giovedì 30 gennaio 2014

San Giovanni Bosco---------------San Ciro martire



Festa Liturgica in onore di San Giovanni Bosco
Padre e Maestro dei giovani,
patrono degli educatori e degli scolari .
Castelnuovo d’Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888
Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere. Sul modello di san Francesco di Sales il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”. 
Patronato: Educatori, Scolari, Giovani, Studenti, Editori
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico,
 dono del Signore, dall'ebraico
Martirologio Romano: Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.
Preghiera a San Giovanni Bosco

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza dei prossimo; aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso.
Amen.

Orazione a San Giovanni Bosco per ottenere qualche grazia

Bisognoso di particolare aiuto a Voi ricorro con grande fiducia,
o glorioso Don Bosco.
Mi occorrono grazie spirituali per fuggire sempre il peccato
 e perseverare nel bene fino alla morte.
Ma mi occorrono anche grazie temporali e specialmente...
(si nomina la grazia che maggiormente si desidera).
Voi che foste così devoto di Gesù Sacramentato e di Maria Ausiliatrice
 e così compassionevole delle umane sventure,
 ottenetemi da Gesù e dalla sua Celeste Madre la grazia che domando
e una grande rassegnazione al volere di Dio.
da "IL LIBRO DELLE NOVENE", Editrice Ancilla

Alcune frasi celebri di Don Bosco
  • Se vuoi farti buono, pratica queste tre cose e tutto andrà bene:
allegria, studio, preghiera. 
  • E' questo il grande programma per vivere felice,
e fare molto bene all'anima tua e agli altri.
  • Il migliore consiglio è di fare bene quanto possiamo e poi non aspettarci la ricompensa dal mondo ma da Dio solo.
  • Tutti hanno bisogno della Comunione:
i buoni per mantenersi buoni e i cattivi per farsi buoni.  
  • I due sostegni più forti per sostenervi e camminare per la strada del Celo sono i Sacramenti della Confessione e Comunione.
Perciò guardate come gran nemico dell'anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da questi due Sacramenti.
  • Tutti dobbiamo portare la croce come Gesù, e la nostra croce sono le sofferenze che tutti incontriamo nella vita.


"All’età di nove anni ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente impresso nella mente per tutta la vita. Nel sonno mi parve di essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All'udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere.

In quel momento apparve un uomo venerando, in virile età, nobilmente vestito. Un manto bianco gli copriva tutta la persona; ma la sua faccia era così luminosa, che io non potevo rimirarlo. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli aggiungendo queste parole:
- Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù.
Confuso e spaventato soggiunsi che io ero un povero ed ignorante fanciullo, incapace di parlare di religione a quei giovanetti.
Anche noi, Signore siamo protagonisti del sogno di Don Bosco.
Siamo come i monelli, ogni volta che viviamo la nostra vita come se ci fosse dovuta, e dimentichiamo che Tu sei nostro Padre e ci ami.
Siamo come i lupi, ogni volta che ci scagliamo contro i nostri fratelli con violenza, superbia e prepotenza, mentre Tu, Onnipotente, hai scelto la logica dell’Amore.
Siamo come Giovannino, ogni volta che ci dimentichiamo che nulla è impossibile a Dio e che imparando a fidarci di Te non c’è niente che non possiamo realizzare.
È questa la meta che dobbiamo raggiungere:
Dio, da amare, conoscere e servire.

Come don Bosco, anche per noi il più alto grado di "sapienza" da raggiungere è questa conoscenza di Dio e del Figlio suo Gesù Cristo.
 In Lui costruire la "casa" della nostra vita.
È questa la sapienza della vita!
"Il Padre ci conceda di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio". (Ef 3, 14-19)
È questa la sapienza della vita!
 
