domenica 4 marzo 2018

(Lc 4,24-30) Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.



VANGELO DI LUNEDì 5 MARZO 2018
(Lc 4,24-30) Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore ti prego di darmi l'umiltà di mettermi in ginocchio, all'ascolto della tua parola, per saperla comprendere grazie allo Spirito Santo, e per saperla vivere in modo da poter dimostrare ai miei fratelli più lontani, che è possibile seguirti passo passo.


Ancora una volta Gesù fa il rivoluzionario e, a chi vuole criticarlo per avere una scusa per non doverlo seguire, non pare vero. Quando afferma che nessun profeta è ben accetto nella sua patria, sa perfettamente quello che dice, è, infatti, vero che chi crede di conoscerti e ha la presunzione di sapere tutto di te, non ha interesse nei tuoi confronti.
I giudei vedevano che Gesù era il figlio di Giuseppe il falegname, e non riuscivano ad accettare che in lui si rivelasse Dio, che fosse lui il messia atteso, perché credevano di sapere ogni cosa di lui, e non volevano neanche minimamente pensare di cambiare il loro modo di agire.
Un po' così anche noi, che leggiamo il vangelo e continuiamo a vivere come se niente fosse, come se non dovessimo cambiare nulla nella nostra vita, nelle nostre "abitudini". Diciamo di credere, ma poi alle prime difficoltà abbiamo paura e ci dimentichiamo di chiedere al Signore la forza di affrontare ed accettare ogni cosa.
Diciamo di amare Gesù, e magari non parliamo con il nostro vicino o con un nostro parente per un motivo magari futile.
Diciamo di volerci donare al Signore, di accettare la croce, ma ci lamentiamo in continuazione dei nostri acciacchi.
Una frase che mi ha molto colpito in questo passo è quella che raffigura Gesù, che stanco del loro sdegno, della loro indifferenza, del loro volerlo uccidere per eliminarlo dalla loro vita, gli passa in mezzo... e va oltre.
Ti prego o Signore di non passare nella mia vita senza che io ti possa accogliere, in ogni occasione, ed in ogni tuo insegnamento, e che non mi senta mai come chi crede di essere sotto un giudice severo che non può capire e che si limita a giudicare e condannare, ma che mi ricordi dell'amore che tu metti in tutte le cose.
Ti prego Signore non stancarti di me, della mia ottusità, del mio continuo cadere, non passare oltre, ma portami oltre me stessa insieme a Te.
Te lo chiedo con tutto il cuore! Amen ------------------------------------------
COMMENTO DI:
Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE (Cobourg, Ontario, Canada)
Oggi, nel Vangelo, Gesù ci dice «nessun profeta è bene accetto nella sua patria» (Lc 4,24). Gesù, utilizzando questo proverbio, viene presentato come un profeta. “Profeta” è chi parla per conto di un'altro, chi porta il messaggio di un'altro. Tra gli Ebrei, i profeti erano uomini mandati da Dio per annunciare, sia con le parole che con i segni, la presenza di Dio, l’arrivo del Messia, il messaggio di salvezza di pace e speranza. Gesù è il profeta per eccellenza, il Salvatore atteso. In Lui tutte le profezie hanno complimento. Ma, come è accaduto nei giorni di Elia ed Eliseo, Gesù non è “ben accolta” in mezzo al suo popolo, perché son questi colui che pieni di rabbia «lo cacciarono fuori della città» (Lc 4,29). Ognuno di noi, in ragione della loro battesimo, è chiamato anche ad essere un profeta. Pertanto: 1º. Dobbiamo proclamare la Buona Novella. Per questo, come ha detto il Papa Francesco, dobbiamo ascoltare la Parola con apertura sincera, permetterla di toccare le nostre vite, che ci reclami, che ci esorti, che ci mobilizzi, perché se non troviamo il tempo per pregare con questa Parola, allora sì saremmo un "falso profeta", un " truffatore" o un "ciarlatano vuoto". 2º Vivere il Vangelo. Ancora una volta il Papa Francisco: «Non ci viene chiesto di essere immacolati, ma piuttosto che siamo sempre in crescita, che viviamo il desiderio profondo di progredire nella via del Vangelo, e non ci lasciamo cadere le braccia ». È indispensabile aver la certezza che Dio ci ama, che Gesù Cristo ci ha salvati, che il suo amore è per sempre. 3º Come discepoli di Gesù, essere consapevoli del fatto che, così come Gesù ha sperimentato il rifiuto, la rabbia, l’essere scacciato fuori, questo sarà presente anche l' orizzonte della nostra vita quotidiana. Che Maria, Regina dei profeti, ci guidi nel nostro cammino.

sabato 3 marzo 2018

(Gv 2,13-25) Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere



VANGELO DI DOMENICA 4 MARZO 2018
(Gv 2,13-25) Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Guardami o Signore, voglio spogliarmi per essere rivestita di Te.
Guardami Signore, io ed il mio nulla brancoliamo con le mani tese verso il cielo.
Ascolta mio Signore la preghiera di chi sa solo di non sapere nulla che sia buono, se Tu non intervieni.


Questa preghiera iniziale mi costa vergogna, perchè so che molti la leggeranno e la considereranno secondo il loro punto di vista.....ed è questo che voglio.
Guardare l'altro come se fossimo noi; per capire come è facile giudicare, ma anche per provare a vedere l'altro con altri occhi.
Questo brano viene usato spesso per criticare la Chiesa, e non a torto purtroppo, ma la chiesa è fatta di uomini che non hanno forse capito che farne parte è un dono, non un privilegio per pochi.
Non voglio criticare, perchè sono convinta che è cercando di fare bene che si sbaglia, ma voglio dirvi come io vorrei che fosse.
Prima di tutto SILENZIOSA, senza chiacchiere, saluti, come se ci si incontrasse sulla piazza del mercato.
Poi la vorrei CALDA; ACCOGLIENTE, perchè recarsi a pregare sia confortevole ed invitante., ma tra marmi e cemento spesso c'è il gelo.
La vorrei APERTA, con la libertà di andare e venire ad ogni ora.
La vorrei LIBERATRICE, con un sacerdote sempre disponibile alla confessione e all'incontro.
La vorrei con la porta accanto sempre aperta per essere CARITATEVOLE, per un pasto caldo,un abito asciutto e pulito.
La vorrei VIVA, con dei bambini che passino a trovare il loro amico Gesù, anche solo 5 minuti....
Invece non è così.le chiese sono tutt'altro, i bambini non ci vengono volentieri, e Gesù è sempre più solo.
La domenica si fa festa, ma è la festa dell'ipocrisia!
Tutti vorremmo una chiesa così ,ne sono certa...perchè non riusciamo ad averla?
Perchè non riusciamo ?
Perchè non riusciamo a capire che il nostro Tempio gli è costato la vita?
Perchè non capiamo che siamo schiavi del nostro mercanteggiare e che Cristo è tutt'altro!
Perchè non abbandoniamo il desiderio di fare bene, sostituendolo con fare IL BENE!
Dio mio perdonaci, meritiamo tutto il Tuo sdegno!
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COMMENTO DI:
Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)
Oggi, si avvicina la pasqua dei Giudei, ed è successo un fatto insolito nel tempio. Gesù ha cacciato dal tempio il bestiame dei mercanti, ha rovesciato i tavoli dei cambisti e ha detto ai venditori di colombe: «Portate via da qui queste cose e non fate della casa di mio Padre un mercato» (Gv 2,16). E mentre i vitelli e gli arieti correvano per la spianata, i discepoli hanno scoperto un nuovo aspetto dell’anima di Gesù: la gelosia per la casa di suo Padre, per il tempio di Dio.
Il tempio di Dio diventato un mercato! Che barbarie! Dovette cominciare poco a poco. Qualche pastore che saliva per vendere un agnello, una vecchietta che voleva guadagnare qualche moneta vendendo piccioni..., e il globo fu crescendo. Tanto che l’autore del Cantico dei cantici invocava: «Pigliateci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore!» (Cant 2,15). Però chi faceva caso? La spianata del tempio era come un mercato in un giorno di fiera.
—Anch’io sono tempio di Dio. Se non veglio le volpicine, l’orgoglio, la ricchezza, la gola, l’invidia e le tante maschere dell’egoismo, filtrano dentro deteriorandolo tutto. Perciò il Signore ci mette sull’avviso: «Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Perché il desiderio non invada la coscienza. «L’incapacità di riconoscere la colpevolezza è la maniera più pericolosa di un inimmaginabile riempimento spirituale, perché fa migliorare l’incapacità delle persone» (Benedetto XVI).
Vegliare? —Cerco di farlo ogni notte. Ho offeso qualcuno? Sono rette le mie intenzioni? Sono disposto a compiere sempre e pienamente la volontà di Dio? Ho ammesso qualche attitudine che dispiaccia al Signore? Però a quest’ora, sono stanco e il sogno mi supera.
—Gesù tu mi conosci a fondo, tu che sai molto bene cosa c’è nell’intimo di ogni uomo, fammi conoscere le colpe, dammi la forza, e un po di questo tuo zelo per cacciare fuori dal tempio tutto quello che mi allontani da te.

venerdì 2 marzo 2018

(Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.



