martedì 10 dicembre 2013

commento alle didascalie delle litanie Lauretane

Commento alle 'didascalie' 
Presentiamo i quadri riprodotti nell'inserto con brevi commenti alle rispettive 'didascalie', lasciando alla sensibilità di ognuno il gusto di contemplarli e "leggerli" da sé.
Mater Creatoris
"Chi mi ha creato ha cercato riposo nella mia dimora" (Sir 24, 12)."Chi mi ha creato ha cercato riposo nella mia dimora" (Sir 24, 12).
Perché Maria può essere detta Madre del Creatore? Poiché nel Signore Gesù Cristo vi è una sola persona, la persona divina nella quale sussistono le due nature, è giusta l'affermazione che, secondo la sua natura umana, egli deve la vita alla sua Madre; mentre, secondo la sua natura divina, è Lui che dà la vita alla madre, come la dà a tutto ciò che vive.
Ed è pure teologicamente corretto considerare Gesù Cristo Creatore, come lo sono il Padre e lo Spirito Santo. Secondo la dottrina tomistica delle appropriazioni degli attributi divini, Gesù - Verbo del Padre - è pure la causa e lo scopo della creazione, in quanto l'Incarnazione è l'opera principale e come la ragione stessa della creazione.
Alla Vergine Maria, perciò, vengono applicate in modo eminentissimo le espressioni della Scrittura:"Qui creavit me, requievit in tabernaculo meo""Chi mi ha creato ha cercato riposo nella mia dimora" (Sir 24, 12); "Portat omnia verbo virtutis suae"" La sua parola potente sostiene tutto l'universo" (Eb 1,3); "In Christo nova creatura""Uno unito a Cristo è una creatura nuova " (2 Cor 5, 17).
Il Salmista, a fronte di questo mistero delle cose di Dio confessa di non aver prima capito, di"essersi agitato nel suo cuore e di essersi tormentato nell'intimo", fino a quando il Signore glielo ha rivelato: "Ad nihilum redactus sum et nescivi""Ero come niente e non lo capivo" (Sal 72, 22).
    
Mater Salvatoris
"(La Vergine) partorirà un figlio e gli metterai nome Gesù; perché lui salverà il suo popolo (da tutti i peccati)" (Mt 1, 21).
"(La Vergine) partorirà un figlio e gli metterai nome Gesù;
perché lui salverà il suo popolo (da tutti i peccati)"
 (Mt 1, 21).
Siamo tra il Natale: "Natus est vobis hodie Salvator""Oggi è nato il vostro Salvatore" (Lc 2, 11) e la Croce, Salvezza del mondo: "Vocavit eum Salvatorem mundi""(Il faraone) lo chiamò Salvezza del mondo" (Gen 41, 45).
La Redezione è come il coronamento della creazione; perciò, al titolo di Maria Mater Creatorissegue quello di Mater Salvatoris. Si può anche aggiungere che, essendo quello di Salvatore il titolo principale di Gesù, quello di Madre del Salvatore è il principale per Maria.
Questo ci dice come la Vergine Maria, in tutta la sua vita, sia stata intimamente unita al Sacrificio redentivo di Cristo; al punto da essere giustamente considerata "corredentrice del genere umano".
Questo 'progetto' di Dio è stato annunciato dall'Angelo a Giuseppe, fin dal primo concepimento di Gesù: "Pariet filium, et vocabis nomen eius Jesum. Ipse enim salvum faciet populum suum""(La Vergine) partorirà un figlio e gli metterai nome Gesù; perché lui salverà il suo popolo (da tutti i peccati)" (Mt 1, 21).
   
Virgo prudentissima
"(Abigail) era una donna molto prudente" (1 Sam 25, 3).
"(Abigail) era una donna molto prudente" (1 Sam 25, 3).
Altro bel quadro, costruito come cornice della Vergine prudentissima e illustrato con significative allusioni scritturistiche: "Eratque mulier illa prudentissima""(Abigail) era una donna molto prudente" (1 Sam 25, 3); "Prudentes acceperunt oleum in vasis suis""Le (vergini) prudenti presero con sé l'olio nei vasetti" (Mt 25, 4); "Estote prudentes" , "Siate prudenti!" (Mt 10, 16). E, persino, con esemplificazioni prese dal regno animale: "Vade ad formicam et disce sapientiam""(O pigro), impara dalla formica come ci si comporta" (Prv 6, 6); "Quis dedit gallo intelligentiam?" , "Chi ha dato al gallo l'istinto intelligente? (Gb 38, 36).
Se la prudenza è la prima delle virtù cardinali e regola tutte le altre, al punto che San Tommaso non esita a dire che "essa opera in ogni virtù come il sole influisce su tutto ciò che esiste" (cfr.Quaestiones 47-56, in 'Secunda Secundae' della 'Summa theologica'), poteva la Vergine santissima non averla in sommo grado? Tutto Maria riconobbe opera del Signore nella sua vita e a lui soltanto si affidò: basti citare il Magnificat, che San Bernardo, con Sant'Ambrogio, chiama "cantico dell'estasi dell'umiltà della Vergine".
   
Virgo veneranda
"Tutti mi diranno beata" (Lc 1, 48)
"Tutti mi diranno beata" (Lc 1, 48).
Dobbiamo alla Santissima Vergine il rispetto, l'amore, la fiducia e la venerazione che meritano le sue grandezze e le sue virtù.
La maternità divina di Maria, la sua perpetua verginità, la sua pienezza di grazia, la sua potente intercessione presso Dio e la sua amabilità sono le ragioni di un culto unico (di iperdulìa) a lei dovuto. Questo si fonda, in ultima istanza, sulla sua santità, tanto assoluta che la Vergine Maria è considerata come un 'complemento di grazia' della Trinità SS. stessa.
Giustamente, come è stato scritto, un artista si esalta e si onora nelle sue opere: in Maria, proprio perché è il capolavoro dell'universo, onoriamo il massimo della santità e dello splendore delle opere di Dio. La Vergine stessa aveva vaticinato questo suo destino di gloria: "Beatam ne dicent omnes generationes", "Tutti mi diranno beata" (Lc 1, 48). E la Chiesa da sempre la considera "Venerabilis et sancta", "Sacra e venerabile" (Nm 28, 26), applicandole espressioni della Scrittura come quella riportata nel quadro: "Surrexit rex in occursum ejus", "Il re (Salomone) si alzò e le venne incontro"(1 Re, 2, 19). Come dire che è Dio stesso il primo a venerare la sua Santa Madre.
   
Virgo praedicanda
"(Il coraggio che ti ha sostenuto) non cadrà dal cuore degli uomini" (Gdt 13, 19)."(Il coraggio che ti ha sostenuto) non cadrà dal cuore degli uomini" (Gdt 13, 19).
Una traduzione che bene esprime il senso originario latino di questa litania lauretana è: "Vergine degna di essere lodata". Del resto, è la Sacra Scrittura a cantare le lodi della Vergine; è la liturgia della Chiesa, sono le feste e le preghiere di ogni tempo, sono i Padri della Chiesa, i Santi, gli scrittori, i poeti e gli artisti che da sempre ne celebrano la grandezza.
È Maria stessa, nel Magnificat, a predire le lodi che tutte le generazioni le avrebbero tributato. Un cantico, questo, che Sant'Ambrogio definiva "l'estasi dell' umiltà della Vergine", meravigliata lei per prima della sua grandezza. E noi, ancora una volta, ripetiamo con espressioni mutuate dalla Parola di Dio: "Non recedat laus tua de ore hominum""(Il coraggio che ti ha sostenuto) non cadrà dal cuore degli uomini" ( Gdt 13, 19); "Beatissimam praedicaverunt""(I suoi figli) sorgono a proclamarla beata" (Prv 31, 28); "Beatus venter qui te portavit""Beata la donna che ti ha generato!" (Lc 11,27).
Glorificare la Santa Madre di Dio non è altro, per noi Cristiani, che seguire una delle ispirazioni più proprie alla fede cattolica, l'anelito più profondo del nostro cuore di figli.
    
Virgo potens
"Dalla tua mano ogni grandezza e potere" (1 Cr 29, 12).
"Dalla tua mano ogni grandezza e potere" (1 Cr 29, 12).
Quello della Vergine Maria è un potere d'intercessione al quale Dio nulla rifiuta, secondo quanto dice San Bonaventura che la chiama "l'onnipotente supplicatrice".
È il grande tema dell'intercessione di Maria che con la sua preghiera presso Dio compie l'opera della nostra salvezza, ottenendoci tutti i frutti della Passione di Cristo. Ed è proprio sulla sua missione dicorredentrice del genere umano che poggia la continuità della sua opera di salvezza.
San Bernardo esprime in questi termini il potere d'intercessione della preghiera della Madre di Dio:"Siccome la natura divina, la sua essenza e il suo potere, tutto ciò che essa è, fu racchiusa nel seno della Santa Vergine, non temo di dire che Maria ricevette una specie di giurisdizione su tutto ciò che appartiene a Dio. Perciò, dal suo seno, come da un oceano divino, scorrono su di noi i fiumi della grazia…".
Giustamente, perciò, noi applichiamo alla Vergine parole della Scrittura che esprimono questo concetto: "In manu tua virtus et potentia""Dalla tua mano ogni grandezza e potere" (1 Cr 29, 12); " Omnia possum in eo""(Posso far fronte a tutte le difficoltà) in colui che mi dà la forza" (Fil 4, 13);"Fecit potentiam in brachio suo""Ha dato prova della sua potenza" (Lc 1, 51): l'onnipotente braccio di Dio ordina l'universo, il potente braccio della Vergine sostiene la nostra povertà presso di Lui.
   
