venerdì 9 dicembre 2011

(Lc 14,1.7-11) Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

VANGELO 
(Lc 14,1.7-11) Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
+ Dal Vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore


LAMIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell’anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Mostraci la Volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni. Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che vuole inculcarci. Rendici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Ma soprattutto eleva il nostro sguardo, là dove egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostri Signore. Amen.

Quando ero più giovane, e mi ponevo ancora tante domande, mi chiedevo come fanno le suore e i preti a capire cosa si prova a vivere nel mondo… ossia, ho sempre pensato a loro come a qualcuno che vivesse fuori delle cose della vita.
Ero forse un po’ illusa, un po’ confusa, ma pian piano ho capito che è Gesù che gli ha insegnato tutto, che c’insegna tutto; entra così nella nostra vita, alla nostra tavola, nelle nostre abitudini, ma quello che sa fare meglio è entrare nel nostro cuore.
Io abito in un paese, paragonabile ad un quartiere di Roma come abitanti… alle funzioni della Domenica nelle prime file, i commercianti, i medici, i ricchi, le persone importanti della comunità, tutti impettiti e fieri, a far vedere come sono bravi… tanto che una persona umile quando entra si sente un po’ in soggezione, anche se magari non sente bene, ad andare a sedersi davanti.
Tutti in mostra tutti vogliono stare vicino allo sposo, ma pochi durante la settimana, pensano di passare in chiesa e salutare 10 minuti il Signore o di farlo nel silenzio della propria casa, perché nessuno li vede.
Ma Gesù c’è, è lì, nel nostro cuore e aspetta che noi gli dedichiamo un po’ del nostro prezioso tempo.
Non è cercando di apparire che saremo notati da lui, forse gli uomini ci noteranno… ma quando non ci saremo più, nessuno si ricorderà di noi… non conterà se siamo stati notati dagli altri, ma solo quanto siamo stati vicini a Dio, anche con i nostri vestiti logori, la nostra anima sempre turbata, i nostri acciacchi spirituali, ma sempre lì  a confrontarci con le pagine del Vangelo per vedere se siamo degni di essere amati dal Signore, se siamo obbedienti ai suoi insegnamenti.
In questo brano si parla del sabato e del banchetto con Gesù, di un Gesù che viene nella casa di un fariseo, addirittura di uno dei capi dei farisei, e vide che tutti si accalcavano per prendere i posti migliori, e ci sprona a non fare come loro, a non cercare il loro consenso, a non dare sperando di ricevere in cambio, come fanno certi ricchi che mettono le loro offerte ben in vista per far vedere la loro generosità.
Mettiamo invece i poveri, gli ultimi e i veri bisognosi davanti a tutti, aiutiamo chi ha bisogno di un sorriso, di un abbraccio, e non delle nostre critiche su come vive e come ragiona.
Pensando alla frase del vangelo:-chi si umilia sarà esaltato- e viceversa, e pensiamo a quanto poco importante è agli occhi del Signore il nostro apparire, e quanto invece lo sia essere presenti nei bisogni dei nostri fratelli, perché sono gli ultimi che sono più vicini al cuore del Signore, e se vogliamo imparare da Lui, se vogliamo seguirlo in quello che Lui ha fatto, dobbiamo cercare di essere tra gli ultimi, tra i poveri, i peccatori, gli ammalati nel corpo e nell’anima, e considerarci veramente, nel più profondo del nostro cuore  come i più piccoli e bisognosi della grazia di Dio, perché solo così saremo in grado di ricevere da Lui .

 In un mondo dove conta chi arriva per primo, dove è più forte chi "vale" di più, dove solo chi produce ha diritto di essere, il Signore ci ricorda che i suoi preferiti sono gli ultimi, gli esclusi, gli operai dell'ultima ora! Madre Teresa ci ricorda che non importa quanto fai, ma quanto amore metti in ciò che fai! Beati gli umili, beati i miti, beati coloro che hanno il cuore grande!

Ci sentiamo migliori degli altri? Attenzione…è un bruttissimo segno

(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno

VANGELO 
(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. 
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

 VIENI O SANTO SPIRITO, E RIEMPIMI DI TE, DELLA TUA SAPIENZA E FA CHE LA LETTURA DELLA PAROLA SIA PER ME GRANDE INSEGNAMENTO DA VIVERE.