VANGELO DI SABATO 3 MARZO 2018
(Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Spirito d'amore,fammi riconoscere il vero volto dell'amore che Dio vuole farci comprendere in questo brano del vangelo,in ogni sua più piccola sfaccettatura.
Comincerò col leggere insieme a voi, tra le righe, l'amore del Padre.Un padre che ha lavorato sodo per non far mancare niente ai figli, che li ha educati al lavoro, alla responsabilità, ha fatto questo con tutti e due, ma all'improvviso, uno di loro, stanco e con una irrefrenabile voglia di ribellarsi al padre, decide che vuole partire, vuole andare lontano per avere tutto quello che il padre per buon senso gli negava. Il padre con il cuore infranto,non può trattenerlo,e così gli dà la sua parte di eredità e lui va. All'inizio,non si rende conto dell'errore fatto,gode di tutto quello che vuole,ma dopo un po' si rende conto che tutto quello che ora ha,non gli ha dato la felicità,ma anzi,ha ancora di meno di quello che aveva quando si sentiva sottomesso al padre,infatti nel vangelo Luca ci parla di una grave carestia in quel paese,facile da rapportare alla tristezza del suo cuore.Non aveva conquistato nulla ed aveva perso anche quello che aveva...ripensava alla sua casa,dove tutti potevano godere dei beni e dell'amore del padre,persino l'ultimo dei suoi servi,e lui se n'era andato per rincorrere cosa?Si era perduto!Ecco la nuda e cruda verità,si sentiva perduto e disperato e con fatica,perchè era molto orgoglioso,decide di tornare dal padre. Chissà cosa pensava ,chissà come sarebbe stato accolto,certamente non si sentiva degno,ma avrebbe trovato le parole per chiedere scusa? Quanti pensieri prima di incamminarsi,quanto tempo perso in inutili elucubrazioni...Appena il padre lo vede da lontano gli corse incontro e lo abbracciò, lo strinse forte e ordinò ai suoi servi di portare il vestito più bello, l'anello e i calzari e gli restituisce la sua dignità di uomo e di figlio, e così anche il figlio ingrato capisce quanto è grande la gioia del padre per il suo ritorno, quanto è grande il suo amore! Ed ora passiamo all'altro figlio, quello che aveva sempre fatto il volere del padre, quello che gli era stato sempre vicino....cosa succede in lui? Non gli sembra giusto che per il padre questo ritorno sia motivo di gioia, non accetta che sia messo sul suo stesso piano, forse invidia, forse rabbia, o forse solo dolore, ma qualcosa lo spinge a voler giudicare il modo di agire del padre, addirittura criticarlo...quante volte noi ci mettiamo in questa condizione? Ecco quello che per me è un punto fondamentale di questo brano del vangelo,il punto in cui la mia riflessione,mi ha portato a capire che noi troppo spesso giudichiamo,condanniamo e vogliamo decidere chi fa il bene e chi il male, dimenticando troppo spesso che Dio non la pensa come noi, ma noi dobbiamo pensare come lui!
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COMMENTO DI:
Rev. D. Llucià POU i Sabater
(Granada, Spagna)
Oggi, vediamo la misericordia, la nota caratteristica di Dio Padre, nel momento in cui contempliamo una Umanità “orfana”, perché –smemorata- non sa che è figlia di Dio. Cronin parla di un figlio che andò via di casa, dissipò denaro, salute, l’onore della famiglia...fu imprigionato. Poco prima di uscire in libertà, scrisse a casa: se i suoi lo perdonavano che mettessero un fazzoletto bianco sul melo, vicino alla ferrovia. Al vederlo sarebbe tornato a casa; se no, non lo avrebbero più visto. Il giorno che uscì dal carcere, arrivando, non si azzardava a guardare, ci sarà il fazzoletto? «Apri gli occhi!...Guarda!» gli disse un compagno. E rimase a bocca aperta: nell’ albero non c’era solo un fazzoletto bianco, ma centinaia di questi; era pieno di fazzoletti bianchi!
Ci ricorda quel quadro di Rembrandt nel quale si vede il figlio che ritorna, indifeso e affamato, ed è abbracciato da un anziano, con due mani diverse: una da padre che abbraccia fortemente; e l’altra da madre affettuosa e dolce, accarezzandolo. Dio è padre e madre...
«Padre, ho peccato» (cf. Lc 15,21), vogliamo dire anche noi, e sentire l’abbraccio di Dio nel sacramento della confessione, e partecipare alla festa dell’Eucarestia: «mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita»(Lc 15,23-24). Così, visto che – «Dio ci aspetta – ogni giorno!- come quel padre della parabola aspettava suo figlio prodigo» (San Josemaría), ricorriamo il cammino con Gesù verso l’incontro con il Padre, dove tutto sarà più chiaro: «Il mistero dell’uomo solo diventa comprensibile alla luce del mistero del Verbo incarnato» (Consiglio Vaticano II).
Il protagonista è sempre il Padre. Che il deserto della Quaresima ci porti a interiorizzare questa chiamata e a partecipare nella misericordia divina, giacché la vita è un ritornare al Padre.

giovedì 1 marzo 2018

(Mt 21,33-43.45) Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!


