martedì 3 febbraio 2015

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

VANGELO
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: « Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Grazie o Spirito Santo di essere sempre così presente nella mia vita, di vivere costantemente nel mio cuore e accorrere al mio richiamo. Sei luce che spacca le tenebre, in ogni occasione; sei voce che grida nel deserto, la voce del Signore mio; sei l’impronta che Dio pone davanti a me perché ci metta il mio piede. Nulla ti è oscuro e nulla tu mi neghi. Ti adoro mio Signore che nella SS.Trinità, ci riempi della tua misericordia.
Seguire Gesù. Sappiamo quanto è difficile essere onesti, quanto ci costa essere cristiani, vincere la tentazione di fare come tutti; come è difficile essere compresi e non trattati da poveri dementi per questa nostra fede. A Gesù stesso fu riservato questo trattamento, figuriamoci a noi.
Non ci saranno certo belle parole e complimenti, anzi, a volte anche tra chi ha fede, tra chi vive nella stessa comunità Cristiana, ci saranno incomprensioni.
Pensate che, a Gesù, che non aveva colpe, non aveva mai dato scandalo con i suoi comportamenti, non aveva mai fatto del male a nessuno, lo hanno oltraggiato, fustigato, sbeffeggiato ed ucciso. Non speriamo di essere trattati meno duramente amici miei, noi che siamo anche peccatori….
Forse non ci uccideranno su una croce,ma vedrete come l'uomo riesce a trasformare il bene in male, quando segue satana e non Gesù! Gli uomini hanno molta più memoria dei peccati altrui che dei propri.
Una frase in questa pagina di Vangelo, mi porta a invitarvi, e a rinnovare a me stessa l ' invito a credere e a fare veramente posto alla parola di Dio nel nostro cuore:- E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.- Lasciamo che Gesù entri con tutto il suo ESSERE nel nostro cuore, facciamogli tutto il posto che riusciamo a fargli con la nostra disponibilità a fidarci di lui ed affidarci a Lui, non cerchiamo di voler fare, capire, agitarci come Marta, ma restiamo in ascolto di quello che lui ci indicherà con la sua parola… facciamogli posto nel cuore e nella mente e allora si che vedremo grandi prodigi, senza dover andare troppo lontano a cercare, ma ripartendo da dentro di noi. Potremo allora dire anche noi,ti cercavo fuori e ti ho trovato dentro di me, come ha detto Sant’Agostino in una delle sue pagine più belle. I nostri Santi, la loro vita, il loro modo di cercare e trovare Dio , sono esempi da imitare, perchè pur vivendo nel mondo , come tutti noi, hanno varcato la porta del Regno e ci insegnano come.
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Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t'amai,bellezza così antica e così nuova.
Eppure, Signore, tu eri dentro me, ma io ero fuori;
deforme com' ero, guardavo la bellezza del tuo creato.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t 'amai, bellezza così antica e così nuova.
Eri con me, e invece io, Signore, non ero con Te;
le tue creature mi tenevano lontano, lontano da Te.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
Tu mi chiamasti, e la Tua voce squarciò la mia sordità;
Tu balenasti e fu dissipata la mia cecità.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
Tu esalasti il dolce Tuo profumo ed ho fame e sete di Te;
mi hai toccato: ecco ora io anelo alla Tua pace.
Tardi t' amai, bellezza infinita,tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
(Sant'Agostino)
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Ogni volta che mi sento offesa, ferita, incompresa, aiutami o Santo di Dio ad unire le mie pene alle Tue, perchè se rifiutassi di patire con Te, come potrei pensare di vivere con Te.
Amen. 

lunedì 2 febbraio 2015

(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!

