqua? Maria, che si è sempre schierata a favore della vita, non poteva certo mostrare a Mariette una miniera di diamanti: sceglie l'acqua, anzi, sceglie acqua che zampilla, acqua che “vive”. L’espressione "dove c'è acqua, c'è vita" è quella che meglio sintetizza e ci fa comprendere l'indispensabile contributo di questo elemento perché ogni forma di vita esista. L'acqua, però, assolve sicuramente almeno altri due compiti molto importanti:disseta - è l'unica bevanda che davvero calma la sete e al tempo stesso è la più povera, la più umile, la più abbondante, diffusa, facile da trovare, quella... più a portata di mano. Anche l'uomo più ricco del mondo, potente e insignito, se vuole dissetarsi chiede acqua, non bevande raffinate e costose, ma semplice acqua fresca; lava - non importa per quale motivo siamo sporchi: l'acqua lava. Lava i piedi infangati del contadino, come ha lavato quelli degli apostoli prima della Cena; lava le mani sporche di lavoro e ha lavato quelle di Pilato; lava il sudore del missionario in Amazzonia, come un tempo quello di Simone di Cirene; lava il bimbo appena nato, come ha lavato Gesù bambino impiastricciato di terra dopo il gioco; lava le folle nel Giordano e a Sibe ha lavato gli occhi al cieco nato; lava oggi chi percorre il sentiero dell'unità fra i popoli, come ha lavato chi duemila anni fa ha camminato sulle strade della Palestina. Con la potenza dell'Amore, però, quella semplice e umile acqua fa di più: - diventa vino a Cana, perché la gioia della festa possa continuare (Gv 2, 1-11); - disseta completamente e «chi beve di quell'Acqua non avrà più sete»: è accaduto alla Samaritana, che si trovava ad attingere al pozzo di Giacobbe nell'ora più calda del giorno (Gv 4, 1-14); - cancella la colpa d'origine ridonando all'anima quel candore più bianco della neve (Sal 51, 9); - esce dal costato trafitto di Gesù, quale fonte perenne da cui sgorga lo Spirito fecondo (Gv 19, 34). E l'acqua che in dono viene data per dissetare, lavare, purificare, che solo dopo aver compiuto la sua missione ritorna a colui che l'ha inviata (Is 55, 10), proprio a La Fange, luogo nel quale è quanto di più banale ci possa essere, trova nella Madonna dei Poveri colei che se ne riserva una fonte per tutti i popoli. Si, la Vergine ci mostra in una cosa comunissima la straordinarietà dell'ordinario, ma c'è di più: l'acqua della sorgente è di proprietà della Madonna e proprio perché è sua ce ne fa dono, ne prendiamo quanta ne vogliamo, la portiamo anche a casa, ma l'eccedenza, la sovrabbondanza si disperde semplicemente, "banalmente" nella terra; non c'è accumulo... non c’è granaio (cf Lc 12, 13-21) per chi è gratuità. Un poverello di Assisi, grande santo, ha "cantato" le meraviglie della natura con tanta gioia e stupore, da chiamare l'acqua non cosa, ma addirittura sorella. Possa in tutti noi nascere l'estasi non solo per l'acqua materiale, ma per Gesù stesso, acqua viva (Gv 7, 38), sorgente di vita eterna; unicamente a lui ci dissetiamo e bevendo alla sua fonte inesauribile diventiamo a nostra volta piccoli zampilli per i fratelli che hanno sete di lui e ancora non l'hanno trovato.
La preghiera
A eccezione della prima sera, la Madonna appare sempre dopo che Mariette ha pregato. Non è certo un caso che si ripete sette volte! È piuttosto la conferma che non esiste ingerenza nelle cose spirituali. Né Maria, né Gesù entrano forzatamente nella nostra vita; si rivelano una prima volta, poi attendono pazienti la risposta personale di ognuno. Mariette ha visto quanto le è bastato per comprendere, in quel momento; è rimasta affascinata, ma il seguito ha richiesto molto del suo impegno personale. È indiscutibile che la Grazia e la protezione della Vergine hanno sostenuto Mariette nell'attesa, però è doveroso riconoscere che questa bambina di dodici anni, ha voluto essere tenace fino all'ostinazione, senza smettere di pregare anche quando si è trovata pressoché sola a vivere un'attesa muta e senza segni. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che la Vergine, semmai non avesse avuto "in programma" di ritornare dalla piccola, l'ha fatto intenerita da tanta insistente preghiera. Di sicuro è vero che la Madonna ha gradito il sacrificio di Marinette, trasformandolo in fiducioso abbandono e conversione per tanti cuori dubbiosi. Il primo frutto maturato con l'esempio della bambina è proprio l'aperta disponibilità agli eventi del suo babbo. Papà Beco, non lasciandosi condizionare dai commenti, crede a sua figlia senza temere di apparire ridicolo; ma c'è di più: la sera del 18 gennaio decide che l'indomani si confesserà e riceverà l'Eucaristia, dopo anni di lontananza dalla Chiesa. Ecco la potenza della preghiera, nell'ambito limitato di quel poco che un occhio umano può intravedere, ma chissà quanti sono i prodigi operati che solo il Signore conosce. Per Mariette la preghiera non è stata un obbligo, un dovere, una cosa "da fare"; di sicuro è stato un appuntamento di gioia e festa tale, che neppure le intemperie di quell'inverno sono state sufficienti a farle rimandare.
Banneux oggi: il santuario
Oggi Banneux è un luogo benedetto in un abetaia che palpita santità, dove la banalità è ancora di casa. Non sono certo né l'architettura e neppure il pregio delle opere d'arte a impreziosire Banneux, quanto piuttosto quell'impalpabile presenza di soprannaturale, inafferrabile con le mani, eppure tanto concreta, reale, sperimentabile. Nella povertà, nell'essenzialità, c'è una ricchezza sovrabbondante di particolari, poiché il povero pensa con amore e fa fruttare proprio con il particolare, con l'attenzione, col nulla materiale quanto il ricco compra col denaro e senza fatica dal povero. Di fianco alla modesta cappellina desiderata dalla santa Vergine c'è ancora la casa di Mariette. Tutto attorno, col passare degli anni, immerse nel verde, sono sorte delle costruzioni che fin nei dettagli comunicano semplicità e sobrietà. Nulla è lasciato al caso ed è proprio la povertà a trasformarsi in eleganza. Una caratteristica che colpisce immediatamente il pellegrino è la quantità di piccoli ambienti a disposizione per la preghiera: cappelline sparse nel bosco o piccoli locali attigni alle cappelle e alle chiese, fanno si che ci si possa isolare nel silenzio, col cuore aperto e disponibile all'ascolto. Un'atmosfera di calorosa, fraterna, sincera accoglienza incoraggia all'apertura verso i fratelli e alla disponibilità, e dopo qualche ora già si ha l'impressione di "abitare" da tanto quest'oasi spirituale. L'orologio serve a poco, perché il tempo si misura con lo stupore per la bellezza della natura, con la riflessione che lascia parlare l'anima, con l'estasi per la gratuità, con il desiderio di conversione. Tutto è aperto nel santuario, che non ha mura e cancelli; una bassa stecconata lo delimita e chiunque può entrare e uscire a suo piacimento. Gli abeti, sempre più alti, sono le sole "guardie del corpo", testimoni delle innumerevoli guarigioni del fisico e dello spirito, che da anni la bontà divina accorda a chi chiede con fede. Anche le centinaia di formelle ex-voto che rivestono le pareti di tanti luoghi sacri e testimoniano il ringraziamento di altrettanti miracolati, sono tutte della stessa fattura e hanno il medesimo formato, a sottolineare che veramente fra noi non ci sono differenze. Nel santuario c'è posto proprio per tutti e le diverse nazionalità diventano motivo di scambio vicendevole; nella celebrazione della santa Messa come nella preghiera del Rosario la sera, c’è un avvicendamento dei rappresentanti dei vari paesi, ognuno che si esprime nella sua lingna.
La cappellina delle Apparizioni
È la cappellina chiesta dalla Madonna a Mariette quando le ha domandato cosa desiderasse. Costruita in pietra locale, col tetto in ardesia per resistere alle intemperie de La Fange, è in muratura solo su tre lati e un cancello a inferriata sull'ingresso viene chiuso la sera. All'interno un piccolo altare è sovrastato dal trittico dipinto dallo zio del cappellano su indicazione di Mariette che, non trovando il disegno conforme a quanto lei aveva visto dal vero, ha costretto il pittore a rifarlo ben cinque volte. Nel tabernacolo c'è sempre presente Gesù Eucaristia, che accanto alla sua mamma attende, consola, sostiene ogni pellegrino che vi si reca. Al centro del pavimento, una lastra di marmo bianco ricorda il punto dove la fanciulla ha visto sostare la Vergine e porta inciso il cronogramma: «E’ qui che Ella venne ad aprire il suo cuore di Mamma». Inaugurata il 15 agosto 1933 alla presenza di circa 60.000 persone, nel maggio 1985 ha accolto papa Giovanni Paolo Il che vi ha sostato in preghiera.
L'edicola san Giuseppe
A poca distanza dalla cappellina delle Apparizioni eretta in onore della Madonna, si è creato uno spazio all'aperto dedicato al suo sposo; si trova dietro la casa dei Beco, dove - a ridosso del muro posteriore - è stato costruito un riparo in muratura per proteggere un altare. San Giuseppe, che sulla terra ha custodito Maria e il Bambino, continua oggi a vegliare e proteggere la Chiesa.
