domenica 11 febbraio 2018

(Mc 8,11-13) Perché questa generazione chiede un segno?


VANGELO DI LUNEDì 12 FEBBRAIO 2018
(Mc 8,11-13) Perché questa generazione chiede un segno?


+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore, fa che io sia una testimonianza sincera e vera dell' incontro con te, fa che io sia purificata interamente e che nessun male mi contamini, per essere degna di portarti nel mio cuore.
Noi uomini non siamo abituati a credere in ciò che non vediamo, cerchiamo prove, ragioni visibili, prima di fidarci.... eppure al tempo stesso siamo dei creduloni, pronti a cadere tra le braccia di tutto ciò che "appare" buono per noi. Crediamo nelle pillole miracolose che fanno dimagrire mangiando; nella droga che offre paradisi artificiali; nei politici che ci fanno promesse mai esaudite...La nostra è una stupida malizia, come quella dei farisei, perchè fingiamo di cercare ragioni per credere, ma in realtà, non abbiamo nessuna voglia neanche di provarci.Gesù sa cosa c'è nel cuore falso ed ipocrita di quegli uomini che chiedono un segno visibile, ma che non lo cercano per credere in lui, perché il loro cuore è duro e chiuso.Anche oggi molti cercano segni, messaggi, apparizioni, e spesso lo fanno con tanta malizia che satana li accontenta. Saranno segni che divideranno, che non porteranno conversione vera, ma superstizione, eppure ancora oggi, dopo 2000 anni, tanti chiedono segni. Gesù si rattrista per questi uomini che non riescono ad aprire il cuore, e se ne va. In quel tempo, allora come oggi, noi abbiamo solo questo tempo per aprire il cuore e se non riusciamo a farlo, terremo Gesù lontano da noi.Gesù li lasciò ed andò oltre! Quanti vogliono conoscere Gesù veramente, quanti chiedono segni e poi rispondono NO quando il segno è :amare i propri nemici; dar da mangiare agli affamati; sopportare le persone moleste...Qual' è il segno se non l'amore, ma come i farisei, se non ci piace, se è faticoso, preferiamo ignorarlo e cercare altro.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo sembra che non ci dica molto, ne su Gesù, ne su noi stessi. «Perché questa generazione chiede un segno?» (Mc 8,12). Giovanni Paolo II, commentando quest’episodio della vita di Gesù Cristo, dice: «Gesù invita al discernimento oltre le parole e le opere che testimoniano (sono “segni di”) l’arrivo del regno del Padre». Sembra che ai giudei che interrogano Gesù manca la capacità o la volontà di discernere quella segnale che –infatti- è tutto il compimento, opere e parole del Signore.
Anche oggi si chiedono segni a Gesù: evidenziare la sua presenza nel mondo, o mostrare in un modo evidente come dobbiamo agire. Il Papa ci fa vedere che la negativa di Gesù Cristo a rendere un segno ai giudei –e, per tanto, anche a noi- è dovuta alla sua volontà di «cambiare la logica del mondo, indirizzata a cercare segni che confermino il desiderio di autoaffermazione e di potere dell’uomo». I giudei non volevano un segno qualsiasi, ma quello che indicasse che Gesù era il tipo di messia che loro aspettavano. Non aspettavano quello che veniva per salvarli, ma quello che veniva a dare sicurezza alla sua visione di come dovevano farsi le cose.
In conclusione, quando i giudei del tempo di Gesù, come anche i cristiani di ora chiediamo –di un modo o un’altro- un segno, quello che facciamo è chiedere a Dio di agire d’accordo al nostro modo, che noi crediamo più certo e che infatti sostiene il nostro modo di pensare. E Dio, che sa e può di più (e per quello chiediamo nel Padre Nostro che sia fatta la “sua” volontà), ha le sue strade, anche se a noi non ci sia semplice capirle. Ma Lui, che si lascia trovare per tutti quelli che lo cercano, se anche gli chiediamo discernimento, ci farà capire qual’è il suo modo di agire, e come possiamo riconoscere oggi i suoi segni.

sabato 10 febbraio 2018

(Mc 1,40-45) La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.


VANGELO di domenica 11 febbraio 2018
(Mc 1,40-45) La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Se vuoi Signore....fa scendere su me il Tuo Santo Spirito, per illuminarmi e farmi comprendere la tua parola, farmi capire attraverso le tue azioni, narrate dai Vangeli, i tuoi insegnamenti.

In questa pagina salta subito agli occhi l'immagine del lebbroso, che riconosce d’essere malato ed emarginato da tutti. Questo lo fa soffrire, ma, si fa coraggio, passa tra gli altri, che sicuramente lo scansano e lo guardano con ribrezzo, e si presenta davanti a Gesù. Sa che Gesù lo accoglierà, per quanto brutto e schifoso possa essere agli occhi degli uomini e questo preso e rapportato al discorso spirituale, ci fa capire che nessun peccato è poi così orribile agli occhi di Dio, da non poter essere perdonato. L'atteggiamento del lebbroso è di chi umilmente si mette in ginocchio davanti al Signore e per prima cosa accetta la sua volontà, dicendo: <se tu vuoi> e mi sembra di riconoscere in quest’atteggiamento quello che Gesù stesso ci ha insegnato nella preghiera che dobbiamo elevare al Padre. Andare alla ricerca di Dio, inginocchiarsi davanti a Lui, riconoscerne la regale paternità. Acquisiamo la consapevolezza che solo da lui può venire la salvezza, che è in Lui il potere di cambiare la nostra situazione e che tutto dipende dal nostro accettare la sua volontà, a credere in lui, nel potere della sua salvezza. Accettare che anche se su questa terra non siamo apprezzati, ne ascoltati, ne accettati, agli occhi di Dio siamo considerati come unici, ci deve spingere ad inoltrare a Lui la nostra preghiera, sempre e in ogni modo, in qualunque circostanza, anche quando sembra che proprio lui c’ignori, perché lui è lì e ci aspetta. Lì dove? Lo fa capire chiaramente: in chiesa. Lo dice parlando col lebbroso, ammonendolo di recarsi dal sacerdote del tempio per confermare la sua purificazione. -------------------------
 COMMENTO DI:
Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer (Barcelona, Spagna) Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Oggi, se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Ebr 3,7-8). E lo ripetiamo insistentemente in risposta al Salmo 94. In questa breve citazione, si trovano due cose: un anelito e una avvertenza. Entrambe conviene non dimenticarle mai. Durante il nostro tempo giornaliero di preghiera, desideriamo e chiediamo di ascoltare la voce del Signore. Ma, forse, con troppa frequenza, ci preoccupiamo di riempire questo tempo con parole che noi vogliamo dirGli, e non lasciamo tempo per ascoltare quello che il Buon Dio vuole comunicarci. Vegliamo, dunque, per aver cura del silenzio interiore che, -evitando le distrazioni e concentrando la nostra attenzione- ci apre uno spazio per accogliere gli affetti, ispirazioni... che il Signore, certamente, vuole suscitare nei nostri cuori. Un rischio che non possiamo dimenticare, è il pericolo che il nostro cuore –con il passar del tempo- si indurisca. A volte i colpi della vita possono convertirci, incluso senza renderci conto, in una persona più diffidente, insensibile, pessimista, disperata... Bisogna chiedere al Signore che ci renda coscienti di questo nostro possibile deterioramento interno. La preghiera è la opportunità per dare uno sguardo sereno alla nostra vita e a tutte le circostanze che la circondano. Dobbiamo leggere i diversi avvenimenti alla luce del Vangelo, per scoprire in quali aspetti abbiamo bisogno di una autentica conversione. Voglia il Cielo che la nostra conversione la chiediamo con la stessa fede e fiducia con cui il lebbroso si presentò davanti a Gesù!: «In ginocchio gli diceva «Se vuoi, puoi curarmi!» (Mc 1,40). Lui è l’unico che può rendere possibile quello che, per noi stessi, risulterebbe impossibile. Lasciamo che Dio agisca con la Sua grazia in noi, perché il nostro cuore sia purificato e, docile alla Sua azione, giunga ad essere ogni giorno di più un cuore a immagine e somiglianza del cuore di Gesù. Lui, con fiducia, ci dice: «Lo voglio, sii purificato» (Mc 1,41).

venerdì 9 febbraio 2018

(Mc 8,1-10) Mangiarono a sazietà.



