lunedì 3 marzo 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Il Signore non può darmi un cireneo. Devo fare soltanto la volontà di Dio e, se piacerò a lui, il resto non conta." (LCS, 1 sett. 1967, 4).

PREGHIAMO CON MARIA SANTISSIMA IL SANTO ROSARIO PER LA CHIESA E I SACERDOTI.(PREGHIAMO I MISTERI DOLOROSI)

PREGHIAMO CON MARIA SANTISSIMA IL SANTO ROSARIO PER LA CHIESA E I SACERDOTI.(PREGHIAMO I MISTERI DOLOROSI)
 Lella Mingardi 

CONTEMPLIAMO I MISTERI DOLOROSI.
NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO AMEN.
- O Dio vieni a salvarci
- Signore, vieni presto in nostro aiuto.
- Sia Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo .Com'era in principio, ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
ALL'INIZIO DI OGNI DECINA SI RIPETE:
O GESU' MIO, PERDONA LE NOSTRE COLPE. PRESERVACI DAL FUOCO DELL'INFERNO, PORTA IN CIELO TUTTE LE ANIME, SPECIALMENTE LE PIU' BISOGNOSE DELLA TUA MISERICORDIA. SIGNORE MANDA SANTI, SACERDOTI E FERVENTI RELIGIOSI ALLA TUA CHIESA ED EFFONDI IL TUO SPIRITO SU TUTTA LA TERRA.L'ETERNO RIPOSO DONA A LORO SIGNORE E SPLENDI AD ESSI LA LUCE PERPETUA RIPOSINO IN PACE. AMEN.
- Annuncio del Mistero- Padre Nostro- Ave Maria... (10 volte)- Gloria al Padre,

Nel 1° Mistero Doloroso

LA PREGHIERA DI GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI

LA PREGHIERA DI GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI

Gesù è pieno di angoscia e come uomo ha paura.
Io Signore,quando ho paura ti cerco e tu accorri,sempre,anche se non lo merito.
Io come mi comporto Signore nei confronti di chi soffre ed ha paura?
aiutami ad essere migliore.

CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DI UN VERO DOLORE DEI PECCATI.
PREGHIAMO PER I SACERDOTI E LE SUORE,I RELIGIOSI E TUTTI GLI APPARTENENTI ALLA CHIESA,PERCHE' NELLA SOFFERENZA SAPPIANO AFFIARSI A DIO E NON AL SONNO DEI FRATELLI NON VIGILANTI, E SAPPIANO TROVARE DIO NELL'ORAZIONE.
Padre Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...

Nel 2° Mistero Doloroso
LA FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA


LA FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA


Gesù è attorniato da gente che lo vede soffrire,vede che lo colpiscono da tutte le parti,e non interviene in sua difesa.
Io dove sono Gesù,tra chi ti colpisce o tra chi tace?
Insegnami a togliere dalle mani di chi ti colpisce la frusta,insegnami ad aiutarti a convertire i peccatori,usami Gesù.


CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA MORTIFICAZIONE DEI SENSI.
PREGHIAMO PER TUTTI QUEI SACERDOTI E SUORE CHE SONO DOMINATI DAI DESIDERI DELLA CARNE E NON SANNO COME LIBERARSI.
CONCEDI LORO SIGNORE DI SAPER MORTIFICARE LA CARNE CONCEDENDO NUMEROSE GRAZIE AL LORO SPIRITO.

CONSOLALI SIGNORE!
Padre Nostro – 10 Ave Maria - Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...

Nel 3° Mistero Doloroso
L'INCORONAZIONE DI SPINE

L'INCORONAZIONE DI SPINE
Ogni nostra colpa è una spina che ti infliggiamo, nessuno più di te sa che cosa vuol dire soffrire per amore.
Tradito da Giuda, che hai trattato come un amico; tradito da noi che non chiami servi, ma amici.
Perdonaci Gesù di tradirti ogni volta che non ti mettiamo al primo posto nella nostra vita e nelle nostre azioni.

CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELL'UMILTA'.
PREGHIAMO PER QUELLI CHE HANNO RESPONSABILITA' NELLA CONDUZIONE DELLA CHIESA, PER IL PAPA, I CARDINALI,I VESCOVI ,I PARROCI, LE MADRI SUPERIORI.
PREGHIAMO PERCHE' NON TEMANO DI ESSERE UMILIATI NEL NOME DEL SIGNORE!

Padre Nostro – 10 Ave Maria – Gloria

O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO....


