venerdì 2 maggio 2014

IL ROSARIO MEDITATO con brani degli scritti mistici di Maria Valtorta

IL ROSARIO MEDITATO con brani degli scritti mistici di Maria Valtorta
MISTERI GAUDIOSI (lunedì e sabato) 

L’ANNUNCIAZIONE

“Ave Maria, piena di Grazia, ave..Maria trasale e abbassa lo sguardo.. il suo viso esprime stupore e sgomento…..non per opera di uomo sarai madre, o Maria. Tu sei l’eterna Vergine, la Santa di Dio..che debbo dire al mio Signore? Il mondo, il Cielo, l’Eterno attendono la tua parola! Maria incrociando a sua volta le sue mani sul petto e curvandosi in un profondo inchino, dice “Ecco l’ancella di Dio”.. Maria: “ Nella gioia, poiché quando ho compreso la missione a cui Dio mi chiamava fui ripiena di gioia, il mio cuore si aprì come un giglio serrato e se ne effuse quel sangue che fu zolla al Germe del Signore… aver desiderato questa pace per amor di Dio e di prossimo, e saper che per mezzo di me, povera ancella del Potente, essa veniva al mondo.. oh uomini non piangete più.. io porto in me il segreto che vi farà felici”.
Gesù : “ Ricordatevi sempre che lei è la Figlia del Padre, la Madre del Figlio, la Sposa dello Spirito Santo, la sua fusione con la Trinità è perfetta. Ella, del suo Signore, possiede le potenze, le sapienze, le intelligenze..inutile andare da Maria con l’anima sporca di corruzione e di odio. Ella vi è madre e sa medicare le vostre ferite, ma vuole che sia in voi il desiderio di guarirle.” 

LA VISITA A SANTA ELISABETTA

“Ma  Elisabetta, guarda Maria sorridendo con venerazione come se vedesse un angelo, e poi si inchina in un profondo saluto …Come ho meritato che  venga a me, tua serva, la Madre del mio Signore?..Te benedetta, per la Salvezza che generi alla stirpe di Giacobbe! Te benedetta, per aver portato la Santità al figlio mio che, lo sento, balza come capretto festante di giubilo nel mio seno, perché si sente liberato dalla colpa, chiamato ad essere colui che precede, santificato prima della redenzione dal Santo che cresce in Te. Maria, con due lacrime che scendono come perle dagli occhi..con volto levato al cielo…esclama “ l’anima mia magnifica il suo Signore.. 

LA NASCITA DEL SIGNORE

MARIA: “ seduta, dopo averti adorato in ginocchio, ti ho amato. Finalmente ti ho potuto amare senza barriere di carne, e qui fra due rustiche colonne ti ho offerto al Padre. Qui hai riposato per la prima volta sul Cuore di Giuseppe.. ti ho fasciato e ti ho deposto qui.. io ti cullavo mentre Giuseppe  asciugava il fieno.. poi lì, ad adorarti tutti e due, curvi su di te, a bere il tuo respiro, a vedere a che annichilimento può portare l’amore a piangere le lacrime che si piangono certo in Cielo, per la gioia inesausta di vedere Dio..fui la madre che da il latte al suo bambino e che lo lava e fascia come tutte le madri fanno.. la Madre ha allora conosciuto il Figlio e la serva di Dio il suo Signore. E fui donna e adoratrice. 

L’OFFERTA AL TEMPIO

Maria offre il Bambino – che si è svegliato e gira i suoi occhietti innocenti intorno con lo sguardo stupito degli infanti di pochi giorni - al sacerdote. Questo lo prende sulle braccia e lo solleva a braccia tese, volto verso il tempio…. Simeone ha atteso tutta una lunga vita di vedere “la Luce” di sapere compiuta la promessa di Dio, non ha mai dubitato. Egli , lo prende e lo bacia. Gesù gli sorride con la smorfietta incerta dei poppanti. Sembra che l’osservi curioso, perché il vecchietto piange e ride insieme, e le lacrime fanno tutto un ricamo di luccichii insinuandosi fra le rughe e imperlando la barba lunga e bianca, verso la quale Gesù tende le manine” 

IL RITROVAMENTO NEL TEMPIO

Gesù: “Termino l’insegnamento ai dottori con l’insegnamento del dolore alla Regina dei dottori..Vedi l’angoscia di Maria, quando, riunitesi le schiere degli uomini e delle donne, ella vede che io non sono con Giuseppe. Non alza la voce in rimproveri aspri verso lo sposo. Tutte le donne l’avrebbero fatto. Il dolore che traspare dal volto di Maria trafigge Giuseppe..un giorno di cammino a ritroso e poi l’affannosa ricerca per la città..dove può essere il suo Gesù.. nessuno in città sapeva di questo bambino. Poi, dopo tre giorni, simboli di altri tre giorni di angoscia futura.. ecco  Maria sente, oltre una barriera di persone, la cara voce che dice : “ queste pietre fremeranno..” .Ella cerca di fendere la calca.. ecco il Figlio, a braccia aperte, ritto fra i dottori.. corre..lo abbraccia levandolo dallo sgabello e posandolo al suolo esclama: “la tua mamma sta per morire di dolore, Figlio. Il padre tuo è sfinito di fatica. Perché Gesù?” 
MISTERI LUMINOSI  (giovedì) 

IL BATTESIMO DI GESU’ NEL GIORDANO

Il Precur­sore non ha la mano leggera di Gesù sulle piaghe dei cuori. E' un medico che denuda e fruga e taglia senza pietà…. Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio penetrante, esclama: «Ecco l'Agnello di Dio. Come è che a me viene il mio Signore?». Gesù risponde placido: «Per compiere il rito di penitenza». «Mai, mio Signore. Io sono che devo venire a Te per essere santificato, e Tu vieni a me? ». E Gesù, mettendogli una mano sul capo, perché Giovanni s'era curvato davanti a Gesù, risponde: « Lascia che si faccia come voglio, perché si compia ogni giustizia e il tuo rito di­venga inizio ad un più alto mistero e sia annunciato agli uo­mini che la Vittima è nel mondo». Giovanni lo guarda con occhio che una lacrima fa dolce e lo precede verso la riva. 

