sabato 14 settembre 2013

Santo rosario dei sette dolori di Maria

Devozioni a Maria Ss.: Il Rosario dei 7 dolori di Maria
PREGHIERA INIZIALE:
O Madonna cara, o Madre dei dolori, voglio soffermarmi a riflettere su tutte quelle situazioni in cui Tu hai più soffer­to. Desidero rimanere un po' di tempo con Te e ricordarmi con gratitudine di quanto Tu hai sofferto per me. Alle tue sofferenze, che si sono protratte per l'intero arco della tua vita terrena, uni­sco anche le mie sofferenze, e inoltre quelle di tutti i papà e le mamme, di tutti i giovani ammalati, dei bambini e degli anziani, affinché ogni loro dolore sia accettato con amore e ogni croce sia portata con la speranza nel cuore. Amen

I° - DOLORE MARIA NEL TEMPIO ASCOLTA LA PROFEZIA DI SIMEONE



I° - DOLORE MARIA NEL TEMPIO ASCOLTA LA PROFEZIA DI SIMEONE



1. Presentazione Questo mistero anticipa i segni del dolore. Mentre esprime la gioia della consacrazione e immerge nell’estasi il vecchio Simeone, registra il “segno di contraddizione” e la spada che trafiggerà l’anima della Madre.

2. Brano Biblico Dal Vangelo di Luca (2, 22.34-35).Quando venne il tempo della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima.

3. Canto del Mistero Gesù presentasti nel tempio al Signore sia luce, salvezza, speranza ed onor.

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione. A tutte le mamme preoccupate per i loro figli. A tutti bambini del mondo. Ai seminaristi e alle anime consacrate.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
Gloria al Padre cantato

6. Preghiera O Maria, umile figlia di Sion, che udendo la voce profetica di Simeone, hai ricevuto nel profondo del cuore, come spada tagliente la rivelazione della via dolorosa del tuo Figlio e hai provato l'immensa pena a motivo del rifiuto di molti, ti preghiamo: ottienici il dono di capire il sacrificio di Cristo, di seguire, come discepoli, il suo esempio, di accogliere la sua salvezza. Amen.

7. Canto Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

Madre piena di misericordia, ricorda ogni giorno al nostro cuore le sofferenze di Gesù durante la sua passione.
Noi ti ringraziamo, o Maria, perché hai lasciato che questa spada trafiggesse la tua anima. Ottienici dal Signore la grazia di essere generosi come Te, di saper dire “SI” anche quando non riusciamo a capire i Suoi piani nella nostra vita, di fidarci di Lui, sempre. Tu ci resti accanto e Dio Padre, che ci ama, non ci darà nessun peso che non potremo portare e che non si trasformi in bene per noi e per tutti. Tu tienici per mano ed insegnaci a fidarci di Dio e a credere nel tesoro di grazie che Egli nasconde dentro ogni croce accolta con amore. Facci essere umili perché solo l’umiltà apre il cuore ai progetti di Dio e ci fa amare il Suo modo di realizzarli.
Grazie ancora per il Tuo esempio di docilità e di serenità nella prova. Anche Tu sei stata turbata, anche Tu hai tremato, ma per poco. Poi hai guardato in alto, hai sorriso ed hai ripreso fiduciosa a camminare con il tuo Dio. Facci assomigliare a te Maria!
Te lo chiediamo per tutte le grazie di cui Ti ha riempita il Signore e per tutto l’amore che ci vuoi, Tu che sei vera Madre per ognuno di noi.
O Maria, non si è ancora dileguata la dolcezza per la nascita di Gesù, che già comprendi che sarai pienamente coinvolta nel destino di dolore che attende il Tuo divin Figlio. Per questa tua sofferenza intercedi per noi dal Padre, la grazia di una vera conversione del cuore, una completa decisione per la santità senza temere le croci del cammino cristiano  e le incomprensioni degli uomini. Amen


O Maria, mentre nel tempio Tu presentavi a Dio il tuo Figlio, il vecchio Simeone Ti predisse che il tuo Figlio sarebbe stato segno di contraddizione e che la tua anima sarebbe stata trafitta da una spada di dolore. Queste stesse parole sono state già una spada per la tua anima: hai custodito anche queste parole, come le altre, nel tuo cuore. Grazie, o Maria. Offro questo mistero per tutti quei genitori che in qual­siasi modo si trovano a soffrire per i loro figli. 


II° - DOLORE MARIA FUGGE IN EGITTO PER SALVARE GESÙ



II° - DOLORE MARIA FUGGE IN EGITTO PER SALVARE GESÙ

1. Presentazione Colei che porta Gesù e lo sottrae alla persecuzione di Erode, il nuovo faraone, è Maria, la custode delle promesse profetiche, che, nella trepidazione e nella sollecitudine, preserva l'opera di salvezza di Dio dalla umana violenza e stoltezza. Colei che riporta Gesù e lo colloca nella terra data dai padri è Maria, la giovane Vergine di Israele, che ripete col Figlio suo e con Giuseppe, la fatica e la gioia di un nuovo esodo.

2. Brano Biblico Dal Vangelo di Matteo (2,14). Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode.

3. Canto del Mistero Maria in Egitto col Bimbo fuggì e tanti dolori con Giuseppe patì.

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione.- A tutti i profughi.- Ai forestieri che vivono in mezzo a noi.- A chi è costretto a lasciare la patria.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
 Gloria al Padre cantato

6. Preghiera O Maria, giovane vergine di Israele, che hai portato la fatica di tutte le madri nella difesa della vita da ogni insidia, concedi a quanti, come te, sono attenti e solleciti alla nascita e alla crescita delle future generazioni, il dono della speranza e della fortezza, quali custodi del disegno di Dio sul futuro del mondo. Amen.

7. Canto. Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

O Maria, dolcissima Madre, Che hai saputo credere alla voce degli angeli e docilmente Ti sei messa in cammino fidandoti, in tutto, di Dio, facci diventare come Te, pronti a credere sempre che la volontà di Dio è solo sorgente di grazia e di salvezza per noi. Rendici docili, come Te, alla parola di Dio e pronti a seguirla con fiducia. Tu che hai sentito nel cuore il dolore di essere ospite in un paese non tuo, che forse, ti ha accolta, ma ti ha fatto pesare la Tua povertà e la Tua diversità, rendici sensibili al dolore di tanti esuli della loro patria poveri, fra noi, bisognosi d'aiuto. Facci sentire il Tuo dolore perché possiamo consolarti alleviando quello che ci sta accanto. Ma soprattutto fa’ che non dimentichiamo mai quanto ti è costato essere Madre. Per questa tua prolungata e profonda sofferenza, ti preghiamo, aiuta ciascuno di noi a camminare con pace e sicurezza sulla strada della vita che percorriamo con tutto il peso della nostra fragilità e perciò esposti alle insidie del mondo e alle seduzioni di satana. Amen. 

Maria fugge in Egitto per salvare Gesù.
O Maria, sei dovuta fuggire col tuo Figlio in Egitto, perché i potenti della terra si erano alzati contro di Lui per ucciderlo. È difficile immaginare tutti i sentimenti che hai provato quando, all'invito del tuo Sposo, Ti sei alzata nel cuore della notte e hai preso il tuo Bambino per fuggire, quel Bambino nel quale riconoscevi e adoravi il Messia e il Figlio di Dio. Sei rimasta senza quelle sicurezze che la patria e il focolare domestico sanno offri­re. Sei fuggita, e così ti sei associata a coloro che non hanno un tetto sopra il loro capo o che vivono in paesi stranieri, senza patria. O Maria, mi rivolgo a te, che sei Madre, e ti prego per chi è costretto ad abbandonare la propria casa. Ti prego per i profughi, per i perseguitati, per gli esiliati ti prego per i poveri, che non hanno mezzi sufficienti per costruirsi una casa e una famiglia. Ti prego in particolare per quelli che, in seguito a conflitti famigliari, hanno abbandonato la loro famiglia e si trovano a vivere sulla strada: per i giovani che so­no in disaccordo coi genitori, per i coniugi che si sono separati, per le persone che sono respinte. Guidali, o Maria, attraverso la loro sofferenza verso la "nuova dimora".



III° - DOLORE MARIA SMARRISCE E RITROVA GESU’ NEL TEMPIO



III° - DOLORE MARIA SMARRISCE E RITROVA GESU’ NEL TEMPIO


1. Presentazione Gioioso e drammatico è l’episodio di Gesù dodicenne nel tempio. Colei che conduce alla festa di Pasqua Gesù è Maria, la donna fedele alle tradizioni della sua gente. Colei che cerca Gesù sulla strada imprevedibile, voluta dal Padre, è Maria, la prima credente.

2. Brano Biblico Dal Vangelo di Luca (2, 48-49).Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io angosciato ti cercavamo”. Ed egli rispose: Perché mi cercavate? Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?.