Gesù vede tante cose che non vanno come dovrebbero, scribi e farisei, che occupavano i posti più importanti del tempio, non si comportavano come avrebbero dovuto, come si dice oggi, predicavano bene e razzolavano male.

Quindi già duemila anni fa c'era nel tempio c'era chi diceva di fare e non faceva.

La parola di Dio è legge, che non è stata dettata per intimidire, ma per insegnare a vivere in modo corretto e leale, ma molti la usano per essere trattati da capi, da maestri, ma Gesù ammonisce gli apostoli dicendo di non fare come loro, perché uno solo è il maestro da seguire ed è il Cristo, uno solo è il Padre ed è Dio, e come il Cristo è venuto per servire, così gli uomini devono imitarlo e servire i fratelli.

Non capi, ma umilmente servi del popolo di Dio, non guide a parole, ma a fatti, perché la parola del Signore deve essere vissuta prima che insegnata.

Tutto il resto non viene da Dio, ma dalla nostra superbia, e questo discorso è certamente valido per ognuno di noi, che spesso guardiamo la pagliuzza nell'occhio del fratello e non vediamo il trave nel nostro occhio.

(Lc 14-12,14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

VANGELO, 
 (Lc 14-12,14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: 
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; aiutami a servirti con questa pagina di vangelo.

Che grande uomo Gesù! Ricordo che quando ero piccola, vinsi un concorso di religione, il concorso ”veritas” alle elementari, parlando di Gesù e del fatto che era un tipo buffo, perché faceva sempre il contrario di quello che facevano gli altri.
Questo brano lo conferma in pieno, chi penserebbe di offrire  una cena  a gente sconosciuta?

Eppure questa è la via della carità, quella che lui ci indica ,che poi è la stessa che Lui ha percorso.
Infatti per carità d’amore siamo stati invitati al banchetto del regno di Dio, per compassione amorevole Gesù ha dato la sua vita in remissione dei nostri peccati ed ancora per caritatevole amore  si è donato a noi nell’Eucarestia.
L’amore vero, quello che non conosce ostacoli, quello che vuole solo e principalmente il bene dell’amato, e che non è mai abbastanza amato, è solo quello di Gesù, come diceva piangendo San Francesco, come urlava santa Teresina…. Nessuno amerebbe dei tipi come noi, ingrati ,egoisti, superbi e traditori…ed è questo che ci chiede di fare, amare gli altri come lui ci ama.
Non è facile… ma se ci proviamo sempre un po’ di più, riusciremo a capire che l’amore per gli altri,è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi.

(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

VANGELO 
(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. 
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Ti prego o Spirito Santo, stammi vicino, fin dentro il cuore e insegnami Gesù; dammi la chiave per aprire alla comprensione la mia mente, perché tutto quello che vuoi che io capisca possa entrare in questo mio cervellino striminzito.