Nel 4° Mistero Doloroso
VIAGGIO DI GESU' AL CALVARIO CARICO DELLA CROCE




VIAGGIO DI GESU' AL CALVARIO CARICO DELLA CROCE

Mentre sale Gesù, si guarda intorno e sotto al peso della croce, incontra gli occhi della gente.
Come ti vedo Gesù? Riesco a capire quanto mi hai amato? Riesco a comprendere che lo stai facendo anche per me?
Io sono tra chi asciuga le tue lacrime o tra chi ti schernisce?
Perdonaci Signore de averti costretto a dover subire tutto questo dolore, perdonaci per non aver capito.


CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA PAZIENZA.PREGHIAMO PER I SACERDOTI E LE SUORE INFERMI.
PREGHIAMO PERCHE' SAPPIANO OFFRIRE OGNI SOFFERENZA PER LA SALVEZZA DELLA CHIESA E DEI FEDELI.

Padre Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...

Nel 5° Mistero Doloroso
LA CROCIFISSIONE E MORTE DI GESU'


LA CROCIFISSIONE E MORTE DI GESU'


Solo morendo alla nostra parte umana possiamo trovarci in comunione con te. Solo mettendoti prima dei nostri idoli, possiamo trovare il nostro Dio. Solo riconoscendo in Gesù Cristo il nostro Dio, possiamo divenire figli dello stesso Padre nostro, come tu ci hai insegnato.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen

CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA COSTANZA NEL SEGUIRE CRISTO.PREGHIAMO PER IL PAPA, I VESCOVI, I SACERDOTI E I DIACONI, CHE SONO I PRIMI COLLABORATORI DI CRISTO NELL'OPERA DELLA REDENZIONE.
 Padre Nostro – 10 Ave Maria - Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...


SALVE REGINA

SECONDO LE INTENZIONI DEL PAPA:
1 PADRE NOSTRO 1 AVE MARIA 3 GLORIA AL PADRE

Litanie alla Madonna
Signore pietà. Signore pietà.
Cristo pietà. Cristo pietà.
Signore pietà. Signore pietà.
Cristo, ascoltaci , Cristo, ascoltaci
Cristo esaudiscici , Cristo esaudiscici
Padre celeste, che sei Dio, abbi pietà di noi
Figlio redentore del mondo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Spirito Santo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
Santa Maria, prega per noi
Santa Madre di Dio, prega per noi
Santa Vergine delle vergini, prega per noi
Madre di Cristo, prega per noi
Madre della Chiesa, prega per noi
Madre della divina grazia, prega per noi
Madre purissima, prega per noi
Madre castissima, prega per noi
Madre sempre vergine, prega per noi
Madre senza peccato, prega per noi
Madre degna d'amore, prega per noi
Madre ammirabile, prega per noi
Madre del buon consiglio, prega per noi
Madre del Creatore, prega per noi
Madre del Salvatore, prega per noi
Vergine prudentissima, prega per noi
Vergine degna d'onore, prega per noi
Vergine degna di lode, prega per noi
Vergine potente, prega per noi
Vergine clemente, prega per noi
Vergine fedele, prega per noi
Specchio di perfezione, prega per noi
Modello di santità, prega per noi
Sede della sapienza, prega per noi
Fonte della nostra gioia, prega per noi
Dimora dello Spirito Santo, prega per noi
Tabernacolo dell'eterna gloria, prega per noi
Modello di vera devozione, prega per noi
Rosa mistica, prega per noi
Gloria della stirpe di Davide, prega per noi
Fortezza inespugnabile, prega per noi
Splendore di gloria, prega per noi
Arca dell'Alleanza , prega per noi
Porta del cielo, prega per noi
Stella del mattino, prega per noi
Salute degli infermi, prega per noi
Rifugio dei peccatori ,prega per noi
Consolatrice degli afflitti, prega per noi
Aiuto dei cristiani, prega per noi
Regina degli Angeli, prega per noi
Regina dei Patriarchi, prega per noi
Regina dei Profeti, prega per noi
Regina degli Apostoli, prega per noi
Regina dei Martiri, prega per noi
Regina dei Confessori della Chiesa, prega per noi
Regina delle vergini, prega per noi
Regina di tutti i santi, prega per noi
Regina concepita senza peccato, prega per noi
Regina del Santo Rosario, prega per noi
Regina della famiglia, prega per noi
Regina assunta in cielo, prega per noi
Regina della pace, prega per noi
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi
• Prega per noi Santa Madre di Dio- E saremo degni delle promesse di Cristo.

