domenica 27 luglio 2014

AL CUORE EUCARISTICO DI GESU’ PER OTTENERE SACERDOTI PER IL REGNO DEL DIVIN VOLERE (LUISA PICCARRETTA)

AL CUORE EUCARISTICO DI GESU’ PER OTTENERE SACERDOTI PER IL REGNO DEL DIVIN VOLERE (LUISA PICCARRETTA)



Mio dolcissimo Gesù, entro nella Tua SS. Umanità, attraverso questi veli Eucaristici, per penetrare nel tuo SS. Volere.  Qui vengo a pregarti, a glorificarti, a lodarti per tutti, ma in modo particolare per i fratelli Sacerdoti, parte primaria della tua Chiesa.

Inabissato nel chiostro della mia beata nullità, ma sorretto e nutrito dalla Potenza del Santo Volere Trinitario, faccio mio il Fiat con cui stai istituendo il Santo Sacrificio Eucaristico, frutto della tua perfetta immolazione sulla terra e di quella moltiplicata all’infinito nell’Eucaristia.

Vita mia Gesù, ricchezza divina della mia anima, contemplo in quest’Ostia Santa il Regno del Divin Volere sulla terra, perché vedo come da un purissimo cristallo ogni singola anima rifatta da Te nel tuo Volere, che rende gloria perenne al Padre, uguale come Adamo allo stato d’origine.   Ma, o Gesù, Ti contemplo in modo speciale a capo di tutti i tuoi e miei figli Sacerdoti, l’esercito in cui hai depositato la Potenza del tuo Fiat e l’infinità dei Tesori Divini, perché trasmettessero ed infondessero la Luce del tuo Volere, affinché si sviluppasse fino a raggiungere la stabilità e l’estensione del tuo Regno sulla terra.

O Gesù, Ti prego insistentemente per i tuoi Ministri, perché possano essi aprirsi alla Verità del Divin Volere ed assorbire i tesori della tua Vita d’immolazione, di Vittima perenne, di annullamento vitale della umana volontà, di Sacrificio integro, e solo e sempre per la Gloria del Padre.

Mio Gesù, la mancanza di vita sacerdotale nei sacerdoti costituisce nella tua Passione e nella tua Chiesa una parte doppiamente dolorosa, che non viene né riparata né supplita.

Sì, o mio amato Gesù, ascolto di continuo e con insistenza il tuo invito a riparare per i sacerdoti, a rifare i sacerdoti, a fare ciò che essi non fanno, mediante anime misticamente sacerdotali.

Eccomi pronto, o Gesù, racchiuso nel tuo Fiat Eucaristico;  a nome di tutti i fratelli Sacerdoti, faccio mia, nel tuo Volere, la tua Vita Sacerdotale, la tua perfettissima immolazione di volontà al Padre, e ripeto con Te ed in Te le parole vitali della Consacrazione:  Ecco il mio Corpo, Ecco il mio Sangue, Ecco la mia volontà, perché la sacrifichi e la trasformi nella tua, entro la Quale raccolgo le volontà di tutti i fratelli sacerdoti, per offrirle al Padre come un fascio di Gloria.

Questa offerta intendo continuamente ripeterla ed estenderla da un confine all’altro della terra, ove ininterrottamente viene celebrato il Sacrificio Eucaristico, inclusi anche quelli possibili da celebrarsi ma eliminati per mancanza di fedeltà di coloro che Ti hanno posposto al piacere terreno.  In queste concelebrazioni Eucaristiche metto nel tuo Santissimo Volere tutto il clero, con a capo il Santo Padre il Papa, fino al più piccolo seminarista, e tutte le anime che con l’offerta della propria volontà vivono il Sacerdozio Mistico secondo il Volere del Padre.

O Gesù, immerso, sperduto nel tuo Santo Volere, voglio vivere in Te la Vita Eucaristica, nell’immolazione perfetta, nel silenzio, nel nascondimento, nell’abbandono, nell’adorazione e ringraziamento perenne, solo pregando e riparando per i sacerdoti tutti, perché prestissimo si ravvedano e ritornino a prendere il proprio posto con Te sulla Croce.