 

" Figlio, hai un’anima sola, pensa a salvarla.
 Nulla giova acquistare tutto il mondo se perdi l’anima tua.
 Beato chi si trova in punto di morte e aver fatto opere buone in vita sua ".
San Giovanni Bosco
San Giovanni Bosco dedicò la sua vita ai giovani e fondò i salesiani,
 un movimento cristiano per l’aiuto e la salvezza dei giovani.
 Ha sempre ripetuto che per essere santi bisogna “stare sempre allegri”,
vivere in amicizia profonda con tutti  e impegnarsi nei propri doveri e non dimenticarsi mai di ringraziare Maria e Gesù.
Ma allora tutti noi possiamo diventare dei piccoli grandi santi nel quotidiano!


per approfondire


Lemoyne_S_G_Bosco_Vol_1.pdf 
  • Lemoyne_S_G-Bosco_vol_2.pdf 
  •  

  •  
  • Il divoto dell'angelo custode.pdf  

  •  



  • Anche le parole al termine della sua vita
    sono particolarmente significative e commoventi:
    «Di’ ai giovani che li aspetto tutti in Paradiso».

    'Due sono le ali

    Anche le parole al termine della sua vita
    sono particolarmente significative e commoventi:
    «Di’ ai giovani che li aspetto tutti in Paradiso».

    'Due sono le ali per volare al cielo:
    la confessione e la comunione'
    Sac. Giovanni Bosco


    31 Gennaio
    Festa Liturgica in onore di S. Ciro Martire

    eremita, medico e 
    martire
    Patronato: Portici (NA)
    Emblema: Palma
    Martirologio Romano: Sempre ad Alessandria, santi Ciro e Giovanni, martiri, che per la loro fede in Cristo, dopo molti tormenti furono decapitati. 
    CIRO e GIOVANNI, santi, martiri. 

    Sono ricordati nel Martirologio Romano alla data del 31 gennaio. Nello stesso giorno sono commemorati anche dai Greci nei cui libri si trovano molte notizie sulla loro vita e sui loro miracoli mescolate a leggende. I principali dati sui due martiri sono molto vaghi e generici e si basano su testimonianze incerte. Secondo questi racconti, Giovanni fu soldato e Ciro fu monaco dopo aver esercitato l'arte medica: ad Alessandria si mostrava, incorporata alla chiesa dei «Tre Fanciulli», la camera dove Ciro riceveva i clienti. Questa leggenda si è formata, senza dubbio, quando i miracoli da lui operati a Menouthis aumentarono la sua fama di guaritore. Ciro e Giovanni, avendo un giorno saputo che quattro cristiane di Canopo, Teodosia (o Teodota), Teotista, Eudossia, e la loro madre Atanasia erano state arrestate si portarono a Canopo per incoraggiarle a non venire meno alla loro fede, ma furono anch'essi arrestati e condannati a morte, come avveniva contemporaneamente per le quattro cristiane. Gli uni e le altre furono decapitati verso il 303, sotto Diocleziano. Al principio del sec. V le reliquie dei ss. Ciro e Giovanni risposavano nella chiesa di S. Marco ad Alessandria. Il Sinassario Costantinopolitano ricorda, insieme con i due santi, le suindicate Teodosia, Teotista, Eudossia e Atanasia.