GESU’ E MARIA ALLE NOZZE DI CANA

Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e che questo è impacciato, e capisce cosa c'è di spiacevole. «Figlio » dice piano, richiamando l'attenzione di Gesù con quel­la parola. «Figlio, non hanno più vino». «Donna, che vi è più fra Me e te?»…Gesù: “Il mio primo miracolo è avve­nuto per Maria. Il primo, Simbolo che è Maria la chiave del miracolo. Io non ricuso nulla alla Madre mia, e per sua pre­ghiera anticipo anche il tempo della grazia. Io conosco mia Ma­dre, la seconda in bontà dopo Dio. So che farvi grazia è farla felice, poiché è la Tutta Amore. Ecco perché dissi, Io che sape­vo: "Andiamo a farla felice Inoltre ho voluto rendere manifesta la sua potenza al mon­do insieme alla mia. Destinata ad essere a Me congiunta nel­la carne - poiché fummo una carne: Io in Lei, Lei intorno a Me, come petali di giglio intorno al pistillo odoroso e colmo di vita - congiunta a Me nel dolore, poiché fummo sulla croce Io con la carne e Lei col suo spirito, così come il giglio odora e colla corolla e coll'essenza tratta da essa, era giusto fosse con­giunta a Me nella potenza che si mostra al mondo.” 

ANNUNCIO DEL REGNO DI DIO E INVITO ALLA CONVERSIONE

GESU’: “O voi di Israele! Il tempo della Redenzione è giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non frodate; poveri, non invidiate. Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti chiamati ad un destino. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. Semplice, buona, facile è la Legge che torna ai dieci comandi iniziali, ma tuffati in luce d’amore.
Venite. Io ve li mostrerò quali sono: amore, amore, amore. Amore di Dio a voi, di voi a Dio. Amore fra prossimo. Sempre amore, perché Dio è amore e figli del Padre sono coloro che sanno vivere l’amore. Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio. Ecco la Parola del Padre che si fa cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni concupiscenza muoia.
Una gloria nuova vi è porta: quella eterna, e a lei verranno coloro che faranno la Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dall’amore. Non vi è cosa più grande. Ma quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione. La benedizione di Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà”.   

LA TRASFIGURAZIONE

Gesù sta col Volto alzato verso il cielo e sorride ad una sua visione che lo sublima. Gli apostoli ne hanno quasi paura e lo chiamano, perché non pare più a loro che sia il loro Maestro tanto è trasfigurato… La luce aumenta ancora per due fiamme che scendono dal cielo e si collocano ai lati di Gesù. Quando sono stabilite sul pianoro, il loro velo si apre e ne appaiono due maestosi e lumi­nosi personaggi. L'uno più anziano, dallo sguardo acuto e se­vero e da una lunga barba bipartita. Dalla sua fronte partono corni di luce che me lo indicano per Mosè…. I due Profeti prendono una posa di riverenza davanti al loro Dio Incarnato e, sebbene Questi parli loro con famigliarità, es­si non abbandonano la loro posa riverente. Non comprendo neppure una delle parole dette. I tre apostoli cadono a ginocchio tremanti, col volto fra le mani… e una Voce potente e armonica vibra ed empie di sé lo spazio, i tre cadono col volto contro l'erba. «Questo è il mio Figliuolo diletto, nel quale mi sono com­piaciuto. Ascoltatelo». Pietro nel gettarsi bocconi esclama: «Misericordia di me, peccatore! É la Gloria di Dio che scende!» 

L’ISTITUZIONE DELL’EUCARESTIA

Gesù parla: «Ora che l'antico rito è compiuto, Io celebro il nuovo rito. Vi ho promesso un miracolo d'amore. È l'ora di far­lo. Per questo ho desiderato questa Pasqua. Da ora in poi que­sto è l'ostia che sarà consumata in perpetuo rito d'amore. . Io me ne va­do. Ma resteremo per sempre uniti mediante il miracolo che ora Io compio».«Prendete e mangiate. Questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di Me che me ne vado». Gesù è tristissimo. Ogni sorriso, ogni traccia di luce, di co­lore lo hanno abbandonato. Ha già un volto d'agonia. Con quanto è accaduto adesso è stato glorificato il Figlio dell'uomo, perché è testimonianza di potere il miracolo che non è che possibile agli amici di Dio. Più è grande il miracolo e più è sicura e profonda questa divina ami­cizia. Questo è un miracolo che, per la sua forma, durata e na­tura, per gli estremi di esso ed i limiti che tocca, più forte non ce ne può essere. Io ve lo dico: tanto è potente, soprannaturale, inconcepibile all'uomo superbo, che ben pochi lo comprende­ranno come va compreso, e molti lo negheranno… il Sacramento opera quanto più uno è degno di riceverlo. Giovan­ni, che mi amava come nessuno e che era puro, ebbe dal Sacra­mento il massimo della trasformazione. Ma guai a chi riceve il Sacramento senza esserne affatto degno, allora esso diviene non germe di preservazione e di vita ma di corruzione e di morte. Morte dello spirito e putrefazione della carne, per cui essa "crepa", come dice Pietro di quella di Giu­da. . La morte del profanatore del Sacramento è sempre la morte di un disperato. 
MISTERI DOLOROSI  (martedì e venerdì) 

