VANGELO DI DOMENICA 6 MARZO 2016
(Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito,e guidami per le strade della vita, portami attraverso il tuo respiro,nella pace del perdono del Signore.
Questa pagina del Vangelo è stata spiegata milioni di volte, ma noi siamo sordi ed incoscienti e come il 1 figliolo, vogliamo decidere la nostra vita, anche a costo di perderci.
L'altro figlio poi, ci somiglia ancora di più, perchè spesso nascondiamo il nostro egoismo, la nostra superbia, dietro a un perbenismo di facciata.
Ma il Padre (Dio) perdona sempre, non ha bisogno delle nostre scuse, sa che siamo fragili, e la sua felicità per il nostro ritorno è una festa.
Dice infatti Gesù:"Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione."
La parabola mette in risalto il comportamento dei due figli, uno contro l'altro, ma tra le righe leggiamo che la misericordia del Padre tende a mettere pace tra i due contendenti, perchè l'amore non conosce ostacoli,nè vendette,nè tantomeno ripicche.
Se riuscissimo a vedere attraverso gli occhi dell' amore i nostri fratelli... come sarebbe bello!
Oggi leggevo un articolo da Alateia in spagnolo che diceva: “ il sacramento della riconciliazione è un sacramento di interiore guarigione. Ci confessiamo per curare in noi dei mali che abbiamo commesso e pesano su di noi, ci fanno male alla coscienza..... Non basta chiedere a Dio il perdono da dentro il mio cuore, perché i peccati hanno anche offeso i fratelli. Ma dire i peccati del confessore, spesso dà vergogna.Papa Francesco dice che provare vergogna è bene. Quando una persona non ha vergogna è spudorata. Dovrebbe essere superata vergogna e imbarazzo perché ci fa umile e sinceri, sia verso Dio che verso gli altri. La Chiesa, dice il Papa, è madre perché genera sempre nuovi figli nella fede, li nutre e dà loro il perdono di Dio, rigenerando una nuova vita, il frutto della conversione". I preti confessori devono essere segni di misericordia e del perdono di amministratori Dio agli uomini.....”
Sarebbe bello vedere nel confessore, il Padre buono che accoglie, che compatisce con noi la sofferenza del peccato, che in quell’ agitazione che ci pervade, diventa per noi il porto sicuro in cui tornare per essere stretti e tenuti al sicuro ed al riparo .
Il Papa ci ricorda spesso che Dio non perdona con un decreto, ma con una carezza!
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(Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito,e guidami per le strade della vita, portami attraverso il tuo respiro,nella pace del perdono del Signore.
Questa pagina del Vangelo è stata spiegata milioni di volte, ma noi siamo sordi ed incoscienti e come il 1 figliolo, vogliamo decidere la nostra vita, anche a costo di perderci.
L'altro figlio poi, ci somiglia ancora di più, perchè spesso nascondiamo il nostro egoismo, la nostra superbia, dietro a un perbenismo di facciata.
Ma il Padre (Dio) perdona sempre, non ha bisogno delle nostre scuse, sa che siamo fragili, e la sua felicità per il nostro ritorno è una festa.
Dice infatti Gesù:"Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione."
La parabola mette in risalto il comportamento dei due figli, uno contro l'altro, ma tra le righe leggiamo che la misericordia del Padre tende a mettere pace tra i due contendenti, perchè l'amore non conosce ostacoli,nè vendette,nè tantomeno ripicche.
Se riuscissimo a vedere attraverso gli occhi dell' amore i nostri fratelli... come sarebbe bello!
Oggi leggevo un articolo da Alateia in spagnolo che diceva: “ il sacramento della riconciliazione è un sacramento di interiore guarigione. Ci confessiamo per curare in noi dei mali che abbiamo commesso e pesano su di noi, ci fanno male alla coscienza..... Non basta chiedere a Dio il perdono da dentro il mio cuore, perché i peccati hanno anche offeso i fratelli. Ma dire i peccati del confessore, spesso dà vergogna.Papa Francesco dice che provare vergogna è bene. Quando una persona non ha vergogna è spudorata. Dovrebbe essere superata vergogna e imbarazzo perché ci fa umile e sinceri, sia verso Dio che verso gli altri. La Chiesa, dice il Papa, è madre perché genera sempre nuovi figli nella fede, li nutre e dà loro il perdono di Dio, rigenerando una nuova vita, il frutto della conversione". I preti confessori devono essere segni di misericordia e del perdono di amministratori Dio agli uomini.....”