VANGELO DI SABATO 10 FEBBRAIO 2018
(Mc 8,1-10) Mangiarono a sazietà.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O buon Gesù, che ci inviti ad essere tuoi discepoli, spezza con me il pane della tua parola, perché in vera comunione con te io sia in comunione con tutti i miei fratelli e possa aiutarti a distribuirla. Santo Spirito possiedimi. Amen-
Ancora una volta Gesù, moltiplica il pane per la folla che lo segue; questa volta lo fa tra i pagani, proprio per significare che lui è il messia di tutti i popoli della terra, nessuno escluso. Siamo noi che cerchiamo altri dei, che cerchiamo di non seguire la parola di Dio, noi che ci costruiamo altri altari a cui dare adorazione, ma non solo. Siamo troppo spesso vittime di una vita frenetica, in cui il lavoro, il benessere, la politica, il divertimento prendono il sopravvento. Tutto per soddisfare il bisogno di cose materiali e corporali, ma mentre facciamo tutto questo, non ci rendiamo conto che la nostra anima inaridisce....siamo nel deserto, mentre crediamo di vivere a pieno la nostra vita, ci incamminiamo verso il deserto dell'anima e, verrà il giorno, che ci renderemo conto di avere fame e sete, il giorno in cui tutto quello che abbiamo, non ci basterà più, perché non ci ha saziati e, ci manca qualcosa. Quel giorno, Gesù avrà compassione di noi, quel giorno cercherà di parlare ancora al nostro cuore, come fa da sempre, ma chissà se ci degneremo di ascoltarlo.
Egli non ci chiede di fare miracoli, ma di avere fiducia in lui, di metterci al cospetto della sua parola e di lasciare che lui faccia il resto, ma vuole la nostra collaborazione, ci spinge a cercare un modo per risolvere il problema quando si presenta, con quello che abbiamo, anche con la nostra piccolezza.
Siamo poco, forse si, ma anche una briciola nelle mani del Signore, può sfamare una moltitudine di gente e, allora, eccomi qui, con le mie briciole d'amore che cerco di distribuire, perché tutti possano conoscere Gesù come io lo conosco e anche per grazia sua, andare oltre.
Spesso mi chiedo se chi mi legge capisce, non quello che dico, perché per questo mi affido allo Spirito di Dio, ma perché lo faccio. Non è presunzione, ne voglia di apparire, credetemi, io sono qui, sempre piena di paura di sbagliare, di ferire qualcuno, di colpire nel centro di una ferita aperta, né mi sento eletta a farlo, ma penso che tutti dovremmo essere così umili da accettare di essere briciole nelle mani di Gesù e di lasciarci distribuire, perché Lui, che nella sua immensa Misericordia, ha avuto compassione di noi, possa essere riconosciuto anche attraverso noi, che siamo un suo miracolo.
Per questo motivo oggi chiudo con una preghiera:
Apri Signore gli occhi e le orecchie di tutti noi alla tua parola e sciogli la nostra lingua per benedirti e ringraziarti; mostraci con tutta la forza del tuo amore, come solo tu hai parole di vita eterna, che saziano l'anima e rendono meravigliosa la nostra vita. Fa o Signore che amiamo tutti i fratelli ed in modo speciale quelli che hanno bisogno del tuo aiuto, perché sono malati ; fa che sappiamo amarli così tanto da dare alle nostre preghiere per loro , la forza e la potenza della fede, quella che in Te confida ed a Te si affida.
Amen.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Carles ELÍAS i Cao
(Barcelona, Spagna)
Oggi, tempo di ostilità e di ansietà, anche Gesù ci chiama per dirci che sente «compassione per la folla» (Mc 8,2). Oggi con la crisi di pace che si soffre, può crescere la paura, l’apatia, il ripiego alla banalità ed all’evasione: « Non hanno da mangiare».
Il Signore chi chiama? Dice il testo: «i discepoli» (Mc 8,1), -cioè sta chiamando me- affinché non se ne vadano digiuni, per dar loro qualcosa. Gesù ha avuto compassione –questa volta in terra di pagani- perché hanno fame.
Ah! e noi –rifugiati nel nostro piccolo mondo- diciamo di non poter far niente. «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?» (Mc 8,4). Da dove prenderemo una parola di speranza sicura e forte, sapendo che il Signore sarà con noi ogni giorno, fino alla fine dei tempi? Come dire ai credenti ed agli increduli che la violenza e la morte non risolvono niente?
Oggi il Signore ci domanda, semplicemente, quanti pani abbiamo. Quelli che ci sono, di questi ha bisogno. Il testo dice «sette», un numero simbolico per i pagani come il numero dodici lo era per il popolo giudeo. Il Signore vuole raggiungere tutti –perciò la Chiesa vuole riconoscersi dalla sua cattolicità- e chiede il tuo aiuto. Offri la tua preghiera: è un pane! Offri la tua Eucarestia vissuta: è un altro pane. Offri la tua decisione di riconciliazione con i tuoi, con quelli che ti hanno offeso: è un altro pane. Offri la tua riconciliazione sacramentale con la Chiesa: è un altro pane ancora! Offri il tuo piccolo sacrificio, il tuo digiuno, la tua solidarietà: è un altro pane! Offri al Signore il tuo amore alla Sua Parola che ti offre forza e conforto: è un altro pane! OffriGli, infine, qualunque cosa Egli ti chieda, sebbene tu pensi che sia solo un semplice pezzo di pane.
Come ci dice san Gregorio di Nissa: «chi condivide il suo pane con i poveri diventa parte di Colui che, per noi, volle essere povero. Il Signore fu povero, non aver, dunque, paura della povertà».

giovedì 8 febbraio 2018

(Mc 7,31-37) Fa udire i sordi e fa parlare i muti.



VANGELO DI VENERDì 9 FEBBRAIO 2018
(Mc 7,31-37) Fa udire i sordi e fa parlare i muti.


+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, nella mia mente ottusa; aprila alla comprensione della tua parola. Apri i miei occhi e le mie orecchie, come hai fatto con il sordomuto del Vangelo, ma sopratutto ti imploro, apri il mio cuore all'amore!


Nel tempo che ci è concesso... vorrei cominciare così oggi, perché il Vangelo non è un racconto di storie antiche.
Il miracolo che opera sul sordomuto, è significativo di quello che opera in noi quando ci avviciniamo a Lui. Noi speriamo in una sua azione guaritrice, ed è per questo che chiediamo l'imposizione delle mani, ma Gesù non opera come noi vogliamo, ha sempre qualcosa da dirci di più, ed infatti ecco che non esegue quello che noi aspettiamo, ma ci invita anche all'ascolto e alla parola.
Quel suo non dire a nessuno del miracolo operato, non vuole dire non parlarne, secondo me, ma vuole dire: Non parlare del miracolo che io ho operato in te, ma di quello che tu sei diventato grazie a questo miracolo.
Parla della grazia che è in te, della bellezza che vedi nel tuo cuore grazie alla fede, parla con le tue opere oltre che con le tue parole, in questo modo porterai la luce del Signore intorno a te e, a tua volta aprirai gli occhi e gli orecchi dei tuoi fratelli.
Aderire al progetto di Gesù per la salvezza degli uomini; è questo il vero rapporto che il Signore vuole con noi, un amore reciproco e consapevole, che non aspetta solo di essere donato, ma che a sua volta si dona all'altro, con la stessa intensità.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta un miracolo di Gesù: restituì l’udito e districò la lingua a un sordomuto. La gente rimase stupita e diceva: «Ha fatto bene ogni cosa» (Mc 7,37).
Questa è la biografia di Gesù fatta dai suoi contemporanei. Una biografia breve e completa. Chi è Gesù? E’ colui che ha fatto bene ogni cosa. Nel doppio senso della parola: nel che e nel come, nella sostanza e nel modo. E’ Colui che ha fatto solamente opere buone è Colui che ha fatto bene le buone opere, in un modo perfetto, compiuto. Gesù è colui che fa tutto bene, perché solo fa buone azioni, e ciò che fa, lo lascia terminato. Non lascia niente incompiuto; e non aspetta a compierlo più tardi.
-Anche tu cerca di completare adesso tutto quello che fai: la preghiera, le relazioni con i familiari e le altre persone, il lavoro, l’apostolato, l’assiduità nella tua formazione spirituale e professionale, etc. Sii esigente con te stesso e prudentemente cerca di esserlo pure verso quelli che dipendono da te. Non permettere lavori fatti alla meno peggio. Non piacciono a Dio e danno fastidio al prossimo. Non assumere questo atteggiamento solo per compiacere, ne perché questa forma di procedere ti dia più reddito, anche umanamente; no! Perché a Dio non sono le opere non buone ne quelle ”buone” fatte male. La Sacra Scrittura afferma che «sono perfette le sue opere» (Dt 32,4). Il Signore, per mezzo di Mosè, dice al popolo d’Israele; «Non offrite nulla con qualche difetto, perché non sarebbe gradito» (Lev 22,20). Chiedi l’aiuto materno della Vergine Maria. Come Gesù, anche Lei fece bene ogni cosa.
San Josemaría ci offre il segreto per ottenerlo: «Fa quello che devi fare e concentrati in quello che fai» E’ questo il tuo modo di agire?

mercoledì 7 febbraio 2018

(Mc 7,24-30) I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli.



