venerdì 1 maggio 2015

RITIRO ONLINE MAGGIO 2015

RITIRO ONLINE                                                                                                    
maggio 2015  

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

Nella mia comunità

Signore aiutami ad amare,

ad essere come il filo

di un vestito.

Esso tiene insieme

i vari pezzi

e nessuno lo vede se non il sarto

che ce l'ha messo.

Tu Signore mio sarto,

sarto della comunità,

rendimi capace di

essere nel mondo

servendo con umiltà,

perché se il filo si vede tutto è

riuscito male.

Rendimi amore in questa

tua Chiesa, perché

è l'amore che tiene

insieme i vari pezzi.

 (Madeleine Delbrel)

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.


Facciamoci “provocare” da alcune considerazioni di

don Paolo Scquizzato della comunità dei sacerdoti

del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici

 noti ma li rilegge sotto una luce un po’ diversa da

quella alla quale siamo in genere abituati.

Buona meditazione e buona preghiera.







LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto. (Lc 5,27-35)
27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». 








MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.
 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".



Il pubblicano
Nel Vangelo la figura del pubblicano (dal latino publicanus, dalla radice publicum che significa  tesoro  pubblico,  imposte)  assume una caratterizzazione fortemente negativa. Nell'antica Roma, era detto pubblicano un dipendente del governo d'occupazione romano. In ambito evangelico, la loro cattiva fama era dovuta anzitutto al fatto che fossero alleati e collusi col dominatore romano, quindi con la forza d'occupazione, e inoltre al fatto che godevano della fama di persone dedite ad abusi e sfrenatezze. Si può capire come queste persone, lontane da Dio, non fossero proprio l'immagine della correttezza e della santità immaginata dalla mentalità religiosa del  tempo.
Nell'Antico Testamento si afferma che chi si allontana da Dio subisce l'annientamento da parte di Dio: «Tu distruggi chiunque ti è infedele».
Ora, leggendo con attenzione il Vangelo, si può notare  come Gesù avesse una passione proprio per questo tipo di persone. Levi-Matteo il pubblicano contribuirà a formare quel gruppo improbabile di apostoli del Cristo, e poco  più  avanti Gesù si fermerà proprio dinanzi ad un ricco capo dei pubblicani, dicendogli: «Oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,2).

Una vicinanza maggiore
E questo perché il Vangelo è buona notizia, e non può che affermare che l'essersi allontanati da Dio ha provocato una vicinanza maggiore e straordinaria da parte di Dio stesso. Con l'incarnazione di Dio, con l'avvento di Gesù di Nazareth, l'amore va a cercare proprio questi casi disperati. La misericordia è sempre e solo attratta dalla miseria, come i chiodi dalla calamita.
Ma, d'altra parte, l'uomo si è allontanato da Dio - perdendosi - fìn dalle origini. Adamo è stato il primo perduto della storia, rappresentando così l'umanità intera. L'uomo, fatto per la comunione con Dio, paradossalmente vive lontano da Dio fìn da quando andò a nascondersi da lui per paura.
È la paura di Dio l'origine di ogni  male.

Allontanarsi da Dio
Ci s'allontana  da lui,  che è la vita e il fondamento,  perché se ne ha  timore, se non  il terrore,  e ci si dispera nel  cercare vita da un'altra  parte.
Il peccato, infatti, altro non è che ricerca di vita, di felicità, di compimento fuori dalla relazione con Dio, un volersi dissetare a pozzanghere insalubri. Un amore infinito per qualcosa di finito.
«Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché  sono nudo, e mi sono nascosto»: il vero peccato consiste dunque nel nascondersi da Dio, nel non farsi trovare da lui che viene a cercarci, nel non credere alla misericordia.
È disperare dell'amore.
L’unico nostro vero male è non credere all'amore.
«Adamo, dove sei?»: ognuno metta il suo nome al posto di quello di Adamo.
«Sono qui, abbracciami!»: in questo grido sta la nostra salvezza.
Questa è la vita!

Dove possiamo incontrare Dio
Quando Gesù dirà all'adultera: «Va' e non peccare più», vuole dirle di non disperare più dell'amore, perché quando cadrà di nuovo, quando peccherà, quando scenderà all'inferno, sappia che lui è già lì ad attenderla per abbracciarla e farla sentire  figlia.
Per questo noi crediamo che l'unico luogo dove possiamo incontrare Dio è il nostro peccato, il nostro inferno, il nostro sepolcro.
Il peccato diviene perciò il luogo dove viviamo l'epifania di Dio: «Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri».  Se non ci sentiamo mai all'inferno, se non abbiamo la consapevolezza di esservi entrati, e lì dimorare, non potremo mai fare esperienza di Dio, non potremo mai conoscere Dio.
Levi, il pubblicano,  era un daziere: raccoglieva le tasse per conto dei Romani. Era perciò considerato un venduto, un traditore, un collaborazionista degli invasori. E, ovviamente, faceva la cresta sulle tasse, quindi era anche ladro. Una somma di caratteristiche tali da attirare su di sé inequivocabilmente la maledizione di Dio.
Eppure Gesù lo chiama tra i suoi.

Il seguito di Gesù
Diamo uno sguardo d'insieme al seguito di Gesù: c'è Pietro, che lo rinnegherà; troviamo Giuda, che lo tradirà; Simone lo Zelota, che ha sempre il pugnale con sé; ci sono tutti gli altri, che lo abbandoneranno sotto la croce. I suoi discepoli sono così, e ciò è bellissimo, perché ci permette di identificarci pienamente in essi. Anch'io sono dei suoi, anch'io son stato scelto per essere tra i suoi, così come sono.