Virgo clemens
"Avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia" (Es 33, 19).
"Avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia" (Es 33, 19)
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La nostra fiducia in Maria, prima ancora che sulla sua potente intercessione presso
Dio, poggia sulla sua bontà materna; perciò giustamente a lei cantiamo nella 'Salve, Regina': "O clemens, o pia, o dulcis Virgo, Maria!". Capolavoro della mise-
ricordia infinita, il cuore immacolato della Vergine è pur sempre un cuore di madre. Ne sono prova persino le 'lacrime' versate, anche recentemente, in più di una sua apparizione.
Ecco perché la liturgia della Chiesa e la devozione dei Santi amano applicare alla Vergine espressioni tanto eloquenti della Sacra Scrittura, come quelle riportate nel quadro che ammiriamo, dove sono emblematicamente riprodotte le Nozze di Cana, quando Gesù compì il suo primo miracolo per intercessione della Madre: "Clemens ero in quem mihi placuerit""Avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia" (Es 33, 19); "Lex clementiae in lingua ejus""Sulla sua lingua c'è dottrina di bontà" (Prv 31, 26); "Cor meum tanquam cera liquescens""Il mio cuore si fonde come cera" (Sal 21, 15); "Clementia ejus quasi imber serotinus""Il suo favore è come nube di primavera" (Prv 16, 15); "Et camelis tuis hauriam aquam""Darò da bere anche ai tuoi cammelli" (Gn 24, 14).
    
Virgo fidelis
"Sii fedele fino alla morte" (Ap 2, 10).
"Sii fedele fino alla morte" (Ap 2, 10)
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L'incisione dei fratelli Sebastian e Johann Baptist Klauber presenta la Vergine Maria ai piedi della Croce; e l'iscrizione principale commenta: "Esto fidelis usque ad mortem""Sii fedele fino alla morte" (Ap 2, 10). Ma la Madonna, 'Virgo fidelis', è pure raffigurata con il Bambino Gesù che poggia sulle sue ginocchia e regge il mondo: segno della grande fede di Maria, in forza della quale meritò di divenire Madre di Dio e madre dell'umanità.
Maria è, perciò, la "Vergine fedele" in una doppia accezione del termine: per la sua fedeltà al Signore, fino alla fine: "Cor ejus fidele""(Tu hai trovato) il suo cuore fedele (davanti a te)" (Ne 9, 8); e perché piena di fede: "Mulier fidelis""Una donna di fede" (1 Cor 7, 13). Sant'Agostino si riferisce a questo secondo aspetto, quando scrive: "Ella credette, e ciò che credeva in lei fu fatto"(cfr. Contra Faust. 1, 29).
Chiedendo alla 'Virgo fidelis' di custodire in noi la fede, e insieme la nostra fedeltà al Signore, ricordiamo come a ragione il gesuita p. P. Terrien abbia scritto: "Sarebbe facile dimostrare che il dogma della vera e divina maternità di Maria è come il riepilogo della nostra fede".
     
Speculum justitiae

"Ora vediamo come attraverso uno specchio" (1 Cor 13, 12)
Con questa invocazione le Litanie lauretane iniziano, per così dire, i titoli simbolici da riconoscere alla Vergine, ripetendo con nuova, poetica forma le note teologiche riconosciute alla Madre di Dio nelle invocazioni precedenti.
Il primo titolo figurato ('Specchio di giustizia') è tratto dal Libro della Sapienza e indica il Verbo di Dio. La Chiesa lo applica alla santa Vergine, anche perché - in senso lato - 'giustizia' è sinonimo di'santità'; e la Vergine Maria riflette perfettamente la santità di Dio. Maria, cioè, è tanto somigliante al suo Divin Figlio quanto l'oggetto riflesso in uno specchio assomiglia e riproduce l'oggetto stesso.
Ma, secondo alcuni Santi Padri, quest'invocazione litanica vorrebbe addirittura significare non solo che la santità di Maria è lo specchio della santità di Dio; ma che il Verbo di Dio ci è stato presentato nel seno della Vergine Maria come in uno specchio, nella veste della sua natura umana: portando Maria in sé Colui che è l'immagine sostanziale del Padre, Dio si è come specchiato in Maria.
Leggiamo alle luce di queste connotazioni le espressioni riferite nel quadro all'invocazione 'Speculum justitiae': "Videmus nunc per speculum""Ora vediamo come attraverso uno specchio" (1 Cor 13, 12); "Sol justitiae""(Sorgerà con raggi benefici) il sole di giustizia" (Ml 3,20); "Speculum sine macula Dei majestatis""(La Sapienza) è uno specchio terso della maestà divina" (Sap 7, 26);"Cuique suum", "A ciascuno secondo il suo (grado di santità)" (Ger 32, 19). 
   
Sedes Sapientiae
"La sapienza ha costruito la sua casa, adornata con sette colonne" (Prv 9,1).
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La sapienza ha costruito la sua casa, adornata con sette colonne" (Prv 9,1)
Il principale passo della Sacra Scrittura al quale allude il titolo "Sede della Sapienza" dato a Maria è tratto dal  Libro delle Cronache (cap. IX), ove è minutamente descritto il magnifico trono di Salomone.
Questo trono è una stupenda immagine di quello che la Madre di Dio offerse nella sua persona al Verbo Incarnato. Così si saluta la Vergine "Sede della Sapienza", perché nella Bibbia la Sapienza è attribuita al Verbo, il quale l'ha compiutamente manifestata nella sua incarnazione. "In lei e di lei il Verbo si fece un trono" - come dice San Bernardo: "In ipsa et ex ipsa comparavit sibi thronum" - .Dal suo trono eterno, che è il seno del Padre ove trova la sua dimora divina, il Figlio di Dio venne nel trono temporale che è il seno benedetto della sua Santa Madre.
Ma la Vergine Maria, a immagine della Sapienza increata, è anche l'incarnazione della sapienzialità delle cose di Dio: la conoscenza e il gusto di Dio, dei suoi attributi e dei suoi misteri, di tutto ciò che di buono e santo si riferisce a Dio e alle sue creature, 'opera delle sue mani'.
Quando applichiamo alla Vergine Maria l'espressione dei Proverbi: "Sapientia aedificavit sibi domum, excidit columnas septem", "La Sapienza ha costruito la sua casa, adornata con sette colonne" (Prv 9,1), ci riferiamo ai sette doni dello Spirito Santo che elevano Maria Santissima fino alla perfezione della vita soprannaturale. O, detto in altri termini: "In gremio Matris sedit Sapientia Patris""Nel seno della Madre risiede la Sapienza del Padre".
Questo diciamo di Maria, quando la invochiamo "Sede della Sapienza".
    
Causa nostrae laetitiae
"La nostra tristezza si cambierà in gioia" (Est 9, 22)
"La nostra tristezza si cambierà in gioia" (Est 9, 22)
Alla tristezza dovuta alla colpa dei nostri progenitori subentrò con Maria il segno della speranza, motivo di gioia per tutta l'umanità: "Una Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio…" (Is 7, 14). Attuazione della condanna al serpente ingannatore che Dio pronunziò, l'indomani del peccato di origine di Adamo ed Eva: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe" (Gen 3, 15). La Vergine Maria apparve così, ben presto, nella profezia della salvezza del genere umano.
E con la nascita del Figlio di Dio dal grembo verginale di Maria Santissima la salvezza del mondo ebbe piena e definitiva realizzazione. Perciò siamo invitati a celebrare davvero, nella gioia, la Madre del Signore: "Celebrate eam cum omni laetitia""Celebratela con gioia e letizia piena" (Est 16, 22,App. Deuterocan.), come esultò Giovanni il Precursore, ancora prima della nascita: "Exultavit infans in gaudio""Il bimbo ha esultato di gioia (nel mio grembo)" (Lc 1, 44).
Giustamente San Giovanni Damasceno poté cantare alla Vergine: "Tu, Maria, hai generato la gioia di tutti, la vera gioia che dissipa la tristezza del peccato". E San Gregorio il Taumaturgo, di rimando:"Tu sei il serbatoio di gioie celesti".
  
Vas spirituale
"Vaso di valore, per uso nobile" (2 Tm, 2, 20; Rm 9, 21)
"Vaso di valore, per uso nobile" (2 Tm, 2, 20; Rm 9, 21)
Questo titolo significa che Maria fu strumento e dimora dello Spirito Santo: "Spiritus Sanctus superveniet in te""Lo Spirito Santo verrà su di te" (Lc 1, 35).
I Padri della Chiesa chiamavano Maria 'Santuario privilegiato dello Spirito Santo', anziché 'Sposa dello Spirito Santo'; perciò il titolo litanico "Vaso spirituale" vuole propriamente dire: "Vaso (Tempio) dello Spirito (Santo)". Sotto questo profilo, occorre rifarsi a tutta la mariologia del rapporto fra la Trinità Santissima e la Santa Vergine.
Nei Cristiani, generati dalla grazia dello Spirito, è pure vivo il senso di essere nati, in qualche modo, dalla Vergine Maria, 'per opera dello Spirito Santo'. Anche noi, perciò, invochiamo la Vergine con le parole della fede: "Si inveni gratiam, immitte in me Spiritum Sanctum""Se ho trovato grazia (davanti a te), manda su di me lo Spirito Santo " (Ne 2, 5).
  