VANGELO DI GIOVEDì 8 FEBBRAIO 2018
(Mc 7,24-30) I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA Ti prego o Santo Spirito, di entrare nel mio cuore, ed aiutarmi a capire e vivere la tua parola, perchè la tua luce possa riflettere attraverso di essa nella mia vita. Questo brano ci fa vedere un Gesù che non è disponibile a donarsi a chi no sa cosa vuole. La donna del Vangelo, non sta cercando Gesù perchè crede che sia il Messia, ma solo perchè è disperata, per la malattia della figlia, si rivolge a Lui come si rivolgerebbe a un altro qualsiasi dio, o a un mago. Ma Gesù non è come gli altri, non cerca affermazioni per se e per il suo potere, che viene dal Padre, ma si commuove per questa donna che soffre nel vedere la figlia posseduta , la tratta con amore ed è proprio qui che la differenza la sconvolge e le apre gli occhi. Chiunque si sarebbe fatto grande ai suoi occhi, approfittando della sua disperazione, vuole che la donna capisca la differenza tra lui e gli altri. Gli dice che lui non è il suo dio, ma è il Dio degli ebrei, e che è per loro che è venuto; ma noi che stiamo imparando a conoscere Gesù, sappiamo che non è così che lui ragiona, anzi, è sempre in rotta con loro perchè compie guarigioni e si intrattiene con i pagani. Allora la sua è una provocazione, vuole colpire la donna costringendola a rendersi conto, del fatto che la fede va riposta solo nel vero Dio, perchè gli altri dei non sono veri dei, ma solo proiezione dei desideri dell'uomo, che si aggrappa a tutto pur di trovare qualcosa in cui poter credere. La fede che Lui vuole, non è una fede di comodo, ma una fede scomoda; che ci fa mettere tutto in discussione, anche le cose in cui crediamo. Quante volte mi sono trovata avanti a situazioni disperate, dove anche pregare è difficile, perchè l'evidenza della morte è così prossima che posso solo chiedere di non farlo soffrire... e quante volte il Signore mi ha stupito con un miracolo! La fede nel Dio vero, è quella che compie miracoli, e solo quando vede che la donna è disposta alla fede, che per fede vera gli chiede di aiutarla; solo allora, le dice di andare e vedere il miracolo che è stato compiuto grazie alla sua fede. Ti imploro Signore, aumenta la mia fede, vinci le mie resistenze, dammi tu la forza di viverla con consapevolezza. Io so solo di essere tanto piccola e di avere una fede ancor più piccola di me, aiutami Tu che sai, Tu che puoi, tu che non vuoi che io rimanga con la mia piccola fede, ma che cresca e parli di Te al mondo.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Enric CASES i Martín (Barcelona, Spagna)
Oggi, ci viene mostrata la fede di una donna che non apparteneva al popolo eletto, ma che aveva fiducia in che Gesù avrebbe potuto curare sua figlia. Infatti quella madre era pagana «di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella le supplicava di scacciare il demonio da sua figlia» (Mc 7,26). Il dolore e l’amore la spingono a chiedere con insistenza, senza badare ne a disprezzi, ne a indugi ne a indegnità. E ottiene quello che chiede, infatti «Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato» (Mc 7,30). Sant’Agostino dice che molti non ottengono quello che chiedono perché sono «aut mali, aut male, aut mala». O sono cattivi, e la prima cosa che dovrebbero chiedere è di essere buoni; oppure chiedono in una forma impropria, senza costanza, invece di farlo con pazienza, con umiltà, con fede e per amore; oppure chiedono cose disonorevoli, che se fossero ottenute, sarebbero dannose all’anima o al corpo o agli altri. Bisogna, dunque, cercare di chiedere correttamente. La donna siro-fenicia è una buona madre, sa chiedere bene («venne e si prostrò ai Suoi piedi» e chiede una cosa buona («che scacciasse da sua figlia il demonio»). Il Signore ci invita ad usare con perseveranza la preghiera di richiesta. Indubbiamente esistono altri generi di preghiere –di adorazione, di riparazione, la preghiera di ringraziamento- ma Gesù insiste perché usiamo con molta più frequenza la preghiera di richiesta. Perché? I motivi potrebbero essere molti: perché abbiamo bisogno dell’aiuto divino per raggiungere il nostro fine; perché esprime speranza e amore; perché è un grido di fede. Esiste, però, una preghiera che non è presa molto in considerazione. Dio vuole che le cose siano un po’ come noi vogliamo. In questo modo, la nostra richiesta –che è un atto libero- unita alla libertà onnipotente di Dio, fa che il mondo sia come lo vuole Lui ed un po’ come lo vogliamo noi. Così meraviglioso è il potere della preghiera!

martedì 6 febbraio 2018

(Mc 7,14-23) Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.

  
VANGELO DI MERCOLEDì 7 FEBBRAIO 2018
(Mc 7,14-23) Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’ uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’ interno e rendono impuro l’uomo».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

 PREGHIERA
 Ti prego Spirito Santo, confortami; aiutami e dammi la possibilità di comprendere la vera parola che tu vuoi che entri nel mio cuore, perché solo quello che tu vuoi, esca dalla mia bocca. 
Gesù dopo aver parlato del modo giusto di concepire le letture, spiega ai discepoli che non sono le cose esterne che possono inquinare il corpo dell'uomo, perché così come entrano queste escono, ma che è quello che è insito dentro al cuore dell'uomo, che può danneggiarlo veramente. È inutile pensare che ci sono dei cibi impuri, delle persone impure e non vedere che sono i sentimenti divisione, di odio ed altri cattivi pensieri che sono nel nostro cuore che ci allontanano dalla serenità dell’animo. C'è un altro passo del Vangelo che dice di guardare il trave nel nostro occhio e non la pagliuzza nell'occhio del nostro fratello, tutto questo per far capire che la fede, non è apparenza, non può essere una cosa che sembra quella più giusta, ma deve essere quella giusta. Non possiamo farci una religione su misura, come i farisei, fatta di simbolismi e di ipocrisie, né possiamo pensare di essere credibili se predichiamo bene e razzoliamo male. Con questo non voglio dire che non possiamo sbagliare, siamo essere umani, sicuramente facciamo molti errori, ma io non credo che si possa capire il discorso evangelico se non lo si vive. Gesù spiega alla folla e poi torna a ripetere ai suoi discepoli quello che vuol dire, proprio perché vuole che abbiano bene in mente e nel cuore quello che intende. Potremmo dire che Gesù ci sta mostrando un libretto di istruzioni per l’amore assoluto e totale, perché possiamo riconoscere quali sono le cose che fanno bene e quelle che fanno male. Vivere con onestà la fede, ci porta a non essere ipocriti, a non dover mentire per apparire migliori, proprio perché la libertà che ci ha donato Dio è quella di chi non cerca di costringerci, ma vuole che capiamo qual è il nostro bene! È incredibile come vediamo chiaramente i peccati degli altri, come siamo propensi alla critica ed al giudizio e quanto siamo indulgenti verso noi stessi; proprio per questo io spesso penso che il primo passo per migliorare noi stessi, è imparare dagli errori altrui, per evitare di farli anche noi. Mi piace usare la lingua come un semaforo, che mi avverte pronunciando cattiverie, di quanta malizia ho nel cuore. C'è un detto che dice “La lingua batte dove il dente duole” che vuol dire che quello che ci infastidisce a volte ci intriga, e spesso sono solo le situazioni che viviamo che fanno la differenza tra noi e chi tanto critichiamo .
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COMMENTO DI:

Rev. D. Norbert ESTARRIOL i Seseras (Lleida, Spagna)
Oggi, Gesù ci insegna che tutto quello che viene da Dio è buono. E’ piuttosto la nostra intenzione non retta ciò che può contaminare quello che facciamo. Perciò Gesù dice: «Non c’è nulla fuori dall’ uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» (Mc 7,15). L’esperienza dell’offesa a Dio è una triste realtà. E facilmente, il cristiano scopre questa impronta profonda del male e vede un mondo schiavo del peccato. La missione che Gesù ci affida è quella di pulire –con l’aiuto della Sua grazia- tutte le contaminazioni che le cattive intenzioni degli uomini hanno introdotto in questo mondo. Il Signore ci chiede che tutta la nostra attività umana venga svolta bene: Lui spera che in tale attività mettiamo forza, ordine, scienza, competenza, ansietà di perfezione, non aspirando ad altro che a restaurare il progetto creatore di Dio, che ha fatto tutto bene per il bene dell’uomo: «Purezza d’intenzione. –L’avrai se, sempre ed in tutto, cerchi solamente di far piacere a Dio» (San Josemaría). Solo la nostra volontà può rovinare il progetto divino, per cui bisogna essere vigilanti affinché questo non succeda. Molte volte intervengono la vanità, l’amor proprio, lo scoraggiamento per mancanza di fede, l’impazienza al non ottenere i risultati attesi, ecc. Perciò ci avvertiva San Gregorio Magno: «Non lasciamoci ingannare da una lusinghiera prosperità, perché è un viaggiatore sciocco colui che si ferma per strada a contemplare un bel paesaggio dimenticando il punto di arrivo». Converrà, perciò, stare attenti all’offrire le nostre azioni, conservare la presenza di Dio e riflettere con frequenza la nostra filiazione divina, in modo tale, che tutto il nostro giorno –con preghiera e lavoro- prenda forza e cominci nel Signore e che tutto quello che abbiamo cominciato per Lui giunga a termine. Possiamo fare grandi cose se riflettiamo che ognuno dei nostri atti umani è corredentore quando è unito agli atti di Cristo.

lunedì 5 febbraio 2018

(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.


