giovedì 19 giugno 2014

(Mt 6,19-23) Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

VANGELO 
(Mt 6,19-23) Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore
(Mt 6,19-23) Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

SPIRITO SANTO,DEL DIO UNO E TRINO,CONCEDIMI LA LUCE DELLA SAPIENZA,PER VIVE RE NELLA LUCE ED ESSERE LUCE RIFLESSA DEL NOSTRO SIGNORE.  AMEN.

L'uomo vive la sua vita, per realizzarsi, per conquistare un posto nella società, e per potersi permettere di comperare agi e comodità per vivere meglio, meno faticosamente, e con più prestigio.
Per fare questo spesso è costretto a lavorare sempre di più, e diventa schiavo del benessere acquisito.
E' giusto che vivendo, cerchi di vivere comodo, ma è giusto sacrificare la vita, spendere tutte le proprie forze per correre sempre dietro a qualcosa di materiale?
Vediamo che nella società moderna si sono persi molti valori, ed anche molti sentimenti. Diciamo di amare i nostri figli, e per questo cerchiamo di dar loro tutto quello che possiamo, ma non abbiamo più tempo per giocare con loro, per parlare dei loro problemi, e così li facciamo crescere davanti al televisore, ai giochi elettronici, o al computer. Viviamo nelle stesse case, ma mentre comunichiamo attraverso internet col mondo, non riusciamo più a comunicare tra di noi.
Viviamo con tutto il nostro corpo, lo riempiamo di sensazioni, ma non riusciamo più a far vivere il nostro cuore, siamo schiavi di quello che possediamo e desideriamo sempre di più.
In questo brano del vangelo vediamo che Gesù ci mette davanti ancora una volta ad una scelta, vedere le cose con l'occhio cattivo, simbolo dell'invidia, dell'avarizia, dell' egoismo che rifiuta la luce della rivelazione di Gesù e rimane opaco e non permette di vedere bene dove stiamo andando.  
 Possiamo anche cadere camminando nelle tenebre. L'occhio buono invece, è quello che vive alla luce della rivelazione di Gesù amore,  che vive per essere illuminato dall' amore di Dio e per riflettere lo stesso amore ai fratelli. La luce che ne deriva deve essere guida anche per chi vive nelle tenebre, per cui non c'è posto per l'egoismo e l'invidia, ne per l'avarizia e il rancore, ma solo per l' amore e la comprensione.
Il Signore ci ha amato fino all'inverosimile,e questo ha fatto di noi dei figli ,a cui è riservata l' eredità del regno dei cieli. Guardiamo bene dentro di noi,troviamo la luce del cuore e chiediamo al Signore di guidarci verso casa.

mercoledì 18 giugno 2014

(Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così.

VANGELO 
 (Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.Voi dunque pregate così:Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra.Dacci oggi il nostro pane quotidiano,e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Parola del Signore

(Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così.(Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così.
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Spirito di Dio a sentire e a far comprendere il valore della preghiera
A volte siamo confusi da mille parole, e ci rispondono mille silenzi …. nessuno di noi è in grado di dire quale sia la preghiera, come si deve pregare, in tanti provano a spiegarlo, ma è una cosa talmente personale, talmente intima , che nessuno vi potrà mai spiegare cosa sentirete.
Gesù ci indica una preghiera molto semplice se ci pensate bene, una preghiera che non è fatta di parole, ma di fatti, pensate che san Francesco si fermò alla parola PADRE per un’infinità di tempo. Con questo non vuole certo dirci di non pregare con altre preghiere né di non usare parole nostre, ma ci chiede di non parlare a vuoto come i pagani, come chi non crede in quello che dice.
Dio ci è PADRE: credere questo vuol dire avere fede in Dio… fede = fiducia, capito bene? Dio può tutto, ci ama tutti ed è un PADRE GIUSTO…. pensate anche voi che cosa è per me DIO PADRE NOSTRO….. Perché lo collochiamo nei cieli? Primo perché ce lo dice Gesù Cristo, poi perché il suo regno va oltre i confini della nostra terra, DIO HA CREATO L’UNIVERSO INTERO, spazio infinito che noi non capiremo mai fino a che siamo legati a questa terra. Santificare il suo nome, venerare Dio, adorare Dio, rendere grazie a Dio, a Lui tutto dobbiamo, dalla creazione alla salvezza ed aspettare glorificandolo che siamo accolti nel suo regno. Quindi la vita va oltre questa terra…dobbiamo crederci, e se chiediamo a Dio una fede viva, una fede pura, se abbandoniamo a lui la nostra anima…anche noi avremo questa certezza. Sia fatta la tua volontà…e qui la cosa comincia a diventare tosta….in genere la nostra preghiera invoca Dio di fare la nostra volontà….non che non sia giusto pregare per essere aiutati, anzi, spesso quando la nostra preghiera è serena, convinta e fiduciosa, quello che chiediamo ci viene accordato. A volte però, questo può non succedere, e magari una persona che amiamo tanto, viene a mancare ugualmente, nonostante tutte le nostre preghiere…accorate e sincere…Vuol dire che Dio non ci ama? No certamente no, ma dobbiamo accettare che i disegni di Dio, possono non essere i nostri. Ci sarà un motivo, che noi ora non possiamo capire, anche questo in fondo fa parte del ciclo della vita terrena, e questo è affidare a Dio anche quello che non capiamo. Chiediamo il pane quotidiano…contribuiamo a far si che tutti abbiano il loro?…noi chiediamo per oggi, ma riceviamo in abbondanza, e se invece di pensare solo a noi ci preoccupassimo anche di aiutare gli altri? Noi potremmo essere la divina provvidenza di molte bocche, la medicina di molte malattie, ma spesso il nostro egoismo ci chiude gli occhi sulla fame degli altri….. Chiediamo il pane e Dio ci da il pane…anche la sua parola è pane…ce ne cibiamo? Il suo corpo è pane…ce ne ricordiamo solo alla domenica? E come andiamo a ricevere il corpo di Gesù? -Rimetti a noi i nostri debiti -. .e fino qui ok, ma poi aggiunge Gesù:-come noi li rimettiamo ai nostri debitori…-non è che stiamo suggerendo a Dio come perdonarci, ma gli diciamo espressamente che ci deve giudicare in base a come noi ci comporteremo con gli altri, con il nostro prossimo, in base a quanto noi saremo capaci di perdonare. Io lessi una volta una frase che mi è rimasta stampata in testa…il perdono è un ponte sul quale dovrai passare anche tu…riflettiamo su quanto noi siamo veramente capaci di comprensione e perdono, su quanto siamo capaci di amare. E quando chiediamo di non essere tentati perché lo facciamo se ci sentiamo così forti? Forse perché di fronte alle tentazioni scopriamo tutta la nostra debolezza? Noi senza Dio non siamo nulla, né capaci di nulla, tutto quello che siamo lo dobbiamo a Dio, se siamo capaci di atti eroici, di grandi azioni e anche solo di piccoli sacrifici…è Dio che opera in noi. Ma sulla terra c’è anche il male, c’è anche il principe del male, che lo vogliamo credere o no, c’è e a volte, siamo più attaccati a questa bestia di quanto siamo attaccati a Dio. Basterebbe gridare salvami Signore mio, andare a confessarci …ma che scherziamo…un sacerdote? Un peccatore come me? E perché devo andare a raccontare i fatti miei ad un prete…boni quelli…..e allora come pensare di essere ascoltati da Dio se siamo i primi a mettere dei limiti al suo amore misericordioso. Satana odia i sacerdoti più di ogni altra cosa, li tenta e li distrugge con il nostro aiuto…con le nostre chiacchiere vane, se parlassimo di meno e pregassimo di più per loro ,vedremmo il potere salvifico della preghiera, frutto d’amore ,legame tra Dio e noi. Proviamo ora a pregare…..


martedì 17 giugno 2014

(Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

VANGELO
 (Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di illuminarmi con la tua sapienza, di benedirmi con il Tuo amore e di non farmi mancare mai il tuo appoggio. Per Cristo nostro Signore .  Amen.