PREGHIAMO
O DIO, IL TUO UNICO FIGLIO CI HA PROCURATO I BENI DELLA SALVEZZA ETERNA CON LA SUA VITA, MORTE E RISURREZIONE.
A NOI CHE CON IL SANTO ROSARIO DELLA BEATA VERGINE MARIA ABBIAMO MEDITATO QUESTI MISTERI, CONCEDI DI IMITARE CIO' CHE ESSI CONTENGONO E DI RAGGIUNGERE CIO' CHE ESSI PROMETTONO.
PER CRISTO NOSTRO SIGNORE.AMEN.




SANTI é BEATI :

San Casimiro Principe polacco
4 marzo - Memoria Facoltativa
Cracovia, Polonia, 3 ottobre 1458 – Grodno, Lituania, 4 marzo 1484
Nasce a Cracovia, nel 1458. Figlio del re di Polonia, appartenente alla dinastia degli Jagelloni, di origine lituana. Quando gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino, e offrirono al tredicenne principe Casimiro la corona, questi vi rinunciò appena seppe che il papa si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante. Impegnato in una politica di espansione, re Casimiro IV (1440-1492) diede al terzogenito l'incarico di reggente di Polonia e il principe, minato dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III, per allargare i già estesi confini del regno. Il principe Casimiro non voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi materiali cui non ambiva. Di straordinaria bellezza, ammirato e corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si spegne a 25 anni a Grodno (in Lituania) il 4 marzo 1484. Nel 1521 papa Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania. (Avvenire)
Patronato: Polonia e Lituania
Etimologia: Casimiro = che vuole la pace, dal polacco
Emblema: Corona, Giglio, Pergamena

Martirologio Romano: San Casimiro, figlio del re di Polonia, che, principe, rifulse per lo zelo nella fede, la castità, la penitenza, la generosità verso i poveri e la devozione verso l’Eucaristia e la beata Vergine Maria e ancora giovane, consunto dalla tisi, nella città di Grodno presso Vilnius in Lituania si addormentò nella grazia del Signore.
Ascolta da RadioVaticana:
  
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Il principe Casimiro, soprannominato dai suoi compatrioti “uomo di pace”, nacque a Cracovia il 3 ottobre 1458, terzo dei tredici figli di Casimiro IV, re di Polonia, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante, severo al punto giusto, quasi un secondo padre per il piccolo principe.
Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercitò contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue e si rese conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che in un primo tempo aveva richiesto il suo intervento, ma anche dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali ed interruppe la spedizione.
Intanto il pontefice Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però con sua grande vergogna scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi.
Pare che il giovane principe non ambisse a posizioni di governo e preferiva piuttosto attivarsi in favore dei poveri, degli oppressi, dei pellegrini e dei prigionieri. Era solito infatti denunciare al re suo padre tutte le ingiustizie nei confronti dei poveri ed ogni loro necessità di cui veniva a conoscenza. Grande gioia provò quando decise di dovare tutti i suoi beni ai bisognosi, che presero a definirlo “difensore dei poveri”.
La sua vita fu da allora più monastica che principesca, il suo carattere mite ed umile lo spinse ad occuparsi più della Chiesa che della vita di corte. Trascorreva infatti gran parte del suo tempo in chiesa, tra preghiera personale e funzioni liturgiche, spesso dimenticandosi addirittura di mangiare, e di notte tornava a pregare dinnanzi ai portoni chiusi della chiesa. Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli sismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi. Grande devoto della Madonna, nella sua bara fu posta una copia del suo inno preferito: “Omni die dic Marie”.
Nessuno riuscì a convincerlo a convolare a nozze con la promessa sposa, una figlia di San Ferdinando III di Castiglia. Egli sosteneva di non conoscere altra salvezza se non in Cristo e profetizzava la sua vicina scomparsa per stare con Lui in eterno. Casimiro morì infatti di tubercolosi, a soli ventisei anni, il 4 marzo 1484 a Grodno. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate.
Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli ed il re Sigismondo decise di inoltrare al papa Leone X una petizione per richiedere la canonizzazione del principe polacco. Nel 1521 tale papa dichiarò San Casimiro patrono della Polonia e della Lituania, ma fu ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal pontefice Clemente VIII e nel 1621 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale. Il clto del santo è rimasto assai vivo anche tra i polacchi ed i lituani emigrati in America.
Vasta è l’iconografia di questo santo polacco: celebre è il suo ritratto eseguito da Carlo Dolci e molti altri dipinti lo raffigurano con in mano una pergamena, riportante alcune parole del suo inno mariano prediletto, ed un giglio, simbolo di castità. San Casimiro è infatti particolarmente invocato contro le tentazioni carnali.