3. Canto del Mistero Tre giorni l’angoscia portasti nel cuor, ma poi lo trovasti e con te dimorò.

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione.- Ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose.- Alle mamme che attendono il ritorno dei figli.- Ai giovani senza orizzonti e senza ideali.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
 Gloria al Padre  cantato

6. Preghiera O Maria, donna fedele, che hai gioito per la presenza intensa del Figlio tuo alla preghiera pasquale del tuo popolo e hai sofferto per la sua improvvisa distanza, concedi il dono di una costante ricerca del Figlio tuo nella fede a quanti sono nell’inquietudine del dubbio e a noi la gioia di essere ritrovati nei nostri smarrimenti. Amen

7. Canto Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

Noi ti ringraziamo, o Maria, perché in tutta la tua vita non ti sei sottratta al dolore, ma lo hai accettato anche per insegnarci il modo di superarlo. Hai sofferto le pene più grandi e per tre giorni, hai sentito l'angoscia di aver perduto Gesù, come se Dio Ti preparasse fin d'allora ad una separazione ben più grande. Hai provato in anticipo il dolore di perderlo, ma sei corsa al Tempio, hai trovato in Dio il Tuo conforto. E Gesù è tornato con Te. Grazie per aver accettato di non comprendere subito le sue parole, per aver sentito il distacco, per aver offerto di nuovo a Dio quel figlio che pure era Tuo, senza comprendere fino in fondo quel mistero che vi avvolgeva. Noi ti preghiamo di insegnarci a meditare nel cuore, con docilità ed amore, tutto ciò che il Signore ci offre da vivere, anche quando non riusciamo a capire e l'angoscia vuole sopraffarci. Dacci la grazia di star Ti vicino perché Tu possa  comunicarci la Tua forza e la Tua fede. O Maria, per le lacrime e i sospiri di quei tre giorni, ottienici di rimanere saldi nella fede in quelle situazioni della nostra vita, dense di mistero e di dolore senza che all'apparenza  vi sia una ragione, un motivo, che umanamente le giustifichi. Amen.
Maria smarrisce e ritrova Gesù.
O Maria, per tre giorni, con indicibile affanno, hai cercato il tuo Figlio, e finalmente, piena di gioia, l'hai ritrovato nel tempio. La sofferenza è durata a lungo nel tuo cuore. La pena è stata grande, perché eri cosciente della tua responsabilità. Sapevi che il Padre celeste Ti aveva affidato il suo Figlio, il Messia Redentore. Perciò il tuo dolore è stato immenso, e la gioia dopo il ri­trovamento è stata certamente sconfinata. O Maria, Ti prego per i giovani che si sono allontanati dalle loro case e per conseguenza si trovano a soffrire molto. Ti prego per quelli che hanno dovuto lasciare la casa paterna per motivi di salute e si trovano soli negli ospedali. Ti prego in modo particolare per quei giovani che sono rimasti privi di amore e di pace, e non sanno più che cosa sia la casa paterna. Ricercali Tu, O Maria, e fa che si lascino trovare, perché la realizzazione di un mondo nuovo diventi sempre più possibile.


IV° - DOLORE GESÙ INCONTRA LA MADRE



IV° - DOLORE GESÙ INCONTRA LA MADRE

1. Presentazione Colei che ha seguito il Figlio dalla lontananza, di una discrezione tenerissima per la sua missione è Maria, l'umile ancella del Signore. Colei che ha seguito il Figlio con un amore forte e fedele è Maria, la madre beata, che in tutto compie la volontà del Padre.

2. Brano Biblico Dal Vangelo di Luca (23,27).Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato, e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! E ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

3. Canto del Mistero Gesù con la croce la Madre incontrò, un grande dolore nel cuore portò.

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione.- Alle madri in pena per i loro figli.- Alle madri che piangono la morte dei loro figli.- Alle madri abbandonate o non amate.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
 Gloria al Padre  cantato

6. Preghiera O Maria, umile ancella del Signore, che ti sei lasciata afferrare dalla beatitudine promessa dal Figlio tuo a quanti compiono la volontà del Padre, aiutaci ad essere docili al volere di Dio su di noi e ad accogliere sulla nostra strada la croce con lo stesso amore con cui l'hai accolta e portata. Amen.

7. Canto Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.
O Maria, noi Ti restiamo accanto quando tutto sembra crollare intorno a Te. Gesù Ti viene  tolto con violenza e il dolore che provi, nessuno è capace di esprimerlo. Ma il tuo coraggio non viene meno, perché Tu vuoi continuare a seguire Gesù, a condividere con Lui tutto. Noi ti preghiamo di insegnarci il coraggio di soffrire, di dire di si al dolore, quando questo viene a far parte della nostra vita e Dio ce lo manda come mezzo di salvezza e purificazione. Facci essere generosi e docili, capaci di guardare Gesù negli occhi e di trovare in questo sguardo la forza per continuare a vivere per Lui, per il Suo piano d'amore nel mondo , anche se  questo dovesse costarci ,come è costato a Te. O Maria, nessun dolore è come il tuo: Immersa in un'angoscia mortale, Tu soffri nell'intimo del cuore l'atroce trafittura di una terribile spada quando incontri il soave volto di Gesù, ora tutto sfigurato al punto di apparire come una maschera di sangue e di fango a causa delle numerose cadute. Per il dolore che in quell'istante ha trafitto il Tuo cuore addolorato, ti preghiamo di purificare il nostro volto, abbruttito dal peccato e di imprimervi un riflesso del volto Santo e immacolato dell'Agnello di Dio. Amen.
Maria incontra Gesù che porta la croce.
O Maria, hai incontrato il tuo Figlio mentre portava la Croce. Chi potrebbe descrivere il dolore che hai provato in quel momento? Mi trovo senza parole... O Madre SS., ti prego per quelli che sono lasciati soli nel loro dolore. Visita i carcerati e confortali; visita gli infermi; va incontro a quelli che si sono perduti. Porgi una carezza a coloro che sono affetti da malattie incurabili, come quando per l'ultima volta qui in terra hai accarezzato il tuo Figlio. Aiutali a offrire la loro sofferenza per la salvezza del mondo, come tu stessa - ac­canto al tuo Figlio - offristi il tuo dolore.

V° - DOLORE MARIA ASSISTE ALLA CROCIFISSIONE E ALLA MORTE E DI GESU’



V° - DOLORE MARIA ASSISTE ALLA CROCIFISSIONE E ALLA MORTE E DI GESU’


1. Presentazione Colei che partecipa alla suprema oblazione del Figlio con lo spirito trapassato dai chiodi, è Maria, la donna dei dolori, da sempre conformata ai sentimenti del Figlio suo.

2. Brano Biblico Dal Vangelo di Giovanni (19,25-29).Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna ecco tuo figlio”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre” e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

3. Canto del Mistero Gesù dalla croce a te ci affidò e subito dopo soffrendo spirò.

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione.- Agli incurabili di tutto il mondo.- Ai profughi senza aiuto e senza lavoro.- Ai moribondi di tutto il mondo.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
 Gloria al Padre  cantato

6. Preghiera O Maria, addolorata madre del Signore, che ci hai dato un tale esempio di amore e di fortezza presso la croce, insegnaci la carità di una presenza generosa presso tutti i nostri fratelli sofferenti e fa' che ti accogliamo nella nostra casa come Madre, affinché per mezzo tuo apprendiamo un nuovo modo di accettare l'immancabile dolore della vita. Amen.

7. Canto. Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

O Maria, madre del dolore e delle lacrime, che hai accettato di veder morire Tuo Figlio, pur di salvare noi, Ti ringraziamo e teneramente ti restiamo accanto, senza parole. Come possiamo consolare il Tuo cuore straziato e riempire il vuoto creato da questa morte crudele?
Ti preghiamo, prendici come siamo, freddi, a volte insensibili e abituati a guardare Gesù in croce, prendici perché anche noi siamo Tuoi figli. Non lasciarci nei momenti di dolore, quando tutto sembra svanire e la fede sembra spengersi; ricordaci allora come si sta ai piedi della croce e sorreggi  i nostri fragili cuori. Tu che conosci il soffrire, rendici sensibili anche al dolore degli altri, non solo al nostro, In ogni sofferenza donaci la forza per continuare a sperare e a credere nell'amore di Dio che supera il male  con il bene e che vince la morte per aprirci alla gioia della resurrezione.
Per quella Tua atroce sofferenza, ottienici ,o Madre Addolorata, la grazia di accettare con amore la nostra croce di ogni giorno per entrare nel mistero del Tuo cuore immacolato e addolorato e così vivere da veri figli Tuoi e discepoli di Gesù. Amen.
Maria è presente alla crocifissione e morte di Gesù.
O Maria, ti contemplo mentre stai in piedi accanto al tuo Figlio morente. Lo avevi seguito con dolore, e ora con dolore inconsolabile ti trovi sotto la sua Croce. O Maria, la tua fedeltà nella sofferenza è veramente grande. Hai un animo forte, il dolore non ti ha chiuso il cuore di fronte ai nuovi compiti: per desiderio del Figlio, diventi Madre di tutti noi. Ti prego, Maria, per quelli che assistono i malati. Aiutali a prestare con amore le loro cure. Dona forza e coraggio a quelli che non ce la fanno più accanto alloro malati. In modo particolare, benedici le mamme che hanno bambini infermi; fa che anche per loro il trovarsi a contatto con la croce sia cosa salutare. Unisci al tuo dolore di Madre l'estenuante fatica di chi per anni o forse per tutta la vita è chiamato a prestare servizio ai propri cari infermi.