L’ arte dell’apparire non è dei figli di Dio, ma piuttosto lo è quella del silenzio, del fare senza voler ricevere niente in cambio, quella del perdonare anche chi offende.  Essere Cristiani, diventa sempre più faticoso, Gesù scava sempre più dentro di noi, per fare piazza pulita di quello che può deviare la nostra spiritualità,  la nostra condotta, che deve essere veramente sincera per arrivare all’ essenza della fede.
Il vero credente non fa di tutto per sembrare buono, ma è buono… ed è buono perché ama il suo Dio ed il suo prossimo.  Se noi viviamo in una famiglia unita e ci vogliamo bene, ci aiutiamo gli uni con gli altri; se vediamo che nostra Madre o nostro Padre sono preoccupati,  addolorati per il comportamento dei nostri fratelli, cerchiamo di parlare con loro, di fargli capire dove sbagliano, non li cacciamo da casa e non chiediamo di chiuderli fuori; se a nostro fratello serve aiuto, non stiamo neanche ad aspettare che lo chieda, ma senza voler sembrare più in gamba, solo perché abbiamo di più, lo aiutiamo.
Purtroppo tanti nostri atteggiamenti sono sbagliati, perché mentre con una mano aiutiamo, con l’altra pretendiamo di avere riconoscimenti per il nostro gesto.
Come possiamo pensare di fare parte della stessa famiglia, di essere legati all’ amore di Dio, che ha dato la vita per noi e non ci chiede altro che amore.
Lui è stato martoriato, in silenzio, è morto su una croce di legno ruvida che graffiava il suo corpo piagato, e chi lo avrebbe mai sospettato che da duemila anni ancora nessuno riesca a dimenticare quel gesto.
La piccola Teresa Madre di Calcutta, per fare un esempio fra tanti, non cercava gli onori, anzi, era là tra i poveri, i lebbrosi e gli emarginati e cercava solo di alleviare le loro ferite, ma più di tutto, cercava di abbracciare i suoi ammalati, molti dei quali in fin di vita, per non farli sentire soli nel momento del trapasso.
Quello che lei iniziò a fare non aveva evidentemente lo scopo di farla apparire, anzi, gli unici che la avvicinavano erano proprio loro, gli ultimi del mondo, ma il Signore guardava la piccola madre, ed aveva in serbo per lei grandi cose  e così, lei che non fece nulla per apparire, divenne nel mondo l’ immagine stessa della carità.
Fa o Signore, che possiamo somigliare sempre più alla piccola Madre Teresa, che sappiamo come lei riconoscerti nel fratello bisognoso, di un sorriso, di una parola, di un aiuto… fa che possiamo essere le tue mani ed il tuo cuore, belli, puri e mai vanitosi, perché tutto quello che ci viene da te viene direttamente dal cuore.
 La pratica del digiuno, non è un optional che abbellisce il nostro aspetto esteriore di bravi cristiani, anzi, deve essere concepita proprio nel senso opposto.
Abbiamo spesso affermato, che quello che il Signore vuole da noi, è una vera fede, non fatta di apparenza e di esteriorità e, quello che deve essere il nostro intento, è proprio entrare nella profondità della fede.
Il digiuno serve per capire quanto siamo schiavi delle cose materiali, quanto quello che ci succede intorno in fondo non ci tocca l'anima perchè non ci tocca personalmente. Non cerchiamo di sembrare migliori, cerchiamo di diventarlo, per noi stessi, per poter godere delle grazie che il Signore ci elargirà, solo in base a quanto noi ci affideremo a Lui, provando ad entrare nel mistero della comunione con Cristo, e se veramente riusciremo  a viverla in profondità, ci darà talmente tanto, che nessun sacrificio ci sembrerà tale.
La gioia di avvicinare il nostro spirito al Signore, nel silenzio, nell'umiltà, nella verità, e non come i farisei, per seguire le regole, ci potrà riempire di consapevolezza; ci potrà far capire quanto siamo fragili, quanto senza la forza dello Spirito Santo noi non siamo niente.

lunedì 16 giugno 2014

(Mt 5,43-48) Amate i vostri nemici.

VANGELO
(Mt 5,43-48) Amate i vostri nemici.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Dio, fortezza di chi spera in Te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
La logica che ci lega alla terra è fatta di simpatie e di antipatie, di cose belle e cose brutte, di odio e di amore. Tutti siamo capaci di provare dei sentimenti, anche gli animali, che sicuramente sono migliori di noi anche in questo. In genere i nostri sentimenti debbono essere corrisposti, ricambiati, perché non siamo proprio abituati a dare gratuitamente, e siamo più inclini all’indifferenza e al rancore che all’amore. Ma noi non siamo solo uomini, siamo anche Cristiani e nella logica di Cristo, l’ amore supera i nostri limiti.
Il contesto di cui Matteo ci parla dimostra chiaramente che i nemici da amare sono in primo luogo e soprattutto i persecutori dei cristiani: « Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori ». In Matteo, come altrove nel Nuovo Testamento, il verbo “perseguitare” viene usato per esprimere la per­secuzione subita dai cristiani a causa della loro religione.
Ama il tuo nemico, perché Dio lo ama, è tuo fratello. Se ami Dio, se vuoi condividere con lui il sogno, non puoi essere tu a decidere chi amare, devi fidarti di Dio.
Io sono sicura che molte persone che per noi non hanno speranza, saranno invece davanti a noi sulla via del paradiso. Il Signore sa come e quando chiamarci, ricordate la frase: “ non siete voi che avete scelto me, ma io che ho scelto voi “?
Poi si, è vero, abbiamo il libero arbitrio; la scelta è la nostra, se dire si o no a quella chiamata, ma come con Paolo, così fa con tutti noi, sono solo i tempi ed i modi che differenziano.
Gesù ci invita ad amare, sempre e nonostante tutto, perché è da questo che si riconosce il Cristiano; il comandamento nuovo di amare i propri nemici non riguarda soltanto i nemici collettivi, riguarda anche ogni nemico personale co­me lo spiega la richiesta di non amare unicamente «quelli che ci amano». Gesù invita ad andare oltre ogni nostra tendenza naturale ad amare soltanto quelli che manifestano un certo interesse e affetto per noi. L'amore del cristiano deve rivolgersi anche a tutti coloro che non l'amano e che giungono persino a fargli personalmente dei torti. anche i pagani sanno amare chi li ama, ma il Cristiano deve tendere ad amare anche il suo nemico. Abbiamo tanti esempi di gente che ha saputo amare e perdonare come ha fatto Gesù ,un esempio è suor Maria Laura Mainetti.http://www.youtube.com/watch?v=aQB8Pl-CvCM
Dal gesto insano di tre ragazze, all’amore incondizionato della piccola suora, e da allora, tanti piccoli fiori sono fioriti da quel seme d’amore. I disegni del Signore non sono i nostri, ma noi possiamo farne parte nel bene o nel male. Satana propone ma Dio con il nostro aiuto Dispone!

domenica 15 giugno 2014

(Mt 5,38-42) Io vi dico di non opporvi al malvagio.

VANGELO
(Mt 5,38-42) Io vi dico di non opporvi al malvagio.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, e col tuo Spirito illuminaci.
Porgi l'altra guancia... non vendicarti, aiuta chi è in difficoltà, sopporta le ingiustizie con pazienza.... certo che poteva dire ancora Gesù. Certo che pretende veramente molto da noi! Eppure tutto ha una sua logica, solo che non è umana. Ma che potevamo aspettarci da chi ha per amore dato la sua vita per noi, da chi mette l' amore e l’ obbedienza a Dio, al primo posto.... ma che ne sa Lui?
Che ne sa di quando ti accusano di essere colpevole di un reato e non lo sei?... lo sa!
Che ne sa di quando ti fanno un torto, ti tradiscono?... lo sa!
Che ne sa di quando ti schiaffeggiano e ti umiliano davanti a tutti?...... lo sa!
Che ne sa di quando ti senti solo e tutti gli amici ti abbandonano?... lo sa!
Gesù non parla per sentito dire, ha provato tutto sulla sua pelle, si è umiliato, fatto uomo per portarci nel suo regno, che è quello dell'amore incondizionato, dove c' è amore vero, per tutti gli uomini, e non ci può essere altro.
Se negli uomini è insito il desiderio di prevalere, in Gesù quello di far prevalere e la cosa che deve essere prevalente è proprio l'amore. - Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno - è stata la sua ultima preghiera....
Come poter seguire Gesù senza accettare di fare quello che lui ha fatto, non ha senso, perché non riusciremmo a fare molta strada, anzi ,rischieremmo di sbagliare completamente direzione, perché significherebbe mettere il proprio orgoglio davanti all’amore per Dio e per il prossimo.
Quanto è difficile seguire una strada che non capiamo, che non riusciamo a sentire nostra, ma questo succede perchè ancora non riusciamo a capire che il Signore non ci sta chiamando ad obbedire a lui come soldatini ad un capitano, ma a vivere una vita autonoma, a scegliere liberamente di non rispondere alle provocazioni dell'odio con altro odio, perchè noi non dobbiamo essere quello che gli altri vogliono che siamo, ma siamo chiamati ad essere santi come il Padre nostro è santo.
Al di là delle nostre reazioni umane, delle nostre strategie politiche, della nostra visione per cambiare il mondo, Gesù ci provoca con la logica del non resistere al male che non è una logica di passività,nè ci garantisce il successo, ma è la sua logica, è la logica alternativa del Vangelo.
In una delle riflessioni precedenti, mi sembra di aver già detto che cosa rappresentano la tunica e il mantello, torno solo a ricordare che la tunica è l'abito che copre la nostra pelle ed il mantello serviva per proteggersi dal freddo ed a secondo della sua foggia, serviva a far riconoscere la dignità della persona che lo indossava.Il malvagio compie l'azione cattiva con lo scopo di prevalere su di noi, magari cerca di toglierci la nostra dignità con chiacchiere e giudizi ingiusti,per appropiarsi di una dignità che non gli appartiene.Spesso infatti chi parla male di qualcuno lo fa per sembrare migliore, ma invece di reagire nello stesso modo, lasciamo che il tempo ci renda merito, lasciamo che sia il Signore a farci giustizia, e senza preoccuparci del giudizio del mondo, vinciamo su noi stessi per non appartenere al mondo, ma per conquistare e conservare la dignità di figli di Dio.
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Concordanza con “ l’evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta “
http://bricioledivangelo.blogspot.it/2014/06/estratto-dellevangelo-come-mi-e-stato.html

estratto dell'evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta corrispondenza con il discorso della montagna