VANGELO DI VENERDì 2 MARZO 2018
(Mt 21,33-43.45) Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!
+ Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE PREGHIERA O Spirito di Dio, insegnami a stare in ascolto della tua parola, per comprendere l’ essenza del tuo messaggio e saperlo rendere attuale nella mia vita.
Ancora una parabola sulla vigna, ma questa volta, vediamo che il padrone della vigna, la lascia in mano ai contadini perché la coltivino. Ma questi non vogliono dare al Signore il raccolto, non vogliono riconoscerlo come padrone, né tanto meno riconoscere il Figlio come padrone, per questo decidono di ucciderlo. Questo è quello che l’uomo fa quando diventa superbo e vuole fare a meno di Dio, vuole guidare la propria vita, senza riconoscerla come un dono, perdendo di vista che quella vigna è già sua, che non ha bisogno di uccidere e rubare niente, perché tutto quello che è del Padre, è dei figli. Ma Gesù che è stato ucciso, è diventato la pietra su cui poggia la Chiesa; questa chiesa che spesso noi non vediamo come la nostra casa, ma come un’ istituzione che ci è estranea, come un regno di pochi. Questa Chiesa che alcuni credono di loro proprietà, e che altri non accettano… Quanta competizione, quanto cercare di mettersi in mostra, quanto guardare i propri interessi. Che c’entra tutto questo con Gesù? Che ha a che fare con la mitezza ed il coraggio di Maria? Non è stando ai primi posti che si fa la volontà di Dio, ma anzi, Gesù ci diffida dal farlo, ci invita ad essere servitori per essere eredi del regno. Chi è stato chiamato a coltivare la vigna, lo fa nel nome di Dio, o lo fa nel suo interesse? Lavora su se stesso per poter portare frutti al regno di Dio, con la parola e l’esempio? Ognuno di noi dovrebbe farsi un esame di coscienza per scoprire come ci comportiamo, per capire se questo atteggiamento del" tutto ci è dovuto" ci appartiene e, fino a che punto, vogliamo continuare a rifiutare di essere partecipi eredi con Cristo, del regno dei cieli. Cos’ altro deve fare Dio per farci comprendere quanto è grande il suo amore più che dare la vita del suo Figlio per la nostra redenzione?
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Rev. D. Melcior QUEROL i Solà (Ribes de Freser, Girona, Spagna)
Oggi, Gesù attraverso la parabola dei viticoltori omicidi ci parla dell’infedeltà; paragona la vigna a Israele e i viticoltori ai capi del popolo prediletto. A loro e a tutta la discendenza di Abramo era stato affidato il Regno di Dio, ma hanno sperperato l’eredità: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43). All’inizio del Vangelo di Matteo, la Buona Nuova sembra diretta unicamente ad Israele. Il popolo eletto, già nell’Antica Alleanza, ha la missione di annunciare e portare la salvezza a tutte le nazioni. Ma Israele non è stato fedele alla sua missione. Gesù, il mediatore della Nuova Alleanza, congregherà attorno a sé i dodici Apostoli, simbolo del “nuovo” Israele, chiamato a dare frutti di vita eterna e ad annunciare a tutti i popoli la salvezza. Questo nuovo Israele è la Chiesa, formata da tutti i battezzati. Noi abbiamo ricevuto, nella persona di Gesù e nel suo messaggio, un regalo unico che dobbiamo far fruttificare. Non possiamo accontentarci con una vivenza individualista e chiusa alla nostra fede; dobbiamo comunicarla e donarla ad ogni persona che ci avvicina. Da lì si deriva che il primo frutto, è che viviamo la nostra fede nel calore della famiglia, rappresentata dalla comunità cristiana. E questo sarà semplice, perché: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Però si tratta, di una comunità cristiana aperta, cioè eminentemente missionaria (secondo frutto). Per la forza e la bellezza del Risorto “in mezzo a noi”, la comunità è attraente in tutti i suoi gesti e azioni, e ognuno dei suoi membri gode della capacità di generare uomini e donne alla nuova vita del Risorto. E un terzo frutto è che viviamo con la convinzione e la certezza che nel Vangelo troviamo la soluzione a tutti i problemi. Viviamo nel santo timor di Dio, non sia mai che ci si tolga il Regno e venga dato ad altri.

mercoledì 28 febbraio 2018

(Lc 16,19-31) Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.



VANGELO DI GIOVEDI 1 MARZO 2018
(Lc 16,19-31) Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo spirito e aiutami a capire il desiderio di Dio, aiutami a non sbagliare strada e a non perdermi nelle tentazioni della vita, aiutami a seguire solo i lumini che portano al regno di Dio e a non farmi abbagliare dalle luci sfavillanti del mondo che illude. Quante volte Gli apostoli ci hanno riportato le parole di Gesù che dicevano di non cercare le ricchezze nel mondo. Sembrano un poco discorsi per stolti, come si fa a non esserne attirati, tutto è così sfavillante, basta un pochino di corruzione, bastano le amicizie giuste, uno scambio di voti, e si aprono tante possibilità, che chi è” fuori dal giro” se le scorda. Bei vestiti, cene e feste, e il mondo cammina in quel senso, senza curarsi dei poveri cui manca tutto, degli ammalati che sono soli e abbandonati alle loro famiglie spesso in gran difficoltà. Un terzo del mondo ha fame, ma noi non vogliamo saperlo, tanto che possiamo fare? Ancora queste faccine di bambini denutriti e pieni di mosche mentre stiamo mangiando? Che schifo! Ma se non ci sono i soldi per nutrirli perché fanno i figli? Ed una parte di mondo soffre ed è costretta dal nostro egoismo a soffrire anche in silenzio, per non darci fastidio. Dov’ è Gesù? Perché Dio non interviene? Gesù è proprio lì che puoi trovarlo, lì dove noi non vogliamo guardare, tra gli ultimi della terra, là dove il dolore non ha voce, dove si muore in silenzio. Andando a fare una passeggiata nei centri commerciali, vediamo i nostri bambini fare i capricci in continuazione per l’ultimo gioco alla moda, per lo zainetto firmato, e per tutte quelle cose che vogliono avere, e per quanto in difficoltà, i genitori oggi non sono capaci di negargli niente. Stiamo creando dei mostri d’ egoismo, potremmo insegnare loro che con i soldi di un gelato, potremmo adottare un bambino a distanza e garantirgli il diritto di mangiare e studiare, ma non siamo capaci di dirglielo, perché preferiamo non sapere, non vederlo! Non domandiamo allora dov’è Gesù, perché Dio non fa niente… noi siamo le mani e gli occhi di Dio, quello che faremo al più piccolo dei nostri fratelli ci sarà restituito da Gesù. Decidiamo finché siamo in vita di fare qualcosa per gli altri e per la nostra anima, perché verrà per tutti il giorno in cui dovremo rendere conto di quello che NON ABBIAMO FATTO.
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COMMENTO DI :

Rev. D. Xavier SOBREVÍA i Vidal
(Castelldefels, Spagna)
Oggi, il Vangelo é una parabola che ci scopre le realtà dell’uomo dopo la morte. Gesù ci parla del premio o del castigo che avremo a seconda di come ci siamo comportati.
Il contrasto tra il ricco e il povero è molto forte. Il lusso e l’indifferenza del ricco; la situazione patetica di Lazzaro, con i cani che gli leccano le piaghe (cf. Lc 16,19-21). Tutto con un gran realismo, che fa si che entriamo nello scenario.
Possiamo pensare: dove sarei io, se fossi uno dei protagonisti della parabola? La nostra società, costantemente, ci ricorda che dobbiamo vivere bene, con comodità e benessere, ricreandoci e senza preoccupazioni. Vivere per se stessi senza preoccuparsi degli altri o preoccupandosi solo dell’essenziale affinché la coscienza stia tranquilla, però non per un senso di giustizia, amore o solidarietà.
Oggi ci si presenta la necessità di ascoltare Dio in questa vita, di convertirci in questa vita e approfittare il tempo che Lui ci concede. Dio chiede un rendiconto. In questa vita mettiamo a repentaglio la “vita”.
Gesù lascia chiara l’esistenza dell’inferno descrivendo alcune delle sue caratteristiche: la pena che soffrono i sensi –«intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». (Lc 16,24)- e la sua eternità –«tra noi e voi è stato fissato un grande abisso» (Lc 16,26)-.
San Gregorio Magno ci dice che «tutte queste cose si dicono affinché nessuno possa scusarsi a causa della sua ignoranza». Bisogna spogliarsi dell’uomo vecchio ed essere liberi per poter amare il prossimo. Dobbiamo rispondere alla sofferenza dei poveri, dei malati o degli abbandonati. Sarebbe bene che ricordassimo questa parabola con frequenza perché ci faccia più responsabili della nostra vita. A tutti giunge il momento della morte. E dobbiamo essere sempre preparati perché un giorno saremo giudicati.

martedì 27 febbraio 2018

(Mt 20,17-28) Lo condanneranno a morte.