VANGELO DI MARTEDì 6 FEBBRAIO 2018
(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami Spirito del mio Dio a comprendere gli insegnamenti che Gesù è venuto a portarci per parlare direttamente con noi attraverso di te, e a non lasciarmi confondere dalle tradizioni degli uomini che oscurano quelle di Dio. Oggi il discorso si amplifica e sposta quel dito puntato dagli scribi e farisei verso la folla:- ascoltatemi tutti e comprendete bene - dice il Signore. Vale per me, per te, per i sacerdoti e persino per chi non ha mai pensato di fermarsi ad ascoltarlo. In questo brano Gesù non lascia che i potenti del tempio si ergano a giudici dei piccoli discepoli che seguendolo cercano di imparare da Lui, perché anche se non sono ancora perfetti, ci stanno mettendo anima e cuore per convertire il loro vivere a Cristo. Spesso, troppo spesso diamo la colpa agli altri, agli accadimenti della vita, per giustificare certi nostri comportamenti. Pur se è vero che ad ogni azione, corrisponde una reazione, è anche vero, che la reazione non può essere scontata.... e molto... tutto, dipende da quello che vive dentro di noi e nutre la nostra anima. Sono convinta che le dieci parole dettate a Mosè e abbondantemente riviste da sempre dagli uomini, non servano per costringerci, ma per donarci indicazioni sempre più precise sulla via da percorrere per essere felici, ma a volte tra questi paletti , per mancanza di amore, si sono eretti reticolati, e questo non ha aiutato e non aiuta nessuno a camminare dietro al Signore. Tanto per cominciare, ci voltiamo troppo qua e la per vedere cosa fanno gli altri e "secondo le regole ", ci soffermiamo per giudicarli, e diciamo di loro tutto il male possibile. Il nostro modo di vivere ruota intorno agli altri, il nostro io si pavoneggia e spera di riflettere una bella immagine di se stesso. Sant' Agostino urla, dopo tanto vagare :" Tu eri dentro di me e io fuori " ...è un brano di una dolcezza struggente, quasi disperata che ci invita, per questo lo collego al Vangelo di oggi, a trovare la bellezza di Dio in noi, anche se sepolta dalle nostre umane nefandezze. Questo contatto va cercato, desiderato, vissuto... e invece di cercare le direttive da "fuori" potremo con Agostino concludere: " mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace." Purtroppo noi invece, guardiamo il moscerino e ingoiamo il cammello,proprio come dice Gesù in Mt.23,24.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu (Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo come alcune tradizioni tardive dei maestri della Legge avevano manipolato il vero senso del quarto comandamento della Legge di Dio. Quegli scribi insegnavano che i figli che offrivano al Tempio danaro e beni facevano la cosa migliore. Secondo questo insegnamento, accadeva che i genitori non potevano più disporre di tali beni. I figli, formati in questa coscienza erronea, credevano di aver compiuto così il quarto comandamento, anzi, di averlo compiuto nella forma migliore. In realtà, però, si trattava di un inganno. «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione!» (Mc 7,9): Gesù Cristo è l’interprete autentico della Legge; perciò spiega il vero senso del quarto comandamento, correggendo il lamentevole errore del fanatismo giudeo. «Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre» (Mc 7,10): il quarto comandamento ricorda ai figli le responsabilità che hanno verso i loro genitori. D’accordo alle loro possibilità, devono offrire loro l’aiuto materiale e morale negli anni della vecchiaia e nei periodi di malattie, di solitudine o difficoltà. Gesù ricorda questo dovere di riconoscenza. Il rispetto verso i genitori (amore filiale) deriva dalla riconoscenza che dobbiamo avere verso di loro per il dono della vita e per i lavori svolti con fatica per i loro figli, perché questi potessero crescere in età, in scienza ed in grazia. «Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28). Il Signore glorifica il padre nei suoi figli, ed in essi riafferma il diritto della madre. Chi onora il padre, viene purificato dei suoi peccati; chi rende gloria alla madre è somigliante a colui che accumula un tesoro (cf.Sir 3,2-6). Tutti questi consigli ed altri ancora, sono come una luce chiara nella nostra vita nei riguardi dei nostri genitori. Chiediamo al Signore la grazia che non venga mai a mancare il vero amore che dobbiamo avere verso i genitori e sappiamo, con l’esempio, trasmettere agli altri questo dolce “dovere”.

domenica 4 febbraio 2018

(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.



VANGELO DI LUNEDì 5 GENNAIO 2018
(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore dammi la possibilità di toccare il tuo mantello, fa che il tuo Spirito mi sfiori e sarò salva.
In questa pagina Marco, pone l'accento sul fatto che la gente accorre da tutte le parti presentandosi a Gesù, per essere guariti. Riconoscere di aver bisogno del Signore è la prima cosa che ci serve per cominciare a creare un buon rapporto con Lui. È la voglia di fede che li spinge a cercarlo, a voler toccare almeno un lembo del suo vestito, perché quelli che riuscivano a farlo, venivano salvati. Vediamo di capire che cosa può voler dire questo: certamente che per essere salvati bisogna cercare di conoscere Gesù, bisogna avvicinarsi a Lui, fino a toccarlo, per riconoscerlo tra tutti gli altri, avere quella fede sana che ci fa muovere verso di lui, la fede di chi si riconosce peccatore, indegno dell' amore di Dio. Gli ultimi, gli emarginati, gli ammalati, tutte le persone alle quali nessuno dà retta, nessuno dà fiducia, si rivolgono a Gesù e Lui è sempre disponibile per loro, sempre pronto a servire, a insegnare, perché per questo è venuto. Rivolgiamoci quindi con fiducia al Signore, non pensiamo di essere sufficienti a noi stessi, non cerchiamo i potenti terreni, ne maghi e stregoni, la cronaca insegna che non ci porteranno da nessuna parte se non all'insoddisfazione o alla rovina. Abbiamo Gesù il più grande dei guaritori dell'anima e del corpo, vediamo quanto la santità di chi si fida ciecamente di Lui, si veda nelle opere e nel cuore, quanto neanche la più grande sofferenza smorzi quella fede, imitiamo i santi, ma più di tutti, e per primo imitiamo Gesù, seguiamo il maestro e potremo avvicinarci tanto da poter toccare il suo mantello.
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COMMENTO DI:
Fr. John GRIECO (Chicago, Stati Uniti)
Oggi, nel Vangelo, vediamo il grande "potere del contatto" con la persona di Nostro Signore: «Deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati» (Mc 6,56). Il minimo contatto fisico può fare miracoli per coloro che si avvicinano a Cristo nella fede. Il suo potere di guarire trabocca dal suo cuore amoroso e si estende anche ai suoi vestiti. Entrambi, la sua capacità e il suo grande desiderio di curare, sono abbondanti e facilmente accessibili. Questo passaggio può aiutarci a meditare su come stiamo ricevendo il Signore nella Santa Comunione. ¿Accettiamo con fede che questo contatto con Cristo può fare miracoli nella nostra vita? Ê molto di più che toccare «il lembo del suo mantello», noi riceviamo veramente il Corpo di Cristo nei nostri corpi. Più che una semplice guarigione delle nostre malattie fisiche, la Comunione guarisce le nostre anime e garantisce la partecipazione nella propria vita di Dio. Sant' Ignazio di Antiochia, così, considerava l'Eucaristia come «il farmaco della immortalità e l'antidoto per prevenirci dalla morte, in modo da produrre ciò che eternamente dobbiamo vivere in Gesù Cristo». L'utilizzazione di questo "farmaco d'immortalità" consiste nell’essere curato di tutto ciò che ci separa da Dio e dagli altri. Essere curati da Cristo nell'Eucaristia, quindi, implica superare il nostro stato di estasi. Come insegna Benedetto XVI, «Nutrirsi di Cristo è la via per non rimanere estranei o indifferenti davanti alla sorte dei fratelli (...). Una spiritualità eucaristica, allora, è un autentico antidoto davanti all’ individualismo e all’ egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione ad alleviare le ferite di quelle disgregate». Come quelli che furono guariti dalle loro malattie toccando i suoi vestiti, anche noi possiamo essere curati dal nostro egoismo e il nostro isolamento dagli altri, ricevendo Nostro Signore con fede.

sabato 3 febbraio 2018

(Mc 1,29-39) Guarì molti che erano affetti da varie malattie.