171. Terzo discorso della Montagna: i consigli evangelici che perfezionano la Legge.
Continua il discorso del Monte. Il luogo e l'ora sono sempre gli stessi. La gente è ancora più aumentata. In un angolo, presso un sentiero, come volesse udire ma non eccitare ripugnanze fra la folla, è un romano. Lo
distinguo per la veste corta e il mantello diverso. Ancora vi sono Stefano ed Erma. E Gesù va lentamente al
suo posto e riprende a parlare.
«Con quanto vi ho detto ieri non dovete giungere al pensiero che Io sia venuto per abolire la Legge. No.
Solo, poiché sono l'Uomo e comprendo le debolezze dell'uomo, Io ho voluto rincuorarvi a seguirla col
dirigere il vostro occhio spirituale non all'abisso nero, ma all'Abisso luminoso. Perché, se la paura di un
castigo può trattenere tre volte su dieci, la certezza di un premio slancia sette volte su dieci. Perciò più che la
paura fa la fiducia. Ed Io voglio che voi l'abbiate piena, sicura, per potere fare non sette parti di bene su dieci,ma dieci parti su dieci e conquistare questo premio santissimo del Cielo. Io non muto un iota della Legge. E chi l'ha data fra i fulmini del Sinai? L'Altissimo. Chi è l'Altissimo? Il Dio uno e trino. Da dove l'ha tratta?Dal suo Pensiero. Come l'ha data? Con la sua Parola. Perché l'ha data? Per il suo Amore. Vedete dunque che la Trinità era presente. Ed il Verbo, ubbidiente come sempre al Pensiero e all'Amore, parlò per il Pensiero e per l'Amore. Potrei smentire Me stesso? Non potrei. Ma posso, poiché tutto Io posso, completare la Legge, farla divinamente completa, non quale la fecero gli uomini che durante i secoli non la fecero completa ma soltanto indecifrabile, inadempibile, sovrapponendo leggi e precetti, e precetti e leggi, tratti dal loro pensiero, secondo il loro utile, e gettando tutta questa macia a lapidare e soffocare, a sotterrare e sterilire la Legge santissima data da Dio. Può una pianta sopravvivere se la sommergono per sempre valanghe, macerie e innondazioni? No. La pianta muore. La Legge è morta in molti cuori, soffocata sotto le valanghe di troppe soprastrutture. Io sono venuto a levarle tutte e, disseppellita la Legge, risuscitata la Legge, ecco che Io la faccio non più legge ma regina. Le regine promulgano le leggi. Le leggi sono opera delle regine, ma non sono da più delle regine. Io invece faccio della Legge la regina: la completo, l'incorono, mettendo sul suo sommo il serto dei consigli evangelici. Prima era l'ordine.
Ora è più dell'ordine. Prima era il necessario. Ora è più del necessario.
 Ora è la perfezione. Chi la disposa, così come Io ve la dono, all'istante è re perché ha
raggiunto il "perfetto", perché non è stato soltanto ubbidiente ma eroico, ossia santo, essendo la santità la
somma delle virtù portate al vertice più alto che possa esser raggiunto da creatura, eroicamente amate e
servite col distacco completo da tutto quanto è appetito e riflessione umana verso qual che sia cosa. Potrei
dire che il santo è colui al quale l'amore e il desiderio fanno da ostacolo ad ogni altra vista che Dio non sia.
Non distratto da viste inferiori, egli ha le pupille del cuore ferme nello Splendore Ss. che è Dio e nel quale
vede, poiché tutto è in Dio, agitarsi i fratelli e tendere le mani supplici. E senza staccare gli occhi da Dio, il
santo si effonde ai fratelli supplicanti. Contro la carne, contro le ricchezze, contro le comodità, egli drizza il
suo ideale: servire. Povero il santo? Menomato? No. E’ giunto a possedere la sapienza e la ricchezza vere.
Possiede perciò tutto. Né sente fatica perché, se è vero che è un produttore continuo, è pur anche vero che è un nutrito di continuo. Perché, se è vero che comprende il dolore del mondo, è anche vero che si pasce della letizia del Cielo. Di Dio si nutre, in Dio si allieta. È la creatura che ha compreso il senso della vita. Come vedete, Io non muto e non mutilo la Legge, come non la corrompo con le sovrapposizioni di fermentanti teorie umane.
 Ma la completo. Essa è quello che è, e tale sarà fino all'estremo giorno, senza che se ne muti
una parola o se ne levi un precetto. Ma è incoronata del perfetto. Per avere salute basta accettarla così come
fu data. Per avere immediata unità con Dio occorre viverla come Io la consiglio. Ma poiché gli eroi sono
l'eccezione, Io parlerò per le anime comuni, per la massa delle anime, acciò non si dica che per volere il
perfetto rendo ignoto il necessario. Però di quanto dico ritenete bene questo: colui che si permette di violare
uno fra i minimi di questi comandamenti sarà tenuto minimo nel Regno dei Cieli. E colui che indurrà altri a
violarli sarà ritenuto minimo per lui e per colui che egli indusse alla violazione. Mentre colui che con la vita
e le opere, più ancora che con la parola, avrà persuaso altri all'ubbidienza, costui grande sarà nel Regno dei
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Cieli, e la sua grandezza si aumenterà per ognuno di quelli che egli avrà portato ad ubbidire e a santificarsi
così. Io so che ciò che sto per dire sarà agro alla lingua di molti. Ma Io non posso mentire anche se la verità
che sto per dire mi farà dei nemici. In verità vi dico che se la vostra giustizia non si ricreerà, distaccandosi
completamente dalla povera e ingiustamente definita giustizia che vi hanno insegnata scribi e farisei; che se
non sarete molto più, e veramente, giusti dei farisei e scribi, che credono esserlo con l'aumentare delle
formule ma senza mutazione sostanziale degli spiriti, voi non entrerete nel Regno dei Cieli. Guardatevi dai
falsi profeti e dai dottori d'errore. Essi vengono a voi in veste d'agnelli e lupi rapaci sono, vengono in veste di
santità e sono derisori di Dio, dicono di amare la verità e si pascono di menzogne. Studiateli prima di
seguirli. L'uomo ha la lingua e con questa parla, ha gli occhi e con questi guarda, ha le mani e con esse
accenna. Ma ha un'altra cosa che testimonia con più verità del suo vero essere: ha i suoi atti. E che volete che sia un paio di mani congiunte in preghiera se poi l'uomo è ladro e fornicatore? E che due occhi che volendo fare gli ispirati si stravolgono in ogni senso, se poi, cessata l'ora della commedia, si sanno fissare ben avidi sulla femmina, o sul nemico, per lussuria o per omicidio? E che volete che sia la lingua che sa zufolare la
bugiarda canzone delle lodi e sedurvi con i suoi detti melati, mentre poi alle vostre spalle vi calunnia ed è
capace di spergiurare pur di farvi passare per gente spregevole? Che è la lingua che fa lunghe orazioni
ipocrite e poi veloce uccide la stima del prossimo o seduce la sua buona fede? Schifo è! Schifo sono gli occhi e le mani menzognere. Ma gli atti dell'uomo, i veri atti, ossia il suo modo di comportarsi in famiglia, nel
commercio, verso il prossimo ed i servi, ecco quello che testimoniano: "Costui è un servo del Signore".
Perché le azioni sante sono frutto di una vera religione. Un albero buono non dà frutti malvagi e un albero
malvagio non dà frutti buoni. Questi pungenti roveti potranno mai darvi uva saporita? E quegli ancora più
tribolanti cardi potranno mai maturarvi morbidi fichi? No, che in verità poche e aspre more coglierete dai
primi e immangiabili frutti verranno da quei fiori, spinosi già pur essendo ancora fiori. L'uomo che non è
giusto potrà incutere rispetto con l'aspetto, ma con quello solo. Anche quel piumoso cardo sembra un fiocco
di sottili fili argentei che la rugiada ha decorato di diamanti. Ma se inavvertitamente lo toccate, vedete che
fiocco non è, ma mazzo di aculei, penosi all'uomo, nocivi alle pecore, per cui i pastori lo sterpano dai loro
pascoli e lo gettano a perire nel fuoco acceso nella notte perché neppure il seme si salvi. Giusta e previdente
misura. Io non vi dico: "Uccidete i falsi profeti e gli ipocriti fedeli". Anzi vi dico: "Lasciatene a Dio il
compito". Ma vi dico: "Fate attenzione, scostatevene per non intossicarvi dei loro succhi". Come debba
essere amato Dio, ieri l'ho detto. Insisto a come debba essere amato il prossimo. Un tempo era detto:
"Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico" No. Non così. Questo è buono per i tempi in cui l'uomo non
aveva il conforto del sorriso di Dio. Ma ora vengono i tempi nuovi, quelli in cui Dio tanto ama l'uomo da
mandargli il suo Verbo per redimerlo. Ora il Verbo parla. Ed è già Grazia che si effonde. Poi il Verbo
consumerà il sacrificio di pace e di redenzione e la Grazia non solo sarà effusa, ma sarà data ad ogni spirito
credente nel Cristo. Perciò occorre innalzare l'amore di prossimo a perfezione che unifica l'amico al nemico.
Siete calunniati? Amate e perdonate. Siete percossi? Amate e porgete l'altra guancia a chi vi schiaffeggia
pensando che è meglio che l'ira si sfoghi su voi, che la sapete sopportare, anziché su un altro che si
vendicherebbe dell'affronto. Siete derubati? Non pensate: "Questo mio prossimo è un avido", ma pensate
caritativamente: "Questo mio povero fratello è bisognoso" e dategli anche la tunica se già vi ha levato il
mantello. Lo metterete nella impossibilità di fare un doppio furto perché non avrà più bisogno di derubare un
altro della tunica. Voi dite: "Ma potrebbe essere vizio e non bisogno". Ebbene, date ugualmente. Dio ve ne
compenserà e l'iniquo ne sconterà. Ma molte volte, e ciò richiama quanto ho detto ieri sulla mansuetudine,
vedendosi così trattato, cade dal cuore del peccatore il suo vizio, ed egli si redime giungendo a riparare il
furto col rendere la preda. Siate generosi con coloro che, più onesti, vi chiedono, anziché derubarvi, ciò di
cui abbisognano. Se i ricchi fossero realmente poveri di spirito come ho insegnato ieri, non vi sarebbero le