Questa pagina è una delle più belle del vangelo... io la definisco quella dei comandamenti di chi vive la fede.
Quella dei comandamenti di Dio è una bellissima pagina in cui Lui ci detta delle regole per la nostra vita, dettate dall'amore che ha per noi, che come un Padre buono ha istituito perché non facessimo cose pericolose per la nostra vita e per la nostra serenità, ma quelle delle beatitudini sono una dichiarazione d'amore da parte nostra a Gesù e ai nostri fratelli.
Infatti, anche se ad un primo sguardo può sembrare che dovremmo essere poveri, affamati e perseguitati per essere graditi a Dio, leggendo meglio vediamo è essere Cristiani che ci fa diventare beati.
Essere Cristiani vuol dire appartenere a Cristo, condividere con Lui il progetto che Dio ha per noi, essere suoi amici e accettare come Lui il volere di Dio.
Non è il potere e la gioia della terra che ci danno la beatitudine, perché tutto va bene fino a che non ci succede niente di spiacevole, poi che facciamo?
Come accettare una malattia o una disgrazia quando il metro con il quale misuriamo la nostra beatitudine è così terreno?
Si può farsene una ragione, o arrabbiarsi, ma niente è paragonabile a quando il metro con il quale misuriamo tutto è quello dell'amore di Dio.
Accettare la propria condizione ed offrire al Signore ogni cosa della nostra vita è una grande Grazia, vivere attimo dopo attimo in compagnia della nostra famiglia celeste ed affidare ogni cosa, anche la più piccola al Signore, è una dolcissima abitudine.
I cristiani non sono dei pazzi, né dei masochisti, ma imparano ogni giorno di più ad amare i propri fratelli e questo è molto bello e da' gioia.
Proprio nelle difficoltà affinano le loro qualità con l'aiuto di Dio e ricevono grazie su grazie.
Certo per qualcuno può suonare strano sentire che si considera una malattia come una GRAZIA e non una DISGRAZIA, ma certe cose ci sono e insegnano.
Gira qui su fb un video di un certo Nick
http://www.youtube.com/watch?v=z7TZ_Fq4fU0
ci sono cose che non si possono spiegare senza gli occhi della fede.... ditemi come qualcuno di noi avrebbe potuto convincere questo ragazzo a vivere la sua vita e a provare la gioia che lui prova nell'essere strumento di Dio se non Dio stesso.
Potrei portare mille altri esempi di persone che hanno saputo vincere il limite umano e sono riuscite ad andare oltre quello che è comprensibile ai più.
Non vi nego che provo una sana invidia per chi riesce ad avvicinarsi alla figura del Cristo e ad abbracciare la croce in questo modo meraviglioso, mentre la maggior parte di noi prova solo dolore, stanchezza, e rifiuto per ogni minima cosa non gradita.
Il nostro non accettare quello che Dio ci dona, solo perché non è quello che vorremmo, è un  rifiuto di amarci e di scoprirci meravigliosi, così come lo siamo agli occhi di Dio. Ognuno di noi è un prodigio, un capolavoro d’amore che a volte sfugge ai nostri e agli altrui occhi distratti ,ma il nostro metro di valutazione si ferma solo all’apparenza; eppure in fondo in fondo, siamo poi talmente soddisfatti di noi che la cosa più difficile è cambiare, imparare a vivere da figli di Dio e non del mondo, in parole povere, convertirci.

(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

VANGELO 
(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: 
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore
La mia riflessione
 Preghiera
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto.
Oggi commemoriamo i defunti, ieri i Santi, forse spesso la differenza è veramente minima tra gli uni e gli altri, non per merito nostro, ma perché siamo santificati dal sacrificio di Cristo.
Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe  essere quella di vivere imitando Cristo, quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è troppo,  spesso rinunciamo. Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che ci permette di passare oltre; possiamo dubitarne, ma dentro di noi sappiamo che è così.
L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità   che Gesù ci parla, ma dell’immortalità dell’anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui  risorgere .
Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola;  solo così potremo imparare a fidarci di Lui, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’eternità che ci dona solo Dio.

(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.

VANGELO
 (Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Parola del Signore
LAMIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e donami la grazia di comprendere le scritture, dammi la forza di viverle e di fare tutto quello che tu desideri da me. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Gesù va avanti per la sua strada, non gli interessa avere l’approvazione di chi conta in città, anzi, il suo comportamento è una continua provocazione, perché sa qual è il suo scopo, che è quello di riportare i peccatori sulla via della salvezza, di ricondurli al Padre.
Questa cosa certo non è facile da comprendere per scribi e farisei, che tenevano a debita distanza tutti quelli che non facevano parte della loro cricca di colti e benestanti. Se ci pensiamo, scartavano i poveri, i malati, i peccatori, i bisognosi… insomma tutti quelli che invece erano cari al Signore, considerandosi un’ élite.
Gesù li ammoniva, li riprendeva e spesso li accusava d’essere falsi ed ipocriti, proprio a loro che si sentivano così giusti ed invece quando parlava con i peccatori, sembrava quasi che li amasse di più di loro, perché non aveva mai una parola di rimprovero. Gesù, che comprende la loro rabbia, cerca di spiegargli con questa parabola il motivo di tanta comprensione per i peccatori.
Gli ebrei anticamente, erano un popolo di nomadi, dediti alla pastorizia e all’allevamento, quindi l’esempio della pecora e della moneta perdute, era il più adatto per far capire loro quanto era importante per Lui recuperare alla grazia di Dio quelli che n’erano sfuggiti, e si erano perduti per le vie del mondo. Quale gioia per il Padre ritrovare i suoi figli. A suo tempo ci parlò della parabola del   figliol prodigo, in cui il padre fa festa per il figlio perduto e ritrovato. Questo è quello che da gioia al Signore, che pur lasciandoci liberi, non ci dimentica mai, e non vede l’ora che torniamo a riabbracciarlo. Se veramente amiamo Dio, non facciamo come i farisei, ma, come sta facendo il Santo Padre Benedetto 16°  apriamo il nostro cuore a chi non crede, non fermiamoci al giudizio, ma aiutiamoli a ritrovare la strada.