VANGELO
 (Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!
 Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’ altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O mio Santo Spirito, confortami.Con la Tua sapienza, consigliami.Con il Tuo amore, riempimi.Con la Tua luce, illuminami.Fa che ogni tua parola diventi la mia parola, per testimoniare la parola che porta luce e vita eterna in ogni cuore.
Marco in questo 5° capitolo del suo Vangelo ci ha accompagnato in questo andare e tornare di Gesù e degli apostoli da una riva all’ altra del mar Morto.
Gesù acclamato dalla folla e Gesù scacciato da chi ha altri interessi; come abbiamo visto nel vangelo di ieri, quindi possiamo vedere come l’incontro con lo stesso uomo sia accolto in maniera diversa, come nulla cambi nell’ accoglienza del figlio di Dio in base a quello che Lui offre, ma in base a quanto il cuore dell’uomo è disposto ad aprirsi.
Torna quindi sull’ altra riva con i suoi discepoli e trova la folla che lo aspetta, si accalca e lo tocca. Immaginate quante mani lo abbiano sfiorato, si siano aggrappate a Lui, ma c’è un tocco che non gli sfugge, che si distingue dagli altri: il tocco di chi l’ ha cercato con la spasmodica attesa di chi crede il Lui, di chi ha fiducia cieca, di chi vuole essere salvato e immerge con quel suo tocco tutta la sua anima in quell’ incontro. 

La donna rappresenta tutte quelle persone con delle ferite interiori che cercano la guarigione, ma quelle ferite così intime, che a volte non si vedono, ci debbono far pensare a quanto possano sanguinare, quanto possano indebolire e rendere fragili, specialmente quando ci troviamo davanti ad una persona che reagisce alle cose della vita, in maniera che ci può sembrare errata.
Anche Giairo si fa presso Gesù, crede sicuramente in Lui, nei suoi poteri di guaritore, altrimenti non si esporrebbe così (lui è uno dei capi della Sinagoga) e sappiamo bene che Gesù non era accettato dalla maggior parte di loro come il Messia.Hanno appena comunicato che la figlia è morta, ma Gesù dopo aver guarito la donna si rivolge a lui e dice: «Non temere, soltanto abbi fede!».Si reca a casa sua e trova la gente che piangeva disperata, allontana tutti ed alla presenza della mamma e del papà assicurò che la piccola non era morta, ma dormiva e le ordinò di alzarsi.
La fanciulla immediatamente si alzò e si mise a camminare.
Una cosa ancora per analizzare il comportamento di Gesù, chiede all’ uomo d’avere fede e ai parenti perché si agitano e piangono, sembra quasi una domanda senza senso, la bambina è morta, ed il dolore umano sfoga nel pianto, ma è evidente che Gesù lega tra loro vari elementi, ma non si esprime operando il miracolo apertamente, come fa in altre occasioni, perché?
Lo deridevano…alcuni dei presenti, che molto probabilmente era lì a piangere a pagamento (cosa in vigore all’ epoca) e che quindi non era spinto dall’ amore per la fanciulla a quelle lacrime, non essendo effettivamente addolorato non era interessato al fatto che la ragazza si salvasse, quindi non avendo niente che gli stesse a cuore da chiedere a Gesù, si permetteva di deriderlo e di rifiutarlo. Vediamo che quello che chiede è una nuova visione della vita e della morte, un superare le idee terrene della morte come la fine di tutto, perché Gesù che dice perché piangete, non è morta, sta dormendo è colui che crede nella resurrezione. Gesù quindi fa distinzione tra chi lo prega con cuore sincero e chi no, scaccia via chi finge dolore, allontana gli ipocriti; torniamo a scoprire che nessun peccatore è allontanato da Gesù, neanche il peggiore, ma l’ipocrita si.

domenica 1 febbraio 2015

Presentazione del Signore (Piccoli figli della luce)