VANGELO DI DOMENICA 4 FEBBRAIO 2018
(Mc 1,29-39) Guarì molti che erano affetti da varie malattie.


+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito Divino, a far tuo il mio pensiero, vieni e concediti al mio cuore che Ti cerca, perchè senza di Te le parole non hanno senso, perchè Tu completi quello che mi unisce alla mia famiglia celeste.


Ancora una volta questo brano mi interroga, ed io voglio riviverlo mentre mi apro e mi si apre una nuova via che oggi chiamerò inquietudine.
Gesù ci guarisce, lo fa da sempre, ma noi come viviamo questa guarigione?
Sentirsi salvati o continuare a sentirsi ammalati? La guarigione restituisce la libertà di muoverci, di uscire, di fare quello che non riuscivamo a fare...Essere guariti da Gesù genera "amore!"
Sarà questa guarigione che ci permetterà di vivere con Cristo e per Cristo, che ci condurrà là dove c'è fame d'amore, e daremo da mangiare agli affamati.
Quando venne la sera, gli portarono tanti malati... La sera mi fa pensare alla fine del giorno, quando si tirano le somme di quello che è stato. Quanti sono quelli che si nascondono dietro a perbenismi interessati, ipocrisie, concetti, leggi e teologie per non essere costretti ad uscire dal loro mondo, a volte anche dalla loro religiosità. Noi uomini abbiamo bisogno di Dio per dare un senso alla nostra vita, per dare un volto che può anche essere mostrato senza vergogna; abbiamo bisogno di Verità per poter diventare Carità.
Dopo la guarigione della suocera di Pietro, Gesù se ne va , va oltre, dove ancora non hanno ricevuto la lieta novella, perché la sua parte Lui l'ha fatta, ora tocca a noi muoverci, o meglio, lasciarci smuovere dentro senza pensare più alle nostre catene, perché Gesù guarisce e la salvezza rende liberi.
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Rev. D. Francesc CATARINEU i Vilageliu
(Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo Gesù a Cafarnao, centro del Suo ministero, e, più precisamente, in casa di Simone Pietro: «Usciti dalla sinagoga, andarono (...) a casa di Simone e Andrea» (Mc 1,29). Lì trova la Sua famiglia, quella di chi ascolta la Parola e la mette in pratica (cf. Lc 8,21). La suocera di Pietro è a letto, ammalata e Lui, con un gesto che va oltre il fatto aneddotico, le offre la mano, la solleva dalla sua prostrazione e le restituisce la sua capacità di badare alle attività domestiche.
Si avvicina ai poveri - sofferenti che Gli presentano e li guarisce semplicemente porgendo loro la mano; solo con un breve contatto con Lui, che è fonte di vita, restano liberati-salvi.
Tutti cercano Cristo, alcuni in un modo esplicito e coraggioso, altri, forse, senza esserne coscienti, giacché «il nostro cuore non è tranquillo e non trova pace fino a quando non riposi in Lui» (Sant’Agostino).
Ma, così come noi lo cerchiamo perché abbiamo bisogno che ci liberi dal male e dal Maligno; Lui ci si avvicina per rendere possibile ciò che mai potremmo ottenere da soli. Lui si è fatto debole per guadagnare noi che siamo deboli, «Mi son fatto tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (Cor 9,22).
C’è una mano tesa verso di noi che ci troviamo prostrati da tanti mali; basta che apriamo la nostra mano e ci troveremo in piedi e rinnovati per il da fare. Possiamo “aprire” la mano per mezzo della preghiera, seguendo l’esempio del Signore: «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35).
Inoltre, l’ Eucaristia di ogni domenica è l’ incontro del Signore che viene a toglierci dal peccato dell’ abitudine e dello scoraggiamento per trasformarci in testimoni viventi di un incontro che ci rinnova costantemente e che ci rende veramente liberi con Gesù Cristo.

venerdì 2 febbraio 2018

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.


VANGELO DI SABATO 3 FEBBRAIO 2018
(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Ti prego, Signore mio, di vivere dentro di me, di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti. 

Stiamo assistendo ad uno dei tanti episodi in cui Gesù e gli apostoli, sono attorniati dalla folla. Questo è narrato da tutti e 4 gli evangelisti, anche se con delle diversità, e questi versetti precedono la descrizione da parte di Marco della prima moltiplicazione dei pani e dei pesci. Quello che voglio notare insieme a voi però, non è il miracolo che seguirà, ma quello che genererà in Gesù il desiderio di operare il miracolo. Si era incontrato con gli apostoli e loro gli avevano raccontato tutto quello che avevano fatto da quando lui li aveva inviati in missione a due a due. La stanchezza era evidente, e anche gli apostoli come Gesù, provarono cosa voleva dire prendersi cura degli altri più che di se stessi; ricordate quando di Gesù dicevano che era folle perché non si fermava neanche per mangiare e per stare con i suoi parenti? Lui li guarda e prova compassione per loro, ossia soffre insieme a loro della loro stanchezza, e decide di allontanarsi insieme a loro da quel posto pieno di gente, per trovare un posto per riposare. Nel brano si dice che Gesù cerca un luogo deserto, ma spesso la parola deserto serve per far capire che non ci sono sicurezze su cui basare la propria vita, per questo cercano qualcuno che li conduca fuori dal deserto. E come Mosè, che ricevette dal cielo la manna per saziare il popolo d'Israele, Gesù come un nuovo Mosè, darà loro quello che cercano proprio come un buon pastore che vede le sue pecore che hanno paura perché non sanno dove andare. Pochi tra noi sanno che le pecore non vedono molto bene, che belano per tenersi in contatto e per questo si stringono tra di loro. Gesù le ama e non vuole farle ripartire da lì senza aver donato loro la sua parola. Gesù ha compassione dei suoi uomini e della gente che vuole ascoltare la sua parola; la stessa che dobbiamo provare per noi stessi e per i nostri fratelli; " la compassione di Cristo" ed è con questa che noi dobbiamo confrontarci. Fermiamoci e rimaniamo con Gesù, isoliamo il nostro animo in contemplazione della parola, raccogliamoci in preghiera, non solo opere, non solo esposizione, non solo testimonianza, ma anche ritrovarsi nella pace del Signore, per avere anche il tempo di ascoltare la sua voce. Non perdiamo la pazienza dietro alle richieste di chi ha bisogno di noi, del nostro aiuto, della nostra comprensione, ma cerchiamo sempre di ricavare un piccolo spazio per noi stessi e per il nostro colloquio con il Signore, come se innaffiassimo una piantina che altrimenti seccherebbe e non potrebbe più fare fiori.
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COMMENTO DI:
Rev. D. David COMPTE i Verdaguer (Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta una situazione, una necessità ed un paradosso che sono molto attuali. Una situazione. Gli Apostoli sono “stressati”: «Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (Mc 6,31). Frequentemente anche noi ci vediamo coinvolti nelle stesse situazioni. Il lavoro esige buona parte delle nostre energie; la famiglia, dove ogni membro vuole palpare il nostro amore; le altre attività nelle quali ci siamo impegnati, che ci fanno bene e, alla volta, beneficiano agli altri...Volere è potere? Forse è più ragionevole riconoscere che non possiamo tutto quello che vorremmo. Una necessità. Il corpo, la testa, il cuore reclamano un diritto: il riposo. In questi versicoli abbiamo un manuale frequentemente ignorato, sul riposo. Lì risalta la comunicazione. Gli Apostoli «Gli riferirono tutto quello che avevano fatto» (Mc 6,30). Comunicazione con Dio, seguendo il filo dal più profondo del nostro cuore. Quale sorpresa! Troviamo Dio che ci aspetta. E aspetta trovarci con le nostre stanchezze. Gesù dice loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po’» (Mc 6,31). Nel progetto di Dio c’è un posto per il riposo! Anzi, la nostra esistenza, con tutto il suo peso, deve riposare in Dio. Lo scoprì l’irrequieto Agostino: «Ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposi in Te». Il riposo di Dio è creativo; non è “anestesico”; incontrarci con il Suo amore centra il nostro cuore ed i nostri pensieri. Un paradosso. La scena del Vangelo finisce “male”: i discepoli non possono riposare. Il progetto di Gesù fallisce: sono abbordati dalla gente. Non hanno potuto “staccare”. Noi, frequentemente, non riusciamo a liberarci dai nostri doveri (figli, coniuge, lavoro...): sarebbe come tradirci! E’ imprescindibile, allora, trovare Dio in queste realtà. Se c´è comunicazione con Dio, se il nostro cuore riposa in Lui, riusciremo a relativizzare tensioni inutili...e la realtà –spoglia di chimere- mostrerà meglio l’impronta di Dio. In Lui, troveremo il nostro riposo.

giovedì 1 febbraio 2018

(Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza.