Vas honorabile
"Vas in honorem", "Vaso di valore, (per uso nobile)" (2 Tm, 2, 20; Rm 9, 21), perché ripiena di Spirito Santo, piena di grazia, di santità e di gloria, la Vergine Maria è certamente quel capolavoro assoluto di Dio, onore del Creatore e motivo per i fedeli devoti di tributarle il necessario, dovuto onore: "Madre sei del bell'amore, / della speme e del timor. / Tu del Cielo sei l'onore, / tu del mondo lo splendor". E, ancora: "Mira il tuo popolo, / o bella Signore, / che pien di giubilo / oggi ti onora!".
"Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!" (Sir. 43, 2).
"Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!" (Sir. 43, 2)
Tempio dell'Altissimo, Santuario e Tabernacolo di Dio, Arca dell'Alleanza, Ciborio dell'Eucarestia, Ostensorio di Gesù Sacramentato: sono tutti sinonimi del termine 'vaso' che riferiamo a Maria Santissima in quanto Madre del Verbo Incarnato. E come non considerarla, per tutto questo, sommamente degna di venerazione?
Di fronte alla Santa Vergine non ci rimane che esclamare, senza fine: "Vas admirabile, opus Excelsi", "Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!" (Sir. 43, 2)
   
Vas insigne devotionis
Traduciamo il titolo lauretano "Vas insigne devotionis", con l'espressione "Dimora consacrata a Dio"che dice, nella sostanza, la stessa cosa. Perché si vuole qui esprimere non tanto il concetto che la Vergine Maria è oggetto della nostra devozione, quanto piuttosto il fatto che è lei la prima, e in modo del tutto unico, devota a Dio, a lui interamente consacrata.
La devozione (o la consacrazione) a Dio della Santa Vergine suppone il suo grande amore a Dio e, nel Figlio suo Gesù, a tutta l'umanità della quale è costituita madre: la devozione, infatti, sta allacarità come la fiamma sta al fuoco, di cui è segno ed espressione.
"(Togli le scorie dall'argento e) ne verrà fuori un vaso purissimo" (Prv 25, 4).
"(Togli le scorie dall'argento e) ne verrà fuori un vaso purissimo" (Prv 25, 4)
Per comprendere il significato più profondo di questa litania, è necessario pensare al rapporto della Vergine con la Santa Trinità, secondo l'insegnamento del Montfort che presenta Maria come totalmente relazionale alla Trinità. Purificando, se necessario, la nostra devozione mariana:"Egredietur vas purissimum", "(Togli le scorie dall'argento e) ne verrà fuori un vaso purissimo" (Prv 25, 4). E Maria, "tempio augusto della Santissima Trinità", riempirà le nostre anime d'amore di Dio:"Illi offerebant vasa, et illa infundebat", "Quelli porgevano i vasi (vuoti) ed essa versava (l'olio)" ( 2 Re 4, 5).
   
Rosa mystica
"Rosa mystica", "Mistica rosa": la rosa è la regina dei nostri giardini; Maria è la Regina del Giardino di Dio che è l'universo da lui creato. Ovunque la poesia l'ha così cantata; e da sempre la liturgia, riferendole espressioni della Sacra Scrittura, l'ha così invocata. Un breve florilegio illustra il quadro che contempliamo: "Quasi plantatio rosae", "(Sono cresciuta) come le piante di rose (a Gerico)" (Sir 24, 14); "Quasi flos rosarum (in diebus vernis)", "Come il fiore della rosa nei giorni di primavera"(Sir 50, 8); "Quasi rosa plantata super rivos aquarum", "Come una pianta di rose sulle rive di un torrente" (Sir 39, 13).
"Coroniamoci con boccioli di rose" (Sap 2, 8).
"Coroniamoci con boccioli di rose" (Sap 2, 8)
Gesù, "il più bello tra i figli dell'uomo" (Sal 44,3), è l'ideale perfetto della bellezza umana. Non doveva la sua Vergine Madre essere il capolavoro della bellezza femminile, nell'ordine della natura e della grazia? Il titolo di "Mistica rosa" dato a Maria vuole indicare tutto questo. Con l'invito ad ornare le nostre anime e le nostre case di questa mistica rosa: "Coronemus nos rosis", "Coroniamoci con boccioli di rose" (Sap 2, 8).
   
Turris davidica
Si direbbe che questa invocazione alla Vergine richiami anzitutto il dono dello Spirito Santo dellafortezza, che in Maria rivelò al massimo grado l'aspetto paradossale del Vangelo: "Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 18, 14); l'umile, cioè, sarà reso forte per virtù dello Spirito: è l'esaltazione cantata dal Magnificat della Vergine.
"Torre salda davanti all'avversario" (Sal 60, 4).
"Torre salda davanti all'avversario" (Sal 60, 4)
"La Città di Davide, fortificata con solide torri - è scritto nel 1 Libro dei Maccabei (1, 33.34) -,divenne una fortezza inespugnabile"; da qui l'immagine di "torre (della santa Città) di Davide" riferita alla Vergine. "Turris fortitudinis a facie inimici""Torre salda davanti all'avversario" (Sal 60, 4): di fronte agli assalti dell'antico Avversario, il Diavolo nemico di Dio, e di fronte ai nemici della Chiesa di ogni razza e in ogni tempo.
Anche per questo, nelle Antifone della Beata Vergine Maria, la Chiesa a lei canta: "Sub tuum praesidium confugimus.."; e la invoca: "O benigna, o Regina, o Maria! Quae sola inviolata permansisti".    
Turris eburnea
È quasi un rafforzativo del titolo precedente, poiché si vuole qui indicare il particolare aspetto della inviolabilità di Maria, che è la sua perpetua verginità, simboleggiata dalla preziosità di una torre d'avorio.
"Il re Salomone fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro purissimo" (1 Re 10, 18).
"Il re Salomone fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro purissimo" (1 Re 10, 18).
Suggestiva è anche l'immagine del trono di Salomone con la quale i fratelli Klauber commentano l'illustrazione della litania: "Erexit rex Salomon thronum de ebore grandem et vestivit eum auro fulvo nimis", "Il re Salomone fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro purissimo" (1 Re 10, 18). E ancora: "Collum tuum sicut turris eburnea""Il tuo collo assomiglia alla Torre d'avorio" (Ct 7, 5); dove si vuole esprimere un concetto caro a San Girolamo, secondo il quale "Cristo è il capo della Chiesa e la sorgente di tutte le grazie, ma la Vergine Maria è come il collo attraverso il quale queste grazie passano, per rigenerare le membra del Corpo mistico di Cristo".    
Domus aurea
La 'domus aurea' nella quale Dio ha stabilito la sua dimora in mezzo agli uomini è la Vergine Maria, già simboleggiata dal Tabernacolo, con l'Arca dell'Alleanza che vi era posta, e poi dal Tempio di Salomone, edificato con grande magnificenza. Da qui i riferimenti biblici del quadro che la immagina come 'inscritta' nella cornice di un santuario: "Domus templi ex auro""Tutto nel tempio era fatto d'oro" (1 Re 7, 50); "Compleverat gloria Domini domum Dei""La gloria del Signore aveva riempito il tempio di Dio" (2 Cr 5, 14); "Hic habitabo quoniam elegi eam""Qui abiterò, perché l'ho desiderato"(Sal 131, 14).
"Tutto nel tempio era fatto d'oro" (1 Re 7, 50).
"Tutto nel tempio era fatto d'oro" (1 Re 7, 50)
Tempio dello Spirito Santo, Tabernacolo dell'Altissimo, Santuario della divina presenza del Verbo Incarnato, "non costruito dagli uomini e non di questo mondo" (Eb 9, 11), la Santissima Vergine Maria rimarrà sempre il segno della presenza di Dio in mezzo a noi.
   
Foederis arca
Maria, Arca dell'Alleanza: è certamente questa una delle più belle invocazioni simboliche alla Vergine, se pensiamo come l'Arca dell'Antica Alleanza fosse l'oggetto religioso più venerato dagli Israeliti. Il Tabernacolo del Tempio e il Tempio stesso erano stati costruiti per riporvi l'Arca, segno visibile della presenza di Jahwé in mezzo al suo popolo. Ed era sempre l'Arca dell'Alleanza a segnare i momenti decisivi della storia del popolo d'Israele, nei lunghi anni del deserto prima e attraverso il Giordano poi, fino all'entrata nella terra di Canaan e alla costruzione del Tempio di Salomone.
"Meriteresti la morte, ma oggi non ti faccio morire perché tu hai portato l'Arca del Signore" (1 Re 2, 26).
"Meriteresti la morte, ma oggi non ti faccio morire
perché tu hai portato l'Arca del Signore"
 (1 Re 2, 26)
Significativo è ciò che viene ricordato, di Salomone che dice al sacerdote Ebiatar: "Vir mortis es, sed hodie te non interficiam: quia portasti Arcam Domini""Meriteresti la morte, ma oggi non ti faccio morire perché tu hai portato l'Arca del Signore" (1 Re 2, 26). Vuol dire che la Madonna, Arca dell'Alleanza, ci libera dalla sentenza di morte delle nostre colpe.
Perciò invochiamo: "Surge Domine in requiem tuam, tu et Arca sanctificationis tuae""Alzati, Signore, vieni nella tua stabile dimora, tu con l'Arca della tua potenza" (Sal 131, 8), Maria tua e nostra Madre.
    
Ianua Coeli
Porta del Cielo: di tutte le Litanie Lauretane, questa è forse quella che meglio esprime la potenza e la bontà di Maria. L'insegnamento costante della Chiesa ci ricorda, infatti, come la Vergine Madre del Signore e dell'umanità, 'Corredentrice del genere umano', concorra alla nostra salvezza eterna, in Cielo.
"Sollevate, porte, i vostri frontali" (Sal 23, 7).
"Sollevate, porte, i vostri frontali" (Sal 23, 7)
La vera devozione alla Madonna è segno certo di predestinazione, perché già fin da questa terra la Santa Vergine ci indica le vie del Cielo e realmente ci introduce sulle vie dell'eternità beata, come sempre hanno insegnato i Padri della Chiesa e i grandi devoti di Maria: Sant'Ambrogio e San Bonaventura, ad esempio, chiamano Maria 'il Libro della Vita nel quale è scritto il nome degli eletti'.
Perciò, noi a ragione applichiamo a Maria le parole della Scrittura: "Attollite portas principes vestras""Sollevate, porte, i vostri frontali" (Sal 23, 7); "Ianuas coeli aperuit""Aprì le porte del cielo" (Sal 78, 23); "Non est hic aliud nisi porta coeli""Questo luogo non è altro che la porta del cielo" (Gen 28, 17)
    
