sabato 23 agosto 2014

ABBASSO I PRETI don Giuseppe Tomaselli


ABBASSO I PRETI
don Giuseppe Tomaselli
Per richiedere i libretti di Don Tomaselli:
Opera Caritativa Salasiana Don Giuseppe Tomaselli Via Regina Margherita 27 – 98121 MESSINA
c.c.p 12047981 – offerta libera.
INTRODUZIONE
L'umanità pervertita vorrebbe fare a meno di Dio, o meglio, della morale. Vor­rebbe distruggere tutto ciò che è freno alle passioni e controllo all'operato. Il pensiero di un Essere Supremo, che tut­to vede e tutto deve ripagare, è troppo molesto. Conviene quindi ai cattivi com­battere contro Dio; ma siccome non pos­sono vederlo ed abbatterlo direttamente, si avventano come cani idrofobi contro i suoi Ministri, cioè i Sacerdoti.
- « Abbasso i Preti! » « Morte alle vesti nere! » si grida alle volte sulle piaz­ze, si scrive anche sui muri e sulle testa­te dei giornali!
Davanti a sì dolorosa constatazione, sento il bisogno d'impugnare la penna e formulare un modesto lavoro, che sia di monito ai cattivi e di luce ai buoni.
ODIO
Via Pretaccio!
Povera ragazzetta! Da circa un anno era invasa dal demonio. Il padre di lei, ciabattino e mutilato di una gamba, mi si presenta commosso.
- Reverendo, non ne posso più! La mia casa è un inferno. La mia bambina sta molto male. Il medico è incapace di darle aiuto; soltanto Iddio può liberar­mi da tanta pena.
- Fatevi coraggio! Sono Prete e pos­so aiutarvi molto in questo caso. - Eccomi davanti alla ragazzetta. Ac­certatomi della vera ossessione, col per­messo del mio Vescovo, comincio gli esor­cismi. Il corpo della paziente è già stru­mento del demonio; non è più l'intelli­genza della bambina che ragiona, ma la intelligenza di un essere superiore.
Il demonio, appena mi vede, mi guar­da con occhio bieco.
- Pretaccio Cattolicaccio, perché vie­ni a disturbarmi?
- Hai paura di me, è vero?
- E tu, chi credi di essere?
- Sono un povero uomo, debole assai; ma sono anche Prete e come tale ti co­mando e devi ubbidirmi!... Adesso par­liamo in francese!
- Questa lingua non mi garba! Non voglio parlarla!
- Ed allora parliamo in latino!
- Già, la linguaccia dei Preti!
- Rispondi a quanto ti ordino!
- Qui si svolge un discorso in latino ed il demonio risponde senza reticenze, mal­grado incalzino le mie domande.
- Senti, Pretaccio, io me ne vado! In­dicami il luogo dove recarmi e scappo subito!
- Ritorna all'inferno e non entrare più in creatura umana!
- Sì, me ne vado! Lascerò però la ragazza in lacrime e non la farò più alzare da questa sedia!
La paziente scoppia in pianto, si siede e non può muoversi più, incapace di sol­levare anche le braccia. Incalzo subito con la preghiera di rito; la potenza dia­bolica è infranta e la bimba si rialza.
Il demonio è arrabbiato.
- Pretaccio, vado via! Non voglio più aver da fare con te! Ma te la farò pagare ... Tu sei Pretaccío ... tu sei il mio nemico!... -
La ragazza e la famiglia intera rendo­no grazie a Dio per il favore ottenuto. Ritornando a casa, penso: Sono ne­mico del demonio. Egli mi odia e mi minaccia! Mi vorrebbe morto al più pre­sto! Mi ha chiamato « Pretaccio! ». È naturale questo linguaggio al nemico di Dio!
Due giovanotti mi vedono andare a passo lento, mi guardano con compassione e poi uno di loro esclama: Tocca ferro, che passa il Prète! - Già, sarebbe meglio cambiare strada!
- Bravi giovanotti! Siete come quello che mi ha insultato!
- Lei parla con noi?
- Proprio con voi!... Si vede che siete figli di vostro padre!
- Come sarebbe a dire?
- Domandate al ciabattino, che abita in Via Vespri, numero ... Il vostro in­sulto è come quello che mi ha fatto il de­monio!

Me ne vado!
Eccomi in giro per la mia Parrocchia. La benedizione delle case nel tempo di Pasqua occupa parecchie ore della mia giornata di lavoro. In ogni famiglia por­to un raggio di luce e di conforto. Qui si estingue un odio familiare; là si con­forta un ammalato; in un'altra casa bi­sognosa si lascia un'offerta.
Mentre aspergo con l'acqua benedetta le varie camere di una famiglia, presenti tutti i membri, battono alla porta ed en­tra un omaccione. Questi, a vedermi, re­sta interdetto e subito dice: - Me ne va­do, perchè c'è il Prete!
- No, esclamo io, voi non uscirete di qua se prima non mi abbiate ascol­tato! -
Mi metto alla porta d'ingresso per im­pedirne l'uscita e comincio:
- Dunque, voi avete paura di entrare qui perchè c'è un Prete! ... Se avete da dire qualche cosa contro di me, parlate pure! -
L'anticlericale tace.
- Sapreste dirmi il motivo di questa avversione al Prete?... Non sapete che cosa dire?... Allora parlo io!... Voi vede­te nel Prete un rimprovero alla vostra con­dotta immorale. L'uomo onesto non ha paura del Ministro di Dio. Il vostro at­teggiamento è un'accusa! Chi sfugge il Prete, d'ordinario parla scandalosamen­te, tradisce la moglie, bestemmia ed è al­la famiglia di peso più che di sollievo. Vostro fratello fu ammazzato da un ma­fioso e la vostra famiglia è guardata con disprezzo da tutta questa zona!
- Caro compare, esclama il padrone di casa, questo Reverendo vi ha fatto il ritratto!...
- A parte i commenti, continuo io; ho poco da aggiungere. Se adesso volete andare via, uscite pure! Non so se debba far paura io con la veste nera e la co­scienza serena anziché voi ... con il cuo­re infangato! -
L'omaccione non dice una sillaba; re­sta fermo a pensare.

Come Prete ... no!
Andare a visitare i carcerati è un'ope­ra di carità. Il sacerdote facilmente può entrare nelle prigioni e parlare ai dete­nuti.
Entro nella Casa Penale di Noto. Cin­quecento carcerati. Mentre m'intratten­go con il maresciallo, entrano altri quat­tro inquilini.
Appena si annunzia il mio arrivo, è un senso di gioia in tutto il carcere. Un de­tenuto mi abbraccia piangendo.
- Reverendo, dice il maresciallo, co­stui è l'essere più pericoloso che abbia­mo in questa galera.
- Eppure non sembrerebbe!
- Davanti a lei diventa un agnello; ma è pericoloso assai. Ha di già trenta anní di pena e l'altro giorno fece un at­tentato in una cella. Voleva uccidere un suo avversario.
- Beh! Parliamo di altro! ... Intanto, caro amico; accettate questo pacco di si­garette ed un po' di dolci! -
Il detenuto è commosso assai. Inizio la visita alle celle. Entro nella celletta 49, ove trascorse tanti anni Ales­sandro Serenelli, l'uccisore di Santa Ma­ria Goretti; vi trovo rinchiuso un altro omicida.
Poveri carcerati! Ognuno ha un ro­manzo nella sua vita. Sui visi di tutti si legge l'abbattimento morale.
- Padre, mi dice un tale, venite spes­so a trovarci! La venuta di un Sacerdote per noi è sollievo!
- Verrei più spesso, ma non sempre ho i mezzi. Venendo qui, ho bisogno di una buona sommetta; conviene portare qualche cosa!
- Non preoccupatevi di questo! A noi detenuti basta il buon cuore! ... Quanto bisogno abbiamo di conforto! Io sono di Roma e mi seno affranto dalla vergo­gna e dalla lontananza della mia fami­glia!... -
Le numerose celle richiederebbero giornate intere per essere visitate; que­sta volta mi, limito a quelle del pianter­reno. V'impiego quasi cinque ore.
Eccomi davanti ad una cella; per eco­nomia di tempo non vi entro, ma parlo attraverso lo sportellino a grata.
Vedo un uomo sui cinquant'anni; va su e giù per la piccola cella, meditando. - Amico mio, gradite una visitina? - Mi dà un'occhiata di disprezzo e ripi­glia il suo passeggio.
- Dunque, mi sembrate nuovo di que­sto carcere. Gli altri detenuti sono lieti d'intrattenersi con me. Avvicinatevi al­lo sportellino! -
Di nuovo rivolta le spalle e passeggia. - Accettate almeno questo sígaro, co­sì svagate un po' la mente!
- Non occorre, portatelo ad altri.
- Se non volete fumare, accettate un po' di caramelle croccanti!
- Non ne ho bisogno!
- Ma insomma, è la prima volta che ci vediamo e già siamo nemici! Perché?
- Perché siete Prete!...
- Almeno diamoci una stretta di ma­no! -
Il detenuto mi fissa fieramente, sten­de la mano dallo sportellino ed esclama:
- Vi stringo la mano come uomo. Non come Prete! . .. -
Mi allontano, dopo avergli stretta ca­lorosamente la mano, e penso: Un omi­cida, condannato per trent'anni in gale­ra, si vergogna di stringere la mano a me ... perché Prete! ... Secondo costui, il Prete è più che un assassino, inferiore agli uomini più abietti!... Povero cieco! Se da bambino avesse avvicinato il Sa­cerdote, se da giovane avesse seguito gli insegnamenti che il Prete impartisce in Chiesa, non sarebbe rinchiuso in questa galera! ...
Esco dal carcere alle due del pomerig­gio e mi avvio alla stazione. Lungo il tra­gitto, e proprio sulla via principale, leg­go sul muro « Abbasso i Preti ».
O che dicitura! Colui che ha scritto ciò, è stato incompleto. Avrebbe dovuto aggiungere: « Evviva i delinquenti e gli assassini! ».

Parlare con un Prete?...
È una piccola cittadina. I pochi intel­lettuali puzzano di anticlericalismo. Spic­ca fra tutti un professore di storia e filo­sofia.
Intrattenendomi con un giovanotto, cade il discorso su questo professore.
- Come sta il tuo insegnante di filo­sofia? Dovrebbe badare a far scuola ed invece è intento a far propaganda di ateismo!
- Io son costretto a prendere lezioni da lui; però con me non tocca l'argomen­to religioso: del resto io ho le mie idee e non mi lascio trasportare.
- Fammi un favore! Chiedi al tuo professore se vuole avere un colloquio con me; potremmo chiarire tante cose. Io son disposto ad andarlo a trovare in casa, oppure venga a trovarmi lui in canonica o in sacrestia. -­
Il giovanotto riferisce ed il professore scatta come una molla: Quel Prete ti ha detto proprio così? E come si è azzarda­to?... Io parlare con un Prete?... Giam­mai! -
Illustre professorino! Non osi parlare con un Sacerdote! E perché? Forse per­chè hai letto qualche pagina di Kant? Ma non pensi che forse quel Prete avrà letto più di te? Ti stimi forse superiore a lui per intelligenza? Sarà; ma questo è da provarsi. Ti dico io per qual motivo tu odi le vesti clericali! La tua vita è po­co corretta. Si conosce in paese la tua miseria morale; ed una volta che io chie­si ad un tuo alunno: Come mai il tuo professore è venuto oggi in Chiesa? - mi rispose: Egli stesso mi ha detto più di una volta che va in Chiesa soltanto per guardare le ragazze.
Dunque, professore di filosofia, il tuo odio ai Preti è ragionevole; sei tenebre e non osi accostarti alla luce.
Però ti ho dato una lezione e speriamo che l'abbia capita. Dopo di quella rispo­sta data al tuo alunno, compilai un la­voro di stampa « Perché credo! » rispo­sta a cinque intellettuali. In detto lavo­ro, il professorino di filosofia sei tu! ... Leggi quelle pagine! Il volumetto che già ha avuto diverse edizioni, richiedilo a Don Tomasellí Giuseppe - Salesiani Via Lenzi - Messina!...
Dovrei vergognarmi io, Prete, di par­lare con te e non avere vergogna tu di parlare con me!...

Il mio Dio... è Stalin!
Il treno da tempo è in moto. All'avvi­cinarsi della prossima stazione, alcuni viaggiatori si dispongono a scendere. Un operaio, con qualche arnese di lavoro sotto il braccio, guarda con occhio scru­tatore all'intorno e si avvia allo sportel­lo per scendere. E’ fornito di biglietto ferroviario.
Nell'istante in cui il treno si ferma, sale in vettura l'ispettore dei controllori s'imbatte per primo nell'operaio.
- Favoritemi il biglietto!
- Io non ho biglietto; sono montato in treno adesso; sto per scendere.
- Bugiardo! Prima ancora che il tre­no si fermasse, io sono entrato in questo scompartimento; nessun passeggero an­cora è salito in questa vettura. -
L'operaio giura e spergiura e, non es­sendo creduto, pronunzia alcune bestem­mie.
- È inutile negare! ... Chi dei passeg­geri si prende la responsabilità di affer­mare che costui è salito adesso sul tre­no? -
Nessuno parla.
- Si faccia il verbale; intanto conse­gnatemi la tessera personale!
- L'operaio, sprovvisto di moneta, supplica l'ispettore ad avere un po' di com­passione.
- Devo compiere il mio dovere. Fra giorni vi arriverà l'invito di presentarvi in questura! -
Io assisto alla scena e provo un senso di amarezza.
Che disgrazia per questo operaio! Do­vrà forse perdere alcuni giorni di lavoro per le pratiche penali.
Mi presento all'ispettore: Scusi, è pro­prio necessario che paghi lui il bigliet­to? Se pagasse un altro?
- A me importa che qualcuno versi la somma richiesta.
- Allora pago io. Ecco la somma; si di­strugga il verbale e tutto sia finito!
- L'operaio mi guarda trasecolato, mi afferra la mano e la bacia commosso.
- Reverendo, come posso ringraziarvi?
- Non datevi pensiero! Restiamo ami­ci. -
L'ispettore mi si avvicina e mi stringe la mano.
- Reverendo, così va bene! Per il mio ufficio, io non ho potuto agire diversa­mente. -
Il treno riprende la corsa sulla linea Siracusa - Ragusa. Alla stazione di Avola sale sulla vettura un altro operaio. Sem­bra una faccia proibita e porta gli oc­chiali neri.
Prende il posto dirimpetto a me e, ri­volto al vicino, dice sottovoce: Oggi non si arriverà a destinazione; capiterà qual­che disgrazia!
- Già, soggiungo io, perchè viaggiate con un Prete! ... Eppure quantunque io viaggi più di voi, non ho potuto assistere ad alcun disastro ferroviario...
- Eppure, riprende l'operaio, viaggia­re con un Prete è cattivo augurio.
- È la vostra ignoranza che ve lo fa dire. O voi credete che c'è Dio, ed allora dovreste convincervi che Dio aiuterà fa­cilmente il suo Ministro e ci sarà più si­curezza nel viaggio; o voi non credete in Dio, ed in tal caso il Prete sarebbe una persona qualsiasi, innocua come tante altre.
- Il mio Dio è Stalin!
- Raccomandatevi a lui per un buon viaggio. Persuadetevi però che il Signo­re c'è!
- No, Dio non c'è! Se esistesse, non mi avrebbe rovinata la vista! Mi hanno strappato un occhio e c'è pericolo per l'altro. Io porto odio a Dio, ai Santi e ai Preti!
- Avete ricevuto male dai Sacerdoti o forse da me?
- I Preti sono tutti delinquenti, uno più lazzarone dell'altro!
- Troppo caldo mi sembrate! -
Qualcuno dei presenti mi dice: Non fate caso, Reverendo! Costui non sa ciò che dice!
- Dunque, essendo Prete, io sono un delinquente; voi, perchè operaio, siete un fior di galantuomo! -
La discussione si protrae ancora un poco, perchè alla successiva stazione l'o­peraio scende.
Un viaggiatore allora mi dice: Padre, voi non conoscete quel tale; in questi pressi è conosciuto bene. Ha abbandona­to la moglie ed i figli e convive con un'al­tra donna. Inoltre è un imbroglione di nuovo conio.
- E che imbroglione! - soggiunge un altro. Mi ha frodato del denaro e, per non aver da fare con lui, rinunzio a far­gli la lite! -
Io Prete, perché delinquente, pago il biglietto ad un infelice; lui, perchè ga­lantuomo, ruba al prossimo! ... Ora com­prendo meglio perché davanti al Prete ha tenuto quel contegno! Più che cieco di un occhio, è perfettamente cieco di anima; per questo egli odia Dio e i Sa­cerdoti.