VANGELO
(Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

RIFLESIONE DI LELLA

PREGHIERA:  Ti prego Spirito del Signore, vienimi accanto, ispira il mio cuore all'ascolto della parola di Dio, fa che mi percuota dentro e rimuova in me le scorie della mia subdola umanità.

- Torna questa pagina di cui ho parlato già ( http://bricioledivangelo.blogspot.it/2014/02/lc-222-40-i-miei-occhi-hanno-visto-la.html ) ma ancora una volta voglio tornare a rileggerla con voi, perchè non voglio essere io a dire ma il mio desiderio è quello di portare per noi tutti,me per prima,quello che lo Spirito di Dio desidera che noi conosciamo oggi.
Cominciamo con il rileggere la preghiera di colletta, che è la preghiera che il sacerdote recita a nome di tutta l'assemblea e alla quale rispondiamo amen, che oggi è particolarmente bella: Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito. Amen.
Tutte le letture che seguono, ci mettono di fronte a quello che sta per accadere; il profeta Malachia annuncia che verrà il messaggero di Dio e che porterà un messaggio di salvezza, che solo allora, solo attraverso di lui potremo essere liberati.
Dio che si fa uomo, non rifugge la legge, anzi Luca nomina per ben 5 volte la parola legge, proprio per farci comprendere quanto sia importante la legge che Mosè aveva lasciato per il popolo ebraico, che  era anche la legge della società civile oltre alla legge morale.
Aveva atteso tanto il vecchio Simeone; Anna anche era anziana e sembra quasi che sia la loro saggezza che gli fa riconoscere in quel bambino, il redentore.
Giuseppe e Maria si stupivano delle cose che dicevano di Lui, non capivano cosa sarebbe stato di loro e di quel figlio donato da Dio.
L'offerta che si faceva al tempio, era per comperare i figli primogeniti, che erano offerti a Dio, ma quel figlio, era veramente un dono speciale del Signore che non costò solo due tortore, ma che offrì la sua vita in cambio della nostra salvezza.
Egli fu definito da Simeone " luce per rivelarti alle genti" perchè Dio si rivela all'uomo attraverso Gesù Cristo, e noi celebriamo con le candele benedette la giornata della "candelora" e dobbiamo come quella luce accesa, essere luce per i nostri fratelli, rispondendo all'invito che Papa Francesco ci fa, nell'Evangeli Gaudium, di essere una Chiesa in uscita, che porta la luce del Signore nel mondo.

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 Commento di: Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)

Oggi, sopportando il freddo dell’inverno, Simeone aspetta l’arrivo del Messia. Cinquecento anni prima, quando si cominciava a costruire il Tempio, ci fu una penuria tale che i costruttori si scoraggiarono. Fu allora quando Aggeo profetizzò: «La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace» (Agg 2,9); e aggiunse «Affluiranno qui le ricchezze di tutte le genti» (Agg 2,7). Frase che ammette diversi significati: «il più apprezzato» diranno alcuni, «il desiderato da tutte le nazioni», affermerà san Geronimo. A Simeone «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore» (Lc 2,26), ed oggi, «mosso dallo Spirito», è salito al Tempio. Lui non è levita, nè scriba, nè dottore della Legge, è solo un povero uomo «giusto e pietoso che aspettava la consolazione d’Israele» (Lc 1,25). Ma lo Spirito soffia lì dove vuole (cf. Gv 3,8). Adesso comprova con sorpresa che non c´è stata nessuna preparazione; non si vedono bandiere nè ghirlande, nè scudi da nessuna parte. Giuseppe e Maria attraversano lo spiazzo portando il Bambino tra le braccia. «Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria!» (Sal 24,7), canta il salmista. Simeone si fa avanti, con le braccia tese per salutare la Madre, riceve il Bambino e benedice Dio dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32). Dice poi a Maria: «e anche a te una spada trafiggerà l’anima!» (Lc 2,35). «Madre, -dirò rivolgendomi alla Vergine- quando arriverà il momento di andare alla casa del Padre, portami tra le tue braccia, come portavi Gesù, perché anch’io sono figlio tuo e bambino!».

mercoledì 31 gennaio 2018

(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.




VANGELO DI GIOVEDì 1 FEBBRAIO 2018
(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
 Vieni o Santo Spirito, tocca il mio cuore e la mia mente; imprimi in me la chiamata di Dio, e fa che continuando a vivere nell'amore dal quale sono stata generata. Fa che riesca a trasmettere la lieta notizia della salvezza anche a chi è lontano, a chi non crede ed a chi non spera. 

Come altre volte, mi trovo davanti a questa pagina di Vangelo, e anche questa volta mi lascio andare a quello che mi salta subito agli occhi. Gesù invia... manda... e come battezzata, mi sento chiamata in causa. Sto studiando in questi giorni un libricino che ci è stato dato dal nostro Vescovo ultimamente, (Incontriamo Gesù) che è per me, un po' come un diamante, perché ricorda ad ogni cristiano che la responsabilità della testimonianza è di tutti. Spesso, nei miei interventi, ho affermato che se tante persone si allontanano dalla Chiesa, la colpa non è di Dio, né delle regole dettate a Mosè e attuate da Gesù, ma di noi, uomini e donne, laici e pastori, che spesso, purtroppo, non siamo credibili e tanto meno coerenti. Essere catechisti, non significa insegnare nozioni, ma esprimere queste nozioni con le opere, con la propria coerenza, con la vita. È anche per noi un cammino, che passa attraverso varie fasi, che incontra ostacoli, cadute, spesso catastrofiche, perchè lo scontro è sempre dietro l' angolo. Mi viene in mente che la vita si svolge un po' come l'incognita nelle espressioni, che è la risposta a dei dati che si incontrano per poi poterne ricavare altri. Così è la reazione che possiamo avere quando qualche ostacolo ci si presenta nel nostro cammino di fede, è molto importante che sia quella giusta. Per questo, Gesù chiede di lasciare tutto e di prendere solo un bastone su cui appoggiarci nel nostro cammino, ossia ci chiede di non pensare di poterci poggiare su noi stessi. La nostra forza è la sua parola, ma perchè sia convincente, perchè produca frutto, dobbiamo trasmetterla così come ci viene trasmessa, viverla perchè possa generare vita, amarla per farla amare. Se Gesù avesse fulminato tutti coloro che gli sbarravano la strada, quale messaggio ci avrebbe trasmesso? Se a chi lo oltraggiava avesse risposto in uguale misura, cosa avremmo recepito? Ma Gesù ha solo e sempre amato, perdonato, aiutato, liberato da ogni forma di male; è stato maestro sia con le parole che con la sua vita, quindi quello che dobbiamo cercare di fare, per noi prima di tutto, è non scandalizzare con la nostra incoerenza, trascurando tutto quello che può essere importante agli occhi degli uomini, fama, posizione sociale o denaro e cercare di crescere in umiltà, carità e coerenza con il Vangelo che siamo chiamati a testimoniare.
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Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo parla della prima delle missioni apostoliche. Cristo invia i dodici a predicare a curare ogni sorta di ammalati e a preparare i cammini della salvazione definitiva. Questa è la missione della Chiesa e, anche quella , di ogni cristiano. Il Concilio Vaticano II affermò che «la vocazione cristiana implica, come tale, la vocazione all’apostolato. Nessun cristiano ha una funzione passiva. Per cui, chi non cercasse la crescita del corpo sarebbe, perciò stesso, inutile per tutta la Chiesa, come per se stesso». Il mondo attuale ha bisogno –come diceva Gustavo Thibon- di un “supplemento di anima” per poterlo rigenerare. Solamente Cristo, con la Sua dottrina, è medicina per le malattie di tutto il mondo. Questo ha le sue crisi. Non si tratta soltanto di una parziale crisi morale o di valori umani: è una crisi dell’insieme; e l’espressione più precisa per definirla è quella di una “crisi dell’anima”. I cristiani, con la grazia e la dottrina di Gesù, ci troviamo in mezzo alle strutture temporali per vivificarle e dirigerle verso il Creatore: «Che il mondo, per la predicazione della Chiesa, ascoltando possa credere, credendo possa sperare e sperando possa amare» (Sant’Agostino). Il cristiano non può fuggire da questo mondo. Così, come scriveva Bernanos «Ci hai lanciato in mezzo alla massa, in mezzo alle moltitudini, come lievito; riconquisteremo palmo a palmo, l’universo che il peccato ci ha carpito; Signore, Te lo restituiremo esattamente come lo ricevemmo in quel primo mattino di tutti i tempi, in tutto il suo ordine e in tutta la sua santità». Uno dei segreti consiste nell’amare il mondo con tutta l’anima e vivere con amore la missione affidata da Cristo agli Apostoli e a tutti noi. Detto con parole di San Giuseppe Maria, «l’apostolato è amore di Dio, che trabocca, dando sé stessi agli altri (...). E l’ansia di apostolato è l’espressione precisa, adeguata e necessaria della vita interiore». Questo dev'essere il nostro testimonio giornaliero tra gli uomini e nel trascorso di tutte le epoche.

martedì 30 gennaio 2018

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.