Sarebbe bello vedere nel confessore, il Padre buono che accoglie, che compatisce con noi la sofferenza del peccato, che in quell’ agitazione che ci pervade, diventa per noi il porto sicuro in cui tornare per essere stretti e tenuti al sicuro ed al riparo .
Il Papa ci ricorda spesso che Dio non perdona con un decreto, ma con una carezza!
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VERSIONE IN INGLESE DI DOMENICA 6 MARZO 2016
RispondiEliminaHoly Gospel of Jesus Christ according to Saint Luke 15:1-3.11-32.
Tax collectors and sinners were all drawing near to listen to Jesus,
but the Pharisees and scribes began to complain, saying, "This man welcomes sinners and eats with them."
So to them he addressed this parable.
Then he said, "A man had two sons,
and the younger son said to his father, 'Father, give me the share of your estate that should come to me.' So the father divided the property between them.
After a few days, the younger son collected all his belongings and set off to a distant country where he squandered his inheritance on a life of dissipation.
When he had freely spent everything, a severe famine struck that country, and he found himself in dire need.
So he hired himself out to one of the local citizens who sent him to his farm to tend the swine.
And he longed to eat his fill of the pods on which the swine fed, but nobody gave him any.
Coming to his senses he thought, 'How many of my father's hired workers have more than enough food to eat, but here am I, dying from hunger.
I shall get up and go to my father and I shall say to him, "Father, I have sinned against heaven and against you.
I no longer deserve to be called your son; treat me as you would treat one of your hired workers."'
So he got up and went back to his father. While he was still a long way off, his father caught sight of him, and was filled with compassion. He ran to his son, embraced him and kissed him.
His son said to him, 'Father, I have sinned against heaven and against you; I no longer deserve to be called your son.'
But his father ordered his servants, 'Quickly bring the finest robe and put it on him; put a ring on his finger and sandals on his feet.
Take the fattened calf and slaughter it. Then let us celebrate with a feast,
because this son of mine was dead, and has come to life again; he was lost, and has been found.' Then the celebration began.
Now the older son had been out in the field and, on his way back, as he neared the house, he heard the sound of music and dancing.
He called one of the servants and asked what this might mean.
The servant said to him, 'Your brother has returned and your father has slaughtered the fattened calf because he has him back safe and sound.'
He became angry, and when he refused to enter the house, his father came out and pleaded with him.
He said to his father in reply, 'Look, all these years I served you and not once did I disobey your orders; yet you never gave me even a young goat to feast on with my friends.
But when your son returns who swallowed up your property with prostitutes, for him you slaughter the fattened calf.'
He said to him, 'My son, you are here with me always; everything I have is yours.
But now we must celebrate and rejoice, because your brother was dead and has come to life again; he was lost and has been found.'"
MY REFLECTION
EliminaPRAYER
Come Holy Spirit, and lead me in the paths of life, take me through your breath, in the peace of the Lord’s forgiveness.
This page of the Gospel has been explained a million times, but we are deaf and unconscious, and as the first son, we want to decide our lives, even at the cost of losing.
The other son then, resembles us even more, because often we hide our selfishness, our pride, behind a facade of respectability.
But the Father (God) always forgives, not need our apologies, knows that we are weak, and his happiness for our return is a party.
Indeed Jesus says: “So, I say to you, there will be more joy in heaven over one sinner who repents than over ninety-nine righteous who have no need of repentance.”
The parable emphasizes the behavior of the two sons, one against the other, but between the lines, we read that the mercy of God tends to make peace between the two contenders, because the love knows no obstacles, nor sold, nor even resentments.
If we could see through the eyes of love our brothers … how it would be nice!