Presentazione del Signore
XIX Giornata mondiale della Vita consacrata
 

«L'Anno della vita consacrata, che Papa Francesco ha indetto a cinquant'anni dal decreto conciliare Perfectae caritatis, acquista una singolare risonanza nella Giornata mondiale della vita consacrata, che celebriamo il 2 febbraio»: si apre con queste parole il Messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei (in corso a Roma fino a domani) diffuso oggi con il titolo «Portate l'abbraccio di Dio».
Nel testo, i vescovi sottolineano come la gente chieda alle persone consacrate «occhi che sappiano scrutare la storia guardando oltre le apparenze spesso contraddittorie della vita, che lascino trasparire vicinanza e possibilità nuove, che illuminino di tenerezza e di pace. È questo che contraddistingue chi mette la propria vita nelle mani di Dio: uno sguardo aperto, libero, confortante, che non esclude nessuno, abbraccia e unisce». Il messaggio prosegue dicendo: «È vero quello che scrive Papa Francesco nella sua Lettera a tutti i consacrati: ‘Dove ci sono i religiosi c'è gioia'. Ciò accade perché essi riconoscono su loro stessi, e in tutti i luoghi e i momenti della vita, l'opera di un Dio che ci salva con gioia. La stanchezza e la delusione sono esperienze frequenti in ciascuno di noi: benedetti coloro che ci aiutano a non ripiegarci su noi stessi e a non rinchiuderci in scelte comode e di corto respiro».
«Rallegriamoci dunque per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziando per una storia ricca di fede e di umanità esemplari e per la passione che mostrano oggi nel seguire Cristo povero, casto, obbediente - prosegue il Messaggio del Consiglio episcopale permanente -. I vescovi italiani ripongono grande fiducia in voi, sorelle e fratelli carissimi, soprattutto per il contributo che potete offrire a rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita cristiana, così da elaborare insieme forme nuove di vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide attuali». Dopo aver ricordato l'esortazione del Papa ai consacrati («Svegliate il mondo»), creando «altri luoghi dove si viva la logica evangelica del dono», il testo sottolinea che «le persone consacrate si legano all'amore assoluto di Dio per ogni uomo affinché nessuno vada perduto». 
Viene evidenziata poi anche la «felice coincidenza» di quest'anno che vedrà la celebrazione del quinto Convegno ecclesiale nazionale a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». «L'opera di tante persone consacrate - sottolineano i vescovi - diventi sempre più il segno dell'abbraccio di Dio all'uomo e aiuti la nostra Chiesa a disegnare il ‘nuovo umanesimo' cristiano sulla concretezza e la lungimiranza dell'amore». 
Fonte: Sir

"Nel cuore della Chiesa, per parlare agli uomini del Cielo".
La vita consacrata ricorda a tutti il primato assoluto di Dio e la ricchezza dei carismi suscitati dallo Spirito, che attualizzano nel mondo le opere meravigliose del Regno di Dio.
La loro testimonianza di vita, con la scelta radicale di Cristo, povero casto e obbediente, ci proietta nella dimensione del “già e del non ancora” e ci sprona a rispondere alla chiamata alla Santità.
Preghiamo per tutte le vocazioni  di speciale consacrazione a Dio
Testimoni della vita buona del Vangelo
«Vidérunt óculi mei salutáre tuum,
quod parásti ante fáciem ómnium populórum.»
La festività della Presentazione del Signore, di cui abbiamo la prima testimonianza nel secolo IV a Gerusalemme, venne denominata fino alla recente riforma del calendario festa della Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento della storia della sacra Famiglia, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione.
 La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di "presentazione del Signore", che aveva in origine. L'offerta di Gesù al Padre, compiuta nel Tempio, prelude alla sua offerta sacrificale sulla croce.

Questo atto di obbedienza a un rito legale, al compimento del quale né Gesù né Maria erano tenuti, costituisce pure una lezione di umiltà, a coronamento dell'annuale meditazione sul grande mistero natalizio, in cui il Figlio di Dio e la sua divina Madre ci si presentano nella commovente ma mortificante cornice del presepio, vale a dire nell'estrema povertà dei baraccati, nella precaria esistenza degli sfollati e dei perseguitati, quindi degli esuli.

L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima": Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio.
Non stupisce quindi che alla festa odierna si sia dato un tempo tale risalto da indurre l'imperatore Giustiniano a decretare il 2 febbraio giorno festivo in tutto l'impero d'Oriente. Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio 1 (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti". Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della "candelora". La notizia data già da Beda il Venerabile, secondo la quale la processione sarebbe un contrapposto alla processione dei Lupercalia dei Romani, e una riparazione alle sfrenatezza che avvenivano in tale circostanza, non trova conferma nella storia.