Lo sguardo di Gesù
Narra l'evangelista: «Gesù uscì e vide un pubblicano  di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!"» (v. 27). Gesù vede e chiama.
Lo sguardo di Gesù raccolto dai Vangeli  è di  una  portata straordinaria.
Gesù guarda Levi e non vede un ladro, un approfittatore, un venduto, bensì un uomo bisognoso di fiducia.
D'altronde nella casa di Giàiro, il capo della  sinagoga  di Cafarnao, tutti vedono una bambina morta; Gesù vede semplicemente una bambina addormentata. Quando gli portano una donna scoperta in flagrante adulterio, tutti la vedono peccatrice meritevole di morte; Gesù vede una donna già nella sua riacquisita dignità e libertà. Mentre cena in casa del fariseo, entra una prostituta che gli lava i piedi: lui vi vede una santa. E, davanti alla tomba di Lazzaro morto, Egli vede già l'amico risuscitato.
Il suo sguardo vede sempre oltre. L’amore vede sempre oltre.
Ciò significa che anche noi siamo visti così. Quando ci guardiamo dentro e vi troviamo soltanto sporcizia, cattiveria, ingratitudine, incapacità, Dio ci sta guardando in maniera diversa, come i figli prediletti, amati!
Se imparassimo a guardarci con gli occhi di Dio, impareremmo anche ad accettarci, ad amarci un po' di più, a stimarci un po' di più, trasformando così la nostra vita.

Le parole di Gesù
Nelle parole di Gesù, Dio dice e trasforma, perché Dio compie ciò che dice, la sua Parola è creatrice: «Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu».
Dio pronuncia la Parola e le cose sono!
«Seguimi», ed egli lo seguì: Levi è stato ricreato.
La Parola di Dio pronunciata su di noi ha il potere di ricrearci. Per quanto malvagi, cattivi, sporchi possiamo essere, la Parola ci fa nuovi, ogni giorno.
Nei Vangeli, alla chiamata di Gesù segue quasi sempre una risposta immediata. È naturale: quando ci si sente amati, si cambia vita. L'amore trasforma. Gesù guarda Levi, lo fissa, lo ama ed egli cambia vita. «Si alzò» è il verbo della risurrezione: l'amore fa risorgere.
Nell'alzarsi di Levi si rispecchia l'alzarsi del paralitico. È uscire dal blocco del peccato per tornare a stare in piedi, in piena dignità.

Celebrare la vita
Questa è l'ora di celebrare la vita! Infatti la scena successiva si svolge intorno a una tavola imbandita, per fare festa. E ciò avviene in un luogo impuro: la casa di Levi. Intorno a quella mensa non siedono i santi, ma i colleghi di Levi, disgraziati come lui, con Gesù in mezzo a loro.
La salvezza è sedersi alla tavola dei peccatori, l'essenziale è che al centro vi sia Cristo.
Nella sacra Scrittura, fin dall'Antico Testamento, il banchetto è segno della realizzata comunione di Dio con gli uomini. Lì si consumano le nozze tra l'umanità e la divinità. Ebbene, se Gesù si siede alla tavola dei peccatori vuol dire che la salvezza è giunta, è a portata di mano. Le nozze si sono finalmente celebrate: Dio s'è finalmente potuto unire al suo amato, l'uomo. Il fatto che nei Vangeli Gesù venga descritto spesso seduto a tavola, è perché questo testimoniava l'avvenuta comunione tra l'uomo e la divinità.

Commensale di Dio
Levi, quell'uomo maledetto  da tutti, è diventato commensale di Dio,  «concittadino  dei santi e familiare  di Dio», dirà Paolo. Ma i pii, i giusti, non solo non son seduti a tavola, a far festa con Dio; essi si trovano  a parte,  ingrugniti,  divorati  dal  livore,  tristi  e giudicanti:  «Come mai  mangiate  e bevete insieme  ai  pubblicani  e ai  peccatori?»  (v. 30). È la  tentazione perenne  degli  uomini religiosi : arrogarsi  il diritto  di  dividere  tutti  tra  buoni  e cattivi, tra giusti e ingiusti. Neanche i discepoli  ne erano esenti; pensiamo alle loro  parole  in  Lc 9,54:  «Signore, vuoi  che diciamo  che  scenda  un fuoco dal cielo e li consumi?». Di fronte a questi atteggiamenti, Gesù  replica  con  grande  chiarezza, senza lasciare equivoci:  «Non  sono  i  sani  che  hanno  bisogno  del  medico,  ma  i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
C'è poco da fare, l'unico modo per non essere salvati è non lasciarci salvare! È rinunciare al banchetto che è già imbandito per me, è voler stare fuori perché si considera impossibile che Dio "funzioni" così.

Se ti senti giusto…
Gesù ha fatto molta fatica con i farisei, perché erano impenetrabili. Ha avuto a che fare con indemoniati, con peccatori di ogni sorta, ma gli unici che lo hanno fatto veramente penare sono stati i pii e i religiosi, gli osservanti, quelli puliti, a posto.
Paradossalmente Dio fa più fatica con questi che con i grandi disgraziati. Perché se ti senti giusto, a posto, ti chiuderai sempre alla grazia: pensi  che siano  le tue opere a salvarti e non la fede.