Lascia che se lo mangi!
Da parecchi anni sono a Messina, alla Giostra, in una contrada misera, econo­micamente e moralmente. Tanta gente vive ancora in baracchette di legno, or­mai tarlate.
M'informano che in una baracca c'è un vecchio ammalato ed è solo. Vado a visitarlo.
La celletta è nella più squallida mi­seria. Il vecchietto tossisce ripetutamen­te e sputa sangue; osservo il pavimento e vedo grosse chiazze di sangue raggru­mato.
- Ma voi siete solo?
- Sì, Padre!
- E se vi occorre qualche cosa, come fate?
- Batto alla parete e viene in aiuto la vicina. Anch'essa è povera ed è zoppa e va in giro a chiedere l'elemosina. Non mi porta altro che un po' di acqua.
- E per mangiare?
- Se qualcuno me lo porta mangio, se no sto a digiuno.
- Ma voi state al buio notte e giorno?
- Non c'è finestra e non posso lascia­re la porta aperta. -
Mi accorgo che il misero uomo è asse­diato dagli insetti e mi muove a mag­gior compassione. Lasciarlo in abbando­no sarebbe un vero delitto morale. Pro­metto di ritornare.
Con l'aiuto di pie persone posso riusci­re nell'intento. Si appresta al povero il cibo quotidiano ed ogni giorno riceve visite.
Quando, ritornato a visitarlo, trovo la baracca in assetto e ben pulita, il suo corpo rinfrescato da un bagno e ricoper­to di nuova biancheria, provo nell'ani­ma una profonda gioia.
L'ammalato ringrazia: Che Iddio vi ri­compensi tutto con la salute ed il Para­diso! -
Ritorno in Parrocchia. Lungo il tor­rente Giostra mi tocca attraversare un ponticello ed ecco un cane corrermi die­tro in atto minaccioso. La donna, certa­mente la padrona, richiama il cane. Suo marito la rimprovera: Lascia che il cane se lo mangi! Che cosa farne dei Preti?
- Io non rispondo; soltanto mi limito a guardare quell'uomo, che penso non es­sere... un galantuomo. Non è possibile nutrire sì perfidi sentimenti ed essere onesti e coscienziosi!

Abbasso tu!
Dopo una discreta anticamera sono ammesso a parlare al Prefetto della città.
- Reverendo, quale lo scopo della vo­stra visita?
- Vostra Eccellenza conoscerà, alme­no per fama, la miseria della contrada Giostra. Come Sacerdote, ho il dovere di interessarmi dei bisogni del popolo. La gente muore di fame; la sporcizia è al colmo; la tubercolosi fa strage! So io quanti ne muoiono per la tisi! E prima muore il padre, poi il figlio, dopo alcuni mesi una figlia... si distruggono intere famiglie. Bisogna dar da mangiare ed isolare gl'infetti!
- Problema difficile! Bisognerebbe bruciare tutta quella zona. I sanatori so­no rigurgitanti.
- Invece di spendere denaro in altre opere, impiegatelo per la povera gente!
Io faccio qualche cosa, ma posso fare ben poco.
- Fate quello che potete e Dio vi com­penserà. Non si può arrivare a tutto.
- Esco dal colloquio con il cuore ama­reggiato. In città: bar, cinema, passeggi, divertimenti... alla periferia invece mi­seria e morte.
Lungo la via mi scorge un muratore, sui diciotto anni. Egli sta in alto, sulla fabbrica in costruzione. Dapprima fa una grossa risata e poi esclama: Abbasso il Prete!
Questa volta mi fermo e richiamo il giovanotto, il quale riprende il lavoro, L'appaltatore comprende e fa le scuse.
Sarebbe il caso di dargli una lezione: Abbasso tu ... che stai in alto sul palaz­zo!... Io mi trovo sulla via e sono già in basso! ...

Miserabili!
È l'una dopo la mezzanotte e battono alla porta. Bisogna alzarsi da letto ed andare ad assistere una moribonda.
È necessario far lungo cammino per giungere al posto. Quivi trovo, sopra un povero giaciglio, una donna quasi tre­mante, e di color cadaverico. Una picco­la lampada ad olio rischiara la cameret­ta, o meglio, il sottoscala.
Intanto un fetore insopportabile, nau­seante mi spinge ad uscire. Prendo un po' d'aria e mi riavvicino al letto del­la moribonda.
- È vostra moglie costei?
- chiedo all'uomo ch'è vicino.
- Sì è mia moglie.
- E questo fetore?
- È la cancrena.
- Ma è impossibile resistere. E voi co­me state qua dentro?... Spero di po­tere resistere! Proviamo! -
Sto un momento e subito mi allontano. Poi riesco ad ascoltare la confessione della moribonda, ma diverse volte mi tocca prendere un po' d'aria buona. Le amministro il Santo Viatico e l'Olio San­to. Intanto il mio stomaco si sconvolge; c'è la provocazione al vomito.
Affretto le preghiere di rito e mi di­spongo a partire. Il marito della mori­bonda non sa come disobbligarsi e met­te la mano nel suo taschino per prende­re qualche cosa.
- Reverendo, quanto pago?
- Niente!
- Possibile?
- Il sacro ministero non si paga.
- Ma ... ho dato disturbo e poi di notte ...
- Grazie al vostro buon cuore!
- Son già le due e mezza; le vie sono de­serte. Sono avvistato in una traversa da alcuni uomini, che sono intenti a cari­car un autocarro.
- C'è il Prete!
- Chi sa da dove venga!
Tra loro commentano, quasi a mezza voce: I Preti ne combinano più degli al­tri! ... Ciò che non possono fare di gior­no, lo fanno di notte! ...
Uomini miserabili! Giudicate perver­samente, perchè siete cattivi. Il ladro crede che gli altri siano pure ladri, e l’immorale pensa che anche gli altri sia­no nella disonestà. Ma c'è un Dio, che giudica!

Conseguenza.
Da questi episodi si deduce chiaramen­te che il Prete è odiato, anzi molto odia­to. Ma da chi? Dai cattivi. Se si doman­dasse ai ladri ed ai facinorosi: Amate voi i carabinieri? - risponderebbero: Ab­basso i carabinieri! Si mandino alla for­ca! Se vogliono vivere in società, vadano a zappare! - Se si facesse la stessa do­manda ai veri galantuomini, risponde­rebbero: I carabinieri sono necessari e meritano riconoscenza e rispetto.
Chi dice: Abbasso i Preti! - chi odia la veste clericale, chi si dimostra in qua­lunque modo ostile al Sacerdote, dà una prova chiara della sua condotta repren­sibile.

CHI È IL PRETE?
A Napoli.
Sul ruvido muro di una casa, a Napoli, si legge al presente questo scritto: « Sia lodato Gesù Cristo! Ma abbasso i Preti! »
Colui che ha avuto la geniale idea di scrivere ciò, ha dimostrato di essere com­pletamente ignorante di Religione. Se­parare Gesù Cristo dal Prete, non è pos­sibile.
Chi conosce Gesù Cristo, chi crede al­la sua dottrina, necessariamente deve amare il Sacerdote, perchè questi è il suo Ministro.
Fa semplicemente ridere di compas­sione, chi dice: Noi vogliamo la Religio­ne, ma non i Preti! - Sarebbe lo stesso che dire: Noi vogliamo la cultura, scien­tifica e classica, ma non vogliamo mae­stri!... Noi agogniamo una buona nazio­ne, ma non vogliamo ministri né depu­tati e né magistrati!... Noi pretendiamo di avere un esercito forte e compatto, ma non vogliamo né generali, né capitani! Il parlare in tal modo, è segno d'igno­ranza crassa.
È necessario quindi conoscere chi sia questo Prete, per valutarlo come si deve.

Il Cristo.
Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, si fece uomo venti secoli or sono, per salvare l'umanità. Provò con i più strepitosi mi­racoli la sua Divinità; ma poiché i suoi nemici non volevano credergli, li sfidò dicendo: Vi sarà dato ancora un segno: Uccidetemi; seppellitemi; dopo tre gior­ni mi ridarò io stesso la vita! -
Gesù Cristo fu ucciso; morì in pub­blico, sul monte Calvario, alla presenza dei suoi nemici; in quel momento un ter­remoto fece sobbalzare la terra, mentre il sole in pieno meriggio si era oscurato; dopo morto già dissanguato, il suo cuore fu trapassato da una lancia. Non c'era più dubbio della sua morte. I nemici si ricordarono della sfida di Gesù Cristo e corsero dal Governatore romano Ponzio Pilato. Gli dissero: Quel seduttore (?) ha detto che dopo tre giorni dovrà risusci­tare. Da' a noi la facoltà di custodire il suo sepolcro, affinché non vadano i suoi discepoli a rapirlo ed abbiano a dire che sia risorto. - Avete la vostra guardia, rispose Ponzio Pilato; fate custodire il sepolcro. - Gesù venne seppellito; at­torno alla tomba i soldati vigilavano giorno e notte. All'alba del terzo giorno un forte terremoto scosse quella zona e Gesù in quel momento uscì glorioso dal sepolcro. Le guardie fuggirono atterrite. Gesù aveva suggellato la sua Divinità con l'ultimo e più strepitoso miracolo.
Chi è dunque Gesù Cristo? Il Figlio di Dio, Dio Egli stesso, la seconda Persona della Santissima Trinità; Egli è l'onni­potente, il Creatore dell'universo.

La Chiesa.
La venuta di Gesù Cristo nel mondo non ebbe per fine soltanto la redenzione umana col patire e morire per salvarci ma ebbe anche per fine la fondazione della Chiesa Cattolica o universale. Chie­sa significa assemblea o riunione di per­sone; nel senso cristiano, la Chiesa è l'as­sieme dei fedeli che credono in Gesù Cri­sto, partecipano ai Sacramenti ed ubbi­discono ai legittimi Pastori, stabiliti da lui.
Gesù volle istituire la sua Chiesa. Do­po avere egli passato un'intera notte in preghiera, fattosi giorno, chiamò i suoi discepoli e ne scelse dodici, dando loro il nome di Apostoli. Nei tre anni di vita pubblica li volle sempre vicini a sè, per prepararli alla loro futura missione. Li educava con la parola e con l'esempio, operando miracoli alla loro presenza e diede anche ad essi il potere di guarire gl'infermi, di scacciare i demoni e di an­nunziare che il regno di Dio era vicino.
Questi dodici Apostoli furono il seme dell'albero maestoso, che è la Chiesa Cat­tolica.
Ogni società ha bisogno di un capo, che tenga uniti i suoi membri. Essendo la Chiesa una vera società, era necessa­rio che Gesù le desse un capo e lo diede nella persona del pescatore di Galilea, chiamato Simone, figlio di Giona. Gesù gli cambiò subito il nome, dandogliene uno simbolico.
- Simone, da oggi in poi ti chiamerai Pietro... Su questa pietra edificherò la mia Chiesa... Ti darò le chiavi del regno dei Cieli... Da ora in avanti sarai pesca­tore di uomini. -
Gesù intendeva che la sua Chiesa du­rasse sino alla fine del mondo; difatti, assicurò agli Apostoli ed ai loro legitti­mi successori la sua perpetua assistenza: « Ed ecco che io sono con voi sino alla consumazione dei secoli ».
Gli Apostoli ed i primitivi discepoli di Gesù Cristo non potevano vivere sino al­la fine del mondo; era necessario che al­tri uomini perpetuassero la missione a­vuta dal Figlio di Dio.
Chi sono questi continuatori dell'opera di Cristo? Il Papa, o Sommo Pontefi­ce, i Vescovi uniti con lui ed i Sacerdoti, o Preti.

Divina Missione.
La missione dei Preti è quella stessa che Gesù Cristo assegnò agli Apostoli. Il Divin Maestro, dopo la sua risurre­zione, rimase ancora sulla terra quaran­ta giorni; in questo frattempo ultimò le sue istruzioni apostoliche ed in fine con­feri i poteri Divini. - Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saran­no rimessi; e saranno ritenuti a chi li ri­terrete... È stato dato a me ogni potere in Cielo ed in terra... Come il Padre ha mandato me, così io mando voi... Andate dunque ad istruire tutte le genti, battez­zandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho coman­dato. - Ecco dunque la missione dei Preti: perpetuare nel mondo, nel corso dei secoli la missione di Gesù Cristo, con un'autorità particolare, che essi ricevo­no in virtù del Sacramento dell'Ordine Sacro.

Professione? ...
- Voi Preti, mi diceva or non è molto un tale, fate malissimo ad esercitare la vostra professione in gioventù. Il vostro è un errore. Il diploma o la laurea di Pre­te si deve dare agli anziani ed ai vecchi, non prima di sessant'anni, perchè in gio­ventù tutti commettono delle schioc­chezze!
- Il vostro parlare è da perfetto igno­rante! Il Sacerdozio non è una professio­ne; è un Sacro Ministero. Non si riceve alcun diploma o laurea divenendo Preti; ma si riceve un Sacramento istituito da Gesù Cristo; come voi, se siete battezza­to, non riceveste nel giorno del Battesi­mo diploma alcuno. Divenire Prete dopo i sessant'anni, è un'utopia. A quell'età di ordinario vengono meno le forze ed allora è difficile o impossibile esercitare il Ministero Sacerdotale.

Si deve lavorare!
Sono in treno, sulla linea Catania-Pa­lermo. Lungo il tragitto i viaggiatori cambiano; chi scende e chi sale.
- Ma, ... dice un tale, oggi è il terzo Prete che incontro!
- Scusate, se vi dispiace la mia pre­senza, potete scendere ovvero cambiare compartimento! ... Da questa vostra pro­posizione arguisco che voi non siete per­sona religiosa; e poichè abbiamo del tem­po a disposizione, possiamo chiarire qual­che cosa. Perchè avete paura del Prete?
- Io non ho paura di nessuno; non approvo i Preti perché sono inutili nella società. In Italia ci saranno forse cento­mila vesti nere; se avessero a lavorare come tutti i buoni operai, quanto bene ne verrebbe!
- Dunque, secondo voi, i Sacerdoti so­no gente oziosa! Dovrebbero andare a zappare o a costruire macchine oppure ad impiegarsi nella Nettezza Urbana.
- Certamente! Nel mondo si deve la­vorare e chi non lavora, non ha il dirit­to di mangiare a spalle altrui!
- Perciò, sempre secondo voi, è lavo­ro solamente quello delle braccia. Se voi aveste un figlio e desideraste farlo istrui­re nella lettura, nello scritto e nel fare i conti, lo affidereste forse ad uno spaz­zino oppure ad un maestro patentato? Cerchereste un insegnante capace; e que­sti per istruirsi e per istruire gli altri, non può attendere al lavoro di ciabatti­no. Ancora. Se voi aveste un attacco di appendicite o di colicestite, andreste a chiedere aiuto al vostro calzolaio ovvero ad un contadino? Andreste subito dal chirurgo...
- E che cosa volete concludere con tali paragoni?
- Voglio farvi comprendere che il la­voro non è soltanto quello materiale; nella società si richiedono anche gli altri lavori. Lavora l'avvocato, difendendo un innocente; lavora il maestro, istruen­do i fanciulli; lavora lo scienziato, scru­tando gli astri del firmamento o scom­ponendo l'atomo.
- Ebbene, costoro lavorano. Ma voi Preti che cosa fate?
- Quello che voi non sapete e che sie­te tenuto a sapere; ed il primo lavoro lo compio adesso su di voi, istruendovi. -
Quasi tutti i passeggeri seguono la conversazione ed io approfitto per semi­nare la parola di Dio.

Necessità.
Se gli uomini fossero come le bestie senza anima, se non ci fosse un Dio al quale rendere conto della propria vita, se morendo finisse tutto, allora sarebbe il caso di dire: Non è necessario nel mon­do la presenza e l'opera dei Preti.
Questo però non si può ammettere, poiché Iddio esiste ed il Figlio di Dio, Ge­sù Cristo, ha insegnato che c'è un'altra vita dopo di questa terrena. Bisognereb­be distruggere il Vangelo ed annullare la storia; il che sarebbe da pazzi.
Stando così le cose, è assolutamente necessario che nel mondo ci siano i Sa­cerdoti, i quali debbono lavorare per te­nere accesa la fiaccola della fede; essi so­no l'anello di congiunzione tra Dio e la umanità e sono gli strumenti ufficiali per la comunicazione della grazia di Dio nel­le anime.

Ministro di rigenerazione.
Nasce un bambino. Per la colpa origi­nale dei progenitori, Adamo ed Eva, la nuova creatura non ha diritto al Para­diso; dovrebbe essere rigenerata alla grazia.
Chi è il Ministro ordinario di questa rinascita spirituale? Il Sacerdote. Gesù disse al Ministri della sua Chiesa: Bat­tezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Il Battesimo è un innesto spirituale, per cui il battezzato diviene figlio adot­tivo di Dio, seguace di Gesù Cristo ed erede dell'eterna felicità in Paradiso.
Ecco perchè i neonati si portano al Tempio. E non merita stima, rispetto e riconoscenza il Prete, il quale compie un atto così nobile?