La cappella del santissimo Sacramento
È situata sotto il porticato che dal lato destro della cappella delle Apparizioni porta alla casa del clero, intitolata al santo Curato d'Ars. Realizzata per offrire la possibilità di esprimere la preghiera personale a Gesù Eucaristia, è il punto di ritrovo per la recita del santo rosario la sera, terminata la stagione dei pellegrinaggi. Da questo luogo si può accedere alla cappella della Croce, costituita sostanzialmente da un locale attigno più ristretto, molto raccolto, dove troneggia una grande croce; l'esignità dell'ambiente ne diventa il pregio, poiché favorisce la preghiera di gruppi di pochissime persone.
L'altare e il chiostro alla sorgente
L'acqua della sorgente oggi si versa in una vasca rotonda di cemento al centro della quale, appoggiata su un disco di pietra, c’è una stella in bronzo a cinque punte - a indicare i cinque continenti - intersecata alla base da una croce. Sul davanti, attorno alla vasca, in lettere di bronzo c'è l'invito della Vergine a Mariette: «Immergi le tue mani nell'acqua». Dietro, un muretto che porta infisse due lastre di marmo: quella a sinistra con la scritta: «Questa sorgente è riservata per me»; quella a destra con: «Per tutte le nazioni, per alleviare la sofferenza degli ammalati». In mezzo, al di sopra dello zampillo, c'è una bella statua della Madonna dei Poveri a indicare che era quello il posto che occupava, quando si fermava sulla piccola scarpata, come ha raccontato Mariette. Forse con quella posa - il busto leggermente ricurvo in avanti e le mani giunte - voleva sottintendere che il suo atteggiamento è di "veglia" sulla sua proprietà regalata a tutte le nazioni. Vicino alla sorgente, poco distante dal punto in cui si è fermata la Vergine, si vede un altare che nella bella stagione raccoglie intorno i devoti per la celebrazione della santa Messa. Il significato delle apparizioni diventa così pienamente vissuto, poiché proprio davanti alla sorgente destinata a tutte le nazioni, si rinnova il sacrificio offerto per ogni uomo venuto al mondo. Un cronogramma inciso al di sopra dell'apertura a volta dell'altare, traduce il simbolismo della fonte: «Non c'è che una sorgente: Cristo Gesù. Maria ci apre il cammino». Di fronte all'altare si trova un chiostro con la statua di san Luigi Maria Grignon de Monfort; essendo riparato, i pellegrini possono attingere l'acqua miracolosa da un rubinetto collegato alla sorgente anche in caso di cattivo tempo.
La cappella del Messaggio
Se una piccola cappella indica il luogo delle Apparizioni, una cappella molto più grande ne ricorda i messaggi affidati a Mariette. Le parole della Vergine sono riportate in francese sul muro dietro l'altare, mentre in inglese, tedesco, olandese, italiano, spagnolo e ucraino si trovano sulle lapidi che adornano le sei colonne portanti. Perfettamente in sintonia col Magnificat - il cui testo riprodotto su ceramica è collocato sulla parete a sinistra - e con le Beatitudini - incise sul basamento della statua del Cristo, detto appunto il Cristo delle Beatitudini, che si trova sul lato opposto - le parole della Madonna a Banneux continuano la lode che ha portato la sua anima piena di Spirito a proclamarsi esultante in colui che è suo Salvatore e rivelano ai beati elencati da Gesù sulla Montagna la certezza di gustare la gioia eterna promessa dall'Amore Infinito, conquistata a prezzo di quanto sulla terra è oggetto di disprezzo. Posto su un candelabro di legno, finemente intagliato e decorato, è custodito il "cero della pace", benedetto e acceso da un vescovo dello Zambia nel 1958, 25° anniversario delle apparizioni; da quel giorno il lume arde giorno e notte e in quell'occasione altri 45 ceri più piccoli, della stessa fattura, sono stati consegnati ai rappresentanti dei paesi che avevano aderito all'Unione Internazionale di Preghiera.
La cappella di Maria Mediatrice
Alla cappella del Messaggio ne è stata aggiunta un'altra, molto più piccola, dedicata a Maria Mediatrice, dove insieme con le apparizioni a Banneux, viene posto in evidenza il duplice ruolo della Vergine: ha donato Cristo al mondo, salvezza per ogni uomo e contemporaneamente conduce ciascun uomo verso Cristo, dal quale sgorga ogni grazia. Anche due dipinti graffiti vogliono confermare la mediazione di Maria riprendendo due episodi evangelici: l'Annunciazione e la visita alla cugina Elisabetta. Accanto all'altare, invece, si trova da un lato una bellissima statua in ceramica della Madonna e dall'altro un tabernacolo in metallo che porta incastonati cinque cristalli di roccia, a simboleggiare la sorgente di Acqua viva, come precisa la scritta «Fons Vitae» posta sul fondo.
La cappella degli ammalati
È di fronte alla cappella del Messaggio e si estende sul lato destro del piazzale sul quale si affaccia luminosissima grazie alle grandi vetrate ad arco. Come nella cappella del Messaggio, sono ripresi sia il motivo delle travi a vista che quello della parete che da sull'esplanade, quasi interamente a vetri. Quest'ultimo particolare consente un più immediato contatto con il luogo sacro a chi si trova all'esterno, oltre che una piacevole illuminazione naturale per tutta la giornata a chi nell'interno vi si raccoglie in preghiera. È per eccellenza il luogo riservato agli ammalati, per i quali si svolgono celebrazioni al coperto in caso di cattivo tempo, ma a ogni pellegrino è ugnalmente consentito l'accesso.
L'altare maggiore
Una grande costruzione in muratura capace di ospitare decine di concelebranti, protegge l'altare maggiore chiamato anche altare del Magnificat, che si erge su una scalinata dominando il piazzale e consentendo a tutti i fedeli presenti di segnire la celebrazione. La mensa, in tema con la caratteristica di Banneux, è retta da sei colonne che formano cinque arcate e simboleggia un acquedotto, nel quale scorre l'acqua della sorgente di vita.
La cappella Maria regina dei Profeti
Sotto l'altare del Magnificat c'è una piccola cripta dedicata a Maria regina dei Profeti. Il crocifisso è stato scolpito da un artista del Burundi, mentre la Vergine è opera di un rwuandese e porta sul capo la corona della maternità, come tutte le mamme di questa nazione.
L'esplanade o grande piazzale
Nel corso degli anni il vecchio piazzale è stato trasformato e le strutture in legno sono state sostituite con quelle in muratura. Si estende dall'altare maggiore per tutta la lunghezza della cappella del Messaggio e di quella degli Ammalati che si fronteggiano rispettivamente sul lato sinistro e su quello destro, terminando in un grande spiazzo a semicerchio nel quale troviamo a destra il chiostro di san Francesco d'Assisi, mentre a sinistra c'è quello di san Bernardo. Le arcate dei due chiostri si prolungano in quelle che costeggiano le due cappelle, offrendo ai pellegrini un percorso al riparo.
La grande chiesa dei Pellegrini o Nowvelle église
Il numero dei pellegrini in continuo aumento e l'impossibilità di radunare in un ambiente coperto e sufficientemente capiente tutti gli ammalati presenti, hanno reso necessaria la costruzione di questa grande chiesa, che può accogliere ben 5.000 persone. Situata nello spiazzo dietro l'altare del Magnificat, si presenta come una grande tenda eretta ai margini del bosco. Vicino alla porta principale è incastonato nel muro un mattone della porta santa della basilica di San Pietro in Roma aperta da papa Giovanni Paolo Il in occasione dell'anno santo 1983-84. Questo mattone indica lo stretto legame che unisce Banneux alla Chiesa universale. Sulla parete di fondo sono affisse le fotografie della visita del Pontefice avvenuta nel 1985, mentre quelle laterali sono impreziosite da una bellissima Via Crucis. Il viale che conduce a questa chiesa è intitolato a Giovanni Paolo Il.
La cappella San Michele
Questa costruzione, offerta dai pellegrini tedeschi, riproduce fedelmente la cappella di Rhòndorf, in Germania, nella quale, durante la seconda guerra mondiale, non si è mai smesso di recitare ogni giorno il santo rosario per tutti i prigionieri, senza distinzione di nazionalità. La sintonia di questo gesto con le parole della Vergine è una testimonianza gradita a Banneux, dove la cappella è stata dedicata a san Michele, protettore della Germania. Nella stagione dei pellegrinaggi viene utilizzata come luogo di adorazione di Gesù Eucaristia, che rimane esposto per tutto il giorno.
Missio
A metà strada fra la cappella del Messaggio e la cappella San Michele, si trova un padiglione missionario. Sorto per il legame profondo che unisce la fonte destinata a tutte le nazioni alla missionarietà della Madonna già con Elisabetta, ha subito suscitato nelle diocesi del Terzo Mondo il desiderio di mettersi sotto la protezione della Vergine dei Poveri. Da maggio a settembre, ad accogliere i visitatori, sono presenti alcuni missionari disponibili a condividere le loro esperienze offrendo molteplici iniziative che spaziano dall'esposizione di oggetti di artigianato provenienti dai vari paesi, all'animazione a cura di diversi gruppi che con materiale fotografico e tramite audiovisivi fanno conoscere la realtà delle loro terre. Chi approda in questo luogo di preghiera accogliente e silenzioso si sente il benvenuto; tutto comincia con l'incontro, continua con la condivisione e conduce alla riflessione personale.