VI° - DOLORE MARIA RICEVE SULLE BRACCIA GESÙ DEPOSTO DALLA CROCE

 VI° - DOLORE MARIA RICEVE SULLE BRACCIA GESÙ DEPOSTO DALLA CROCE

1. Presentazione Colei che riceve tra le braccia il corpo di Gesù è Maria, la donna dell'invincibile speranza. Colei che presenta ai discepoli del Figlio suo le realtà di un corpo dato e di un sangue sparso, è Maria, la cooperatrice della salvezza del mondo.

2. Brano Biblico Dal Vangelo di Marco (15,45). Pilato, informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe d'Arimatea. Egli allora, comperato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce.

3. Canto del Mistero La Madre il corpo di Cristo abbracciò un grande dolore il suo cuore squarciò

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione.- A chi rifiuta di accogliere la croce.- Alle mamme che piangono la morte dei loro figli.- Ai giovani stroncati dalla violenza.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
 Gloria al Padre  cantato

6. Preghiera O Maria, donna dell'invincibile speranza, che hai creduto nell'annuncio della gloriosa immortalità, fatto dal Figlio tuo al mondo, guidaci nell'ora della nostra morte sulla strada che conduce alla certezza e alla gioia della vita senza fine. Amen.

7. Canto Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

O Maria, noi ti ringraziamo e ti benediciamo per tutto l'a­more che ci hai dimostrato lasciandoti ferire profondamente da un dolore così grande. Noi vogliamo restarti vicino con la nostra dedizione a Gesù e a Te, vogliamo consolare il Tuo pianto così come Tu consoli il nostro.
Grazie perché sei sempre presente nella nostra vita, a sor­reggerci, a darci forza nei momenti più tristi e senza luce. Noi crediamo che tu puoi capirci in ogni nostra pena e che sempre vuoi aiutarci, addolcendo con il tuo amore le nostre ferite.
Accetta la nostra lode per quanto fai per noi e accogli l'of­ferta della nostra vita: non vogliamo staccarci da te perché in ogni momento possiamo attingere dal tuo coraggio e dalla tua fe­de la forza di essere testimoni di un amore che non muore. Col cuore spezzato dal dolore, o Maria, accogli tra le tue braccia il corpo di Gesù ormai senza vita. Non esiste al mondo dolore più grande di quello di una Madre che piange il figlio morto. Inginocchiata ricevi sul Tuo seno e sul Tuo petto il corpo freddo del Tuo Gesù e lo accarezzi per l'ultima volta. Ora tutti, tranne Giovanni, si sono allontanati e Tu, Madre desolata, sul Tuo cuore stringi quel corpo ormai senza vita, come lo stringesti a Betlemme quando si aprì alla vita.
Per quel Tuo dolore senza tempo, vissuto nel silenzio, all'ombra della croce, donaci, Mamma Celeste, la grazia di staccarci da ogni attaccamento alle cose e agli affetti terreni ed aspirare unicamente all'unione con Gesù nel silenzio del cuore. Amen 

Maria riceve sulle braccia Gesù deposto dalla croce.
Ti osservo, o Maria, mentre, immersa nel più profondo dolore, accogli sulle tue ginocchia il corpo esanime del tuo Figlio. Il tuo dolore continua anche quando il suo è terminato. Lo riscaldi ancora una volta col tuo seno materno, con la bontà e con l'amore del tuo cuore. O Madre, mi consacro a te in questo momento. Ti consacro il mio dolore, il dolore di tutti gli uomini. Ti consacro le persone che sono sole, abbandonate, rifiutate, che sono in lite con gli altri. Ti consacro il mondo intero. Siano tutti accolti sotto la tua protezione materna. Fa che il mondo diventi una sola famiglia, dove tutti si sentano fratelli e sorelle.



VII° - DOLORE MARIA ACCOMPAGNA GESÙ  ALLA SEPOLTURA

VII° - DOLORE MARIA ACCOMPAGNA GESÙ  ALLA SEPOLTURA

1. Presentazione Colei che addolorata accompagna il Figlio suo tra i morti, perché sia il “Primogenito” tra di essi è Maria, la Vergine prudente che attende il ritorno del suo Signore. Colei che gioirà con i discepoli nel mattino di Pasqua è Maria, la testimone fedele della risurrezione.

2. Brano Biblico Dal vangelo di san Giovanni (19,40-42).Essi presero allora Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, come è usanza seppellire fra i Giudei. Ora nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù.

3. Canto del Mistero Maria alla terra il figlio affidò, che fosse risorto giammai dubitò.

4. Intenzioni di preghiera Invochiamo la Beata Vergine: Dona la tua protezione.- Agli sposi che vivono senza speranza.- Agli anziani senza affetto e senza sostegno.- A tutti noi che speriamo in te.

5. Padre nostro...
Ave Maria... (7 volte)
 Gloria al Padre  cantato

6. Preghiera O Maria, testimone fedele della risurrezione, anche tu sei andata al sepolcro fra le lacrime, portando un seme eterno di fecondità, e alla prima luce del giorno dopo il sabato hai appreso il gioioso annuncio del risorto, fa che anche noi camminiamo con te portando lietamente i frutti di vita buona. Amen.

7. Canto Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

O Maria, Madre nostra, che hai sofferto con Gesù, per la sal­vezza di ognuno di noi, tutto il dolore che ha riempito il tuo cuore, noi ti offriamo il nostro conforto nel rimanere fedeli a Colui che ci ha amati donando se stesso.
Fa' che non lo abbandoniamo nel momento della prova, quan­do Dio ci appare lontano e sembra non rispondere al nostro gri­do di aiuto. Facci forti nella fede che sa attendere l'ora di Dio e non si lascia vincere dalla sofferenza.
Noi, come tuoi figli, vogliamo assomigliare a te che hai cre­duto sempre senza stancarti e hai saputo accettare il dolore cre­dendo anche alla gioia eterna che l'avrebbe seguito. Non lasciarci mai, Madre nostra, e nel cammino della vita, pur fra mille pro­ve, ricordaci che l'amore trionfa sopra ogni dolore e che anche la morte sarà sconfitta dalla Vita che non finirà mai.
Grazie, Maria, sia lode e gloria a te!
 Quale dolore, Madre, devi aver provato nel vedere quella grande pietra rotolare davanti al sepolcro del Tuo figlio Gesù. Il Tuo cuore è dilaniato dal dolore, ma Tu ,Madre, non perdi la speranza. Tu sai che quel figlio giace sotterrato, come un chicco di grano che produrrà una messe abbondante. Ma quale dolore provi ancora oggi, o Madre, nel constatare che ,tante volte, il sepolcro di Gesù sta nei nostri cuori. Vieni o Maria, Con la Tua tenerezza materna, visita il nostro cuore nel quale, a causa del peccato, spesso seppelliamo l'amore divino. E quando abbiamo l'impressione di aver la morte nel cuore, donaci la grazia di volgere prontamente il nostro sguardo a Gesù Misericordioso e di riconoscere in Lui la resurrezione e la vita. Amen.

Maria accompagna Gesù alla sepoltura.
O Maria, lo hai accompagnato fino al sepolcro. Hai singhiozzato e pianto su di lui, come si piange per un figlio unico. Molte persone nel mondo vivono nel dolore, perché hanno perduto i loro cari. Consolali tu, e dona loro il conforto della fede. Molti sono senza fede e senza speranza, e si dibattono nei problemi di questo mondo, perdendo fiducia e gioia di vivere. O Maria, intercedi per loro, perché abbiano fede e trovino la loro strada. Sia distrutto il male, e fio­risca una vita nuova, quella vita che è nata dalla tua sofferenza e dal sepolcro del tuo Figlio. Amen.