penose disuguaglianze sociali, cause di tante sventure umane e sovrumane. Pensate sempre: "Ma se io fossi
nel bisogno, che effetto mi farebbe la ripulsa di un aiuto?", e in base alla risposta del vostro io agite. Fate agli
altri ciò che vorreste vi fosse fatto e non fate agli altri ciò che non vorreste fatto a voi. L'antica parola:
"Occhio per occhio, dente per dente", che non è nei dieci comandi ma che è stata messa perché l'uomo privo
della Grazia è tal belva che non può che comprendere la vendetta, è annullata, questa sì che è annullata, dalla
nuova parola: "Ama chi ti odia, prega per chi ti perseguita, giustifica chi ti calunnia, benedici chi ti maledice,
benefica chi ti fa danno, sii pacifico col rissoso, condiscendente con chi ti è molesto, soccorri di buon grado
chi a te ricorre e non fare usura, non criticare, non giudicare". Voi non sapete gli estremi delle azioni degli
uomini. In tutti i generi di soccorso siate generosi, misericordiosi siate. Più darete più vi sarà dato, e una
misura colma e premuta sarà versata da Dio in grembo a chi fu generoso. Dio non solo vi darà per quanto
avete dato, ma più e più ancora. Cercate di amare e di farvi amare. Le liti costano più di un accomodamento
amichevole e la buona grazia è come un miele che a lungo resta col suo sapore sulla lingua. Amate, amate!
Amate amici e nemici per essere simili al Padre vostro che fa piovere sui buoni e sui cattivi e fa scendere il
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sole sui giusti e sugli ingiusti riservandosi di dare sole e rugiade eterne, e fuoco e grandine infernali, quando i
buoni saranno scelti, come elette spighe, fra i covoni del raccolto. Non basta amare coloro che vi amano e dai
quali sperate un contraccambio. Questo non è un merito, è una gioia, e anche gli uomini naturalmente onesti
lo sanno fare. Anche i pubblicani lo fanno e anche i gentili. Ma voi amate a somiglianza di Dio e amate per
rispetto a Dio, che è Creatore anche di quelli che vi sono nemici o poco amabili. Io voglio in voi la
perfezione dell'amore e perciò vi dico: "Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei Cieli. Tanto è
grande il precetto d'amore verso il prossimo, il perfezionamento del precetto d'amore verso il prossimo, che
Io più non vi dico come era detto: "Non uccidete ", perché colui che uccide sarà condannato dagli uomini.
Ma vi dico: "Non vi adirate" perché un più alto giudizio è su voi e calcola anche le azioni immateriali. Chi
avrà insultato il fratello sarà condannato dal Sinedrio. Ma chi lo avrà trattato da pazzo, e perciò danneggiato,
sarà condannato da Dio. Inutile fare offerte all'altare se prima non si è sacrificato nell'interno del cuore i
propri rancori per amore di Dio e non si è compito il rito santissimo del saper perdonare. Perciò se quando
stai per offrire a Dio tu ti sovvieni di avere mancato verso il tuo fratello o di avere in te rancore per una sua
colpa, lascia la tua offerta davanti all'altare, fa' prima l'immolazione del tuo amor proprio, riconciliandoti col
tuo fratello, e poi vieni all'altare, e santo sarà allora, solo allora, il tuo sacrificio. Il buon accordo è sempre il
migliore degli affari. Precario è il giudizio dell'uomo, e chi ostinato lo sfida potrebbe perdere la causa e
dovere pagare all'avversario fino all'ultima moneta o languire in prigione. Alzate in tutte le cose lo sguardo a
Dio. Interrogatevi dicendo: "Ho io il diritto di fare ciò che Dio non fa con me?". Perché Dio non è così
inesorabile e ostinato come voi siete. Guai a voi se lo fosse! Non uno si salverebbe. Questa riflessione vi
induca a sentimenti miti, umili, pietosi. E allora non vi mancherà da parte di Dio, qui e oltre, la ricompensa.
Qui, a Me davanti, è anche uno che mi odia e che non osa dirmi: "Guariscimi", perché sa che Io so i suoi
pensieri. Ma Io dico: "Sia fatto ciò che tu vuoi. E come ti cadono le scaglie dagli occhi così ti cadano dal
cuore il rancore e le tenebre". Andate tutti con la mia pace. Domani ancora vi parlerò».
La gente sfolla lentamente, forse in attesa di un grido di miracolo che non viene. Anche gli apostoli e i
discepoli più antichi, che restano sul monte, chiedono:
«Ma chi era? Non è guarito forse? » e insistono presso il Maestro che è rimasto in piedi, a braccia conserte, a veder scendere la gente.
Ma Gesù sulle prime non risponde; poi dice: «Gli occhi sono guariti. L'anima no. Non può perché è carica di
odio».
«Ma chi è? Quel romano forse? ».
«No. Un disgraziato».
«Ma perché lo hai guarito, allora? » chiede Pietro.
«Dovrei fulminare tutti i suoi simili?».
«Signore... io so che Tu non vuoi che dica: "sì ", e perciò non lo dico.. - ma lo penso.. - ed è lo stesso... »
«E’ lo stesso, Simone di Giona. Ma sappi che allora... Oh! quanti cuori pieni di scaglie d'odio intorno a Me!
Vieni. Andiamo proprio là in cima, a guardare dall'alto il nostro bel mare di Galilea. Io e te soli ».
172. Quarto discorso della Montagna: il giuramento, la preghiera, il digiuno. Il vecchio Ismaele e Sara.
Continua il discorso sulla Montagna. Lo stesso luogo e la stessa ora. La folla, meno il romano, è la stessa,
forse ancora più numerosa perché molti sono fin sull'inizio dei sentieri che conducono alla valletta. Gesù
parla:
«Uno degli errori facili nell'uomo è la mancanza di onestà anche verso se stesso. E dato che l'uomo è
difficilmente sincero e onesto, ecco che da se stesso si è creato un morso per essere obbligato ad andare per
la via che ha detto. Morso che, del resto, egli, come cavallo indomito, presto si sposta modificando a suo
piacere l'andare, o si leva del tutto facendo il suo comodo senza più riflessione a ciò che può ricevere di
rimprovero da Dio, dagli uomini e dalla sua propria coscienza. Questo morso è il giuramento. Ma non è
necessario il giuramento fra gli onesti, e Dio, di suo, non ve lo ha insegnato. Anzi vi ha fatto dire: "Non dire
falso testimonio" senza altra aggiunta. Perché l'uomo dovrebbe essere schietto senza bisogno di altro che
della fedeltà alla sua parola. Quando nel Deuteronomio si parla dei voti, anche dei voti che sono una cosa
sorta da un cuore che si pensa fuso a Dio o per sentimento di bisogno o per sentimento di riconoscenza, è
detto: "La parola uscita una volta dalle tue labbra la devi mantenere, facendo quanto hai promesso al Signore
Iddio tuo, quanto di tua volontà e di tua bocca hai detto". Sempre si parla di parola data, senza altro che la
parola. Colui che sente il bisogno di giurare è perché è già insicuro di se stesso e del concetto del prossimo a
suo riguardo. E chi fa giurare testifica con quell'esigenza che diffida della sincerità e onestà del giurante.
Come vedete, questa abitudine del giuramento è una conseguenza della disonestà morale dell'uomo. Ed è una
vergogna per l'uomo. Doppia vergogna, perché l'uomo non è fedele neppure a questa cosa vergognosa che è
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il giuramento e irridendosi di Dio, con la stessa facilità con cui si irride del prossimo, giunge a spergiurare
con la massima facilità e tranquillità. Vi può essere creatura più abbietta dello spergiuro? Costui, usando
sovente una formula sacra, e chiamando perciò a suo complice e mallevadore Iddio, o usando l'invocazione
degli affetti più cari - il padre, la madre, la moglie, i figli, i suoi morti, la sua stessa vita e i suoi organi più
preziosi, invocati ad appoggio del suo bugiardo dire - induce il suo prossimo a credergli. Lo conduce perciò
in inganno. E’ un sacrilego, un ladro, un traditore, un omicida. Di chi? Ma di Dio, perché mescola la Verità
all'infamia della sua menzogna e lo sbeffeggia sfidandolo: "Colpiscimi, smentiscimi, se puoi. Tu sei là, io
son qua e me ne rido - Oh! sì! Ridete, ridete pure, o mentitori e beffeggiatori! Ma vi sarà un momento che
non riderete, e sarà quando Colui a cui ogni potere è deferito vi apparirà terribile nella sua maestà e solo col
suo aspetto vi farà atterriti e solo coi suoi sguardi vi fulminerà, prima, prima ancora che la sua voce vi
precipiti nel vostro destino eterno marcandovi della sua maledizione. E’ un ladro perché si appropria di una
stima che non merita. Il prossimo, scosso dal suo giurare, gliela dona, e il serpente se ne orna fingendosi ciò
che non è. E’ un traditore perché col giuramento promette cose che non vuole mantenere. E’ un omicida
perché, o uccide l'onore di un suo simile levandogli col falso giuramento la stima del prossimo, o uccide la
sua anima, perché lo spergiuro è un abbietto peccatore agli occhi di Dio, i quali, anche se nessun altro vede la
verità, la vedono. Dio non si inganna né con false parole, né con ipocrite azioni. Egli vede. Non perde per un
attimo di vista ogni singolo uomo. E non vi è munita fortezza, né profonda cantina, dove non possa penetrare
il suo sguardo. Anche nell'interno vostro, la fortezza singola che ogni uomo ha intorno al suo cuore, penetra
Iddio. E vi giudica non per quello che giurate ma per quello che fate. Perciò Io, all'ordine che vi fu dato,
quando fu messo in auge il giuramento per mettere freno alla menzogna e alla facilità di mancare alla parola
data, sostituisco un altro ordine. Non dico come gli antichi: "Non spergiurare, ma anzi mantieni i tuoi
giuramenti", ma vi dico: " Non giurate mai ". Né per il Cielo che è trono di Dio, né per la terra che è sgabello
ai suoi piedi, né per Gerusalemme e il suo Tempio che sono la città del gran Re e la casa del Signore Iddio
nostro. Non giurate né sulle tombe dei trapassati né sui loro spiriti. Le tombe sono piene di scorie di ciò che è
inferiore nell'uomo e comune col bruto, gli spiriti lasciateli nella loro dimora. Fate che non soffrano e
inorridiscano, se spiriti di giusti che già sono nella precognizione di Dio. E per quanto sia una precognizione,