Stella matutita
A invocare Maria Stella del mattino, ci salgono dal cuore i canti più poetici in onore della Vergine:"Ave, maris Stella!""Immacolata, Vergine bella, / di nostra vita / tu sei la Stella""Dell'aurora tu sorgi più bella, / coi tuoi raggi a far lieta la terra,/ e fra gli astri che il cielo rinserra / non v'è Stella più bella di te"…
Maria è la "Stella splendida et matutina""Stella radiosa del mattino" (Ap 22, 16), perché annunzia il Sole di Giustizia. Anzi, lei è l'Aurora del giorno del Signore, perché ha dato al mondo Cristo Gesù.
"Stella radiosa del mattino" (Ap 22, 16).
"Stella radiosa del mattino" (Ap 22, 16)
L'hanno preannunciata i Profeti, adombrandola nella promessa della Salvezza: "Orietur Stella ex Jacob""Una stella spunterà da Giacobbe" (Nm 24, 17); l'hanno incessantemente cantata i Padri della Chiesa; l'ha così proclamata il Concilio Vaticano II: "La Madre di Gesù, come in cielo glorificata ormai nel corpo e nell'anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (Lumen Gentium, 68).   
Salus Infirmorum
L'invocazione a Maria "Salute degli infermi" manifesta con forza la fede nel potere della Santa Vergine di guarirci da tutti i nostri mali. In effetti, Maria è la Corredentrice del genere umano; e la grazia della Redenzione si estende su tutte le fragilità della condizione umana, conseguenze del peccato.
Del resto, Gesù nella sua vita terrena guarì ogni sorta di mali. Quando, poi, egli mandò i suoi Apostoli ad evangelizzare il mondo, diede loro il potere di guarire i malati (cfr. Mc 16, 18); e nel corso dei secoli, tanti missionari e Santi hanno ottenuto miracoli di guarigione da infermità spirituali e fisiche. Perché non dovrebbe avere - e in modo eccelso - questo dono della guarigione la Madre di Dio, Madre dell'Umanità, Regina degli Apostoli e dei Santi?
"(Da lui) usciva una forza che sanava tutti" (Lc 6, 19).
"(Da lui) usciva una forza che sanava tutti" (Lc 6, 19)
Ben a ragione, perciò, la Chiesa nella amministrazione del Sacramento dell'Unzione degli Infermi, invoca l'intercessione di Maria "Salus infirmorum".
L'incisione dei fratelli Klauber proposta alla nostra riflessione applica alla Vergine Maria espressioni della Scrittura riferite alla stessa potenza di Dio: "Sanat omnes infirmitates""Guarisce tutte le (tue) malattie" (Sal 102, 3); "Virtus exibat et sanabat omnes""(Da lui) usciva una forza che sanava tutti"(Lc 6, 19). E ricorda che la Madonna, come San Paolo, condivide con materna premura le nostre sofferenze e debolezze: "Quis infirmatur et ego non infirmor?""Chi è debole, che anch'io non lo sia?" (2Cor 11,29).
    
Refugium pecatorum
Insieme alla litania precedente e a quella che segue, questa della Madonna "Rifugio dei peccatori" è la più vera e la più umana che possiamo rivolgere alla Vergine.
I riferimenti biblici che illustrano quest'invocazione sono molto significativi: "Memor ero Raab et Babylonis scientium me""Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono" (Sal 86, 4); "(Benedicta tu quae) prohibuisti me hodie, ne irem ad sanguinem""(Benedetta tu che) mi hai impedito oggi di venire al sangue" (1 Sam 25, 33); "Adonias tenuit cornu altaris""Adonia andò ad aggrapparsi ai lati dell'altare (1 Re 1, 50); "Deduxit eos in portum""Li condusse al porto (sospirato)" (Sal 106, 30); "Erat haec eis ad refugium""Era questo il loro rifugio" (1 Mac 10, 14);"Vas in quo erant omnia quadrupedia et serpentia terrae""In una specie di (grande) tovaglia c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra" (At 10, 12).
"Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono" (Sal 86, 4).
"Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono" (Sal 86, 4)
Ogni espressione meriterebbe un commento a sé; ma lo spazio non ce lo consente: meditiamo perciò nel nostro cuore questa ouverture sinfonica, convinti che abbiamo estremo bisogno della consolante certezza che la Vergine Madre di tutti gli uomini non potrebbe nemmeno essere Salute degli infermi e Conforto degli afflitti se non fosse, anzitutto, Rifugio di noi peccatori.
    
Consolatrix Afflictorum
Maria è Corredentrice del genere umano; perciò nella com-passio Matris intimamente associata al Sacrificio redentore del Figlio, noi troviamo la ragione teologica della consolatio che la Vergine Addolorata ci meritò nel Figlio.
Inoltre, Maria ci ha come generato nel dolore, ai piedi della Croce. E Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica Salvifici doloris, ci ricorda come "il mistero della Redenzione del mondo sia in modo sorprendente radicato nella sofferenza, e questa, a sua volta, trova in esso il suo supremo e più sicuro punto di riferimento" ( cfr. ibid., n. 31). E ci invita, "insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la Croce (Gv 19, 25), a fermarci accanto a tutte le croci dell'uomo d'oggi" (cfr. ibid, n. 31).
"La mia richiesta è che sia risparmiato il mio popolo" (Est 7, 3).
"La mia richiesta è che sia risparmiato il mio popolo" (Est 7, 3)
Pieni di fiducia nella Madre delle misericordie, ricorriamo perciò a Maria riferendole le parole della Scrittura: "Solatium vitae nostrae""Conforto della nostra vita" (Tb 10, 4); "Haec mihi sit consolatio""(Anche nella prova più dolorosa) qui troverò conforto" (Gb 6, 10); "Haec me consolata est in humilitate mea""Questo mi consola nella mia miseria" (Sal 118, 50).
Fiduciosi, infine, che la Vergine Maria farà valere la sua potente intercessione presso Dio: "Dona mihi populum meum, pro quo obsecro""La mia richiesta è che sia risparmiato il mio popolo" (Est 7, 3).
  
Auxilium Christianorum
Quantunque si debba ritenere che tutti gli uomini siano aiutati dalla Vergine Maria, Madre dell'umanità perché Madre di Cristo, "primogenito tra molti fratelli" (Rm 8, 29), ciò è vero in modo del tutto particolare per i Cristiani, divenuti suoi figli adottivi ai piedi della Croce.
In qualche modo, quest'invocazione litanica anticipa quanto esprime la litania che invoca Maria Madre della Chiesa: proprio perchè Madre del Corpo Mistico di Cristo, la Vergine Maria è nostro materno aiuto, nostra difesa contro ogni insidia.
Il titolo e la festa di Maria Ausiliatrice ebbero origine da notevoli vittorie riportate dal popolo cristiano: a Lepanto, sui Turchi nel 1571 (e l'incisione dei fratelli Klauber
"Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo: il Signore onnipotente li punirà (nel giorno del giudizio)" (Gdt 16, 17).
"Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo:
il Signore onnipotente li punirà (nel giorno del giudizio)" 
(Gdt 16, 17)
mette in evidenza proprio le navi e le armi che si sono scontrate a Lepanto); e fu allora che San Pio V, attribuendone il merito all'intercessione di Maria, fece aggiungere alle Litanie lauretane l'invocazione Auxilium Christianorum. Poi, quando Papa Pio VII, il 24 maggio 1814, liberato dalla tirannia napoleonica, poté finalmente rientrare in Roma, istituì per tale giorno la festa di Maria Ausiliatrice.
A ragione, perciò, noi mettiamo in bocca alla Vergine Santa le parole del testo biblico scritte nel Libro di Giuditta: "Vae genti insurgenti super genus meum: Dominus enim omnipotens vindicabit in eis" , "Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo: il Signore onnipotente li punirà (nel giorno del giudizio)" (Gdt 16, 17).    
Regina Angelorum
La particolare ragione per cui gli anche gli Angeli devono riconoscere la regalità di Maria su di loro sta nel fatto che essi pure sono debitori alla Vergine del compimento di felicità che trovano nella contemplazione dell'Umanità di Cristo e nel godimento dei frutti della Redenzione.
Incoronata Regina dell'Universo, al di sopra degli Angeli e dei Santi, la Vergine Maria ha in questi l'ornamento vivente del suo trono regale: Regina di tutta la Chiesa trionfante, per la sua dignità di Madre di Dio e per l'intima sua unione con la Trinità Santissima, Maria esercita la regalità sugli Spiriti Celesti come corollario della regalità di Cristo, "Signore dell'Universo" (cfr. Fil 2, 9-11).
"Regna su di noi, tu e la tua discendenza" (Gdc 8, 22).
"Regna su di noi, tu e la tua discendenza" (Gdc 8, 22)
Giustamente, nella Liturgia delle Ore della festa dell'Assunta, la Chiesa celebra Maria con le parole: "Exaltata est Sancta Dei Genitrix super choros Angelorum, ad coelestia regna""La Santa Madre di Dio è stata esaltata al di sopra dei Cori degli Angeli, nei regni celesti" (cfr. Responsorio Ad Laudes).
E immaginiamo che gli Angeli, ministri di Dio e della Redenzione, non cessino di servire Maria nel suo esercizio di ministero regale: "Millia millium ministrabant ei, et decies millies centena millia assistebant ei", "Mille migliaia la servivano e diecimila miriadi la assistevano" (Dn 7, 10). E, come noi Cristiani, anche loro la invocano: "Dominare nostri tu et Filius tuus", "Regna su di noi, tu e la tua discendenza" (Gdc 8, 22).     
Regina Patriarcharum
Questa invocazione litanica mette a confronto la divina maternità di Maria con labenedizione dei Patriarchi, chiamati a trasmettere al Messia, attraverso i secoli, come suoi antenati, qualche goccia del proprio sangue. L'altra loro benedizione, di essere cioè i capostipiti di una grande moltitudine di credenti, è paragonata alla maternità spirituale di Maria, nel tempo e per l'eternità. Ora, strumento della benedizione messianica dei Patriarchi è il concorso immediato, unico e personale della Vergine Madre: in ciò consiste il fondamento del titolo della regalità di Maria su di loro, intendendo particolarmente Abramo, Isacco e Giacobbe, capostipiti del Popolo eletto.
"Questi erano i capostipiti delle famiglie residenti a Gerusalemme, ripartite secondo la loro genealogia" (1 Cr 8, 28).
"Questi erano i capostipiti delle famiglie residenti a Gerusalemme,
ripartite secondo la loro genealogia" 
(1 Cr 8, 28)
Il 1 Libro delle Cronache usa un'espressione generica che qui viene riferita proprio alla discendenza dei Patriarchi: "Hi Patriarchae, et cognationum Principes, qui habitaverunt in Ierusalem""Questi erano i capostipiti delle famiglie residenti a Gerusalemme, ripartite secondo la loro genealogia" (1 Cr 8, 28).
Ma la regalità della Vergine Maria sui Patriarchi sta anche ad indicare la superiorità della sua eminente santità su quella pur grande di questi uomini di Dio, che in qualche modo ne preannunciarono la venuta, nella pienezza dei tempi messianici.    
Regina Prophetarum
La missione dei Profeti è stata essenzialmente quella di annunziare al mondo la venuta del Salvatore: ora, essendo l'annuncio dell'Incarnazione del Verbo inseparabile dal mistero della sua Vergine Madre, Maria era nel cuore stesso delle profezie.
Maria, del resto, ebbe nel grado più alto il dono della profezia, avendo avuto la più alta conoscenza del mistero della Redenzione; e nel Magnificat predisse l'universale e definitivo trionfo del Verbo in Lei incarnato: profetizzò la storia delle età cristiane e la sua stessa glorificazione presso 'tutte le generazioni' (cfr. Lc 1, 48). Quello che la Scrittura dice dei Profeti e della profezia: "Major est, qui prophetat""È più grande colui che profetizza" (1 Cor 14, 5); "Testimonium Jesu est Spiritus prophetiae""La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia" (Ap 19, 10), deve perciò essere riferito anzitutto alla Vergine Maria, Regina dei Profeti.
"È più grande colui che profetizza" (1 Cor 14, 5).
"È più grande colui che profetizza" (1 Cor 14, 5)
San Bernardo, in riferimento a tutte le profezie della storia della Salvezza, dirà che Maria è stata come il loro oggetto principale: "Negotium saeculorum", fino alla loro realizzazione, quando Dio - secondo le parole del Magnificat "fedele alle promesse fatte ai nostri padri, ha soccorso Israele, suo servo""suscepit Israel puerum suum" (Lc 1, 54).
   