Dalla "Vita di san Casimiro", scritta da un autore quasi contemporaneo.

La carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso.
Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini. In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d'animo fu sostenuto, soprattutto in quell'età più libera nella quale gli uomini di solito sono più sconsiderati e per natura più inclini al male, é difficile dire o pensare.
Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo. Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene.
Tutti i suoi domestici e segretari, uomini insigni e ottimi, dei quali alcuni sono ancora viventi e che lo conobbero intimamente, asseriscono e testimoniano che egli visse vergine fino alla fine e vergine chiuse il suo ultimo giorno.(Cap. 2-3; Acta Sanctorum Martii 1, 347-348)


ORAZIONE

O Dio onnipotente, che chiami a servirti per regnare con te,
fa’ che per intercessione di San Casimiro
viviamo costantemente al tuo servizio
nella santità e nella giustizia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Autore:
Fabio Arduino

(Mc 10,28-31) Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

VANGELO 
(Mc 10,28-31) Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Concedimi o mio amato, la luce del tuo Spirito, per comprendere a pieno le tue parole, per inserirle nella mia vita e farmi muovere sui tuoi passi. Io sento di amarti e vorrei essere veramente come Tu mi vuoi, insegnami. 

Il giovane ricco è appena andato via… non se la sentiva di vendere tutti i suoi averi per seguire Gesù, non se la sentiva di rinunciare a qualcosa che,secondo lui, gli apparteneva. Pietro guarda Gesù e timidamente gli si avvicina e gli chiede se loro che hanno lasciato tutto per seguirlo, sono a posto? C’è qualcosa in Pietro che gli fa presagire che la risposta non sarà quella che si aspetta, sembra che con Gesù non si riesca mai a capire fino in fondo, quello che è giusto, quello che vuole. Infatti, Gesù fa una precisazione che come al solito, lo lascia esterrefatto. Dice che, già solo il fatto di seguire la sua parola, apre degli scenari completamente diversi nella nostra vita; il sapere che essa non è fine a se stessa, ma che è inserita in un progetto di Dio, è una proposta accattivante che dite? Lasciare tutto, non vuol dire mettersi a fare il barbone, ma non essere attaccati a nulla, non avere delle cose più importanti di Dio, che ci possono fuorviare ed è questo per noi molto difficile. Lo era ai tempi di Gesù, in cui si viveva di poco e lo è ancor di più oggi che tutto sembra essere di primaria importanza, irrinunciabile e per avere tutto si è disposti a tutto, anche a lavorare per tante ore. C’è la macchina, i videogiochi, la discoteca, le serate divertenti, gli impegni dei figli… tutto così importante da non avere il tempo per il Signore. Una fugace messa di domenica e se il sacerdote fa un’ omelia troppo lunga, quanti visi scocciati…. Ma com’è bello ogni giorno aprire la giornata con la preghiera, affrontare le difficoltà con la fede che ci sorregge, sapere che non si è soli, leggere le scritture e cercare di capire alla luce dello Spirito Santo, che cosa ci dice il Signore. Io lo faccio con voi, ma vorrei tanto che tutti lo facessimo ognuno per proprio conto, per aver la possibilità di stare a tu per tu col Signore, aprire a Lui il nostro cuore, scoprire che quello che riceviamo e di gran lunga superiore di quello a cui rinunciamo. Anche Pietro capirà che deve rinunciare al suo orgoglio, alla sua presunzione, al suo carattere irruente, all'idea di essere perfetto, e lo capirà quando sarà messo alla prova in tutta la sua debolezza, e rinnegherà di conoscere Gesù per paura. Dobbiamo far posto a Gesù nel nostro cuore, e non ci rimetteremo, questo è sicuro!

domenica 2 marzo 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Su questa terra ognuno ha la sua croce; ma dobbiamo fare in modo di non essere il cattivo ladrone, bensí il buon ladrone." (CE, 23).