ossia cognizione parziale, perché fino al momento della Redenzione non possederanno Dio nella sua
pienezza di splendori, non possono non soffrire del vedervi peccatori. E, se giusti non sono, non aumentate il
loro tormento dall'aver ricordato col vostro il loro peccato. Lasciate, lasciate i morti santi nella pace, i morti
non santi nelle loro pene. Non levate ai primi, non aggiungete ai secondi. Perché appellarsi ai morti? Non
possono parlare. I santi perché la carità loro lo vieta: vi dovrebbero smentire troppe volte. I dannati perché
l'Inferno non apre le sue porte e i dannati non aprono le bocche che per maledire, e ogni voce resta soffocata
dall'odio di Satana e dei satana, perché i dannati satana sono. Non giurate né sul capo del padre né su quello
della madre, né su quello della sposa e degli innocenti figli. Non ne avete diritto. Sono forse una moneta o
una merce? Sono una firma su una carta? Sono più e meno di queste cose. Sono sangue e carne del tuo
sangue, uomo, ma sono anche creature libere e tu non le puoi usare come schiave per avallo di un tuo falso.
E sono meno di una firma tua propria, perché tu sei intelligente, libero e adulto, e non un interdetto o un
pargolo che non sa quello che si fa e che perciò deve essere rappresentato dai parenti. Tu sei tu, un uomo
dotato di ragione, e perciò sei responsabile delle tue azioni e devi agire da te, mettendo ad avallo delle tue
azioni e delle tue parole la tua onestà e la tua sincerità, la stima che hai saputo suscitare tu nel prossimo, non
l'onestà, la sincerità dei parenti e la stima che essi hanno saputo suscitare. Sono responsabili i padri dei figli?
Sì, ma finché sono minorenni. Dopo, ognuno è responsabile di se stesso. Non sempre da giusti nascono
giusti, né una santa donna è coniugata ad un santo uomo. Perché allora usare per base di garanzia la giustizia
di chi vi è congiunto? Ugualmente, da un peccatore possono nascere figli santi e, finché innocenti sono, tutti
sono santi. Perché allora invocare un puro per un vostro atto impuro quale è il giuramento che si vuole poi
spergiurare? Non giurate neppure per la vostra testa, i vostri occhi, e lingua e mani. Non ne avete diritto.
Tutto quanto avete è di Dio. Voi non ne siete che i temporanei custodi, i banchieri dei tesori morali o
materiali che Dio vi ha concessi. Perché usare allora di ciò che non è vostro? Potete voi aggiungere un
capello al vostro capo o mutarne il colore? E se non potete fare questo, perché allora usate la vista, la parola,
la libertà delle membra, per convalidare un vostro giuramento? Non sfidate Dio. Potrebbe prendervi in parola
e seccare i vostri occhi come può seccare i vostri frutteti, o strapparvi i figli come può svellervi la casa, per
ricordarvi che Lui è il Signore e voi i sudditi, e che è maledetto chi si idolatra al punto da ritenersi da più di
Dio sfidandolo con la menzogna. Il vostro parlare sia: sì, sì; e no, no. Non di più. Il di più ve lo suggerisce il
Maligno, e per ridere poi di voi che, non potendo tutto ritenere, cadete in menzogna e siete sbeffeggiati e
conosciuti per mentitori. Sincerità, figli. Nella parola e nella preghiera. Non fate come gli ipocriti che quando
pregano amano stare a pregare nelle sinagoghe o sugli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini e
lodati come uomini pii e giusti mentre poi, nell'interno delle famiglie, sono colpevoli verso Dio e verso il
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prossimo. Non riflettete che questo è come uno spergiuro? Perché voi volete sostenere ciò che vero non è
allo scopo di conquistarvi una stima che non meritate? La orazione ipocrita ha lo scopo di dire: "In verità io
sono un santo. Lo giuro agli occhi di chi mi vede e che non possono mentire di vedermi pregare". Velo steso
sulla malvagità esistente, la preghiera fatta con simili scopi diviene una bestemmia. Lasciate che Dio vi
proclami santi, e fate che tutta la vostra vita gridi per voi: " Ecco un servo di Dio " Ma voi, ma voi, per carità
di voi, tacete. Non fate della vostra lingua, mossa dalla vostra superbia, un oggetto di scandalo agli occhi
degli angeli. Meglio sarebbe diveniste sull'istante muti se non avete la forza di comandare all'orgoglio e alla
lingua, autoproclamandovi giusti e gradevoli a Dio. Lasciate ai superbi e ai falsi questa povera gloria!
Lasciate ai superbi e ai falsi questa effimera ricompensa. Povera ricompensa! Ma è quale la vogliono, e non
ne avranno altra perché più di una non se ne può avere. O quella vera, del Cielo, e che è eterna e giusta. O
quella non vera, della terra, che dura quanto la vita dell'uomo e anche meno e che poi, essendo ingiusta, è
pagata, oltre la vita, con una ben mortificante punizione. Udite come dovete pregare e col labbro e col lavoro
e con tutto voi stessi, per impulso del cuore che ama, sì, Dio, e Padre lo sente, ma che anche sempre ricorda
chi è il Creatore e che è la creatura, e sta con amore riverenziale al cospetto di Dio, sempre, sia che òri o che
traffichi, sia che cammini o che riposi, sia che guadagni o che benefichi. Per impulso del cuore, ho detto. E’
la prima ed essenziale qualità. Perché tutto viene dal cuore, e come è il cuore tale è la mente, tale la parola, lo
sguardo, l'azione. L'uomo giusto dal suo cuore di giusto trae fuori il bene, e più ne trae più ne trova, perché il
bene fatto procrea novello bene, così come il sangue che si rinnovella nel circolo delle vene e torna al cuore
arricchito di sempre nuovi elementi, tratti dall'ossigeno che ha assorbito e dal succo dei cibi che ha
assimilato. Mentre il perverso dal suo buio cuore pieno di frode e di veleni non può che trarre frode e veleno,
che sempre più si accrescono, corroborati come sono dalle colpe che si accumulano, come nel buono dalle
benedizioni di Dio che si accumulano. Credete pure che è l'esuberanza del cuore quella che trabocca dalle
labbra e si rivela nelle azioni. Voi fatevi un cuore umile e puro, amoroso, fiducioso, sincero; amate Dio col
pudico amore che ha una vergine per lo sposo. In verità vi dico che ogni anima è una vergine sposata
all'eterno Amatore, a Dio Signor nostro; questa terra è il tempo del fidanzamento nel quale l'angelo dato a
custode di ogni uomo è lo spirituale paraninfo, e tutte le ore della vita e le contingenze della vita altrettante
ancelle che preparano il corredo nuziale. L'ora della morte è l'ora delle nozze compiute e allora viene la
conoscenza, l'abbraccio, la fusione, e con veste di sposa compiuta l'anima può alzare il suo velo e gettarsi
nelle braccia del suo Dio senza che per amare così lo Sposo possa indurre altri allo scandalo. Ma per ora, o
anime ancora sacrificate nel laccio del fidanzamento con Dio, quando volete parlare allo Sposo, mettetevi
nella pace della vostra dimora, e soprattutto nella pace della vostra dimora interiore, e parlate, angelo di
carne fiancheggiato dall'angelo custode, al Re degli angeli. Parlate al Padre vostro nel segreto del vostro
cuore e della vostra stanza interiore. Lasciate fuori tutto quanto è mondo: e la smania di essere notati e quella
di edificare, e gli scrupoli delle lunghe preghiere colme di parole, parole, parole e monotone, e tiepide e
scialbe d'amore. Per carità! Liberatevi dalle misure nel pregare. In verità vi sono alcuni che sprecano più e
più ore in un monologo ripetuto con le labbra sole, e che è un vero soliloquio perché neppur l'angelo custode
lo ascolta, tanto è rumore vano che egli cerca di rimediare sprofondandosi di suo in ardente orazione per il
suo stolto custodito. In verità vi sono alcuni che non userebbero quelle ore diversamente neppure se Dio
apparisse loro dicendo: "La salute del mondo dipende dal tuo lasciare questa loquela senz'anima per andare,
magari, semplicemente ad attingere dell'acqua ad un pozzo ed a spargere quell'acqua al suolo per amore di
Me e dei tuoi simili". In verità vi sono alcuni che credono più grande il loro monologo all'atto cortese di
accogliere un visitatore o a quello caritativo di soccorrere un bisognoso. Sono animi caduti nell'idolatria della
preghiera. La preghiera è azione d'amore. E amare si può tanto orando che facendo il pane, tanto meditando
che assistendo un infermo, tanto compiendo pellegrinaggio al Tempio che accudendo alla famiglia, tanto
sacrificando un agnello quanto sacrificando i nostri anche giusti desideri di raccogliersi nel Signore. Basta
che uno intrida tutto se stesso e ogni sua azione nell'amore. Non abbiate paura! Il Padre vede. Il Padre
comprende. Il Padre ascolta. Il Padre concede. Quante grazie non sono date anche per un solo, vero, perfetto
sospiro d'amore! Quanta abbondanza per un sacrificio intimo fatto con amore. Non siate simili ai gentili. Dio
non ha bisogno che gli diciate ciò che deve fare perché voi ne abbisognate. Ciò possono dirlo i pagani ai loro
idoli che non possono intendere. Non voi a Dio, al vero, spirituale Iddio che non è solo Dio e Re, ma è Padre
nostro e sa, prima ancora che voi glielo chiediate, di che avete bisogno. Chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e verrà aperto a chi
picchia. Quando un figlio vostro vi tende la manina dicendovi: "Padre, ho fame", gli date forse un sasso? Gli
date un serpente se vi chiede un pesce? No, anzi che date pane e pesce, ma inoltre date carezza e
benedizione, perché è dolce ad un padre nutrire la sua creatura e vederne il sorriso felice. Se dunque voi di
imperfetto cuore sapete dare buoni doni ai vostri figli solo per l'amore naturale, comune anche all'animale
verso la prole, quanto più il Padre vostro che è nei Cieli concederà a coloro che gliele chiedono le cose buone
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e necessarie al loro bene. Non abbiate paura di chiedere e non abbiate paura di non ottenere! Però (ecco che