VANGELO DI MERCOLEDì 31 GENNAIO 2018
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Donami Signore la prudenza e l' umiltà necessarie per poter parlare di Te con giustizia e verità, perché quello che io scrivo possa far comprendere, non confondere.
Ho dato un'occhiata ad altre riflessioni che ho fatto in precedenza su questa pagina, ma questa immagine che ho scelto oggi, mi ha portato via e come al solito, a me non resta altro che seguire questa ispirazione. Gesù torna a Gerusalemme, tra i suoi, che conoscevano la sua storia, le sue origini, e la sua famiglia. Erano quindi convinti di sapere tutto di lui, di conoscerlo a fondo.... di sapere chi era e cosa potevano aspettarsi da lui!!! Ecco che la foto dimostra come non lo conoscevano affatto, perché, come nella foto, erano fermi, immobili sulla porta delle loro credenze. Gesù resterà sempre motivo di scandalo se non ci si immedesimerà con Lui, e mai come in questo periodo, vedo sacerdoti confusi, che cercano di allontanare le pecore dal pastore, creando altro scandalo. Ho più di 60 anni e ho vissuto la crisi della chiesa degli anni 70, che portò molti a dividersi, perché non riuscivano ad accettare le aperture del concilio vaticano 2°. La più famosa è quella dei cosiddetti cattolici tradizionalisti o lefevriani, ma non da meno furono i sedevacantisti che credono che dal Concilio Vaticano II ad oggi non ci siano più stati Papi legittimi e quindi la sede papale sia vacante: da quelli che sostengono che Giovanni XXIII fosse un eretico a quelli che ritengono il Concilio un complotto dei nemici della Chiesa – massoni od ebrei. Non voglio spaccare il capello in 4, né tornare ai motivi che li spinsero ad uscire dalla Chiesa Madre, o a restarne in seno minandone continuamente la credibilità, perché se andiamo a studiare un pò la storia della Chiesa, vediamo che di scismi ce ne sono stati molti, voglio solo dire che 50 anni fa la Chiesa vide il cambiamento, vi si avvicinò e lo ostacolò insieme, come fa tuttora. Io credo che l'unico cambiamento sarebbe l'unità di tutti i credenti, senza che si cerchi di omologare quello che per alcuni deve essere in un modo e per altri in un altro. Mi è capitato di ascoltare un intervento di una pastora protestante battista sull'argomento "salvaguardiamo la terra" , e trovo che il discorso di Papa Francesco molto simile; per questo io penso che se essere cristiano è un valore , questo lo è ancor più, nella dimensione della capacità dei cristiani di svolgere una funzione positiva nei confronti della società e della storia. Non arrendersi significa ascoltare la parola di Dio, farla propria, ognuno a modo suo e non restare immobili aspettando che il mondo cambi, ma iniziare il cambiamento smettendola di dividerci. Il sogno di Dio è anche il nostro, e non è un ideale di fantasia, come alcuni filosofi pensano, ma un ideale della ragione e non posso né voglio arrendermi a pensarla come Hegel che disse: "Può anche accadere, certo, che così resti sacrificato il diritto dell'individuo: ma ciò non riguarda la storia del mondo, a cui gli individui servono solo come mezzo per il suo progresso." No io non posso considerarmi un mezzo per il progresso, ma voglio pensare che il mondo è la mia casa, creata da Dio per la mia felicità, e non per la ricchezza di pochi a scapito di altri. Delinquenti che avvelenano la terra, assassini che uccidono senza pietà nei modi più svariati... questo sicuramente nessuno lo vuole accettare, ed allora usciamo dai preconcetti, sia che siamo battezzati o che non lo siamo, sia che siamo cattolici o no, riconosciamo che il mondo non migliora facendoci le guerre, e specialmente distruggendo ogni valore.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel MASATS i Roca (Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci fa vedere Gesù che va alla sinagoga di Nazareth, il paese dove era cresciuto. Il sabato è il giorno dedicato al Signore ed i giudei si riuniscono per ascoltare la Parola di Dio. Gesù va ogni sabato alla sinagoga e lì insegna, non come gli scribi ed i farisei, ma come chi ha autorità (cf.Mc 1,22). Anche oggi Dio ci parla per mezzo della Scrittura. Nella sinagoga si leggono le Scritture e, dopo, una persona competente si incarica di commentarle, segnalandone il senso ed il messaggio che Dio mediante loro vuole trasmettere. Viene attribuita a sant’Agostino la seguente riflessione: «Così come nella preghiera noi parliamo con Dio, nella lettura è Dio che ci parla». Il fatto che Gesù, Figlio di Dio, sia conosciuto tra i suoi compaesani, per il suo lavoro ci offre una prospettiva insospettabile per la nostra vita ordinaria. Il lavoro professionale di ognuno di noi è un mezzo di incontro con Dio ed è, perciò, una realtà santificabile e santificatrice. Sono parole di san José María Escrivà: «La vostra vocazione umana è parte, e parte importante, della vostra vocazione divina. Questa è la ragione, per la quale, dovete santificarvi, contribuendo contemporaneamente alla santificazione degli altri, dei vostri simili, precisamente al santificare il vostro lavoro ed il vostro ambiente: questa professione o impiego che riempie i vostri giorni che dà fisionomia peculiare alla vostra personalità umana, che è il vostro modo di stare al mondo; questa casa, questa famiglia vostra; e questa nazione in cui siete nati ed amate». Il passaggio evangelico termina dicendo che Gesù «non poteva compiere nessun prodigio (...) e si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,5-6). Anche oggi il Signore ci chiede maggior fede in Lui per realizzare cose che superano le nostre possibilità umane. I miracoli svelano il potere di Dio e il bisogno che abbiamo di Lui nella nostra vita quotidiana.

lunedì 29 gennaio 2018

(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.







VANGELO DI MARTEDì 30 GENNAIO 2018
(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.


+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE


PREGHIERA


O mio Santo Spirito, confortami.Con la Tua sapienza, consigliami.Con il Tuo amore, riempimi.Con la Tua luce, illuminami.Fa che ogni tua parola diventi la mia parola, per testimoniare la parola che porta luce e vita eterna in ogni cuore.