VANGELO DI MERCOLEDì 28 FEBBRAIO 2018
(Mt 20,17-28) Lo condanneranno a morte.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, di entrare nel mio cuore, per fare posto alla persona nuova che Gesù vuole per me. Te lo chiedo per poter vivere in comunione con Cristo nostro Signore. Amen.
- Per chi è abituato a riflettere sulla parola, è facile incontrare le parole; vederle ondeggiare e farsi pressanti per distribuirsi ordinatamente, dando un senso a quello che il cuore e la mente cercano di coniugare. Sembrano note che cercano il loro posto in un pentagramma, ma per quanto io faccia, non oso servirmi delle parole, perchè l'unica cosa che desidero e so che è giusta, è SERVIRE LA PAROLA! Questo brano mette in risalto una cosa che io constato troppo spesso in noi, e che stona molto con quello che invece dovremmo fare. NON ASCOLTIAMO! Gesù ha appena detto che che morirà e Salomè, la madre di Giacomo e Giovanni, moglie di Zebedeo, gli si avvicina per chiedere di favorire i figli con posti d'onore. Povera donna non sapeva neanche cosa chiedeva, nè forse si rese conto di quale fu la risposta di Gesù. Un po' come noi quando capiamo che seguire il Cristo, non sarà una passeggiata in pianura, ma ad ogni ostacolo, ad ogni sofferenza, siamo pronti a chiedere di esserne esonerati. Quando una persona soffre, continuamente, senza mai vedere la fine, pensa solo alla pesantezza del suo dolore ed è per questo che non riusciamo ad elevare la sofferenza al cielo, ma riusciamo solo a soccombere sotto al suo peso. Sant'Agostino nel commento al salmo 140, dice ad un certo punto: " Niente è più gradito del profumo del Signore. Di questo soave profumo olezzino tutti i credenti." Fa o Signore che il nostro desiderio sia quello di offrire con te, per rivivere in Te.
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Rev. D. Francesc JORDANA i Soler (Mirasol, Barcelona, Spagna)
Oggi la Chiesa —Ispirata dallo Spirito Santo— ci propone in questo tempo di Quaresima un testo in cui Gesù imposta ai suoi discepoli —e per tanto anche a noi— un cambio di mentalità. Gesù oggi capovolge le visioni umane e terrestri dei suoi discepoli e gli apre un nuovo orizzonte di comprensione su quale dovrà essere lo stile di vita dei suoi proseliti. Le nostre tendenze naturali ci suscitano il desiderio di dominare le cose e le persone, dirigere e dare ordini, che si faccia ciò che a noi piace, che la gente possa riconoscere in noi uno status, una posizione. Invece il cammino che Gesù ci propone è l’opposto: «Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,26-27). “Servitore”, “schiavo”: non possiamo rimanere nell’enunciato delle parole!. Le abbiamo sentite centinaia di volte dobbiamo, essere capaci di entrare in contatto con la realtà che significano, e confrontare questa realtà con le nostre attitudini e comportamenti. Il Concilio Vaticano II ha affermato che «L’uomo acquisisce la sua pienezza attraverso il servizio di donarsi agli altri». In questo caso, ci sembra che diamo la vita, quando in realtà la stiamo incontrando. L’uomo che non vive per servire non serve per vivere. E con questa attitudine il nostro modello è lo stesso Cristo, -l’uomo pienamente uomo- giacché «il Figlio dell’uomo, non è venuto per farsi servire ma a servire e a dare la sua vita come riscatto per molti». Essere servo, essere schiavo così come ce lo chiede Gesù, è impossibile per noi. Rimane fuori dalla capacità della nostra povera volontà: dobbiamo implorare, attendere e desiderare intensamente che ci siano concessi questi doni. La Quaresima e le sue pratiche quaresimali -digiuno, elemosina e preghiera– ci ricordano che per ricevere questi doni dobbiamo prepararci adeguatamente.

lunedì 26 febbraio 2018

(Mt 23,1-12)Dicono e non fanno.


VANGELO DI MARTEDì 27 FEBBRAIO 2018
 (Mt 23,1-12)Dicono e non fanno. 
Dal Vangelo secondo Matteo 
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Spirito del Signore,stammi vicino, illumina il mio cuore con la parola di Dio, perché io possa conoscerlo veramente e comprendere come onorarlo con la mia vita.
 
Quante volte ho riflettuto su questa parola di Dio, è così facile criticare i ministri di Dio, che ormai così fan tutti. Noi discepoli infedeli, diamo la colpa a loro delle nostre mancanze, e loro danno la colpa a noi del nostro scarso rispetto per la parola di Dio, ma siamo gli uni, lo specchio degli altri. In questo gioco al massacro, restiamo fermi senza fare passi avanti, e non riusciamo ad uscire per andare incontro a Dio. La falsità è una dote che ci accomuna tutti; l'ipocrisia altrettanto, ma vediamo solo quella degli altri. Ho paura del tempo che passa e vorrei saper fare di più, amare di più, pregare di più, perdonare di più.... ma non mi sento mai degna, sempre troppa poca pazienza, insofferente alle provocazioni. Vorrei essere capita, non interpretata, ma compresa nei miei gesti, nelle mie parole, nelle mie assenze e presenze, e soprattutto nei miei silenzi. Ma Gesù ci ha avvertito, non dobbiamo cercare di piacere alla gente, o di piacere al parroco di turno, ma dobbiamo seguirlo su quella via che è spesso fatta di mortificazioni, di giudizi ingiusti, di chiacchiere cattive e, quello che conta, non è quanto ci sapremo far rispettare, ma quanto sapremo offrire tutta la nostra sofferenza a Dio, rinunciando al nostro orgoglio per amore Suo e dei fratelli, specialmente dei nostri nemici e di chi è lontano.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci chiama ad essere testimoni di vita cristiana mediante l’esempio, la coerenza di vita e la retta intenzione. Il Signore, riferendosi ai maestri della Legge ed ai farisei, ci dice: «Non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (Mt23,3). E’ questa un’accusa terribile! Tutti abbiamo esperienza del male e dello scandalo –disorientamento delle anime- che causa l’ “antitestimone”, cioè il cattivo esempio. Così pure, tutti ricordiamo anche il bene che ci hanno fatto i buoni esempi che abbiamo visto lungo la nostra vita. Non dimentichiamo il detto popolare che afferma che «un’immagine vale più di un discorso». Insomma, «Oggi più che mai la Chiesa è cosciente che il suo messaggio sociale troverà credibilità nella testimonianza delle opere, prima che nella sua coerenza e logica interna» (Giovanni Paolo II). Ed una forma di cattivo esempio, particolarmente nocivo all’evangelizzazione, è la mancanza di coerenza di vita. Un apostolo del terzo millennio che si trova chiamato alla santità nella gestione di affari temporali, deve avere in mente che «solamente la relazione tra una verità consequente con sé stessa e la sua realizzazione nella vita può far spendere quell’evidenza della fede che il cuore umano spera; solo attraverso questa porta [della coerenza] entrerà lo Spirito nel mondo» (Benedetto XVI). Infine, Gesù si lagna di quelli che «tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente» (Mt 23,5). L’autenticità della nostra vita di apostoli di Cristo esige la `retta intenzione´. Dobbiamo agire, soprattutto, per amore a Dio, per la gloria del Padre. Come lo possiamo leggere nel `Catechismo della Chiesa´,«Dio creò tutto per l’uomo, ma l’uomo fu creato per servire ed amare Dio e per offrirGli tutta la creazione». Ecco la nostra grandezza: servire Dio come figli suoi!

domenica 25 febbraio 2018

(Lc 6,36-38) Perdonate e sarete perdonati.



VANGELO DI LUNEDì 26 FEBBRAIO 2018
(Lc 6,36-38) Perdonate e sarete perdonati.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE PREGHIERA. Vieni o Santo Spirito e guidaci tra le parole, insegnaci a far si che il sogno di Dio su di noi, diventi realtà. Qual’è la misura della misericordia? L'invito è a misurare con la stessa misura di Dio, ossia senza misura, all'infinito. Oggi torna questo grande valore, che è la misericordia, che non vuol dire essere buoni, ma molto di più. Per capirlo bisogna prima di tutto renderci conto che senza la misericordia del Padre, nessuno di noi sarebbe salvo; perché la miseria del nostro animo, è talmente grande da non potersi mai plasmare abbastanza all’ idea del bene di Dio. Ci basta pochissimo per sentirci quasi santi, per guardare tutti dall’alto in basso, per pensare di non meritare quello che ci accade quando tutto non va secondo i nostri progetti; anche se in cuor nostro sappiamo di poter essere migliori e che troppe sono le tentazioni che ci vincono e poche le virtù che ci permettono di resistere. A volte invece, il nostro sentirci colpevoli ci fa schierare dalla parte sbagliata e ci fa rinunciare alla salvezza, ma con Dio tutto è molto più semplice di come noi lo giudichiamo, tutto è dono, tutto è grazia infinita. La liberazione nasce da un semplice riconoscimento di giustizia , il Dio che si manifesta in Gesù non è il Dio che guarda i meriti, non abbiamo nessun merito, non è un Dio che guarda le virtù, non abbiamo molte virtù, ma è il Dio che guarda i bisogni e le necessità, un Padre che concede la salvezza, non come un premio, ma come un regalo, così come fa Gesù.
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COMMENTO DI :

Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret (Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo di Luca proclama un messaggio più denso che breve, nonostante sia molto breve. Lo possiamo ridurre a due punti: un inquadramento di misericordia ed un contenuto di giustizia. In primo luogo, un `inquadramento di misericordia´. Infatti, la consegna di Gesù si distingue come una norma e risplende come un ambiente. Norma assoluta: se il nostro Padre del cielo è misericordioso, noi, quali figli Suoi, dobbiamo esserlo pure. E il Padre è così misericordioso! Nel versicolo precedente afferma: «(...) e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i maligni» (Lc 6,35). In secondo luogo, un `contenuto di giustizia´. Infatti ci troviamo di fronte a una specie di “legge del taglione” ma agli antipodi (all’inversa) di quella respinta da Gesù («occhio per occhio, dente per dente»). Qui, in quattro momenti successivi, il Maestro divino ci istruisce, prima con due negazioni; poi con due affermazioni. Negazioni: «Non giudicate e non sarete giudicati»; «Non condannate e non sarete condannati». Affermazioni: «Perdonate e sarete perdonati»; «Date e vi sarà dato». Applichiamolo, in forma concisa, alla nostra vita quotidiana, soffermandoci specialmente sulla quarta ingiunzione, come fa Gesù. Facciamo un coraggioso e chiaro esame di coscienza: se in materia familiare, culturale, economica e politica il Signore giudicasse e condannasse il nostro mondo come il mondo giudica e condanna, chi potrebbe reggersi di fronte al tribunale? (Quando torniamo a casa e leggiamo il giornale o ascoltiamo le notizie, pensiamo solo nel al mondo della politica). Se il Signore ci perdonasse come lo fanno ordinariamente gli uomini, quante persone ed istituzioni otterrebbero il totale perdono? La quarta ingiunzione, però, merita una riflessione particolare, giacchè in essa, la benedetta (?) legge del taglione che stiamo considerando, risulta, in qualche modo superata. Infatti, se diamo , ci daranno nella stessa proporzione? No! Se diamo, riceveremo –notiamolo bene- «una misura buona, pigiata, colma e traboccante» (Lc 6,38). Ed è la luce di questa straordinaria sproporzione che ci si esorta a dare previamente. Domandiamoci: Quando do, do bene? do considerando il meglio, do pienamente?

sabato 24 febbraio 2018

(Mc 9,2-10) Questi è il Figlio mio, l’amato.



VANGELO DI DOMENICA 25 FEBBRAIO 2018
(Mc 9,2-10) Questi è il Figlio mio, l’amato.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Santo Spirito e prendimi con Te, fa di me una cosa Tua, perché Dio possa raggiungermi nell’intimo del mio piccolo cuore.
La trasfigurazione del Signore è una delle pagine più sconcertanti e belle. Non è dato a tutti di vedere quello che c’è oltre la nostra piccola fede, di avere la piena consapevolezza che tra noi e Dio c’è un qualcosa di invisibile agli occhi ma visibile al cuore. Questo mistero io lo chiamo esperienza, perché è quello che Gesù fa fare agli apostoli. Non sempre erano riusciti a capire quale era il fine di Gesù, non erano certi di volerne condividere certi aspetti, come la persecuzione e la sofferenza; vedevano cambiare le cose da un momento all'altro ed erano disorientati. Era facile seguire Gesù quando la folla lo acclamava, quando compiva miracoli... era un Gesù vincente! Ma quando vuole andare a Gerusalemme, dove troverà la morte, seguirlo non sarà così scontato. C’è in lui una forza che non riescono a capire e per questo non lo volle spiegare a parole, ma volle che potessero condividere con Lui quel momento di preghiera, per aiutarli a comprendere che è proprio in questa accettazione di un disegno incomprensibile, ma ben più grande di quello che potevano vedere, che la luce della fede può diventare abbagliante.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós (Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo la scena «nella quale i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni appaiono quasi in estasi per la bellezza del Redentore» (Giovanni Paolo ll): «Fu trasfigurato davanti a loro e le Sue vesti divennero splendenti» (Mc 9,2-3). Riguardo a noi, possiamo estrarre un messaggio: «Ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo» (2 Tim 1,10) afferma san Paolo al suo discepolo Timoteo. E’ quello che ammiriamo pieni di stupore, come allora i tre Apostoli prediletti, in questo episodio proprio della seconda domenica di Quaresima: la Trasfigurazione. Risulta opportuno che nel nostro esercizio quaresimale riceviamo questa esplosione di sole e di luce sul volto e sugli abiti di Gesù. E’ un’immagine meravigliosa dell’umanità redenta, che non ci viene presentata nella bruttezza del peccato, ma in tutta la bellezza che la divinità trasmette alla nostra carne. La gioia di Pietro esprime ciò che si sente quando ci si lascia invadere dalla grazia divina. Lo Spirito Santo trasfigura anche i sensi degli Apostoli, per cui possono vedere la gloria divina dell’Uomo Gesù. Occhi trasfigurati per vedere quello che brilla di più; uditi trasfigurati per ascoltare la voce più sublime e vera: quella del Padre che si compiace nel Figlio. Tutto l’insieme risulta troppo sorprendente per noi, abituati, come siamo, al colore grigiastro della mediocrità. Solo se ci lasciamo toccare dal Signore, i nostri sensi saranno capaci di vedere ed ascoltare quello che c’ è di più bello e gioioso in Dio, e negli uomini divinizzati da Colui che risuscitò dai morti. «La spiritualità cristiana –ha scritto Giovanni Paolo ll- ha quale caratteristica il dovere del discepolo di `assomigliarsi´ sempre più pienamente al Suo Maestro», in tal modo che –per mezzo di una frequenza che potremmo chiamare “amichevole”- arriviamo al punto di «respirare i Suoi sentimenti». Mettiamo nelle mani della Vergine Maria la meta della nostra vera “trasfigurazione” nel Suo Figlio, Cristo Gesù.

venerdì 23 febbraio 2018

(Mt 5,43-48) Siate perfetti come il Padre vostro celeste.



VANGELO DI SABATO 24 FEBBRAIO 2018
(Mt 5,43-48) Siate perfetti come il Padre vostro celeste.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Dio, fortezza di chi spera in Te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo... La logica che ci lega alla terra è fatta di simpatie e di antipatie, di cose belle e cose brutte, di odio e di amore. Tutti siamo capaci di provare dei sentimenti, anche gli animali, che sicuramente sono migliori di noi anche in questo. In genere i nostri sentimenti debbono essere corrisposti, ricambiati, perché non siamo proprio abituati a dare gratuitamente e siamo più inclini all’ indifferenza e al rancore che all’ amore. Ma noi non siamo solo uomini, siamo anche Cristiani e nella logica di Cristo, l’ amore supera i nostri limiti. Ama il tuo nemico, perché Dio lo ama, è tuo fratello. Se ami Dio, se vuoi condividere con lui il sogno, non puoi essere tu a decidere chi amare, devi fidarti di Dio. Io sono sicura che molte persone che per noi non hanno speranza, saranno invece davanti a noi sulla via del paradiso. Il Signore sa come e quando chiamarci, ricordate la frase: “ non siete voi che avete scelto me, ma io che ho scelto voi “? Poi si, è vero, abbiamo il libero arbitrio; la scelta è la nostra, se dire si o no a quella chiamata, ma come con Paolo, così fa con tutti noi, sono solo i tempi ed i modi che differenziano. Gesù ci invita ad amare, sempre e nonostante tutto, perché è da questo che si riconosce il Cristiano, anche i pagani sanno amare chi li ama, ma il Cristiano deve tendere ad amare anche il suo nemico. Abbiamo tanti esempi di gente che ha saputo amare e perdonare come ha fatto Gesù; un esempio è suor Maria Laura Mainetti, la suora uccisa a Chiavenna da tre ragazze, che hanno dichiarato al processo, che mentre la colpivano, chiedeva a Dio di perdonarle. Dal gesto insano di tre ragazze, all’ amore incondizionato della piccola suora, e da allora, tanti piccoli fiori sono fioriti da quel seme d’amore. I disegni del Signore non sono i nostri, ma noi possiamo farne parte nel bene o nel male. Satana propone ma Dio con il nostro aiuto Dispone!