Preghiamo:
O    Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, fosse presente la tua Madre addolorata: fa' che la tua santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per lo stesso tuo Figlio, che è Dio e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LITANIE DELL'ADDOLORATA
Santa Maria, prega per noi
Santa Madre di Dio, prega per noi
Santa Vergine delle Vergini, prega per noi     
Madre del Crocifisso, prega per noi  
Madre dolorosa, prega per noi
Madre lacrimosa, prega per noi
Madre afflitta, prega per noi
Madre derelitta, prega per noi
Madre desolata, prega per noi
Madre del figlio privata, prega per noi
Madre dalla spada trafitta, prega per noi
Madre nei travagli immersa, prega per noi
Madre di angustie ripiena, prega per noi
Madre col cuore alla croce confitta, prega per noi
Madre mestissima, prega per noi
Fonte di lacrime, prega per noi
Cumulo di patimenti , prega per noi
Specchio di pazienza, prega per noi
Rupe di costanza, prega per noi
Ancora di confidenza, prega per noi
Rifugio dei derelitti, prega per noi
Difesa degli oppressi, prega per noi
Rifugio degli increduli, prega per noi
Sollievo dei miseri, prega per noi
Medicina dei languenti, prega per noi
Forza dei deboli, prega per noi
Porto dei naufraghi, prega per noi
Quiete nelle procelle, prega per noi
Ricorso dei piangenti, prega per noi
Terrore dei demoni, prega per noi
Tesoro dei fedeli, prega per noi
Luce dei profeti, prega per noi
Guida degli apostoli, prega per noi
Corona dei martiri, prega per noi
Sostegno dei confessori, prega per noi
Perla delle vergini, prega per noi
Consolazione delle vedove, prega per noi
Madre degli orfani, prega per noi
Letizia di tutti i santi del cielo
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
perdonaci, Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
ascoltaci, Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
abbi pietà di noi

Preghiamo: O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore, concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla passione di Cristo perché diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo Nostro Signore. Amen.
corona dei sette dolori di Maria


SANTI é BEATI :

-
Beata Vergine Maria Addolorata

15 settembre

La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali. Questa memoria di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio VII (1814). (Mess. Rom.)

Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

Martirologio Romano: Memoria della beata Maria Vergine Addolorata, che, ai piedi della croce di Gesù, fu associata intimamente e fedelmente alla passione salvifica del Figlio e si presentò come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita.
Ascolta da RadioVaticana:
Ascolta da RadioRai:
Ascolta da RadioMaria:


La Madonna è venerata nel mondo cristiano con un culto di iperdulia, che si estrinseca in vari titoli, quanti le sono stati attribuiti nei millenni per le sue virtù, il suo patrocinio, la sua posizione di creatura prediletta da Dio, per il posto primario occupato nel piano della Redenzione, per la sua continua presenza accanto all’uomo evidenziata anche dalle tante apparizioni.
Nel calendario delle celebrazioni mariane vi sono: 1° gennaio la B.V.M. Madre di Dio; 23 gennaio lo Sposalizio della B.V.M.; 2 febbraio la Presentazione al Tempio di Gesù e la Purificazione di Maria; 11 febbraio Beata Vergine di Lourdes; 25 marzo l’Annunciazione; 26 aprile B.V.M. del Buon Consiglio; 13 maggio Beata Vergine di Fatima; 24 maggio Madonna Ausiliatrice; 31 maggio Visitazione di M.V.; a giugno Cuore Immacolato di Maria; 2 luglio Madonna delle Grazie; 16 luglio B.V. del Carmelo; 5 agosto Madonna della Neve; 15 agosto Assunzione della Vergine; 22 agosto B.V.M. Regina; 8 settembre Natività di Maria; 12 settembre SS Nome di Maria; 15 settembre B. V. Addolorata; 19 settembre B. V. de La Salette; 24 settembre B.V. della Mercede; 7 ottobre B.V. del Rosario, 21 novembre Presentazione della B.V.M.; 8 dicembre Immacolata Concezione, 10 dicembre B. V. M. di Loreto.
Inoltre l’intero mese di Maggio è dedicato alla Madonna, senza dimenticare la suggestiva e devota Novena dell’Immacolata, poi vi sono le celebrazioni locali per i tantissimi Santuari Mariani esistenti; come si vede la Vergine ha un culto così diffuso, che non c’è mese dell’anno in cui non la si ricordi e veneri.
A mio parere però, fra i tanti titoli e celebrazioni, il più sentito perché più vicino alla realtà umana, è quello di Beata Vergine Maria Addolorata; il dolore è presente nella nostra vita sin dalla nascita, con il primo angosciato grido del neonato, che lascia il sicuro del grembo materno per proiettarsi in un mondo sconosciuto, non più legato alla madre e in preda alla paura e spavento; poi il dolore ci segue più o meno intenso, più o meno costante, nei suoi vari aspetti, fisici, morali, spirituali, lungo il corso della vita, per ritrovarlo comunque al termine del nostro cammino, per l’ultimo e definitivo distacco da questo mondo.
E il dolore di Maria, creatura privilegiata sì, ma sempre creatura come noi, è più facile comprenderlo, perché lo subiamo anche noi, seppure in condizioni e gradi diversi, al contrario delle altre prerogative che sono solo sue, Annunciazione, Maternità divina, Immacolata Concezione, Assunzione al Cielo, Apparizioni, ecc. le quali da parte nostra richiedono un atto di fede per considerarle.
Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare, chi naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.
I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.
Ma non fu solo per la repentina condanna a morte, il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.
Quindi anche tutti coloro che soffrono nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno.
Ma la Madonna è anche corredentrice per Grazia del genere umano, perché partecipe dell’umanità sofferente ed offerta del Cristo, per questo lei non si è ribellata come madre alla sorte tragica del Figlio, l’ha sofferta indicibilmente ma l’ha anche offerta a Dio per la Redenzione dell’umanità.
E come dalla Passione, Morte e Sepoltura di Gesù, si è passato alla trionfale e salvifica Resurrezione, anche Maria, cooperatrice nella Redenzione, ha gioito di questa immensa consolazione e quindi maggiormente è la più adatta ad indicarci la via della salvezza e della gioia, attraversando il crogiolo della sofferenza in tutte le sue espressioni, della quale comunque non potremo liberarci perché retaggio del peccato originale.

CULTO

La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.
Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.
Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose ‘Laudi’; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.
A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.
Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.
Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.
Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.

Le devozioni
I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. – 2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”. – 3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. – 4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario. – 5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente. – 6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce. – 7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.
La liturgia e la devozione hanno compilato anche le Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua personale sofferenza.
La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della ‘Via Matris’, che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani, rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi.
Le processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai piedi del Crocifisso; in certi Comuni le processioni devozionali, assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria vestita a lutto e addolorata e quello di Gesù che trasporta la Croce tutto insanguinato e sofferente.
In certe località queste processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e penitenziale, anche turistica e folcloristica, cito per tutte la grande processione barocca di Siviglia.

Le espressioni artistiche
Al testo del celebre “Stabat Mater”, si sono ispirati musicisti di ogni epoca; tra i più illustri figurano Palestrina, Pergolesi, Rossini, Verdi, Dvorak.
La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto dell’opera dei più grandi artisti che secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria.
La vergine Addolorata è di solito vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore.
Altro soggetto molto rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta fra la deposizione e la sepoltura di Gesù. Il termine ‘Pietà’ sta ad indicare nell’arte, la raffigurazione dei due personaggi principali Maria e Gesù, la madre e il figlio; Maria lo sorregge adagiato sulle sue ginocchia, oppure sul bordo del sepolcro insieme a s. Giovanni apostolo (Michelangelo e Giovanni Bellini). Capolavoro dell’intensità del dolore dei presenti, è il ‘Compianto sul Cristo morto’ di Giotto.
Nel Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (Isernia), secondo l’apparizione del 1888, Gesù è adagiato a terra e Maria sta in ginocchio accanto a lui e con le braccia aperte lo piange e lo offre nello stesso tempo.

In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una chiesa o cappella a lei dedicata; varie Confraternite assistenziali e penitenziali, come pure numerose Congregazioni religiose femminili e alcune maschili, sono poste sotto il nome dell’Addolorata, specie se collegate all’antico Ordine dei Servi di Maria.
L’amore e la venerazione per la Consolatrice degli afflitti e per la sua ‘compassione’, ha prodotto, specie nell’Ordine dei Servi splendide figure di santi, ne citiamo alcuni: I Santi Sette Fondatori, s. Giuliana Falconieri, s. Filippo Benizi, s. Pellegrino Laziosi, s. Antonio Maria Pucci, s. Gabriele dell’Addolorata (passionista), senza dimenticare, primo fra tutti, s. Giovanni apostolo ed evangelista, sempre accanto a lei per confortarla e condividerne l’indicibile dolore, accompagnandola fino al termine della sua vita.

Il nome Addolorata ebbe larga diffusione nell’Italia Meridionale, ma per l’evidente significato, ora c’è la tendenza a sostituirlo con il suo derivato spagnolo Dolores.


Autore: Antonio Borrelli

VOCE DI SAN PIO :

-"Gesú e l’anima tua d’accordo devono coltivare la vigna. A te il compito di togliere e trasportare pietre, strappare spine. A Gesú il compito di seminare, piantare, coltivare, innaffiare. Ma anche nel tuo lavoro c’è l’opera di Gesú. Senza di lui non puoi far nulla." (CE, 54).