    SANTUARIO DEI SS. CIRO E GIOVANNI.
    A Menouthis, distante circa due miglia da Canopo, sorgeva un tempio in onore della dea Iside, molto venerata nella zona. Distrutto il tempio dai cristiani, vi era stata edificata una chiesa in onore degli Evangelisti; ma ciò non era stato sufficiente a distruggere l'antico culto e a spegnere i resti del paganesimo. S. Cirillo di Alessandria, per raggiungere questo scopo, pensò di fondarvi un santuario in onore dei ss. Ciro e Giovanni, traslandovi le reliquie. Fece aprire la tomba e ne fece trasportare i corpi a Menouthis. La traslazione avvenne in forma solenne e lo stesso s. Cirillo durante la cerimonia prese alcune volte la parola pronunziando discorsi che sono arrivati a noi. Le notizie relative a questo santuario a metà del sec. V ci fanno vedere come il fine voluto da s. Cirillo non fu raggiunto e occorsero altri interventi energici per distruggere il paganesimo. La chiesa acquistò un'importanza di prim'ordine nel sec. Vl, importanza dovuta alle guarigioni che vi avvenivano, divenendo, nel contempo, uno dei più celebri santuari del mondo orientale, facendo concorrenza all'altro dei SS. Cosma e Damiano di Costantinopoli. I santi indicavano, durante la notte, agli ammalati distesi sul pavimento della loro basilica i rimedi, alcune volte anodini e spesso curiosi. Agli eretici, accorrenti anch'essi, non venivano concesse grazie, se prima non fossero ritornati alla Chiesa cattolica. Nei primi anni del sec. VII Sofronio di Gerusalemme, amico di Giovanni Mosco e di s. Giovanni l'Elemosiniere, grato ai due santi per una guarigione agli occhi ottenuta per loro intercessione, fece una raccolta di settanta miracoli operati presso il loro sepolcro di Menouthis. Sofronio ricorda anche i nomi dei guariti e conosce alcuni ex voto di ringraziamento, ma spesso accetta le testimonianze con una estrema credulità. Il nome di Abukir è ancora oggi la migliore testimonianza del culto reso a questi martiri nella località, avendo sostituito quello di Menouthis (Abukir non è altro che la deformazione araba del nome di aba Ciro). Non si conosce esattamente l'epoca della rovina del santuario che, probabilmente, avvenne all'inizio dell'invasione araba. Le reliquie dei due martiri furono, in seguito, trasportate a Roma e deposte in una chiesetta sulla via Portuense, a destra del Tevere, il cui nome, S. Ciro, per una serie di trasformazioni linguistiche, da Abbaciro (abate Ciro) diventò per il popolo S. Passera. Essa fu meta di pellegrinaggi i durante il Medioevo ed è ricordata negli Itinerari romani. Altre quattro chiesette furono dedicate in Roma ai ss. Ciro e Giovanni.
    Attualmente le loro reliquie sono a Napoli nella chiesa cosiddetta del Gesù nuovo (Gesuiti).
    Autore: Filippo Caraffa

     


    CORONCINE DI SAN CIRO

    1. Coroncina per chiedere la guarigione degli infermi


    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


    O glorioso Medico San Ciro, che, con la tua immensa carità esercitata in favore degli infermi, durante la tua vita terrena, meritasti dal Signore la grazia di risanarli dai loro mali, per cui sei stato prescelto come lo speciale protettore degli ammalati, ti supplico ardentemente di ottenermi la grazia (…) ed altresì l’amorosa adesione alla volontà divina.
    Gloria al Padre

    O glorioso San Ciro, che sapesti congiungere la tua opera caritatevole verso i malati con una intensa vita di orazione, per cui avevi luce e forza nel distaccarti dai beni terrestri e aspirare a quelli del Cielo, ti supplico di ascoltare la preghiera mia e di farmi conoscere il mio vero bene e quello di coloro che a te raccomando.  
    Gloria al Padre

    O glorioso Martire del Signore, che, non solo per curare gl’infermi, ma soprattutto per salvare le anime, ti affaticasti tanto, con la tua amorevole dedizione, da meritarti di sacrificare la vita, nel doloroso martirio per la fede, ti prego di ottenermi la pazienza e la fiducia nell’accettare le mie pene per purificare la mia anima ed avere dal Signore il premio eterno. 
    Gloria al Padre


    Prega per noi, o San Ciro, affinché siamo fatti degni delle promesse di Gesù Cristo.


    Preghiera finale:
    O Signore, che con l’ispirazione della tua grazia, chiamasti il beato Ciro dalla solitudine per salvare le anime e i corpi, e coronasti la sua vita col martirio, concedi a noi, mediante la sua intercessione e il suo esempio, di non affezionarci alle cose terrene con scapito delle soprannaturali, e di superare vittoriosamente le avversità di questa vita. Per Gesù Cristo Signor Nostro. Così sia.