Canale di misericordia.
È cosa umana lo sbagliare e quindi anche il peccare. Quante miserie morali si possono commettere in un momento di passione, nel periodo della gioventù ed in circostanze speciali della vita! Ogni colpa grave è una grave offesa di Dio, per cui chi la commette e muore senza aver­ne avuto il perdono, sarà punito dalla Divina Giustizia con l'inferno; e questa è una grande verità di fede.
E tutti questi peccatori, bestemmiato­ri, scandalosi, profanatori del giorno fe­stivo, omicidi, ladri, calunniatori... dove andrebbero dopo la morte? All'inferno! E chi potrebbe dire al peccatore pentito: Sta' tranquillo! Ti perdono io! ... ? Po­trebbe perdonare i peccati la persona più cara, quale la madre o il padre? Forse un ministro di Stato o un imperatore ovve­ro uno scienziato? Nessuno di costoro ha il potere divino di assolvere i miseri mor­tali da qualsiasi colpa. È impegnata in ciò la parola di Gesù Cristo: Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i pecca­ti, saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete.
Perdonare i peccati! ... Che grande di­gnità ha il più semplice dei Preti! Quale potere sulla terra può uguagliare questo?
Quante anime, passate all'eternità, so­no oggi salve in Cielo perchè almeno pri­ma di lasciare questo mondo, hanno ri­cevuto con le debite disposizioni l'asso­luzione sacramentale!
Quanti fedeli assiepano i confessionali, specialmente nel periodo di Pasqua, e ri­prendono con la coscienza serena i propri affari!
Il Prete ascolta l'accusa dei peccati, dà le opportune correzioni, suggerisce i mez­zi per riparare il male commesso e poi, nella pienezza della sua dignità sacerdo­tale, dice: « Io, per l'autorità datami da Gesù Cristo, ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Va' in pace e non peccare più! ».
Quale sentenza di alto magistrato ha tanto valore, quanto ne ha quella dell'ul­timo Prete che assolve, essendo nella sua sentenza impegnata la parola del Dio fatto uomo?
Come si può disprezzare il Sacerdote, se si ha un briciolo di fede nel cuore? Santa Caterina da Siena, patrona d'Italia e tanto benemerita davanti alla Chiesa ed alla civile società, riflettendo sull'eccelsa dignità sacerdotale, al passaggio di un Prete fu vista inginocchiarsi e baciare la terra. Richiesta perché avesse fatto così,. rispose: « Bacio la terra, ove ha posato i piedi un Sacerdote! Non c'è nel mondo una persona più degna di rispetto! ».
Così la pensano i Santi.

Gesù Eucaristico.
Un grande Tempio. Il Sacerdote cele­bra la Messa. In un dato momento ces­sano i canti; sono anche presenti alcuni plotoni di soldati per ascoltare la Messa festiva; uno squillo di tromba e tutti i mi­litari in « attenti », presentano le armi.
Momento solenne! Chi prega a capo chino, chi solleva lo sguardo verso l'Al­tare, chi sospira con commozione. È l'i­stante della Consacrazione, il momento in cui si compie il prodigio eucaristico.
Il Prete, rivestito dei sacri paramenti, tiene fra le mani un pezzo di pane, a for­ma di bianca ostia; egli s'inchina profon­damente e poi, scandendo bene le sillabe, pronunzia delle parole misteriose, quelle stesse che Gesù pronunziò nell'ultima Ce­na, quando consacrò il pane ed il vino. Il miracolo eucaristico è avvenuto. L'ostia Consacrata non è più pane, ma è il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo.
Possibile che il Prete abbia questo potere? Far discendere la Divinità, viva e vera, ad un suo cenno sull'Altare?... Ba­sta leggere il Vangelo per conoscere come stiano le cose.
Gesù Cristo promise solennemente di dare il suo Corpo ed il suo Sangue in ci­bo e bevanda. - Vi darò a mangiare il mio Corpo e vi darò a bere il mio Sangue; chi non mangia il mio Corpo e non beve il mio Sangue, non avrà in se stesso la vita.
La promessa ebbe compimento prima della Passione. Gesù consacrò il pane e lo cambiò misteriosamente nel suo Corpo; poi consacrò il vino e lo mutò nel suo Sangue. Egli, come Dio, poteva fare que­sto prodigio. Dopo aver comunicato gli Apostoli, diede anche loro ed ai succes­sori la facoltà di fare altrettanto, cioè di consacrare il pane ed il vino. - « Ed ogni volta che fate queste cose, fatele in memoria di me ».
Possibile dunque che il Prete compia un atto così sublime, proprio divino? Possibilissimo e lo compie tutti i giorni, ogni qualvolta celebra il Sacrificio della Messa. E se il lettore avesse dubbio sulla efficacia misteriosa delle parole della Con­sacrazione, che pronunzia il Sacerdote, lo rimetto alla lettura di un mio opuscolo « L'Ostia Consacrata » (Libreria S. Cuo­re - Messina). Attraverso i più svariati miracoli eucaristici avvenuti nel passato e che avvengono anche al presente, il let­tore si convincerà appieno della verità della Consacrazione che compie il Sacer­dote.
Dunque, il Prete consacra l'Ostia e la lascia nel Tabernacolo a bene dei fedeli. Chi passa davanti ad Essa, deve pie­gare le ginocchia; se l'Ostia Consacrata si mette esposta solennemente, accorrono i fedeli ad adorarla; se si trasporta lungo le vie per il Corpus Domini, è motivo di festa nelle grandi città e nei paesetti; nei Congressi Eucaristici nazionali o interna­zionali sogliono essere milioni le anime che fanno corona all'Ostia Consacrata; i credenti, già in grazia di Dio o previa la Confessione, si accostano a riceverla con fede nella Comunione; si trasporta solen­nemente o in forma privata al moribon­do, affinché gli serva di Viatico nel pas­saggio all'eternità.
Che cosa sarebbe il mondo senza Gesù Sacramentato? Quale fascino avrebbero più i Tabernacoli? Chi potrebbe più nu­trirsi del Pane degli Angeli?
Togliendo i Preti dal mondo, non ci sa­rebbe più la reale presenza di Gesù Cristo sulla terra. Potrebbero consacrare il pane ed il vino altre persone? Forse un mo­narca oppure la persona più giusta del mondo? Nessuno può consacrare, tranne che il Sacerdote.
Come non guardare dunque il Prete con grande riverenza? Come non baciare con umiltà quelle mani, che ogni giorno sono a contatto con le Carni Immacolate del Redentore?
Sono un Prete anch'io. Ogni mattina, durante il Santo Sacrificio della Messa, sono strumento del sublime mistero eu­caristico. Riconosco la mia eccelsa digni­tà? Certamente. Ma posso forse insuper­birnnene? Sarei uno stolto se lo facessi. Al contrario, sento il dovere di umiliarmi, indegno di stare così vicino alla Divinità. E quale creatura, per quanto nobile, po­trebbe essere degna di compiere l'atto della Consacrazione Eucaristica? Stretta­mente parlando, neppure gli Angeli ne sarebbero degni.
San Francesco d'Assisi, uomo di Dio, pieno di fede e spesso a contatto con il soprannaturale, considerando la dignità sa­cerdotale, ne rimaneva quasi schiacciato e non volle essere ordinato Sacerdote re­putandosene indegno; per sempre rimase Diacono, cioé restò, per così dire, nell'an­ticamera del Sacerdozio.
Degna di ammirazione l'usanza antica di certi paesi, indice di viva fede, per cui al Sacerdote, avvenuta la sua morte, ve­nivano staccati i due pòllici e gl'indici delle mani, per conservare in luogo degno quelle dita, che ogni giorno erano state a contatto con Gesù Sacramentato.
Le mani sacerdotali sono sacre, sia per l'Unzione che compie il Vescovo il giorno dell'Ordinazione e sia per il contatto con­tinuo con le Specie Eucaristiche. I fedeli sanno ciò e, quando ne hanno possibilità, baciano riverentemente la mano al Mini­stro di Dio.
Io, povero Prete, indegno d'indossare il sacro abito che porto, ho visto, non esa­gero, forse centinaia di migliaia di per­sone baciare la mia destra con fede ed u­miltà; hanno compiuto questo atto con commozione anche mia madre, mio padre ed i miei fratelli; si sono mossi a fare ciò anche deputati, blasonati, ed alti ufficiali e professori d'università ... Ed invece il detenuto della Casa Penale di Noto, come sopra ho detto, quantunque omicida, non si degnava neppure di stringere la mia ma­no... « Gliela stringo come uomo, non come Prete!... » - Frutto d'ignoran­za religiosa, per cui si odia quello che si dovrebbe amare.

Compito delicato.
I bambini e le bambine sbocciano alla vita; è passato il periodo dell'incoscien­za e comincia quello della responsabilità. I genitori religiosi allora si affrettano ad inviare alla Chiesa i figlioletti, perchè siano istruiti nella via del Signore.
Il Prete, senza compenso materiale, interrompe le sue occupazioni e si dedi­ca a queste anime innocenti. In certi pe­riodi, ogni giorno ed alla stessa ora, egli è lì ad istruire i piccoli, quelli che domani formeranno la società. Insegna con pazienza le preghiere, le formule del Ca­techismo, parla di Gesù, dell'anima, del­l'altra vita, del premio riservato ai buo­ni e del castigo ai cattivi, ed esorta quei teneri cuori alla preghiera, al rispetto ai genitori, alla carità verso i poveri, alla fuga della cattiva compagnia.
E come disse un giorno Gesù: Lasciate che i pargoli vengano a me! - così dice il suo Ministro, il Prete: Venite, o piccoli, a me! Io v'insegnerò il timore di Dio!
I bambini si devono trattare con arte particolare, se no sfuggono. Il Sacerdo­te, consapevole di ciò, si fa piccolo con i piccoli, scherza con loro, regala immaginette, medaglie e quadretti, distribuisce caramelle, promette e fa delle solenni premiazioni. Ad una certa età, oltre i ses­sant'anni, è un po' pesante intrattenersi con una massa di bambini irrequieti; ep­pure il Prete, anche avanzato negli anni e forse carico di acciacchi, dimentica se stesso per pensare ai piccoli.
Quanto qui espongo, è la pura realtà; per convincersene, basta andare nelle Parrocchie nell'orario del Catechismo.
Se non ci fossero i Preti a svolgere un compito così delicato ed interessante, chi farebbe ciò? Forse i genitori? Non ne sa­rebbero in grado, perchè chi istruisce non basta che abbia una mediocre cul­tura.
E poi quel tale viene a dirmi: Via i Pre­ti! Vadano a lavorare! Che cosa fanno nella società?...

Luce del mondo e sale della terra.
La Chiesa è popolata di fedeli. Uomini e donne di ogni ceto sono lì in attesa: giovanotti, signorine, padri e madri di famiglia, vecchierelle e bambini, operai e professori.
Un tocco di campana annunzia l'usci­ta del Predicatore dalla sacrestia. Questi, in cotta e stola, cioè in veste ufficiale li­turgica, monta sul pulpito. Dopo una breve preghiera, recitata assieme al po­polo, comincia la predica.
- Chi sei tu, o Prete, che ti atteggi a maestro e dall'alto del pulpito insegni leggi e norme morali?
- Chi sono? Un Ministro di Dio.
- E con quale autorità fai ciò?
- Con l'autorità datami da Gesù Cri­sto. Egli disse agli Apostoli ed ai loro successori: Istruite tutte le genti, inse­gnando ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
- E non potrebbe fare ciò uno qual­siasi dei fedeli?
- Potrebbe farlo in altro luogo, in for­ma privata; ma nel Tempio, in forma uf­ficiale, è soltanto il Prete che può insegnare. Qualche volta, per eccezione, po­trebbe ottenere dal Vescovo tale facoltà qualche laico competente, che abbia com­pito un discreto corso di studi sacri. -
Dunque, è il Prete il maestro ufficiale della dottrina del Cristo. Dal pulpito egli annunzia un tema e lo svolge con argo­menti della Sacra Scrittura. Gli stessi insegnamenti, usciti dal cuore e dalle labbra del Redentore, vengono presentati alla massa dei fedeli.
L'argomento è trattato dal Predicato­re con energia e senza timore di contrad­dizione: Ama, o cristiano, il prossimo tuo come te stesso! ... Osserva bene la legge di Dio, se vuoi ricevere il premio eter­no!... Fuggi il peccato! ... Restituisci ciò che hai rubato! ... Ama la tua sposa e non desiderare la donna d'altri! ... Per­dona i tuoi nemici, diversamente, Dio non ti perdona i peccati! ...
E tutti ascoltano con interesse e rice­vono nel cuore il buon seme della parola di Dio. Questo seme in qualche anima re­sta arido, in altre rende un po' di frut­to; in certe altre invece rende molto. Si esce dal Tempio rinnovati. L'uomo ch'è stato infedele alla moglie, è risoluto di rompere i lacci della disonestà; quel ricco è più disposto alla carità; quel pa­drone riconosce la sua ingiustizia verso i dipendenti e risolve di essere più giu­sto, anzi generoso; quella signorina, ri­soluta già di fare un cattivo passo all'in­saputa dei genitori, si pente della mala risoluzione; quel figlio disubbidiente e tormento della famiglia, riconosce il suo torto e vuole cambiare condotta...
Ecco il frutto della predica del Prete! L'indomani il suo confessionale è assal­tato dai penitenti ed egli impiega delle lunghe ore ad ascoltare le confessioni ed a rimettere sulla buona strada i traviati!
Chi può misurare il bene che opera il Sacerdote con la predicazione? Quante coscienze rasserenate, quante famiglie riacquistano la pace, quante conversioni!
Se non ci fossero i Preti a fare questo lavoro, chi sarebbe in grado di farlo? ... E se nel deserto di questo mondo c'è qualche cosa di bene, è tutto frutto del lavoro dei Preti, i quali ricordano con autorità a tutti quello che Gesù Cristo insegnò venti secoli fa lungo le vie della Palestina.
Quell'operaio mi diceva: I Preti sono inutili; vadano a zappare! ... Povero cieco ed ignorante! Egli pensa solo allo sto­maco, perchè crede di essere come il suo asino, senza coscienza e senza vita mo­rale! S'istruisca prima di parlare!

La nuova famiglia.
Due famiglie sono in festa. Un giova­ne e una signorina, da tempo fidanzati, si dispongono a contrarre il matrimonio.
Il corteo nuziale si muove dalla casa e si dirige alla Chiesa; il Prete è lì ad at­tendere. Suono di organo, canti, illumi­nazione dell'Altare, drappi e fiori ... una vera festa.
I novelli sposi sono inginocchiati da­vanti all'Altare e pensano alla gravità dell'atto che stanno per compiere: per sempre lasciare la casa paterna, per co­stituire una nuova famiglia.
Il Prete, in sacri paramenti, rappre­sentante di quel Dio che disse ad Adamo e ad Eva: Crescete e moltiplicatevi! - dice allo sposo: Volete voi prendere la si­gnorina qui presente per vostra legitti­ma sposa? - Accertatosi del consenso, rivolge la domanda anche alla signorina.
I due cuori si amano già da tempo, ma sarebbe peccato la convivenza senza la benedizione di Dio. Il Prete allora bene­dice la futura convivenza, pronunziando la formula del Sacramento: Io vi unisco in matrimonio, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Da questo istante, per tutta la vita, i due sposi possono e devono stare assieme. Il Sacerdote, dopo avere innalzate a Dio particolari preghiere a vantaggio dei due contraenti, rivolge la parola di au­gurio e di monito: Per sempre, o novelli sposi, starete assieme. Che possiate ve­dere i figli dei vostri figli, sino alla terza e quarta generazione! Amatevi e compatitevi! Assieme le gioie ed assieme i do­lori. Ricordate che il Matrimonio è indis­solubile. Disse Gesù: Non separi l'uomo ciò che Dio ha congiunto. - Aborrite dal pensiero del divorzio! La vostra missione è di popolare il Cielo di angioletti. Ab­biate cura dei tesori che Iddio vorrà re­galarvi. Ogni bambino è un tesoro. Non dimenticate che un giorno il Creatore vi chiederà conto dei figli che vorrà affidar­vi. Custoditeli, educateli cristianamente. Non falsate il concetto di questo Sacra­mento! Il Matrimonio non è piacere, ma dovere e responsabilità!