(Lc 15,1-32) Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.

VANGELO DI DOMENICA 15 SETTEMBRE
(Lc 15,1-32) Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Spirito d'amore,fammi riconoscere il vero volto dell'amore che Dio vuole farci comprendere in questo brano del vangelo,in ogni sua più piccola sfaccettatura.

Nel Vangelo di oggi ,prima di parlarci della parabola del figliol prodigo,la Chiesa ci propone quella del buon pastore e della moneta perduta, con le quali Gesù apre il discorso per far capire ai farisei e agli scribi, che tenevano molto ai beni materiali,per far comprendere che anche Dio teneva molto a tutti i suoi beni,ossia ai suoi figli.
Comincerò col leggere insieme a voi, tra le righe, l'amore del Padre. Un padre che ha lavorato sodo per non far mancare niente ai figli, che li ha educati al lavoro, alla responsabilità, ha fatto questo con tutti e due, ma all'improvviso, uno di loro, stanco e con una irrefrenabile voglia di ribellarsi al padre, decide che vuole partire, vuole andare lontano per avere tutto quello che il padre per buon senso gli negava.  Il padre con il cuore infranto,non può trattenerlo,e così gli dà la sua parte di eredità e lui va. All'inizio,non si rende conto dell'errore fatto,gode di tutto quello che vuole,ma dopo un po' si rende conto che tutto quello che ora ha,non gli ha dato la felicità,ma anzi,ha ancora di meno di quello che aveva quando si sentiva sottomesso al padre,infatti nel vangelo Luca ci parla di una grave carestia in quel paese,facile da rapportare alla tristezza del suo cuore.Non aveva conquistato nulla ed aveva perso anche quello che aveva...ripensava alla sua casa,dove tutti potevano godere dei beni e dell'amore del padre,persino l'ultimo dei suoi servi,e lui se n'era andato per rincorrere cosa?Si era perduto!Ecco la nuda e cruda verità,si sentiva perduto e disperato e con fatica,perchè era molto orgoglioso,decide di tornare dal padre.  Chissà cosa pensava ,chissà come sarebbe stato accolto,certamente non si sentiva degno,ma avrebbe trovato le parole per chiedere scusa?  Quanti pensieri prima di incamminarsi,quanto tempo perso in inutili elucubrazioni...Appena il padre lo vede da lontano gli corse incontro e lo abbracciò,lo strinse forte e ordinò ai suoi servi di portare il vestito più bello,l'anello e i calzari e gli restituisce la sua dignità di uomo e di figlio,e così anche il figlio ingrato capisce quanto è grande la gioia del padre per il suo ritorno,quanto è grande il suo amore!  Ed ora passiamo all'altro figlio,quello che aveva sempre fatto il volere del padre,quello che gli era stato sempre vicino....cosa succede in lui?Non gli sembra giusto che per il padre questo ritorno sia motivo di gioia,non accetta che sia messo sul suo stesso piano,forse invidia,forse rabbia,o forse solo dolore,ma qualcosa lo spinge a voler giudicare il modo di agire del padre,addirittura criticarlo...quante volte noi ci mettiamo in questa condizione?  Ecco quello che per me è un punto fondamentale di questo brano del vangelo,il punto in cui la mia riflessione,mi ha portato a capire che noi troppo spesso giudichiamo,condanniamo e vogliamo decidere chi fa il bene e chi il male,dimenticando troppo spesso che Dio non la pensa come noi,ma noi dobbiamo pensare come lui!

venerdì 13 settembre 2013

SANTI é BEATI :


Esaltazione della Santa Croce

14 settembre

La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione eretta sul sepolcro di Cristo, viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore.
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La festa in onore della Croce venne celebrata la prima volta nel 335, in occasione della “Crucem” sul Golgota, e quella dell'"Anàstasis", cioè della Risurrezione. La dedicazione avvenne il 13 dicembre. Col termine di "esaltazione", che traduce il greco hypsòsis, la festa passò anche in Occidente, e a partire dal secolo VII, essa voleva commemorare il recupero della preziosa reliquia fatto dall'imperatore Eraclio nel 628. Della Croce trafugata quattordici anni prima dal re persiano Cosroe Parviz, durante la conquista della Città santa, si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al vescovo di Betlem che l'aveva portata nella battaglia di Hattin.
La celebrazione odierna assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della pia madre dell'imperatore Costantino, Elena. La glorificazione di Cristo passa attraverso il supplizio della croce e l'antitesi sofferenza-glorificazione diventa fondamentale nella storia della Redenzione: Cristo, incarnato nella sua realtà concreta umano-divina, si sottomette volontariamente all'umiliante condizione di schiavo (la croce, dal latino "crux", cioè tormento, era riservata agli schiavi) e l'infamante supplizio viene tramutato in gloria imperitura. Così la croce diventa il simbolo e il compendio della religione cristiana.
La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di "Cristo crocifisso". Il cristiano, accettando questa verità, "è crocifisso con Cristo", cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del "patibulum" (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov'era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.


Autore: Piero Bargellini

VOCE DI SAN PIO :

-"Non ti lamenterai mai delle offese, da qualunque parte ti vengono fatte, ricordandoti che Gesú venne saturato di obbrobri dalla malizia degli uomini che egli stesso aveva beneficato. Scuserai tutti con la carità cristiana, tenendo innanzi agli occhi l’esempio del divino Maestro che scusò persino i suoi crocifissori dinanzi al Padre suo." (AP).

(Gv 3,13-17) Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.



VANGELO
 (Gv 3,13-17) Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: 
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito Del Signore ad insegnarci le cose di Dio, vieni su di noi, insegnaci ad ascoltarti umilmente, e a non avvelenare l'acqua della Tua sorgente, con le nostre idee e preconcetti, per non inquinare la fonte della sapienza e non trovare la morte della vere fede che ci unisce a te.
Questo brano è breve, ma di un'intensità paurosa. Molti tra noi cristiani, pensano che aver accettato di riconoscere Gesù come il Messia, ci metta in una posizione di privilegio, rispetto al popolo ebraico, perché abbiamo dimostrato di aver capito più di loro. Io penso che purtroppo invece, stiamo facendo anche noi tanti errori rispetto alla parola di Dio, ed il primo di tutti è quello di dimenticare che tutti gli uomini sono legati tra di loro da un unico Padre e che queste differenze non dovrebbero creare fenomeni di razzismo tra di noi. Gesù era ebreo, Maria era ebrea, come possiamo pensare di dire che siamo dei buoni cristiani se per primi non rispettiamo i nostri fratelli? Che poi siano ebrei o di un altro paese, in fondo cosa importa, è il concetto che resta.
Il serpente di bronzo che Dio fece costruire a Mosè perché fosse innalzato, salvava la vita di chi lo guardava, è una allegoria fin troppo chiara a Gesù che innalzato sulla croce avrebbe salvato l'umanità intera, e l'apostolo Giovanni ce lo conferma. Nella prima lettura di domenica scorsa c'era una frase che mi ha molto colpito " Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo " ed è questo che mi ha portato alla riflessione di oggi, con questo spirito di comunione verso tutti i fratelli, anche verso coloro che , pur seguendo vie diverse, cercano come noi di fare quello che Dio vuole.
Tutti noi siamo il suo popolo, tutti siamo il suo gregge, non sarà l'appartenere ad una razza o all'altra, a una religione o all'altra che ci salverà, ma l'aderire perfettamente all'amore che Dio ha per noi, ricambiandolo con lo stesso amore e fedeltà, senza curarci del resto del mondo, del potere, degli altri dei che satana ci propone come vincenti, delle regole che vengono infrante in nome della libertà e del progresso.
Questo sarà alzare lo sguardo a Cristo che ha accettato tutto per la nostra salvezza, anche la morte in croce; che per amore nostro ha dimenticato di essere Dio e ha vissuto nella nostra umanità, l'amore più intenso e profondo del mondo.

giovedì 12 settembre 2013

SANTI é BEATI :

Sant' Amato di Remiremont Abate

13 settembre

Nasce a Grenoble tra il 565 e il 570 da Eliodoro, nobile romano. Entrò nel monastero di Agauno, nel Vallese, nel 581 e fu ordinato sacerdote e vi rimase per 30 anni per poi ritirarsi da eremita. Fondò il monastero doppio di Habend nei Vosgi assieme a sant’Eustasio. Amato morì un 13 settembre. Apparso più volte dopo morto compiendo molti miracoli, le sue spoglie furono trasportate nell’interno della chiesa di Santa Maria. Dal 670 la sua festa è celebrata il 13 settembre San Leone IX fece la ricognizione delle reliquie il 3 dicembre 1049. Amato è onorato soprattutto a Grenoble e a Saint Dié. (Avvenire)

Etimologia: Amato = caro, benvoluto, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Sui monti Vosgi in Neustria, sempre in Francia, sant’Amato, sacerdote e abate, insigne per austerità, digiuni e desiderio di solitudine, che resse con saggezza il monastero di Habend da lui fondato insieme a san Romaríco.