IL GETSEMANI

“La luna, che gli batte in volto così forte nel suo chiarore d’argento, che rende sempre più pallida la veste rossa, mi fa vedere il suo Volto sconfortato, addolorato, invecchiato. Lo sguardo è sempre dilatato, ma pare appannato. La bocca ha una piega di stanchezza.. chiama il Padre sempre più affannosamente..ha un grido soffocato e alza un viso sconvolto. Un attimo solo, poi piomba al suolo, proprio volto a terra, e resta così. Uno straccio d’uomo su cui preme tutto il peccato del mondo, su cui si abbatte tutta la Giustizia del Padre, su cui scende la tenebra, la cenere, il fiele, quella tremenda, tremenda.. tremendissima cosa che è l’abbandono di Dio mentre Satana ci tortura. E’ l’asfissia dell’anima, è l’essere sepolti vivi in questo carcere che è il mondo, quando non si può più sentire che tra noi e Dio  vi è in legame, è l’essere incatenati, imbavagliati, lapidati dalle nostre preghiere stesse che ci ricadono addosso irte di punte e sparse di fuoco.. è la persuasione di essere scacciati da Dio, di essere dannati. E’ l’inferno!..Gesù geme fra rantoli e sospiri propri d’agonia.. splende la luna sul povero volto. E’ appare tutta la tremenda agonia nel sangue che trasuda dai pori.. le ciglia, i capelli, i baffi, la barba sono aspersi e cospersi di sangue.. 

LA FLAGGELLAZIONE

“Le voci dei giocatori si cadenzano sul suono dei flagelli, che fischiano come serpi e poi suonano come sassi gettati sulla pelle tesa di un tamburo, percuotendo il povero corpo così snello e di un bianco d’avorio vecchio, e che diviene prima zebrato di un rosa sempre più vivo, poi viola, poi si orna di rilievi d’indaco gonfi di sangue, e poi, si crepa e rompe lasciando colare sangue da ogni parte. E infieriscono specie sul torace e l’addome, ma non mancano i colpi dati alle gambe e alle braccia e fin sul capo, perché non vi fosse brano di pelle senza dolore. E  non un lamento.. se non fosse sostenuto dalla fune, cadrebbe. Ma non cade e non geme. Solo la testa gli pende, dopo i colpi e i colpi ricevuti, sul petto, come per svenimento. I due boia si fermano e si asciugano il sudore. “Siamo sfiniti” dicono. Lo slegano, e Gesù si accascia al suolo, in una pozza di sangue, come morto. Lo lasciano là. Urtandolo ogni tanto col piede calzato per vedere se geme. Ma Egli tace. ”
Gesù: “ Le mie carni sono lacerate per per punire in me l’idolatria che voi date al vostro corpo, il veleno del senso, del non pudore dell’ammirazione della carne destinata a tornare polvere” 

LA CORONAZIONE DI SPINE

Gli legano di nuovo le mani. E la corde torna a segare la dove è già un rosso braccialetto di pelle scorticata. “E ora? Che ne facciamo?”..torna con un fascio di rami di biancospino selvatico.. piegano a cerchio i rami e li calcano sul povero capo.. ma la barbara corona ricade sul collo.. la levano e sgraffiano le guance, rischiando di accecarlo, e strappando i capelli nel farlo. La stringono..ora va bene..dietro, dove gli estremi dei tre rami si incrociano, è un vero nodo di spine che entrano nella nuca.. mettono il sudicio straccio rosso sulle spalle di Gesù e, prima di mettergli fra le mani la canna, gliela danno sul capo. Gesù li lascia fare.. li guarda solo.. ed è uno sguardo di una dolcezza e di un dolore così atroce che non lo posso sostenere senza sentirne ferita al cuore.  

LA SALITA AL CALVARIO

Prima di dare la croce a Gesù, gli passano al collo la tavola con la scritta “ Gesù Nazareno ecc..” la fune si imbriglia nella corona che si sposta.. dando nuovo dolore facendo sgorgare nuovo sangue..La gente ride di sadica gioia, insulta, bestemmia…Gesù scende tre scalini, appare subito evidente che Gesù è in condizioni di forte debolezza.. vacilla nello scendere, impicciato dalla croce che preme sulla spalla tutta piagata.. i giudei ridono, nel vederlo come ubriaco tentennare e gridano ai soldati: “Urtatelo, fatelo cadere nella polvere il bestemmiatore!”
Gesù è congestionato dalla fatica, dalla febbre, dal caldo, anche la luce e le urla gli danno tormento.. i giudei non posso più colpirlo direttamente, ma qualche sasso e qualche bastonata arriva..  Gesù soffre acutamente nel salire e col peso della croce che, deve anche pesar molto… trova una pietra sporgente e sfinito com'è, alza ben poco il piede, inciampa e cade sul ginocchio destro..la croce che gli sfugge, cade dopo averlo percosso fortemente sulla schiena.. appare nettamente visibile sulla spalla destra la piaga fatto dallo sfregamento della croce, che ha aperto molte piaghe dei flagelli.. 