Mamma Santissima, Regina del Fiat  Eucaristico Sacerdotale, e quindi Regina dei sacerdoti, fa’ che questi figli tuoi rientrino nell’autentica vita sacerdotale, e che non offuschino i tesori di grazie divine depositati nel loro Ministero.

Mamma bella li voglio tutti riuniti sotto la tua guida, sorretti dalla tua materna protezione, perché possano attingere da Te, Sacerdote per eccellenza, perché unita perfettamente al Sacerdozio di Gesù, il vero spirito sacerdotale: la Vita del Divin Volere, in tutta la sua perfetta immolazione.

Maria Santissima, Madre e Regina dei sacerdoti, affretta il Regno del Divin Volere nei sacerdoti e nella Chiesa di Gesù.

Luisa, sposa diletta dell’Altissimo, rapisci il cuore di tutti i chiamati al ministero sacerdotale.  Infondi in loro il Dono del Divin Volere, affinché possano guidare il gregge affidato con la manna purissima della Divina Volontà, in preparazione al suo Regno sulla terra così com’è in Cielo. Così sia.

O mio Gesù, mi unisco alle tue suppliche, ai tuoi patimenti, al tuo amore penante.Dammi il tuo Cuore, affinché io senta la stessa tua sete per le anime consacrate a Te e, con i miei palpiti, Ti restituisca l’amore e gli affetti di tutti.  Permettimi di andare da tutte e di deporre il tuo Cuore in loro. Al suo contatto si riscaldino le fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate, ed in loro ritornino le tante grazie respinte.

Ed io, per consolarti, o mio Gesù, faccio scorrere il mio palpito nel tuo Volere per dirti in tutti i palpiti: “Ti amo, Ti amo!”, e muovendomi nel tuo Volere, Ti do gli abbracci di tutti, affinché stretto a Te, abbracciato dalle tue braccia, nessuno più Ti offenda e tutti Ti amino, Ti adorino, Ti benedicano e facciano tutti la tua Santa Volontà. Il fuoco del tuo Amore che, unito a Te, io depongo nel cuore di tutte le anime a Te consacrate, bruciando ogni debolezza di umana volontà faccia salire da ogni loro labbro la preghiera:

 “Mio dolce Gesù, chiudimi nella tua Volontà, affinché non veda, non senta, non tocchi che il tuo Santo Volere, e con la sua potenza formi tanti Gesù nei miei atti per riempire Cielo e terra della Vita Divina.
Mio Gesù, mi chiudo nel tuo Volere affinché respiri col tuo respiro per respirare col respiro di tutti e cambiarli in tanti baci affettuosi per Te.

Mamma Regina, sii Tu la mia guida, la mia maestra e non permettere che faccia anche un sol respiro senza della Divina Volontà”.  (Cfr. le  Preghiere di Luisa)

http://www.preghiereagesuemaria.it/preghiere/al%20cuore%20eucaristico%20di%20gesu%20per%20ottenere%20sacerdoti%20per%20il%20regno%20del%20divin%20volere.htm

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http://www.preghiereagesuemaria.it/la%20divina%20volonta.htm


sabato 26 luglio 2014

(Mt 13,44-52) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

VANGELO
 (Mt 13,44-52) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 
 Dal Vangelo secondo Matteo

 In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Spirito d’amore vieni in noi; Spirito consolatore, vieni in noi, Spirito di preghiera vieni in noi; Spirito di adorazione, vieni in noi. Santo Spirito vieni in noi.
Spirito di potenza, vieni in noi; Spirito liberatore, vieni in noi. Santo Spirito vieni in noi! 