Io vi metto in guardia contro un facile errore) però non fate come i deboli nella fede e nell'amore, i pagani
della religione vera - perché anche fra i credenti vi sono pagani la cui povera religione è un groviglio di
superstizioni e di fede, un manomesso edificio in cui si sono infiltrate erbe parassitarie d'ogni specie, al punto
che esso si sgretola e cade in rovina - i quali, deboli e pagani, sentono morire la fede se non si vedono
esauditi. Voi chiedete. E vi pare giusto di chiedere. Infatti per quel momento non sarebbe neanche ingiusta
quella grazia. Ma la vita non termina in quel momento. E ciò che è bene oggi può essere non bene domani.
Voi questo non lo sapete, perché voi sapete solo il presente, ed è una grazia di Dio anche questa. Ma Dio
conosce anche il futuro. E molte volte per risparmiarvi una pena maggiore vi lascia non esaudita una
preghiera. Nel mio anno di vita pubblica più di una volta ho sentito dei cuori gemere: "Quanto ho sofferto
allora, quando Dio non mi ha ascoltato. Ma ora dico: 'Fu bene così perché quella grazia mi avrebbe impedito
di giungere a quest'ora di Dio' "Altri ho sentito dire e dirmi: "Perché, Signore, non mi esaudisci? A tutti lo
fai, e a me no? ". E pure, avendo dolore di veder soffrire, ho dovuto dire: "Non posso", perché l'esaudirli
avrebbe voluto dire mettere un intralcio al loro volo alla vita perfetta. Anche il Padre delle volte dice: "Non
posso". Non perché non possa compiere l'atto immediato. Ma perché non lo vuole compiere per conoscenza
delle conseguenze future. Udite. Un bambino è malato alle viscere. La madre chiama il medico e il medico
dice: "Per guarire occorre digiuno assoluto". Il bambino piange, strilla, supplica, pare languire. La madre,
pietosa sempre, unisce i suoi lamenti a quelli del figlio. Le pare durezza del medico quel divieto assoluto. Le
pare che possa nuocere al figlio quel digiuno e quel pianto. Ma il medico resta inesorabile. Infine dice:
"Donna, io so, tu non sai. Vuoi perdere tuo figlio o vuoi che io te lo salvi? "La madre urla: "Voglio che egli
viva! "."E allora " dice il medico "io non posso concedere cibo. Sarebbe la morte "Anche il Padre dice così,
delle volte. Voi, madri pietose del vostro io, non lo volete sentire piangere per negata grazia. Ma Dio dice:
"Non posso. Sarebbe il tuo male "Viene il giorno, o viene l'eternità, in cui si giunge a dire: "Grazie, mio Dio,
di non avere ascoltato la mia stoltezza! ". Quanto ho detto per l'orazione dico per il digiuno. Quando
digiunate non prendete un'aria melanconica come usano gli ipocriti, che ad arte si sfigurano la faccia acciò il
mondo sappia e creda, anche se vero non è, che essi digiunano. Anche essi hanno già avuto, con la lode del
mondo, la loro mercede e non ne avranno altra. Ma voi, quando digiunate, prendete un'aria lieta, lavatevi a
più acque il volto perché appaia fresco e liscio, ungetevi la barba e profumatevi le chiome, abbiate il sorriso
del ben pasciuto sulle labbra. Oh! che in verità non vi è cibo che pasca quanto l'amore! E chi fa digiuno con
spirito d'amore, di amore si nutre! In verità vi dico che se anche il mondo vi dirà "vanitosi" e "pubblicani", il
Padre vostro vedrà il vostro segreto eroico e ve ne darà doppia ricompensa. E per il digiuno, e per il
sacrificio di non essere lodati per esso. Ed ora andate a dare cibo al corpo dopo che l'anima fu nutrita. Quei
due poverelli restino con noi. Saranno gli ospiti benedetti che daranno sapore al nostro pane. La pace sia con
voi». E i due poverelli restano. Sono una donna molto scarna e un vecchio molto vecchio. Ma non sono
insieme. Il caso li ha riuniti, ed erano rimasti in un angolo avviliti, tendendo inutilmente la mano a quelli che
passavano loro davanti. Gesù va direttamente verso di loro che non osano venire avanti e li prende per mano
portandoli al centro del gruppo dei discepoli, sotto una specie di tenda che Pietro ha drizzato in un angolo e
sotto la quale forse si ricoverano nella notte e si riuniscono di giorno nelle ore più calde. E una tettoia di
frasche e di... mantelli. Ma serve allo scopo per quanto sia così bassa che Gesù e l'Iscariota, i due più alti, si
debbano abbassare per entrarvi.
«Ecco il padre ed ecco una sorella. Portate quanto abbiamo. Mentre prendiamo il cibo udremo la loro storia».
E personalmente Gesù serve i due vergognosi e ne ascolta la lamentosa narrazione. Solo il vecchio, dopo che
la figlia è andata lontano col marito e si è dimenticata del padre. Sola la donna, dopo che la febbre le ha
ucciso il marito, ed è malata per giunta.
«Il mondo ci sprezza perché poveri siamo» dice il vecchio. «Io vado elemosinando per raggranellare di che
compiere la Pasqua. Ho ottant'anni. Ho sempre fatto Pasqua e può essere l'ultima questa. Ma non voglio
andare in seno ad Abramo con nessun rimorso. Come perdono alla figlia così spero essere perdonato. E
voglio fare la mia Pasqua».
«Lunga è la via, padre».
«Più lunga è quella del Cielo, se si manca al rito ».
«Vai solo? Se ti senti male per via? ».
«Mi chiuderà le palpebre l'angelo di Dio ». Gesù lo carezza sulla testa tremula e bianca e chiede alla donna:
« E tu? ».
«Io vado cercando lavoro. Se fossi più pasciuta guarirei dalle febbri. E se fossi guarita potrei lavorare anche
ai grani».
«Credi. che solo il cibo ti guarirebbe? ».
«No. Ci sei anche Tu... Ma io sono una povera cosa, una troppo povera cosa per poter chiedere pietà».
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«E se ti guarissi, che vorresti dopo? ».
«Nulla più. Avrei avuto già ben più di quanto possa sperare ».
Gesù sorride e le dà un pezzo di pane intinto in un poco di acqua e aceto che fa da bevanda. La donna lo
mangia senza parlare e Gesù continua a sorridere. Il pasto cessa presto. Era così parco! Apostoli e discepoli
vanno in cerca d'ombra per le pendici, fra i cespugli. Gesù resta sotto la tenda. Il vecchione si è messo contro
la parete erbosa e dorme stanco. Dopo un poco la donna, che pure si era allontanata cercando ombra e riposo,
viene verso Gesù che le sorride per rincuorarla. Lei viene avanti timida e pure lieta, fin quando quasi è presso
la tenda, e poi la vince la gioia e fa gli ultimi passi velocemente, cadendo bocconi con un grido soffocato:
«Tu mi hai guarita! Benedetto! È l'ora del grande brivido ed io non l'ho più... Oh! » e bacia i piedi di Gesù.
«Sei sicura di essere guarita? Io non te l'ho detto. Potrebbe essere un caso... »
«Oh! no! Ora ho compreso il tuo sorriso nel darmi quel pane. La tua virtù è entrata in me con quel boccone.
Io non ho nulla da ricambiarti fuorché il mio cuore. Comanda alla tua serva, Signore, ed ella ti ubbidirà fino
alla morte ».
«Sì. Vedi quel vecchio? E’ solo ed è un giusto. Tu avevi un marito e te lo levò la morte. Egli aveva una figlia
e gliela levò l'egoismo. E’ peggio. Eppure non impreca. Ma non è giusto che vada solo nelle sue ultime ore.
Siigli figlia ».
«Sì, mio Signore ».
«Ma guarda che vuol dire lavorare per due».
«Sono forte, ora, e lo farò ».
«Vai allora là, su quel greppo, e di' all'uomo che riposa là, a quello vestito di bigio, che venga da Me ».
La donna va sollecita e torna con Simone Zelote.
«Vieni, Simone. Ti devo parlare. Attendi, donna ». Gesù si allontana qualche metro.
«Pensi che Lazzaro avrebbe difficoltà ad accogliere una lavoratrice di più? ».
«Lazzaro? Ma io credo che non sappia neppure quanti sono i suoi servi! Uno più, uno meno!... Ma chi è? ».
«Quella donna. L'ho guarita e... »
«Basta Maestro, se Tu l'hai sanata è segno che l'ami. Ciò che Tu ami è sacro a Lazzaro, mi impegno per lui ».
«E’ vero. Ciò che Io amo è sacro a Lazzaro. Hai detto bene. E per questo Lazzaro diventerà santo, perché
amando ciò che Io amo amerà la perfezione. Voglio unire quel vecchio a quella donna e far fare l'ultima sua
Pasqua in letizia a quel patriarca. Voglio molto bene Io ai vecchi santi, e se posso dar loro tramonto sereno
sono felice ».
«Vuoi bene anche ai bambini... »
«Sì, e ai malati... »
«E a quelli che piangono... »
«E a quelli che sono soli... »
«Oh! mio Maestro! Ma non ti accorgi di volere bene a tutti? Anche ai tuoi nemici? ».
«Non me ne accorgo, Simone. Amare è la mia natura. Ecco che il patriarca si sveglia. Andiamo a dirgli che
farà la Pasqua con una figlia vicino e senza più bisogno del pane». Tornano alla tenda dove la donna li
attende e vanno tutti e tre dal vecchio che si è seduto e si riallaccia i sandali.
«Che fai, padre?».
«Scendo a valle. Spero trovare un ricovero per la notte, e domani mendicherò sulla via, e poi giù, giù, giù, fra
un mese, se non muoio, sarò al Tempio ».
«No».
«Non devo? Perché? ».
«Perché il buon Dio non vuole. Non andrai solo. Questa verrà con te. Ti condurrà dove Io dirò e sarete
accolti per amor mio. Farai la tua Pasqua, ma senza fatica. La tua croce l'hai già portata, padre. Posala
adesso. E raccogliti solo in orazione di grazie al buon Dio».
«Ma perché... ma perché... io... io non merito tanto... Tu... una figlia... Più che se mi donassi vent'anni... E
dove, dove mi mandi?...» Il vecchio piange fra il cespuglio del suo barbone.
«Da Lazzaro di Teofilo. Non so se lo conosci ».
«Oh!... io sono dei confini della Siria e ricordo Teofilo. Ma... ma... oh! Figlio benedetto di Dio, lascia che io
ti benedica!».
E Gesù, seduto come è sull'erba, di fronte al vecchione, veramente si curva per lasciare che lo stesso gli
imponga, solenne, le mani sul capo, tuonando, con la sua voce cavernosa di vegliardo, l'antica benedizione:
«Il Signore ti benedica e custodisca. Il Signore ti mostri la sua faccia e abbia di te misericordia. Il Signore
volga a te il suo volto e ti dia la sua pace».
E Gesù, Simone e la donna rispondono insieme: «E così sia».