Regina Apostolorum
Apostolato è dare Gesù al mondo; e apostolo è colui che annunzia la salvezza: basterebbe questa enunciazione ad indicare come la Vergine Maria sia la prima degli Apostoli di tutti i tempi: di loro fu davvero - come si esprime il Venerabile don Giacomo Alberione, che ha centrato la spiritualità mariana della Famiglia religiosa da lui fondata su Maria MadreMaestra e Regina degli Apostoli, in parallelo con Cristo, VitaVerità e Via del mondo - colei che li generò per la missione, invocando lo Spirito Santo nella Pentecoste della Chiesa nascente, quando nel Cenacolo "erant perseverantes cum Maria Matre Jesu""Erano tutti perseveranti (nella preghiera) con Maria, la Madre di Gesù" (At 1, 14).
"Erano tutti perseveranti (nella preghiera) con Maria, la Madre di Gesù" (At 1, 14).
"Erano tutti perseveranti (nella preghiera) con Maria, la Madre di Gesù" (At 1, 14)
Fu lei a portare con Gesù la santificazione a Giovanni Battista, prima ancora che il Salvatore venisse nel mondo; fu lei a rafforzare la fede degli Apostoli in Gesù, ottenendo il miracolo di Cana; fu lei, dopo la morte e risurrezione di Gesù, a confermare nella fede i suoi smarriti discepoli, fino all'evento della Pentecoste. È certamente lei che guida, conforta e sostiene ogni fatica apostolica, perché lei è la Madre dell'umanità. Proprio per questo invochiamo Maria Regina degli Apostoli, titolo funzionale alla sua maternità universale: volendo salvare tutti gli uomini, in Gesù suoi figli, è il sostegno degli Apostoli di ogni luogo e di ogni tempo.
    
Regina Martyrum
Già la riflessione di altre Litanie lauretane ci ha fatto considerare l'immenso dolore della Madre del Salvatore, della Salute degli Infermi e della Consolatrice degli afflitti.
Qui vogliamo riferirci in modo particolare al fatto che Maria è Regina dei Martiri anzitutto perché intimamente associata alla Passione redentrice del Figlio suo Gesù: è corredentrice del genere umano. È il mistero di dolore che i Mariologi chiamano della Com-passio Matris, le sofferenze della Vergine Addolorata, patite con Gesù per la salvezza del mondo.
"I vestiti (della donna) erano di porpora e scarlatto del sangue del popolo di Dio e del sangue di quelli che sono morti per la fede in Gesù" (Ap 17, 4.6).
"I vestiti (della donna) erano di porpora e scarlatto del sangue del popolo di Dio
e del sangue di quelli che sono morti per la fede in Gesù"
 (Ap 17, 4.6)
Applicando alla Vergine l'espressione che l'Apocalisse riferisce in altro contesto, davvero Maria è la donna icona del martirio di Cristo e dei Martiri di tutti i tempi: "Purpura indumentum eius de sanguine Sanctorum et de sanguine Martyrum Jesu""I vestiti (della donna) erano di porpora e scarlatto del sangue del popolo di Dio e del sangue di quelli che sono morti per la fede in Gesù" (Ap 17, 4.6). Del resto, così si doveva per lei realizzare la profezia di Simeone: "Tuam ipsius animam (pertransibit gladius)""Il dolore ti colpirà come colpisce una spada" (Lc 2, 35). La spada del dolore che tanto ha fatto sanguinare il cuore della Vergine Madre ai piedi della Croce e quando, deposto Gesù dalla Croce, lo accolse nelle sue braccia.
Regina dei Martiri, dunque, perché più di ogni altro martire ha sofferto e soffre, con Gesù, fino la fine del mondo.
   

lunedì 9 dicembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-" Ringrazia e bacia dolcemente la mano di Dio che ti percuote; è sempre la mano di un padre che ti percuote perché ti vuol bene." (CE, 25).

MADONNA DI LORETO :

Beata Vergine Maria di Loreto
Il Santuario di Loreto è sorto nel luogo in cui, secondo la leggenda, la dimora di Maria Vergine sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli. Questo santuario risale al IV secolo, ed è uno dei più antichi. Anche oggi questa basilica è meta di continui pellegrinaggi, e considerata la “Lourdes italiana. La convinzione di questa miracolosa traslazione ha spinto papa Benedetto XV a costituire la Beata Vergine di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronautici”.
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
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Iniziamo questa scheda riportando una riflessione di papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.
Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.
A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi nei secoli successivi confermarono nuovamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze.
Ma le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina a Loreto, risalgono al 1296, quando in una visione, ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità.
Ciò ci è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300. Si riportano alcuni passi più significativi, che poi sono stati tramandati nelle narrazioni, più o meno arricchite nei secoli successivi; “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…
Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291).
Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”.
Per il gran numero di gente, purtroppo succedevano anche ladrocini e violenze, per cui continua il racconto, gli Angeli la spostarono altre due volte, sempre per gli stessi motivi, depositandola alla fine sul colle, nella notte del 9-10 dicembre 1294, dove si trova attualmente.
“Allora accorse tutto il popolo di Recanati a vedere la detta chiesa, che stava sopra la terra senza alcun fondamento. Per la qual cosa, il popolo considerando così gran miracolo e temendo che detta chiesa non venisse a rovina, la fecero circondare da un altro ben grosso muro e di buonissimo fondamento, come ancor oggi chiaramente si vede”.
Questo il racconto del 1465; che si fonda sull’aspetto storico dell’epoca, quando i rapporti culturali e religiosi delle comunità insediate sulle due sponde dell’Adriatico, erano intensi, per l’attraversamento delle navi veneziane e poi di quelle di Ancona e dell’attuale Dubrovnik, che trasportavano i pellegrini ai Luoghi Santi della Palestina.
Sullo sfondo vi è la conquista della Terra Santa da parte dei mamelucchi e poi la lenta penetrazione degli ottomani nella penisola balcanica, dopo la caduta di Costantinopoli.
Da questi eventi scaturirono le Crociate, per liberare i popoli ed i paesi dall’occupazione araba e secondo la tradizione, gli Angeli intervennero per mettere in salvo la casa della Vergine, già trasformata in chiesa sin dai tempi apostolici.
Da allora moltitudini di fedeli si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.
Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio, anche per quanti prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme, che già man mano Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme.
Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero nei tempi successivi, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti, futuri santi e beati.
Grandi architetti furono chiamati a progettare e realizzare le opere edili, che costituiscono il grandioso complesso del santuario, che sorto come chiesa dalle linee goticheggianti, su progetti degli architetti Marino di Marco Cedrino e Giuliano da Maiano; venne poi per necessità di difesa dai pirati, che infierivano sui centri costieri, munita di un cammino di ronda e di stanze per i soldati, ad opera di Baccio Pontelli; ma non fu sufficiente, perché papa Leone X (1475-1521) fece erigere una cinta fortificata intorno al complesso, che divenne in pratica un vero e proprio castello.
Nel frattempo intorno al Santuario, sempre più frequentato dai pellegrini, sorse un borgo che fu chiamato Villa Santa Maria e che in seguito nel 1586 papa Sisto V promosse a sede vescovile.
L’interno del Santuario ebbe varie trasformazioni a cui lavorarono insigni artisti, come Giuliano da Sangallo che innalzò la solenne cupola, Giorgio Marini, il Bramante, il Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Luigi Vanvitelli.
Per la facciata nel 1571 lavorò Giovanni Boccalini da Carpi e nel 1587 Giovan Battista Chioldi. Come pittori portarono la loro arte, per citarne alcuni, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, Cristofaro Pomarancio, ecc.
L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù.
Un incendio nel 1921, sviluppatosi all’interno della Santa Casa, la danneggiò gravemente, distruggendo anche la venerata immagine lignea della Madonna, attualmente sostituita da una copia, riccamente vestita e con il volto nero dell’originale, scurito dal fumo delle lampade.
La raccolta religiosità dell’interno, ben specifica e fa immaginare la semplice vita di Maria, di Gesù e di Giuseppe, nella Palestina di allora, tutto invita alla preghiera ed al raccoglimento. Trent’anni dopo la costruzione della chiesa, incominciò quella del Palazzo Apostolico, che occupa uno dei lati della piazza della Chiesa e in cui sono conservati capolavori d’arte di ogni genere, compresi gli arazzi, porcellane e tavolette votive, costituenti il tesoro della Santa Casa, donato nei secoli da tanti devoti.
Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione; alla Vergine si rivolsero i papi Pio II e Paolo II per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie; papa Benedetto XV (1914-1922) in considerazione della traslazione della sua Casa, dalla Palestina a Fiume e poi a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.
Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes; aggiungo una mia piccola esperienza personale, in ambedue i luoghi sacri a Maria, ho sentito improvvisamente la necessità di piangere, come se avvertissi la spiritualità nei due ambienti permeati della sua presenza.
Innumerevoli sono i luoghi pii, chiese, ospedali o di assistenza, come pure delle Congregazioni religiose, intitolati al nome della Vergine di Loreto, il suo nome cambiato in Loredana è fra i più diffusi fra le donne; infine come non ricordare le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate ‘veneziane’ (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle ‘deprecatorie’ (ossia di supplica, originarie della Germania).
La celebrazione liturgica nella Chiesa Cattolica è al 10 dicembre, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa a Loreto.