COMMENTO DI:
Rev. D. Joan COSTA i Bou (Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci esorta all’amore più perfetto. Amare è volere il bene dell’altro, e in questo si basa la nostra relazione personale. Non amiamo per cercare il nostro bene ma per quello della persona amata, e, così facendo, cresciamo come persone. L’essere umano, affermò il Concilio Vaticano ll «non può trovare la sua pienezza se non nella donazione sincera di se stesso agli altri» A questo si riferiva santa Teresa del Bambino Gesù quando chiedeva di fare della nostra vita un olocausto.´L’amore è la vocazione umana. Tutta la nostra condotta, perché sia veramente umana, deve esprimere la realtà del nostro essere, realizzando la vocazione all’amore. Come ha scritto Giovanni Paolo ll, «l’uomo non può vivere senza amore. Egli resta per se stesso un essere incomprensibile; la sua vita è priva di senso se non gli si rivela l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo sperimenta e lo assimila, se non partecipa vivamente in esso». L’amore ha il suo fondamento e la sua pienezza nell’amore di Dio in Cristo. La persona è invitata ad un dialogo con Dio. Uno esiste per l’amore di Dio che ci creò e per l’amore di Dio che ci conserva, «e solo può dirsi che si vive nella pienezza della verità, quando liberamente si riconosce quest’amore e ci si affida totalmente al Creatore» (Concilio Vaticano ll): questa è la ragione più alta della sua dignità. L’amore umano deve, perciò, essere custodito dall’Amore divino, che ne è la fonte; in Esso trova il suo modello e lo porta alla pienezza. Per tutto ciò, l’amore, quando è veramente umano, ama con il cuore di Dio e abbraccia incluso i nemici. Se non è così uno non ama veramente. Conseguentemente, l’esigenza del dono sincero di se stesso, diventa un comandamento divino.: «Voi dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.» (Mt 5,48).

giovedì 22 febbraio 2018

(Mt 5,20-26) Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.



VANGELO DI VENERDì 23 FEBBRAIO 2018
(Mt 5,20-26) Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.


+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».


Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Santo Spirito a recepire con quanto amore Gesù ci invita alla pace, ci guida a capire che non è seguendo una legge che si conquista la pace, ma vivendo l'amore si costruisce.
Quaresima e pace, occasione di crearla, occasione per imparare a viverla. Il mondo fuori grida le sue battaglie, alza la voce sui deboli e usa la prepotenza per affermare le sue ragioni. È così difficile vivere la pace! Basta accendere la tv e la violenza varca la porta, riempie la casa ed ho voglia di piangere! Tutti arrabbiati, tutti nervosi, pronti a saltarci addosso per nulla, pronti a reagire per non farci schiacciare... E ci definiamo Cristiani... Ma come? Ma quando ? Presi a vivere di corsa, ad afferrare tutto quello che capita, a non voler rinunciare a nulla... Tutto è così fallace in questo mondo, ma noi siamo presi a viverlo da non saper vedere altro. Ecco che allora le parole di Gesù fanno male, suonano forte nel mio cuore e mi fanno capire che per seguire Gesù, non è questa certo la strada... Convertirci, ricominciare nonostante i nostri fallimenti e cercare di capire che l' unica vera via è quella dell' amore, non ce ne sono altre. Forse non abbiamo ancora capito quale dono ci fa Gesù, con quanto amore ci guarda, ci implora di amare e di amarlo. Un giorno riflettevo con un sacerdote, di quanto mi dia fastidio vedere che tutti si rivolgono agli altri con superiorità, che tutti si innalzano sugli altari ed ogni volta cercano di insegnare ad un altro come deve vivere, come pregare, come fare questo, come fare quello! Siamo prigionieri delle parole, dei preconcetti e della nostra superbia; tutti ci sentiamo così giusti da poter dire agli altri come agire, ma non è altro che la nostra superbia che parla, ecco perché poi non sappiamo accettare un consiglio e diventiamo permalosi, non riusciamo ad ascoltare neanche i consigli di Dio, pensando che ci vuole obbligare ad essere diversi da quello che siamo, e non che ci guida per il nostro bene! Ti prego Signore perdonaci, liberaci da tutte le nostre catene, insegnaci a vivere la gioia dell' amore, Tu che ti sei speso tutto per noi, insegnaci a donarci perché nello scoprire l'amore, possiamo imparare a seguirti davvero!
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COMMENTO DI:
Fr. Thomas LANE
(Emmitsburg, Maryland, Stati Uniti)
Oggi, il Signore, parlandoci di quello che avviene nei nostri cuori, ci invita alla conversione. Il comandamento dice «Non ucciderai» (Mt 5,21), ma Gesù ci ricorda che vi sono altre forme per togliere la vita agli altri. Questo può accadere albergando nel nostro cuore un’ira eccessiva verso il prossimo o non trattandolo con rispetto o insultandolo («imbecille», «rinnegato» cf.Mt5,22).
Il Signore ci invita ad essere `persone integre´; «Lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24), cioè che la fede che professiamo nella celebrazione liturgica dovrebbe influire sulla nostra vita giornaliera ed interessare la nostra condotta. Perciò, Gesù ci chiede di riconciliarci con i nostri nemici. Un primo passo nel cammino della riconciliazione è`pregare per i nostri nemici´, come Gesù richiede. Se questo ci risulta difficile, allora, sarebbe bene ricordare e rivivere, nella nostra immaginazione, la figura di Gesù morendo per quelli, verso i quali sentiamo fastidio. Se siamo stati gravemente offesi, preghiamo perché venga cicatrizzato il doloroso ricordo e per ottenere la grazia di poter perdonare. E, mentre preghiamo, chiediamo al Signore che retroceda con noi nel tempo e nel luogo dove è avvenuto l’affronto –sostituendola con il Suo amore- perché, in questo modo possiamo sentirci liberi per poter perdonare.
Ricordiamo le parole di Benedetto XVl, «se vogliamo presentarci davanti a Lui, dobbiamo anche metterci in cammino per incontrarci con gli altri. Perciò è necessario imparare la grande lezione del perdono; non lasciare annidare nel cuore il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità di saper ascoltare l’altro, aprire il cuore alla comprensione, alla possibile accettazione delle sue scuse ed alla generosa offerta delle proprie».

mercoledì 21 febbraio 2018

(Mt 16,13-19) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.





VANGELO DI GIOVEDì 22 FEBBRAIO 2018
(Mt 16,13-19) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.


+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».


Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Vieni o Santo Spirito, dolce compagno, vienimi accanto ed insieme a te sarà tutto più comprensibile, tutto più semplice, tutto più giusto.
«Ma voi, chi dite che io sia?».“
Ancora oggi questa domanda giunge alle nostre orecchie .... ma giunge al nostro cuore?
Le letture che la chiesa ci propone e propone a se stessa, sono stimolanti per la nostra coscienza, se la mettiamo nella possibilità di parlare, se guardiamo ai nostri comportamenti, e se la smettiamo una buona volta di voler dirigere quello che è già diretto dallo Spirito Santo.
Le parole che Pietro scrive nella sua prima lettera, sono chiarissime, e quello che mi piace sottolineare, è che a queste fanno eco le parole che Papa Benedetto e Papa Francesco rivolgono ai Vescovi ancora oggi:
“ pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.”
É una grande responsabilità quella degli uomini di chiesa, ma non dobbiamo pensare che se noi dovessimo sbagliare, potremmo addossare a loro la colpa dei nostri errori, come facciamo troppo spesso, perché il Vangelo è giunto fino a noi per opera dello Spirito Santo, e non è solo una legge morale come molti interpretano, ma un modello di vita da seguire per raggiungere la vera salvezza, che dà senso e gusto a questo passaggio sulla terra.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, celebriamo la Cattedra di San Pietro. Fin dal IV secolo, con questa celebrazione si vuole far risaltare il fatto che –come un dono di Gesù Cristo per noi- l’edificio della sua Chiesa si appoggia sul Principe degli Apostoli, il quale gode di un aiuto divino particolare per eseguire questa missione. Così lo manifestò il Signore in Cesarea di Filippo: «Io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). In effetti, «soltanto Pietro è scelto perché sia preposto all'economia divina, che chiama tutte le genti alla salvezza, e sia il capo di tutti gli Apostoli e di tutti i padri della Chiesa» (San Leone Magno).
Fin dall’inizio, la chiesa si ha beneficiato del ministero petrino in modo tale che san Pietro e i suoi successori hanno presieduto la carità, sono stati fonte di unità e, molto specialmente, hanno avuto la missione di confermare nella verità i loro fratelli.
Gesù, una volta risorto, confermò questa missione a Simone Pietro. Lui, che profondamente pentito aveva già pianto la sua triplice negazione davanti a Gesù, ora fa una triplice manifestazione d’amore: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). Allora, l’Apostolo vide con sollievo come Gesù Cristo non si disdisse di lui e, per tre volte, lo confermò nel ministero che le era stato annunciato prima: «Pasci le mie pecore» (Gv 21, 16.17).
Questa potestà non è per merito proprio, come neanche lo fu la dichiarazione di fede di Simone in Cesarea: «Perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17). Si, si tratta di un’autorità con potestà suprema ricevuta per servire. È per questo che il Romano Pontefice, quando sigla i suoi scritti, lo fa sempre con il seguente titolo onorifico: Servus servorum Dei.
Si tratta, per tanto, di un potere per servire la causa dell’unità fondata sulla verità. Facciamo il proposito di pregare per il Successore di Pietro, di prestare attento dono alle sue parole e di ringraziare Dio per questo grande regalo.

martedì 20 febbraio 2018

(Lc 11,29-32) A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.



VANGELO
(Lc 11,29-32) A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Parola del Signore







LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidami alla scoperta di quello che è un vero rapporto con Dio.
Non ci sono altri segni da chiedere...è ora di decidere! Dio non può darci di più ! Tra il nostro dire , spesso a sproposito ed il suo Fare, c’è solo da accettare e corrispondere all’azione dello Spirito,che ci libera da ogni schiavitù e ci rende figli.


COMMENTO DI:
Fr. Roger J. LANDRY (Hyannis, Massachusetts, Stati Uniti)
Oggi, Gesù ci dice che il segno che darà alla “generazione malvagia” sarà Lui stesso come il “segno di Giona” (cf.Lc 11,30). Allo stesso modo di Giona che permise che lo lanciassero dal bordo della nave per calmare la tempesta che minacciava di farli naufragare e così salvare la vita dell’equipaggio-, allo stesso modo Gesù permise che lo lanciassero dal bordo della vita per calmare le tempeste del peccato che mettono a repentaglio le nostre vite. «Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra prima di abbandonare la tomba» (Mt 12,40). Il segno che Gesù darà ai “malvagi” di ogni generazione è la Sua morte e risurrezione. La Sua morte, liberamente accettata, è il segno dell’incredibile amore di Dio verso di noi: Gesù diede la Sua vita per salvare la nostra. E la Sua risurrezione dai morti costituisce il segno del Suo potere divino. Si tratta del segno più poderoso e commovente decisamente dato mai. Ma, inoltre, Gesù è pure il segno di Giona, in un altro senso. Giona fu un immagine ed un mezzo di conversione. Quando nella sua predizione: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta» (Gion 3,4) , mette sull’avviso i niniviti pagani, costoro si convertono, giacché tutti loro – dal re fino ai bambini e agli animali vengono coperti di invoglia e ceneri. Lungo questi quaranta giorni di Quaresima abbiamo Qualcuno molto «più grande di Giona» (Lc 11,32) predicando a tutti noi la conversione: lo stesso Gesù. Conseguentemente, la nostra conversione dovrebbe essere altrettanto convincente. «Giacché Giona era un servo», San Giovanni Crisostomo scrive, parlando di Gesù Cristo, «ma io sono il Maestro; lui fu gettato alla balena, ma io risuscitai tra i morti; e, mentre lui minacciava la distruzione, Io sono venuto a predicare la Buona Nuova e il Regno». La settimana scorsa, il Mercoledì delle Ceneri, ci siamo coperti di ceneri, ed ognuno ha ascoltato le parole del primo discorso di Gesù Cristo: «Pentitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). La domanda che dobbiamo rivolgerci è: -abbiamo già risposto con una profonda conversione come quella dei niniviti ed abbiamo abbracciato quel Vangelo?

lunedì 19 febbraio 2018

(Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così.



VANGELO DI MARTEDì 20 FEBBRAIO 2018
(Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidami per capire le meravigliose parole di Gesù.


Credo che sul Padre Nostro, la preghiera che Gesù ci ha insegnato, si sia detto e spiegato tutto; quindi non mi soffermerò ancora una volta a riflettere sulle parole della preghiera, ma cercherò di trovare il senso che ha questo discorso di Gesù, aiutata dalle indicazioni che la Chiesa ci da, unendo questa lettura alle altre di oggi. Perchè la preghiera sia efficace, non servono le parole, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla preghiera stessa. Le parole possono essere anche belle, ma vane se non sono accompagnate da intenzioni sincere e dal desiderio di un vero colloquio, senza finzioni, con il nostro Dio.
Nessun cammino porta lontano se gira intorno a se stesso; infatti a volte parliamo di amore, ma non riusciamo ad amare; parliamo di perdono, ma non proviamo neanche a perdonare. Nelle parole che Gesù ci insegna è scritta la nostra salvezza o la nostra condanna, perché senza giri di parole ci dice : -Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.- Quindi non sprechiamo parole, ma cerchiamo di disporre prima tutto perché le nostre parole possano essere prese sul serio da Dio. Il perdono che desideriamo per noi, dobbiamo desiderarlo anche per i fratelli, perché, per quanto possiamo fare, è comunque un perdono al quale non avremmo diritto, ma che ci viene concesso per la grande misericordia del nostro Padre.
Un bel fioretto sarebbe imparare a non giudicare e non condannare nessuno, ma dire una preghiera per chiedere perdono per coloro che sono lontani “secondo noi” dal cammino di conversione, tenendo presente che noi per primi, siamo ancora in cammino, e purtroppo, spesso giriamo a vuoto.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joaquim FAINÉ i Miralpech
(Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù –che è figlio di Dio- mi insegna a comportarmi come un figlio di Dio. Un primo aspetto è quello della fiducia, quando parlo con Lui. Ma il Signore ci avverte: «Non sprecate parole» (Mt 6,7). Ed è che i figli, quando parlano con i loro genitori, non lo fanno con ragionamenti complicati, né dicendo un mucchio di parole, ma con semplicità chiedono tutto quello di cui hanno bisogno. Ho sempre la fiducia di essere ascoltato perché Dio –che è Padre- mi ama e mi ascolta. Di fatto, pregare non è informare Dio, ma chiederGli tutto quello di cui ho bisogno, giacché «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che glie le chiediate» (Mt 6,8). Non sarò buon cristiano se non prego, come non può essere buon figlio chi non parla frequentemente con i suoi genitori.
Il “Padrenostro” è la preghiera che lo stesso Gesù ci ha insegnato, ed è una sintesi della vita cristiana. Ogni volta che recito il Padre nostro, mi lascio trasportare dalla sua mano e Gli chiedo ciò di cui ho bisogno ogni giorno per cercare di essere sempre miglior figlio di Dio. Ho bisogno non solo del pane materiale, ma, -soprattutto- del Pane del Cielo. «Chiediamo che non ci manchi mai il Pane dell’Eucaristia». Imparare pure a perdonare e ad essere perdonati: «Per poter ricevere il perdono che Dio ci offre, dirigiamoci al Padre che ci ama», dicono le formule introduttorie al “Padrenostro” della Messa.
Durante la Quaresima, la Chiesa mi chiede di approfondire nella preghiera. «La preghiera, il colloquio con Dio, è il bene più alto, perché costituisce (...)una unione con Lui» (San Giovanni Crisostomo). Signore, ho bisogno di imparare a pregare e ad estrarre conseguenze concrete per la mia vita. Soprattutto per vivere la virtù della carità: la preghiera mi darà forza per viverla meglio giorno dopo giorno. Perciò chiedo quotidianamente che mi aiuti a viverla sempre meglio. Perciò chiedo ogni giorno che mi aiuti a perdonare tanti piccoli dispetti degli altri, come perdonare le parole e gli atteggiamenti offensivi e, soprattutto a non avere rancori, e così, potrò dire sinceramente che perdono di tutto cuore i miei debitori. Lo potrò conseguire perché mi aiuterà in ogni istante la Madre di Dio.

domenica 18 febbraio 2018

(Mt 25,31-46) Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.