O Gesù, anche noi oggi,
come Simeone e la profetessa Anna,
ti stringiamo sul nostro cuore.
Loro videro un bimbo povero, avvolto in panni,
e credettero nella tua divinità;
noi vediamo un po’ di pane e crediamo in Te,
Vero Uomo e Vero Dio.
Vergine Santa, vieni accanto a noi con la tua preghiera,
fa’ che cresca la nostra fede
e sostienici nel cammino verso la patria
dove, finalmente, anche noi potremo contemplare
il tuo Gesù, Luce del mondo,
attesa e speranza di ogni uomo.

O Dio, fonte e principio di ogni luce,

che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone

il Cristo, vera luce di tutte le genti,

benedici + questi ceri



e ascolta le preghiere del tuo popolo,

che viene incontro a te con questi segni luminosi

e con inni di lode;  guidalo sulla via del bene,

perché giunga alla luce che non ha fine.

Per Cristo nostro Signore.


 
Troppi luccichii, Signore Gesù,
troppi luccichii confondono la nostra mente
e accecano il nostro cuore.
Il luccichio del successo e quello del piacere,
quello dell’ambizione senza misura
e del primo posto ad ogni costo.
E quando, con fuochi d’artificio,
passa quel momento, il cuore rimane nel buio
e la vita si trascina senza senso.
Che la tua Chiesa, luce posta sul candeliere,
sia solo riflesso di te
e chi vorrà cercarti
possa trovarti tranquillo
e gusterà quella pace e quella gioia
che solo chi ti incontra gusta per sempre.
Vieni, Luce del mondo, vieni!
E sarà gioia per tutti.



Guidami, dolce Luce
attraverso le tenebre che mi avvolgono.
Guidami tu, sempre più avanti!
Nera è la notte, lontana è la casa:
guidami tu, sempre più avanti!
Reggi i miei passi:
cose lontane non voglio vedere:
mi basta un passo alla volta.
Così non sono stato sempre, né sempre ti pregai
affinché tu mi conducessi sempre più avanti.
Amavo scegliere la mia strada,
ma ora, guidami tu, sempre più avanti!
Sempre mi benedisse la tua potenza:
anche oggi sicuramente
saprà condurmi sempre più avanti:
tra paludi e steppe,
per monti ripidi e abissi di torrenti
finché svanisca la notte e al mattino mi sorridano
quei volti d‘angelo amati a lungo un tempo
e per il momento smarriti.
Guidami, dolce Luce, guidami tu,
sempre più avanti!

(Card. Newman)



PREGHIERA A MARIA

O Maria, tu oggi sei salita umilmente al Tempio, 
portando il tuo divin Figlio e lo hai offerto al Padre 
per la salvezza di tutti gli uomini. 
Oggi lo Spirito Santo ha rivelato al mondo che Cristo 
è la gloria di Israele e la luce delle genti.
Ti preghiamo, o Vergine santa, presenta anche noi, 
che pure siamo tuoi figli,al Signore e fa' che, rinnovati nello spirito, 
possiamo camminare nella luce di Cristo 
finché lo incontreremo glorioso nella vita eterna.


Bellissima la preghiera intensa di Simeone
 che finalmente vede l'atteso: ora è sazio, soddisfatto,
ora ha capito, ora può andare, ora tutto torna.

La vita è così, bastano tre minuti per dare senso e luce a tutta una vita di sofferenze, tre minuti per dare luce ad una vita di attesa. L'importante è avere un cuore spalancato, capace, non rinchiuso dal dolore e dalla sofferenza, non asfaltato, non superficiale... Incontrare il Signore o intuirne la presenza, avere insomma fede, credere e sperare significa proprio mettersi in ascolto e attendere, anche tutta la vita se necessario.

Certo: duro è perseverare nell'attesa, eppure è una scommessa ardita che tutti siamo invitati a compiere perché la nostra intera vita diventi attesa di una risposta esaustiva e soddisfacente che - infine - colmi i cuori. Simeone ha visto la luce: la luce già c'era, già esisteva, già era manifesta, e lui la vede, lui se ne accorge.
La fede è un evento di apertura, è un accorgersi perché - lo so è un paradosso, che ci posso fare? - davanti al sole possiamo ostinatamente tenere gli occhi chiusi e dire: il sole non esiste.