SANTI é BEATI :

Beato Innocenzo da Berzo Sacerdote
Niardo, Brescia, 19 marzo 1844 – Bergamo, 3 marzo 1890
«Gesù è da tutti offeso nel mondo: tocca a me non lasciarlo solo nell’afflizione. L’amore di Dio non consiste in grandi sentimenti, ma in una grande nudità e pazienza per l’amato Dio. Non c’è altro mezzo migliore per custodire lo spirito che patire, fare e tacere. Avrò gran desiderio d’esser soggetto a tutti e in orrore l’esser preferito al minimo» (Fra Innocenzo). Giovanni Scalvinoni nacque a Niardo (Brescia) il 19 marzo 1844. Rimasto orfano di padre, trascorse l’infanzia a Berzo.  Frequentò poi il ginnasio nel collegio di Lovere e da qui passò al seminario di Brescia. Il vescovo Geremia Bonomelli, all’epoca professore in seminario, così testimoniò al processo di beatificazione: «Il chierico Scalvinoni per l’ubbidienza, la modestia, la diligenza, l’umiltà, per un certo candore che traluceva da tutte le sue parole e azioni, conciliava gli animi di tutti i suoi compagni. Il solo vederlo edificava, benché facesse ogni cosa con tutta semplicità». Ordinato sacerdote nel 1867, fu vicario coadiutore a Cevo e vicerettore in seminario. L’innata timidezza, tuttavia, gli faceva desiderare una vita di nascondimento e solitudine. Si fece cappuccino e ricevette il nome di fra Innocenzo. Anche tra i frati ricoprì solo incarichi modesti.Trascorse la maggior parte del tempo al convento-eremo dell’Annunziata, donde veniva chiamato a predicare gli esercizi spirituali nei conventi della Lombardia. Cominciò allora a diffondersi la fama della sua santità. I malati e gli afflitti accorrevano per ricevere la sua benedizione. Nei giorni di festa era al confessionale dal mattino alla sera. Morì nel convento di Bergamo il 3 marzo 1890. Venne beatificato dal suo conterraneo, il beato Giovanni XXIII.
 

Etimologia: Innocenzo = senza peccato, dal latino
Martirologio Romano: A Bergamo, beato Innocenzo da Berzo (Giovanni) Scalvinoni, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che rifulse per lo straordinario amore nel diffondere la parola di Dio e nell’ascolto delle confessioni.

Tra gli ex voto conservati nell’umile casa natale del Beato Innocenzo a Berzo Inferiore, oggi trasformata in museo, vi è un frammento di fune a ricordo di un miracolo avvenuto sull’Adamello negli anni Venti. Un alpinista, durante una scalata, cadde in un crepaccio e non avendo nessuno che lo aiutasse, chiese l’intervento dell’umile cappuccino di cui era devoto. Dall’alto arrivò una corda mentre gli venivano suggeriti i movimenti per risalire il dirupo ma, arrivato in cima, grande fu lo stupore nel vedere che nessuno lo attendeva.
Giovanni Scalvinoni venne alla luce a Niardo (Brescia), il paese materno, il 19 marzo 1844. Pochi mesi dopo una tremenda sciagura colpì improvvisamente la giovane famiglia. Il padre, in soli due giorni, morì stroncato da una polmonite fulminante. Giovannino trascorse la fanciullezza semplicemente, facendo propria la fede forte della gente di montagna. Fin da piccolo ebbe una grande pietà per i poveri, dando generosamente quel poco che possedeva a coloro che bussavano alla porta di casa. Conserverà questo sentimento per tutta la vita: quando da cappuccino andava in giro per la questua, era sommamente soddisfatto di tornare in convento con la bisaccia vuota. Quanto riceveva in offerta lo dava ai bisognosi.
Studiò con ottimi risultati nel collegio municipale di Lovere (Bergamo) e da qui passò al seminario di Brescia dove si impose un’esigente disciplina spirituale. Ordinato sacerdote nel 1867 ricoprì alcuni incarichi, tra cui quello di vicerettore del seminario, ma ogni volta venne rimosso perché assolutamente privo di autorità. L’innata timidezza lo portava a desiderare di vivere in solitudine, tra preghiere e penitenze. Il 16 aprile 1874 finalmente cominciò il noviziato tra i cappuccini dell’Annunziata di Borno (ora Cogno). Quattro anni più tardi emise la professione solenne e venne nominato vicemaestro dei novizi. Per alcuni mesi, tra il 1880 e il 1881, fece parte della redazione della rivista Annali Francescani, su incarico del Padre Agostino da Crema, amico del Rosmini.
Eccetto brevi incarichi e la predicazione di esercizi spirituali in alcuni conventi lombardi, fu nel convento-eremo dell’Annunziata che visse intensamente l’abbandono nel Signore, definito “loquela taciturna d’amore”. Nonostante l’eccellente conoscenza della teologia, trasmessa anche ai confratelli, astutamente appariva dimesso, con la volontà di voler sempre scomparire e mai apparire. Innamorato dell’Eucaristia (se sue S. Messe erano di un’intensità eccezionale), sostava quanto più poteva davanti al tabernacolo. Amava molto il Crocifisso e l’esercizio della Via Crucis che raccomandava ai suoi penitenti.
Il 3 marzo 1890, a soli quarantasei anni, ammalatosi seriamente, morì nell’infermeria del convento di Bergamo. Pochi mesi dopo le sue spoglie mortali furono trasferite solennemente a Berzo, lo circondava già una vasta fama di santità. Il 12 novembre 1961 Papa Giovanni XXIII lo proclamò beato e patrono dei bambini, protagonisti dei due miracoli del processo di beatificazione.
I suoi scritti (poche lettere, frammenti di diario, appunti per prediche), raccolti in un migliaio di pagine, svelano il disarmante segreto della sua santità: l’incondizionato abbandono nella braccia del Padre. “Gesù è da tutti offeso nel mondo: tocca a me non lasciarlo solo nell’afflizione. L’amore di Dio non consiste in grandi sentimenti, ma in una grande nudità e pazienza per l’amato Dio. Non c’è altro mezzo migliore per custodire lo spirito che patire, fare e tacere. Avrò gran desiderio d’esser soggetto a tutti e in orrore l’essere preferito al minimo”.
Un sentiero che porta al convento dell’Annunziata, da lui molte volte percorso per raggiungere varie località della Valcamonica, dove era ricercato confessore e predicatore, è oggi a lui intitolato. Dalla sua cella, meta di continui pellegrinaggi, una piccola finestra permette di contemplare l’incantevole paesaggio della bassa valle, il Lago d’Iseo e il paese natio Berzo.