Creatura “altra” da come Dio l’aveva pensata
Se Dio è "dispiaciuto" del mio peccato, è perché vede la sua creatura ferita, infangata, abbrutita, "altra” da come l'aveva pensata e sognata. Il peccato è un  male che  faccio  a me stesso, perché il male mi fa male. Il peccato mi consuma, è il grande inganno che, invece di donarmi la vita promessa, me la toglie distruggendomela. In questo senso l'uomo è malato e ha bisogno del medico; Gesù è venuto a togliere il peccato perché l'uomo possa tornare a rialzarsi e risorgere, a respirare e a risplendere.

Festa
Gesù è venuto a portare la festa. Dio è per l'uomo gioia, festa, ebbrezza, sovrabbondanza. 
Il dono che il Cristo risorto elargisce ai suoi, e quindi a ciascun uomo su questa terra, è gioia e pace, benevolenza, libertà, il frutto dell'amore insomma, quello che ha vinto la morte.

La presenza di Dio
Il regno di Dio, la presenza del Dio vivo nel mondo, è questione di giustizia, ovvero di un amore riabilitativo nei confronti dei fratelli. Lì si fa presente Dio e se ne fa esperienza. Dove si è costruttori di pace, lì c'è Dio. Dove si vive nella gioia, lì Dio è presente. Dove si è disposti a sacrificarsi per l'uomo, lì s'incontra il Dio della vita, il Risorto.



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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Dove sei andato, Dio?
Fino ad un attimo fa
eri qui al mio fianco
e sulle mie labbra il tuo nome
suonava bene, come una parola familiare,
come una nota al posto giusto.
Ti sentivo vicino, Padre, amico.
Poi, tutto ad un tratto,
mi sono voltato
e non ti ho visto più.
Dove sei andato, Dio?
Mi hai forse abbandonato?
Ti cerco.
E' una fatica, ora, crederti qui.
ma sarebbe straziante
non continuare a cercarti:
mi perderei ancora di più.
Aspettami, Signore.
Sto arrivando.
Ma se mi smarrisco,
non arrenderti,
vieni tu a cerare me.
Se un pò ti conosco,
anche se non ti vedo,
anche se non ti sento,
so che lo farai.

(spunti da una preghiera di Eric Pearlman)





CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli

 dei secoli.

Amen



ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!

(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)





giovedì 30 aprile 2015

( Gv 14,1-6 ) Io sono la via, la verità e la vita.

VANGELO
( Gv 14,1-6 ) Io sono la via, la verità e la vita.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e portami alla Via che conduce alla Verità. Fammi essere nel cuore di Cristo, dove non farò domande e non ci sarà bisogno di parole.
"Non sia turbato il vostro cuore!" Facile a dirsi amore mio, turbato dalla paura di vederti soffrire, di vederti oltraggiato... I discepoli chiedevano sempre qualcosa che non riuscivano a comprendere e facevano bene a parlarne con Te, perchè solo Tu puoi rispondere la verità, ma per alcune cose, nessuno è mai pronto.
Io ti chiedo solo un dono: dammi la fede, perchè la mia non basta mai, perchè non riesco a lasciarmi andare, a farmi trasportare da Te.
Tu ci spingi a lasciare tutto ed a sentirci partecipi di questo grande progetto che è il progetto di Dio per noi, su di noi, con noi. Quanto vorrei Signore mio, saper volare con te, oltre la terra, oltre la mia piccola mente umana, ma non lo so fare, resto aggrappata a mille pesi, a tanta zavorra che mi trattiene, e ti chiedo con tutto il cuore, tu che puoi, rendimi libera!
Io credo che Tu hai parole vere, che sei venuto fin sulla terra, fin nella tua santa umanità, per insegnarci a vivere di Te, per insegnarci a morire a noi stessi e alle nostre identità terrene. Noi così convinti che per essere qualcuno dobbiamo avere un nome, essere unici, e cerchiamo ogni giorno di affermare noi stessi. Noi che probabilmente sbagliamo sempre tutto, perchè penso a quando cambiasti il nome di Simone in Cefa (pietra) gli indicasti la sua missione, la prima pietra della tua Chiesa, che ti riconobbe come "il Cristo, il figlio del Dio vivente" non per opera della carne, ma dello Spirito.
Chi vede Te vede il Padre ed io Credo che sia così per questo invoco il tuo aiuto,ti prego di non lasciarmi mai sola nella tentazione di seguire il mondo, ma di stringere forte la mia mano nella tua e di condurmi passo passo, verso casa, perchè so che i miei passi non potrebbero avere una guida migliore.

mercoledì 29 aprile 2015

( Gv 13,16-20 )Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.