(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

VANGELO
 (Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: 
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». 

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Di Sapienza e d’Amore, aiutami a comprendere il senso delle parole di Gesù e viverle con tutta me stessa.

In questa pagina può sembrare quasi che il Signore voglia lodare l’amministratore disonesto, ma imparando un po’ a conoscere  Gesù, abbiamo capito che  è un provocatore.  Infatti quello che vuole dire  è che se la stessa scaltrezza che usiamo per amministrare le cose terrene, la usassimo per quelle spirituali saremmo lodevoli.
Vediamo che l’amministratore disonesto, cerca  di attirare a se  i debitori del padrone sperando che questi possano ricordarsene poi, quando sarebbe restato senza lavoro, e magari lo avrebbero potuto aiutare.
Mi viene da pensare a certi rimaneggiamenti, ai ribaltoni , a quegli accordi sotto al tavolino che i politici fanno con i nemici comuni dell’avversario. Chiaramente tutto questo riguarda la scaltrezza di chi si occupa delle sue cose, dandogli una certa importanza, ma è sbagliato pensare solo alle cose terrene, addirittura  cercando nella disonestà la soluzione ai problemi, perché dovremmo dare almeno la stessa importanza al futuro della nostra anima, perché perdendo la strada dell’onestà e della correttezza ci mettiamo in pericolo e dobbiamo considerare che la vita terrena è un passaggio, ma oltre questa c’è l’eternità.
Che cosa vogliamo fare di noi stessi? In questo secolo in cui non si dà importanza all’anima, vogliamo forse vendercela come spesso facciamo con il nostro corpo? Vogliamo dimostrare di non avere padroni rendendoci schiavi di un benessere mortale, mentre disprezziamo quello immortale dell’amore di Dio?
Attenti fratelli, forse non arriveremo mai ad essere perfetti amministratori della nostra condotta, cerchiamo almeno di mettercela tutta, ma come figli della luce, sapendo bene la via sulla quale incamminarci, e non come figli delle tenebre, brancolando nel buio.

(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?

VANGELO 
(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Signore con il tuo Santo Spirito a comprendere la tua scrittura come tu vuoi da me ed a vivere come Tu vuoi che io viva; non lasciare che io ondeggi ,come canna al vento, ma guidami Tu in ogni mia cosa, con tutto il Tuo amore.


Il Signore vede tutto, anche quello che noi umani non vediamo.
Vede nel mio, nel tuo cuore, vede quello che pensiamo veramente, non quello che facciamo trasparire e, credo che sia il momento in cui il suo invito a fermarci e a guardare dentro di noi, veramente, con sincerità, sia fondamentale per la salvezza della nostra anima.
Ci affanniamo per arrivare alla fine del mese, per riuscire a vivere dignitosamente, o per avere di più, o addirittura per essere ricchi…. ma alla nostra anima che stiamo dando?
Non basta una preghiera ogni tanto, non basta neppure pregare tutto il giorno se non siamo in COMUNIONE CON CRISTO.
Sembriamo buoni cristiani, ma non lo siamo mai fino in fondo, c’è sempre quello scalino che non riusciamo a superare, a salire, perché la nostra pigrizia o il nostro orgoglio ce lo impediscono.
Siamo ricchi di noi stessi e poveri delle cose di Dio, purtroppo è questa la nostra realtà.
Diamo quello che ci riempie  di orgoglio dare, parlo soprattutto per me, quante volte mi sono sentita appagata da questa pagina che scrivo, se mi viene detto grazie…. a me, che non sono altro che uno scarabocchio di Dio, che non riesco neanche a farmi usare da Lui con umiltà.