    2.  Coroncina per onorare con frutto san Ciro


    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen


    Amorosissimo mio protettore e glorioso martire San Ciro, che, illustrato da celeste lume, conosceste la fallacia dei miseri beni di questa terra, sicché, disprezzandoli, vi deliberaste di far vita nascosta e mortificata fra l'orrore e le asprezze di un deserto; per questo eccelso dono di verace sapienza onde foste arricchito, vi prego ad ottenermi da Dio, con l'efficacia delle vostre preghiere, la grazia che, distaccato il mio cuore da ogni oggetto terreno, non desideri, a vostra imitazione, che l'amor di Dio e l'acquisto di quei veri e permanenti beni che si godono nel cielo. 
    Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

    Amorosissimo mio protettore ed invitto martire San Ciro, che, acceso di pura e santa carità, tutto vi consacraste al sollievo degl'infermi, curandoli con affetto materno, e ottenendo loro la sanità coi vostri meriti e con le vostre efficacissime preghiere; per quest'ammirabile virtù che riceveste da Dio, vi prego ad ottenermi un cuore simile al vostro; affinché ami anch'io, a vostra imitazione, con puro affetto e sincera carità il mio prossimo, e possa meglio sperimentare in vita e molto più nel punto di mia morte gli effetti della vostra valevole protezione.
    Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

    Amorosissimo mio protettore e invitto martire san Ciro, che, infiammato di santo zelo per la salvezza dei vostri simili, tutta la vita consumaste in guadagnare anime a Gesù Cristo, sino a spargere per amor di Lui, fra spietati martiri, il vostro innocentissimo sangue;  per questo singolarissimo dono che riceveste da Dio e per quella immensa gloria che ora vi godete fra i beati, vi prego ad ottenermi la grazia, che io, conosciuto l'eccesso e la gravezza dei miei peccati, li pianga fino all'estremo della mia vita; e mi abbracci in soddisfazione di essi, con perfetta pazienza e rassegnazione, tutte quelle croci con le quali piace a Dio di purificare l'anima mia: affinché degno del perdono, possa essere un giorno a parte della vostra gloria nel Cielo. 
    Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre


    (Mc 4,26-34) L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

    VANGELO

     (Mc 4,26-34)(Mc 4,26-34) L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 
    + Dal Vangelo secondo Marco

    In quel tempo, Gesù diceva : «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
    Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
    Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

    Parola del Signore





    LA MIA RIFLESSIONE
    PREGHIERA
    Signore mio, datore dello Spirito Santo, aiutami a capire e attuare nella mia vita, quello che tu mi insegni col vangelo. Amen.


    Gesù, si esprime con parabole, ma non perché ci vuole complicare la vita, ma per semplificarcela.
    Tutto quello che lui insegna, è nuovo agli occhi dei suoi discepoli e della gente che lo ascolta, eppure ci parla di una legge antica, nata con la fede in un unico Dio, la fede dei patriarchi, non è che ci volesse insegnare una nuova religione, ma sembra tutto così nuovo, perché è con la sua venuta che ha fatto nuove tutte le cose.
    È il maestro che ci parla, che ci guida con amore verso la comprensione delle sue parole, che ci prende per mano e ci conduce nel regno di Dio.
    Nella prima parabola, ci tranquillizza parlando del seme che cresce e germoglia pur senza il controllo del contadino, e lo fa perché vuole che non ci affanniamo a pensare a ragionare, a cercare di voler essere noi che mettiamo a frutto i suoi insegnamenti, ma verrà tutto naturalmente, noi dobbiamo solo essere terra buona dove far seminare la sua parola, il resto verrà con i tempi ed i modi che al Signore piaceranno, senza voler essere noi a guidare ,ma affidandoci a Lui.
    Non preoccupiamoci dunque della nostra piccolezza, del nostro essere ignoranti e miseri, ma diamo al Signore la possibilità di far crescere in noi una grande fede e vedremo meraviglie.
    Quello che conta, non è chi siamo, ma quanto siamo disposti a far posto al Signore nella nostra vita, sarà questo che ci farà crescere nella fede e trasformerà la nostra vita in un turbine di emozioni e di amore e migliorerà non solo la nostra vita, ma anche quella delle persone che verranno in contatto con noi, perché la fede vera, ha una luce particolare,  che attira chi la intravede nelle nostre parole e nelle nostre azioni.
    Quello che conta, non è chi siamo, ma quanto siamo disposti a far posto al Signore; sarà questo che ci farà crescere nella fede e trasformerà la nostra vita in un turbine di emozioni e di amore e migliorerà non solo la nostra vita, ma anche quella delle persone che verranno in contatto con noi, perché la fede vera, ha una luce particolare, che attira chi la intravede nelle nostre parole e nelle nostre azioni.