Pacificatore.
In paese è un gran parlare. Due nomi corrono da bocca in bocca.
- È stato un mascalzone!
- No, la colpa è della sposa!
- Vergogna, dopo tre mesi di Matrimonio! ...
Due famiglie già si odiano ed è mira­colo se non avviene spargimento di san­gue. Chi potrà spegnere questo fuoco?
Gl'interessati non sanno a quale partito appigliarsi.
Il Prete... questo ozioso (? )... inutile nella società (?)... è a conoscenza del doloroso fatto, come lo sono gli altri, ed approfitta della sua esperienza e della sua autorità per rimediare a tanto male. Egli aspetta il momento opportuno, il mo­mento psicologico, per arrivare allo sco­po. Manda a chiamare qualcuno della famiglia della sposa e si fa mettere a co­noscenza di tutto. In seguito va a trova­re la famiglia dello sposo ed ascolta con calma. Non riesce oggi, aspetta ancora qualche settimana. L'occasione è propi­zia: un incontro causale con lo sposo.
- Rinnovo gli auguri che vi feci tre mesi fa all'Altare!
Non ricordatemi più quel giorno!
- Come? Il giorno più bello della vostra vita!
- Il giorno più sventurato!... Quella donna è una vipera! Durante il fidanza­mento sembrava un Angelo, ma subito si è dimostrata ciò che è!
- Eh, sì, comprendo; così sono d'ordi­nario le donne, specialmente le giovani; ma subito si pentono del male fatto e vorrebbero riparare.
- Ma che! Quella non si pentirà mai; mi odia a morte!
- Vi pare; ma non è cosi ... Io sono informato di tutto. Sapeste com'è pentita! Io l'altro giorno andai a casa sua a parlare al padre ed alla madre, e la giovane piangeva dirottamente. La consolai ed essa mi disse: Io voglio tanto bene­a mio marito e quello schiaffo non dove va darmelo! Io l'ho amato sempre e continuerò ad amarlo!
- Disse proprio così?... Ma disse pure che la colpa l'ho io?...
- Le feci subito comprendere che essa aveva avuto torto, perché al marita non si risponde con arroganza. E pove­retta, riconoscendo il suo torto, mi sog­giunse: È vero; quella sera mancai; quel giorno ero nervosissima!
- Insomma, vedete, voi siete un ottimo giovane; ave­te però, come li hanno tutti, i momenti della luna a traverso; così pure la vostra sposa ... Ma vi pare giusto trascinare così per le lunghe? In paese tutti parlano e ciò dispiace. Se per sempre lasciate la moglie, potrete restare per tutta la vita solo... Andreste con un'altra donna?... Peggio di peggio! Sareste di disonore al­la famiglia e perdereste l'anima vostra ... Supponete di avere voi una figlia, spo­sata da pochi mesi. Se il marito la la­sciasse, sarebbe contento il vostro cuore di padre? Vedete, nella gioventù non si sa riflettere con calma ... Una cosa, alla quale forse non avete mai riflettuto: Questi contrattempi nei primi periodi della vita coniugale sono facili a capita­re; coll'andare degli anni i due caratteri vanno amalgamandosi ed allora si pas­sa facilmente sopra a certi inconvenienti.
- Dunque?...
- Dunque, bisogna rappacificarsi!
- E dovrei essere io ad andare a chie­dere scusa alla moglie?
- Né voi né lei!... Io informerò di tutto le due famiglie e quando sarà il momento opportuno, si terrà un buon pran­zo e non si penserà più al passato... La vita è così amara! Perchè renderla più triste? Viva la gioventù!... -
Il giovane rientra in se stesso e poi conchiude: Beh, pensate voi a regolare tutto! -
Dopo un po' di giorni le due famiglie sono rappacificate. I due sposi, stando vicini a tavola, annegano in uno scam­bio di bicchieri il passato e sorridono ancora.
Verso la fine del pranzo, entra il Prete. È contento della rappacificazione e s'in­trattiene familiarmente. Prima di andar­sene è chiamato a parte dai genitori de­gli sposi. Costoro sono commossi e gli ba­ciano la mano.
- Reverendo, come ringraziarvi del­l'interessamento avuto? Nessuno avreb­be potuto fare ciò che voi con tanto amo­re avete fatto!
- Sono Prete! Sono il Ministro del Dio della pace! Ho compiuto il mio do­vere!

Già! ... I Preti moderni!
Sono nell'ufficio parrocchiale. È un momento di tregua. Prima una pratica d'ufficio, poi un povero, dopo una chia­mata d'urgenza... Finalmente sono solo. Entra nell'ufficio una signorina, sui venticinque anni; abito elegante, ma aspetto turbato.
- Reverendo, l'ultimo tentativo pri­ma di consumare un delitto. Forse voi, come Prete, potrete, riuscirvi.
- Signorina, calmatevi! Mi sembrate troppo eccitata. Di che cosa si tratta?
- Un ricco signore del paese, o meglio, un grande farabutto, mi ha tenuta per amante sette anni. Da un po' di tempo mi ha abbandonata. Adesso ha un'altra amante e so che presto la sposerà. Se spo­sa, ho diritto io ad essere sua moglie e non un'altra. Poichè so che non intende più saperne di me, io sono decisa ad uc­ciderlo. Ho qui la rivoltella carica.
- Signorina, comprendo il vostro stato. Ma se l'ammazzate, andrete in galera e forse all'inferno!
- Non m'importa di ciò! Sono ormai decisa. Sono stata alle vedette vicino al palazzo di questo perfido uomo ed ap­pena si affaccerà al balcone o uscirà di casa, gli scaricherò addosso la rivoltella.
- E che cosa potrei fare per aiutarvi?
- Andare da questo mascalzone, dir­gli che mi sposi e che cacci l'altra donna dal suo palazzo. Se non vuol fare ciò, la­sci subito la dimora di questo paese e si domicilíi lontano. Non voglio più vederlo!
- Oggi stesso andrò a trovarlo. Intan­to posate l'arma; è pericoloso tenerla ad­dosso.
- La rivoltella resta con me...
- Eccomi nell'anticamera del ricco si­gnore. Una serva mi annunzia: C'è un Prete che desidera parlarvi.
- Un Prete?... E che cosa vuole da me?
Appena mi vede, si turba e vorrebbe indovinare il mio pensiero.
- Son venuto a compiere un atto umanitario.
- Dite pure!
Espongo lo stato d'animo della signo­rina.
- Io non posso sposarla. Preferisco abbandonare questa dimora. Ho di già sospettato qualche cosa e mi sono-aste­nuto dall'uscire di casa. Sto attuando un mio piano e subito partirò dalla Sicilia ... Intanto vi ringrazio dell'avviso datomi e mi guarderò bene dal mettermi al bal­cone, perchè conosco la nevrastenia di questa donna e potrebbe senz'altro ado­perare l'arma.
Esco dal palazzo, lieto di avere in qual­che modo impedito un omicidio.
La signorina al più presto ha con me un abboccamento. Le comunico la deci­sione.
Un Prete che si ferma a parlare con una elegante signorina, in mezzo alla strada, dà subito all'occhio.
- Già, dice un tale, questi sono i Preti moderni! Perchè non stanno in sacrestia? Lascino in pace le signorine!...
- Ecco la ricompènsa ad un Prete, che compie un'opera buona!

Quattro galeotti... ed un Prete!
Entro nel Manicomio Criminale di Barcellona (Messina). Domando al Di­rettore il permesso d'intrattenermi con i detenuti. Approfitto per discorrere con i singoli e prometto d'interessarmi delle varie richieste.
Raccolti nell'ampio cortile centinaia di detenuti, in maggioranza assassini, ri­volgo a tutti la parola, in forma di pre­dica. Alla fine regalo dei sigari e delle caramelle.
Un carcerato, mentre mi allontano dalla massa, esclama: Ho sessant'anni e questa è la prima volta che ascolto una predica! Ho mai sentito parlare un Pre­te! Ne ho avuto sempre paura! -
Ritorno l'indomani nella prigione e faccio chiamare quattro detenuti. Uno ha trent'anni da scontare, il secondo ed il terzo sono verso la fine della pena ed il quarto è un condannato a vita. Sul ta­volo c'è una bella torta.
- Amici miei, questo dolce è per voi!
- Per noi?
- Sì, tutto per voi!
- Ma basterebbe per venti! ...
- Invece, uno di voi faccia quattro parti e poi servitevi!
- Allora ne facciamo cinque! Una an­che per voi!
- Non occorre! -
Mentre consumano la torta, contem­plo gli occhi dei detenuti. Sono gonfi di pianto.
- Accettate, Reverendo, un boccone della mia porzione.
- Ed anche della mia!
- Accetto con cordialità.
- Io sono dice uno dei quattro, un accanito comunista. Ma uscendo dalla galera, potrò mettermi più nelle file dei comunisti ed andare contro i Preti?
- Ed io, soggiunge l'ergastolano, sto conoscendo ora i Preti. Reverendo, è la prima volta in vita mia che parlo con un Prete; e questo Prete siete voi.
- Fatevi coraggio! La vostra condi­zione mi fà tanta pena; siete. un condan­nato a vita e avete bisogno di conforto. Se posso esservi utile, eccomi a dispo­sizione!
- Ho un unico figlio, di dieci anni; è intelligente; non vorrei che crescendo abbandonato, abbia a fare la mia triste fine. Desidero venga ricoverato. Se mi otterrete questo, darete al mio afflitto cuore un grande sollievo.
- Potete contarci! Il vostro paese?
- Floridia, nella provincia di Siracusa.
- L'attuale Prefetto di quella provin­cia, di cui conosco il buon cuore, verrà subito incontro al vostro desiderio.
- Permettete, Reverendo, che vi ab­bracci?
- È un onore per me essere abbrac­ciato da un fratello che soffre! -
Gli altri detenuti fanno altrettanto.
- Se avrete bisogno di qualche cosa, ecco il mio indirizzo; anche da lontano m'interesserò di voi. -
Prima di uscire dalla prigione, il cor­tese Direttore mi invita a ritornare di tanto in tanto tra i detenuti.
Prendo la via del ritorno e devo attra­versare il corso principale di Barcellona; al centro del corso vedo un grande me­daglione a basso rilievo «-A Giordano Bruno - I Liberi Pensatori ».
Liberi Pensatori, o Frammassoni di Barcellona, invece di avventarvi contro i Preti, perchè non aprite il cuore alla carità? Avete qui una Casa Penale con cinquecento infelici. Privatevi di qual­che divertimento, rinunziate ai vostri vi­zi, mettete da parte qualche cosa e visi­tate i miseri detenuti! Soccorrete le fa­miglie di questi sventurati, che forse so­no prive di pane! Portate la parola del conforto a hi soffre!... Voi invece non lo fate! Si muovono le vesti nere, a com­piere quest'opera altamente umanitaria; e voi vi limitate a scrivere: Abbasso i Preti!

Nel tugurio.
Durante la mia lunga dimora a Mes­sina, ricevo una visita. È un professore di musica di Catania, uno studente in medicina ed un giovane liceista.
- Reverendo, siamo lieti se venite con noi a fare una passeggiata.
- Quando ho tempo a disposizione, faccio il mio solito passeggio; v'invito io a farmi compagnia. -
Eccoci lungo le file di baracche.
- Entriamo in questa abitazione!
- Una donna, oltre i sessant'anni, è se­duta a mezzo letto. Fa ribrezzo il guar­darla. Colpita da molti anni dal cancro alla faccia, ha perduto la vista; il naso e scomparso quasi al completo; il labbro superiore ed il centro del volto formano un'unica piaga sanguinolenta.
- Povera donna! Dimenticate per un momento le vostre pene! Mangiate que­sto dolce!
- È un dolce?! ... Potesse essere ve­leno e così morirei subito!
- Non dite così!... Avete sofferto tanto nella vita; ora siete avanzata negli anni e la morte non tarderà a venire.
- È morto mesi fa mio marito. Per­chè non morivo anche io con lui?...
- Che cosa mangiate lungo il giorno?
- Quello che c'è, quando c'è... Mio figlio è povero e la sua famiglia è nume­rosa. Mi dà un po' di pane, che a stento riesco a mangiare.
- Vi porterà una persona alcuni chi­logrammí di pasta, delle uova ed un pac­co di grosse caramelle.
- Grazie! Ne piglierò due ogni notte, durante gli spasimi, almeno per distrar­mi! -
Si esce da questa baracca e si entra in un'altra. In un bugigattolo, sopra un lu­rido materasso già rotto, giace una vec­chietta. Piange, povera donna, come una bambina.
- Ma voi siete sola?
- Sì sino a qualche tempo fa stavo all'ospedale. Siccome non mi vedevano morire e c'era bisogno di posti, mi portarono qui e mi lasciarono in questa ba­racca. -
La vecchietta è ricoperta d'insetti. La vicina di casa ha avuto la premura di tosarle i capelli e viene a visitarla spesso.
- Che casa avete di bisogno urgente­mente?
- Tutto! Gradirei subito una presa di tabacco.
- Ve ne manderò una buona provvi­sta.
Ah, Padre, passai l'altra notte nella smania: mi sopraggiunse uno sbocco di sangue, riuscii a trascinarmi sino alla porta e rimasi lì a bocca aperta, a pren­dere aria. Credevo di soffocare. L'indoma­ni mattina, arsa dalla sete, avevo bisogno di qualche sorso rinfrescante e doman­dai per carità un piccolo limone ad un venditore ambulante. Me lo negò, perché non avevo denaro!...
- Quest'offerta per voi! Verrò a tro­varvi spesso: -
Dopo si visita una terza baracca, una quarta ed una quinta.
Il professore di musica ha le lacrime agli occhi: Ho cinquantatrè anni, escla­ma, e non ho visto mai scene così pieto­se; non credevo poter vedere ciò che ho visto! E voi, Reverendo, fate sovente di queste passeggiate?
- Due o tre volte alla settimana. Se non s'interessa il Prete di questi infelici, chi ne avrebbe cura?
- Già, solo il Prete può far questo! - E poi gli anticlericali hanno l'ardire di scrivere sui giornali « Abbasso i Preti! ». Perché non s'interessano loro di questi miserabili?

Benefattore dell'umanità.
La missione del Prete è quella di Gesú Cristo: consolare gli afflitti, aver cura dei bisognosi, seminare ovunque la luce del Vangelo.
Ho riportato alcuni episodi di espe­rienza personale. Ma sono ben piccola cosa davanti, alle opere colossali che hanno compito e compiono tanti e tan­ti Sacerdoti.
Gli ospedali sono popolati di Suore di Carità. Chi è stato il fondatore di questo Ordine Religioso? Un Prete: San Vin­cenzo De' Paoli.
Orfanotrofi, scuole professionali, scuo­le serali gratuite per il popolo, ricreatori per i figli della strada...
Chi è stato l'organizzatore di tante o­pere a bene della gioventù povera ed ab­bandonata? Un Prete: San Giovanni Bosco.
Schiere di Sacerdoti, i quali sono vo­tati alla morte prematura per assistere gli appestati, i colerosi, i lebbrosi e i ti­sici, da chi hanno avuto origine? Da un povero Prete: S. Camillo de Lellis.
La Piccola Casa della Provvidenza, a Torino, che raccoglie gratuitamente mi­gliaia di ammalati, chi l'ha messa su? - Un altro Prete: San Giuseppe Benedet­to Cottolengo.
E per venire più vicino a noi, qui in Sicilia,... chi ha istituito il Boccone del Povero? Un Prete: Padre Giacomo Cu­smano, già Servo di Dio. I membri di quest'opera sono addetti alla cura degli orfanelli e delle orfanelle, all'assistenza dei vecchi e delle vecchie nei ricoveri de­gli invalidi.
Ed il grande orfanotrofio, ramo ma­schile e ramo femminile, esistente a Pa­lermo presso il Foro Italico, da chi è sta­to ideato ed attuato? Da Padre Messi­na... povero Prete.
E che cosa dire del Padre Annibale di Francia, onore della città di Messina? Tutte le sue ricchezze, tutta la sua vita... a bene degli orfani e delle orfane.
Il più grande bene sulla terra l'ha fat­to e continuerà a farlo il Prete! E’ lo spirito di Gesù Cristo che aleggia sui suoi Ministri.

... E questo qualcuno ... è un Prete.
Ricevo la lettera di un detenuto, di­morante nella Colonia Agricola di Asi­nara (Sardegna).
L'avevo conosciuto in altra Casa Pe­nale. Il povero carcerato, abituato in ambiente chiuso, fatto il passaggio in una Colonia Agricola, circondata dal mare, si ammala di forte bronchite. Riconosco il suo bisogno e gl'invio due maglie ed un'offerta:
La lettera di risposta dice: Non crede­vo che al mondo ci potesse essere un so­lo uomo di buon cuore. Ora mi accorgo che qualcuno c'è... E questo qualcuno è un Prete!... Non ho parole per ringrazia­re. Neppure i miei familiari hanno per me l'interessamento che ha un Prete! E dire che nel passato ho avuto un basso concetto delle vesti nere!
Lo scritto di questo detenuto mi fa pensare che se il Prete è così poco ap­prezzato, è perché non si conosce a fondo.

IL PRETE PERSEGUITATO
Chiedo venia al lettore se ho riportato sinora dei fatti personali. E’ stata una necessità Se non c'è una documentazio­ne reale, non è possibile pubblicare uno scritto di questo tenore. Il mio fine non è di strombazzare ai quattro venti quel poco di bene, che ho potuto fare da Pre­te. Per quanto abbia fatto, è sempre in­feriore a quello che avrei dovuto fare, co­me ministro di Dio.
Ciò posto, andiamo avanti nell'argo­mento.
A questo punto del lavoro, è naturale dire: Se i Preti, avendo la missione di Gesù Cristo, si comportassero bene, nes­suno li disprezzerebbe! - Non è così!
Nel mondo c'è la incessante lotta del male contro il bene. Ancorché tutti i Sa­cerdoti fossero santi, non mancherebbe­ro i nemici delle vesti nere.
Chi più Santo di San Paolo, di San Pie­tro e degli altri Apostoli? Erano zelantis­simi, eseguivano con esattezza gli ordini di Gesù Cristo, eppure furono ammazza­ti, chi di spada, chi scorticato, chi bru­ciato.
Ed i Sacerdoti più Santi o più filan­tropi non furono presi d'assalto? Lo stes­so Don Bosco, padre spirituale di cerati­naia di migliaia di orfanelli e di derelit­ti, non fu calunniato e diverse volte fu attentata la sua vita?
E Gesù in persona, che trascorse la vi­ta nel beneficare tutti, non fu pure per­seguitato e messo a morte?
Come si spiega tutto ciò? La spiega­zione la diede Gesù Cristo stesso, nel mo­mento in cui mandò gli Apostoli ed i di­scepoli a predicare: Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi... Il mondo vi odierà; ma sappiate che prima di voi ha odiato me... Il mondo vi odierà perchè non siete suoi; il mondo ama quello che è suo... Colui il quale ascolterà voi, ascol­terà me; chi disprezza voi, disprezza me; e chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato, cioè il Padre Celeste. - Queste parole pronunziate da Gesù, Dio - Uomo, spiegano la condotta di mol­ti contro i Preti. Il mondo vuol godere e darsi alla pazza gioia; non vuole il freno delle passioni; non gradisce che ci sia un Dio Giudice; e siccome il Prete deve ri­petere a tutti gl'insegnamenti di Gesù... c'è l'inferno, c'è il Paradiso ... si muore e c'è l'anima da salvare... per questo mo­tivo chi ha cattiva volontà, si schiera contro il Prete, o meglio, contro la sua missione. Difatti non pochi « mangiapre­ti» dicono: Il tale, come uomo, lo ri­spetto; ma come Prete, sento verso di lui un'antipatia ed un odio cordiale.
Tuttavia, pur ammettendo che i Pre­ti in generale siano tanto odiati, non si può negare che se tutti conducessero una vita santa e stessero sempre all'altezza della loro missione, la stima di loro nel mondo sarebbe maggiore.