PREGHIERA
Ti ringraziamo, o Padre Santo,
che nel Beato Innocenzo da Berzo
hai donato a questo nostro tempo tanto lontano da te
e tanto di te bisognoso,
un esemplare di preghiera silenziosa e contemplativa
e un vero innamorato di Te e dell’Eucaristia.
Ti ringraziamo, o Padre Misericordioso,
che nel Beato Innocenzo da Berzo
hai concesso alla tua Chiesa un ministro buono
e un fedele dispensatore del tuo perdono
e della tua grazia, per la pace e la salvezza di molti.
Ti ringraziamo, o Padre Buono,
che nel Beato Innocenzo da Berzo povero e penitente,
hai offerto ai bisognosi, ai disoccupati, ai piccoli
e ai sofferenti un amico e un benefattore,
e per la loro gioia lo hai glorificato con il dono dei miracoli.
Ascolta ora le nostre invocazioni e per la sua intercessione
concedi a noi di imitarne gli esempi
e di ottenere dalla tua bontà la grazia che con fiducia ti chiediamo.
Amen

Autore:
Daniele Bolognini

(Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

VANGELO
 (Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
 
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

DONAMI O SIGNORE IL TUO SANTO SPIRITO, PER SAPER DISCERNERE E PROMULGARE LA TUA PAROLA, E PER SAPERLA PER PRIMA COSA VIVERE E TRASMETTERE CON LA MIA VITA. PER CRISTO NOSTRO SIGNORE

Spesso quando si ascolta la parola di Dio in chiesa, si sente salire un brusio... oppure scendere un silenzio... nel nostro cuore.
Penso ai ricchi, che magari hanno fatto tanti sacrifici, si sono privati del superfluo per anni e anni, per raggiungere una soddisfacente situazione finanziaria, che gli garantisca una vecchiaia serena, e con il cuore spero che questo sia vero, primo che riescano a diventare vecchi e poi anche sereni. Se volessi inventare un lavoro, mi metterei a costruire le casse da morto con le tasche, perché almeno potrebbero essere seppelliti con i loro averi, tanto purtroppo, ha ragione Gesù, quando dice che è difficile che un ricco entri nel regno di Dio, ma non perché è ricco, ben venga la ricchezza se può essere un mezzo, è la povertà d'animo, la grettezza, l'avarizia e l'egoismo che perdono le anime dei ricchi.
Al tempo stesso, non serve essere ricchi per essere egoisti e poveri d'animo, perché un sorriso non costa nulla, una parola buona nemmeno e ancora meno costa pregare per gli altri... e certe persone invece non riescono a fare neanche questo.
L' avarizia è spesso uno stato d'animo, un modo di essere di chi tende a cumulare per tranquillizzare se stesso; la paura di non saper affrontare le difficoltà se sopraggiungono, è spesso insita in queste persone.
È sempre la paura che detta certi atteggiamenti, e la paura è la logica risposta di chi non confida in altri che in se stesso.
Quanto è difficile essere come Dio ci vuole, difficile capire dove sbagliamo, ma tutto quello che è difficile a noi, anche impossibile, è possibile a Dio, ed è a Lui che dobbiamo rivolgerci per chiedergli di farci diventare come ci vuole, per fare di noi esseri umani degni di essere chiamati figli di Dio. Non basta osservare i comandamenti, non uccidere, se poi qualcuno nel mondo muore di fame e io non muovo un dito; non rubare, se poi non rispettiamo chi lavora o chi ci da il lavoro, l’inganno del maligno è dovunque, ma quello che più è tragico, è che è così annidato nel nostro animo, che non riusciamo più nemmeno a distinguerlo, per questo dobbiamo continuamente rivolgerci allo Spirito Santo di Dio, che ci aiuta a discernere il bene dal male, cosa che noi crediamo di saper fare, ma non ne siamo più capaci.