LA CROCIFISSIONE E MORTE

Egli si stende mite sul legno. Il boia appoggia la punta del chiodo al polso, alza il martello e dà il primo colpo.. Gesù che aveva gli occhi chiusi, all'acuto dolore ha un grido e una contrazione.. deve essere un dolore atroce quello che prova.. il chiodo penetra spezzando muscoli, vene, nervi, frantumando ossa.. Maria risponde al grido della sua Creatura torturata con un gemito e si curva come spezzata.. pare prossima ad essere spezzata da quella tortura. Tutto il peso del corpo di Gesù si sposta in avanti e in basso, e i buchi si allargano.. la corona, quando la croce ondeggia, si sposta, conficcando nella nuca il grosso nodo di spine. Gesù tace, anelante per lo sforzo della posizione, la febbre, il tremore nelle fibre delle braccia, che sono sforzate in quella posizione, e devono essere gelate nelle loro estremità perchè il sangue a fatica giunge hai polsi e poi geme dai buchi dei chiodi.. il tronco, poi svela tutta la sua pena col suo movimento… la congestione e l’asfissia aumentano di minuto in minuto, come lo indicano il colorito cianotico che sottolinea le labbra.. il Volto ha già l’aspetto che vediamo nella sindone, col naso deviato e gonfio da una parte, l’occhio destro quasi chiuso per il gonfiore che ha..il cielo si fa sempre più fosco, le nubi difficilmente si aprono per far passare il sole.. Gesù sembra illividire sinistramente, quasi fosse già morto. La testa gli comincia a pendere sul petto.. trema, nonostante la febbre che lo arde. E nella sua debolezza mormora “ Mamma!”.. Maria, ogni volta, ha un atto irrefrenabile  di tendere le braccia come per soccorrerlo..cerca, la povera Madre, di non piangere, perché non può, non può piangere.. il volto di Cristo passa alternativamente da vampe di rossore intensissimo a pallori verdastri di morente.. poi  pronuncia con infinita dolcezza, con ardente preghiere: “ Padre nelle tue mani raccomando lo spirito mio!”. 
MISTERI GLORIOSI (mercoledì e domenica) 

LA RISURREZIONE DI GESU’

Le guardie alzano il capo stupite, anche, perché, con la luce, viene un boato potente, armonico, solenne, che empie di sé tutto il creato. Viene dalle profondità paradisiache. È l’alleluia, il gloria angelico, che segue lo Spirito di Cristo..entra nel buoi del sepolcro, che si fa chiaro della sua luce indescrivibile e mentre questa permane sospesa nell'aria immobile, lo Spirito si rinfonde nel Corpo immoto sotto le bende.. tutto questo in frazione di minuto.. la Carne gloriosa si ricompone in bellezza eterna, si desta dal sonno di morte, ritorna dal “niente” in cui era, vive dopo essere stata morta.. così diverso da quanto la mente ricorda, ravviato, senza ferite ne sangue, ma solo sfolgorante della luce che scaturisce a fiotti dalle cinque Piaghe e si emana da ogni poro della sue epidermide.. quando si sposta, venendo verso l’uscita, e l’occhio può vedere oltre il suo fulgore, ecco che due luminosità bellissime, ma simili a stelle rispetto al sole, mi appaiono l’una di qua, l’altra di là della soglia, prostrate nell’adorazione al loro Dio che passa avvolto nella luce, beatificante nel suo sorriso, ed esce, abbandonando la funebre grotta tornando a calpestare la terra, che si desta di gioia e splende tutta nelle sue rugiade.. le guardie sono tramortite.. le forze corrotte dell’uomo non vedono Dio, mentre le forze pure dell’universo, i fiori, gli uccelli, ammirano e venerano il Potente che passa in un nimbo di luce. 

L’ASCENSIONE DI GESU’ AL CIELO

Sono delle centinaia le persone che circondano Gesù, che ascende, verso la cima dell’Uliveto. Gesù è in piedi su una larga pietra un poco sporgente. Il sole lo investe, facendo biancheggiare come neve la sua veste. Gli occhi sfavillano di una luce divina. Apre le braccia i un gesto di abbraccio. Pare voglia stringersi al seno tutte le moltitudini della terra, che il suo Spirito vede rappresentate in quel gruppo. Si trasfigura in bellezza. Bello come e più che sul Tabor. Cadono tutti in ginocchio adorando. È veramente la Luce che si manifesta per ciò che è, in quest’ultimo istante come nella notte natalizia.sfavilla il creato della luce del Cristo che ascende. Luce che scende dal cielo incontro alla luce che sale.. è Gesù Cristo, il Verbo di Dio, dispare dalla vista degli uomini, in questo oceano di splendori. 

LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO

Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo.. Maria legge lentamente, gli altri la seguono in silenzio, meditando..ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico.. la lettura è finita.. Maria si raccoglie in orazione segreta, congiungendo le mani sul petto.. un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell’arpa, risuona all'improvviso nel silenzio..ecco la luce, il Fuoco, lo Spirito Santo, entrare, con un ultimo fragore melodico, in forma di globo lucentissimo, ardentissimo..lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell’ Amata. Quali parole le dirà? Mistero! Il viso benedetto è trasfigurato di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta. 