Debolezza umana.
Per il nobilissimo compito che ha, il Prete dovrebbe essere un santo; il che è richiesto da Dio e dai fedeli. Purtroppo non è così. Dire che tutti i Sacerdoti sia­no ottimi, è una bugia; dire che tutti sia­no cattivi, è una bugia maggiore.
Avviene nella classe dei Preti quello che avviene in ogni classe sociale. Ci so­no padri di famiglia onestissimi e ce n'è scandalosi; ci sono medici valenti e ci so­no di quelli che mandano più presto al cimitero; tanti carabinieri sono inappun­tabili ed altri sono ladri; ci sono anche i Preti buoni e quelli che non sono tali. La storia è storia e davanti alla verità c'è poco da discutere.
C'è da meravigliarsi di ciò? Niente af­fatto! E non c'era anche Giuda tra i do­dici Apostoli? Gesù stesso l'aveva chia­mato; eppure divenne il figlio della per­dizione.

Sbaglio popolare.
Una madre di famiglia è infedele allo sposo. Quando il popolo si accorge dello scandalo, dice: La tale donna ha agito male. Però le altre mamme non fanno così. -
Un giovanetto compie un furto. Allora si dice: Il tale è ladro. Però gli altri gio­vani non sono tutti come lui! -
Pecca un Prete; subito si esclama: Tutti i Preti sono cattivi! - E non si di­ce: Abbasso il tale! - bensì: Abbasso i Preti! -
E perché allora non si grida: Abbasso le madri di famiglia! - quando una don­na pecca? ...
Appare subito l'ingiustizia popolare nel giudicare la condotta dei Preti. Chi ha buon senso invece suol dire: Le dita della mano non sono uguali; tutte sono dita, ma c'è sempre tra loro la differenza di lunghezza e di grossezza. Così dei Sa­cerdoti.

Il Seminario.
Domandiamoci adesso: ma i Preti non conoscono tutta la legge di Dio, non han­no compiuto tutti gli stessi studi religio­si, come mai dunque non praticano tutti allo stesso modo la dottrina di Gesù Cri­sto?
La risposta è data da quanto segue. Osserviamo un Seminario. Cento gio­vanetti e giovani ventenni dimorano in un ambiente particolare chiamato Semi­nario, o luogo di formazione. Il Vescovo ne è il primo superiore, ma egli si serve di altri Sacerdoti edificanti per compiere l'opera della vera formazione sacerdotale. Chi sono questi cento giovani semina­risti che portano già la veste clericale? Sono d'ordinario anime buone, pescate dal proprio parroco nell'ambiente parroc­chiale o in seno alle Associazioni giova­nili di Azione Cattolica; sono buoni fi­gliuoli che pii genitori desiderano poter vedere un giorno Ministri di Gesù Cristo. Ma tutti i cento seminaristi sono chia­mati da Dio a salire l'Altare? Tutti han­no le doti intellettuali e morali per esse­re buoni Sacerdoti? No!
Fra cento seminaristi, d'ordinario ri­cevono l'Ordine Sacerdotale una quindi­cina. Poco per volta, man mano che il giovane comprende l'eccelsa dignità del Sacerdozio, si decide a ritirarsi, dicendo: Questa vita non è per me!... Non avrò la forza di portarne i gravi pesi e resterei schiacciato da tanta responsabilità. - E come la neve si scioglie ai primi calori, così sfuma l'entusiasmo del Sacerdozio in tanti seminaristi.
Dice Gesù Cristo: Molti sono i chia­mati, ma pochi gli eletti. - Ciò si avve­ra specialmente nel Seminario.
Fanno bene o male a ritirarsi coloro che non sentono la forza di portare il pe­so del Sacerdozio? Fanno benissimo e so­no degni di lode. È meglio essere un buon padre di famiglia, anzichè un cattivo Prete.
Io stesso, che ho occasione di predicare in diversi Seminari, raccomando viva­mente a questi giovani: Chi non ha la vocazione, torni indietro!
Intanto i superiori studiano i caratteri dei seminaristi e fanno andare avanti quelli che stimano degni dell'Altare.
Fra cento che entrano in Seminario, ne perseverano una quindicina. Ma tutti sono veramente chiamati all'alta mis­sione?
Entra qui la miseria umana! Qualche seminarista pensa: Che cosa si dirà al mio paese, se io tornerò indietro?
Un altro dirà: I miei genitori, tanto buoni, chi sa quanto soffriranno se io de­ponessi la veste chiericale? ...
Spinti da questi timori, alcuni infelici seminaristi vanno avanti. Qualche volta riescono a superare qualche umano ri­guardo e si decidono a ritirarsi o un an­no prima dell'Ordinazione Sacerdotale, o qualche mese prima, oppure anche lo stesso giorno dell'Ordinazione.
Per eliminare tali inconvenienti, la Santa Chiesa colpisce di scomunica quei genitori che forzano in qualsiasi modo i figli a divenire Preti. Ma per quanta at­tenzione si metta, non tutto si può evi­tare.
Il giorno dell'Ordinazione, mentre il Tempio suole essere popolato, prima di conferire l'Ordine Sacro, il Vescovo o chi per lui, dice pubblicamente al popolo: Se qualcuno dei presenti ha da dire qual­cosa contro questo giovane ordinando, si faccia avanti e parli. -
In coscienza si è tenuti a parlare, per impedire che diventi Prete uno che non ne sia degno.
Se nessuno si fa avanti, il Vescovo or­dina il novello Sacerdote; se qualcuno presentasse qualche ostacolo, sull'istan­te il Vescovo interromperebbe il rito del­l'Ordinazione.
Per lo più, per evitare troppo clamore, chi ha da dire qualche cosa contro un ordinando, si presenta all'autorità eccle­siastica in antecedenza, affinché si pos­sa ponderare meglio l'ostacolo.

Meglio, buon padre di famiglia!
Mi trovai tempo fa in un paese della Sicilia; un professore venne a visitarmi. Lo rividi volentieri perché lo conoscevo.
Costui aveva compiuto gli studi eccle­siastici; mancava una settimana per la Ordinazione Sacerdotale. I genitori ave­vano mandato già la partecipazione del­la festa del figlio. Anch'io ricevetti l'in­vito.
Il giovane non si sentiva; chiese con­siglio a me e lo pregai caldamente di tor­nare indietro. Con atto risoluto si pre­sentò al Vescovo: Non potrò essere un buon Prete! Cambio strada! -
Un telegramma avverti la famiglia. La mamma del giovane svenne e rimase am­malata a lungo; le sorelle a piangere ed a disperarsi. Tuttavia non avvenne l'Or­dinazione.
Rivedendo questo tale, gli dissi: Bravo il professore! Vedete che adesso le cose vanno bene? Fate l'apostolato nell'Azio­ne Cattolica e nelle aule scolastiche e co­sì date gloria a Dio! Meglio essere un buon professore ed un onesto padre di famiglia, anziché un Ministro di Dio po­co edificante.

Povero giovane!
Trovandomi in un altro paese, mi fu segnalato un tale e fui esortato ad an­darlo a visitare.
Era un giovane sui venticinque anni. Il suo aspetto serio, anzi preoccupato, mi fece comprendere il suo stato d'animo. Era inconsolabile e da circa un anno non usciva da casa che qualche rara volta e di sera.
Dolorosa la sua storia! Aveva trascor­si gli anni più belli nel Seminario; ter­minato il corso teologico, si accingeva a ricevere l'Ordinazione Sacerdotale. Il giorno era fissato. Il paese natio aveva organizzata una festa solenne per l'in­gresso del Novello Sacerdote.
La mattina dell'Ordinazione, mentre la Cattedrale della grande città comin­ciava a popolarsi ed erano già presenti i parenti del nuovo ordinando, prima an­cora che iniziasse la funzione, ecco tre persone presentarsi all'Arcivescovo: Ec­cellenza, vi parliamo prima della funzione, per evitare disordine in Cattedrale. Il tale giovane non è prudente che sia ordinato Sacerdote.
L'Arcivescovo ascoltò, ponderò bene la cosa e disse: Meglio avere un Prete in meno, anziché uno il quale possa dare poco affidamento. -
È da immaginarsi il dolore del giova­ne, quando si vide interdetta l'Ordina­zione. Si ammalò; preso da forte nevra­stenia, rasentò la pazzia. Era inconsola­bile. Alla distanza di un anno circa co­minciò a rassegnarsi ed a rimettersi in salute.
Oggi è un bravo insegnante ed un esemplare uomo cattolico. Si può essere buon cattolico; ma essere buon Prete è tutt'altra cosa.

Sarà un lupo!
Un giorno venne a trovarmi un semi­narista.
- Reverendo, ho da parlarvi. - Mi raccontò un po' della sua storia.
Mi accorsi subito che egli non aveva la stoffa del buon Sacerdote. -
- Amico mio, pensate a tornare in­dietro! Questo è il mio consiglio.
- Tornare indietro? ... E’ una paro­la! ... Domani mattina sarò ordinato Sa­cerdote.
- Ma siete pazzo! Se diverrete Prete, facilmente andrete all'inferno e con voi verranno probabilmente tante altre ani­me!
- Un passo indietro ... e farlo pro­prio oggi ... la vigilia dell'Ordinazio­ne?... Non sarà mai!
- Siete venuto a chiedere un consiglio a me; ascoltate dunque il mio suggeri­mento. Ve ne supplico caldamente!
- Non ho la forza di subire questo af­fronto! ... Sarò... un povero Prete... Ma son deciso a farmi ordinare! -
Quando lo licenziai, lo mirai con oc­chio di compassione, pensando: Costui non sarà il pastore nel gregge di Cristo ... ma un lupo!

Quattro Tempora.
Quanto ho riferito, fa comprendere in qualche modo l'importanza del passo di chi si appresta all'Altare e la scrupolosa delicatezza dell'autorità ecclesiastica nel­l'annoverare tra le schiere dei Sacerdoti una nuova recluta.
Il Sommo Pontefice, consapevole della grandezza e della responsabilità del Sa­cerdote, ordina che tutto il popolo cri­stiano cooperi ad implorare da Dio buo­ni Ministri.
Si raccomanda alle anime pie di pre­gare molto affinché Iddio santifichi i no­velli Sacerdoti e tenga lontani coloro che non sono chiamati al Sacro Ministero.

I Giuda.
Dalla chiarificazione fatta si rileva che tra i Preti possono trovarsene degli inde­gni per essersi fatti ordinare senza la vo­cazione sacerdotale. Che cosa ne sarà di costoro?... Si possono applicare le ­parole dette da Gesù nei riguardi di Giu­da: Sarebbe stato meglio che non fossero mai nati questi uomini!
Un medico che non ha le attitudini necessarie, invece di curare i clienti, li ammazza; ed allora si dice da taluni: Questo medico avrebbe fatto meglio a divenire un macellaio!
Lo stesso può dirsi di quel Prete, che è divenuto tale senza le doti del Mini­stro di Dio.

E' da crederci?
Dunque si ammette che nella classe dei Preti ci siano delle ossa fuori posto. E gli altri? Svolgono con sacrificio quo­tidiano la missione a vantaggio delle a­nime. C'è chi raggiunge un'alta santità, come si è constato nella città di Tori­no, in cui contemporaneamente viveva­no Don Bosco, Don Cafasso ed il Cano­nico Cottolengo, operatori di miracoli; come pure, sempre a Torino, Don Rua, Don Kiartoriscki, Rosmini, ecc.... E come Torino, così altre città presentano figure gigantesche di Sacerdoti, modello di carità e di zelo apostolico, quale Don Orione, Padre Giuliani, Don Alberio­ne .
Gli altri Preti, menando vita sacrifi­cata, si dedicano chi al lavoro parroc­chiale e chi all'insegnamento religioso; chi assiste l'infanzia abbandonata e chi gli ammalati negli ospedali e nei sana­tori; chi va tra gl'infedeli a portare la luce del Vangelo e chi si dedica alla buo­na stampa; chi si consacra al lavoro nel­le prigioni a pro dei detenuti e chi dirige le opere assistenziali a vantaggio dei bi­sognosi; c'è chi svolge la missione tra i militari e chi si dedica alla predicazione.
Quanto bene seminano i Sacerdoti ze­lanti!
Tuttavia talvolta si sente dire: Un Prete è caduto!
È da crederci? E perché no! E come si spiega che un Ministro di Dio possa peccare?
La stessa tattica usa il nemico infer­nale. Sapendo Satana che il Sacerdote ha la missione di portare anime a Dio, contro di lui rivolge i più poderosi assalti.
- Se cade un Prete, dice Satana, mol­te anime si danneranno trascinate dal suo esempio.
Il Sacerdote è quindi più tentato al male che non gli altri uomini. Ordina­riamente egli resiste alle tentazioni; ma se il demonio riesce a farlo indebolire, poco per volta lo fa cadere e forse più in basso degli altri mortali. La corruzione dell'ottimo, dice il proverbio, è pessima.
Davanti ad un disastro morale, come comportarsi?
I cattivi gioiscono molto, assieme a Satana, ed alzano la voce contro l'infe­lice. - Miserabili, direi a costoro, e voi osate scagliarvi contro un Prete che ca­de? ... Se un asino cade a terra, forse ne avete compassione e mettete la vostra opera per rialzarlo. Cade un Ministro di Dio, ed invece di piangere sulla sua sventura, vi scagliate con le pietre in mano per lapidarlo! Ma chi siete voi che vi avventate contro un peccatore? ... Siete forse più santi di lui? ... Non avete for­se voi commesso più male? ... Qui ci vorrebbe Gesù Cristo a ripetervi ciò che disse ai Giudei quando volevano lapi­dare la donna peccatrice: Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra! - E tutti quei minacciosi si allontanarono, uno per volta, a cominciare dai più vec­chi.
Nel mondo ci vuole più comprensione e più carità.
Chi dicesse: Un Prete ha peccato ... quindi io sono autorizzato a fare altret­tanto! - costui sarebbe in errore. Non perché un carabiniere ha rubato, resta­no autorizzati i cittadini a fare come lui! Il carabiniere che ruba, riceve una pu­nizione maggiore dalla legge; così il Prete che pecca, dà maggior conto a Dio.

Tutti cattivi? ...
Quale criterio tenere nel giudicare la condotta dei Sacerdoti? Si può credere a tutto ciò che si dice contro di loro?
Certe cose sono vere, ma ingrandite dalla malvagità. Tante dicerie che van­no circolando contro i Preti, sono men­zogne e nere calunnie.
E chi ha l'interesse di calunniare i Sa­cerdoti? ... I nemici della Religione, cioè i cattivi. Oggi la campagna più de­leteria la svolgono i comunisti; hanno interesse di fare così, perché trovano nei Sacerdoti il più grande ostacolo ad at­tuare il loro programma di violenza, di immoralità e di ateismo.