Oggi sono critica prima di tutto con me stessa, ma credo che in molti possiamo riconoscerci in questo. Sentirsi utili… può nascondere tanta vanità, tanto orgoglio, e sarà bene ogni tanto, fare un piccolo esame di coscienza per capire quanto siamo schiavi del nostro orgoglio.
In questa parabola Gesù ci dice chiaramente che non si possono servire due padroni, e lo dice veramente a tutti, ed in particolare ai suoi discepoli, ed oggi noi vediamo quanta corruzione e quanto mal’ affare si sia introdotto anche tra i membri della chiesa e quello che è orribile è che seguendo con avidità la ricchezza ed il potere ci si allontana da Dio.
La chiesa ricca che molti criticano, dovrebbe essere ricca di amore per i suoi figli ed in parte lo è, ma sembra che passi solo il male e si veda solo quello, ed è triste che questa piaga aperta nel corpo di Cristo, dilaghi sempre di più. Per guarire questa piaga, ci vogliono poche chiacchiere e molte preghiere, io uso spesso la corona angelica, almeno una volta al giorno, risparmiando chiacchiere inutili, se volete la potete trovare a questo link: http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=494146441418
Essere ricchi di beni materiali può rendere aridi e insensibili, ma ricevere beni spirituali può essere ancora più pericoloso, perché l’umiltà non può essere un optional ,ma deve essere alla base della nostra fede e della nostra vita.
Se non si è fedeli nel poco, non si può essere fedeli nel molto… dice bene il Signore, come può fidarsi di noi se appena  ci concede un dito, corriamo a vantarcene? Maria non si è vantata all’annuncio dell’Angelo, ma è corsa a servire e a lodare il Signore… A volte bisogna avere il coraggio di convertirsi e da cristiani diventare di Cristo, abbandonando tutto, ma veramente tutto di noi e, se non lo facciamo, resteremo fermi, o peggio ancora, sbaglieremo strada e non troveremo più la porta stretta.

(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!

VANGELO
 (Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
 Ti prego Signore, fa che il tuo Santo Spirito scenda su di me e con me rimanga per illuminarmi in questo cammino di fede e di umile evangelizzazione che faccio prima di tutto su di me, applicandomi a conoscere la tua parola. Fammi strumento nelle tue mani, togliendo da me tutto quello che è mio e non mi viene da te.

 Leggendo la stessa lettura nel Vangelo di Giovanni, vediamo che riportando le parole di Gesù, ci tiene a comunicare che credere in Dio significa credere nella Luce e camminare nella luce con Gesù significa non solo essere in comunione con Lui, ma anche con i fratelli.
E’ importante capire questo per non ingannare noi stessi, su un cammino che, non pretende da noi la perfezione, ma ci spinge a cercarla.
Tutti sappiamo che il momento arriverà, ma non ci vogliamo pensare, eppure qui vediamo dalle parole di Gesù, che non dobbiamo aspettarci una brutta cosa, un brutto evento, ma una festa simile ad un matrimonio, ad un incontro con lo sposo, è a questo che Gesù paragona il regno dei cieli.
Ed allora leggiamo insieme la parabola delle dieci vergini che attendono lo sposo, e vediamo che 5 sono stolte e 5 sono sagge.
 Le prime non avevano calcolato che lo sposo poteva arrivare in ritardo e non avevano portato l’olio di scorta per le lampade….. Troppo spesso noi siamo così, vorremmo seguire la luce, e fare il volere di Dio, ma se l’attesa è troppo lunga, ci distraiamo; se la tentazione è forte, ci allontaniamo e tutto questo senza riflettere sul fatto che la morte è inevitabile e non sappiamo come e quando ci colpirà.
 I tempi del Signore non sono i nostri, se fosse possibile amministrare anche quelli, state tranquilli che qualcuno ci avrebbe già provato, l’uomo nella sua superbia, seguendo il padre dei superbi, vorrebbe mettersi al posto di Dio, ci prova continuamente, su questa terra, dove regna il caos, dove tutto si sta distruggendo per colpa nostra, ma ancora lo chiamiamo progresso.
Corriamo con le nostre macchine sempre più veloci, sempre più ubriachi, sfrecciamo nella nostra vita e nella vita degli altri, travolgendo tutto e tutti senza freni e mentre corriamo ci sentiamo immortali. Ma non siamo immortali e verrà per tutti noi il giorno in cui ci troveremo davanti allo sposo della parabola, davanti a quel Gesù che ha amato noi più di quanto amasse la sua mamma e più di se stesso, che cosa gli diremo allora? Grazie, ma io avevo altro da fare che ricambiare il tuo amore…. Le vergini sagge attendono sempre tenendosi alla luce della parola di Dio, cercando di non cadere in tentazione, consapevoli che è vitale essere pronte per l’incontro, per non essere chiuse fuori della porta dello sposo. Non guarderanno se sembreranno fuori moda, se non faranno parte dell’élite di quelli amati dal pubblico, se non saranno capite mentre inginocchiate in chiesa, seguiranno la parola di Dio e non si preoccuperanno di correre da tutte le parti. Invece di vestirsi di apparenza si riempiranno di sostanza e questo sarà olio per le loro lampade. Sempre nostra è dunque la scelta, l’olio che alimenta la lampada è la parola del Signore, alla luce della quale dobbiamo vivere. Ancora una volta ci troviamo a fare una scelta, perché la scelta di vivere da cristiani, in comunione con Cristo, non è per un giorno o per un anno, ma per la vita, alimentando la fede con la preghiera e con le opere di carità verso i nostri fratelli più bisognosi, sia spiritualmente sia fisicamente, perché come dicono Matteo e Giovanni, essere in comunione con Gesù, significa essere in comunione con i fratelli. Non possiamo sperare di salvarci se non ci preoccupiamo di salvarci, non basta avere qualcuno che prega per noi; pensiamo a Santa Monica, che per tanti anni ha pregato per la salvezza del figlio. Dopo tanti anni anche Agostino, contro ogni previsione si è convertito ed è diventato uno dei santi più importanti della nostra chiesa, ma ha dovuto collaborare a questo progetto per cui la mamma pregò tanto il Signore, a questo possono servire le preghiere degli altri, a chiedere grazie per chi non prega, ma il resto ,la conversione, deve vederci collaborare, altrimenti rimane una lampada spenta.