Lo Shabann
Questo nome nasce dalla fusione di due parole: shalom - che in ebraico significa pace - e Banneux. Si tratta di una costruzione in legno, immersa nel bosco, destinata ai giovani. Ogni anno ne ospita diverse centinaia, che in piccoli gruppi vi trascorrono una intera giornata di preghiera oppure un breve periodo di riflessione guidata sui temi fondamentali per un cristiano quali il ruolo dei giovani nella società e nella Chiesa, il come vivere la povertà oggi, la pace, la condivisione ecc. Tutto questo alla luce del messaggio della Vergine dei Poveri e sotto il suo sguardo materno.
La cappella delle Nazioni
All'ingresso della piazza delle Nazioni, in corrispondenza della fermata dell'autobus di linea, molti anni fa era stato allestito un riparo per i pellegrini in partenza; attualmente è sostituito da una cappella nella quale possono prendere posto un centinaio di persone che, nell'attesa di lasciare Banneux, anche solo per una manciata di minuti, hanno ancora l'opportunità di rimanere in preghiera.
Milano
La sera del 15 gennaio 1933 ha inizio a Banneux una semina senza fine che porterà frutti anche all'estero. In Italia la notizia delle apparizioni si diffonde a poco a poco grazie a diverse persone che vivono e fanno conoscere il messaggio della Vergine dei Poveri; i loro incontri, avvenuti nelle circostanze più imprevedibili, mostrano ancora una volta - nel caso fosse ancora necessario - come e quanto siano stati guidati solo dalla Provvidenza, che dopo aver regalato segni prodigiosi, attende con pazienza amorevole che il cuore degli uomini si faccia dimora per custodirli e "terra buona" per dare frutto. Dalla data delle apparizioni, trascorrono dodici anni prima che la Madonna dei Poveri trovi definitivamente accoglienza nella zona di Milano. All'inizio del 1945, a Villa Cortese, presso la cappella delle suore di san Giuseppe Cottolengo, l'arcivescovo di Milano, il cardinal Ildefonso Schuster; benediceva una statua della Madonna dei Poveri rendendo pubblica la gioia di questa comunità in festa per l'ottenuta guarigione di una consorella, grazie all'intercessione della Vergine di Banneux. Qualche mese più tardi, in primavera, il Cardinale era nuovamente "impegnato" con la Madonna dei Poveri: si trovava in un quartiere alla periferia della città, alle Case Minime di Baggio e lasciava quei fratelli con la promessa di dedicare proprio alla Vergine dei Poveri la chiesa che per loro si sarebbe dovuta erigere quanto prima in sostituzione dell'ormai insufficiente cappella. La Provvidenza non poteva aver fatto scelta migliore: la Madonna dei Poveri era stata chiamata a proteggere proprio un quartiere assai popolato e altrettanto povero, che solo il suo cuore materno era in grado di accogliere, consolare e benedire. A fine anno un terzo appuntamento con la Vergine di Banneux: esattamente il 23 dicembre il cardinal Schuster scriveva ai padri Oblati di san Giuseppe che da poco erano giunti alle Case Minime, confermandoli oltre che nella loro missione di pastori, anche quali "custodi" della cappella dedicata alla Madonna dei Poveri. Come un tempo Giuseppe di Nazaret non ha rifiutato Maria in attesa di un figlio non suo, così ora i padri Oblati, che hanno il loro modello nel casto sposo della Vergine, non rifiutano le miserie della zona di Baggio e la Madonna dei Poveri trova accoglienza.
IL MOVIMENTO MADONNA DEI POVERI
Mentre si intensifica l'attività apostolica degli Oblati di san Giuseppe presso le Case Minime, cresce anche un seme «per diffondere la devozione e il culto della Madonna dei Poveri, per l'estensione del Regno di Dio e di Maria santissima nel mondo». Padre Angelo Rainero (o.s.j.), coltiva nel suo cuore questa speranza che diventerà un fiume di grazia al quale donerà tutta la sua vita. Il Movimento Madonna dei Poveri è la realtà che ha la sua sorgente nelle apparizioni di Banneux e manifestandosi a Milano continua una profezia ininterrotta: «Tu apri la sorgente per inondare tutti i popoli della terra». Attraverso la Rivista, l'Ora di Maria, la benedizione degli ammalati, l'U.I.P. e gli Orantes in via, i pellegrinaggi, la crescita spirituale di coloro che ne fanno parte, il Movimento si espande per essere come Maria in cammino con gli uomini, docili allo Spirito Santo, a servizio della Chiesa e del Regno.
La rivista
Nel gennaio 1947 viene pubblicato il primo numero della rivista La Madonna dei Poveri con l'indicazione "bollettino dell'erigendo santuario presso le Case Minime di Baggio - Milano" sotto il titolo. Con questa iniziativa si fanno conoscere le attività degli Oblati di san Giuseppe che da due anni stanno lavorando in questa realtà e si inizia a diffondere il messaggio della Vergine di Banneux. In poco tempo questa pubblicazione è in distribuzione in tutta Italia e all'estero, diventando sempre più e sempre meglio l'organo di collegamento tra i devoti della Madonna dei Poveri. Trascorrono i mesi e nel giugno del 1948, durante un pellegrinaggio a Lourdes, un incontro del tutto celeste e "provvidenzialmente mariano" fa sì che due signore, una belga e una italiana, si parlino e scoprano di conoscere entrambe le apparizioni di Banneux; si intesse una fitta rete di aggiornamenti e le due "amiche" si lasciano con la promessa di informare delle notizie scambiatesi i rispettivi sacerdoti responsabili. Nel giro di qualche settimana lo stesso monsignor Kerkhofs scrive ai padri Oblati a Milano: vuole avere ulteriori informazioni circa la loro attività, la chiesa che dovrà essere costruita e la rivista, della quale desidera ricevere tutti i numeri fino ad allora pubblicati; da parte sua contraccambia inviando il bollettino che viene diffuso a Banneux. Le due riviste si fanno eco, dando notizie di carattere internazionale ai rispettivi lettori: Banneux fa sapere di Milano e quanto di prodigioso vi sta accadendo; Milano riserva una pagina per mantenere il filo diretto tra i devoti e il Santuario.
L'òra di Maria
É un appuntamento mensile di preghiera, unico in Italia, per onorare la Madonna dei Poveri e con lei adorare Gesù sorgente di vita e di misericordia. Il giorno 15 di ogni mese, alle ore 15, nella chiesa di Milano si vive un intenso pomeriggio, molto partecipato e sentito dai devoti; nato nel 1949 con l'arrivo alle Case Minime della statua donata dai minatori del Limburg, ancora oggi è sostenuto e animato dai padri Oblati di san Giuseppe, che infaticabilmente si adoperano per continuare e diffondere l'opera affidata loro tanti anni fa. L'incontro si articola in vari momenti: il ringraziamento per tutti i benefici ricevuti, l'adorazione, il canto, la Riconciliazione, la recita del santo rosario, la celebrazione Eucaristica, l'intercessione per tutti gli ammalati presenti e per quelli che chiedono di essere ricordati nelle preghiere, il saluto alla Vergine. Il 15 del mese commemora in particolare la prima apparizione della Madonna dei Poveri, ma coincide anche con un altro avvenimento, molto meno conosciuto: la sera del 15 ottobre 1945 gli Oblati giungevano a Baggio con la benedizione del cardinal Schuster; per servire Gesù nei fratelli e custodire la chiesa dedicata alla sua mamma uniti alla popolazione del quartiere con la tenera discrezione dello sposo Giuseppe che avevano scelto quale modello di vita religiosa. Durante l'anno, esattamente il 15 gennaio e il 15 agosto, la festa è ancora più solenne. Questi due giorni, infatti, segnano eventi di grazia che caratterizzano la storia di Banneux: il primo è l'anniversario della prima apparizione a Mariette, mentre il secondo ricorda la data dell'inaugurazione della cappellina delle Apparizioni, avvenuta proprio il 15 agosto 1933.
Benedizione degli ammalati
La prima benedizione degli ammalati risale al 13 maggio 1950, quando ancora la chiesa non era costruita. Da allora l'appuntamento con la Madonna dei Poveri è diventato una consuetudine che si ripete due volte all'anno: la seconda domenica di maggio e la seconda domenica di ottobre. In queste occasioni si vive una celebrazione riservata particolarmente ai malati, che con fiducia filiale ricordano le parole rivelate a Mariette quando la Vergine si è riservata la sorgente: «Io vengo ad alleviare la sofferenza» e «Per i malati, per dar loro sollievo», certi che questa Mamma celeste intercede presso Gesù che sana e guarisce ancora oggi, come duemila anni fa.
ULP - L'Unione Internazionale di Preghiere
Nel marzo 1934 sorge a Banneux l'Unione Internazionale di Preghiere con l'approvazione di monsignor Kerkhofs; lo scopo è mettere in pratica quanto la Vergine dei Poveri ha raccomandato: «Pregate molto». Così ogni sera, alle 19, presso la cappellina delle Apparizioni, si prega il rosario intero al quale si aggiunge la recita delle invocazioni alla Madonna dei Poveri. Idealmente uniti a questo appuntamento quotidiano, tanti fedeli sparsi nel mondo continuano ad alimentare quel grande fiume di suppliche che da Banneux sale al cielo per presentare al Padre, con l'intercessione della Vergine, tutte le necessità dei suoi figli.