Marco in questo 5° capitolo del suo Vangelo ci ha accompagnato in questo andare e tornare di Gesù e degli apostoli da una riva all’ altra del mar Morto.
Gesù acclamato dalla folla e Gesù scacciato da chi ha altri interessi; come abbiamo visto nel vangelo di ieri, quindi possiamo vedere come l’incontro con lo stesso uomo sia accolto in maniera diversa, come nulla cambi nell’ accoglienza del figlio di Dio in base a quello che Lui offre, ma in base a quanto il cuore dell’uomo è disposto ad aprirsi.
Torna quindi sull’ altra riva con i suoi discepoli e trova la folla che lo aspetta, si accalca e lo tocca. Immaginate quante mani lo abbiano sfiorato, si siano aggrappate a Lui, ma c’è un tocco che non gli sfugge, che si distingue dagli altri: il tocco di chi l’ ha cercato con la spasmodica attesa di chi crede il Lui, di chi ha fiducia cieca, di chi vuole essere salvato e immerge con quel suo tocco tutta la sua anima in quell’ incontro.
La donna rappresenta tutte quelle persone con delle ferite interiori che cercano la guarigione, ma quelle ferite così intime, che a volte non si vedono, ci debbono far pensare a quanto possano sanguinare, quanto possano indebolire e rendere fragili, specialmente quando ci troviamo davanti ad una persona che reagisce alle cose della vita, in maniera che ci può sembrare errata.
Anche Giairo si fa presso Gesù, crede sicuramente in Lui, nei suoi poteri di guaritore, altrimenti non si esporrebbe così (lui è uno dei capi della Sinagoga) e sappiamo bene che Gesù non era accettato dalla maggior parte di loro come il Messia.Hanno appena comunicato che la figlia è morta, ma Gesù dopo aver guarito la donna si rivolge a lui e dice: «Non temere, soltanto abbi fede!».Si reca a casa sua e trova la gente che piangeva disperata, allontana tutti ed alla presenza della mamma e del papà assicurò che la piccola non era morta, ma dormiva e le ordinò di alzarsi.
La fanciulla immediatamente si alzò e si mise a camminare.
Una cosa ancora per analizzare il comportamento di Gesù, chiede all’ uomo d’avere fede e ai parenti perché si agitano e piangono, sembra quasi una domanda senza senso, la bambina è morta, ed il dolore umano sfoga nel pianto, ma è evidente che Gesù lega tra loro vari elementi, ma non si esprime operando il miracolo apertamente, come fa in altre occasioni, perché?
Lo deridevano… alcuni dei presenti, che molto probabilmente era lì a piangere a pagamento (cosa in vigore all’ epoca) e che quindi non era spinto dall’ amore per la fanciulla a quelle lacrime, non essendo effettivamente addolorato non era interessato al fatto che la ragazza si salvasse, quindi non avendo niente che gli stesse a cuore da chiedere a Gesù, si permetteva di deriderlo e di rifiutarlo. Vediamo che quello che chiede è una nuova visione della vita e della morte, un superare le idee terrene della morte come la fine di tutto, perché Gesù che dice perché piangete, non è morta, sta dormendo è colui che crede nella resurrezione. Gesù quindi fa distinzione tra chi lo prega con cuore sincero e chi no, scaccia via chi finge dolore, allontana gli ipocriti; torniamo a scoprire che nessun peccatore è allontanato da Gesù, neanche il peggiore, ma l’ipocrita si.
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Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, Il Vangelo ci presenta due miracoli di Gesù che ci esprimono la fede di due persone molto diverse tra di loro. Tanto Giairo –uno dei capi della sinagoga- come quella donna ammalata dimostrano una grande fede: Giairo è sicuro che Gesù può guarire sua figlia, mentre quella brava donna ha fiducia in che un minimo contatto con gli abiti di Gesù sarà sufficiente per liberarla da una malattia molto grave. E Gesù, perché sono persone di fede, concede loro il favore che erano andati a cercare.
Fu lei per prima a pensare di non essere degna che Gesù le dedicasse tempo, colei che non aveva il coraggio di importunare il Maestro ne quei giudei così importanti. Senza far rumore, si avvicina e, toccando il fiocco del manto di Gesù, “strappa” la sua guarigione, che avverte immediatamente nel suo corpo. Gesù, però, che sa quello che è successo, non vuole lasciarla andare senza dirigerle delle parole: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita del tuo male» (Mc 5,34).
A Giairo, Gesù chiede una fede ancora più grande. Come già Dio aveva fatto con Abramo nell’Antico Testamento, chiederà una fede contro ogni speranza, la fede delle cose impossibili. Comunicarono a Giairo la terribile notizia che la sua figliola era appena morta. Non possiamo immaginare il grande dolore che lo invase in quel momento e forse la tentazione della disperazione. E Gesù che l’aveva ascoltato, gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36). E, come quegli antichi patriarchi, credendo contro ogni speranza, vide che Gesù restituiva la vita alla sua amata figlia.
Due grandi lezioni di fede per noi. Dalle pagine del Vangelo, Giairo e la donna che soffriva di emorragie, assieme a tanti altri, ci parlano della necessità di avere una fede inalterabile. Possiamo fare nostra quella bella esclamazione evangelica: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc 9,24).

domenica 28 gennaio 2018

(Mc 5,1-20) Esci, spirito impuro, da quest’uomo.


VANGELO DI LUNEDì 29 GENNAIO 2018
(Mc 5,1-20) Esci, spirito impuro, da quest’uomo.


+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.


Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni, o Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto. Fa che tutto quello che è mio non conti più nulla e quello che viene da Dio si impossessi della mia mente e del mio cuore.
Questa scena descritta da Marco, ci racconta il seguito della scena precedente, quando Gesù sulla barca con i discepoli, calma la tempesta. Eccoli, finalmente sull’ altra riva, che è descritta piena di sepolcri tra i quali si aggira un uomo posseduto dagli spiriti impuri. Una terra di morti e spiriti immondi, che avevano provato a contrastare l’arrivo di Gesù su quella spiaggia, provocando la tempesta, perché sapevano che con il suo arrivo sarebbero dovuti andare altrove.
Proviamo a mettere in relazione questo posto così inospitale, con qualcosa che invece conosciamo bene, tipo la nostra vita, la nostra cerchia d’amicizie, le nostre serate passate cercando di divertirci ad ogni costo, i nostri giri tra lazzi e vizi. Quell’ essere indemoniato gridava e si percuoteva con delle pietre, perché è così che il diavolo agisce; ti fa fare cose che ti fanno del male, ti fa compiere azioni distruttive perché il suo godimento e vederti schiavo dei tuoi peccati, dei tuoi vizi.
Appena vede Gesù, lo riconosce e si getta ai suoi piedi, pregandolo di non scacciarlo da lì. Non pensate ad un diavolo poverino che può far pena, ma piuttosto alla falsità con la quale si pone. Non sta cercando com’ essere umano di sopravvivere, ma com’ essere diabolico, di continuare a colpire, di fare del male all’ uomo per colpire Dio e quello che succede dopo, ci deve far riflettere e non poco, sulla capacità del male di insinuarsi nella nostra vita.
Infatti, non è un solo spirito maligno, ma addirittura una legione di diavoli che si schiera davanti a Gesù, i quali, non potendo lottare contro di lui, lo implorarono di mandarli nei corpi d’alcuni porci che erano lì vicino.
Questo chiedere a Gesù il permesso per entrare in quei corpi mi porta a considerare che Dio permette le prove e per quanto scomodo sia dire questo, mi sembra e non solo in base a questa scrittura, ma anche ad altri passi della Bibbia, come il libro di Giobbe che io leggo ogni giorno, che questa sia una realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Così fece e subito i porci si buttarono in mare e perirono.
Ed ecco che gli abitanti dell’ isola, avvisati dai mandriani, accorsero per vedere quello che era successo, e non ne furono per nulla felici, anzi, in un mondo in cui tutto è basato sugli interessi, quei maiali rappresentavano la ricchezza, ed allora, della salvezza di quell’ uomo non interessa a nessuno.
Gesù non riceve ringraziamenti e tutti gli chiedono di andarsene, perché non accettano la perdita dei loro averi . Nessuno è disposto a perdere le cose alle quali tiene, gli interessi valgono più della vita umana e questa è, purtroppo la vita di tutti i giorni. La triste realtà con la quale ci scontriamo nel mondo d’oggi, ma che a quanto pare, di sempre!
Quando pensiamo ai comandamenti di Dio, ci viene naturale dire di essere cristiani, in fondo non ammazziamo, non rubiamo, andiamo a messa.... ma già al primo comandamento, se siamo onesti e sinceri, sappiamo di avere molti altri idoli che vengono prima di Dio, proprio come i Geràseni.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Ramon Octavi SÁNCHEZ i Valero
(Viladecans, Barcelona, Spagna)
Oggi, ci troviamo con un frammento del Vangelo che può suscitare un sorriso a più di una persona. Immaginare circa duemila maiali precipitando giù dalla montagna, risulta uno spettacolo un po’ comico. In verità, però, è che ai porcai non dovette sembrare una situazione gradevole, si arrabbiarono molto e chiesero a Gesù che se ne andasse dal loro territorio.
L’atteggiamento di quei porcai, anche se umanamente potrebbe sembrare logico, risulta francamente riprovevole: avrebbero preferito vedere i propri animali a salvo, anziché la guarigione dell’indemoniato. Ossia anteporre i beni materiali, che ci procurano soldi e benessere, alla vita degna di un uomo che non è dei “nostri”. Perché colui che si trovava dominato da uno spirito maligno era solamente una persona che «continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre» (Mc 5,5).
Noi frequentemente corriamo il pericolo di afferrarci a quello che è nostro, e ci affliggiamo quando perdiamo quello che è solo materiale. Così, per esempio, il contadino si dispera quando perde un raccolto, sebbene l’abbia assicurato, o chi gioca in borsa, che ha la stessa attitudine, quando le sue azioni perdono parte del loro valore. Molto poco invece si rattristano vedendo la fame e l’insicurezza di tanti esseri umani, alcuni dei quali vivono accanto a noi.
Gesù antepose sempre le persone, perfino prima delle leggi e dei poderosi del suo tempo. Noi, invece, troppe volte, pensiamo solo a noi stessi ed in quelli che crediamo possano offrirci felicità, sebbene l’egoismo non apporta mai la felicità. Come direbbe il vescovo brasiliano Helder Camara: «L’egoismo è la fonte più infallibile d’infelicità per se stessi e per quelli che ci circondano».