Effetti della campagna comunista.
I rozzi e gl'ignoranti sono nella rete dei comunisti; naturalmente sono schie­rati contro i Sacerdoti e forse non ne sanno la vera ragione.
Sono a Modica. Quantunque sfornito di moneta, mi presento in un negozio di tessuti, a Piazza San Giovanni, e doman­do ventiquattro maglie.
- Prego avermi fiducia; al più presto consegnerò il denaro. Mi occorrono que­ste maglie per darle a persone povere ed ammalate; l'inverno si avvicina. -
Mentre scendo lungo la gradinata di S. Giorgio, sento dire: Abbasso i Preti! - Mi volgo e scorgo quattro spazzini se­duti, intenti a consumare la colazione. Ridono alle mie spalle.
- Chi di voi ha detto: Abbasso i Preti!... ? -
Tutti tacciono. - Oh, come siete co­raggiosi! ... Ditemi, perché avete lan­ciato l'insulto? ... Forse perché i Preti sono ignoranti e meno istruiti di voi? ... Forse perché fanno male al popolo? ... Proprio adesso ho comprato queste ma­glie, per farne carità. Quel bene che non fate voi, lo fa il Prete! ... Ditemi se per l'atto di carità che sto compiendo, me­rito il vostro insulto!... Non risponde­te, perché vi trovate nel torto. La colpa non è tanto vostra; è dei vostri capi; voi, come pecoroni, vi lasciate influenza­re e vi schierate contro i Preti. Voi stessi però non sapete darvene spiegazione. - Ancora a Modica.
Lungo il Corso San Giorgio, presso la Chiesa di San Giuseppe, una vecchietta mi raggiunge e si mette in ginocchio da­vanti a me.
- Padre, sono guarita per miracolo e ringrazio Dio e anche voi!
- Ringraziate il Signore; io c'entro poco in questa guarigione.
- Ero ammalata di cuore, incapace di fare il minimo lavoro. Dietro il vostro suggerimento, iniziai la novena di pre­ghiera e sono guarita.
- Potrà darsi che si tratti di un mi­glioramento momentaneo.
- No, è guarigione perfetta! Mi disse il medico: Siete perfettamente guarita. Se non ci credete, vi do io il denaro e fa­tevi visitare da uno specialista. Avrete la stessa risposta! Reverendo, per disob­bligarmi vi porterò venticinque chilo­grammi di frumento.
- Innanzi tutto io non sono la causa della vostra guarigione; vi diedi allora un semplice suggerimento. Inoltre voi siete povera e non siete in grado di fare questa offerta.
- Non importa; ho fatto la promessa e voglio adempirla a tutti i costi.
- Se siete ormai risoluta, portate pu­re il grano e servirà per i poveri!
- Fatene quell'uso che volete! - La vecchietta bacia umilmente la ma­no e si allontana.
Neanche a farlo apposta, sulla stessa via, a breve intervallo, m'incontrano due donne popolane. Una mi lancia uno sguardo felino, accompagnato da uno sputo, ed esclama: Brutti Preti! -
Che contrasto! Una donna s'inginoc­chia davanti al Prete ... ed un'altra gli lancia uno sputo! Come spiegare ciò? Sia­mo nel periodo della campagna elettorale; i cattivi seminano calunnie ed il popo­lino, cieco ed incosciente, si lascia tra­volgere dall'empia corrente.

QUESITI
Niente politica!
A motivo del Sacro Ministero sono in viaggio, sulla linea Palermo - Catania. So­no stanco e preferirei non dar conto ad alcuno. Intanto sono sollecitato a par­lare.
- I Preti, comincia un viaggiatore, devono stare in Chiesa e in sacrestia, Chi li fa intromettere nella politica? Per questo motivo perdono terreno nel po­polo e finirà male a loro! ...
- Bene, soggiungo io; il vostro discor­so... non discorre per niente! ... Se vo­lete ragionare sul serio, son pronto a ri­spondervi, alla presenza di tutti.
- Ma qui c'è poco da ragionare! Il Prete che fa politica, agisce malissimo e tutti i presenti son d'accordo con me!
- Poiché mi portate su questo campo, devo chiarire qualche cosa; se qualche mio concetto non l'afferrate, son pronto a chiarirvelo meglio. Innanzi tutto io son Prete. Voi che titolo di studio avete? - Ho la quarta elementare e sono ebanista.
- Voi avete detto: Il Prete non deve fare politica, cioè non ne ha il diritto.
- Io aggiungo: E perchè non ne ha il di­ritto ?
... Il Prete è un italiano; paga le tas­se come gli altri, ha tutti i doveri di citta­dino. Perchè non può averne anche i di­ritti? ... Il fabbro ferraio, il contadino ed anche lo spazzino e l'idiota ... possono ap­partenere ad un partito, farne la propa­ganda e lottare per un'idea; il Prete, che ha la sua cultura e che è in grado di giu­dicare meglio di tanti altri una situazio­ne, non può parlare di alcun partito o farne propaganda ... E voi, che avete por­tata avanti la questione, se siete ragio­nevole, rispondete: Chi ha tolto al Prete questo diritto e chi ha il potere di to­glierglielo? ...
- Le vostre sono chiacchiere!
- Non sono chiacchiere; sono argomenti stringenti, davanti ai quali voi non siete in grado di contrapporre una sillaba. E qui mi appello ai presenti!
- Il Prete deve badare alla Chiesa e basta!
- Ed allora, il calzolaio deve attende­re solo alle scarpe e voi, ebanista, a co­struire casse da morto ... e basta!
- Che cosa interessa al Prete della politica?
- Quello che interessa a tutti gli al­tri ... e più ancora! ... Il Prete è il pa­store delle anime e non può disinteres­sarsi di certe cose.
- Appunto perchè deve badare alle anime, deve stare lontano dalla politi­ca.
- Poveretto! ... Siete miope ed avete bisogno degli occhiali per vedere!
- Che significa?
- Che voi non ci vedete! Vi metto io stesso gli occhiali e così ci vedrete me­glio. Fate attenzione a quanto vi dico. Prego di non interrompere il mio ragio­namento; alla fine parlerete voi.
-- Sentiamo!
- Chiarisco il concetto di politica. L'arte di governare il popolo si chiama politica. Il popolo può avere diverse forme di governo: monarchia assoluta o costituzionale, repubblica, confederazio­ne, ecc.
Qualunque forma di governo è di per se stessa buona, quando riesce a conse­guire il bene della nazione. La Chiesa non è contraria ad alcuna forma di go­verno; secondo i tempi e i luoghi, può consigliare l'una o l'altra forma, ma giammai può imporla; così ha fatto sem­pre; basta leggere la storia. Finchè i reg­gitori di un popolo non toccano gli inse­gnamenti di Gesù Cristo, la Chiesa non s'intromette e non si deve intromettere. Allorchè una corrente politica va contro qualche comandamento di Dio, subito il Papa alza la voce, e con lui anche i Preti, per dare l'allarme ai fedeli. Oggi in Ita­lia sono tante le correnti politiche, o par­titi. Qualche partito è buono, qualche al­tro è passabile, qualcuno è pessimo, ad esempio, il comunista.
- Non è vero! Il partito comunista è il migliore.
- È il migliore per voi, che non sa­pete che significhi comunista. È il partito dei «senza Dio».
- Vi sbagliate! Io sono comunista ed a Dio ci credo meglio di tanti altri e me­glio di voi!
- Ed allora, non siete miope ... ma cieco perfetto. Voi non conoscete il co­munismo.
- Conosco bene il comunismo e sono anche cattolico.
- Nella vostra grande ignoranza po­tete mettere assieme il vostro partito e la Religione; ma non la pensa come voi il fondatore Carlo Marx. Questi ha mes­so come base del comunismo il perfetto ateismo, cioè la negazione assoluta di Dio, sino a dire: La Religione si deve a­bolire, perchè è l'oppio dei popoli. - Se non credete a me, rivolgetevi ai corifei del vostro partito e vi diranno che le co­se stanno così. Del resto, in ogni stato ove è il comunismo, non si fa la lotta al­la Religione?
- Non è vero! Si va contro i Preti, ma non contro la Religione!
- La vostra intelligenza fa sbalordi­re! O non capite o non volete capire! Andando contro i Preti, si va contro la Religione Cattolica, perchè essi sono i Ministri della Religione.
Riprendiamo, dunque, il ragionamento. Il partito comunista si propone tre punti: La ribellione, cioè il capovolgimento del­l'ordine sociale con la violenza; difatti il vostro simbolo è la bandiera rossa, che indica il sangue. La seconda finalità di Carlo Marx è il libero amore, cioè non deve esistere il sacramento del matrimo­nio, bensì la convivenza dell'uomo e del­la donna, autorizzata dallo stato, la qua­le convivenza è dissolubile, cioè si può sciogliere; quindi propugna il divorzio. Il terzo punto del comunismo è la nega­zione di Dio, cioè non si deve credere né ad un Essere Supremo e neppure all'al­tra vita dopo la morte. Se non credete a me, procuratevi il catechismo comuni­sta, cioè le norme del partito comunista, come sono intese dal fondatore, ed im­parerete quello che ancora ignorate.
- Io non credo che le cose stiano co­sì. Sinora sono stato cattolico e comuni­sta e sempre sarò così!
- Voi non siete né carne né pesce ... sempre per la vostra ignoranza religiosa e politica. Quanto vi ho detto, è provato dai fatti. Non cantano i « compagni »: Avanti, popolo, alla riscossa! ... ? Che co­sa significa? Rivoluzione. Non si sono bat­tuti alla camera i deputati « compagni » per avere il divorzio? E Togliatti allora, quasi per confermare il programma, non fece il divorzio con la moglie e ne pre­se un'altra? E non dicono i « compa­gni » : Le Chiese dovranno diventare tea­tri e sale da ballo! ... ? ...Dunque quel­lo che non intendete fare voi, lo vogliono attuare quelli del vostro partito. Natu­ralmente il Papa, che ha la missione di tramandare inalterata ai popoli la dot­trina di Gesù Cristo, vedendo serpeggia­re in Italia il comunismo, per evitare che avvenga quanto in Russia avviene, alza la voce; è nel suo diritto e nel suo dove­re. Se egli tacesse, farebbe malissimo. Oggi non si tratta di un semplice partito, con dottrina innocua; si tratta di una corrente politica diabolica, che vorrebbe abbattere fede e costumi. Oggi si com­batte la battaglia religiosa e ne sanno qualche cosa i Cattolici che dimorano in Russia ed i Vescovi ed i Sacerdoti impri­gionati od espulsi ... quand'anche non vengano uccisi barbaramente. Chi deve interessarsi di questa terribile situazione? Il Papa; e poiché da solo non può arri­vare a tutto, completano la sua opera i Sacerdoti. Il Prete, che oggi pare fac­cia della politica, non fa altro che com­piere la sua missione di Ministro di Dio.
- Vergogna, anche nel Tempio, nel luogo santo, il Prete parla di politica e di partiti!
- Mi accorgo che avete capito poco o niente del mio discorso! Se il Prete in Chiesa dicesse al popolo: Scegliete tutti il partito che piace a me! - non farebbe bene. Egli può dire: Data la gravità del momento politico, prima di iscrivervi a qualche partito, informatevi da persona competente e coscienziosa e poi date il nome a quella corrente politica, che dà più affidamento del benessere economi­co, morale e spirituale della Nazione. - Dicendo ciò il Prete, quale pastore delle anime, sveglia la coscienza dei dormienti e fa sentire la responsabilità di quanto potrà avvenire.
- Finché il Prete si attenesse a que­sto, pazienza! Ma parlare direttamente contro il comunismo, non gli si può per­donare!
- Non vi nascondo che sto esercitan­do la pazienza a ragionare con voi!... Nel primo tempo il comunismo voleva camuffarsi per penetrare in Italia; molti in buona fede si scrivevano al partito, nella speranza di un avvenire migliore; una volta dato il nome, era difficile riti­rarsi. Il Sommo Pontefice, quando vide dilagarsi il male comunista, si pronun­ziò quale Pastore Supremo della Chiesa Cattolica: Il comunismo è contrario agli insegnamenti di Gesù Cristo; questa cor­rente politica-religiosa resta scomunicata, cioè fuori della Chiesa Cattolica. Chi dà il nome al comunismo non può essere cattolico.
- Il Prete fa sempre i suoi interessi, non quelli della Religione, e nella poli­tica cerca il suo tornaconto.
- Vi sbagliate! Considerate un poco la realtà. Forse che il Prete facendo, co­me dite voi, politica, può aspirare ad ave­re qualche seggio nel Comune o a dive­nire deputato? Né l'uno né l'altro. Un carrettiere, un sarto o ciarlatano qual­siasi potrebbe aspirare a questi posti ed anche raggiungerli.
Invece nessun Prete può aspirare a ciò. Voi dite che il Prete ha il suo tornaconto intromettendosi nella politica. Vi rispon­do che l'unico tornaconto sarebbe il te­nere le anime più vicine a Dio, staccan­dole dalle dottrine irreligiose. Al contra­rio, io vi dico che il Prete, nei suoi rapporti personali, non ha nulla da guada­gnare, ma si procura seccature, antipatie e lotte da parte dei cattivi e degli igno­ranti. Non ho nulla da aggiungere per rispondere alla vostra domanda: I Preti non devono far politica ...

Il Prete ... sposi!
Da quasi un anno svolgo l'attività sa­cerdotale a Riesi, provincia di Caltanis­setta. L'ambiente non sarebbe tanto di­sprezzabile, ma per l'opera dei Protestanti la popolazione nuota nelle tenebre reli­giose, cosicché il Sacerdote deve faticare più che altrove.
Sono in piazza Municipio. Un uomo, riconosciuto dopo per protestante e so­cialcomunista, mi rivolge delle doman­de, alle quali cerco di rispondere con cal­ma. All'improvviso esce in questa espres­sione
- Voi perché non sposate?
- Perché non voglio sposare.
- No, voi dovete sposare.
- Ma siete strano! Quello che dite a me, ditelo pure agli uomini che sono in piazza: Chi non ha contratto il matri­monio, vada subito a sposare!...
- Ma ognuno è libero di fare quello che vuole. C'è chi non sposa per motivo di malat­tia, chi per mancanza di denaro, chi per­ché teme di trovarsi infelice se avesse a trovare una donna di cattivo caratte­re ... Ognuno agisce nel proprio interes­se. Io sono Prete e non voglio sposare.
- Male! Tutti i Preti devono sposare!
- E che interesse avete voi a preten­dere ciò? Forse siete tenuto a pagare qualche tassa se i Preti non contraggono il matrimonio? Poveretto, compatisco il vostro parlare.
- C'è poco da compatire! Ci sono Preti che sposano, come fanno i Greci, e cose devono fare tutti gli altri! -
Siccome quest'uomo parla a voce alta, tanti altri si avvicinano e mi trovo cir­condato da una cinquantina di persone.
È mio dovere parlare e chiarire certi con­cetti.
- Signori miei, avete sentito che cosa mi ha chiesto? E qui, a Riesi, non è il solo a dire così! L'altra volta sul sentiero che porta alla contrada Croce, un altro giovanotto, stando sul mulo, appena mi vide, esclamò: Vogliamo che i Preti spo­sino! - Mi avvicinai a lui e lo misi a tacere. Aveva parlato da ignorante. Ora mi trovo davanti ad una schiera di uo­mini seri e posso parlare con serietà. Dunque, non è detto che tutti gli uomini debbano sposare; infatti nel mondo ci sono tanti celibi. Chi contrae il matri­monio non fa male, anzi agisce bene, perché riceve un Sacramento. Se c'è uno che raccomanda nel mondo il matrimo­nio, è proprio il Prete ed è sempre lui che benedice le nozze. Anticamente spo­savano tutti, anche i Vescovi. Con l'an­dar dei secoli si constatò che il celibato nei Ministri di Dio è apportatore di gran­di vantaggi spirituali ed allora il Sommo Pontefice, dietro richiesta di molti eccle­siastici, stabilì che nessun uomo si avan­zasse a ricevere l'Ordine Sacerdotale, se non avesse fatto prima il voto di perpetua purezza, rinunziando al matrimonio.
- Questa legge del Papa, interrompe un tale, non è giusta. L'uomo è fatto per sposare!
- Si vede che voi ne sapete più di Gesù Cristo.
- E cosa dice Gesù Cristo?
- Nel Vangelo si legge che Gesù ad alcuni, che gli presentarono la questione del matrimonio, rispose: Vi sono di quel­li che non sposano, perché impossibilitati naturalmente; e vi saranno di altri che si priveranno del matrimonio per amore del regno dei Cieli. Non tutti compren­dono ciò, ma soltanto coloro ai quali il Padre mio vorrà manifestarlo. - Siamo nel caso dei Preti, i quali non sposano per amore del Paradiso. Dunque, ripren­dendo l'argomento, il celibato è prescrit­to ai Preti dal Capo Supremo della Chiesa e costituisce la perla luminosa del Sa­cerdozio Cattolico. I vantaggi di questo celibato sono diversi. Il mondo è nel fan­go morale e dice che non è possibile la purezza di anima e di corpo. Il Prete col suo voto di perpetua purezza mostra al mondo, che non solo è possibile la pu­rezza matrimoniale, ma che è possibile anche la purezza perfetta del celibato. Il Sacerdote, dovendo trattare gl'interessi di Dio, è bene che sia libero dagli im­picci di questo mondo.
- Come sarebbe a dire... dagli im­picci di questo mondo? ...
- Voglio dire che se il Prete sposasse, dovrebbe badare alla moglie, ai figli ed alla eventuale servitù; dovrebbe occupa­re la sua giornata al bene della famiglia, per non farle mancare il necessario. Tutto ciò sarebbe a scapito del Sacro Ministe­ro. Badando il Prete ad una numerosa famiglia, come potrebbe trovare il tem­po per ascoltare le confessioni dei fedeli, per predicare, per impartire il Catechi­smo ai fanciulli, per visitare i poveri, gli ammalati, per assistere i moribondi, di giorno e di notte, per sbrigare le prati­che ecclesiastiche e per dare continua­mente udienza a chiunque si presenti per avere un consiglio, una parola di confor­to?... Avendo una famiglia sulle spalle, il lavoro sacerdotale resterebbe fortemen­te mutilato.
- Questo è vero, interrompe un uo­mo. È meglio che il Prete sia solo, così può pensare di più agli altri. Fa però meraviglia che i Sacerdoti greci abbiano la famiglia.
- Rispondo adesso a quest'altro pun­to della questione. Qui in Sicilia, e pre­cisamente a Piana dei Greci, provincia di Palermo, ci sono Preti Greci cattolici e sono sposati. Ho detto sopra che il celibato sacerdotale è legge del Papa. Il legislatore supremo, il Sommo Pontefice, per motivi tradizionali e sotto certe con­dizioni, permette che i Sacerdoti Catto­lici di rito greco siano sposati. Al pre­sente, nessun Prete Greco diventa Ve­scovo se è sposato. È lecito al Greco sposare non da Sacerdote, ma prima che abbia ricevuto l'Ordine del Suddiaconato, che è il penultimo gradino per arrivare al Sacerdozio. È da notare ancora che i Preti Greci sono di due categorie: quelli che stanno nei conventi, e costoro non possono assolutamente essere sposati, e quelli che stanno nel mondo, i quali pos­sono avere famiglia. Io sono amico per­sonale di alcuni Preti Greci. Or non è molto, uno di loro mi diceva: Anche noi Greci siamo convinti della necessità del celibato sacerdotale, per cui al presente pochissimi sono i Preti che vivono in matrimonio. -
La discussione desta tanto interesse, che uno dei presenti mi dice: Reverendo, continuate! È bene conoscere queste cose! -
Ho poco da aggiungere a quanto ho esposto.