sabato 14 giugno 2014

(Gv 3,16-18) Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

VANGELO 
 (Gv 3,16-18) Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e trasforma la mia ignoranza perchè anche una piccola cosa inutile come me, possa servire il Signore.

Tutto è grazia, e questa grazia viene a una fonte inesauribile, che è l'amore di Dio Padre.
Il collegamento che la Chiesa ci propone tra l' antica alleanza nella prima lettura e la nuova alleanza scritta con il sangue di Gesù, ci deve far riflettere sul perchè questo  avviene;cosa spinge Dio a continuare a cercarci,a continuare ad amarci,nonostante tutto,nonostante da noi riceva molti più rifiuti che assensi.
Quanto è grande l'amore ? Questa domanda ci fa pensare al nostro tipo di amore, possessivo, geloso, prepotente, curioso.A questo amore frapponiamo quello che Dio ha per noi e quello che parla al mio cuore è la debolezza di Dio.Si Dio che è onnipotente, davanti a questo amore per noi non sa resistere, ci ama senza limiti,tanto da mettere la sua stessa vita,la sua stessa esistenza in gioco per noi.C'è un canto che ascolto spesso e che mi piace da morire, specialmente quando ho bisogno di tuffarmi tra le braccia della mia famiglia celeste, quando ho bisogno di donarmi e ricevere, quando tutto quello che cerco e che voglio è solo Dio.  
https://www.youtube.com/watch?v=hlTny87LIq8
Dio perfetto che ci ama a tal punto da desiderare per noi la perfezione, la purezza e l'integrità.Dio sapiente che non ci  impone la fede, ma ce la fa scegliere, perchè nullaè più grande e perfetto di un amore consapevole.Dio consapevole che abbiamo bisogno per vincere la nostra umanità, e per questo si fa uomo come noi, per permetterci di vincerla con Lui.(Io sarò con voi tutti i giorni)Quello che spesso ci frena è la nostra voglia di capire, di analizzare, di saper spiegare anche quello che non sappiamo minimamente comprendere, ma Dio, che ha dato se stesso per noi si fa in tre per noi, si offre nella sua massima potenza per aiutarci a raggiungere la vera relaziione con Lui.Più che chiedere di capire,dovremmo chiedere la grazia di avere fede anche quando non capiamo.Padre, Figlio e Spirito Santo, ruotano,si frappngono, si donano; Sant'agostino giustamente definisce la Santissima Trinità dicendo che c 'è un Dio che da, il Padre, l'amante, colui che dona. C'è un Dio che è donato, il Figlio, il dono. C'è l'Amor, lo Spirito, la relazione d'amore che lega chi dà e chi riceve.

venerdì 13 giugno 2014

(Mt 5,33-37) Io vi dico: non giurate affatto.

VANGELO
(Mt 5,33-37) Io vi dico: non giurate affatto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ed impregnami di umiltà, fammi conoscere la giustizia dei tuoi insegnamenti e fammela aderire al corpo come una seconda pelle. Fa che quest' alleanza che faccio con te, sia sincera e duratura, e che mai io venga meno all'aderire ai tuoi comandamenti. Proteggimi dalla voglia di agire come io voglio e imprimimi in me l'azione del Tuo Santo pensiero.
Il nostro parlare sia si, si; no, no. Ripetuto due volte perché al parlare corrisponda l'azione, che ad esso è legata.
Una delle più comuni accuse che si fa alle persone che frequentano le varie chiese, è proprio quella dell' incoerenza tra il dire ed il fare, ed è una critica che condivido in pieno, perché tutti parliamo bene, ma razzoliamo male.
Ogni giorno mi trovo a combattere con questa incoerenza che esce fuori in ogni occasione, noi spesso estrapoliamo dalla Bibbia quello che ci fa comodo ed omettiamo di ricordare quello che invece ci riesce poco e niente. " Il di più viene dal maligno " tremenda affermazione, ma da prendere molto sul serio. Non si deve neanche cercare di alterare la verità per convincere o per convincerci che quello che diciamo è giusto, ma semplicemente attenerci ai fatti e alla parola di Dio.Possiamo non essere perfetti e chiedere perdono e aiuto, questo ci renderà più umili e a Dio non dispiacerà correre in nostro soccorso; nella nostra incapacità potremo riconoscere che quello che ci riesce è grazia, ma se pensiamo di poter fare, poter essere, poter agire da soli , siamo già in errore, perchè non abbiamo nessuna capacità se non la volontà di chiedere aiuto all'Onnipotente.