    martedì 28 gennaio 2014

    (Mc 4,1-20) Il seminatore uscì a seminare.

    VANGELO
     (Mc 4,1-20) Il seminatore uscì a seminare.
    + Dal Vangelo secondo Marco

    In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

    Parola del Signore


    LA MIA RIFLESSIONE
    PREGHIERA
    Ti prego Spirito Santo, penetra nel mio piccolo cuore e riempilo di sapienza divina, fammi comprendere, attuare e vivere la tua parola; sii tu la mia vita in me.  Grazie. Amen.

    La parabola che Gesù ci offre oggi da ascoltare, è proprio rivolta a noi.
    Siamo noi quel popolo che sta ascoltando la parola del Signore, seduto sulla barca, egli è lì, ci sta spiegando che la sua missione è quella di farci capire che l’ amore deve venire prima di tutto. Ce lo sta dicendo in tutti i modi, e ce lo ripete da 2000 anni, su quello che egli ha fatto per noi, basata la nostra salvezza, e noi?
    Noi siamo terra arida su cui il seme della sua parola muore o siamo terra morbida su cui riesce a germogliare? Ci facciamo distrarre dalle mille cose, per cui tutto quello che sentiamo,  ci sfiora appena? Oppure ancora, crediamo di aver capito tutto e alla prima difficoltà ci tiriamo subito indietro?
    Molti si fermano vicino a Gesù e lo ascoltano.
    Alcuni lo seguono per un po', ricalcano le sue orme.
    Le difficoltà non mancano alcuni  continuano a stare lì, aggrappati a quella parola di salvezza, e non si scoraggiano.
    Forse troppo pochi, forse più di quello che sembra, o forse meno di quello che sembra… sapete perché uso questo “sembra”, perché nessuno di noi può sapere chi veramente segue Gesù nel suo cammino, nessuno di noi comprende quello che è veramente nel cuore dell'uomo e tanto meno il disegno di Dio per ognuno di noi.
    Ho sempre in mente le parole di Gesù: " Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno!" Questa frase mi fa comprendere che noi non possiamo capire il vero senso delle cose, ci fermiamo alle apparenze e allora penso che tutti dovremmo provare a percorrere la nostra strada, e se capita, potremmo dare una mano a chi ci è accanto, pensando solo a vivere con semplicità e coerenza la parola di Dio e preghiamo perché la nostra mano lo aiuti a liberarsi e non finisca di soffocarlo
    Chissà, magari  quel seme che in noi si intravede,riesce a crescete anche nel cuore del nostro fratello, ma se lo vediamo soffocare da incertezze  e pregiudizi, preghiamo perché la nostra azione non termina lì, ma continua con la preghiera perchè lo Spirito del Signore agisca su di lui e lo aiuti a liberarsi.La cosa importante è non fermarsi a giudicare e tanto meno pensare di essere più bravo. Chi ha ricevuto il dono della fede, non si senta superiore agli altri, ma servo degli altri, altrimenti, non sta seguendo Gesù, ma sta camminando per conto suo. Vivere la fede vuol dire anche vivere il perdono, non giudicare, non escludere, non condannare, amare tutti i fratelli, anche quelli che ci fanno del male. Lo so che è difficile, che inciampiamo in continuazione su noi stessi, sui nostri peccati e sulla nostra superbia che non ci fa vedere dove sbagliamo noi, ma che mette ben in risalto i difetti degli altri. Preghiamo per restare con i piedi ben piantati per terra, per sprofondare nelle impronte di Gesù, e non lamentiamoci sempre di non essere capiti, di essere feriti, ma ringraziamo il cielo di queste opportunità che ci faranno crescere in umiltà e grazia.