VANGELO DI LUNEDì 19 FEBBRAIO 2018
(Mt 25,31-46) Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PEGHIERA
Aiutami Signore a dare senso al tuo sacrificio, aiutami a non sprecare la mia vita.
Ci sarà un giorno in cui tutto sarà compiuto e non potremo più fare altro... quello che sarà stato della nostra vita sarà tutto lì, davanti a noi , sul libro della vita, davanti a Cristo che è verità assoluta. Spesso mi sono chiesta perché ha scelto di lasciare che si compiesse per Lui, una morte tanto atroce, e penso che quella verità, quella giustizia, quell'amore che Lui rappresentava, non erano condivisi da chi voleva altro dal mondo. Ci sono scelte futili e scelte importanti nella vita, ma scegliere come vivere e a quali cose dare importanza e a quali no, è una decisione che cambia il senso della vita stessa. Ama il tuo prossimo come te stesso, aiuta chi ha bisogno di essere aiutato, difendi l’oppresso, vesti chi è nudo, da da mangiare a chi non ne ha....e Gesù di questi imput ce ne ha dati migliaia, fino a che punto vogliamo continuare a palarne, a dire che sono cose giuste, ma non scegliamo di viverle pienamente? Quel giorno saremo giudicati per quello che non abbiamo fatto quando potevamo, saremo davanti ai nostri rifiuti, agli orrori che questi hanno causato, più che agli errori che non avremo saputo evitare.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart (Tarragona, Spagna)
Oggi, ci viene ricordato il giudizio finale, «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con Lui» (Mt 25,31), e ci rimarca che dare da mangiare, bere, vestire... diventano opere d’amore per un cristiano, quando, al realizzarle, si sa scorgere in esse lo stesso Cristo. Dice San Giovanni della Croce: «Alla fine ti giudicheranno sull’amore. Impara ad amare Dio come Dio vuol essere amato e lascia la tua propria condizione». Il non fare una cosa che bisogna fare, a favore degli altri figli di Dio e fratelli nostri, suppone lasciare Cristo senza questi particolari di un amore dovuto: è un peccato di omissione. Il Concilio Vaticano II, nella “Gaudium et spes”, spiegando le esigenze della carità cristiana, che dà senso alla ”chiamata assistenza sociale”, dice: «Nella nostra epoca, urge specialmente l’obbligo di approssimarci a qualunque uomo sia e di servirlo con affetto, sia che si tratti di un anziano abbandonato da tutti o di un bambino nato da un’unione illegittima e che si vede esposto a pagare, senza ragione, il peccato che lui non ha commesso, o di chi ha fame e appella alla nostra coscienza, ricordandoci le parole del Signore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Ricordiamo che Cristo vive nei cristiani... e ci dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Il Concilio Lateranense IV definisce il giudizio finale quale verità di fede: «Gesù Cristo verrà alla fine del mondo per giudicare vivi e morti e per dare a ciascuno, d’accordo alle sue opere, tanto ai reprobi come agli eletti (...) per ricevere secondo le loro opere, buone o cattive:quelli, con il diavolo al castigo eterno, questi, con Cristo alla gloria eterna». Chiediamo a Maria che ci aiuti nelle azioni, servendo Suo Figlio nei nostri fratelli.

sabato 17 febbraio 2018

(Mc 1,12-15) Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli


VANGELO DI DOMENICA 18 FEBBRAIO 2018
(Mc 1,12-15) Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli
+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Padre buono e Santo, manda su di me il tuo Spirito, illuminami con la tua parola; fa che io possa capire a pieno quello che tu mi vuoi concedere di capire.


Gli avvenimenti della storia proseguono.
Gesù, ha appena cominciato a farsi conoscere attraverso le parole di Giovanni il Battista, che subito parla di conversione… non cerca di trascinarsi dietro persone che non vogliono cambiare, ma subito, mette davanti a loro quello che sarà tutto il suo messaggio… venite dietro a me, vi guiderò verso la salvezza, ma per fare questo, dovrete abbandonare tutto ciò al quale siete legati, che vi tiene attaccati a questa terra, al piacere materiale e vi tiene lontani da Dio.Con le tentazioni veniamo messi alla prova, veniamo però al tempo stesso resi capaci di decidere e di resistere.
Satana intanto aspetta che Gesù sia indebolito dalla fame e dalla stanchezza nel deserto dove si è ritirato a pregare, ma là nella debolezza del corpo Gesù acquista la fortezza nello Spirito, e i tentativi del maligno vanno a vuoto.
Prendere o lasciare, non ci sono mezze misure, o decidiamo per la salvezza eterna o ci lasciamo andare tra le braccia dell'ingannatore.
In quaresima siamo invitati al digiuno, e pochi sono quelli che riescono ad osservare questa pratica, considerandola obsoleta e forse anche inutile…Eppure proprio in questi tempi, in cui molti di noi dovranno ridimensionare le loro uscite, a causa della crisi economica, ci rendiamo conto di essere abituati anche al superfluo, non sarebbe male riscoprire nel digiuno la moderazione.Mettici alla prova Signore, con te sapremo sconfiggere la fame, le tribolazioni e le tentazione ed, ad ogni passo, impareremo ad amarti un po' di più, fino, forse, a capire quanto è immenso il Tuo amore per noi.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, la Chiesa celebra la liturgia della Prima Domenica di Quaresima. Il Vangelo presenta Gesù preparandosi alla vita pubblica. Va al deserto dove passa quaranta giorni nella preghiera e nella penitenza. Lì viene tentato da Satana.
Noi dobbiamo prepararci alla Pasqua. Satana è il nostro grande nemico. Ci sono persone che non credono alla sua esistenza, dicono che è un prodotto della nostra fantasia, o che è il male in astratto, disperso tra le persone e nel mondo. No!
La Sacra Scrittura parla spesso di lui come di un essere spirituale e concreto. E’ un angelo caduto. Gesù lo definisce dicendo: «E’ menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44). San Pietro lo paragona ad un leone ruggente: «Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pie 5,8). Paolo VI insegna: «Il diavolo è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che quest’essere tenebroso e perturbatore esiste realmente e che continua ad agire».
Come? Mentendo, ingannando. Dove c’è bugia ed inganno, lì c’è azione diabolica. «La maggior vittoria del Demonio consiste nel far credere che non esiste» (Baudelaire). Ma come inganna? Presentandoci azioni perverse come se fossero buone; ci spinge a fare opere cattive; ed in terzo luogo, ci suggerisce ragioni per giustificare i peccati. Dopo di ingannarci, ci colma d’inquietudine e di tristezza. Non ne hai forse esperienza?
Quale deve essere il nostro atteggiamento di fronte alla tentazione? “Prima”:vigilare, pregare ed evitare le occasioni. “Durante”: se hai vinto, ringrazia Dio. Se non hai vinto, chiedi perdono ed approfitta l’esperienza. Qual’ è stato il tuo atteggiamento fino ad ora?
La Vergine Maria schiacciò la testa del serpente infernale. Che Lei ci ottenga dal Signore la forza per superare le tentazioni di ogni giorno.