Today I read an article by Aleteia in Spanish saying “the sacrament of reconciliation is a sacrament of inner healing. We confess to cure us of the evils that we have committed and weigh on us, make us sick to consciousness …..Do not just ask God’s forgiveness in my heart, because the sins have also offended the brothers. But to say the sins of the confessor, often he gives shame. Pope Francis says that it is good to feel shame. When a person has no shame is shameless. It should be overcome shame and embarrassment because it makes us humble and honest, both towards God and towards others. The Church, says the Pope, is the mother because it always generates new children in the faith, feeds them and gives them God’s forgiveness, regenerating a new life, the fruit of conversion. “The confessors priests must be signs of mercy and forgiveness administrators God to men ….. ”
It would be nice to see the confessor, the good Father who welcomes, who sympathizes with us the pain of sin, which in that ‘agitation that pervades us, becomes for us a safe haven to return to be tight and kept safe and protected.
The Pope often reminds us that God does not forgive a decree, but with a caress!
VERSIONE IN SPAGNOLO DI DOMENICA 6 MARZO 2016
RispondiEliminaEvangelio según San Lucas 15,1-3.11-32.
Todos los publicanos y pecadores se acercaban a Jesús para escucharlo.
Los fariseos y los escribas murmuraban, diciendo: "Este hombre recibe a los pecadores y come con ellos".
Jesús les dijo entonces esta parábola:
Jesús dijo también: "Un hombre tenía dos hijos.
El menor de ellos dijo a su padre: 'Padre, dame la parte de herencia que me corresponde'. Y el padre les repartió sus bienes.
Pocos días después, el hijo menor recogió todo lo que tenía y se fue a un país lejano, donde malgastó sus bienes en una vida licenciosa.
Ya había gastado todo, cuando sobrevino mucha miseria en aquel país, y comenzó a sufrir privaciones.
Entonces se puso al servicio de uno de los habitantes de esa región, que lo envió a su campo para cuidar cerdos.
El hubiera deseado calmar su hambre con las bellotas que comían los cerdos, pero nadie se las daba.
Entonces recapacitó y dijo: '¡Cuántos jornaleros de mi padre tienen pan en abundancia, y yo estoy aquí muriéndome de hambre!
Ahora mismo iré a la casa de mi padre y le diré: Padre, pequé contra el Cielo y contra ti;
ya no merezco ser llamado hijo tuyo, trátame como a uno de tus jornaleros'.
Entonces partió y volvió a la casa de su padre. Cuando todavía estaba lejos, su padre lo vio y se conmovió profundamente; corrió a su encuentro, lo abrazó y lo besó.
El joven le dijo: 'Padre, pequé contra el Cielo y contra ti; no merezco ser llamado hijo tuyo'.
Pero el padre dijo a sus servidores: 'Traigan en seguida la mejor ropa y vístanlo, pónganle un anillo en el dedo y sandalias en los pies.
Traigan el ternero engordado y mátenlo. Comamos y festejemos,
porque mi hijo estaba muerto y ha vuelto a la vida, estaba perdido y fue encontrado'. Y comenzó la fiesta.
El hijo mayor estaba en el campo. Al volver, ya cerca de la casa, oyó la música y los coros que acompañaban la danza.
Y llamando a uno de los sirvientes, le preguntó que significaba eso.
El le respondió: 'Tu hermano ha regresado, y tu padre hizo matar el ternero engordado, porque lo ha recobrado sano y salvo'.
El se enojó y no quiso entrar. Su padre salió para rogarle que entrara,
pero él le respondió: 'Hace tantos años que te sirvo sin haber desobedecido jamás ni una sola de tus órdenes, y nunca me diste un cabrito para hacer una fiesta con mis amigos.
¡Y ahora que ese hijo tuyo ha vuelto, después de haber gastado tus bienes con mujeres, haces matar para él el ternero engordado!'.
Pero el padre le dijo: 'Hijo mío, tú estás siempre conmigo, y todo lo mío es tuyo.
Es justo que haya fiesta y alegría, porque tu hermano estaba muerto y ha vuelto a la vida, estaba perdido y ha sido encontrado'".
MI REFLEXIÓN
EliminaORACIÓN
Ven Espíritu Santo, y guíame en los caminos de la vida, que me llevara a través de la respiración, en la paz del perdón del Señor.