    lunedì 27 gennaio 2014

    (Mc 3,31-35) Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.

    VANGELO 
    (Mc 3,31-35) Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. 
    + Dal Vangelo secondo Marco

    In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».


    Parola del Signore





    LA MIA RIFLESSIONE

    PREGHIERA
    Vieni o Santo Spirito e guidami nella riflessione di questo brano di Vangelo, fa che io possa viverlo insieme a Te ed a Gesù,nell'intensità di queste poche righe piene di significati.
    Gesù era talmente preso dalla sua missione che Lui e i suoi discepoli non riuscivano neanche a mangiare.
    Immaginate Maria poverina che dal momento della sua nascita si chiedeva che cosa sarebbe stato di lui!
    Essere la madre di Gesù, certamente non è stato un compito facile, gli scribi dicevano che era indemoniato, gli altri che era pazzo perché si dava anima e corpo al popolo e non si preoccupava di lui stesso, ma la risposta che Gesù dà è sicuramente quella di chi sa perfettamente quello che sta facendo. Dopo le nozze di Canan, in cui Gesù chiamò sua madre donna, oggi ancora di più,con le sue parole compie un gesto importantissimo, inserendo se stesso nella nuova famiglia umana.Tutti, ma proprio tutti quelli che fanno la volontà di Dio, sono suoi fratelli.Per i contestatori queste righe spesso vengono citate, asserendo che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù [Mc 3,31-35; Mc 6,3; 1Cor 9,5; Gal 1,19]. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo [Mt 27,56], la quale è designata in modo significativo come “l'altra Maria” (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, e nell'ebraico non si usano parole come le nostre per indicare fratello o cugino,ma un'unica parola che ha lo stesso senso. 
    Per Gesù è un impegno sottomettersi completamente alla volontà del Padre, e così è per sua Madre dal momento del suo Si; come deve essere così per tutti quelli che scelgono di appartenere a questo miracolo d’ amore che è la famiglia di Dio.
    Non stato facile per loro e ancor più difficile è per noi, che non riusciamo a mettere Dio al primo posto nella nostra vita, ma questo è il cammino che dobbiamo cercare di fare, quello in cui Gesù e Maria ci guidano.

    domenica 26 gennaio 2014

    (Mc 3,22-30) Satana è finito.

    VANGELO 
    (Mc 3,22-30) Satana è finito.
    + Dal Vangelo secondo Marco

    In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
     
    Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
     
    Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
     
    In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
     
    Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

    Parola del Signore

    LA MIA RIFLESSIONE
    PREGHIERA
    Vieni o Santo Spirito a far luce nella nostra vita, fa che la parola di Dio ci unisca e che non la usiamo per dividerci. Fa che lasciamo a Te il giudizio e che pensiamo solo a portar frutti alla Tua mensa.