Gli Orantes in via
Padre Angelo Rainero, un instancabile apostolo della Vergine dei Poveri, durante il suo 25° pellegrinaggio a Banneux, nel gennaio 1956, ebbe l'ispirazione di riflettere sul "pregare per via". Mentre camminava in raccoglimento sulla strada percorsa da Mariette al seguito della Madonna, ha "scoperto" che lei stessa aveva mostrato alla bambina questo nuovo modo di conversare col cuore; la Vergine infatti - racconta Mariette - durante il percorso muoveva le labbra come pregasse, assicurando con la piccola l'intera umanità, che lei, quale dolce Mamma, accompagna amorevolmente le nostre preghiere con le sue. Comprendiamo quindi che il rosario meditato lungo tutto il caratteristico percorso nel santuario a Banneux non è un gesto originale e nemmeno un'attrazione folcloristica, ma è piuttosto il ripetere devotamente quanto la santa Vergine si è degnata insegnarci. Allora si è chiesto come poter calare nell'arco della giornata questa meravigliosa opportunità e ha pensato che durante ogni spostamento, breve o lungo che sia, ciascuno ha la possibilità di utilizzare il tempo, che diversamente andrebbe infruttuosamente perduto, per pregare. Che bello! Ognuno di noi può pregare per via, benedicendo il Signore che ha suscitato un'idea così fantastica. Certo a qualcuno potrà sorgere un dubbio: «Un tempo, quando il traffico non era così caotico e la gente si muoveva meno, era possibile concentrarsi per volgere il pensiero a Dio, ma ai giorni nostri è pressoché impensabile». No, anche oggi, oserei dire soprattutto oggi, questa proposta può essere vissuta; tutto sta nell'intendere cosa sia pregare. Pregare è aprire il proprio cuore con semplicità e naturalezza alla Santissima Trinità, alla Vergine; è parlare con confidenza alla moltitudine di santi che incessantemente canta l'Osanna festoso al Creatore della vita. Pregare non è addentrarsi in disquisizioni teologiche; è invece lodare il Signore per le cose più normali che ci circondano, è esultare per il cinguettìo di un uccellino, è gioire per il germoglio di un geranio sul davanzale, è stupirsi per la perfezione di ogni essere vivente, è rimanere incantati per la forma e i colori di un sasso, è amare per chi non ha più il coraggio di farlo, è benedire il nome santo di Dio per chi lo bestemmia, è supplicare di concedere la pace a ogni cuore, è saper dire anche solo: «Gesù, ti voglio bene» e per fare questo è sufficiente un attimo, quell'attimo che impiego per scendere i gradini del tram. Quante occasioni per pregare! C'è solo l'imbarazzo della scelta e basta iniziare per scoprire che, come le onde sulla riva, queste infinite possibilità non si esauriscono mai. È nato così un gruppo di persone "oranti in via", che col passare degli anni è diventato numerosissimo. Unirsi è un gesto piccolo e silenzioso, capace però di infondere coraggio a chi vorrebbe lasciarsi andare dubitando che nessuno è più disposto a "spendere" una preghiera per chi è nel bisogno. Gli Orantes sanno che qualunque offerta di lode o di supplica al Signore (ore di adorazione o pochi attimi di raccoglimento), è a beneficio della Chiesa intera, delle sorelle, dei fratelli e di tutti quanti sono nella necessità: è come avere un "cesto di pane" che in un clima fraterno è a disposizione di chi può offrire come di chi deve sfamarsi; è decidere di intensificare ogni giorno la nostra vita spirituale affinché con serenità e pace sappiamo affidarci e confidare nell'infinita misericordia del Padre, che amorevolmente provvede alle nostre necessità stimandoci molto più preziosi dei due passeri e di quei gigli del campo dei quali è ugualmente Creatore.
PARTICOLARI DI UNA STORIA
Il 1948 sta volgendo al termine. Un minatore fiammingo, leggendo sulla rivista belga La Vergine dei Poveri della realtà milanese, ne parla a un compagno di lavoro italiano; come un tamtam la notizia si diffonde tra le baracche degli emigrati e inizia una commovente catena di solidarietà coordinata dal loro cappellano per tramutare un desiderio in realtà: si vuole donare un bella statua della Madonna dei Poveri per l'erigenda chiesa a lei dedicata. Ancora una volta si ripete la stupefacente scena di generosità che caratterizza i semplici: sono sempre i poveri, proprio quei minatori italiani che per poter mantenere le loro famiglie sono costretti a lasciare patria e affetti, che danno largamente quanto certo non è superfluo, affinché la casa di Dio possa essere degnamente abbellita dalla statua della Vergine cui è stata anche affidata la protezione della popolazione di Baggio. La mattina del 20 settembre 1949 un gruppetto di italiani parte alla volta di Banneux: è un viaggio ben diverso dal comodo pellegrinaggio dei nostri giorni, ma la fatica e le tappe notturne obbligate non smorzano l'entusiasmo di partecipare alla solenne benedizione e consegna della statua che presto lascerà il Belgio. È il 2 novembre quando la statua della Vergine vola su un bimotore dell'ALITALIA da Bruxelles a Milano-Malpensa. L’accompagnano pochi minatori che prima di ripartire per il Belgio le posano accanto due delle loro lampade. A riceverla c'è una folla festosa di bambini, donne, uomini, giovani, anziani, autorità civili ed ecclesiastiche, che continuerà a salutarla anche dai bordi delle strade percorse dal furgone che la trasporta fino a Milano. Dopo una sosta di dieci giorni nella chiesa di san Francesco da Paola in via Manzoni, il mattino del 13 novembre un corteo si snoda per accompagnarla alla sua destinazione definitiva: il quartiere delle Case Minime di Baggio, che non lascerà mai più. Il cardinal Schuster non manca alla celebrazione solenne e davvero commoventi sono la sua devozione e le parole con le quali invita tutti i fedeli ad abbandonarsi fiduciosamente a questa Mamma che predilige i poveri e addolcisce la sofferenza degli ammalati. Festeggiamenti animati soprattutto da frequenti predicazioni e momenti di intensa preghiera, proseguono per altre due settimane nelle quali moltissime sono le testimonianze, grandi e piccole, di devozione e fede sincera. Se la Madonna dei Poveri ha giuridicamente "preso possesso" del territorio consegnatole, non da meno è la risposta degli abitanti, che le hanno pubblicamente dichiarato di volerla davvero quale Mamma celeste, dono immenso del Padre, guida sicura verso Gesù.
IL TEMPIO DEDICATO ALLA MADONNA DEI POVERI
La chiesa viene costruita
Sono trascorsi tre anni dall'arrivo della bella statua e il 1° novembre 1952, il cardinal Schuster benedice la posa della prima pietra del nuovo tempio, interamente costruito in cemento armato. La scelta è "obbligata": si tratta infatti del materiale più povero e architettonico al tempo stesso. Questa data segna l'ultima visita ufficiale del Cardinale a quel quartiere tanto prediletto; dal 29 agosto 1954 questo amatissimo pastore della Chiesa milanese seguirà in un modo specialissimo i lavori dalla Casa Eterna, proteggendo e intercedendo. Il 1° febbraio 1954 viene eretta la parrocchia e il 31 maggio 1955, monsignor Gian Battista Montini - il futuro papa Paolo VI - inaugura la nuova chiesa, celebrandovi la prima santa Messa. Mancano ancora i pavimenti, anzi, è molto più semplice dire che c'è solamente l'altare maggiore, ma con tutta questa povertà la Vergine non può che sentirsi a suo agio: lei, protettrice di ogni povero, ora ha una casa definitiva che è pronta per accogliere tutti i figli che d'ora in poi e per gli anni futuri verranno a chiederle aiuto, protezione, sollievo.
La chiesa: qualche nota architettonica
Opera degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, è sicuramente uno dei più caratteristici esempi di architettura moderna paleocristiana del dopoguerra in Italia, nel quale è sublimata la fusione dell'arte con la fede. Lo sviluppo essenziale non nasconde l'attenzione nello studio dei particolari liturgici e il cemento armato si presta, per la sua aridità, a sottolineare l'importanza dei valori spirituali. Divisa in tre navate, otto pilastri costituiscono la struttura portante di quella centrale dalla quale si offre uno sguardo panoramico sull'interno, severo e maestoso, illuminato da una luce diurna discreta, che penetra da fonti non direttamente visibili ai fedeli. Nel coro esagonale è racchiuso l'altare maggiore, in marmo cipollino dorato, che è stato ubicato secondo il primitivo sistema basilicale; il sacerdote è così rivolto all'assemblea, anticipando sensibilmente le innovazioni liturgiche del concilio Vaticano Il. Accanto a esso scale in vista, ripide e lunghe, salgono alla cantoria, mentre altre scale comode e larghe scendono alla cripta. Il pavimento, in granito, è formato da lastre di varia dimensione, forma e colore, diverse le une dalle altre, ma simili e unite fra loro da una sottile fuga di cemento. Proprio per il grande valore artistico di essenzialità e per il particolare risalto allo spirito, questa chiesa fin dall'inizio è stata motivo di studio e di ricerca da parte di insegnanti e studenti in architettura, provenienti dall'Italia e dall'estero, divenendo un'opera di riferimento per il sacro e il moderno.
La chiesa della Madonna dei Poveri oggi
Pur non essendo ancora completato il progetto originario, l'attività è svolta a pieno ritmo. Entrando, sulla sinistra, vi è la statua della Vergine dei Poveri in un piccolo spazio delimitato da qualche panca disposta a mo' di balaustra. Lo sguardo dolce e accogliente, il sorriso tenero e materno, le mani giunte che invitano alla preghiera, fanno sentire a chi si inginocchia la singolare tenerezza che la Madonna ha per ciascuno di noi. Ai lati, le due lampade adornate dal nastro tricolore; dai molti e profondi significati che facilmente riconducono al messaggio di Banneux, sono simboli di luce che invitano alla speranza e a non temere mai il buio. Proseguendo nella navata centrale e alzando lo sguardo, una grande croce in cemento armato, tempestata di pietre colorate in pasta di vetro, spicca sullo sfondo: sospesa sopra l'altare viene illuminata dalla pioggia di luce che entra dai 49 lucernari del tiburio. La croce gemmata è simbolo del mistero pasquale di morte e risurrezione del Cristo. Quest'opera d'arte di padre Costantino Ruggeri (o.f m.) sta a dirci che dopo ogni tenebra giunge la luce e questa è luce di vita che promana dal Risorto e dall'alto. La chiesa è anche meta di pellegrinaggi perché la semplicità, il silenzio e lo spazio di questo angolo cittadino, invitano proprio a vivere una pausa di riflessione.