Chiediamo al Signore di alleggerire il nostro cuore, di non permettere che la sofferenza o la superbia ci chiudano gli occhi al vero e al bene che risplende nelle pieghe del nostro martoriato e fragile tempo. A Maria Simeone profetizza sofferenza.

 Questa acerba adolescente che ha creduto nella follia di Dio
 si trova ora, per la prima volta, davanti alla misura della sua scelta: la misura dell'amore.

Maria sa che accogliere Dio le costerà fatica, e tanta.
 Sa che ormai la sua vita è e resterà diversa.
Eppure crede, vi aderisce, vi acconsente.

Perché amare può voler dire, in certe occasioni, patire.
Sia lei, oggi, a insegnarci a vivere l'amore fino alla fine,
a imparare a donare tutto di noi,
per tramutare il dono in concretezza,
il sentimento in gesto, l'amore in dono.



Preghiamo

Dio onnipotente ed eterno, nella festa della Presentazione al tempio
del tuo unico Figlio fatto uomo, concedi anche a noi
di essere presentati a te pienamente rinnovati nello Spirito.
O Dio, che hai esaudito l'ardente attesa del santo Simeone,
compi in noi l'opera della tua misericordia;  
tu che gli hai dato la gioia di stringere tra le braccia,
prima di morire, il Cristo tuo Figlio, concedi anche a noi
con la forza del pane eucaristico di camminare  incontro al Signore,
 per possedere la vita eterna.
Per Cristo nostro Signore
Amen

in sottofondo musicale : " Nunc dimittis" Aled Jones



(Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

VANGELO 
 (Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito del Signore, vienimi accanto, ispira il mio cuore all'ascolto della parola di Dio, fa che mi percuota dentro e rimuova in me le scorie della mia subdola umanità.
Torna questa pagina di cui ho parlato già ( http://bricioledivangelo.blogspot.it/2014/02/lc-222-40-i-miei-occhi-hanno-visto-la.html ) ma ancora una volta voglio tornare a rileggerla con voi, perchè non voglio essere io a dire ma il mio desiderio è quello di portare per noi tutti,me per prima,quello che lo Spirito di Dio desidera che noi conosciamo oggi.
Cominciamo con il rileggere la preghiera di colletta, che è la preghiera che il sacerdote recita a nome di tutta l'assemblea e alla quale rispondiamo amen, che oggi è particolarmente bella: Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito. Amen.
Tutte le letture che seguono, ci mettono di fronte a quello che sta per accadere; il profeta Malachia annuncia che verrà il messaggero di Dio e che porterà un messaggio di salvezza, che solo allora, solo attraverso di lui potremo essere liberati.
Dio che si fa uomo, non rifugge la legge, anzi Luca nomina per ben 5 volte la parola legge, proprio per farci comprendere quanto sia importante la legge che Mosè aveva lasciato per il popolo ebraico, che  era anche la legge della società civile oltre alla legge morale.
Aveva atteso tanto il vecchio Simeone; Anna anche era anziana e sembra quasi che sia la loro saggezza che gli fa riconoscere in quel bambino, il redentore.
Giuseppe e Maria si stupivano delle cose che dicevano di Lui, non capivano cosa sarebbe stato di loro e di quel figlio donato da Dio.
L'offerta che si faceva al tempio, era per comperare i figli primogeniti, che erano offerti a Dio, ma quel figlio, era veramente un dono speciale del Signore che non costò solo due tortore, ma che offrì la sua vita in cambio della nostra salvezza.
Egli fu definito da Simeone " luce per rivelarti alle genti" perchè Dio si rivela all'uomo attraverso Gesù Cristo, e noi celebriamo con le candele benedette la giornata della "candelora" e dobbiamo come quella luce accesa, essere luce per i nostri fratelli, rispondendo all'invito che Papa Francesco ci fa, nell'Evangeli Gaudium, di essere una Chiesa in uscita, che porta la luce del Signore nel mondo.

sabato 31 gennaio 2015

(Mc 1,21-28) Insegnava loro come uno che ha autorità.