L’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO IN ANIMA E CORPO

Maria: “Come mi fu estasi la nascita del Figlio, così la mia impropriamente “morte” fu un rapimento in Dio.. più la vita passava, più aumentava in me il desiderio di fondermi nell’Eterna Carità. L’Eucarestia era per me come una rugiada per un fiore assetato.. tutta me stessa voleva Dio Uno e Trino.. giungete o cristiani, a questo totale amore. Tutto quanto è terreno è perda valore. Mirate solo Dio. Quando sarete ricchi di questa povertà di desiderio, che è immensurabile ricchezza, Dio si chinerà sul vostro spirito per istruirlo prima, per prenderlo poi, e voi ascenderete con esso al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo per conoscerli ed amarli per la beata eternità e per possedere le loro ricchezze di grazia per i fratelli…l’Amore, ossia lo Spirito Santo, mi dette il suo terzo bacio nella mia vita, quel bacio così potentemente divino che in esso l’anima mia si esalò, perdendosi nella contemplazione.” 

L’INCORONAZIONE DI MARIA SANTISSIMA
Maria: “ Davanti ai Patriarchi, profeti e Santi, davanti agli Angeli e ai Martiri, Dio pose me, assunta in anima e corpo alla gloria del Cielo e disse: “Ecco l’opera perfetta del Creatore, meraviglia dell’universo che vede chiuso in un solo essere il divino nello spirito eterno come Dio e come Lui spirituale, intelligente, libero, e la creatura materiale nella più innocente e santa delle carni, alla quale ogni altro vivente, nei tre regni del creato, è costretto a inchinarsi.. per il suo Cuore Immacolato, che non conobbe mai macchia alcuna, Io apro i tesori del Cielo. Benedetta la Vincitrice che schiaccia il tentatore sotto il candore della sua natura immacolata. Benedetta la Vergine che non conobbe che il bacio del Signore. Benedetta la Madre divenuta tale per obbedienza. Benedetta la Martire che accatta il martirio per pietà di tutti voi. Genitrice di Grazia e di salvezza, genitrice della Divina Misericordia, genitrice della Chiesa universale, Sacerdotessa santa, che hai celebrato il primo sacrificio e preparato con parte di te l’Ostia da immolare sull’ altare del Mondo..Santa, Santa, Santa, che non mi hai fatto rimpiangere il seno del Padre, sei stata il conforto del Figlio sulla terra, e il gaudio del Figlio in Cielo, sei la gloria del Padre e l’Amore dello Spirito.” 

giovedì 1 maggio 2014

1 maggio


Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte. Amen

Salve Regina, madre di misericordia, vita dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo noi esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi a piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi e mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. 

(Gv 6,1-15) Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.

VANGELO
(Gv 6,1-15) Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, ad accendere la luce della mente, ad aprire le orecchie al verbo del Signore, a guidare il mio cuore verso la strada che lui ci ha indicato e percorso prima di noi.
Nella prima lettura, ci troviamo a vedere come anche chi dice di non credere comincia ad avere dubbi.
I farisei ed i giudei, avevano già risolto il problema di chi si trascinava dietro le folle, come avevano fatto con Gesù, uccidendolo, e i loro discepoli si erano dispersi, ma stavolta era diverso, questi discepoli non si disperdevano, continuavano a predicare nel nome di Gesù, e se fossero stati veramente mandati da Dio ? Li fecero frustare e loro ne furono felici perché venivano colpiti per testimoniare come Gesù, e si sentivano conformi a lui.Dal vangelo vediamo che cosa significa essere conformi a Gesù, vuol dire essere in comunione con i fratelli, affidare a Gesù anche la nostra materialità, i nostri bisogni fisici, condividere con gli altri, e collaborare con Gesù.Il miracolo che compie il Signore è il simbolo di come sia possibile sfamare tutti condividendo in nome dell' amore. Questa sembra che sia oggi la cosa più difficile, dire al Signore Gesù:- io ho solo questo, come posso aiutarti a sfamare il mondo intero?-
Dire a Gesù: - Usami, fai Tu di me strumento delle tue mani. Dire:- Padre ho fame aiutami, ho fame di Te, abbracciami. Ho fame di giustizia, fammi essere giusto per primo; ho fame d' amore, fammi amare come tu ami i miei fratelli.-Abbiamo fame Signore, tu ci hai detto di chiedere a te ogni cosa, ci hai detto che se anche il padre che abbiamo sulla terra al posto del pane ci può dare un sasso, Tu non lo faresti mai, e noi ti crediamo Padre.
L’ amore non ha limiti, i limiti sono nell’ uomo, nel nostro modo di amare e di donarci.
A volte diciamo di non aver tempo per pregare, per aiutare, per dedicarci alle opere di carità … questo ci deve far capire che siamo ancora troppo lontani dal Signore, troppo attaccati alla nostra umanità, perché Gesù, ci spinge a provare ad andare oltre i nostri limiti, oltre quello che pensiamo di poter fare, ci spinge ad essere comunione, ad essere testimoni della sua presenza nel mondo e dentro di noi.