VANGELO

( Gv 13,16-20 )Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
Dal Vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami mio Signore a comprendere le tue parole, perché io mai possa allontanarmi da te e dai tuoi insegnamenti, perché mai io possa far prevalere il mio io sul volere del mio Dio.
Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli e questi ancora si sentono confusi da questo gesto.
C’ è tutta l’ umiltà di che non si pone al comando, ma al servizio, così difficile da attuare in un mondo come il nostro, in cui la voglia di prevalere la fa da padrona.
Ma Gesù rivela che tutto quello che Lui fa, lo fa per obbedire al Padre e che se veramente vogliamo seguirlo, dobbiamo seguirlo in tutto, anche in questa umiltà e fedeltà al disegno di Dio.
Troppo spesso vogliamo essere i protagonisti della storia che viviamo e cerchiamo di far prevalere le nostre idee e siamo talmente abituati a farlo che lo facciamo anche con Dio, mettendolo al nostro servizio e non servendolo.
Dio si rivela in Gesù e noi possiamo decidere liberamente se seguirlo o no, ma come si può resistere a un tale amore, di chi sa che sta per morire per noi e si preoccupa di amarci fino all’ultimo gesto.
- "Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" -
Gesù aggiunge ancora questa beatitudine alle altre più conosciute ed in questa le racchiude tutte, perchè il senso di tutto il suo messaggio è che è pienamente beato chi fa della sua vita un cammino dentro alla volontà del Padre.
Questo cammino lui lo sta facendo e lava i loro piedi, anche se in mezzo a loro c'è anche Giuda, che di lì a poco lo avrebbe tradito.
Non prova rabbia, ma dolore, perchè non cerca vendetta, ma offre giustizia.
A volte mettiamo tanto impegno per convertirci e per convertire, ma come a Gesù è successo, può succedere anche a noi di restare delusi, di fallire, ma questi fallimenti, non devono scoraggiarci nè fermarci.
Un vecchio detto dice :"finchè c'è vita c'è speranza" e Gesù è il più grande e meraviglioso maestro in questo, perchè supera sempre i nostri limiti con il suo immenso amore.
Essere seguace di Cristo, comporta spesso delle scelte che sono messe in discussione da chi ci circonda, da chi si sente parte del mondo e tende a farci vivere come se un cristiano stesse fuori posto su questa terra.
D’ altra parte anche Gesù, non è che ha avuto la vita facile sulla terra, faceva del bene ed era odiato, tanto che lo hanno crocefisso; perché in un mondo dove c’è la gara al successo, alla ricchezza, uno che si definisce re e viene per servire, per gli emarginati, per gli ultimi, non è compreso.
Gesù ci dice di prepararci all’ ostilità della gente, e ci dice anche un’altra cosa molto importante, ci spiega il motivo per cui il mondo ci odia, perché Lui ci ha scelto dal mondo. Spesso avvertiamo anche noi piccoli discepoli senza alcuna preparazione teologica, la grande grazia che il Signore ci ha fatto, chiamandoci alla conversione, e ripensando a quando eravamo lontani da Dio ed alla sua parola, avvertiamo lo stesso senso di disprezzo che prima noi nutrivamo verso chi era più dentro di noi, nelle cose di Dio.
Quel disprezzo era molto simile alla rabbia, quella rabbia che provavamo verso chi secondo noi, era stupido a perdersi tante cose belle della vita, e visto che ci guardava compassionevoli, li attaccavamo e ne dicevamo di tutti i colori contro di loro.
La calunnia era la nostra forma preferita, poi c’erano tutta una serie di tentativi di sfuggire all’ amore puro e a cercare la trasgressione, e questo è bene ricordarlo, perché quando vediamo qualcuno che riteniamo un gran peccatore, o un blasfemo, dobbiamo ricordarci di quando anche noi eravamo lontani.

martedì 28 aprile 2015

(Mt 11,25-30) Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

VANGELO 
(Mt 11,25-30) Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore

(Mt 11,25-30) Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.(Mt 11,25-30) Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Amore Eterno, che da sempre mi amasti e sempre mi amerai; vivi nel mio cuore scacciando da quello che è il tuo posto, tutto quello che è gramigna ai tuoi occhi. Tu che hai scelto nel tuo immenso amore di darci prova della più grande umiltà perdonaci le nostre continue infedeltà e le nostre incertezze ed aiutaci a fare la Tua volontà. 

I piccoli di Dio sono secondo me tutti coloro che si affidano semplicemente per quello che sono,con i loro difetti,le loro paure,e la loro voglia di diventare come Dio vuole.
Per farlo abbiamo bisogno di riconoscerci indegni di tanto amore e tante grazie,perché solo capendo che tutto quello che c’è di buono in noi viene da Dio,sapremo metterci davanti a Lui con il cuore sincero. A volte credersi arrivati,perfetti,porta a sentirsi superiori agli altri….Questo è il primo segno di trovarsi su una strada sbagliata. I piccoli che Dio ama,sono quelli che sanno di essere nulla senza di Lui e di ricevere tutto per grazia.- Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.-Solo amando si sopporta il peso delle difficoltà e delle malattie,solo amando le disgrazie,diventano grazie che Gesù ci fa dono di condividere con noi.Lui ha preso la nostra croce per amore, è inchiodato per amore,si fa pane per restare con noi per amore…e noi? Che aspettiamo amici a diventare un tutt’uno tra noi e con Cristo?
Lui sì che sa amare e perdonare, non ci sono regole da imparare, né riti da eseguire, non è importante essere ebrei, circoncisi, preti o monache, quello che conta è diventare suoi, amarlo e accettare di amare in quel modo sublime, assurdo si, ma trascinante, che non si ferma a riflettere, a guardare   se l’ oggetto del suo amore, merita o no….  Ama e basta, ama anche il dolore che gli dai, come una madre ed un padre insieme, che amano il figlio che li trascura, li ferisce, che bramano un suo sguardo, una sua carezza, che aspettano solo di vederlo tornare sano e salvo per stare bene, che sono in ansia se è lontano…L’ amore di Dio è quello di tutte le madri e i padri del mondo e tanto, tanto di più……
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lunedì 27 aprile 2015

(Gv 10,22-30) Io e il Padre siamo una cosa sola.