La cripta
Scendendo nella cripta, l'intimità si fa più intensa. In una piccola vasca, ai piedi di un quadro realizzato dalla pittrice Gianna Marchi Orlandi, che riproduce quello della cappellina delle Apparizioni, c'è l'acqua della sorgente di Banneux. Viene così offerta l'opportunità di compiere il gesto richiesto dalla Madonna: «Immergi le mani nell'acqua». E’ un modo semplice, ma immediato, per confermare la propria adesione a Cristo Signore che si offre a ciascuno nel dono totale di sé. Proprio perché la Madonna ha detto di essere venuta per tutti, sull'acqua della sorgente non c’è nessuna proprietà umana; così nel tempio di Milano a lei dedicato, con la stessa gratuità che fa di Banneux un dono, a piene mani ciascuno può attingere alla gratuita tenerezza materna per poi incontrare e tuffarsi nell'unica Sorgente della vita. Come alla piccola Mariette la Vergine dei Poveri è apparsa per rischiarare la notte della sua esistenza conducendola a Gesù, sorgente perenne di vita per ogni essere umano, così per ciascuno di noi i suoi messaggi siano conforto nelle pene, sollievo nelle malattie, speranza nelle prove affinché sempre più riconosciamo nel suo Figlio Gesù l'unico nostro Signore, il Salvatore, e come Simeone lo sappiamo annunciare a ogni fratello: luce per illuminare le genti (Le 2, 32).
Una fonte inesauribile
Sono trascorsi due anni da quando questo libro ha cominciato il suo cammino "di mano in mano" per portare con semplicità un piccolo annuncio e spero tanta luce e consolazione. Il lavoro era stato iniziato per rispondere a un invito chiaro e inequivocabile, quasi un comando, che mi ha portato a camminare nella fede e nell'abbandono fiducioso sperimentando che a Dio tutto è possibile. In questo arco di tempo, dalla prima pubblicazione fino a oggi, ho avuto modo di meditare e riflettere a lungo sul messaggio della Vergine dei Poveri e mi sono accorta che quanto avevo scritto è solo una minima parte del tesoro racchiuso nelle apparizioni di Banneux. E allora che fare? Tacere? Scrivere ancora? Tra le tante soluzioni la più semplice mi è sembrata quella di offrire alcune pennellate come un ritornello musicale che in poche battute ne richiama il motivo facilmente orecchiabile, quel motivo che lascia nel cuore il desiderio di canticchiarlo perché facile e soave. Delle molte riflessioni che in questi due anni ho visto spuntare nel mio cuore, eccone alcune: sono sprazzi di una luce che certamente può essere solo suscitata dall'alto. Banneux non è un argomento "esaurito" con una dettagliata narrazione dei fatti e la raccolta delle voci dei testimoni, è una rivelazione che si protrae nel tempo; è come un prisma colpito dalla Luce dal quale partono, dilatandosi, raggi luminosi riverberanti i sette colori dell'arcobaleno; è come l'effetto prodotto dal cristallo purissimo nel quale un raggio, illuminandone una sfaccettatura, da lì si riflette a sua volta su altre mille.
Luce di provvidenza
Anche se le apparizioni avvengono alla sera, quando ormai la notte stende il suo velo oscuro che tutto uniforma, la Luce è protagonista a La Fange dove la Vergine, comparendo luminosa nella notte, vince dapprima le tenebre che annunciano il giorno finito, per continuare a sconfiggere quelle - certo più intense - che avvolgono l'umanità intera. Si, luce nella persona di Maria che meno non potrebbe essere, quale Immacolata risplendente della bellezza di Dio, ma anche luce da leggere come punto di riferimento, come faro sempre acceso nella notte sociale, storica, etica, morale del contesto europeo e addirittura mondiale. Una luce che reca un lieto messaggio di sollecitudine materna illuminando un luogo, una casa, una strada, l'esistenza di una fanciulla. Nella notte la luce risplende di uno splendore fatto solo di cielo che stupisce e attrae dolcemente. Si ha come la sensazione di rivivere una simbologia biblica dove anche gli elementi naturali entrano in gioco lasciando il passo alla rivelazione. È veniente dall'alto «un segno grandioso: una donna vestita di sole» (Ap 12, 1) che scende tra gli uomini, prima della salita al potere di Hitler che sarà uomo di morte, persecutore e assassino. Come comprendere e attestare la vittoria della Luce quando milioni di uomini conosceranno la più grave e vergognosa delle persecuzioni, quel genocidio che sfocerà nella shoà? Eppure la presenza luminosa di Maria sulla strada fangosa è partecipazione anticipata, come già avvenuto negli eventi della salvezza, per riconfermare che il male si schianterà contro la bellezza, che l'orgoglio di satana sarà terrorizzato solo dai più piccoli, perché la Bellezza ha strada eterna rispetto a quanto pur lunga possa essere la notte. Dopo la croce c'è la risurrezione che dichiara la morte vinta per sempre e nulla può fare anche il serpente più velenoso: insidiando il calcagno gli verrà schiacciata la testa, perché in Gesù risorto è la nostra vittoria.
Il papà di Mariette
Il papà di Manette è colui che dal primo istante si preoccupa della sua bambina e, senza esagerare, si può dire che supplisce responsabilmente a quanto la mamma stessa non fa. Appena si rende conto che Mariette non scherza, che davvero le è accaduto qualcosa di particolare, subito si dà da fare: esce in giardino e fa le prove con l'acqua, con la lampada, controlla che non ci sia nulla fuori posto e indaga per trovare qualche elemento che giustifichi il comportamento della figlia; vuole appurare la verità e quando comprende che il fenomeno è di natura religiosa, si reca immediatamente dal cappellano, colui che lui ritiene competente in merito. Quando, anche dopo aver "battuto questa pista" non risolve nulla, allora segue di persona la sua bambina, esce in giardino e rimane vicino a lei, è presente e interviene consolandola, soccorrendola, spiegandole quanto non capisce, dandole sicurezza: è padre. Tutto ciò dopo una giornata di lavoro sicuramente pesante (è un operaio), con le preoccupazioni contingenti di povertà e di famiglia da mantenere, affrontando i disagi e le intemperie della stagione, ma soprattutto gli schemi dei suoi compagni di lavoro e il mormorio del paese intero. Tutto ciò senza un ritorno, senza un interesse (sia lui che la moglie non speculeranno mai su questa vicenda né per arricchirsi, ma neppure per stare un po' meglio) e senza neanche aver intravisto la Bella Signora. L’atteggiamento del babbo di Mariette è un invito alla riflessione per l'oggi dove, analizzando lo spaccato della società in cui viviamo, la figura del padre è sempre più assente per una quantità di motivi che prendono il nome di esigenze che iniziano dal lavoro per terminare nell'assenza di valori. Mai come nel nostro tempo troppi bambini devono difendersi dall'amarezza di non conoscere un papà e dalla confusione di averne più di uno. Papà Julien non rivendica il diritto di essere lasciato in pace, non dice alla mamma che tocca a lei occuparsi della figlia, agisce. Anche questo è un insegnamento per noi che oggi diamo un'importanza vitale alla comunicazione usando e abusando di ogni mezzo e non ci rendiamo conto invece che non sappiamo più parlarci e neppure ascoltarci. In casa Beco, dove c'era posto solo per l'essenziale, dove pure le parole erano un lusso, non solo c'è attenzione e ascolto persino per un bisogno psicologico, ma troviamo chiara anche la risposta, tradotta in gesto concreto. E il comportamento del papà comprova che non è assolutamente necessario vedere per agire: lui che non ha visto nulla, fa; la mamma, che dalla finestra aveva veduto la sagoma dell'Apparizione, non si lascia coinvolgere.
Mariette non chiede mai a nessuno di pregare con lei
Da quando il 18 gennaio per la prima volta trova il coraggio di uscire in giardino a pregare in attesa della Bella Signora, non chiede a nessuno di stare con lei, di farle compagnia, di condividere quel momento; non esce perché ci sono "gli altri" che la aspettano, il gruppo che la sostiene: fa fatica da sola. Lei prega, dà l'esempio; probabilmente è ben felice quando qualcuno prega con lei, ma non chiede nulla. Credo sia su questo esempio muto ma contagioso che è nata l'UIP. Mariette, come è stato più volte ribadito, è schiva e a stento risponde alle domande durante gli interrogatori; a maggior ragione, perciò, evita di parlare per convincere. La gente, che dopo le Apparizioni andrà sempre aumentando, aderisce all'iniziativa di trovarsi a pregare tutte le sere alle 19 non per le parole di Mariette (che non ci sono), ma perché "chiamata" direttamente dalla Vergine e perché l'esempio della fanciulla comunica fiducia e invita alla fedeltà. Ancora una volta i fatti suppliscono egregiamente le parole. Se è vero che Mariette prega senza aspettare che altri lo facciano con lei, è anche vero che nella Vergine ha avuto un grande esempio. Già la sera del 15 gennaio, la fanciulla ha visto che la Madonna muoveva le labbra e, con la semplicità e l'immediatezza dei bambini, ha interpretato questo gesto come un pregare. Che altro poteva fare Maria se non pregare? Così, immediatamente, la bimba corre a cercare una corona di rosario per fare altrettanto. È forse anche per questo muovere le labbra, presente in tutte le apparizioni e che Mariette nota fin dalla prima volta, che in seguito la Madonna ripeterà per ben tre volte l'invito a pregare molto. E’ una cascata di eventi che si susseguono: la Vergine muove le labbra, Mariette prende subito il rosario e prega alla finestra, continua a pregare in giardino attendendo la Bella Signora, prega mentre la Vergine la conduce alla sorgente, prega quando la Madonna si allontana e scompare. E’ un crescendo che dall'inizio aumenta sempre più fino a sfociare nel senza misura del pregare molto.