RITIRO ONLINE

RITIRO ONLINE                                                                                                    
maggio 2014  

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

(dal salmo 8)

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
  
 

LE VIE PER LA FELICITA’
 Nelle beatitudini Gesù indica il cammino verso la vera felicità, che non è un sentimento bensì un’attitudine; non si basa su ciò che si possiede, ma su una gioia interiore, ben più profonda, che possiamo incontrare nell’intimo di noi stessi.

LA TERZA VIA: LA MITEZZA
          






LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

«Beati i miti perché avranno in eredità la terra».  (Mt 5,5).

 «Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d’Israele: «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza». (Is 30,15)

 «Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge».    (Gal 5,16-18.22-23)

  «Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni».  (1Tim 6,11-12)

 «Chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza. La sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera».  (Giac 3,13.17)







MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.
 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

Terza via: la mitezza
«Beati i miti perché avranno in eredità la terra»
 La terza beatitudine definisce la mitezza come via per la felicità. Miti sono coloro che sanno controllare i loro impulsi di rabbia e di ira.
In modo equivoco si può pensare che miti siano coloro che non sentono il desiderio di vendetta, quelli che vivono nella piena pace di spirito con se stessi e con gli altri. Ma ben difficilmente incontreremo persone di questo tipo. La virtù non sta nell'assenza di impulso di voler risolvere le cose con le proprie mani, ma nel controllo.
È mite chi possiede il dominio di sé, chi sa ponderare.

Attraverso il profeta Isaia, Dio ci dice che la salvezza sta nella calma: «Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d'Israele: "Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell'abbandono confidente sta la vostra forza"».
La conversione e la calma camminano insieme, poiché se i nostri comportamenti fossero mossi semplicemente dagli impulsi non potremmo essere considerati immagine e somiglianza di Dio. La conversione consiste nella presa di coscienza costante che siamo più che semplici animali, abbiamo la capacità di scegliere, siamo liberi.
Il testo biblico ci dice ancora che la nostra forza sta nella calma e nella fiducia. La calma è legata alla fiducia.
Non si tratta della quiete fisica, ma spirituale, del dono totale di sé a Dio. La forza è questa capacità interiore di superamento, di andare oltre.

Quando ci irritiamo con qualcuno e replichiamo, senza aver prima soppesato la questione, e tentiamo di risolvere il problema in modo esplosivo, la bomba che esplode sembra alleviare la nostra rabbia, ma le conseguenze ci accompagneranno a lungo. Il senso di colpa per la sofferenza causata all'altro non ci darà pace. E peggio: può produrre nell'altro una piaga profonda, che porta a mancanza di perdono o a "falso rispetto", prodotto non dall'amore ma dal timore. Questo generalmente accade con chi ha una qualche autorità. Se chi ha compiti direttivi e di governo non ottiene il rispetto grazie a un modo carismatico di fare il leader, agirà in modo autoritario, frutto di insicurezza.

Su questo, sant'Antonio Maria Claret scrisse: «Non c'è virtù più attraente della mitezza. Una vasca piena di pesci ci può dare un'idea di questo potere. Se, per esempio, tiriamo delle briciole di pane nella vasca, i pesci verranno da tutte le parti per avvicinarsi alla sponda e arrivare vicino ai nostri piedi. Se invece, anziché del pane, tireremo loro una pietra, fuggiranno tutti».

E’ realistico proporre la mitezza, oggi?

Oggi, in generale, viviamo sull'orlo di una crisi di nervi. Imponiamo alla nostra mente e al nostro corpo un ritmo giornaliero che non è quello naturale. Ogni giorno è fatto di 24 ore, ma questo tempo ci pare insufficiente per tutto quello che intendiamo fare. Abbiamo da rendere conto, dobbiamo correre, realizzare, essere intraprendenti, non ci possiamo fermare.
Ci sentiamo utili tanto quanto corriamo.

Oggi la mitezza sembra essere in contrasto con l'elasticità che il mondo richiede. I nostri comportamenti presi d'impulso riflettono le risposte rapide che dobbiamo dare quotidianamente.
Nella maggior parte dei casi, i nostri attacchi di rabbia, ira, mancanza di pazienza sono frutto del poco tempo dedicato a noi stessi.
Fermarsi, pensare, riflettere, respirare sono atteggiamenti associati con il verbo "ricreare", che significa crearsi nuovamente. Soltanto fermandoci riusciamo a sistemare le piccole e grandi collere che il nostro essere così fragile accumula con il passare degli anni.

Mitezza e autocontrollo

La mitezza è viva soltanto nelle persone capaci di autocontrollo. Ma è impossibile avere il controllo di sé senza conoscersi, e nessuno si conosce se non ha il tempo di osservarsi. Una cosa dipende dall'altra. Non basta dire: «Il mio proposito per quest'anno è di vivere la mitezza» se dentro di noi sentimenti e impulsi ribollono senza che sappiamo cosa fare con essi.
Più che domandarci: «Cosa sto sentendo?», è più terapeutico chiedersi: «Perché sto sentendo questa cosa?». La risposta non sarà facile, ci vuole molto coraggio per ammettere certe cose che ci riguardano. Possiamo dire, mentendo, nel tentativo di ingannarci: «Ma io non so quello che mi sta accadendo».