(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.

VANGELO
(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Con le parole della preghiera colletta ti chiedo:
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 
I primi discepoli di Gesù potevano sposarsi ed avere figli, ma non dovevano dare scandalo, anche se inevitabilmente gli scandali ci sarebbero stati, anche Gesù avverte di questo, perché è insito nella natura umana trasgredire alle regole.
Ma Dio è misericordioso e capisce, ha sempre una grande attenzione per il peccatore, ma anche se per perdonarlo ha bisogno del suo pentimento, ci invita a fare altrettanto. Noi ci rendiamo conto che è molto quello che ci chiede, ma forse dimentichiamo le parole che ci ha insegnato nel Padre Nostro: RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI,COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI- ed allora, invece di accettare sempre solo quello che ci fa comodo, pensiamo bene a quello che facciamo, e se abbiamo giustamente paura di non riuscire, facciamo come i suoi discepoli e preghiamo: Signore accresci in noi la fede!-
Gli scandali sono all’ordine del giorno, perché a volte chi dovrebbe guidare il gregge si perde nel peccato e nel vizio, si sottomette ad altri dei, come l’apparire e il potere, la corruzione e la disobbedienza, ma vi esorto amici cristiani a non farvi ingannare da queste cose, perché mentre molti figli si allontanano perché incolpano ai loro pastori, dobbiamo ricordarci e ricordare di guardare ad un unico pastore che è Gesù Cristo, l’unico che non ha mai sbagliato nulla e che ha sempre fatto il volere di Dio Padre, e pregare per chi si perde, perché siamo tutti membra dello stesso corpo e del corpo di Cristo.

(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

VANGELO 
(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: 
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore
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LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo spirito di venirmi nel cuore e di darmi la forza di vivere la fede, per quello che è giusto che io viva, senza paure né limiti umani, annientami ed usami, sono tua.