Autore:
Antonio Borrelli

SANTI é BEATI :

San Giovanni Roberts Sacerdote e martire
Trawsfynedd, Galles, 1577 - Tyburn, Inghilterra, 10 dicembre 1610
Martirologio Romano: Sempre a Tyburn, diciannove anni dopo, san Giovanni Roberts, dell’Ordine di San Benedetto, e beato Tommaso Somers, sacerdoti e martiri, che, condannati sotto il re Giacomo I per il loro sacerdozio, furono appesi allo stesso patibolo insieme a sedici malfattori.

John Roberts nacque nel 1577 a Trawsfynedd, nel Galles centrale. Le notizie sulla sua famiglia sono incerte. Intraprese gli studi con l’aiuto di un anziano sacerdote e, sebbene fu educato come un protestante, era però sempre cattolico nel cuore, come egli stesso ebbe ad affermare. All’età di diciannove anni entrò nel collegio di Saint-John in Oxford, ove ancora risiedeva William Laud, e divise l’alloggio con John Jones di Llanfrynach, in seguito noto come Padre Leandro di San Martino. Il Roberts era evidentemente alla ricerca della sua vocazione: non concluse gli studi ad Oxford, probabilmente per non dover pronunziare il giuramento di supremazia, disconoscendo così l’autorità papale sulla Chiesa inglese. Trascorse allora qualche settimana a Furnivall’s Inn dove studiò diritto, poi insegnò in una scuola letteraria, indirizzando gli studenti a Douai, che anch’egli raggiunse poi nel 1598.
Nel giugno di quell’anno fu ufficialmente accolto in seno alla Chiesa cattolica nel corso di una cerimonia officiata dal canonico Luigi Godeberto a Notre-Dame-de-Paris. S’iscrisse poi al collegio inglese di Valladolid, in Spagna, e sempre in tale città entrò nel monastero reale di San Benito, ove ricevette l’abito benedettino assumendo il nome religioso di Fratel Giovanni di Merioneth. Qui presto lo raggiunse anche il vecchio amico John Jones ed insieme pronunciarono i voti nel 1560 nel monastero di San Martino a Compostella.
I benedettini spagnoli erano tenuti alla clausura perpetua e pare perciò improbabile che abbiano preso parte alla missione in Inghilterra. Tuttavia è un dato di fatto che il 27 febbraio 1601 il Beato Marco Barkworth, fondatore e capo del movimento benedettino tra gli studenti inglesi di Valladolid, fu martirizzato a Tyburn, presso Londra. In seguito ad alcune petizioni, nel 1602 papa Clemente VIII permise ai benedettini di Valladolid e Montecassino di partecipare alla missione in terra inglese. Agli inizi dell’anno seguente John Roberts partì per l’isola con Padre Agostino Bradshaw. I due impiegarono tre mesi per raggiungere Londra e, nonostante i travestimenti con cappelli piumati, giubbetti e spade, ben presto furono arrestati e deportati.
Si susseguirono nei loro confronti ripetuti arresti, imprigionamenti, rilasci ed esili. Alcune settimana dopo fece ritorno a Londra, colpita d auna terribile epidemia, destando in tutti ammirazione per l’assistenza offerta agli ammalati. Divenne noto come il “parroco di Londra” e riuscì a convertire parecchie persone. Nella primavera del 1604 fu arrestato mentre stava per imbarcarsi alla volta del continente, ma agli occhi dei suoi persecutori parve più giovane e non pensandolo sacerdote lo rilasciarono. Continuò allora a svolgere il suo ministero sino al 5 novembre 1605, quanto dopo la scoperta della Congiura delle polveri vi fu una retata di cattolici. Padre John Roberts fu arrestato in casa della moglie del Beato Thomas Percy, uno dei cospiratori, e questa volta venne rinchiuso nella prigione di Gatehouse preso Westminster. Fu poi comunque trovato un compromesso grazie all’ambasciatore francese e Padre Roberts fu liberato ed esiliato.
Questa volta rimase all’estero per oltre un anno e fondò il convento di Douai per i monaci inglesi della congregazione di Valladolid, odierna abbazia di San Gregorio a Downside. Verso la fine del 1607 fece ritorno in Inghilterra, ove per la quarta volta “cadde nelle mani dei cacciatori di preti” e fu interrogato, ma rifiutò fermamente di pronunciare il giuramento dell’alleanza. Fuggito dalla prigione e poi di nuovo arrestato, sepre con l’aiuto dell’ambasciatore francese fu ancora esiliato. Si recò prima in Spagna e poi a Douai. In occasione di una seconda epidemia di peste che colpì l’Inghilterra, all’inizio del 1610 John Roberts tornò per l’ultima volta sull’isola per prestare soccorso.
Il 2 giugno di quell’anno fu però reso pubblico un proclama parlamentare che obbligava i cattolici a lasciare l’Inghilterra entro un mese. Su tale periodo non vi è molta certezza sulla sorte del Roberts, ma comunque nella prima domenica d’Avvento fu definivamente arrestato mentre stava terminando di celebrare l’Eucaristia in una abitazione privata con altri cinque sacerdoti. Gli ufficiali irruppero all’improvviso ed i sacerdoti allora smantellarono l’altare, spensero le luci e si nascosero in cantina. Furono però scoperti con ancora indisso i paramenti sacri e così trascinati per strada sino a Newgate.
Nel processo John Roberts fu imputato con un altro sacerdote, Thomas Somers, ed entrambi rifiutarono di sottomettersi alla nuova Chiesa inglese scismatica. Padre Roberts affermò di essere tornato in quel paese “per salvare le anime” e che avrebbe “continuato a farlo per tutta la vita”. Il vescovo anglicano di Londra lo definì un disturbatore e sobillatore del popolo, scatenando la reazione del sacerdote benedettino che replicò che se realmente egli avesse avuto ragione, “allora gli avi erano stati ingannati da Sant’Agostino, apostolo degli inglesi, inviato in Inghilterra dal papa di Roma, San Gregorio Magno. [...] Io sono stato inviato qui dalla stessa Sede apostolica che mandò lui in missione”. Ordinatogli di tacere, sferrò un attacco contro il clero che aveva accettato di sottoscrivere le decisioni della regina.
Entrambi furono ritenuti colpevoli e condannati a morte e la mattina seguente, 10 dicembre 1610, furono trasportati a Tyburn e qui impiccati. Le loro teste furono poi esposte sul Ponte di Londra, mentre i corpi furono seppelliti a Tyburn. In seguito però le sue reliquie andarono purtroppo perse. John Roberts è stato beatificato nel 1929 e poi canonizzato da Papa Paolo VI il 25 ottobre 1970 unitamente ai Quaranta Martiri d’Inghilterra e Galles.

Autore:
Fabio Arduino

(Mt 18,12-14) Dio non vuole che i piccoli si perdano.

VANGELO
 (Mt 18,12-14) Dio non vuole che i piccoli si perdano.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Gesù, di stendere su di me la tua mano santa e di imporre lo Spirito di sapienza che mi darà la possibilità di capire, tutto quello che Tu vuoi che io capisca, e di vivere in coerenza con la tua parola.