La sua "Vita" anonima, scritta qualche tempo dopo la sua morte e abbastanza fedele alla realtà storica, lo dice nato a Grenoble tra il 565 e il 570 da Eliodoro, nobile romano. Entrato nel monastero di Agauno, nel Vallese, nel 581 e ordinato sacerdote, vi rimase per trent'anni, ritirandosi poi a vita eremitica. Durante i tre anni trascorsi in una cella costruita nei dintorni del monastero, compì vari miracoli, tra i quali quello di far scaturire una sorgente per alleviare ai monaci la fatica di portargli l'acqua. Divenuto predicatore dopo un incontro con s. Eustasio, Amato fondò, insieme con Romarico, potente feudatario convinto dalle sue parole a farsi monaco, il monastero doppio di Habend nei Vosgi; ma rinunziò alla carica di abate in favore di Romarico, e nominò badessa Macteflede. Poi si ritirò di nuovo in una grotta, dalla quale usciva solo la domenica e i giorni festivi per consigliare e ammaestrare i religiosi dei due cenobi.
Amato morì un 13 settembre, dopo un periodo di freddezza nei rapporti con s. Eustasio e con il monastero di Luxeuil, dovuto ad alcuni malintesi ed agli intrighi del monaco Agrestio, e conclusosi poi con il perdono da parte di s. Eustasio (627-28).
Apparso più volte dopo morto compiendo molti miracoli, le sue spoglie furono trasportate nell'interno della chiesa di S. Maria, dove ricevettero la venerazione dei fedeli. Dal 670 la sua festa è celebrata il 13 settembre. S. Leone IX fece la ricognizione delle reliquie il 3 dicembre 1049. Amato è onorato soprattutto a Grenoble e a St. Dié.


Autore: Alfonso Codaghengo

VOCE DI SAN PIO :

-"Lo spirito umano senza la fiamma del divino amore è portato a raggiungere la fila delle bestie, mentre pel contrario la carità, l’amore di Dio lo innalza tant’alto da raggiungere fino al trono di Dio. Ringraziate senza mai stancarvi la liberalità di un sí buon Padre e pregatelo che accresca sempre piú la santa carità nel vostro cuore." (Epist. II, p. 70).

(Lc 6,39-42) Può forse un cieco guidare un altro cieco?

VANGELO
 (Lc 6,39-42) Può forse un cieco guidare un altro cieco?

 Dal Vangelo secondo Luca

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».


Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Nel mio cuore ti cerco o Signore, ti aspetto e ti desidero, vieni con il tuo Santo Spirito a dare la tua luce alle parole del tuo Vangelo, ed io sarò felice di servirti.

"Annunciare il Vangelo per me è un vanto" così dice San paolo nella prima lettura, scrivendo ai Corinzi.
Quando si riesce a essere un corpo solo con Gesù e con la Chiesa di Cristo, questo compito, non è più un dovere, ma una necessità. Dio si è incarnato e fatto uomo per stare tra di noi, ma non basta , si è umiliato ed è stato deriso, oltraggiato ed ucciso, per amore nostro.
Questa pazzia ci deve entrare nelle ossa ci deve penetrare il cuore, perché solo allora possiamo comprendere come si può arrivare ad amare e a perdonare come ha fatto lui.
Noi uomini siamo veramente dei grossi palloni gonfiati, tronfi, pieni di noi, arroganti, convinti di essere sempre più degli altri, in tutte le nostre manifestazioni ci sentiamo i più sapienti, quelli che soffrono di più, quelli che amano di più.
Ci mettiamo sempre in competizione ed è per questo che spesso non riusciamo a vivere con gli altri un confronto sereno.
Invece di guardare gli errori degli altri, i limiti degli altri, dovremmo essere in grado prima di tutto di vedere i nostri di limiti, avendo come punto di riferimento Gesù, unico Maestro, ed allora potremo forse dire di aver imparato qualcosa, di sapere dove stiamo andando, e come dobbiamo camminare per essere graditi a Dio.
Lo stesso discorso possiamo farlo anche all'inverso, quando siamo un po' sperduti e non riusciamo a capire bene come comportarci, non seguiamo i consigli di chi si mette sul piedistallo e si sente superiore a noi, più giusto, ma solo di chi con umiltà sa farsi servo per servire, come Gesù.
Siamo spesso colpevoli delle stesse cose di cui accusiamo gli altri, perché è molto più facile vedere gli errori degli altri dei nostri.Proprio oggi parlando con una donna le chiedevo se cambiando l'età dell'ucciso, cambiava per caso il reato di omicidio; tra quel guidatore ubriaco che uccideva, quello che uccideva in preda all'ira, quello che lo faceva per sbaglio, o quella donna che uccideva un bimbo innocente e indifeso che voleva solo venire al mondo ... dov’ è la differenza? Chi dei tre va considerato un assassino e chi no? Qual' è il metro con cui l'uomo misura il reato? Il reato ed il peccato sono la stessa cosa? Se abbandonare il marito o la moglie ed i figli oggi è permesso per legge, è ancora peccato?
Troppe volte si fa confusione, troppi giudici ingannano e rubano, prendono mazzette per far assolvere o condannare come gli fa più comodo, sono meno colpevoli di un sacerdote che pecca?
Uno solo è il maestro, solo Gesù poteva vantarsi di essere giusto, e neanche l'ha mai fatto....anzi si è sempre fatto più piccolo degli altri.
Nato povero, vissuto braccato e perseguitato, al referendum scelsero Barabba , un ladro e assassino per liberarlo al suo posto, e lui morì nel modo più ingiurioso possibile.....
eppure dopo 2010 anni ancora cerchiamo di imitarlo e non ne siamo capaci.


mercoledì 11 settembre 2013

SANTI é BEATI :


Santissimo Nome di Maria

12 settembre - Memoria Facoltativa

La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.

Martirologio Romano: Santissimo Nome della beata Vergine Maria: in questo giorno si rievoca l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

Nella storia dell'esegesi ci sono state diverse interpretazioni del significato del nome di Maria:

1) "AMAREZZA"

questo significato e` stato dato da alcuni rabbini: fanno derivare il nome MIRYAM dalla radice MRR = in ebraico "essere amaro". Questi rabbini sotengono che Maria, sorella di Mose`, fu chiamata cosi` perche', quando nacque, il Faraone comincio` a rendere amara la vita degli Israeliti , e prese la decisione di uccidere i bambini ebrei.
Questa interpretazione puo` essere accettata da noi Cristiani pensando quanto dolore e quanta amarezza ha patito Maria nel corredimerci:
[Lam. 1,12] Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'e` un dolore simile al mio dolore...
Inoltre il diavolo, di cui il Faraone e` figura, fa guerra alla stirpe della donna, rendendo amara la vita ai veri devoti di Maria, che, per altro, nulla temono, protetti dalla loro Regina.

2) "MAESTRA E SIGNORA DEL MARE"

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. Maestra-Signora) + YAM (= mare): come Maria, la sorella di Mose`, fu maestra delle donne ebree nel passaggio del Mar Rosso e Maestra nel canto di Vittoria (cf Es 15,20), cosi` "Maria e` la Maestra e la Signora del mare di questo secolo, che Ella ci fa attraversare conducendoci al cielo" (S.Ambrogio, Exhort. ad Virgines)
Altri autori antichi che suggeriscono questa interpretazione: Filone, S. Girolamo, S. Epifanio.
Questo parallelo tipologico tra Maria sorella di Mose` e Maria, madre di Dio, e` ripreso da Ps. Agostino, che chiama Maria "tympanistria nostra" (Maria sorella di Mose` e la suonatrice di timpano degli Ebrei, Maria SS. e` la tympanistria nostra, cioe` dei Cristiani: il cantico di Mose` del N.T sarebbe il Magnificat, cantato appunto da Maria: questa interpretazione e` sostenuta oggi dal P. Le Deaut, uno dei piu` grandi conoscitori delle letteratura tergumica ed ebraica in genere: secondo questo autore, S. Luca avrebbe fatto volontariamente questo parallelismo.