Il regno dei cieli ha dei connotati ben precisi, non facili da misurare con la nostra metrica di uomini, ma semplicissimo se lo vediamo dal punto di vista di Gesù.
"Il regno dei cieli"  è un’espressione tipica di Matteo che significa il regno di Dio, quindi non un regno nell’ aldilà, ma il regno di qua, un’alternativa alla società nella quale viviamo. Ebbene Gesù presenta questa alternativa come "Simile a un tesoro",  il termine tesoro apre e chiude il brano liturgico di oggi, "nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia", letteralmente “per la gioia”.Il tesoro trovato fa pensare che sia giusto cercare ancora,per questo vende tutto quello che ha e compra tutto il campo, perchè quel tesoro vale più di ogni altro avere. Questo tesoro è Dio che entra nella nostra vita e la trasforma in una cosa di estremo valore.
Tutti siamo uguali agli occhi di Dio, e se lo cerchiamo con fede, Egli non tarderà a farsi trovare.
Noi crediamo sempre di sapere che cosa conta nella vita, che cosa è importante per essere felici, per sentirsi apprezzati. Gesù è così diverso da noi… non cerca nel mondo l’onore, non fa cose che lo fanno essere simpatico, anzi. Vediamo come è diverso da noi quando invece di cercare l’appoggio dei potenti scribi e farisei del tempio, li attacca e li chiama sepolcri imbiancati, falsi e ipocriti.
Scopriamo che ama gli ultimi, quelli scartati da tutti, quelli che per molti meritano di morire in solitudine come i lebbrosi, proprio da quegli uomini che temono di essere contagiati dalle malattie del corpo.
Vediamo che la Maddalena e tanti altri peccatori, anche degli indemoniati, sono guariti e perdonati da Gesù, mentre noi siamo sempre pronti al giudizio.
Alla fine di questo vangelo, troviamo le istruzioni per chi vuole appartenere a Cristo: costruire con Gesù, la nostra vita.
Impegniamoci per fare della stessa uno specchio su cui riflettere la parola di Dio, vissuta in semplicità e preghiera. Non piacerà a chi cerca specchietti per le allodole, ma abbaglierà che volge lo sguardo verso Dio.

venerdì 25 luglio 2014

Sant' Anna e San Gioacchino

Sant' Anna e San Gioacchino
Genitori della Beata Vergine Maria
Nonni di Gesù
26 Luglio 
Anna e Gioacchino sono due santi venerati come genitori di Maria, madre di Gesù.
Non sono mai nominati nei testi biblici canonici;
la loro storia fu narrata per la prima volta nei Vangeli apocrifi.

Secondo la tradizione Anna e Gioacchino, con Maria bambina, abitavano a Gerusalemme nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia, laddove ci sono i resti della piscina di Betzaeta. Oggi nel luogo dove avrebbero abitato e dove sarebbe cresciuta Maria sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo, dedicata a sant'Anna e custodita dai Padri Bianchi.
Anna e Gioacchino
A chi si può paragonare questa coppia le cui sante preghiere sono state esaudite in modo così straordinario che essa ha generato la Madre del Figlio di Dio?
Le Sacre Scritture non parlano direttamente
dei genitori della Vergine Maria.
Sappiamo semplicemente che Maria è allo stesso tempo fidanzata ad un uomo, Giuseppe, della tribù di David e parente di Elisabetta, sposa di Zaccaria, Sommo Sacerdote.
 I suoi genitori erano dunque legati alla tribù di David ed alla tribù di Levi.

La tradizione cristiana ci trasmette il nome dei genitori di Maria:
Gioacchino e Anna e ci dice anche il luogo della loro casa,
a Gerusalemme, vicino al tempio.
C' è una tradizione molto antica che risale al racconto apocrifo di Giacomo. 
Le meditazioni cristiane sui genitori di Maria sono di una grandissima profondità in un equilibrio teologico prezioso per la vita spirituale:
C'è una continuità ed una novità: Maria è senz'altro la discendente naturale
 dei suoi genitori ma allo stesso tempo c'è in Maria una novità
che non può venire soltanto dalla natura.
La continuità:
Maria è parte del popolo, della Chiesa, e si sottolinea il merito e la crescita dell'umanità
che si prepara all' Incarnazione.
- Maria è in lotta contro il male. Si leggeranno in questo senso le omelie di N. Cabasilas, bizantino; la lettura mariana di genesi 3,15 fatta in Ineffabilis Deus (dogma romano dell'Immacolata Concezione).