Mariette prega il rosario
Tra le mille preghiere che potrebbe anche inventare, Mariette prega il rosario e la Vergine evidentemente lo gradisce molto. Eppure, di questi tempi, la consideriamo una pratica superata, vecchia, noiosa, antiquata, ripetitiva; non ci attrae proprio e concludiamo che forse poteva andare bene anni fa. Invece, proprio oggi, è la sola preghiera sulla cui forza hanno puntato diverse comunità per il recupero di tossicodipendenti e alcolisti ottenendo da anni grandi risultati. E il segreto dove sta? Solo nel come ci poniamo. Ripetere continuamente il saluto dell'angelo e l'invocazione di intercessione non è monotono se ogni volta è il cuore a parlare e, proprio i secoli che hanno visto protagonista questa preghiera, ci assicurano che può essere ricominciata senza sosta e non stancare mai. Il rosario è la preghiera dei poveri, quella che veramente è inscritta nel cuore della gente semplice la cui sapienza spirituale non è fatta di voluminosi trattati, ma dell'abbandono fiducioso e confidente nell'aiuto di Maria.
«Immergi le mani nell'acqua»
La prima cosa che la Vergine dei Poveri fa è condurre Marinette alla sorgente. Perché? Perché per questo è venuta, per portare tutti gli uomini alla Sorgente che è suo Figlio. E non si presenta, non le rivela la sua identità, lo farà in seguito; le chiede di tuffare le sue mani nella fonte. Maria non propone alla piccola la scelta se immergere o no le mani nell'acqua: è certamente col tono più suadente che possiamo immaginare, ma la invita a farlo. È questo un passo successivo che guida Mariette sulla strada del coraggio che ha da pochi istanti intrapreso, iniziata con quella decisione di uscire e affrontare il buio che da sempre le faceva tanta paura; è un invito alla fiducia, all'abbandono di ogni ragionamento razionale per compiere un'azione che d'acchito può sembrare priva di senso; è perdere ogni capacità di ragionamento per obbedire senza chiedere di capire prima. Mariette è immediata e, senza riserve, coglie e accoglie l'opportunità.
«Questa sorgente è riservata per me»
Questa piccola fonte che era lì, da alcuni utilizzata per gli animali e forse da molti mai notata, ora acquista un nome nuovo: «riservata per me». La Bella Signora ne conosce l'identità e la assegna per il suo vero scopo. Anche lei ha un "diritto di banalità" in questa terra dove i poveri godevano di un piccolo privilegio. È come se la Vergine dicesse: «...poiché ti sei fidata e hai rischiato di essere persino ridicola immergendo le mani in una raccolta d'acqua dalle dimensioni di una pozzanghera, ora ti dico che questa è addirittura una sorgente e che è riservata a me. Attenzione, questa dichiarazione non equivale a dire che è mia proprietà, bensì che questo piccolo lembo di mondo è "cintato": a tutti è consentito l'accesso, anzi, siete tutti i benvenuti, però entrando sappiate bene che non è terra qualunque, questa è sotto la mia speciale protezione. Solo col passare dei mesi vedrai che l'acqua di questo scarso zampillo che oggi sembra insufficiente a dissetare un uomo non solo non si esaurirà, ma andrà aumentando fino a soddisfare le esigenze di tanti pellegrini, arrivando ad avanzare e andare "perduta" mentre trabocca dalla fontana; sì, perché nella mia economia non esiste il timore di "sprecarla"». Mariette non poteva capire, ma la Madonna sapeva bene di che fontana stava parlando; lei, come nessun essere umano, conosceva l'identità di quella sorgente, ne conosceva la "portata" e sapeva cosa si nascondeva dietro le apparenze di una misera pozza. Quando era creatura nella terra di Palestina, anche allora sapeva; sapeva che cosa si nascondeva nelle sembianze di un neonato partorito in una grotta e appoggiato in una mangiatoia, di un bambino onorato dai Magi e ricercato da Erode, di un ragazzo di dodici anni che insegnava ai dottori nel tempio, di un uomo al cui battesimo si apriva il cielo, di un figlio obbediente che dà ordini ai servi per amore della madre e ridona il vino che dà gioia alla festa, di un rabbi tradito da un suo apostolo, di un giusto mandato a morire per far libero un malfattore, del Re dei re coronato di spine e avviato al Calvario, di un mite inchiodato alla croce alla cui morte calano le tenebre mentre il velo del tempio si squarcia e la terra trema; lei, proprio diciannove secoli prima, giovane mamma straziata, sapeva, ma ha dovuto sopportare che la sua anima fosse trapassata dalla preannunciata spada e vedere coi suoi occhi la sorgente dalla quale è sgorgata l'acqua dopo il sangue, quelle poche gocce d'acqua capaci di lavare lo scarlatto dell'umanità intera. Lei sapeva... sapeva bene di chi era figlio quel suo Figlio e ha creduto alla Parola attendendo finché questa, compiuta, si adempisse, finché a porte chiuse entrasse nel Cenacolo per mostrarsi a chi doveva vedere per credere, per poi vivere da risorto senza più farci temere la morte.
«Io sono la Vergine dei Poveri»
Vergine: non appartengo a uomo, non sono soggetta a vincoli umani e sono libera di essere totalmente dei poveri. I poveri rappresentano una causa così importante che meritano per la loro difesa la Madre di Dio, la Vergine, colei che non è legata a nessun interesse e perciò davvero assoluta garanzia.
«Questa sorgente è riservata per tutte le nazioni… per i malati, per dar loro sollievo»
Dopo aver "delimitato" il suolo della sorgente, segue la precisazione a chiarimento di ogni frainteso: davvero il luogo non è proprietà privata a uso esclusivo di uno solo, anche se questi fosse la Madonna in persona, è semplicemente luogo riservato a lei, ma per tutte le nazioni. Ecco che il senso diventa sempre più chiaro: la sorgente è a disposizione di tutti, come per tutti lei ha dato quel Figlio suo Figlio di Dio concepito nel mistero. Le parole dell'angelo le avevano detto molto sulla grandezza e regalità di quel figlio, tranne che fosse suo e Maria ha accettato di portarlo in grembo senza averne la "proprietà", accontentandosi di averlo per donarlo. Ugualmente fa per la sorgente, al di là delle apparenze che la presentano come acqua zampillante, perché quella fonte rappresenta Gesù, sola acqua che dona la vita immortale. E se ancora non bastasse l'aver aggiunto «per tutte le nazioni», specifica quel «per i malati, per dar loro sollievo». Nessuno è più indifeso e povero di chi non ha la salute, sia del corpo come dell'anima e nulla più si cerca quando non si sta bene che il modo di alleviare le sofferenze. In sintonia con il motivo della venuta del Figlio quale medico alla ricerca dei malati da guarire, dalla fonte sgorga l'acqua che risana da tutte le malattie, che dà sollievo nella sofferenza. Ecco un altro esempio di comprensione a cascata" del messaggio di Banneux, una comprensione graduale e sempre più profonda, che aggiunge e completa, che appassiona, coinvolge e converte. Ecco la conferma evidente dello stretto rapporto evangelico, del filo sottile, ma saldissimo, che lega la storia della salvezza in ogni suo evento. E in questa terza apparizione triplice è il messaggio che la Vergine comunica aggiungendo: «Io pregherò per te». Manette non può immaginare quanti interrogatori la aspetteranno, quante ore di domande e risposte prima che il cappellano, il vescovo, la Chiesa possano proclamare l'autenticità degli avvenimenti di Banneux; lei non può sapere e non comprende certo il significato di quel «Io pregherò per te», ma la Madonna sa che la piccola ha bisogno di essere sostenuta con la preghiera. Le servirà più avanti ricordare queste dolci parole e forse le daranno consolazione nei momenti più difficili; Mariette non dirà mai nulla al riguardo, ma io amo pensare sia così.
«Desidererei una piccola cappella»
Mariette pone questa domanda alla Vergine sollecitata dagli adulti che forse sperano, in base alla risposta che riceveranno, di capire meglio cosa sta succedendo a La Fange e di che natura sono questi fenomeni strani che ormai prendono il nome di appuntamenti con la Bella Signora. La Vergine chiede una piccola cappella perché come non le occorre riservarsi una grande tenuta per manifestare le opere del Signore, così non desidera che gli uomini facciano affidamento su grandi templi per radunarsi in preghiera e imparino piuttosto a credere che il Creatore dell'universo non potrebbe essere racchiuso in una costruzione gigantesca mentre abita nel cuore di chi lo vuole ospitare. E poi lei, Vergine dei Poveri, come potrebbe mettere a disagio i suoi figli? Sa bene che un povero non si avvicinerebbe mai a un'imponente cattedrale.