Oggi a messa ho sentito un bel discorso su quello che dovremmo essere per piacere a Dio e non seguire mammona... sì, un bel discorso! Solo un bel discorso! A volte siamo cembali stonati, perché non lasciamo che sia lo Spirito del Signore accordi in noi anima e corpo e frapponiamo alla musica del cielo, quella di una terra dalla quale non riusciamo a distaccarci. Siamo poveri proprio quando pensiamo di essere ricchi, e pensiamo di dover parlare agli altri. San Filippo Neri diceva: "Non fate i maestri di spirito, e non pensate di convertire gli altri; ma pensate a regolare prima voi stessi."
Il giovane ricco si presentò a Gesù convinto di star facendo tutto quello che poteva, e cercava qualcosa che lo coinvolgesse. “C
he cosa devo fare? “ Ma Gesù lo spingeva a fare tutto quello che poteva salvarlo veramente e se ne andò rabbuiato in volto, immobile nella sua situazione, si contentava di essere nel giusto secondo il suo modo di vedere, ma non voleva essere perfetto, mentre a tutti noi è richiesto di essere in comunione con Gesù e non di accontentarci.



sabato 1 marzo 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Non vogliamo persuaderci che la sofferenza è necessaria all’anima nostra; che la croce deve essere il nostro pane quotidiano. Come il corpo ha bisogno di nutrimento, cosí l’anima ha bisogno della croce, giorno per giorno, per purificarsi e distaccarsi dalle creature. Non vogliamo comprendere che Dio non vuole, non può salvarci né santificarci senza la croce e piú egli attira a sé un’anima, piú la purifica per mezzo della croce." (FSP, 123).

SANTI é BEATI :

San Ceadda (Chad) di Lichfield Abate e vescovo
+ Lichfield, Inghilterra, 2 marzo 672
Patronato: Diocesi di Birmingham
Martirologio Romano: A Lichfield in Inghilterra, san Ceadda, vescovo, che nelle allora povere province della Mercia, del Lindsey e dell’Anglia meridionale, resse l’ufficio episcopale, impegnandosi ad amministrarlo secondo l’esempio degli antichi Padri in grande perfezione di vita.