Mitezza e conoscenza di me stesso

Sappiamo sempre cosa sta succedendo, conosciamo il nome e il cognome del problema, ma ammettere che proviamo questo o quello può dare l'impressione che non siamo sufficientemente capaci (peccato di vanità, di immagine che abbiamo di noi stessi). Così è più facile coprire i sentimenti con un velo pietoso e convincerci che siamo vittime di qualcosa che non possiamo dominare.
Per questo si usa dire che le persone che vivono con noi, spesso, ci conoscono bene, poiché gli altri sono capaci di vedere in noi cose che noi non vogliamo vedere. Quando gli amici e i parenti sono sinceri e vogliono il nostro bene, ci potranno dire: «Sto osservando qualcosa in te...». E questo potrà avvenire nella misura in cui saremo aperti, in cui desideriamo crescere. Tuttavia il timore della verità che in generale proviamo fa sì che teniamo a distanza quelli che potrebbero aprirci gli occhi.

Quando non riusciamo ad aprirci all'altro, a rispettare le sue idee, ad accettarlo come lui è, è segno che non riusciamo ad aprirci, a rispettare e ad accettare.
La mitezza è una manifestazione esterna della relazione che abbiamo con noi stessi.

Nel vangelo di Matteo, Gesù afferma che tutto ciò che esterniamo, che esce da noi - atteggiamenti, gesti, parole, azioni - è il risultato di ciò che abbiamo dentro: «Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l'uomo» (Mt 15, 18-20).

Mitezza e conversione del cuore

Non basta fare dell'ascesi nel tentativo di cambiare i comportamenti considerati sbagliati; è necessaria una profonda conversione del cuore. L'ascesi è la serratura della porta ma non la chiave.

In preparazione ai voti perpetui, con altri tre amici andai in Cile per il secondo noviziato, un'esperienza di due mesi.
Fu un periodo difficile della mia vita: stavo affrontando una serie di problemi, dubbi e tutto questo era di più di quanto le circostanze richiedessero; mi accorsi che ritornavo ad essere piuttosto aggressivo. Anche se cercavo di controllarmi, finivo sempre per dare una risposta sgradevole che feriva le persone che mi stavano attorno.
Secondo il programma, dovevamo fare gli esercizi spirituali ignaziani, che prevedevano un mese di silenzio, preghiera e riflessione. Iniziai questo mese ancora più aggressivo.
Ogni fine pomeriggio avevo un colloquio con un padre che mi seguiva, un gesuita anziano e profondamente sapiente. All'inizio cercai di evitare un colloquio profondo, parlavo di cose superficiali, ma lui, con sguardo sereno, rispettò il mio percorso. Col tempo ho acquisito una maggior fiducia in lui e mi sono aperto di più. Con grande sapienza mi ha detto:
«Figlio mio, Dio non ti ha scelto perché sei perfetto, ti ha chiamato perché ti ama, non cercare di fuggire. Quando Dio ci affida una missione, ci dà pure gli strumenti per lavorare alla nostra opera, ma nessuno può lavorare se è interiormente agitato. L'inquietudine è il risultato della nostra non-adesione, cioè della nostra mancanza di fiducia.
L'inquietudine produce agitazione interiore e la manifestiamo attraverso l'aggressività verso gli altri. Una persona è felice quando sa e confida pienamente in Dio che sostiene la sua esistenza.
I grandi mistici e amici di Dio ci sono noti per la mitezza che hanno vissuto. Niente li turba e sono profondamente felici, poiché sanno guardare il mondo con gli occhi di Dio e non con quelli umani, e Dio ci guarda con il cuore. Recita sempre questa preghiera: "Gesù mite e umile di cuore, fa' che il mio cuore sia simile al tuo". Gesù farà la sua parte, se tu farai la tua. Abbi fiducia!».


Il frutto della mitezza: possedere la terra

Sembra un'utopia affermare che i miti possederanno la terra, quando ancora oggi assistiamo a tante lotte e guerre tra popoli e nazioni per il possesso di determinate regioni del nostro pianeta.
Sembra utopia, ma non lo è, poiché Gesù parla di un possedere che va oltre uno steccato o un muro che delimita un pezzo di terra e fa dire al suo proprietario: «Questo è mio!».
Possedere la terra ha a che vedere con l'universalità e non con dei territori. Le nazioni possono opprimere, le persone possono armarsi per possedere questo o quel pezzo di terra. Nella storia universale, i grandi leader mondiali useranno le armi per conquistare i loro interessi; ma saranno dimenticati, i loro ideali falliranno.
Invece, coloro che pianteranno una bandiera in difesa della vita vivendo la mitezza, che "porgeranno l'altra guancia", saranno capaci di conquistare l'ammirazione e il rispetto in tutto il mondo.
Essi non saranno mai dimenticati: Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, suor Dorothy, Chico Mendes, il Mahatma Gandhi, Francesco di Assisi, Rita da Cascia, Giorgio La Pira e tanti, tanti altri. In questo elenco non può mancare il Figlio di Dio fatto uomo, che ci ha mostrato il volto del Padre, Gesù Cristo. Questi sì possederanno la terra, e la possederanno per sempre.
Questi ideali non morranno. Sappiamo bene di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio. Dio è amore, per questo non c'è rivoluzione più forte e più duratura dell'amore: essa non avrà mai fine. Nessuno può far tacere la voce dell'amore.
Raccoglieremo ciò che abbiamo seminato. Se siamo mansueti, possederemo il cuore di coloro che vivono con noi, possederemo la terra nella misura in cui uniremo la nostra voce alla voce di tanti uomini e donne che in tutto il mondo predicano e difendono la mitezza come asse di trasformazione.


ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Signore della Vita, che bello!...
Oggi ci doni la santità, la perfezione,
la felicità.
Che bello! tutti doni che
da tempo ormai desideriamo e forse,
proprio perché troppo umani e arrendevoli,
abbiamo smesso di cercare!
Eppure, Signore della Vita,
ci ricordi che questi doni
sono già nostri.
Che Bello!
Ridillo ancora, Signore,
che Santi lo siamo già,
che perfetti lo siamo già,
che  ricchi lo siamo già,
che felici lo siamo già.
Dillo e ridillo a noi
poveri umani ancora troppo,
troppo attaccati alla terra,
sporchi di terra  che, come porci,
cerchiamo le perle nel fango..
Aiutaci ad alzare lo sguardo
e vedere il cielo, il sole e la pioggia
per me, per te, per voi, per noi.
Poveri, ricchi, violenti, buoni,
assassini, ladri, genitori,
figli, politici, dittatori,
soldati e drogati, malati e sani.
Dillo ancora ogni giorno,
Signore della Vita,
che sopra e dentro di noi
c’è Santità, Perfezione,
Ricchezza, Felicità,
perché tutto è già stato dato
e troppo di più da Te a noi
fin dall’origine di ogni nascita!
Grazie Signore!
Che bello!
Desiderare d’essere come Te!

 (liberamente tratto da una preghiera di Alberto Signorini)


CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen



ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
  
(spunti liberamente tratti da una riflessione di padre Erlin, missionario claretiano)

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Maria, donna del terzo giorno
(tratto da: don Tonino Bello – “Maria, donna dei nostri giorni”)

Vorrei che fosse Maria in persona a entrare in casa vostra, a spalancarvi la finestra, e a darvi l'augurio di buona Pasqua.
Un augurio immenso quanto le braccia del condannato, stese sulla croce.

Molti si chiedono sorpresi perché mai il vangelo, mentre ci parla di Gesù apparso nel giorno di Pasqua a tantissime persone, come la Maddalena, le pie donne e i discepoli, non ci riporti, invece, alcuna apparizione alla Madre da parte del Figlio risorto.

Io una risposta ce l'avrei: perché non c'era bisogno!
Non c'era bisogno, cioè, che Gesù apparisse a Maria, perché lei, l'unica, fu presente alla risurrezione.
I teologi, per la verità, ci dicono che questo evento fu sottratto agli occhi di tutti, si svolse nelle insondabili profondità del mistero e, nel suo attuarsi storico, non ebbe alcun testimone.
Io penso, però, che un'eccezione ci fu: Maria, l'unica, dovette essere presente a questa peripezia suprema della storia.

Come fu presente, l'unica, al momento dell'incarnazione del Verbo.
Come fu presente, l'unica, all'uscita di lui dal suo grembo verginale di carne. E divenne la donna del primo sguardo su Dio fatto uomo.
Così dovette essere presente, l'unica, all'uscita di lui dal grembo verginale di pietra: il sepolcro «nel quale nessuno era stato ancora deposto». E divenne la donna del primo sguardo dell'uomo fatto Dio.
Gli altri furono testimoni del Risorto. Lei, della Risurrezione.

Del resto, se il legame di Maria con Gesù fu così stretto che ne ha condiviso tutta l'esperienza redentrice, è im­pensabile che la risurrezione, momento vertice della salvezza, l'abbia vista dissociata dal Figlio.
Sarebbe l'unica assenza.
A darci conferma, comunque, di quanto la vicenda della Madre sia incastrata con la Pasqua del Figlio, ci sono nel vangelo almeno due pagine, in cui la frase «terzo giorno», sigla cronologica che designa la risurrezione, è riferita alla presenza, se non proprio al protagonismo, di Maria.

La prima pagina è di Luca. Racconta la scomparsa di Gesù dodicenne nel tempio e il suo ritrovamento al «terzo giorno». Gli studiosi sono ormai concordi nell'interpretare quest'episodio come una profezia velata del tempo in cui Gesù compì il suo passaggio da questo mondo al Padre, sempre a Gerusalemme, in una Pasqua di tanti anni dopo.

La seconda pagina è di Giovanni. Riguarda le nozze di Cana, durante le quali l'intervento di Maria, anticipando l'«ora» di Gesù, introduce sul banchetto degli uomini il vino della nuova alleanza pasquale, e fa esplodere anzitempo la «gloria» della risurrezione. Ebbene, anche questo episodio è introdotto da un marchio di origine controllata: «Il terzo giorno».

Maria, dunque, è colei che ha a che fare col «terzo giorno», a tal punto che non solo è la figlia primogenita della Pasqua, ma in un certo senso ne è anche la madre.

Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l'annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte.
Non aspettare i chiarori dell'alba. Non attendere che le donne vengano con gli unguenti. Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua testimonianza diretta.
Quando le altre Marie arriveranno nel giardino, con i piedi umidi di rugiada, ci trovino già desti e sappiano di essere state precedute da te, l'unica spettatrice del duello tra la Vita e la Morte. Solo tu ci puoi assicurare che la morte è stata uccisa davvero, perché l'hai vista esanime a terra.

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.

Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.
A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo della gioia e con gli azzimi pasquali della solidarietà.
Donaci un po' di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall'egoismo.
E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l'arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria.

Statua lignea all’interno
della chiesa della
Casa Circondariale Rebibbia
Nuovo Complesso
 Roma

        don Claudio Chiozzi e Paolo Capuzzo www.ritiroonline.it/