- Dal momento che Sant'Anna e San Gioacchino hanno compiuto perfettamente la legge,
 il loro frutto è stato Maria (N. Cabasilas, bizantino).

- Si parla d'una concezione naturale da parte di Anna e Gioacchino
 (Giustino Popovitch, ortodosso e quasi tutta la tradizione cristiana). 
Attenzione, se si è esclusivamente nella continuità senza vedere anche la novità, si rischia di condurre una vita del tutto umana, senza dimensione carismatica, senza i frutti dello Spirito Santo (amore, pace, mitezza ecc....) che vengono dall'alto.
Ma se si dimentica questa continuità, Maria non è imitabile, e tutto ciò che ha preceduto Maria non ha alcun significato: Dio sarebbe ripartito da zero.
La novità:
In questa linea, Maria è parte mistero del Cristo,
poiché la novità di Maria viene dalla novità del Cristo, Verbo incarnato.
- La novità la si è a volte voluta vedere suggerendo una concezione verginale di Maria da parte dei suoi genitori (alcune versioni dell'apocrifo di Giacomo).
- In oriente, la novità s'esprime dicendo ad esempio che " la natura non può portare nulla alla generazione della Tutta Pura" o che Maria "è creata al modo del primo uomo, Adamo.
 (N. Cabasilas, bizantino).

- Nella Chiesa Cattolica romana, il dogma di l' Immacolata Concezione
 esprime questa novità.
Questa dimensione sottolinea la sete di salvezza, l'importanza della preghiera, 
la grazia di Dio, il dono di Dio. 
Se si è esclusivi in questo senso dimenticando la continuità,
si rischia di volere vivere la trascendenza perdendo il senso della nostra responsabilità,
 oppure si può fare una ' mariologia dei privilegi' dove Maria non è più imitabile
 (Santa Teresa di Lisieux aveva reagito contro tali eccessi).
 
Conclusione
L'interesse per i genitori di Maria supera di gran lunga il folclore o l'immaginario, riguarda il senso della vita. Maria è la discendente naturale dei suoi genitori (lo sforzo delle generazioni passate è stato utile) ed allo stesso tempo c'è in Maria una novità che non può venire soltanto dalla natura: Maria è l' esaudimento di una preghiera. 
Leggendo attentamente le tradizioni, constatiamo che la Chiesa d'Oriente come la Chiesa d'Occidente hanno sempre cercato di esprimere le due dimensioni dell' amore divino.
 Dio è amore; Egli ci ama responsabilizzandoci;
ci dona perché possiamo meritare i doni che Egli vuole nuovamente farci.

Sant'Anna e San Gioacchino,
rappresentano un pezzo fondamentale della storia della salvezza.
Davvero preziosa è la loro eredità,
se essa è costituita dalla persona stessa del Verbo incarnato!
Il loro nipote è Gesù Cristo, Dio generato nella carne umana da Maria.


Gesù dice Dai frutti conoscerete la pianta

Dalla santità del frutto, cioè di Maria, Immacolata fin dal concepimento,
colei che doveva diventare il tabernacolo vivente del Dio fatto uomo,
deduciamo la santità dei suoi genitori :
Anna e Gioacchino.


Celebrare la festa dei “nonni” di Cristo,
significa per la Chiesa prendere sul serio, fino in fondo,
l’inserzione di Dio stesso nelle generazioni umane.

Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (grazia),
Gioacchino in ebraico significa Dio rende forti.

Sant'Anna, madre della Beata Vergine Maria,
è patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti,
viene spesso ritratta con un mantello verde, il colore delle gemme a primavera,
perché dal suo seno è germogliata la Speranza del mondo.

Mancando nei Vangeli ogni accenno ai genitori della Vergine,
i nomi dei genitori di Maria si conoscono dall'apocrifo
'Protovangelo di Giacomo' (II Sec.)
dal quale emergono due biografie dense di fede e di tenerezza.