VANGELO 
(Gv 10,22-30) Io e il Padre siamo una cosa sola. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Vieni o Spirito Santo, assistimi, concedimi di comprendere, e di saper discernere la tua verità dalla mia mentalità terrena, fa che io sappia leggere solo le tue parole che scrivi nel mio cuore. Amen.

Nasce la prima chiesa dei “cristiani” ad Antiochia, in terra straniera e, invece, nella sua terra Gesù non era riconosciuto.
Perché? Forse perché non basta essere vicini a Gesù, ascoltarlo, bisogna credere in lui, riconoscerlo come mandato dal Padre e quindi accettare di farsi guidare da lui, proprio come pecore docili che seguono il buon pastore.
Quante volte ci avviciniamo a Gesù per stare con lui? Per seguirlo? E quante volte invece cerchiamo solo di farci belli alla sua ombra… di dire io sono una brava persona perché credo, perché vado in Chiesa, perché faccio parte di questa o quella comunità…  e questo non fa di noi dei buoni cristiani, o almeno non solo questo.
Come riconosciamo che Gesù si distingue dagli altri pastori perché ha parole di verità e di vita eterna, noi dobbiamo distinguerci per come viviamo la nostra fede. Penso sempre a San (Padre) Pio, che dicevano, si confessasse tutti i giorni, e che si dichiarava umilmente peccatore, e poi vedo noi credenti, tutti presi ad evangelizzare gli altri (io per prima) tutti ad insegnare e troppo spesso ad apparire migliori di quello che siamo.
Papa Francesco ha detto  il 16 aprile scorso: "Chi non sa dialogare non obbedisce a Dio e vuole far tacere quanti predicano la novità di Dio" .Questa frase urla l'amore del nostro pastore per le sue pecore, ma non per quanto può essere accettato lui o meno, la Chiesa è stata sempre divisa in se stessa, ma il Pastore ha paura che le sue pecore si perdano.Molti sono i sacerdoti e i laici che mal sopportano le continue riprese che il Papa fa, perchè certe verità bruciano, ma forse sarebbe meglio per tutti se ci facessimo  un esame di coscienza in modo serio, chiediamo perdono di tutto quello che avremmo potuto fare meglio, di quello che abbiamo sbagliato, magari per distrazione, non per cattiveria, e ci sentiamo poi in pace con Dio, come quando dopo aver fatto involontariamente uno sgarbo ad un’amica, chiediamo scusa e facciamo pace, vincendo sulle incomprensioni e sullo stupido orgoglio, perchè ogni giorno dobbiamo convertirci.
A me succede spesso, perché non sono perfetta, e sono felice di saperlo, perché almeno ho qualcosa di serio su cui lavorare, per essere migliore e per rendere grazie al Signore di tutte le grazie che Lui mi ha concesso.

domenica 26 aprile 2015

(Gv 10,1-10) Io sono la porta delle pecore.

VANGELO
(Gv 10,1-10) Io sono la porta delle pecore.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni O Spirito Santo, perché siamo stati battezzati nel nome di Cristo Gesù. Vieni fuoco d’amore e guida la nostra vita attraverso la porta che ci condurrà direttamente nella casa del Padre, perché noi seguiremo il pastore buono che ci ha inviato.
L’immagine che oggi ci si presenta è quella del pastore attraverso il quale si può entrare in Paradiso.
Molti sono quelli che vogliono guidare la nostra vita, ci danno ” consigli ” pronti ad emarginarci se non facciamo parte della maggioranza, se non ci allineiamo.
A Gesù non importa nulla di quelle che sono le nostre origini, ci conosce, sa che siamo nati dalle varie etnie e famiglie del mondo, sa che siamo umani, e solo umani, ed è per questo che si è fatto uomo, per essere come noi e mettersi al nostro livello, per dimostrare che anche se Lui è nato giudeo, la salvezza di cui è venuto a farci partecipi è per tutti quelli che crederanno in lui ed ascolteranno la sua parola.
Capiamoci bene, ascoltare la sua parola significa anche metterla in pratica, farla diventare parte integrante della nostra vita, non certo ascoltare e poi fare tutto il contrario. Seguiamo docilmente il pastore buono, perché solo andando dietro a lui, impareremo la docilità, l’ umiltà, la forza di arrivare fino in fondo nel nostro cammino, fino alla porta del regno di Dio, seguendo quello che è stato prima di noi agnello immolato per amore nostro, tanto da essere l’unico degno di essere il conduttore di tutti noi al Padre.La prima scrittura è meravigliosa, ci sono tanti elementi in essa che nella mia mente quasi oscura il Vangelo, ed allora vorrei parlarne almeno un attimo.La visione di Pietro è chiara, è Dio stesso che gli comanda di portare la salvezza anche ai pagani, perchè anche per essi Gesù è venuto.Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi...quante volte con le parole si vorrebbe impedire alla Parola di agire. Quello che è triste è che chi dovrebbe fare come Pietro, è talmente occupato a chiudere la porta a chi vuole ascoltare, che non si accorge che Gesù è uscito per andare loro incontro.

sabato 25 aprile 2015

(Gv 10,11-18) Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

VANGELO 
 (Gv 10,11-18) Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito di starmi vicino e di portare la mia mente dove il Signore vuole. Perdona le mie imperfezioni e trasformami per sempre, tienimi lontano dai pericoli e dalle tentazioni, perché sono fragile e manda schiere di angeli a proteggermi. Ti prego, assistimi sempre.