DOVERI VERSO I SACERDOTI
Amare, rispettare, pregare.
Bisogna amare i Sacerdoti, perché il prossimo si deve amare. Bisogna stimarli, perché rivestiti di una dignità sovruma­na; sono come dei vasi misteriosi, con­tenenti un unguento divino; il vaso potrà essere d'oro, di rame, di alabastro o di terracotta, ma l'unguento è lo stesso.
I Sacerdoti si devono rispettare, per­ché ciò che si fa a loro, si fa a Gesù Cristo, che rappresentano.
Bisogna difenderli, senza paura della critica altrui. Difendendo i Preti, si di­fendono i diritti di Dio. Chi si vergogna di difendere un Ministro di Dio, merita la minaccia di Gesù Cristo: Chi si vergo­gna di me, mi vergognerò di lui davanti al Padre mio nel dì del giudizio.
Si deve pregare per i Sacerdoti.
La preghiera e l'arma dell'onnipotenza nelle mani dell'uomo. Per mezzo di essa il Signore lascia scendere le sue mise­ricordie su ciascun'anima e sul mondo intero.
Il Sacerdote è l'uomo della preghiera e, siccome e anche « l'uomo del popolo », prega per il popolo con assiduità.
Egli, celebrando la S. Messa, prega per i fedeli. Compiendo altre pratiche devote, quali la recita del Rosario, la vi­sita al SS. Sacramento, ecc.... non tra­scura di pregare per le anime, che Iddio gli ha affidato. Ogni giorno, ogni Prete è tenuto a recitare l'Ufficio Divino, sotto pena di peccato; tale recita ha una di­screta durata. Egli fa questa preghiera a Dio a nome dell'umanità.
È giusto, quindi, che anche i fedeli preghino per i Sacerdoti, affinché si san­tifichino, affinché portino molte anime sulla via della salvezza ed affinché ab­biano la forza di resistere agli assalti dei demoni e dei malvagi.
La preghiera, fatta con fede e con ret­ta intenzione, e sempre gradita a Dio; ma quella che si rivolge al Creatore a vantaggio dei Sacerdoti, e molto più gradita.
Il Sacerdote è la pupilla degli occhi di Gesù Cristo e quindi il Signore desidera che la sua grazia aumenti nel suo Mini­stro, affinché egli riesca a salvargli molte anime.
Tuttavia non tutti i fedeli compren­dono il dovere di pregare per i Sacer­doti. Oh, se s'impiegasse in tale preghiera metà del tempo che s'impiega nel mondo a criticare la condotta dei Preti, quanto vantaggio ne verrebbe!`-­
Santa Teresa del Bambino Gesù scri­ve nella Storia di un'anima: « Non sa­pevo convincermi del bisogno che hanno i Sacerdoti della mia preghiera. Sono essi che devono pregare per me. Ma quando andai a Roma e lungo il viaggio ebbi occasione di avvicinare molti Sacerdoti, allora mi convinsi che hanno bisogno della preghiera altrui. Ne incontrai dei fervorosi e zelanti, ma anche di quelli un po' rilassati nello spirito. Da quel tempo in poi ho messo la mia vita a vantaggio dei Sacerdoti: pregare per loro, sacrificarmi per loro. Anche dal Cielo vor­rò continuare questa nobile missione ».
Imparino anche gli altri fedeli a pre­gare ogni giorno per i Sacerdoti. Le ani­me pie scelgano un giorno alla settima­na, ad esempio il giovedì, ed offrano le loro opere di bene a Dio per il vantaggio spirituale dei Sacri Ministri. Oh, come sono care a Dio tali anime e quante gra­zie possono ottenere!
Riporto qualche episodio personale.

Un triduo.
Nel 1934 ero a Trapani. Fui chiamato ad assistere una moribonda e vi accorsi frettolosamente.
La camera era piena di parenti. L'in­ferma, appena mi vide, mi disse con mol­ta fede: Padre, aiutatemi a salvare l'ani­ma mia!... Per me e ormai finita!... Voglio confessarmi, ricevere il Santo Via­tico e l'Olio Santo e poi... venga la morte!
- Signora, ma siete così grave?
- Sono in uno stato gravissimo; lo sento. Da poco tempo sono stata opera­ta; ora dovranno operarmi di peritonite acuta. Sento che le forze vengono meno. Prima di andare sotto i ferri, pensiamo all'anima. -
Intanto là vicino scorsi un uomo, in lacrime.
- Fatevi coraggio! Voi siete il marito dell'ammalata?
- Sì, Padre! Non abbiamo figli. Morta mia moglie, resterò solo al mondo.
- Poiché il caso e grave, rivolgiamoci a Dio con la preghiera. Raccomando di fare un triduo di preghiere.
- Suggeriteci voi che cosa fare.
- Dovete dire ogni giorno un Rosario per tutti i Preti di Trapani e, siccome il Signore gradisce assai la preghiera per i suoi Sacerdoti, speriamo che venga la grazia della guarigione. -
Il mio suggerimento fu subito attuato. Tutti quelli che erano presenti comin­ciarono a pregare. Dopo qualche ora vennero quattro medici. Fatta la visita al­l'inferma, dissero: L'operazione non è urgente. Aspettiamo. -
L'indomani si rinnovò la visita. Con­clusione: L'ammalata è fuori pericolo. - Il terzo giorno i medici assicurarono che il male andava scomparendo. La guari­gione si ottenne.
Quando la signora mi rivide, piegò le ginocchia davanti a me: Reverendo, sono viva per miracolo!
- Signora, non umiliatemi; in questa faccenda ho poca parte. È il Signore, che ha accettata la preghiera per i Preti di Trapani e vi ha salvata! -
In ringraziamento la pia signora volle solennizzare una giornata nella Parroc­chia di Maria Ausiliatrice, presente lei ed i parenti.

Lacrime paterne.
Nel 1945 ero a Modica.
Venne a trovarmi un buon padre di famiglia. Mentre parlava, piangeva.
- Che Iddio faccia morire prima me... e no mia figlia! Povera figlia mia... morire a diciannove anni!
- I medici che cosa ne pensano?
- La curano in tutti i modi, ma la figlia non migliora, anzi perde terreno ogni giorno di più!
- Essendo questa la situazione, non resta che implorare la misericordia di Dio. Volete conoscere uno dei segreti più potenti per ottenere grazie dal Signore? Pregare per i Preti! Voi dovete recitare ogni giorno un Rosario per i Sacerdoti di Modica. Pregare con fede. Non è dif­ficile che Iddio vi consoli presto. -
Come si allontanò rasserenato il bra­vo uomo! La sola speranza della guari­gione della figliuola, gli ridiede il sorriso.
Non trascorse un mese ed il padre di famiglia ritornò.
- Reverendo, non ho parole per rin­graziare Dio! Ho pregato per i Preti del­la città; la figliuola è già guarita perfet­tamente. Non si riconosce più! Vedesse come si è rimessa! È aumentata molto anche di peso... Ho già fatto un voto, da mantenere per tutta la mia vita: Re­citerò ogni giorno un Rosario per i Sa­cerdoti! -
Oggi la guarita e un'ottima madre di famiglia, dimorante a Rosolini (Siracusa).

Antonio...
Nel 1947 ero a Palermo, presso l'Orfa­notrofio maschile, in Piazza Santa Chiara. Una sera ero andato nell'infermeria dell'Ospizio, per completare, nel silen­zio, dei lavori di tavolino.
In fondo alla camera giaceva un orfa­nello sui quattordici anni; sua madre lo assisteva. L'infermo da cinque giorni non parlava, non si nutriva ed era nell'inco­scienza; la febbre, oltre i quaranta gra­di, lo consumava. I superiori erano in grande apprensione, perché il caso era veramente grave.
La vista di quella donna, che contem­plava il figlio in quelle tristi condizioni, mi richiamò il pensiero della mamma mia: E se fossi io quell'infermo ... e se quella donna fosse mia madre . . . oh, che strazio!
Mi avvicinai alla signora per confor­tarla.
- Abbiate fede in Dio! Speriamo che il vostro Antonio guarisca presto.
- No, Padre, che guarisca presto! ... Che non muoia! ... Io sono una povera vedova; questo figlio è il mio più grande tesoro! Come dovrò fare se morrà? -
Rivolsi la parola al giovanetto, alzan­do la voce al suo orecchio. Non dava segno di udire.
- Signora, suggerisco a voi quello che ho suggerito ad altri in simili casi: Pre­gare per i Preti di Palermo, recitando ogni giorno per loro un Rosario. Comin­ciate una novena e mettetevi, se è il caso, in grazia di Dio.
- Se faccio così, mio figlio non morrà?
- È probabile! So che Iddio facil­mente accetta la preghiera per i suoi Ministri.
Quanta gioia infusero le mie parole in quel cuore materno sanguinante! La donna cominciò a pregare. L'indo­mani mattina alle ore nove spariva la febbre, completamente, Antonio comin­ciava a parlare ed ebbe la forza anche di alzarsi subito da letto e scendere al pianterreno dell'Ospizio.
È da immaginare la gioia di questa madre! Quando mi presentò il figlio, tranquillo e sorridente, mi disse: Reve­rendo, e questo è mio figlio! Si può rico­noscere per quello che era?
- Avete saputo pregare! Continuate a pregare per i Preti! -

È prodigio!
Andare a Torino e non visitare la Pic­cola Cassa della Divina Provvidenza, è una vera omissione.
Lasciato il Santuario di Maria Ausilia­trice, in contrada Valdocco, percorro la Via Cottolengo e busso ad una porta. Una Suora viene ad aprirmi.
- Desidererei visitare questo ricovero. - Attendete, perché il momento non è propizio. È l'ora del pasto. -
Mi trattengo nella cameretta d'aspet­to. Quanta semplicità! Un altarino, de­dicato alla Vergine, è ricoperto di fiori e circondato di lumini; ognuno che deve uscire, prima s'inginocchia davanti alla sacra immagine, recita un'Ave Maria e poi va per i suoi affari.
- Quante Suore siete in questa Casa? - Circa novecento.
- Ed i ricoverati quanti sono? - Quasi tredici mila.
- E quanto pagano?
- Neppure una lira. È ricovero gra­tuito e possono venire qui gli ammalati da qualsiasi nazione. Tanti si astengono dal venire qui, perché non possono resi­stere al freddo dell'inverno.
- Dunque, non si paga nulla. Ma ave­te dei fondi, delle grandi proprietà, per affrontare le spese quotidiane?
- Nessun fondo.
- Allora voi Suore siete costrette ad andare in giro a questuare?
- Neppure questo si fa. Iddio manda qui direttamente il necessario; e quando pare che siamo con l'acqua alla gola, su­bito arriva la provvidenza, anche in mo­do miracoloso.
- E la Superiora, per regolarsi con prudenza, tiene il registro di contabilità? - Con la Divina Provvidenza non si fanno calcoli.
- E non è mai mancato niente ai ricoverati?
- Da più di un secolo che esiste que­sto ricovero e in nessun giorno e venuto meno il necessario.
- Ma questo e un miracolo perma­nente!... -
Eccomi dentro la Piccola Casa. È un grande paese. Bracci di stradali, lunghi viali, immensi isolati, gente che va e vie­ne... Entro in diversi reparti: uomini anormali, sordo-muti, minorati, ecc. Ovunque scorgo miserie fisiche. In ultimo entro in Chiesa. Trovo il Santissimo Sa­cramento esposto solennemente. Doman­do alla guida: Perché questa Esposizione Eucaristica?
- Qui Gesù Sacramentato resta espo­sto sempre, notte e giorno. Le Suore sor­domute si danno il turno e pregano.
- Per quale intenzione pregano? - Per i Preti, sempre per i Preti! - Ho capito! - Questo è il segreto del miracolo permanente, che si verifica ogni giorno nella Piccola Casa! ... Ed invero Gesù Cristo, vedendosi pregato incessantemente per i suoi Sacerdoti, guarda con occhio di predilezione que­sto ambiente e manda ogni giorno il ne­cessario.
E chi è stato il fondatore di questa opera meravigliosa? Un povero Prete, il Padre Cottolengo! ...
Non so con quale coraggio e convin­zione gli anticlericali possano gridare: Abbasso i Preti! - Sono ciechi! Eh, fossero anche muti! ...

Pensiero delicato.
La cittadina di Gangi, sita su alto monte, mi alberga da qualche mese. La popolazione, assetata della parola di Dio, accorre per ascoltare le mie prediche.
Una mattina una pia donna mi dice: Vogliate celebrare una Santa Messa per i Preti morti. Ecco l'offerta! Però deside­ro che sia celebrata laggiù, nella cappel­la sotterranea. -
Con meraviglia vedo nella cripta espo­sti i cadaveri dei Preti defunti. Doman­do: E che significa ciò?
- I Sacerdoti di Gangi in questo mo­do sono ricordati dai fedeli e ricevono suffragi. Hanno lavorato per il popolo ed e giusto che il popolo li ricordi dopo la loro morte. -
Pensiero delicato e doveroso! Ancorché non si mettano in un luogo riservato i cadaveri dei Preti in ogni cit­tà ed in ogni borgata, dovrebbe sentirsi il dovere di suffragare le anime dei Mi­nistri di Dio.
Non trascurino le anime devote que­sto atto di carità spirituale verso coloro che hanno tenuta accesa la fiaccola del­la fede. Di tanto in tanto si facciano ce­lebrare delle Sante Messe e si compiano altre opere di suffragio per i Sacerdoti defunti. Oh, come gradisce Gesù Cristo il ricordo pietoso dei suoi Ministri e co­me ricambia con grazie particolari!

LEZIONE TREMENDA
La Contessa ... O... si presentò a Don Bosco in compagnia dei suoi quat­tro figlioletti. Chiese al Santo Sacerdote la benedizione e poi disse: Che cosa sarà dell'avvenire di questi miei figlioletti? -
Don Bosco non voleva parlare, ma die­tro insistenza, rispose sorridendo:
- Signora Contessa, il primo divente­rà un generale, il secondo un bravo av­vocato ed il terzo un celebre medico.
- E del quarto non dice nulla?
- Don Bosco aveva posata la mano de­stra sul capo dell'ultimo figliuolo e lo mirava con affetto. In quel momento il Signore manifestava al suo Servo che il bambino sarebbe divenuto Sacerdote.
- Signora Contessa, ringraziate Dio! Que­sto figliuolo un giorno sarà Sacerdote.
- La madre strinse al cuore il bambino ed esclamò: Mio figlio Prete? ... Prima vederlo morto, anziché Prete!
- E così sarà! - soggiunse Don Bosco.
Dopo qualche mese il bimbo si amma­lava ed i medici non riuscivano a curarlo. Quando fu perduta la speranza, la Con­tessa andò a gettarsi ai piedi di Don Bo­sco, per implorare la guarigione; ma il Santo rispose: Troppo tardi! La senten­za di morte sul figlio è stata lanciata da voi, o Contessa! ... Con Dio non si scherza! -

Preghiera per le vocazioni.
Questo terribile esempio, che Don Bo­sco stesso narrava, fa comprendere l'im­portanza della vocazione sacerdotale, vo­cazione che è un dono del Signore. La­sciò Don Bosco tra i suoi scritti questo pensiero: Il più gran dono che Iddio possa fare ad una famiglia, è un figlio Sacerdote.
Questo non si comprende da molti. Quando, d'ordinario, un ragazzo esprime il desiderio di divenire Sacerdote, non ci si fa scrupolo a dirgli: Ma che Prete! Studia per medico, per avvocato o per ingegnere! Il Prete guadagna poco!
Chi desse di tali suggerimenti, quale conto dovrebbe dare a Dio! Si sa che i ragazzi sono volubili e basta alle volte una semplice parola per distorglierli dal­la via, alla quale forse Dio li chiama.
C'è tanto bisogno di Sacerdoti nel mondo e conviene pregare il Signore affinché susciti le vocazioni sacerdotali.
Gesù Cristo ha detto: La messe è ab­bondante, ma gli operai sono pochi. Pre­gate dunque il Padrone della messe per­ché mandi gli operai nella sua campagna.
Nella parabola di Gesù, la campagna rappresenta il mondo, la messe le ani­me, gli operai i Sacerdoti. Il Padrone del­la messe è Dio. A Lui dunque bisogna volgere l'incessante preghiera per otte­nere molti Sacerdoti.