3) "ILLUMINATRICE, STELLA DEL MARE"

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da: prefisso nominale (o participiale) M + 'OR (ebr.= luce) + YAM (= mare): Cosi` S. Gregorio Taumaturgo, S. Isidoro, S. Girolamo (insieme alla precedente)
Alcuni autori ritengono che S. Girolamo in realta` non abbia interpretato il nome come "stella del mare", ma come "stilla maris", cioè: goccia del mare.
La presenza della radice di "mare" nel nome di Maria, ha suggerito diverse interpretazioni e/paragoni di Maria con il "mare":
Pietro di Celles (+1183) Maria = "mare di grazie": di qui Montfort riprende: "Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria" (Vera Devozione, 23).
Qohelet 1,7: "tutti i fiumi entrano nel mare"; S. Bonaventura sostiene che tutte le grazie (= tutti i fiumi) che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono "confluite" in Maria, il mare di grazie.
S.Brigida: "ecco perche` il nome di Maria e` soave per gli angeli e terribile per i demoni"
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Ave maris stella, Dei Mater alma, atque semper virgo, felix coeli porta...
Questo inno sembra una meditazione sul nome di Maria, in rapporto a Maria sorella di Mosè:
"Ave maris stella" (cf significato 3); "Dei Mater ALMA atque semper virgo": Maria, sorella di Mose`, viene chiamata in Es 2,8, `ALMAH = "vergine" e, etimologicamente "nascosta"; "felix coeli porta", cioe` "maestra del mare" di questo secolo che Ella ci fa attraversare (cf. significato 2)

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4) PIOGGIA STAGIONALE

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. PRIMA PIOGGIA STAGIONALE)
Maria e` considerata come Colei che manda dal cielo una "pioggia di grazia" e "pioggia di grazia essa stessa".
Questa interpretazione, che C. A Lapide attribuisce a Pagninus, viene in parte ripresa da S. Luigi di Montfort nella Preghiera Infuocata: commentando Ps. 67:10 "pluviam voluntariam elevasti Deus, hereditatem tuam laborantem tu confortasti" (Una pioggia abbondante o Dio mettesti da parte per la tua eredita`), il Montfort dice:
"[P.I. 20] Che cos'e`, Signore, questa pioggia abbondante che hai separata e scelta per rinvigorire la tua eredita` esausta? Non sono forse questi santi missionari, figli di Maria tua sposa, che tu devi scegliere e radunare per il bene della tua Chiesa cosi` indebolita e macchiata dai peccati dei suoi figli?"
Maria, pioggia di grazie, formera` e mandera` sulla terra una pioggia di missionari

5) ALTEZZA

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MAROM (ebr. ALTEZZA, EXCELSIS): questa ipotesi e` sostenuta, tra gli antichi dal Caninius, e, tra i moderni, da VOGT, soprattutto in base alle recenti scoperte dei testi ugaritici, che hanno permesso la comprensione di molte radici ebraiche.
Luca 1:78 per viscera misericordiae Dei nostri in quibus visitavit nos oriens EX ALTO
questo versetto, in base al testo greco e alla retroversione in ebraico, puo` essere tradotto:
ci ha visitati dall'alto un sole che sorge: Cristo e` il sole che sorge che viene dall'alto (il Padre)
oppure
ci ha visitati un sole che sorge "dall'alto" = da Maria

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Di tutti queste ipotesi, qual e` quella giusta? forse la Provvidenza ci ha lasciato nel dubbio perche' nel nome di Maria possiamo trovare nel contempo tutti i significati che l'analogia della fede ci suggerisce.


Autore: Don Alfredo Morselli

VOCE DI SAN PIO :

-"L’amore tutto dimentica, tutto perdona, dà tutto senza riserva." (Epist. IV, p. 870).

(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

VANGELO
 (Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Parola del Signore

(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.(giovedì 12 settembre)
(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.(giovedì 12 settembre)


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Vieni o Spirito Santo,e riempi il mio cuore e la mia mente della Tua Santa sapienza,del Tuo intelletto,del Tuo Consiglio ,della Tua fortezza,della Tua scienza,della Tua pietà e del Tuo timor Di Dio,allora io non avrò più bisogno di altro,e potrò tranquillamente vivere di Te e del mio Dio.


Questo Gesù che viene a controvertere tutte le idee compassate e misurate degli scribi e dei farisei, è un vero rivoluzionario, perchè con le sue semplici parole, cerca di togliere il potere a chi ne vuole fare un uso improprio.
La legge di Dio non è la legge dei vari dei che fino ad allora si erano contrapposti a lui, (ricordiamo che gli ebrei sono il primo popolo monoteista) ed è stata redatta da Dio per gli uomini, ma non per servirsene nel suo nome.
 Con Gesù decadono gli olocausti che venivano offerti a Dio, ma non solo quelli, decade anche la legge degli uomini che decretava il loro potere, gli uni sugli altri, l' occhio per occhio dente per dente, che tanto è ancora cara agli uomini che non vogliono accettare Gesù nella loro vita.
 E si miei cari amici, anche tra noi "cristiani" vige ancora questa legge, solo che la chiamiamo con il suo vero nome, non ci nascondiamo più dietro alla legge del Signore, ma siamo costretti a guardare le cose nel loro vero volto e gli diamo il nome di Vendetta.
Gesù non accetta questi ragionamenti dettati dal rancore, ma impone un nuovo modo di pensare e di agire,dettato dall'amore, che Lui stesso è venuto a Portare fino all'immane sacrificio di se stesso.
 Ha detto seguitemi, come possiamo pensare di seguirlo se il rancore ci porta da un' altra parte; con Lui stiamo imparando ad amare anche chi ci fa del male, perchè impariamo a vederlo attraverso i suoi occhi, e se pensiamo a come ci ha amato da sempre, che è morto anche per la nostra salvezza, non ci dovrebbe essere poi così difficile.
 Spesso ci rifiutiamo di pensare che noi ci comportiamo o ci siamo comportati, come quelli che hanno flagellato, deriso e crocefisso Gesù, solo perchè non eravamo lì materialmente, o non siamo ebrei, poi però quando ci sentiamo appellare come fratelli minori ed eredi del regno di Dio, questa familiarità ci aggrada.... insomma come al solito, ci aggiustiamo tutto a secondo dei nostri comodi.
 Ed è per questo che Gesù è venuto,per farci comprendere (per primi agli ebrei e poi a tutti) che per essere figli di Dio, non ci sono delle regole formali, ma una sola, quella dell'amore, perchè per Amore siamo stati creati, per amore ci è stata donata la terra su cui viviamo, per amore Gesù ha dato la vita per noi e ci ha redenti dal peccato.
 Amore sopra a tutto, anche sopra al male, perchè amare chi ci ama è scontato; Gesù ci insegna a fare di più. Perdonare chi ci chiede perdono, è più facile, ma Gesù ci obbliga a perdonare tutti come vuole Dio, rimettendo agli altri i debiti per poter essere perdonati a nostra volta, anche a chi continua imperterrito la sua lotta contro di noi.
 Ci obbliga ad essere buoni e caritatevoli, a dare sempre senza preoccuparci del nostro domani, ma solo dell' oggi nostro e dei fratelli, ci porta in una dimensione completamente diversa da quella in cui vorremmo vivere, perchè ci proietta verso gli altri e non ci fa restare fermi su noi stessi, non più IO, ma Dio che vive in me, come diceva San Paolo e come tanti altri Santi hanno saputo percepire per noi. Questo è Gesù!!!!

martedì 10 settembre 2013

SANTI é BEATI :


Sant' Elia Speleota Abate

11 settembre

Reggio Calabria, 863 - 960

Emblema: Abito monacale, Pastorale

Martirologio Romano: Nel monastero di Aulinas in Calabria, sant’Elia, detto lo Speleota, insigne cultore della vita eremitica e cenobitica.

Sant’Elia Speleota (così chiamato per distinguerlo dall’omonimo profeta e da S. Elia Juniore) nacque a Reggio Calabria nel 863 da ricchi genitori, Pietro e Leonzia.
All’età di diciotto anni, la madre Leonzia gli propose di sposare una nobile giovinetta e di metter su famiglia. Elia, però, rifiutò la proposta e fuggì di casa andando prima a Taormina di Sicilia, a far penitenza, e poi si diresse in pellegrinaggio a Roma. Qui, nelle vicinanze della città eterna, prese l’abito monastico di S. Basilio Magno (forse nell’abbazia di Grottaferrata).
Tornato a Reggio di Calabria, Elia fuggì di nuovo, stavolta col monaco Arsenio, diretto a Patrasso in Oriente. Nel frattempo i Saraceni irruppero in Calabria fecendo stragi e schiavi.
Al ritorno da Patrasso, Sant’Elia Speleota (=abitatore di grotte), insieme ai monaci Cosma e Vitale, si ritirò a condurre vita di penitenza nella grotta di Melicuccà.
Qui, ben presto, gli abitanti dei paesi vicini, attratti dalla sua fama di santità, venivano a visitarlo, ascoltarlo, a ricevere da lui conforto e incoraggiamento.
L’11 settembre del 960, quando aveva già 97 anni, Elia morì. Fu sepolto nel sepolcro che lui stesso aveva scavato nella grotta con le sue mani.
Lì, il suo corpo rimase sepolto fino al 2 agosto 1747 quando furono scoperte le sue ossa. In quell’occasione, come attesta l’atto pubblico rogato dal notaio Fantoni Carmelo il 12 agosto di quell’anno, Antonio Germanò, giovane di Melicuccà gravemente ammalato, alla sola vista delle ossa di sant’Elia guarì istantaneamente.
Il santo viene festeggiato l’11 settembre.