A volte ci lasciamo condurre senza guardare bene chi stiamo seguendo. Molti sono quelli che si ergono a condottieri, a pastori, a guide del popolo, da sempre. Voglio approfittare del fatto che anche in questo vangelo è ripresa la parabola del buon pastore e la parola “conoscere” per riportare anche a voi alcuni pensieri. È questo “conoscere” di Gesù, questo entrare in confidenza, in comunione, che ci porta a vivere per fare della nostra e della sua vita, la stessa cosa. Nella Bibbia il termine conoscere significa conoscere in profondità. Conoscere non è informarsi, bensì aprirsi all’altro, alla comprensione, non rimanere alla superficie. Perché ciò avvenga è necessario l’ascolto dell’altro. L’altro si manifesta a noi se, come Dio, ci ritiriamo permettendogli di farsi conoscere per ciò che è, senza timore di giudizi, sicuro di essere ascoltato. Il CONOSCERE unito all'ASCOLTARE diviene CONTEMPLARE. Conoscere + ascoltare + contemplare = vivere in comunione.
Solo così saremo sicuri di capire da che parte stiamo andando, chi stiamo seguendo, e non con un distratto ascolto della parola di Dio.
A nostra volta potremo riferire le parole di Gesù e non le nostre, sapendo che Lui è il pastore e noi solo il suo gregge che risponde al Suo richiamo. Quello che mette in risalto Giovanni in questa pagina, è come il Buon Pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore, cosa che assolutamente è impensabile per i falsi pastori, che vengono per rubare la vita delle pecore e non per donare la loro in cambio della loro salvezza.
Pensando alle parole del Papa Francesco, vediamo che se uno vuole essere pastore, non può essere mercenario!
Ora vorrei lasciare un attimo il pastore ed entrare in un centro commerciale... un bambino piange, si è perduto! Una mamma lo vede e gli si avvicina, lo accompagna al centro direzionale, dove mandano con l' altoparlante, un messaggio per la mamma del bambino e finalmente si riabbracciano. Se sanno fare così anche le mamme terrene, figuriamoci la nostra mamma celeste, che invocheremo per chi si è perduto! Ricordate che nessun cuore è troppo duro da non poter essere penetrato dall'amore... e che forse qualcuno non è stato amato abbastanza....
Amiamo i fratelli lontani, perchè nessuno sia perduto!

venerdì 24 aprile 2015

(Mc 16,15-20) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

VANGELO 
 (Mc 16,15-20) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Ti prego, o Spirito Santo, di penetrare con tutta la tua forza nel mio cuore e di portarmi ai piedi di Gesù. Fa che io possa ascoltare la sua parola che scalda il cuore ed accende la mente, che sappia trasmetterla e più di ogni cosa, che io sappia viverla.

Il Vangelo di Marco è un pochino più brusco letteralmente degli altri, ma è certamente così concreto da scoraggiare qualsiasi persona voglia trovare scuse ancora, prima di fidarsi di Gesù. 
In ogni sua riga sembra dire: questo è Gesù, queste le parole che ha lasciato, questi i miracoli che ha fatto e questo è quello che ci ha comandato di fare: Andare in tutto il mondo ed annunciare il Vangelo. In eredità il regno di Dio, ma non solo in eredità futura. Essere in Cristo significa anche che Cristo è con noi.  Ai suoi discepoli egli assicura la sua presenza in tutto e per tutto. Conferma sua assistenza nelle difficoltà loro e degli uomini, e chiede loro solo di credere. Nel suo nome scacceranno i demoni, riceveranno i doni dello Spirito Santo e guariranno i malati imponendo su loro le mani; parole fino a pochi anni fa restavano un poco  nell' ombra, considerandole solo per i sacerdoti, o meglio ancora per i vescovi, ma oggi, con l' avvento dei vari movimenti carismatici, si è andati man mano alla riscoperta dei doni dello Spirito Santo.  
Sono di questi tempi le  parole di Papa Francesco che dice che si diventa apostoli per il solo fatto di ricevere il battesimo, quindi seguiamo le parole di Marco, che sono le parole che Gesù gli ha lasciato per  testimoniare la sua fede; per trasmettercela e darci la forza di diventare apostoli pienamente  perché la fede non è solo un vago sentimento, ma anche un impegno pratico a credere in  un contenuto di verità, che il credente deve conoscere sempre meglio, attraverso il Vangelo e non solo leggendolo, ma vivendolo in primis.


giovedì 23 aprile 2015

(Gv 6,52-59) La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

VANGELO
(Gv 6,52-59) La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Parola del Signore
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LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ascolta Signore la mia preghiera, fammi conoscere il tuo volere, fa che attraverso il tuo Santo Spirito, io sappia come agire, per essere in perfetta comunione con te, come sentirmi carne della tua carne, sangue del tuo sangue.
Gesù continua a parlare con i Giudei, e rincara la dose, - chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non ha in se la vita…- chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna…- chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me ed io in lui - … Lo dice in tutti i modi, ma i Giudei si mettono a discutere aspramente tra di loro.
Eppure Gesù era lì, insieme a loro, non potevano mettersi ai suoi piedi e parlare con Lui, chiedere a Lui stesso di fargli capire quello che non riuscivano interpretare? Perché stavano lì a discutere tra di loro? Perché non volevano capire, ma solo contestare e rifiutare.
Quante volte non capiamo i progetti di Dio su di noi, ed ecco che subito ci mettiamo a dire tutto quello che non va, perché proprio a noi, che cosa abbiamo fatto di male, e parliamo… continuiamo a discutere, ma non ci mettiamo ai suoi piedi per parlare con Lui.
Io non so Signore cosa vuoi da me, aiutami a capire, manda su di me il tuo Spirito e fammi trascinare dove tu vuoi che vada, fammi capire la tua parola, quella che oggi tu hai per me.
Io sono qui,voglio cibarmi di Te,voglio che tu sia ciò che alimenta la mia vita, voglio fare un unico corpo con te, voglio amarti come tu mi ami, voglio sentirti carne della mia carne ed essere così unita a te da sentirmi al sicuro tra le tue braccia, dal sentire che sei tu che vivi la mia vita, perché solo a te io la voglio affidare.
Tu unica via che porta al Padre nostro che è nei cieli dammi la tua mano, ed io ti seguirò?
Una piccola nota:per chi non conosce nulla sui miracoli Eucaristici,ne ho scelto uno che è senz'altro un segno per i dubbiosi.http://www.miracoloeucaristico.eu/