Queste poche righe sembrano povere a prima vista, semplici, perché in fondo è normale che il pastore ci tenga alle sue pecore, fin qui non ci piove… ma se guardiamo più attentamente, scopriremo che il discorso è rivolto anche a noi. Che ve ne pare di questo pastore che corre dietro alla pecora smarrita fino a che non l’ha trovata? Sembra chiederci Gesù!
Che amore pensate che sia quello che lo spinge a sacrificare anche se stesso per darci la possibilità di entrare a far parte del suo regno?
Scoprire quanto e come Dio ci ama, ci fa notare che non è proporzionabile al nostro modo d’amare, né a come noi concepiamo l’amore. Nella lettura del Vangelo, si parla di Gesù come dell’agnello che è messo sul trono da Dio e che sarà il pastore per tutti noi, ma anche dell’ agnello che per primo ha accettato di essere sacrificato, di donare la sua vita, con una rassegnazione che è tipica di quest’animale, che va incontro alla morte senza neanche un lamento, con docile accettazione.
Gesù ha accettato di servire fino alla fine il progetto di Dio e per questo sarà ritenuto degno di diventare il pastore di tutti, quello che c’indicherà la via da seguire.
Una sola pecora in cambio di 99… sicuramente tornerà pensiamo, speriamo, ma sarà difficile che qualcuno di noi sarebbe disposto ad abbandonare le altre per correre mille pericoli ed andare a cercarla.
Eppure questo è quello che fanno centinaia di missionari che corrono mille pericoli in terra straniera per far conoscere Gesù, perché questo sentimento di condivisione della salvezza, dono per tutti, deve essere quello che anima i nostri cuori di Cristiani per essere conformi a Cristo e non un rapporto egoistico. Sempre più spesso si parla di una chiesa troppo ricca, ma poi, quando sentiamo di quanti perdono la vita solo perché cristiani che cercano di far conoscere il Signore in ogni parte del mondo, capiamo che la chiesa con è soltanto una banca che prende per arricchirsi, ma un’opera di grande umanità che porta nei posti più sconsolati del mondo tanto amore, istruzione e cibo per il corpo e per l’anima. Quanti di noi che stiamo caldi e comodi nelle nostre case, sono disponibili a camminare diverse miglia nella foresta o nel deserto per poche anime, quanti come Gesù sanno essere buoni pastori? Dacci o Signore la forza di non perderci mai e di poter aiutare chi non conosce le tue vie.

domenica 8 dicembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-" Insomma, non filosofeggiate sui vostri difetti e non replicate, proseguite francamente. No, Dio non saprebbe perdervi, mentre che per non perderlo voi persistete nelle vostre risoluzioni. Che il mondo rovesci, che tutto sia nelle tenebre, in fumo, in tumulto; ma Dio è con noi. Di che dunque temeremo? Se Dio dimora nelle tenebre e sul monte Sinai, tra i lampi e i tuoni, non dobbiamo essere contenti sapendo di essere vicino a lui?" (Epist. III, p. 580).

SANTI é BEATI :

Beato Bernardo di Gesù Silvestrelli Passionista
Roma, 7 novembre 1831 - Moricone (Roma), 9 dicembre 1911
Il beato passionista Bernardo di Gesù Silvestrelli nacque a Roma nel 1831. Di agiata condizione, studiò al Collegio Romano. Entrato nella congregazione di san Paolo della Croce, fu compagno di noviziato di Francescco Possenti, futuro san Gabriele dell'Addolorata. Divenuto superiore a Roma, visse con Pio IX i travagli seguiti alla breccia di Porta Pia. Fu eletto, poi, preposito generale della congregazione, che sotto la sua guida fiorì. A lui si deve la costruzione del santuario di Nettuno, dove riposa Maria Goretti. Ritiratosi nell'eremo di Moricone (Roma), vi morì cadendo dalle scale nel 1911. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Moricone in Sabina nel Lazio, beato Bernardo Maria di Gesù (Cesare) Silvestrelli, sacerdote della Congregazione della Passione, che, eletto preposito generale, si adoperò alacremente per la crescita e la diffusione dell’Ordine.

Cesare Pietro Silvestrelli nacque a Roma il 7 novembre del 1831, terzo di sette figli da Gian Tommaso Silvestrelli e dalla marchesa Teresa Gozzani; l’agiata condizione della famiglia, permise di avere in casa un precettore per i primi studi, proseguiti poi nel celebre Collegio Romano.
Crebbe nel clima di grande carità dei genitori, che accoglievano spesso i bisognosi di aiuto nel palazzo Silvestrelli. A 23 anni, dopo una sosta fortuita, fatta durante una battuta di caccia, nel ritiro passionista di S. Angelo sul Fogliano, colpito dalla spiritualità dei padri, decide di entrare nell’Ordine dei Passionisti, fondato da s. Paolo della Croce nel 1720.
Entrò nel noviziato dell’Argentario e nonostante la gracilità della salute, la sua genuina vocazione lo tenne fedele alla scelta, venendo ordinato sacerdote da mons. Molaioni Giuseppe vescovo passionista.
Nel noviziato di Morrovalle nelle Marche ebbe come compagno Francesco Possenti il futuro s. Gabriele dell’Addolorata (1838-1862); Cesare cambiò il nome in Bernardo di Gesù, ritrovò tutto se stesso e la pace interiore, con le sue virtù si impose all’attenzione di tutti.
Intanto la situazione politica a Roma si rabbuiava e il papa Pio IX era preoccupato; il 29 maggio 1869 padre Bernardo è a Roma come Superiore della Casa Generalizia dei Ss. Giovanni e Paolo al Celio e il 19 settembre del 1970 è al fianco di papa Pio IX a confortarlo e salendo con lui in ginocchio gli scalini della Scala Santa.
Il giorno dopo vi fu la breccia di Porta Pia e la caduta del potere temporale dei papi; Roma divenne capitale d’Italia e il re Vittorio Emanuele II si stabilì nel palazzo del Quirinale. Comunque dopo un’iniziale sbandamento e timore, dove padre Bernardo di Gesù si dimostrò un vero Superiore coraggioso, la vita della Chiesa e degli Ordini religiosi riprese in pieno; nel 1878 il Capitolo generale dei Passionisti lo proclamò Preposito Generale dell’Ordine, carica che tenne fino al 1888 e poi di nuovo dal 1893 al 1907.
Sotto la sua guida la Congregazione rifiorì, le sei province religiose che trovò, divennero nel 1905 dodici, i religiosi da 750 arrivarono a 1490; aprì nuove Case sia in Italia che all’estero, in Messico, Australia, Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio, Stati Uniti, Irlanda, Spagna, Argentina.
Per la sua opera fu ritenuto giustamente un secondo s. Paolo della Croce, godé della stima di cardinali e vescovi, fu molto caro ai papi Leone XIII e s. Pio X, tuttavia con umiltà rifiutò la porpora cardinalizia, più volte offerta dai due pontefici.
Aiutò con il suo ricco patrimonio e con l’autorizzazione del papa, le Case ed i religiosi più bisognosi; diede impulso al carisma passionista con le missioni popolari. Nel 1907 volle ritirarsi da ogni carica e tornare nella più completa solitudine nel convento di S. Eutizio dove aveva conosciuto i Passionisti; qui però la gente, che aveva saputo che al convento c’era un santo, non lo lasciava libero e quindi fu costretto a spostarsi verso l’eremo di Moricone presso Roma, dove giunse il 16 giugno 1911.
Morì tragicamente il 9 dicembre 1911 cadendo all’indietro mentre saliva la scalinata del ritiro; fu inutile ogni soccorso e pregando morì; fu sepolto prima nel cimitero locale poi il 17 aprile 1931, il corpo incorrotto fu collocato solennemente in un monumento marmoreo, nella chiesa passionista di Moricone (Roma).
Alla sua opera si deve la costruzione del santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, ora consacrato a s. Maria Goretti e la Casa di studio attigua alla Scala Santa in Roma.
Scrisse e pubblicò molte biografie inedite di religiosi insigni della Congregazione, raccogliendole in due opere nel 1932 e nel 1938; scrisse l’alto trattato dei “Trattenimenti spirituali ad uso dei Novizi Passionisti” per formare le nuove generazioni di religiosi.
La causa per la sua beatificazione fu introdotta il 13 febbraio 1942 ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1988, insieme all’altro confratello passionista Carlo Houben; la sua festa liturgica è al 9 dicembre.

Autore:
Antonio Borrelli

( Lc 5,17-26) Oggi abbiamo visto cose prodigiose.

VANGELO 
( Lc 5,17-26) Oggi abbiamo visto cose prodigiose.
Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire "Ti sono perdonati i tuoi peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami mio Signore, con l'effusione del Tuo Santo Spirito, a leggere la Tua parola per trasmetterla, contemplando le Tue intenzioni, per il nostro Signor Gesù Cristo.

Con questo brano del Vangelo, Gesù c’insegna che la fede è qualcosa che va oltre le barriere e gli impedimenti, che se uno vuole conoscere veramente il Signore, non ci sono impedimenti che tengano.
In questa narrazione troviamo Gesù nel tempio, attorniato dai dottori della legge, che insegna e molti venivano da tutti i territori vicini, per conoscerlo, ascoltarlo ed essere guariti.
Alcuni uomini cercano di portare un paralitico da Gesù, ma la folla glielo impedisce, perché tutti vogliono essere lì, tutti fanno a gomitate per assistere. Sì per assistere, ma quanti tra loro hanno capito chi era Gesù? Molti si avvicinavano, ancora oggi lo fanno, a Gesù come ad un maghetto che con un colpo di bacchetta magica può fare la magia.

Da una parte ci siamo noi, che siamo increduli e non riusciamo a comprendere il senso della venuta di Gesù sulla terra; ci aspettiamo chissà quale cambiamento, solo assistendo.
Dall'altra parte c'è Gesù, pronto per noi, subito disposto a perdonarci i peccati e a sanare le ferite della nostra anima. Riconosciamo d’essere paralitici e d’avere bisogno di lui, di non saper camminare da soli. Dobbiamo riuscire a capire che solo vivendo le leggi dell’amore e del perdono che Lui c’insegna vedremo grandi miracoli; come la fede ci farà correre incontro al Signore e poi a portare la testimonianza del suo amore ai fratelli......
Possiamo scegliere d’essere lo spettatore egoista che non fa passare il povero paralitico, o d’essere l’amico che l’aiuta a passare attraverso la folla; di essere dei contestatori o di lodare il Signore, possiamo anche continuare ad aspettare di riconoscere Gesù come il nostro Salvatore, ma allora non vedremo mai le meraviglie di cui Dio è capace e quello che più conta è che non sapremo mai che anche attraverso noi il Signore compie meraviglie

sabato 7 dicembre 2013

Camminare Insieme (Mons. Ezio Morosi )

Camminare Insieme.