Autore: Francesco Roccia

VOCE DI SAN PIO :

-" Ama Gesú, amalo tanto, ma per questo ama di piú il sacrificio. Amore vuole essere amaro." (T, 99).

(Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

VANGELO
 (Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Ti prego o Spirito Santo, stammi vicino, fin dentro il cuore e insegnami Gesù; dammi la chiave per aprire alla comprensione la mia mente, perché tutto quello che vuoi che io capisca possa entrare in questo mio cervellino striminzito.

Questa pagina è una delle più belle del vangelo... io la definisco quella dei comandamenti di chi vive la fede.
Quella dei comandamenti di Dio è una bellissima pagina in cui Lui ci detta delle regole per la nostra vita, dettate dall'amore che ha per noi, che come un Padre buono ha istituito perché non facessimo cose pericolose per la nostra vita e per la nostra serenità; ma quelle delle beatitudini sono una dichiarazione d'amore da parte nostra a Gesù e ai nostri fratelli.
Infatti, anche se ad un primo sguardo può sembrare che dovremmo essere poveri, affamati e perseguitati per essere graditi a Dio, leggendo meglio vediamo che è essere Cristiani che ci fa diventare beati.
Essere Cristiani vuol dire appartenere a Cristo, condividere con Lui il progetto che Dio ha per noi, essere suoi amici e accettare come Lui il volere di Dio.
Non è il potere e la gioia della terra che ci danno la beatitudine, perché tutto va bene fino a che non ci succede niente di spiacevole, poi che facciamo?
Come accettare una malattia o una disgrazia quando il metro con il quale misuriamo la nostra beatitudine è così terreno?
Si può farsene una ragione, o arrabbiarsi, ma niente è paragonabile a quando il metro con il quale misuriamo tutto è quello dell'amore di Dio.
Accettare la propria condizione ed offrire al Signore ogni cosa della nostra vita è una grande Grazia, vivere attimo dopo attimo in compagnia della nostra famiglia celeste ed affidare ogni cosa, anche la più piccola al Signore, è una dolcissima abitudine.
I cristiani non sono dei pazzi, né dei masochisti, ma imparano ogni giorno di più ad amare i propri fratelli e questo è molto bello e da' gioia.
Proprio nelle difficoltà affinano le loro qualità con l'aiuto di Dio e ricevono grazie su grazie.
Certo per qualcuno può suonare strano sentire che si considera una malattia come una GRAZIA e non una DISGRAZIA, ma certe cose ci sono e insegnano.
Gira qui su fb un video di un certo Nick
http://www.youtube.com/watch?v=z7TZ_Fq4fU0
ci sono cose che non si possono spiegare senza gli occhi della fede.... ditemi come qualcuno di noi avrebbe potuto convincere questo ragazzo a vivere la sua vita e a provare la gioia che lui prova nell'essere strumento di Dio se non Dio stesso, parlando direttamente al suo cuore.

lunedì 9 settembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Accendi tu, Gesú, quel fuoco che venisti a portare sulla terra, affinché consumato da esso m’immoli sull’ara della tua carità, quale olocausto d’amore, perché tu regni nel mio cuore e nel cuore di tutti, e da tutti e dapertutto si levi un sol cantico di lode, di benedizione, di ringraziamento a te per l’amore che nel mistero della tua nascita di divine tenerezze ci hai addimostrato." (Epist. IV, p. 869).

SANTI E BEATI /


San Nicola da Tolentino Sacerdote

10 settembre

Castel Sant’Angelo (ora Sant’Angelo in Pontano, Macerata), 1245 - Tolentino (Macerata), 10 settembre 1305

Nacque nel 1245 a Castel Sant'Angelo in Pontano nella diocesi di Fermo. A 14 anni entrò fra gli eremitani di sant'Agostino di Castel Sant'Angelo come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Più tardi entrò nell'ordine e nel 1274 venne ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventò la sua «casa madre» e suo campo di lavoro il territorio marchigiano con i vari conventi dell'Ordine, che lo accoglievano nell'itinerario di predicatore. Dedicava buona parte della sua giornata a lunghe preghiere e digiuni. Un asceta che diffondeva sorriso, un penitente che metteva allegria. Lo sentivano predicare, lo ascoltavano in confessione o negli incontri occasionali, ed era sempre così: veniva da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, ma aveva parole che spargevano sorriso. Molti venivano da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e andavano via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Sempre accompagnato da voci di miracoli, nel 1275 si stabilì a Tolentino dove resterà fino alla morte il 10 settembre 1305. (Avvenire)

Etimologia: Nicola = vincidore del popolo, dal greco

Emblema: Cesto di pane, Pane, Stella

Martirologio Romano: A Tolentino nelle Marche, san Nicola, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che, dedito a una severa astinenza e assiduo nella preghiera, fu severo con se stesso, ma clemente con gli altri, e spesso imponeva a sé le penitenze altrui.

Per il patronato della maternità, accanto alla Madre della Madonna, può ben figurare quel benevolo intercessore che è San Nicola da Tolentino.

È pur vero che il ventaglio di ausilio miracoloso attribuito a San Nicola dalla vastissima ancor oggi devozione popolare è molto ampio: dalle malattie alle ingiustizie, dalla tirannia ai danni patrimoniali, dagli incendi alla liberazione delle anime purganti. Ma l’intercessione nella maternità, specialmente se in età avanzata, ha una propria ragione particolare.

Si era a metà del XIII secolo ed i coniugi Compagnone dei Guarinti e Amata dei Gaidani stavano invecchiando ed erano sull’orlo della disperazione per mancanza di prole. Abitavano a Castel Sant’Angelo, oggi Sant’Angelo in Pontano nella provincia di Macerata; vivevano in buone condizioni economiche, per cui un figlio poteva anche significare il passaggio delle eredità materiali. In quei tempi il mancato arrivo di un bimbo veniva sempre imputato alla donna, cosicché la lacuna stava nella impossibile maternità e non tanto in disfunzioni legate alla paternità. In tale ottica venivano ricercati i rimedi più o meno efficaci e magari anche qualche intervento del sortilegio.

Da cristiana credente la coppia di Castel Sant’Angelo ricorreva con sempre maggiore frequenza alla preghiera. Ad un certo momento si ricordarono del santo dei doni per eccellenza: con preghiere e lacrime supplicarono in effetti a lungo San Nicola di Bari. E nel 1245 nacque il tanto desiderato figlio che, per gratitudine, venne battezzato con quel nome. L’infanzia e la fanciullezza furono tranquilli, manifestando egli tuttavia una naturale inclinazione alla preghiera ed a una rigorosa osservanza dei propri doveri.

Così strutturato, Nicola avvicinò perciò gli agostiniani della città natale a dodici anni e fu novizio nel 1260. Compì poi gli studi necessari per il sacerdozio, ottenendo l’ordinazione a Cingoli, sempre non lontano da Macerata, nel 1269. Svolse in varie località l’apostolato affidatogli, finché nel 1275 si ritirò, forse per ragioni di salute, nell’eremo agostiniano di Tolentino. Qui mori trent’anni più tardi il 10 settembre 1305, dopo avere svolto l’apostolato del confessionale e dell’assistenza ai poveri ed avere vissuto in umiltà e penitenza.

In seguito alla definitiva canonizzazione nel 1446 il suo culto si diffuse in tutta Italia, in molti altri Paesi d’Europa e poi nelle Americhe, in parte anche per il graduale affermarsi dell’Ordine agostiniano. Già però Tolentino gli aveva costruito una basilica, ancora attualmente meta di pellegrinaggi e ricca di opere d’arte. I suoi resti mortali sono in gran parte custoditi nella cripta, tranne le “Sante Braccia” staccatesi e sanguinanti quarant’anni dopo la morte del santo. La Chiesa ricorda liturgicamente San Nicola da Tolentino il 10 settembre, il suo dies natalis.


Autore: Mario Benatti

VOCE DI SAN PIO :

-" Ieri sera poi è successo una cosa che io non so nè spiegare e nè comprendere... in mezzo alla palma delle mani è apparso un po' di rosso quasi quanto la forma di in centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore." S.Pio.

VOCE DI SAN PIO :

-"Dio ci ama, e che ci ama è dimostrato dal fatto che ci tollera nel momento dell’offesa." (GB, 30).

VOCE DI SAN PIO :

-" Questo mio cuore è tuo… Gesù mio, prendi allora questo mio cuore, riempilo del tuo amore e poi comandami quel che vuoi ."(AD, 49).

VOCE DI SAN PIO :

-"Quanto piú amaro avrai, tanto piú amore riceverai." (FFN, 16).