mercoledì 22 aprile 2015

(Gv 6,44-51) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

VANGELO
(Gv 6,44-51) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
 Prendiamo la bellissima preghiera di Colletta
O Dio, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberi da ogni errore, aderiamo sempre più alla tua parola di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Mettendo in relazione la prima lettura ed il vangelo di oggi, vediamo come è Dio che ci si fa incontro, per farsi conoscere. L’etiope può essere ognuno di noi, che va in Chiesa, aderisce alla lettura della parola, ma non sa riconoscere Gesù, perché non basta leggere, ma bisogna farsi coinvolgere nell’ amore di Dio.
Io spesso parto dalla preghiera di colletta per capire il senso della parola del Signore,oggi l’ ho scelta come invocazione iniziale, perché in essa è contenuto tutto quello che possiamo e dobbiamo fare.
La fede è un dono di Dio, fatto a chi sceglie di accoglierlo, ma credere in Dio, non basta,non possiamo dire di credere in Dio, se non riconosciamo il figlio che Lui ha mandato. Qui sta il nocciolo della questione, accettare il Figlio perché si ascolta la parola del Padre, che con Gesù si compie, trasformando questo Figlio in amore che nutre la nostra fame di verità.
  Anche i giudei onorano Dio, ne conoscono le letture, se le tramandano ancora, ma non hanno adempiuto pienamente la sua parola, perché non hanno riconosciuto in Gesù il Messia promesso. Non lo hanno accettato perché non era quello che loro speravano, non era un vincitore, un re ricco e potente, non veniva a portare gloria sulla terra, ma diceva che il suo regno non era di questo mondo…è difficile accettare di conoscere qualcuno, quando quello che ci propone non ci interessa, quando quello che cerchiamo è solo terreno.
 Noi Signore invece ti vogliamo conoscere, vogliamo che tu ci parli, che c’ indichi la via da percorrere, perché ci fidiamo di Dio e di Te, Signore nostro Gesù Cristo, perché solo attraverso di te, potremo entrare nel progetto di Dio per la nostra salvezza.
Continua il discorso del  pane di vita e penso che noi siamo il seme di Dio sparso sulla terra, per quanto tempo non importa, ma in ognuno di noi c'è un seme di Dio.
Quello che vediamo sulla terra è il risultato di quello che da noi è germogliato e, stando a quello che si vede oggi nel mondo, non sembra proprio che il risultato sia ottimale; c'è molta gramigna e zizzania che soffoca anche i germogli più buoni, ma verrà il giorno che la gramigna sarà strappata ed il seme buono, potrà crescere rigoglioso.
Nessuno può uccidere il seme buono in noi se non noi stessi, ricordiamolo sempre; gli altri ci fanno quello che ci lasciamo fare!

martedì 21 aprile 2015

(Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.

VANGELO
 (Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore

(Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.(
Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di assistermi nella lettura della parola da Te ispirata, perché mi possa giungere in tutta la sua verità, per Cristo nostro Signore.

Mentre i cristiani sono perseguitati, ed uno dei loro persecutori è Saulo,( che poi diventerà l'apostolo Paolo) gli apostoli, pieni di Spirito Santo, continuano ad operare prodigi nel nome di Gesù. Quando Gesù parla, come vediamo nel vangelo di oggi, non parla per conto suo ma perché mandato dal Padre, e quello che ci dice non cede spazio agli equivoci. Dio ci ama e ha scelto di farci partecipi del progetto di salvezza per noi attraverso il suo inviato, il suo figlio prediletto Gesù Cristo, il quale è morto in croce per noi, per dimostrare che con la sua morte e resurrezione, ci coinvolgeva tutti nel progetto di salvezza del Padre. Eppure nelle parole di Gesù c' è un campanello d'allarme che suona come una condanna, chi non riconosce Gesù come figlio di Dio, non si inserisce nel progetto di salvezza del Padre. Il fatto che persino Paolo, che abbiamo visto, assistere all' esecuzione del diacono Stefano, primo martire tra i discepoli a seguire Gesù nella persecuzione, ci deve far sperare per ogni uomo, anche per quello che sembra più crudele, perciò vi prego, non giudichiamo nessuno, ma mettiamo tutti nelle nostre preghiere. Sempre più vedo persone che giudicano anche per molto meno, sentendosi migliori di altri , e tremo al pensiero di come potremmo essere giudicati da Dio, visto la poca misericordia che abbiamo verso gli altri.

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lunedì 20 aprile 2015

(Gv 6,30-35) Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.