Il Protovangelo inizia la sua narrazione con gli eventi
che cambiarono la vita di Gioacchino e Anna.

Gioacchino era un uomo molto ricco,
che faceva le sue offerte al Tempio in misura doppia,
dicendo: “Quello che do in più sia per tutto il popolo”».

Ma quest’uomo ricco e pio viveva il grande dolore di non aver avuto figli
in vent’anni di matrimonio con la sua pia sposa Anna.

Egli si ricordò del patriarca Abramo, al quale Dio,
nella vecchiaia aveva concesso un figlio, Isacco.
Profondamente afflitto Gioacchino si ritirò nel deserto per quaranta giorni:
«Non scenderò di qui né per mangiare né per bere,
finché il Signore mio Dio non mi avrà guardato benignamente,
e la preghiera sarà per me cibo e bevanda».

Anna intanto viveva un duplice dolore:
«Piangerò la mia vedovanza, e piangerò la mia sterilità»,
e implorava il Signore dicendo:
«Benedicimi ed esaudisci la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara».

Ed ecco che l’angelo del Signore le si presentò davanti:
“Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai,
e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.

E Anna rispose: “Se io metterò al mondo un figlio lo darò come offerta al Signore
mio Dio e starà al suo servizio per tutti i giorni della sua vita”.

Gioacchino, avvertito da un angelo, ritornò a casa da sua moglie,
che appena lo vide arrivare gli si appese al collo piena d’emozione
«Ora so che il Signore Iddio mi ha grandemente benedetta».

Dopo nove mesi Anna diede alla luce una bambina, alla quale mise il nome Maria.
 

Quando la bambina ebbe compiuto tre anni fu portata al Tempio,
dove venne accolta dal sacerdote che, la benedisse dicendo:
«Il Signore ha glorificato il tuo nome per tutte le generazioni,
in te alla fine dei tempi il Signore manifesterà la sua redenzione per i figli d’Israele».

Pur nella discordante letteratura apocrifa, il fondamento storico,
è probabilmente arricchito da elementi secondari,
copiati dalla vicenda della madre di Samuele.

 

La tradizione cristiana ha comunque, accolto e venerato
Gioacchino e Anna come i genitori della Vergine.
Il culto di Gioacchino e di Anna è molto antico,
si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente
Il culto di Sant'Anna è documentato in Oriente nel VI Sec.,
in Occidente nel X Sec.,
quello di San Gioacchino nel XIV Sec.
La Chiesa li festeggia il 26 Luglio.


PREGHIERA A SAN GIOACCHINO

O grande e glorioso san Gioacchino,
quanto sono felice pensando che fosti eletto fra tutti i santi
a cooperare ai divini misteri e ad arricchire il mondo
della Madre di Dio, Maria Santissima!

Per questo singolare privilegio divenisti potentissimo
presso la Madre e il Figlio, per ottenerci le grazie necessarie.

Con tale fiducia ricorro alla tua protezione e ti raccomando
tutte le necessità mie e della mia famiglia, spirituali e temporali;
ti raccomando inoltre la grazia particolare che desidero
e che attendo dalla tua paterna intercessione...(chiedere la grazia)
e poichè fosti modello perfetto di vita interiore,
ottienimi il raccoglimento e il distacco da tutti i beni passeggeri
di questa terra e un amore vivo e perseverante a Gesù e a Maria.

Ti prego d'implorare per me all' Eterno Padre devozione
e obbedienza sincera alla santa Chiesa e al sommo Pontefice che la governa,
e ti prego di chiedere al Signore che io possa vivere e morire
nella fede, speranza e carità perfette,
invocando i nomi Santissimi di Gesù e di Maria, e salvarmi.
Amen.