«Io vengo ad addolcire la sofferenza»
Non era sufficiente aver detto una volta che la sorgente era per dar sollievo ai malati di tutte le nazioni; in questo messaggio la Vergine rafforza e completa il significato delle sue precedenti parole. E lo fa alla luce di un fatto realmente accaduto, di una grossa sofferenza che ha colpito Mariette in questi ultimi giorni e che è durata fino a pochi attimi fa: lei non si è mostrata alla piccola per ben tre settimane, tre lunghissime settimane durante le quali la bambina ha subito ogni sorta di angherie rispondendo all'attesa senza segni con una fedeltà sorprendente. Che ora le sia accaduto quanto avviene a una mamma dopo aver dato alla luce il suo piccolo? Alla vista della Madonna tutta quella sofferenza è sparita. E quando non è possibile toglierla, la Vergine assicura di venire a mitigarla, a renderla più sopportabile. Solo quanto appartiene al soprannaturale può essere espresso con questo linguaggio umanamente così incomprensibile, dopo che sovente la nostra esperienza nel dolore fisico è fatta di amare constatazioni che ci fanno ammettere che spesso neppure le medicine specifiche riescono a lenire il dolore, mentre le ferite morali, apparentemente invisibili, sono ancora più lancinanti e inguaribili di quelle che possiamo vedere.
«Credete in me, io crederò in voi»
È conseguenza di un rapporto ormai consolidato l'avere fiducia in qualcuno, infatti la Vergine ne chiede solo alla sesta apparizione e per un motivo preciso: risponde così a una sollecitazione fattale a nome del cappellano. Quale altro segno dovrebbe dare perché si creda a Mariette che lei veramente le appare? E anche in questa occasione non spreca parole in rimproveri: con immediatezza va subito al nocciolo della questione e la risposta che dà attesta che non si ferma neppure a valutare se il cappellano chiede un segno in buona fede o perché spinto dalla sua fragilità umana; quel «crederò in voi» è anche per non escludere a priori che la domanda sia stata posta senza "cattive intenzioni". E come se dicesse: «Sforzatevi di credere in me, cominciate a fare questo tentativo, fate questo gesto di credere in me... io crederò in voi. Anche in questo vi ho dato l'esempio: quando a Nazaret l'angelo è venuto ad annunciarmi che sarei diventata la Madre, umanamente avevo delle perplessità e gli ho chiesto come sarebbe stato possibile; poi ho compreso che del progetto divino dovevo solo fidarmi e ho creduto. A voi non chiedo tanto».
«Pregate molto»
Staccato dal contesto delle apparizioni parrebbe un invito accorato e nulla più; la Madonna avanza questa richiesta solo durante le ultime tre visite a Mariette, quando la bambina ormai "la conosce bene" ed esattamente dopo esserle stata accanto, averla sostenuta nel cammino, ma soprattutto dopo quel: «Io pregherò per te» di sorprendente tenerezza. La Vergine non raccomanda qualche modalità di preghiera, quale tipo di orazione; l'essenziale è pregare come segno di una confidenza che tutto attende come dono. Certo, la richiesta può sembrare "banale" quasi scontata, eppure non è così ovvio attuarla, soprattutto se ci impegniamo con perseveranza, virtù che ha davvero quell'azione costante e inarrestabile come quella di una pur piccola goccia d'acqua che giorno dopo giorno perfora il sasso sul quale continua a cadere. Alla base di ogni nostra fatica c'è la preghiera. Questa e solo questa è la chiave che apre ogni porta e nella misura in cui crediamo in questo strumento d'oro, abbiamo il coraggio di affidare ogni nostra scelta, preoccupazione, ogni cosa da fare alla potenza della preghiera. Mi attende un incontro importante? Ho un appuntamento con dei medici per un responso difficile? Ci sono in famiglia controversie che mi sembrano insanabili? Umanamente qualcosa è impossibile? Non voglio perdere tempo a trovare soluzioni con la mia povera testa, mi affido alla Provvidenza e nell'attesa prego molto. Qualcuno potrebbe sorridere per un comportamento a prima vista così puerile, ma chi lo ha fatto non è rimasto deluso e ne può gridare a gran voce i benefici. Mariette non sa ancora che questa accorata richiesta di molta preghiera è la prima di altre due che la Vergine ripeterà prima di lasciarla definitivamente.
«Mia cara bambina...»
Manette ha compreso bene che il «Credete in me, io crederò in voi» dettole poco prima non è rivolto a lei, ma se casualmente si fosse trovata a pensarlo o qualcuno avesse voluto farglielo credere, con questa frase dolcissima e del tutto personale, la Vergine fa sentire alla piccola quanto è grande la sua tenerezza per lei.
«Io sono la Madre del Salvatore Madre di Dio»
E come al termine di un'opera d'arte, sempre l'autore appone la sua firma, così la Madonna vuole concludere le sue visite a Mariette dichiarando il suo nome che pronuncia senza stacchi: il Salvatore è Dio e lei ne è la Madre. Se ha condotto la bambina alla sorgente perché vi immergesse le mani, in questa ultima visita vuole farle comprendere che quella non è uno zampillo qualunque, è la Sorgente della quale lei è Madre.
L’inizio e la fine
Le prime parole della Madonna a Banneux sono l'invito a tuffare le mani nell'acqua e le apparizioni terminano con il gesto della Madre che impone le mani sulla bambina dopo averle ripetuto l'invito alla preghiera. È come se le dicesse - e dicesse a tutti noi - di immergere le mani e... di tenervele immerse. La preghiera, infatti, è quel bagno spirituale che completa quello compiuto fisicamente; e se un gesto esteriore insegna anche ai più razionali ad abbandonare ogni falso pudore per ritornare bambini, il pregare molto è invece un incontro silenzioso, intimo, segreto. Solo la preghiera, l'immergersi nella parola di Dio, nella liturgia e nei gesti autentici di amore consentono a chi è disposto a vivere in pienezza, di essere inondato dalla presenza del Signore e, sostenuto dal suo Spirito, essere portatore di una luce intramontabile.
Frammenti di storia
Desidero concludere questo nuovo capitolo fissando alcuni eventi di questo 1999, anno che vede finire il secondo millennio dalla nascita di Gesù, il Salvatore che ha sconfitto la morte conquistandoci la vita eterna. Due anniversari importanti invitano i devoti della Vergine dei Poveri a festeggiare ringraziando e benedicendo il Signore per questi doni di grazia: sono il 50° anniversario dell'approvazione delle apparizioni di Banneux che monsignor Louis-Joseph Kerkhofs, vescovo di Liegi, su mandato della Santa Sede, il 22 agosto 1949 dichiarava autentiche, e il 50° dell'arrivo della statua della Vergine dei Poveri donata dai minatori del Limburg ai lavoratori del quartiere di Baggio; era il 2 novembre 1949. Guardo a queste due date come alle due lampade da minatore poste accanto alla statua della Vergine nella chiesa di Milano: brillano ai suoi piedi per ricordare a tutti che la sua presenza vicino a noi è fedele nel tempo e la sua venuta a Banneux è stata l'annuncio di una luce che vuole rischiarare la strada di ciascuno, quella strada che conduce alla Sorgente "ogni Mariette" che si lascia chiamare e accetta di immergere le mani nell'acqua. A queste due pietre miliari nella pagina della storia, se ne aggiunge una terza: il 20 gennaio 1999, giorno che ha visto una statua della Vergine dei Poveri "ricambiare" a Roma la visita che il Santo Padre le aveva fatto a Banneux nel 1985. È già stato detto che il cardinal Schuster nel 1945 aveva affidato la cura pastorale del quartiere delle Case Minime ai padri Oblati di San Giuseppe promettendo loro che la chiesa che doveva essere costruita nel rione sarebbe stata dedicata alla Madonna dei Poveri. Da allora, fedelmente, questi figli spirituali del beato monsignor Marello, vi continuano a prodigare energie ed entusiasmo e hanno voluto estendere a tutta la Provincia italiana l'opportunità di conoscere, meditare, approfondire il messaggio della Vergine dei Poveri. Chi più di loro - che hanno scelto la povertà e il cui ideale di vita è san Giuseppe, uomo giusto e sposo perfetto - può comprendere e accogliere con maggiore gioia la presenza di Maria nella propria casa? E con questi sentimenti che padre Luigi Testa, direttore del Movimento Madonna dei Poveri, ha fatto pervenire al Papa il desiderio che benedicesse una statua della Vergine apparsa a Banneux, quella che dovrebbe raggiungere "in peregrinatio" le case dei confratelli. E come poteva la Madonna non intercedere, vedendo che chi ha scoperto un tesoro immenso non lo tiene gelosamente per sé, ma con la stessa gratuità lo dona? Così dal Vaticano è giunta la risposta e all'udienza di mercoledì 20 gennaio, proprio prima di partire per il suo viaggio in Messico, papa Giovanni Paolo Il ha benedetto la statua itinerante. Queste le parole di accoglienza del Pontefice: «Saluto i fedeli del Movimento Madonna dei Poveri dell'omonima parrocchia di Milano, qui convenuti per far benedire la statua della Vergine di Banneux che "visiterà" le comunità della provincia religiosa degli Oblati di San Giuseppe. Carissimi, vi esprimo il mio compiacimento per questa peregrinatio mariana in preparazione al Grande Giubileo dell'Anno Duemila, ed auspico che essa costituisca per tutti un'occasione di rinnovato annuncio del Vangelo e di gioiosa testimonianza cristiana» (da «L'Osservatore Romano», 21 gennaio 1999). È solo un caso questa coincidenza o si tratta di un'occasione per scoprire la fedeltà di Dio in un messaggio che continua nel tempo? Impossibile non leggere alcuni fatti con occhi stupiti e altrettanto impossibile non meditarli. Ecco allora qualche "briciola di riflessione" a cui segue una testimonianza: è solo una, ma vuole essere la prima di molte altre che desidererei raccogliere con la stessa delicatezza con la quale si tengono tra le dita le pratoline, farne un bouquet e offrirlo alla Vergine dei Poveri per ringraziarla della continue meraviglie che opera nella vita di chi la invoca.