VANGELO
 (Gv 6,30-35) Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito di verità Forma in me un' anima innamorata della verità, di tutta la verità, della verità infinita.
Leggendo la pagina di oggi vedo che ancora i giudei cercavano segni, come quelli dati da Mosè, e non si rendevano conto che la loro ottusità gli impediva di capire che dovevano andare oltre quello che vedevano, quello che era tangibile. Vedevano Mosè e si fermavano a lui, non come strumento di Dio, ma come autore delle opere di Dio.
Mosè, ispirato patriarca li aveva salvati e portati fuori dall’ Egitto, dove erano tenuti schiavi, e saziati con la manna caduta dal cielo, e come allora dovevano rendere grazie a Dio, oggi devono vedere a Gesù come il pane vivo mandato da Dio, quel pane che è verità e che sazierà la loro fame e sete di salvezza, ma neanche questo gli riesce bene, e come meravigliarsi, se neanche gli apostoli, che pur avevano vissuto in stretto contatto con Gesù, avevano compreso!
Dacci Signore questo pane … diciamolo anche noi, ma non facciamo come loro, ascoltiamo la parola che Lui ci dà, perché la sua parola è verità e per noi è l’unica possibilità di vita eterna. Ascoltiamo e non facciamo che appena usciti dalla chiesa, ce ne siamo già dimenticati. Alla mensa del Signore, non andiamo come pavoni che fanno la ruota, in fretta, pensando agli impegni di dopo, ma mettiamoci davanti al Signore, desiderosi di essere sfamati, non con la presunzione di sapere, perché altrimenti non saremo capaci di ascoltare quello che Gesù ci dice e continueremmo a parlargli sopra.
La celebrazione Eucaristica è un momento in cui ci si riunisce intorno a Gesù, che si fa pane per noi, che spezza il pane con noi.Questa è la cosa più grande, non si va a messa per il sacerdote, che come Mosè, è soltanto un mezzo di Dio. C'è un segno più grande di tutti sull'altare, un miracolo Eucaristico che si celebra sugli altari di tutto il mondo, c'è Dio che nelle specie del pane viene per dare nutrimento duraturo alla nostra anima, come venne nella specie di uomo per dare a tutti gli uomini la salvezza eterna!
Se smettessimo di chiedere segni e cominciassimo a dargli i segni della nostra fede, come sarebbe felice il nostro povero Gesù! 

domenica 19 aprile 2015

(Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita

VANGELO
 (Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Parola del Signore

(Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.(Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA


Illumina spirito di Dio, il mio cuore, donami la sapienza di saper capire le scritture, perchè io non prenda abbagli , ma viva nella luce! Amen.

Perché cerchiamo Gesù? Che cosa vogliamo da Lui?  Gesù compie miracoli, è forse questo che cerchiamo? Un segno? A volte ci rivolgiamo a Lui solo perché le cose non vanno bene e  magari vorremmo che le sistemasse a modo nostro... Ma se ci fermassimo un attimo a comprendere, chi è Gesù, che cosa è per noi,  allora i mille altri interrogativi che avrebbero  una sola risposta: Gesù è colui che ci cambia la vita! Non importa quanto dovremo soffrire, lui ha sofferto per noi.  Se vogliamo seguirlo, sappiamo che saremo ostacolati, derisi, umiliati, in alcuni casi, persino uccisi, ma sappiamo che chi perde la vita per amore di Dio, la salverà nel regno di Dio. Questa è la nostra fede, che va oltre il miracolo, va
all' autore del miracolo più grande, va a chi ha saputo sacrificare la vita per tutti noi e questo non riesce a lasciarci indifferenti.  La sua parola è pane di vita, un pane che non ci darà beni terreni, ma spirituali, di quelli che ci serviranno per saziare la nostra anima, ma al tempo stesso è fiducia che non ci abbandonerà mai e che,  se sapremo fidarci pienamente di Lui,  cambierà la nostra vita totalmente ed anche il dolore con lui sarà gioia. Non ci promette una vita facile, ma ci renderà più facile ogni cosa.
Gli apostoli, i discepoli, il popolo, tutti cerchiamo Gesù, ma è lui che si fa trovare, si fa presente nella nostra vita quando meno ce lo aspettiamo.
Non ci fermiamo davanti a Gesù uomo, non ci fermiamo davanti al pane per il nostro corpo, perché è come cominciare un cammino ed invece di raggiungere la meta, girare intorno a noi stessi. Gesù  ci dice di credere, di avere fiducia in Lui, per riuscire ad andare con Lui, oltre i nostri limiti.
Molte persone cercano alternative alla nostra religione, al nostro essere Cristiani, cercano delle filosofie di vita che li sappiano condurre oltre, e spesso, si perdono nei meandri  di molte religiosità, vedi ad esempio le filosofie  Buddiste  e new age, in cui s’ insegue una felicità che non comporta obblighi religiosi concreti, e che esalta una spiritualità in cui l' uomo si pone al centro dell'universo.
Cerchiamo di conoscere le altre religioni e perdiamo di vista la nostra, nella quale siamo testimoni che  Gesù si è rivestito della nostra umanità per innalzarci alla sua divinità. Crediamo nell'opera di Dio e non cerchiamo sempre di sostituire Dio con il nostro Io. Con Gesù non seguiamo un guru qualsiasi, un profeta, ma Dio stesso, e lo facciamo con il suo aiuto. Non siamo mai soli, ma ogni sorta di aiuto ci viene dal cielo.