PREGHIERA A S.ANNA

O benedetta fra le madri,
gloriosa Sant'Anna che aveste per figliola
a voi soggetta ed obbediente la Madre di Dio,
ammiro l'altezza di vostra elezione
e le grazie di cui adornò l'Altissimo !
Mi unisco a Maria Santissima sempre Vergine
nell'onorarvi, nell'amarvi, nell'affidarmi alla vostra tutela.
A Gesù, a Maria ed a Voi consacro tutta la mia vita
come un umile tributo della mia devozione;
Voi ottenetemi che passi per me santa e degna del Paradiso.
Così sia.

O benignissima S. Anna ,
madre ideale della Vergine Maria,
nonna fortunata di Cristo Signore,
esaltata con gioia dal popolo cristiano ,
sollecitato dalla tua santità ti supplico
di ottenermi dal Signore la remissione
di tutti i peccati commessi con pensieri,
parole, opere ed omissioni, perché dalla
rinnovata profondità della coscienza può
germogliare quella novità di vita che tutti
affannosamente cerchiamo.

La tua vita, o grande Santa, sia per me un
forte stimolo a vivere di fede, di speranza e
di carità, nel nome del Signore. Con te nella
vita, soprattutto nel'ora del dolore voglio unirmi
a Dio, fonte e traguardo degli umani sospiri, e
la tua parola sia per me luce e forza come lo fu per te.

E' così che voglio cantarti la mia lode e manifestarti
la mia devozione. A te ricorro con ferma fede, invoco
la tua protezione della quale non dubiterò mai ed
imploro la tua tenerezza e la tua assistenza.
Tu dunque, o S. Anna, dolcissima speranza mia, poiché
non hai mai abbandonato i tuoi devoti, consola anche me
con l'ottenermi dall'Altissimo la grazia di cui ti
supplico...(chiedere la grazia).

Sostienimi infine, o potentissima S. Anna nell'impegno
di moltiplicare, giorno dopo giorno, atti di giustizia,
di fraternità e di perdono per contribuire a costruire
un mondo nuovo, degno dell'uomo e del cristiano, e
per accendere così nel cuore dei fratelli la luce della
speranza nelle nuove terre e cieli nuovi promessi da Dio.
Amen
 
Preghiamo :
O Dio dei nostri padri, che a Sant’Anna hai dato il privilegio di avere come figlia,
Maria, madre del Signore, per sua intercessione concedi ai tuoi figli
di godere i beni della salvezza eterna.
Per Cristo nostro Signore.
Amen

                                                                                                                                                                     

(Mt 13,24-30) Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.

VANGELO
(Mt 13,24-30) Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Snto Spirito e guidami tra le righe della tua parola, dammi la mano per camminare accanto a te e per vivere con te questa parabola.
Le parabole hanno uno scopo, ed in questa è espresso chiaramente: dare un' immagine concreta al regno dei cieli.Gesù ci ha detto chiaramente che il suo regno non è di questo mondo, dove siamo noi a decidere come vivere,ma nel regno dei cieli,sarà lui a trarre le conclusioni della nostra vita.
Sa perfettamente che dobbiamo lottare con le tentazioni, che satana riesce ad ingannarci ed abbindolarci con facilità e, ci spiega tra le righe, che questo avviene perchè come le piantine si confondono con la zizzania,anche noi ci lasciamo contagiare dal peccato. 

Le regole non sono mai piaciute a nessuno, e ancor più difficile è rispettarle quando ci si frequentano altre persone che non le rispettano. Ma ci è anche il lato positivo dello errore, ed è che sbagliando strada, capiamo che il mondo con le sue passioni, non ci rende nè liberi, nè soddisfatti, nè felici, ma anzi, sembra aumentare il nostro disagio, aumentando la nostra trasgressione.
 L'insoddisfazione è sempre latente e conduce pian piano nella rete del peccato, fino a che , neanche il peccato appassiona più e al risveglio dell' inebriatura, non resta nulla nel cuore,se non un vuoto assordante.Altro discorso invece è la ricerca della santità, cammino difficile, ma affascinante, che invece non finisce mai di infiammare il cuore, che concede al cuore più che al corpo e lascia emozioni immense e non fuggitive. 

giovedì 24 luglio 2014

(Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.(Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.