    Pregare per l’unità dei cristiani, può anche sembrare inutile; sembra quasi che non ci sia popolo più diviso del popolo di Dio. Difficile accettare di riconoscere Gesù come il re della nostra vita, non ci porta al potere, anzi , ci insegna a non fare del potere il nostro dio; non ci porta alla pace, perché ci sentiamo sempre messi in discussione da tutti; eppure Gesù è l’unico che ci porta a Dio.
    Se potessimo immaginarci come atleti che camminano verso la stessa meta, ci troveremmo a farci gli sgambetti uno con l’altro, a indicarci sbagliando la strada o la scorciatoia per arrivare, ci fermeremmo a discutere, invece di aiutarci l’un l’altro ad andare dritti verso la meta.
    L’uomo divide, ma Gesù ci vuole tutti riuniti sotto a quella croce, tutti amati, tutti perdonati.
    Non viene da Dio la divisione, ma spetta a Gesù il giudizio, e non a noi che invece ci diamo più da fare per giudicare e condannare che per pregare.
    Già dai primi discepoli c’erano incomprensioni, ricordiamo il passo della seconda lettura di domenica: < tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? >
    La divisione nasce dal voler parlare per se e non per Cristo, nel voler agire in Suo nome e non far agire lo Spirito Santo. Dalle discordie, dai rancori, dall’odio….in genere nasce quando anziché lasciarci guidare dalla parola di Dio, seguiamo il nostro egoismo ed il nostro orgoglio. La condivisione della stessa fede e dello stesso amore, crea comunione, amicizia e vera gioia.

    Una fede forte in Cristo, sarà sempre rafforzata dall’unione nello stesso Spirito, negare beffardamente la verità, è negare lo Spirito Stesso.

    sabato 25 gennaio 2014

    (Mt 4,12-23) Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa.

    VANGELO
     (Mt 4,12-23) Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa. 
    + Dal Vangelo secondo Matteo

    Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti!Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

    Parola del Signore.


    LA MIA RIFLESSIONE
    PREGHIERA 
    Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato .... chissà cosa pensava! Non ci è dato di saperlo, non a me sicuramente, ma un pensiero mi porta a girare l' accaduto. Giovanni precedette Gesù, parlò di lui, annunciò il verbo incarnato, si inchinò davanti a lui terminò la sua missione. Ora non serviva più chi lo precedeva ma Gesù cerca uomini nuovi e gli chiede di seguirlo, ora c'è bisogno di seguaci, perchè il verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi! Le tenebre videro una gran luce , quella luce che ancora oggi illumina la nostra strada. Alcuni si ostinano a non riconoscerla, a non vederla, ed in parte la colpa è anche nostra, bisogna proprio che ne prendiamo atto. Quanto ha cambiato la nostra vita conoscere Gesù? Quanto ci siamo lasciati trasformare dalla sua parola? Molto, troppo spesso, facciamo USO della parola di Dio, senza farne uso; mi spiego meglio: Cerchiamo di evangelizzare, di spiegarla, di predicarla, ma non cerchiamo di seguirla!
    Altari come palcoscenici, cattedre, leggii.... tutti bravi, tutti sapienti, tutti a spiegare, magari a modo nostro, tutti a precedere Gesù, ma pochi lo seguono, in pochi riescono, anche a stento, a seguirlo. I primi apostoli non erano stati scelti perchè migliori di noi, ma proprio perchè come tutti noi, peccatori,incerti e insicuri.
    Discutevano tra loro e tutto il popolo veniva trascinato in queste divisioni, e molto spesso nella loro umanità, magari ne gioivano, mettendosi in gara tra loro, proprio perchè la nostra umanità è questa. Anche oggi tra parroci, c' è un certo antagonismo invece che collaborazione, come impiegati di un' azienda invece che come operai della vigna del Signore. Proprio Paolo, che non aveva conosciuto Gesù e perseguitava i cristiani, viene invece scelto da Gesù per essere illuminato, e comprende quanto è importante che tutti siano uniti mettendo al centro di tutto la persona di Gesù e non le loro persone o quelle dei loro maestri.

    Finisce anche quest' anno la settimana per l' unità dei cristiani, che aveva come titolo proprio la frase di Paolo ai Corinzi:"  Cristo non può essere diviso." Ancora oggi, anzi, oggi più che mai, si parla i scisma nella chiesa, di scelte che da alcuni vengono giudicate sbagliate, c' è un gran fermento intorno alla figura di Papa Francesco e molti pensano di essere pieni di zelo, proprio come pensava Paolo, tanto da saper giudicare, condannare e dividere. Attenzione a non diventare guide cieche, grande è la responsabilità di chi è pastore, preghiamo incessantemente per loro e non giudichiamoli, ma più ci sentiamo sbandare, più uniamoci in preghiera.

    venerdì 24 gennaio 2014

    VOCE DI SAN PIO :

    " Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare, quanto spargere il seme in un buon campo, e quando questo seme diventerà pianta, ci stia molto a cuore di vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle." (AdFP, 561).