Insegnaci, Signore, a camminare insieme, 
con lo sguardo nella stessa direzione,
uniti dalla stessa meta,
alla ricerca degli stessi valori
verso Colui che ci ama e che ci attende:
è il fondamento di ogni vera amicizia.
Camminare insieme,
può anche portare a pestarci i piedi,
a incomprensioni e a litigi,
ma camminare da soli è sempre più faticoso
e sempre meno umano.
Insegnaci a camminare insieme
per vincere gli sbandamenti,
per sostenerci nelle diffi coltà,
per evitare falsi miraggi,
per difenderci dalle attrattive del male,
per non tradire le nostre scelte,
per non allontanarci dalla giusta strada,
per cercare il nostro vero bene.
Insegnaci a camminare insieme
per scambiarci le gioie,
per condividere le fatiche,
per rafforzare la Fede,
per superare i dubbi,
per conoscerci meglio,
per amarci di più ed illuminare di serenità
la nostra vita.
Camminare insieme
è un continuo ricevere e donare,
è sommare le luci,
dimezzare le tenebre,
non sentire stanchezza.
Camminare insieme
è prenderci per mano,
è sognare insieme,
è pregare insieme,
è vivere insieme.
Camminare insieme
è somigliarsi,
è una consolazione profonda,
è un bisogno dell’uomo,
è un desiderio di Dio!
(Ezio Morosi)



Fa o mio Signore che sentiamo la tua mancanza,che sentiamo la nostra sconfitta senza di te,che impariamo a cercarti per dialogare con te,per vivere non nel ricordo o nel rimpianto,ma nella speranza del presente e del futuro.
Fa o Signore che impariamo da Te a camminare insieme anche a chi è diverso da noi,per unire le nostre esperienze imparando a conoscerci e non per permettere che ci dividano. L'ignoranza mantiene la distanza! (M.L.)

VOCE DI SAN PIO :

-" DIO SI SERVE SOLTANTO QUANDO SI SERVE COME EGLI VUOLE." (CE, 19)

SANTI é BEATI :

San Patario (Patapio) Eremita a Costantinopoli
Nella solennità dell'Immacolata si ricorda anche questo santo eremita, legato alla tradizione e alla devozione orientale. Nacque a Tebe, in Egitto, nel VII secolo. Cresciuto nei valori della fede cristiana e giunto all'età della maturità decise di intraprendere la via dell'ascetismo per vivere, da anacoreta, nel deserto egiziano. Al tempo questo tipo di scelta si inseriva nella scia della grande tradizione egiziana di cui uno dei padri fu sant'Antonio abate. La vita ascetica di Patapio superò ben presto i confini del deserto e molti si recavano da lui per ricevere consiglio. Impossibilitato a vivere secondo il proprio desiderio si mise in viaggio verso Costantinopoli dove, una volta giunto, ottenne una cella sulle mura della città, vicino alla chiesa di Blacherna. Anche qui divenne presto noto, soprattutto per le guarigioni che andava compiendo sui malati che si recavano da lui. Dopo la morte Patapio fu sepolto nella chiesa di San Giovannni Battista. (Avvenire)
Martirologio Romano: Commemorazione di san Patapio, eremita, che, originario della Tebaide, visse a Costantinopoli nel quartiere delle Blacherne e fu sepolto nel monastero degli Egiziani.

Le poche notizie che si conoscono sulla vita di questo eremita sono raccolte in due antichi sinassari, il Patmensis 266 (sec. X) e il S. Croce 40 (secc. X-XI). S. Andrea di Creta (m. 740), vissuto in epoca vicina a quella di Patario, ne scrisse una Vita, una narrazione dei miracoli e un panegirico, ma non si dimo­stra molto informato, cosi come, del resto, Metafraste, che ha raccolto tutti i dati a lui relativi in una notìzia che risale al sec. XI. Giovanni di Euchaites (sec. XI) parla di una Vita antica, indicata già da s. An­drea di Creta, ma entrambi gli autori nelle loro opere si sono certamente attenuti alla tradizione, sviluppando soprattutto i luoghi comuni agiografici.
Patario, originario di Tebe in Egitto, passò un certo numero di anni in solitudine nei dintorni di questa città; quindi si recò a Costantinopoli fermandosi nel quartiere delle Blacherne, presso le mura di cinta della città, dove visse a lungo. La sua fama di santità attirò subito numerosi visitatori: ebbe occasione di guarire un cieco, un idropico, un ossesso e una donna affetta da cancro al seno. Alla sua morte, tra la venerazione popolare, fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni Battista di un vicino monastero detto degli Egiziani, dove il suo corpo era ancora venerato fino al sec. XV.
Non abbiamo notizie certe sull'epoca della sua vita; alcuni indizi fanno pensare che fosse giunto a Costantinopoli al tempo in cui altri due egiziani, Bara e Rabula, vi fondarono alcuni monasteri (fine del sec. V, principio del sec. VI); i Bollandisti propongono il sec. VII. Nei menologi bizantini è ricordato l'8 o il 9 dic; mentre nel Martirologio Romano al giorno 8.

Autore:
Raymond Janin

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

8 dicembre

Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel contesto dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Madre. In tal senso questo periodo liturgico deve essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore. Maria è la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura. Già profeticamente adombrata nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la Vergine che concepirà e partorirà un figlio il cui nome sarà Emmanuele. Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854. (Mess. Rom.)

Patronato: Patrona e Regina dell’ordine francescano

Martirologio Romano: Solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, che veramente piena di grazia e benedetta tra le donne, in vista della nascita e della morte salvifica del Figlio di Dio, fu sin dal primo momento della sua concezione, per singolare privilegio di Dio, preservata immune da ogni macchia della colpa originale, come solennemente definito da papa Pio IX, sulla base di una dottrina di antica tradizione, come dogma di fede, proprio nel giorno che oggi ricorre.

Non memoria di un Santo, ricorre oggi: ma la solennità più alta e più preziosa di Colei che dei Santi è chiamata Regina.
L'Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione.
Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L'avevano chiamata: " Intemerata, incolpata, bellezza dell'innocenza, più pura degli Angioli, giglio purissimo, germe non- avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata ".
In Occidente, però, la teoria dell'immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.
Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge dei peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L'eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva. Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il " Dottor Sottile ", riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto.
Giovanni Duns Scoto morì sui primi del '300. Dopo di lui, la dottrina dell'Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più. Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano.
Sulle piazze d'Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra questi, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena, che con la sua voce arguta e commossa diceva ai Senesi: " Or mi di’ : che diremo noi del cognoscimento di Maria essendo ripiena di Spirito Santo, essendo nata senza alcun peccato, e così sempre mantenendosi netta e pura, servendo sempre a Dio? ".
Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una " medaglia miracolosa " con l'immagine dell'Immacolata, cioè della " concepita senza peccato ". Questa medaglia suscitò un'intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così, l'8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la " donna vestita di sole " esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata.
Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del Cristianesimo, perché il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.
Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine " tutta bella ", " piena di grazia " e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità.
E dalla devozione per l'Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l'attributo più alto di Maria, " sine labe originali concepta ", cioè concepita senza macchia di peccato, e, perciò, Immacolata.

(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

VANGELO 
(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

 LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e guidaci come facesti con Maria alla conoscenza del volere di Dio, e come lei fa che sappiamo accettarlo.

Anche oggi contempliamo il vangelo dell’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria. Abbiamo visto come ha risposto Maria a questa chiamata inaspettata; ricordiamo l’ incontro tra Maria e la cugina Elisabetta; assistiamo al mutismo e allo sconcerto di Zaccaria; oggi proviamo a capire che cosa cambia questo avvenimento nella nostra storia. Per gli ebrei che non l’ hanno riconosciuto, la speranza non è ancora nata, e la salvezza non è stata riconosciuta, ma per noi cristiani chi è questo piccolo uomo che ancora deve nascere eppure già viene ricercato per essere ucciso?Gesù è il cambiamento che avviene, l’ uomo nuovo che nasce per noi e per farci vivere non più come semplici uomini, ma per riconoscerci in lui figli dello stesso Dio.Con Lui siamo riscattati dal peccato, ma dobbiamo essere anche coerenti con la nostra nuova condizione.Nulla è impossibile a Dio, nulla è impossibile all’ uomo che ha fede, spesso Gesù ci ripeterà che è la fede che salva, che guarisce, e noi dobbiamo fare tesoro di ogni attimo di vita di Gesù, per farlo nostro, cominciando proprio dalla semplicità nella quale è nato, che getta le basi sulle quali fondare la nostra fede, nell’ umiltà.Mentre leggo questa pagina del Vangelo. Mi torna alla mente quella in cui Giovanni ci racconta l’incontro tra Gesù, Filippo e Natanaèle, che asseriva:
«Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Natanaèle è divenuto poi l’apostolo San Bartolomeo, perché Gesù, che conosceva il suo cuore gli disse: ”Ecco un israelita in cui non c’è falsità”
Da Nazareth è “ venuta ” all’ esistenza la Vergine Maria, “ concepita ” Immacolata nella Santa Casa di Nazareth; da Nazareth è “ venuto ” all’ esistenza Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Salvatore degli uomini, incarnatosi nel seno verginale di Maria nella Santa Casa di Nazareth
Da Nazareth è venuta la salvezza per l’umanità.
Il disegno di Dio, era sconosciuto a Maria, a Natanaèle, agli apostoli, ma non è più sconosciuto a noi, eppure ancora ci poniamo di fronte a questo Dio che si fa uomo, pieni d’incredulità, quasi come se ci aspettassimo che qualcun altro scriva per noi la nostra storia.
E’ Dio che si fa uomo, che viene tra noi, che è pronto a vivere con noi, a vivere nel nostro cuore, a dare un valore alla nostra vita; guardiamolo negli occhi, vediamo di quanto amore è capace, e lasciamoci prendere dalla sua piccola mano… lasciamoci condurre tra le pieghe della storia della salvezza, di quel progetto che ha bisogno di noi, si, anche di noi, per scrivere la nostra storia. 

venerdì 6 dicembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-" Umiliati amorosamente avanti a Dio ed agli uomini, perché Iddio parla a chi tiene le orecchie basse. Sii amante del silenzio, perché il molto parlare non è mai senza colpa. Tieniti in ritiro per quanto ti sarà possibile, perché nel ritiro il Signore parla liberamente all’anima e l’anima è piú in grado di ascoltare la sua voce. Diminuisci le tue visite e sopportale cristianamente quando ti vengono fatte." (Epist. III, p. 432).