Per comprendere bene questo brano, sono dovuta tornare indietro, al versetto precedente che dice:
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Allora la mia fede, la nostra fede, quanto è piccola? Non abbiamo proprio capito niente di Dio, e Gesù ce lo fa capire in maniera chiara… ma solo con il cuore libero possiamo entrare in questo mistero.
La fede è un dono, che arriva quando e come il Signore decide di aprirti il cuore. Può avvenire a 5 anni e a 50, ma per tutti coloro che si definiscono Credenti, c’è un momento in cui scatta una molla che ti spinge a cercare come un affamato la parola di Dio. Fame, sete, voglia di stare insieme…. ed è subito amore!!!
 L’esempio del padrone che appena arriva il servo stanco dal lavoro dei campi si mette a servirlo e così contraria alla realtà, ci deve far comprendere che la mentalità umana deve essere completamente abbandonata se vogliamo entrare in comunione con Gesù, ma noi non riusciamo proprio a farlo. Eppure i santi si sono fidati di Dio, fino ad ottenere grazie così particolari da farci rimanere incantati nel sentire le opere che sono riusciti a compiere. Perché se loro ci sono riusciti , noi non ci riusciamo? Sicuramente c’è qualcuno che anche oggi, riesce a superare questo ponte che collega l’umano con il Divino, ossia con lo Spirito di Dio, ma certo che se continuiamo a restare fermi credendo di fare già chissà cosa, non arriveremo mai neanche ad aver fede come neanche la metà di un granellino di senape. Provare per credere? La domenica, andremo in chiesa, ci metteremo di fronte a Gesù, ci sentiremo grati a Dio di aver dato la sua vita per noi o ci sentiremo bravi e penseremo che Lui ci deve guardare… quanto siamo stati bravi, gli abbiamo fatto questo gran piacere a venire in Chiesa, con tutto quello che abbiamo da fare…. E pensare che senza il suo aiuto siamo niente, perché non proviamo ad essere appena un po’ di più di questo? Perché non apriamo la nostra mente ed il nostro cuore a quanto dobbiamo al Signore che si fida ancora e sempre di noi, fino all’ultimo, nonostante il nostro stupido egocentrismo!

preghiera del mattino

Signore mio,Dio mio,tu che vedi quanto cerchiamo di vivere degnamente la nostra vita sulla terra,preservaci dalle cose che non possiamo accettare,ed insegnaci ad amare quelle che ci sono utili per la nostra salvezza.Noi non sappiamo quello che oggi ci aspetta dietro l'angolo della storia,ma tu che conosci anche quanti saranno i nostri respiri,donaci i mezzi per affrontare la nostra giornata.
Rivestici di pazienza e di umiltà,di coraggio e di sapienza,di amore e speranza.
Noi non siamo neanche degni di alzare la testa davanti a te,eppure siamo pieni di vanagloria,siamo orgogliosi e superbi,per poi sentirci invece completamente a terra nelle disgrazie.Elimina quei sassi che ci impediscono di camminare correttamente,di vedere le tue impronte da seguire,manda per noi Giovanni Battista ad aprirci la via della conoscenza di Gesù,per essere salvati ,fa penetrare come un tatuaggio nel nostro cuore il tuo nome,perchè possiamo sentire forte dentro di noi,il nostro grido di appartenenza alla Tua Famiglia Divina.
"IO SONO COLUI CHE SONO",Tu hai detto a Mosè,davanti al roveto ardente,per questo noi ti preghiamo,fa che il nostro cuore diventi un roveto ardente di fede e possiamo sentire che:
NOI SIAMO TUOI FIGLI,
NOI TI APPARTENIAMO INTERAMENTE ,
NOI NON ABBIAMO ALTRO DIO ALL'INFUORI DI TE.
Te lo chiediamo perchè in Tuo Figlio ti sei hai rivelato e ci hai promesso,che quello che ti chiederemo nel suo nome ce lo concederai.Concedici dunque di amarti e di servirti,per Cristo,nostro Signore!Amen.

domenica 4 dicembre 2011

(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.