giovedì 12 giugno 2014

SANT'ANTONIO DA PADOVA



Sant' Antonio
Sacerdote e dottore della Chiesa

Lisbona, Portogallo, c. 1195 - Padova, 13 giugno 1231
Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.
  • Biografia di S. Antonio
    Catechesi sulla preghiera
    Cosa insegna Sant'Antonio sulla Preghiera?
    Nei suoi Sermoni troviamo alcuni rapidi passaggi, semplici ed evocativi, che ci aiutano a capire meglio questa importante dimensione della vita cristiana. Sant'Antonio insiste sull'importanza del distacco dal frastuono delle cose, della calma, della solitudine, del silenzio, che soli permettono di ascoltare e vedere Dio.
    Tra le righe di questi insegnamenti, scorgiamo anche un involontario autoritratto interiore di Sant'Antonio, che conosciamo come grande amante del silenzio e della preghiera.
    "Preghiera è dirigere i nostri affetti verso Dio; è un devoto e amichevole parlare con Lui.
    E' la tranquillità della mente illuminata dall'alto.
    Preghiera è anche richiesta per ottenere i beni temporali necessari per questa vita terrena. Ma quelli che pregano chiedono al Signore con autentico spirito cristiano di sottomettere la propria volontà alla Sua: solo il Padre celeste sa di cosa abbiamo veramente bisogno su questa terra.
    Infine, Preghiera è ringraziare, cioè riconoscere i benefici ricevuti, e offrire tutto il nostro impegno a Dio, cosicché la nostra Preghiera possa essere permanente."
    "Il Signore manifesta Se stesso a coloro che si fermano per un po' di tempo in pace ed umiltà di cuore. Se tu guardi nelle acque torbide e turbolente, non puoi vedere l'espressione del tuo volto. Se tu vuoi vedere il volto di Cristo, fermati, raccogli i tuoi pensieri in silenzio, e chiudi la porta della tua anima al rumore delle cose esteriori.
    Il saluto degli angeli e le benedizioni di Dio non sono per coloro che vivono sulla pubblica piazza, cioè fuori di sé, agitati e distratti. Il dolce "Ave" fu indirizzato alla Vergine Maria quando ella era assorbita nella preghiera, nella riservatezza della sua casa. Dio, per esser capace di parlare all'anima e riempirla con la conoscenza del suo amore, la conduce alla solitudine, distaccandola dalle preoccupazioni delle cose terrene. Egli parla all'orecchio di coloro che sono silenziosi, e li fa partecipi dei suoi segreti."
    Si quaeris
    Questa preghiera di lode - o responsorio - in onore di Sant'Antonio
    fu composta da fra Giuliano da Spira.
    Il responsorio  fa parte dell'Officium rhythmicum s. Antonii, 
    che risale al 1233, due anni dopo la morte del Santo.
    E' cantato nella Basilica di Sant'Antonio a Padova e, ogni martedì, in molte chiese nel mondo intero. Se cerchi i miracoli, ecco messi in fuga la morte, l’errore, le calamità e il demonio; ecco gli ammalati divenir sani. Il mare si calma, le catene si spezzano; i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute

    S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
    lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.

    Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
    Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
     Amen.

    Per Antonium ad Jesum
    Attraverso Antonio, a Gesù.

    Queste sono le memorabili parole usate da Papa Pio XI nel 1930,

    in occasione del settimo centenario della morte di Sant'Antonio.
    E davvero questa è la missione di Sant'Antonio, il Santo straordinario che, nel misterioso disegno della divina Provvidenza, rimane anche oggi un grande maestro di vita spirituale, un esempio vivo di virtù e di santità, un potente intercessore presso Dio.
    Noi sappiamo bene, come la Sacra Scrittura e la Chiesa ci insegnano, che l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini è Gesù Cristo. Ma noi sappiamo anche, per nostra grande consolazione, che i Santi, nostri fratelli, hanno tentato di imitare Gesù alla perfezione durante la loro vita terrena e, vivendo una vita di fede e di carità eroica, hanno votato la loro vita a Dio e ai fratelli. Ora, vicino a Cristo in paradiso, essi sono modelli di imitazione e nostri intercessori.
    Per tale ragione, il Concilio Vaticano secondo insegna che "La Chiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei santi che hanno sofferto e sono stati glorificati con Cristo. La Chiesa propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cristo e, tramite i loro meriti, implora i benefici di Dio" (Sacrosantum Concilium, n. 104).
    Ciò che è vero di tutti i santi è vero soprattutto per Sant'Antonio, cha la gente di Padova chiama semplicemente "Il Santo". Egli fu pervaso da un ardente amore per il suo Signore, immerse se stesso nello spirito del Vangelo, lo visse in prima persona, predicandolo dappertutto per mezzo dei suoi sermoni, lo spiegò nei suoi scritti, e così meritò di esser proclamato "Dottore evangelico" dalla Chiesa.
    Anche oggi il Santo continua ad essere ciò che fu nella sua esistenza terrena: una luce e una guida per il popolo cristiano. Anche oggi da lui emana un messaggio di salvezza: il messaggio di ottenere, mantenere e aumentare la grazia divina.
    Coloro che hanno visitato la Basilica a Padova, dove è custodita la sua tomba, possono testimoniare che Sant'Antonio è davvero per tanti un invito a tornare al Signore, a convertirsi, a iniziare una nuova vita.
    Durante l'anno numerosissimi pellegrini vengono per pregare davanti alla tomba del Santo. A lui affidano le loro sofferenze, le loro ansie, le loro speranze e, quando ripartono, essi portano con sé conforto e consolazione.
    La preghiera che si eleva a Sant'Antonio è semplice, immediata, alle volta bisognosa di luce e purificazione. Tuttavia è senza alcun dubbio una strada, alla portata di tutti, per avvicinarsi a Dio. Molto spesso, infatti, le persone semplici e umili sono quelle che meglio sanno trovare la strada per trovare il Signore che non i sapienti o i grandi.


    La devozione Antoniana più diffusa è quella del Pane dei Poveri, utile nelle parrocchie per fare alleviare dal ricco la miseria del povero. Tale devozione ebbe origine dalla prodigiosa resurrezione di un bimbo,avvenuta a Padova. Tommasino aveva dieci anni ed era figlio di buoni genitori che abitavano vicino alla Chiesa del Santo.
    Un giorno, giocando vicino ad un recipiente d’acqua vi cadde dentro e morì. La madre trovò il piccino senza vita e chiamò aiuto; corsero i vicini ed alcuni frati del convento. Non c’era nulla da fare,Tommasino era morto.La madre non si rassegnò, si affidò alla fede confidando nei meriti di Sant’Antonio. Fece voto a Lui di distribuire ai poveri tanto grano, quanto era il peso del bambino, se questi fosse ritornato in vita. Passarono alcune ore con la donna in preghiera finché il bimbo emise un grido. Era ritornato in vita! La promessa fu mantenuta e la devozione a Sant’Antonio, mediante la carità ai poveri incominciò a propagarsi sotto il nome di "Peso del bambino".
    Nel 1887 fu introdotta la statua del Santo esposta in pubblico assieme a due urne in una delle quali i devoti gettavano le suppliche scritte e nell’altra il denaro promesso, allorché la grazia era fatta. La cassettina di Sant’Antonio è divenuta oggi una scuola di carità per tutti,perché tutti, anche i più poveri vi gettano qualche soldino, quel tanto che basta per fare felice un povero e sollevare il nostro spirito davanti al Signore. Sant’Antonio oggi chiede sempre più aiuto per i poveri, concedendo grazie a tanti benefattori che fanno l’elemosina con il cuore sincero ed aperto all’amore.
    Per tanti secoli questa usanza si è ripetuta e sarebbe bello ancor oggi vedere comparire questa figura di Sant’Antonio nei negozi del mondo con l’invito a fare la carità in ogni momento della giornata, specie quando spendiamo per noi e per i nostri cari.
     (Storie tratte dal libro Sant’Antonio di Alfonso Salvini)

    Preghiera dello studente

    Glorioso Sant'Antonio, amico dei giovani, ascoltami. Ho bisogno di volontà ferma per applicarmi allo studio, mi occorre luce per l'intelligenza, tenacia per la memoria perché possa comprendere e ritenere quanto devo imparare. 0 Santo dei miracoli, vieni in mio aiuto.
     Intercedi per me presso il Signore. Che io possa concludere felicemente gli studi per rendermi utile nella vita, a gloria di Dio e a consolazione dei miei cari.
    Fà che, come te, diffonda sempre ed ovunque gioia e bontà.
    Amen.
    Preghiera per ottenere una grazia.
    Ricordati, o Sant’Antonio, che tu hai sempre aiutato e consolato chiunque è ricorso a te nelle sue necessità. Animato da grande confidenza e animato dalla certezza di non pregare invano, anch’io ricorro a te, che sei così ricco di meriti davanti a Signore.
    Non rifiutare la mia preghiera, ma fa che essa giunga, con la tua intercessione, davanti a Dio. Vieni in mio soccorso nella presente angustia e difficoltà, e ottienimi la grazia che ardentemente imploro, se è per il bene dell’anima mia ……

    Benedici il mio lavoro e la mia famiglia. Tieni lontano da essi le malattie e i pericoli dell’ anima e del corpo. Fa che nell’ora del dolore e della prova io possa rimanere forte nella fede e nell’amore di Dio.
     Amen.
    Per una persona ammalata

    O caro Sant’Antonio, che hai sempre benedetto quelli che fiduciosi ricorrono a te,
     ti prego con fervore per una persona ammalata a me cara.
    Ti supplico di ottenerle il dono della guarigione o almeno che le siano alleviate le sofferenze e abbia la forza di farne l’offerta a Dio in unione con la Passione del Signore Gesù.
    Tu che nella tua vita terrena fosti amico dei sofferenti e ti prodigasti per loro con la carità e con il dono dei miracoli, sii vicino a noi con la tua protezione, consola il nostro cuore e fa che le nostre sofferenze fisiche e morali siano fonte di merito per la vita eterna.

    Sant'Antonio glorioso,
    siete di giglio di purità, 
    per la vostra santità pregate Iddio per carità

    Sant'Antonio glorioso,
    tutto amabile e amoroso,
    ottenetemi da Dio
    quanto spera il cuore mio!