VANGELO 
 (Mc 1,21-28) Insegnava loro come uno che ha autorità. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
Io non mi contento mai di te o mio Signore,vieni ti prego a parlarmi con la tua parola, vieni a scriverla nel mio cuore che è tuo, secondo la Tua divina volontà.

I primi di gennaio abbiamo già incontrato questa parola, ma oggi sento che il Signore vuole raccontarci qualche altra cosa, qualcosa che nasce dal considerarci peccatori.
Siamo così pieni di noi stessi, che spesso vediamo lo spirito del male in tutto, meno che in noi stessi, ed invece potremmo fare un bell'esame di coscienza per capire quanto siamo in pericolo.
Tutti furono presi da timore.. perchè davanti a Gesù ci si deve interrogare veramente, ci si deve chiedere: ma io sto facendo il volere di Dio?
Oggi ho letto in un post di don Mauro Leonardi: "Gesù non è indifferente a me perché mi ama, non perché è Dio”.
Quindi davanti a questo amore ,  devo interrogarmi almeno con sincerità, e già alla prima domanda che mi pongo, resto al palo....
Io amo tutti i miei fratelli ? Ne amo almeno alcuni per cui darei la vita? Ne amo anche uno solo?
Davanti a questo Amore così grande, non posso continuare a mentire a me stessa.... io non sono capace neanche di un amore infinitamente piccolo!
Come posso pensare di fare la volontà di Dio se non imparo ad amare?
Dio non vuole da noi che conosciamo le regole, che sappiamo tutto sulla teologia, che conosciamo la sua parola di verità.,ma che viviamo prima di tutto la carità!
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venerdì 30 gennaio 2015

(Mc 4,35-41) Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

VANGELO
(Mc 4,35-41) Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’ altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’ era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, donami la tua luce, per capire come applicare nella mia vita la tua parola, perché possa portarti con me nella vita di tutti i giorni. Amen.

Questa pagina del Vangelo, ha molte sfaccettature, guardiamo per prima cosa il fatto in se stesso: c’è una barca sulla quale far salire Gesù, immaginiamo che questa barca sia la nostra vita e viviamola con Gesù nel cuore.
Poi vediamo che Marco ci parla anche di altre barche che si trovavano in quel mare, e che andavano tutte dalla stessa parte, verso l’altra sponda; questo mi fa pensare ad altre persone che come noi cristiani vivono la loro vita cercando di andare verso l’altra sponda come noi.
Poi arriva la tempesta, e qual è quella vita in cui non c’è qualche difficoltà, più o meno grave.
Avere Gesù nella propria vita, non ci rende immuni da momenti difficili, o addirittura da croci che sembrano insormontabili, perché Gesù non è un amuleto, o un portafortuna, ma come vediamo nella scena che l’evangelista ci presenta, nella difficoltà, i discepoli lo chiamano, lo invocano, gli chiedono aiuto.
E gli altri, quelli che non sono sulla barca con lui, gioiscono anche loro dell’intervento divino, non vengono esclusi, eppure Gesù comanda la natura, ordina alle acque di chetarsi, poteva farlo solo per la sua barca, ma è evidente che non vuole escludere nessuno.
La domanda dei discepoli: “Maestro, ma non ti importa se siamo perduti ?” Non rimane senza risposta, è in quel momento che Gesù interviene solo dopo la richiesta dei discepoli. Il libero arbitrio che Dio ci ha dato, la libertà di decidere spingono Gesù ad intervenire nella nostra vita solo dopo la nostra richiesta, dopo la nostra preghiera e ci chiede perché abbiamo paura se lui è nella nostra vita, non abbiamo forse abbastanza fede?
È infatti questo il punto, se il Signore guida le nostre azioni, la nostra vita, non dobbiamo temere nulla, non sarà il mondo terreno quello a cui faremo riferimento, ma il regno dei cieli che è già entrato a pieno diritto nella nostra vita.