Il più grande castigo.
Alcuni anni fa, dimorando a Palermo, celebrai la Santa Messa in una Chiesa, lungo la via Paolo Emiliani Giudici. Quanta folla di fedeli! In sacrestia accu­diva una donna ed alcuni confrati. Do­mandai: Chi è il rettore di questa Chiesa?
- Nessuno.
- E per la celebrazione delle Messe festive come fate?
- Andiamo in giro per la città lungo la settimana ed impegniamo eventuali Sacerdoti, i quali hanno la facoltà di ce­lebrare in questa Chiesa due Messe nei giorni festivi.
- Ma perché non vi rivolgete al Car­dinale e così potrete avere un Sacerdote stabile?
- Abbiamo chiesto. La risposta è sta­ta: A Palermo ci sono tante Chiese senza il Prete; appena si ordina un novello Sa­cerdote, non si sa dove mandarlo per an­dare incontro alle continue richieste.
- Venti Chiese senza Sacerdoti! Quale deficienza! Ma prima non era così! ... Vengono meno le vocazioni al Sacerdo­zio; tutto ciò è castigo di Dio. Diceva Monsignor Bignami, Arcivescovo di Sira­cusa: Il più grande castigo che Iddio possa mandare al mondo, non è la care­stia, la peste o la guerra, bensì la penu­ria di Sacerdoti.
Il Signore viene molto offeso nella per­sona dei suoi Ministri, perché il mondo li disprezza, li calunnia e li perseguita; ed affinché si apprezzi il suo dono divino, Egli vuol farli desiderare.
Ricordate, o genitori! Io son Prete e non so proprio come rin­graziare Dio di avermi chiamato a sì no­bile stato. Il merito è mio? No, di certo. Sono convinto che il Signore abbia ascol­tato le vive preghiere di mia madre, don­na di esemplare vita.
I genitori, che hanno dei figlioletti, li offrano spesso a Dio con fervorosa pre­ghiera, affinché il Creatore deponga nei teneri cuori il germe della vocazione sa­cerdotale. Il tempo più adatto a tale pre­ghiera potrebbe essere il momento della Consacrazione nella Messa, della Bene­dizione Eucaristica e della Santa Comu­nione.
Quando, o genitori, un vostro figliuolo manifesta il desiderio della vita sacerdo­tale, non solo non dovete riprenderlo, ma avete il dovere di incoraggiarlo, di soste­nerlo, di custodirlo meglio degli altri fi­gli. Se mancate di mezzi finanziari, non perdete la fiducia. In ogni diocesi ci suo­le essere l'Opera delle Vocazioni Sacer­dotali, con borse di studio, per i giovani poveri. Trovate dei benefattori che vi aiutino nel nobile compito.
Ricordate, o genitori, quanto dico per frutto di esperienza: Ordinariamente, quando un giovanetto è chiamato al Sa­cerdozio e viene ostacolato a seguire la sua vocazione, o resta infelice per tutta la vita, o muore in giovane età, oppure diventa più cattivo degli altri, formando la croce più pesante della famiglia.

O Dio, perdonami!
Eravamo coetanei e compagni di ban­co nella quinta ginnasiale. Ci amavamo davvero e ci esortavamo entrambi al be­ne. Nel mio compagno spiccava la bontà di animo e l'intelligenza.
Prima di entrare nel liceo, egli mani­festò ai genitori la sua decisione: Voglio divenire Prete.
- Figlio, che cosa dici? ... Non par­lare di queste cose! Tu sei l'unico figlio; dovrai ereditare tutti i nostri beni e noi siamo ricchi! ... Devi studiare per avvo­cato! Ti farai un nome! Noi ci teniamo ad avere un figlio che ci onori la casa! -
Il mio amico lottò diversi mesi; ma invano. Alla fine depose il pensiero di essere Prete.
Sventurati genitori! Ricordo voi e ri­cordo anche l'interessamento di parecchi zelanti Sacerdoti e dello stesso Arcive­scovo di Catania! Voi, genitori, volevate togliere a Dio il vostro figliuolo! Crede­vate di poter scherzare con Dio! ... Chi prima non pensa, in ultimo sospira! E forse voi, padre e madre senza coscienza, ancora piangete la perdita dell'unico figlio!
Il caro amico superò felicemente il cor­so liceale ed entrò nell'università. Una malattia lo colpi e lo tenne sei mesi in­chiodato a letto; nessuna speranza di guarigione.
- Ah, esclamava spesso, il castigo di Dio è sul mio capo! - Quante lacrime e quanto rimorso! Rinfacciava ai suoi ge­nitori la loro condotta e concludeva:
- Se io riuscirò a rimettermi in salu­te, subito indosserò la veste chiericale e mi dirigerò al Sacerdozio! -
Un giorno prima di morire diceva al Sacerdote che l'assisteva: Per carità, mi si accontenti! Vestitemi ora stesso con quell'abito, che avrei dovuto portare da parecchi anni! ... O Dio, perdonami il torto che ti ho fatto, mancando alla mia vocazione! Perdona mio padre e mia ma­dre!... -
L'indomani l'ex-compagno mio era cadavere.
I genitori negarono a Dio il loro figlio e Dio lo rapì. Quanti esempi del genere si potrebbero riportare!

L'orfanello,
- Mamma, voglio studiare per Prete!
- Sì, figlio mio! Non preoccuparti se il padre ti lasciò orfano a due anni ed io ti ho tirato su fino ad oggi. Così farò in avvenire.
- Intanto il fratello maggiore non vuole e spesso mi batte. Tutto ciò mi fa piangere!
- C'è tua madre a prendere le di­fese! -
Iddio aveva messo nel cuore del ra­gazzo il seme della vocazione al Sacer­dozio. La madre metteva ogni studio per custodire il figlioletto e lo esortava sem­pre alla preghiera.
- Signora, diceva un giorno un Re­verendo, vostro figlio è una perla ed un portento di memoria e d'intelligenza! Bisogna farlo studiare per Sacerdote!
- Siamo poveri!
- Gl'impartirò io le lezioni, gratui­tamente! -­
I primi anni di studio, passarono tra i libri, la zappa e altri lavori di cam­pagna e poi il giovanetto si dedicò com­pletamente allo studio. Dopo entrò nel Seminario. E come pagare la retta?
La povera madre lavorava ed appena poteva vivere. Si rivolse alla carità dei buoni. Chi le dava un po' di lana, chi un mucchietto di fagiuoli, chi qualche of­ferta ... Ciò che riceveva, le serviva per le spese del figlio seminarista. Così pa­recchi e parecchi anni.
Alla fine spuntò il giorno dell'Ordi­nazione Sacerdotale. Che gioia per il gio­vane e per la mamma!
Quel Prete ... è San Giovanni Bosco! Se il piccolo Giovanni si fosse lasciato intimorire dalle minacce del fratello mag­giore o se la madre sua avesse perduto il coraggio davanti alle strettezze finanziarie, avrebbe avuto la Chiesa ed il mondo intero un astro così luminoso?... Fortunati coloro che, disposti dalla Provvidenza, vennero in aiuto al piccolo Giovanni Bosco, con opere di carità!... Non dimentichino la storia di Don Bo­sco, coloro che sono ricchi e possono disporre di borse di studio, a vantaggio dei giovani poveri che aspirano al Sacer­dozio.
Chi coopera alla formazione di un Sa­cerdote, ha una garanzia maggiore di andare in Paradiso.

FINE

venerdì 22 agosto 2014

(Mt 23,1-12 ) Dicono e non fanno.

Vangelo
  (Mt 23,1-12 ) Dicono e non fanno.
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore

(Mt 23,1-12 ) Dicono e non fanno.
(Mt 23,1-12 ) Dicono e non fanno.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito  e guida la mia mente ed il mio cuore verso il mio Signore!

Gesù vede tante cose che non vanno come dovrebbero, scribi e farisei, che occupavano i posti più importanti del tempio, non si comportavano come avrebbero dovuto, come si dice oggi, predicavano bene e razzolavano male.
Quindi già duemila anni fa c' era nel tempio chi diceva di fare e non faceva.Quello che però più colpisce è come anche oggi ci sia chi pensa di doversi preoccupare più di dettare le leggi al posto di Dio che di rispettarle. 
La parola di Dio è legge, che non è stata dettata per intimidire, ma per insegnare a vivere in modo corretto e leale, ma molti la usano per essere trattati da capi, da maestri, ma Gesù ammonisce gli apostoli dicendo di non fare come loro, perché uno solo è il maestro da seguire ed è il Cristo, uno solo è il Padre ed è Dio, e come il Cristo è venuto per servire, così gli uomini devono imitarlo e servire i fratelli.
In questo momento si avverte fortemente la crisi di una Chiesa in cui molti uomini hanno pensato più al potere della terra che a rispettare la parola di Dio. Non dobbiamo giudicarli, perchè fondamentalmente tutti siamo uguali a loro. La fede che non trema, che manda avanti il Signore prima di noi stessi, è un dono grande, è una grazia dello Spirito Santo, e noi uomini, tendiamo spesso a negare anche i miracoli.  L'uomo abbandona la vera parola di Dio, per farsi una  propria fede, che gli fa più comodo, incapace di rendersi conto di quanto sia grave tutto questo. Ma Dio ha fatto un patto con gli uomini, e non lo infrangerà; nonostante le nostre insane scelte di peccato. Torniamo a credere nello Spirito Santo, a offrire al Signore una fede fragile si, ma sincera, una volontà di convertirci veramente, non come ci fa comodo, ma come si deve. Non soffermiamoci a giudicare ma, per seguire un vero atteggiamento cristiano, impegniamoci sul serio a pregare per noi e per tutti coloro che sono lontani o avversi a Dio e alla Chiesa, perchè dove il maligno porta confusione, lo Spirito di Dio riporta la sapienza. 

giovedì 21 agosto 2014

(Mt 22,34-40) Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

Vangelo
(Mt 22,34-40) Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca )ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti chiedo Spirito Santo di aiutarmi a spiegare come ci troviamo ... come siamo in sintonia, come tu mi aiuti continuamente, come riesco a sentirti... perché attraverso questo vorrei far comprendere le parole di Gesù.
-E' così facile chiedere, domandare, provocare, e spesso gli uomini lo fanno.
Lo facevano i sadducei, lo facevano i farisei e lo facciamo ancora oggi noi.
Quante volte in questi giorni mi sono sentita dire, come fai ancora a credere in Dio, come fai a pregare...
Rispondere è facile, perché continuo a credere nell'amore di Dio, ma per chi non crede in Dio, mi rendo conto che è difficile comprendere, Gesù non si insegna, si vive.
 Amare ed essere riamati, attraverso questo semplice concetto si arriva a vivere Gesù.
Cerco di rispondere un po' a modo mio:
Un giorno Dio si è incarnato e si è fatto uomo per noi,  è sceso sulla terra attraverso Maria e ci ha redento attraverso la croce. Solo poche parole ma attraverso queste possiamo capire che l' amore di Dio per noi è talmente grande, da sacrificare la vita per noi.
Con questa azione ricreatrice ha donato all'uomo la speranza della salvezza e della vita eterna
Per questo la speranza cristiana – dice S.Paolo – non può deluderci. E noi per essa, ci aggrappiamo a Dio, alla certezza del suo "esserci" presso di noi e in noi come un Bene, l'unico vero Bene che non ci abbandona alle forze distruttrici del male.
Gesù ha assicurato che lo Spirito Santo ci "condurrà alla verità tutta intera". E la verità tutta intera è che siamo infinitamente amati da Dio.  « La speranza non delude perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ». (Rm 5,5)
Quando questo si sente, quando ci si accosta a Dio con cuore sincero, umilmente, a piccoli passi, e ci si addentra sempre un pochino di più nella sua parola, ci si ritrova immersi in un qualcosa che a volte è difficile spiegare con le parole, ma che ti avvolge e ti rende consapevole delle tue azioni, ti fa vedere tutto quello che fino ad un po' di tempo prima ti sembrava normale, come un oltraggio alla vita, come un'offesa a Dio.
Ti rendi conto di quello che sei, non un uomo o una donna arrivata, ma un essere umano che deve ripartire da zero, ritornare sui suoi passi e correre più che può lontano dal peccato.
Allora ti accorgi che il Signore ti sta abbracciando, che ti ama, così come sei, che ti ha cercato per riportarti a casa e incominci a seguirlo, a conoscerlo ed impari ad amarlo.
Poi devi fare i conti con la tua umanità, che spunta sempre fuori, da tutte le parti, specialmente nei rapporti con gli altri.
Nulla di quello che fa o dice Gesù è per caso, prima scopri che Dio ti ama ed impari ad amarlo e poi lavori su te stesso e migliori il tuo cammino verso di lui e poi impari che non è ancora sufficiente, perché non puoi dire di amare Dio se non ami gli altri, perché Lui li ama.
Questa è forse la cosa più difficile da fare, imparare ad amare i nostri fratelli in Cristo, non solo quelli che sono bravi, come noi e più di noi, quelli che sono della nostra stessa nazione, idea politica o religiosa, educazione e cultura.... ma proprio tutti; ma amarli veramente, non vedendo in loro diversità, ma un unico cuore, quello di Dio che batte in loro.
Pensi a quando anche tu eri lontano, a quando non credevi poi molto, a quando commettevi peccati, errori più gravi di oggi... Dio ha avuto pietà di te, si è chinato e ti ha raccolto, ti ha amato... nella parabola dei vignaioli, abbiamo letto che qualcuno è stato chiamato prima, qualcuno dopo, ma tutti hanno ricevuto la stessa paga dal padrone, vuoi forse dire a Dio come si deve comportare? Vuoi suggerire chi deve amare e chi no?
Gesù ha amato tutti, alcuni hanno scelto di incontrarlo, di decidere per l'amore, altri sono stati troppo orgogliosi per accettare come Dio un uomo che ha amato tanto, un perdente, secondo il loro giudizio... la scelta è sempre la nostra, Lui ci lascia liberi, anche di sbagliare, ma più ci conformiamo a Lui, più l'amore ci trasforma, ci trasfigura; più amiamo e più tutto diventa sopportabile, addirittura la nostra gioia sarà lenire il dolore degli altri, dei fratelli che ce lo permetteranno, più ameremo e più saremo simili a Gesù, abbiamo tutto il resto della vita per imparare, cominciamo ... e piano piano capiremo sempre di più.

Consacrazione alla Triade dei Sacri Cuori

                                                                
Consacrazione alla Triade dei Sacri Cuori


 
Eccomi alla Tua Presenza, o Triade dei Sacri Cuori.
Ritorno a Te chiedendo grazia di perdono.
Sacro Cuore di Gesù, abbi pietà di me!
Cuore Immacolato di Maria, abbi pietà di me!
Cuore Santo di Padre, abbi pietà di me!
Mi offro a Voi come vittima d’Amore*
abbandonandomi alla Vostra Divina Volontà,
nella totale fiducia del vostro Amore per me
e per tutte le creature.
Vi amo con tutto il mio cuore.
Amen.
Spirito Santo illuminaci, guariscici, colmaci d' Amore
 
27.10.2006

La preghiera è il ponte tra la terra e il cielo e l’incontro tra creatura e Creatore.
La preghiera è uno slancio fiducioso e confidente; è uno “stare insieme” a Dio e ai fratelli.
La preghiera è amore e l’amore è comunicativo e creativo.
La preghiera è nutrimento dell’anima e beneficio per il corpo.
Piccoli figli della Luce, figli miei benedetti, il mio Cuore arde d’amore per voi e la mia Divina Tenerezza desidera essere conosciuta dalle mie creature.
Continuiamo dunque il cammino di preghiera, di fede, di amore, di vita, di verità e di libertà.
Con gioia oggi vengo a voi per suggerirvi una preghiera.


Coroncina della Triade dei Sacri Cuori

Inizio (dalla Medaglia): Vieni, Spirito Santo, vieni!

Sugli 11 grani:
O Triade dei Sacri Cuori, vieni e resta nel mio piccolo cuore.
Nella tua Luce illuminami. Nella tua Tenerezza custodiscimi.
Nel tuo Amore trasformami. Nella tua Unità accoglimi.

Alla fine:
Sacro Cuore di Gesù, io confido nella tua Tenerezza!
Cuore Immacolato di Maria, io confido nella tua Tenerezza!
Cuore Santo di Padre, io confido nella tua Tenerezza!


Non siate frettolosi nel pregare. Assaporate la dolcezza che inonda il vostro cuore se accogliete la grazia che vi proviene da questa breve preghiera che ho pensato per dare ristoro alle anime vostre.
Vi benedico, piccoli figli della Luce.
Dio, vostro Padre


Chi di voi può partecipare alla Santa Messa lo faccia in comunione con coloro che non possono parteciparvi.
La Sacra Triade ci custodisca sempre

                                                                                                                                                              LuciaCLpfdL