Esta página del Evangelio se ha explicado un millón de veces, pero son sordos e inconsciente, y como el primer hijo, queremos decidir nuestras vidas, aun a costa de perder.
El otro hijo entonces, nos parece aún más, porque muchas veces nos escondemos nuestro egoísmo, nuestro orgullo, detrás de una fachada de respetabilidad.
Pero el Padre (Dios) siempre perdona, no necesita nuestras disculpas, sabe que somos débiles, y su felicidad para nuestro regreso es parte.
De hecho, Jesús dice: "Por lo tanto, os digo, habrá más alegría en el cielo por un pecador que se arrepiente, que por noventa y nueve justos que no tienen necesidad de arrepentimiento."
La parábola destaca el comportamiento de los dos hijos, uno contra el otro, pero entre líneas, leemos que la misericordia de Dios tiende a hacer la paz entre los dos contendientes, porque el amor no conoce obstáculos, ni se vende, ni incluso los resentimientos.
Si pudiéramos ver a través de los ojos de amar a nuestros hermanos ...¡ cómo sería bueno!
Hoy leí un artículo de Aleteia en dicho español "el sacramento de la reconciliación es un sacramento de sanación interior. Confesamos que nos cure de los males que hemos cometido y pesan sobre nosotros, nos enferman a la conciencia .....No se limite a pedir el perdón de Dios en mi corazón, porque los pecados también han ofendido a los hermanos. Pero decir los pecados al confesor, a menudo le da vergüenza. Francisco dice que es bueno sentir vergüenza. Cuando una persona no tiene vergüenza es descarado. Hay que superar la vergüenza y la vergüenza, ya que nos hace humildes y honestos, tanto hacia Dios y hacia los demás. La Iglesia, dice el Papa, es la madre, ya que siempre genera nuevos hijos en la fe, los alimenta y les da el perdón de Dios, la regeneración de una nueva vida, fruto de la conversión. "Los sacerdotes confesores deben ser signos de la misericordia y el perdón los administradores de Dios a los hombres ..... " Sería agradable ver el confesor, el Padre bueno que da la bienvenida, que simpatiza con nosotros el dolor del pecado, que en ese 'agitación que nos invade, se convierte para nosotros un refugio seguro para volver a ser apretado y mantenido a salvo y protegido.
El Papa nos recuerda a menudo que Dios no perdona un decreto, pero con una caricia!
VERSIONE IN FRANCESE DI DOMENICA 6 MARZO 2016
RispondiEliminaÉvangile de Jésus Christ selon saint Luc 15,1-3.11-32.
En ce temps-là, les publicains et les pécheurs venaient tous à Jésus pour l’écouter. Les pharisiens et les scribes récriminaient contre lui : « Cet homme fait bon accueil aux pécheurs, et il mange avec eux ! » Alors Jésus leur dit cette parabole : Jésus dit encore : « Un homme avait deux fils. Le plus jeune dit à son père : “Père, donne-moi la part de fortune qui me revient.” Et le père leur partagea ses biens. Peu de jours après, le plus jeune rassembla tout ce qu’il avait, et partit pour un pays lointain où il dilapida sa fortune en menant une vie de désordre. Il avait tout dépensé, quand une grande famine survint dans ce pays, et il commença à se trouver dans le besoin. Il alla s’engager auprès d’un habitant de ce pays, qui l’envoya dans ses champs garder les porcs. Il aurait bien voulu se remplir le ventre avec les gousses que mangeaient les porcs, mais personne ne lui donnait rien. Alors il rentra en lui-même et se dit : “Combien d’ouvriers de mon père ont du pain en abondance, et moi, ici, je meurs de faim ! Je me lèverai, j’irai vers mon père, et je lui dirai : Père, j’ai péché contre le ciel et envers toi. Je ne suis plus digne d’être appelé ton fils. Traite-moi comme l’un de tes ouvriers.” Il se leva et s’en alla vers son père. Comme il était encore loin, son père l’aperçut et fut saisi de compassion ; il courut se jeter à son cou et le couvrit de baisers. Le fils lui dit : “Père, j’ai péché contre le ciel et envers toi. Je ne suis plus digne d’être appelé ton