Mercoledì 20 gennaio
È risaputo che il giorno riservato all'udienza del Santo Padre è il mercoledì, ma mercoledì 20 gennaio è anche l'anniversario della quarta apparizione della Vergine dei Poveri a Manette Beco. La sera di quel giorno, rispondendo alla bambina, la Madonna aveva espresso un desiderio: «Desidererei una piccola cappella»; e immediatamente a Banneux don Jamin aveva iniziato a impegnarsi per realizzare la richiesta. Nella maestosità della sala Paolo VI, per la distanza, vedevo rimpicciolita la bella statua della Madonna appoggiata su un tavolino ai piedi di una possente colonna e gioivo perché difficilmente potrà essere accolta in un luogo più grande. Si, la Vergine aveva desiderato una piccola cappella, ma qui, in un immenso salone, scortata dalle guardie svizzere, riceveva gli onori di 3.000 fedeli e l'inchino devoto del Pontefice.
Il Papa in viaggio
Il Papa ha benedetto la statua appena prima di partire per il Messico e ha compiuto questo gesto davanti a una folla multietnica di fedeli accorsi dai luoghi più diversi. Giovanni Paolo Il è colui che, nella storia della Chiesa, ha percorso infaticabile le strade del mondo realizzando il maggior numero di visite apostoliche in tutti i paesi che hanno voluto ospitarlo. Si può dire a gran voce che, in lui, le parole della Vergine «per tutte le nazioni» hanno trovato un promotore straordinario e un apostolo che le incarna. Il Santo Padre, vicario del buon Pastore, appassionatamente vuole raggiungere ogni figlio: non si limita ad aspettare e accogliere, si mette in cammino e va, e se le circostanze lo consentono, torna successivamente.
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
Il 20 gennaio, poi, cadeva nel cuore della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, quella settimana dal 18 al 25 gennaio fatta in realtà di otto giorni - e otto sono proprio le apparizioni della Vergine dei Poveri a Mariette - dei quali l'ultimo aveva come tema: «A colui che ha sete, io darò gratuitamente l'acqua della fonte della vita» (Ap 21, 6). Possono forse passare inosservati questi episodi che, con un effetto "a cascata", reciprocamente ora si illuminano e appaiono chiari, ora invece rivelano e mostrano aspetti fino a oggi nascosti? Il taglio ecumenico e universale del messaggio di Banneux, che non esclude nessuna creatura sulla terra, trova soprattutto nell'acqua della sorgente un segno palpabile quale risposta a una necessità primaria di ogni uomo: dissetarsi, e vale la pena ricordare che nulla più dell'acqua è così comune a La Fange.
Mercoledì, giorno dedicato a san Giuseppe
In ultima analisi, ecco una ''curiosità'' benevola appartenente alla tradizione popolare: il mercoledì è il giorno della settimana dedicato all'onore di san Giuseppe, sia nelle famiglie religiose ispirate all'imitazione di questo patriarca come nella devozione semplice e genuina che le nostre nonne hanno alimentato davanti alle statue e alle immagini che lo hanno raffigurato in tutti i tempi. Lui, sposo degnissimo della Vergine, quel giorno, forse più di altri, ha esultato nel vedere un susseguirsi di "coincidenze" convergere per rendere alla Madre del suo Salvatore, venuta nella notte per i poveri di tutto il mondo, il tributo sincero e commosso della Chiesa in festa.
…è capitato a me e rendo grazie!
Abitare a Roma non vuol dire aver visto il Papa da vicino: finalmente mi è piovuta dal cielo questa grazia che devo solo all'essere Orantes in via. È per la benedizione di una statua della Vergine dei Poveri venuta da Milano che sono stata invitata insieme ad altri Orantes all'udienza del mercoledì e così, dalla seconda fila della sala Nervi, non ho perso una parola di quanto è stato detto. Tanta era la gioia mista all'agitazione e alla paura di arrivare in ritardo che prima delle otto ero già in San Pietro, e giacché c'ero, non ho rinunciato a una visitina: come non dire grazie per quel sogno a occhi aperti? Entrando nella grande basilica, aprivo la porta contemporaneamente a un'altra donna, indiana, sui quarant'anni, avvolta nel suo san bianco e rosa. Subito mi è venuta alla mente una frase pronunciata dalla Vergine e detta a proposito della fonte: «Questa sorgente è riservata per tutte le nazioni...». Per tutte le nazioni... anche per me che solo due giorni prima non immaginavo niente di tutto questo! Nell'immensità del capolavoro e del genio umano della Cattedrale mi sentivo piccolina, più ancora di quanto lo sono di statura. Ho visitato con calma la chiesa, restando come sempre a bocca aperta e col naso all'insù davanti alla Pietà: anche se qui ci vengo spesso, non mi abituo mai a tanta maestosità. Il tempo passa e non me ne rendo conto. Son pronta a uscire e mentre sto aprendo la porta, con me esce anche quella donna indiana che avevo incontrato entrando. «Per tutte le nazioni...» mi torna alla mente. Sfrego gli occhi, eppure ci vedo bene! E proprio lei. Pochi passi e si perde nella piazza. A me, invece, resta nel cuore questa coincidenza. Signore, tu ci fai arrivare insieme nella tua casa, dalle strade più diverse, dai luoghi più lontani; ci fai stare alla tua presenza, ci nutri con la tua Parola, ti fai cibo per darci forza e farci crescere, poi ci fai ripartire per portare a tutti quelli che incontriamo, a quanti non ti conoscono ancora, il tuo messaggio d'amore. Con questi sentimenti di gioia e di stupore, forse con un sorriso che non ho mai avuto (sarà per questo che mi guardavano straniti? e a me che importa!), mi sono presentata alle guardie svizzere per entrare all'udienza e dire da vicino alla Vergine dei Poveri il mio grazie più commosso. Mi hai voluta qui e di questo "fuori programma" non me ne dimenticherò mai. Volgeranno lo sguardo come la piccola Mariette è stata capace di guardare in alto nel corso delle apparizioni attendendo la Vergine e giunta a La Fange ha saputo fissare i suoi occhi nello splendore della Madre, compiamo anche noi lo stesso gesto consapevoli di dover scrutare l'orizzonte di questo libro giunto alla seconda edizione. "Guardare verso è rispondere, sapendo dove orientarsi, a un bisogno profondo di pienezza e di grazia. La realtà di questa apparizione della Vergine ci ricorda che Maria ha guardato verso la casa e in particolare ha voluto incontrare colei che si è scelta come sua messaggera. Lo sguardo della Madre è gravido di tenerezza, dolcezza, amore e compassione; il suo volto non si corruccia minaccioso, ma resta sorprendentemente amabile. Mariette, che ha avuto il dono di vedere la Madonna, ha potuto pretendere dal pittore Jamin che si attenesse alla descrizione, al racconto e alle puntualizzazioni che gli esponeva. Ogni volta che mi viene offerta l'opportunità di essere a Banneux e in particolare dinanzi al trittico collocato nella Cappella dell'Apparizione, è immediato cercare il volto della Bella Signora e restare lì, quasi incantato. Poi, dinanzi alla fonte, lo sguardo riposa perdendosi in quell'acqua, nel messaggio, nel simbolo cercandone il significato. «Fermati e contempla perché Cristo è la sorgente». Chiudo gli occhi e ripenso alle parole del profeta, a quelle che trascrive il discepolo amato: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Zc 12, 10; Gv 19, 37), mistero insondabile nel quale ci si può solo inabissare perché si compia anche per me la profezia e mi riconosca tra coloro che sanno orientarsi verso Gesù. Sovente l'attenzione è richiamata altrove, ma l'importante è ritornare per ripuntare l'obiettivo nella giusta direzione, la fonte, perché questo è lo scopo della Vergine a Banneux: accompagnarci come ha fatto con Manette alla sorgente.
Il tuo dolce invito ci attiri sempre, o Madre,
e se a volte procediamo da figli sbadati
che cercano cisterne screpolate, tu richiamaci dolcemente
perché non è facile fissare lo sguardo sulle cose di lassù
e solo con te accanto, saremo sicuri di non perdere la meta.
Sì, ora possiamo ancora guardare
perché non si è più arrestato il nostro cammino verso la Sorgente.
padre Luigi Testa
COME ARRIVARE A BANNEUX
In automobile:
Autostrada Les Ardennes (E25) uscita Sprimont (nr° 45); oppure
Autostrada Liegi-Aachen (E40) prendere l’autostrada per Spa-Verviers (E42) uscita Pepinster-Banneux (nr° 5).
In treno e autobus:
Autobus regolari in partenza da Liegi, Pepinster, Virviers, Aywaille e Trooz.
1. Liegi-Banneux:
Un autobus collega Liegi a Banneux; il tragitto dura 50 minuti.
Per informazioni rivolgersi alla stazione Guillemins.
2. Virviers-Bannoux:
partenza all’uscita laterale della stazione, rue de la Gare; il tragitto dura 23 minuti.
3. Pepinster-Banneux:
partenza da Place Maison Communale a 3 minuti dalla stazione; il tragitto dura 13 minuti.
Nota: Troverete tutte le informazioni riguardanti gli orari alla vostra stazione di partenza.