    SANTI E BEATI :

    Conversione di San Paolo Apostolo

    25 gennaio

    La conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare e a vivere, esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via di Damasco, dive egli scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova nelle sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristo dirà: ‘Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa’. Questa celebrazione, già presente in Italia nel sec. VIII, entrò nel calendario Romano sul finire del sec. X. Conclude in modo significativo la settimana dell’unità dei cristiani, ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione (cfr Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis redintegratio’, 7). (Mess. Rom.)

    Martirologio Romano: Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo.

    La festa liturgica della "conversiti sancti Pauli", che appare già nel VI secolo, è propria della Chiesa latina. Poiché il martirio dell'apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l'opportunità di considerare da vicino la poliedrica figura dell'Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso: "Io ho lavorato più di tutti gli altri apostoli", ma anche: "io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apostolo".
    Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che io faccia?". Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima: "Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo cercava "in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare", ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo. Affiora l'inquietudine, cioè "il pungolo" della grazia, il guizzo della luce di verità: "Chi sei tu, Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti". Questa mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di Cristo con i credenti.
    Questa esperienza di Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l'esperienza pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione, sarà il "leit motiv" della sua predicazione orale e scritta. Le quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo magari all'estasi religiosa o, peggio, all'allucinazione.S. Paolo trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione: "Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, affinché io sia di esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d'ora innanzi la vita eterna".


    Autore: Piero Bargellini

    (Mc 16,15-18) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo






    VANGELO 
    (Mc 16,15-18) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. 
    + Dal Vangelo secondo Marco

    In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».


    Parola del Signore





    LA MIA RIFLESSIONE

    PREGHIERA
    Signore mio,tu sai come io amo la preghiera di colletta,e quella di oggi è veramente bella,lasciami pregare con queste parole:

    O Dio, che hai illuminato tutte le genti con la parola dell’apostolo Paolo, concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua conversione, di essere testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


    Oggi è un giorno speciale, ricordiamo la conversione di San Paolo, un episodio che io amo particolarmente, perché la storia di Paolo è un po’ la mia storia e quella di molti di noi. Paolo di Tarso, era un acerrimo persecutore dei cristiani, e non gli passava neanche lontanamente per la testa di convertirsi al Cristianesimo, anzi, lui stesso aveva chiesto di poter andare a Damasco, per poter riportare a Gerusalemme in catene, i cristiani di lì.

    Ma aveva fatto male i suoi conti, quel Gesù che lui tanto perseguitava, era veramente il figlio di Dio e lo folgorò mentre si recava a Damasco e, davanti ai suoi soldati, gli fece udire la sua voce. Quanti di noi se ne stavano tranquilli nelle loro convinzioni, pensando di poter fare a meno del Signore nella propria vita, ma un giorno, mentre magari distrattamente ascoltavamo la messa, come è successo a me, o in qualunque altro momento, arriva la folgore. Quella frase che ci è entrata nella testa e ci ha spinto in avanti, ci ha tirato su da un buco nero da dove non vedevamo nulla e ci ha trascinato su, dove la luce del Signore ci ha portato a riconoscere in Gesù la nostra salvezza.
    Mi piacerebbe tanto che, se qualcuno che ha provato questa esperienza della conversione folgorante, come quella del nostro amico Paolo, ce ne parlasse, io dico sempre che la mia fu una conversione tra capo e collo che non mi ha più permesso di alzare la testa. Questo non significa essere arrivati, ma solo essere partiti, la scala per entrare in paradiso è ancora molto lunga.