fils.” Mais le père dit à ses serviteurs : “Vite, apportez le plus beau vêtement pour l’habiller, mettez-lui une bague au doigt et des sandales aux pieds, allez chercher le veau gras, tuez-le, mangeons et festoyons, car mon fils que voilà était mort, et il est revenu à la vie ; il était perdu, et il est retrouvé.” Et ils commencèrent à festoyer. Or le fils aîné était aux champs. Quand il revint et fut près de la maison, il entendit la musique et les danses. Appelant un des serviteurs, il s’informa de ce qui se passait. Celui-ci répondit : “Ton frère est arrivé, et ton père a tué le veau gras, parce qu’il a retrouvé ton frère en bonne santé.” Alors le fils aîné se mit en colère, et il refusait d’entrer. Son père sortit le supplier. Mais il répliqua à son père : “Il y a tant d’années que je suis à ton service sans avoir jamais transgressé tes ordres, et jamais tu ne m’as donné un chevreau pour festoyer avec mes amis. Mais, quand ton fils que voilà est revenu après avoir dévoré ton bien avec des prostituées, tu as fait tuer pour lui le veau gras !” Le père répondit : “Toi, mon enfant, tu es toujours avec moi, et tout ce qui est à moi est à toi. Il fallait festoyer et se réjouir ; car ton frère que voilà était mort, et il est revenu à la vie ; il était perdu, et il est retrouvé !” »
REFLEXION DE LELLA ET
EliminaPRIERE : Viens ô Saint Esprit, et guide-moi par les voies de la vie, porte moi à travers ton souffle, dans la paix du pardon du Seigneur.
- Cette page de l'Évangile a été expliquée des millions de fois, mais nous sommes sourds et inconscients et comme le premier des fils, nous voulons décider notre vie, même au coût de nous perdre. Ensuite l'autre Fils nous ressemble, encore plus, parce que nous cachons souvent notre égoïsme, notre orgueil, derrière une façade de respectabilité. Mais le Père, (Dieu) pardonne toujours, il n'a pas besoin de nos excuses, il sait que nous sommes fragiles, et son bonheur pour notre retour est une fête. En effet Jésus dit: "Je vous dis, il y aura plus de joie en ciel pour un pécheur converti, que pour quatre-vingt-dix-neuf justes qui n'ont pas besoin de conversion." La parabole met en contraste le comportement des deux fils, l'un contre l'autre, mais entre les lignes nous lisons que la miséricorde du Père tend à mettre la paix entre les deux adversaires, parce que l'amour ne connaît pas d'obstacles, ni de vengeances, ni plus ou moins de ressentiments. Si nous pouvions voir à travers les yeux de l'amour de nos frères. que ce serait beau!....
Aujourd'hui je lisais un article d'Alateia en espagnol qui disait: " le sacrement de la réconciliation est un sacrement de guérison intérieure. Nous nous confessons pour soigner en nous des maux que nous avons commis et qui pèsent sur nous, et font mal à notre conscience.... Il ne suffit pas de demander à Dieu le pardon dans notre coeur, parce que les péchés ont aussi vexé nos frères. Mais dire les péchés du confesseur, nous font souvent honte. Notre Pape François dit qu'éprouver de la honte est bien. Quand une personne n'a pas honte elle est effrontée. Elle devrait être dépassée par la honte et l'embarras parce qu'elle nous rend humble et sincères, soit envers Dieu qu'envers les autres. L'Église dit le Pape, est mère parce qu'elle engendre toujours de nouveaux enfants dans la foi, elle les nourrit et leur donne le pardon de Dieu, en régénérant une nouvelle vie le fruit de la conversion". Les prêtres confesseurs doivent être signes de miséricorde et de pardon d'administrateurs de Dieu pour les hommes..... Il serait beau de voir dans le confesseur, le bon Père qui accueille, qui compatit avec nous la souffrance du péché qui dans cette agitation nous pénètre, il devient pour nous le porte sécurité dans lequel revenir pour être étreint et tenus en sureté et à l'abri.
Le Pape nous rappelle souvent que Dieu ne pardonne pas avec un décret, mais avec une caresse!