VANGELO
(Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore
                                    (Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.(Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, di entrare nel mio cuore, per fare posto alla persona nuova che Gesù vuole per me. Te lo chiedo per vivere in comunione con Cristo nostro Signore. Amen.
Giacomo e Giovanni seguirono Gesù, senza avere tentennamenti, gli furono vicini nel Getzemani, nella trasfigurazione e in molte occasioni importanti della sua vita, per questo forse, la mamma pensava che era giusto stessero al fianco di Gesù nel suo regno. Onore e gloria… noi uomini cerchiamo sempre questo; siamo uomini, e rimaniamo uomini, con i nostri difetti e i nostri miseri pregi, noi non capiamo mai, neanche quando la fede è forte, neanche quando abbiamo Gesù vicino al cuore, che il nostro ruolo non è apparire, ma servire. Vogliamo apparire, essere i primi, farci vedere migliori di quello che siamo, anche a volte solo per noi stessi, come se guardandoci allo specchio e vedendo la nostra anima così scarsa nella fede, non ci piacessimo e volessimo riempirla a tutti i costi con palliativi privi di contenuto.
Bisogna che ci rendiamo finalmente conto che non siamo noi a stare vicino a Gesù, ma è Lui che ci resta vicino sempre. San Paolo nella prima lettura ci spiega come la vita dei discepoli sia legata alla grazia di Dio. Non è facile seguire Gesù quando siamo tribolati e impauriti, ma è proprio Gesù che ci sostiene con la sua grazia.
Testimoniare la nostra fede in Cristo ci fa scontrare con il mondo, anche con quello che è dentro di noi, perché non saremo mai abbastanza perfetti né credibili come testimoni, ma nonostante le nostre crepe, siamo vasi che Cristo riempie di grazia. Non cerchiamo in noi quello che non c’è, ma permettiamo al Signore di operare in noi e con noi, colmandoci di Spirito Santo; non chiediamo di essere favoriti, ma di saper servire.

mercoledì 23 luglio 2014

(Gv 15,1-8) Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

VANGELO 
(Gv 15,1-8) Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo di starmi vicino e di assistermi con la tua sapienza nella lettura e nella riflessione della tua parola.
Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo.
Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l' esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti. La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l'agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta. I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti. L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite. Restiamo quindi attaccati a questa chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù.
Aggiungiamo al vangelo, una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.

martedì 22 luglio 2014

(Gv 15,1-8) Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

VANGELO 
(Gv 15,1-8) Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo di starmi vicino e di assistermi con la tua sapienza nella lettura e nella riflessione della tua parola.


Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo.
Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l' esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti. La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l'agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta. I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti. L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite. Restiamo quindi attaccati a questa chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù.
Aggiungiamo al vangelo, una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.

lunedì 21 luglio 2014

( Gv 20,1-2.11-18) Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.

VANGELO
( Gv 20,1-2.11-18) Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.
Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Vieni o Santo Spirito,vieni nel mio cuore e riempimi di grazia. Donami la luce per vedere quello che è giusto e la sapienza per saperlo decifrare tra le pieghe della tua parola.