VANGELO 
(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». 
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni accanto a me Spirito Santo di Dio, ed aiutami a non essere ottusa e a non voler mettere il mio pensiero dinanzi al Tuo.
Questo brano è spesso e volentieri usato per parlare male della chiesa, mettendoci al posto di Gesù, a rivoltare i banchetti di una chiesa che non ci piace  in certi suoi aspetti, ma amici miei, tra quei banchetti che rivoltiamo e che non accettiamo c’è anche il nostro.
Tutti noi cerchiamo di mercanteggiare con tutto, non siamo abituati a dare senza ricevere nulla in cambio, e se anche in teoria lo facciamo, nella pratica se non riceviamo ringraziamenti e riconoscenza per le nostre opere o addirittura riceviamo offese, siamo subito pronti a rinfacciare tutto quello che abbiamo fatto.
Ma questo brano non si sofferma solo a questo aspetto della Chiesa, ma ci fa presente che la chiesa è il corpo di Cristo, e che noi ne siamo parte; quindi se vogliamo ritenerci degni di essere chiesa, dobbiamo essere “divorati dallo zelo “ per essa.
Impegniamoci per primi come partecipanti della comunità ecclesiale, e non solo per apparire, ma veramente per dare tutto quello che Dio ci dona in grazia. Ognuno di noi può chiedere di essere utile nella sua parrocchia, e senza metterci a spettegolare, ma magari semplicemente impegnandoci a servire la comunità la dove serve, dove il parroco ci indicherà.
Chiediamo di poter stare con i bambini, con gli anziani, chiediamo di essere istruiti ed educati, con umiltà, quell’umiltà che spesso sentiamo carente negli altri, cerchiamo di  essere i primi a dimostrarla.
C’è un brano del vangelo di in cui Gesù parla a Natanaele  e gli dice: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi».
Il Signore ci conosce, sa tutto di noi, i nostri difetti, i nostri limiti e anche i pregi che magari noi stessi non sappiamo di avere, perché tutto è suo, ossia ci viene da lui, ed a Lui dobbiamo chiedere ininterrottamente di essere come lui ci vuole.
Gesù ci ha spesso esortato a chiedere a confidare in Lui e ci ha anche insegnato che è sempre Lui con il suo Spirito che opera, quindi questa è la cosa che più di ogni altra dobbiamo tenere presente, SEMPRE.
Dobbiamo avere il coraggio di testimoniare, ma la sapienza di non poter imporre le nostre idee, e quando ci accingiamo a parlare con qualcuno del Signore, chiediamo a Lui di usarci, e di servirsi di noi, non pensiamo mai di saper fare da soli, perché senza lo Spirito Santo su di noi, siamo solo cembali stonati e vuoti.
Quindi amici coraggio, non abbiate paura diceva il nostro Papa, Giovanni Paolo II, aprite il vostro cuore a Cristo, riascoltiamo insieme questo brano.


(Lc 17,20-25) Il regno di Dio è in mezzo a voi.

VANGELO 
(Lc 17,20-25) Il regno di Dio è in mezzo a voi.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidami alla conoscenza del pensiero di Dio. Fa che io non veda altro che quello che Tu mi vuoi mostrare, che possa sempre più rinunciare al mio io per il mio Dio.

Catastrofi, segni ed eventi, tutti cercano di scrutare il futuro, e questo denota paura e curiosità da parte della gente, ma troppo spesso si ferma al “cercare dei segni “fuori di noi.
Per quello che io riesco a percepire, tutto questo ha solo un senso d’avvertimento, un richiamo, un monito per tenerci desti e deciderci per fare definitivamente la nostra scelta, ma è molto relativo rispetto a quello che dovremmo fare.
Gesù c’invita a non cercare questi segni, ma a vivere già su questa terra da figli di Dio, ad essere partecipi del progetto di salvezza che il Padre ha per tutti i suoi figli, e ad entrare in quella che io definisco con molto coraggio e molta semplicità, la nostra famiglia divina.
Svegliarsi al mattino e riconoscerci dal primo istante di veglia appartenenti a Dio tracciando il segno della croce, cominciare a trafficare per casa, al lavoro, in famiglia ed in ogni nostro interesse tenendo presente continuamente che la nostra vita sulla terra non è solo un passaggio inutile, una prova alla quale siamo sottoposti per vedere se superiamo un esame, ma uno scegliere di essere già da adesso come il Signore ci desidera.
Dio non è un dittatore, né un prepotente, ma scegliere per lui ci costringe a scelte che vanno controcorrente, addirittura in alcune occasioni ci portano a fare delle scelte ben precise, e spesso dolorose, perché conversione significa tornare indietro, alla nostra origine, al nostro piccolo dna di figli di Dio, che abbiamo nel cuore e che per anni, purtroppo abbiamo soffocato cercando di appartenere a questa terra più che a questo cielo.
Solo un anno  fa c’era una persona su fb che mi chiedeva di aiutarlo a credere, a pregare, ad affidarsi a Dio, in un paio di mesi l’ho sentito trasformarsi da pulcino impaurito a credente sincero, pronto ad affrontare la malattia ed offrirla a Maria per le anime che come lui erano lontane da Gesù. Ho vissuto in diretta un corso accelerato d’amore da parte di Dio per questo suo figlio che aveva perso la strada di casa ed in un momento drammatico della sua vita, se n’era reso conto ed aveva chiesto una mano per tornare a casa. La porta stretta è qui amici, è la decisione di non volere altro di appartenere a Dio, di essere abbracciati quando la paura vorrebbe farti soccombere alla disperazione, la scelta di fidarsi di Dio e di mettere nelle sue mani la nostra vita. Santi si, e da subito!