Mi piace molto l’idea che gli apostoli di Gesù, abbiano delle donne un rispetto nuovo, strano per quei tempi, che non si vede nelle piccole cose che comunque gli spettavano, ma
 nell’ ascolto che dedicavano a loro, nella loro partecipazione alla vita di Gesù,  e nel fatto che erano accettate tra di loro, anche dopo la sua morte, come se Maria, avesse aperto una nuova via di accesso alle donne nella vita pubblica.
In questo brano vediamo Maria di Magdala (Maddalena) che mentre è ancora notte, ci reca al sepolcro di Gesù e non trovandolo piange disperatamente. Notiamo che ci sono ancora le tenebre, che lei pensa come prima cosa che qualcuno ha rubato il corpo di Gesù, perché altro umanamente non poteva pensare.
All’ improvviso, tra le lacrime, vide due angeli, che le chiesero perché piangeva, dietro di lei ecco Gesù, ma lei non lo riconobbe subito, ma solo quando la chiamò per nome.
Questo è il passaggio che mi ha colpito di più, questo chiamarla per nome, con familiarità, come chi ti conosce bene, come chi in quel suo chiamarti dimostra tutto il suo amore.
Questo è Gesù, è colui che poteva vincere la morte, che è molto di più che vincere una battaglia contro i nemici, avrebbe potuto fare qualunque cosa, ma ha voluto morire su una croce per noi, per dimostrarci il suo amore immenso, per dimostrarci che la vita dei figli di Dio va oltre la morte, che si può vincere la morte, come si può vincere il peccato.
Collego questi due fattori,perché come la morte uccide il corpo, così il peccato uccide l’ anima.
Maria , che dapprima così disperata perché non trovava il Signore, non appena lo riconosce, accetta subito la missione che Lui stesso gli affida. - Va e di ai miei fratelli che salgo al Padre mio e Padre vostro - Maria va e felice di fare quello che Gesù le ha chiesto, felice di averlo rivisto vivo, lo annuncia e lo testimonia ai discepoli.
Fratelli Cristiani, non piangiamo un Cristo Morto, ma gioiamo della sua resurrezione e ricordiamo una frese che Gesù stesso disse:- Lasciate che i morti seppelliscano i morti - perché con Gesù siamo risorti al peccato e quindi alla morte.
Mi viene in mente che Davide, come giovane pastore, lottò contro animali selvaggi per proteggere le pecore di suo padre. Egli era pronto a morire per esse. Cristo fu ucciso per difendere quelle che il Padre gli aveva dato. Gli eletti di Dio sono stati uccisi dal tempo del giusto Abele e questo continuò attraverso la storia e continuerà ad essere il destino di molti chiamati, fino al ritorno di Cristo.

domenica 20 luglio 2014

(Mt 12,38-42) La regina del Sud si alzerà contro questa generazione.

VANGELO  
(Mt 12,38-42) La regina del Sud si alzerà contro questa generazione.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
Alla luce del Tuo Spirito Signore, fammi capire, fammi vedere dove sbaglio e come posso cambiare. Fa che tutti quelli che mi mandi, trovino sempre un cuore aperto a loro come io l' ho trovato in te, fa che il mio piccolo cuore, batta nel tuo. Voglio imparare ad essere un Tuo segno, non a cercare un segno. Amen!

 Ancora cerchiamo segni, ancora guardiamo fuori di noi per trovarli, ancora chiediamo miracoli… eppure il segno più grande siamo proprio noi.  Il fatto di averci creati a sua immagine e somiglianza secondo voi che cosa vorrà dire? Che Dio ha gli occhi azzurri? O verdi? O marroni? Quanto siamo stolti a volte nel cercare lontano quello che è dentro di noi.
San Paolo, Sant’Agostino… e mille e mille persone prima di noi l’ hanno scoperto, ma per farlo dobbiamo uscire fuori di noi stessi e guardare dentro…. Bene a fondo, con la lente di ingrandimento dell’umiltà, perché senza di quella non andremo mai da nessuna parte, tantomeno alla ricerca dei nostri difetti; non vedremo mai quanti muri mettiamo tra noi e Dio.
Cominciamo piano piano, martello e scalpello (preghiera e fede) a buttare giù orgoglio, paura, superbia, incoerenza, miracolismo, falsa fede, idolatria, concetto del dare per avere che spunta da ogni dove, falsità, ipocrisia …. e milioni di difetti …. Cominciamo con un bel lavaggio dell’ anima, una profonda meditazione sulla nostra mancanza di umiltà.
Se ci riteniamo un po' giusti,se vediamo tante cose belle in noi e brutte negli altri, stiamo già sbagliando.
SIAMO TUTTI UGUALI, TUTTI SIAMO PECCATORI E SE NON CE NE ACCORGIAMO……STIAMO GIA’ PECCANDO DI SUPERBIA.
 Buon lavoro a tutti, anche io ho il mio bel da fare!!!!