San Ceadda (Chad) proveniva da una famiglia molto religiosa della Northumbria, della quale ben quattro fratelli divennero sacerdoti, due addirittura vescovi. Egli fu discepolo di Sant’Aidano di Lindisfarne, e proprio in quest’ultima città soggiornò per un certo periodo e ricevette dal suo maestro un’ottima formazione. Ancora in giovane età, si trasferì in Irlanda, dove insieme al compagno Egberto visse da monaco, immerso nella preghiera, nel digiuno e nella meditazione delle Sacre Scritture. Ricevette l’ordinazione presbiterale probabilmente una volta tornato in Inghilterra. Nulla sappiamo di preciso sulla sua vita sino alla morte del fratello San Cedda. Quest’ultimo predicò il Vangelo agli angli del centro, fu pi vescovo ed apostolo dei sassoni orientali ed infine fondò ed amministrò il monastero di Lastingham, che poi lasciò in eredità al fratello.
Il nuovo abate si ritrovò ben presto nel mezzo di una intricata questine politica, che coinvolse i sovrani dei regni vicini e dei principali monasteri, ma che sarebbe lungo ed inutile riportare nei dettagli. Da ciò Ceadda ne ricavò la consacrazione episcopale, non solo in base a calcoli fatti a tavolino, ma proprio perchè nessuno dubitava sulla sua santità e sulle lodevoli qualità, come ebbe a testimoniare nelle sue memorie anche San Beda il Venerabile. Sorserò però dei dubbi sulla legittimità della sua nomina e della sua ordinazione, contestata da San Vilfrido che si rivolse al nuovo arcivescovo San Teodoro di Tarso dal quale ebbe pieno appoggio. Ceadda non esitò allora a farsi da parte per obbedienza ed umiltà, ma Teodoro commosso dalla sua reazione, convalidò la consacrazione episcopale di Ceadda, che comunque preferì ritirarsi a vita monastica presso Lastingham.
Quando però ben presto la Mercia rimase senza vescovi, Teodoro richiamò nuovamente Ceadda che prese possesso della sede di Lichfield. Vicino alla cattedrale il santo fece edificare un luogo ove portersi ritirare in preghiera con altri monaci quando era libero da altri impegni. Ricevette inoltre in dono un terreno presso Ad Barvae, probabilmente l’odierna Barrow nella contea di Lindsey, ove fondare un nuovo monastero. Annunciò in anticipo ai frati la prossimità della sua scomparsa, persuadendoli a vivere in pace con tutto e con tutti, rimanendo fedeli alle regole monastiche apprese da lui e dai suoi predecessori. Spirò infine il 2 marzo 672, dopo aver ricevuto la comunione sotto le due specie, a causa di quella tremenda epidemia di peste che parecchie vittime aveva già mietuto tra i suoi fedeli.
Il suo vecchio amico Egberto asserì che fu vista l’anima di Cedd scendere dal cielo assieme ad uno stormo di angeli per scortare il fratello verso la vita eterna. Dopo una primitiva sepoltura, le sue spoglie furono traslate ove oggi sorge la cattedrale di Lichfield. Su entrambe le tombe si verificarono numerosi miracoli, grazie ai quali il suo culto si diffuse ampiamente. Con le invasioni normanne si pensò che le reliquie fosse andate perdute, ma alcune di esse nel 1839 furono rinvenute e deposte sopra l’altar maggiore della nuova cattedrale di Birmingham, di cui divenne patrono. Il nome di San Chad figura nei calendari e nelle litanie anglosassoni e ad esso vennero dedicate parecchie chiese medioevali nell’Inghilterra centrale.


Autore:
Fabio Arduino

(Mt 6,24-34) Non preoccupatevi del domani

VANGELO

 (Mt 6,24-34) Non preoccupatevi del domani.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’ uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA
Grazie o Gesù delle tue sante parole, grazie di ogni respiro che hai emesso per noi, concedimi di respirare del tuo respiro e di vivere di Te.  

Non si può servire Dio se la ricchezza diventa il nostro Dio. Questo deve essere ben vivo nel nostro cuore e nella nostra mente, se vogliamo salvare la nostra anima, se non vogliamo fare scelte sbagliate. 
Spesso ci occupiamo più del nostro corpo che della nostra anima, come se le due cose fossero scollegate, ma non ci rendiamo conto che separando l’una dall’ altra, noi ci separiamo dal creatore, ci allontaniamo da Dio.
Matteo mette in risalto le parole di Gesù con le quali ci dice con una chiarezza sconcertante, che nella vita è una questione di scelta d’appartenenza.
Non si può vivere nel mondo ed essere del mondo e allo stesso tempo servire Dio.
Appartenere a Dio vuol dire confidare che da Lui ti verrà tutto quello che ti serve per vivere.
Molte persone appena perdono le loro sicurezze terrene si preoccupano e disperano, e questo, anche se umanamente è comprensibile, è segno che non è nel Signore che confidano. 
Penso agli apostoli che sulla barca, in mezzo alla tempesta avevano paura, ma appena anno invocato il nome di Gesù, hanno visto con loro stupore che comandò alle acque di calmarsi e queste si calmarono.
Abbiamo visto come con pochi pani e pochi pesci, sfamò una moltitudine di gente e ne avanzò.
Abbiamo visto che resuscitò i morti.
Di Dio noi abbiamo attraverso Gesù una rivelazione d’onnipotenza senza pari, ma non ci rivolgiamo a Lui se non in caso d’estrema necessità, e spesso, troppo spesso, lo consideriamo un talismano, un banco dei pegni, al quale dire una preghierina con la speranza di ottenere tutto e subito.
Crediamo di valere solo in base a quello che abbiamo, alla posizione sociale, al nostro aspetto fisico, ma forse questo è vero solo perché anche noi giudichiamo gli altri da questo.
Agli occhi del Signore invece contano le nostre piccole opere buone, la nostra mano tesa verso i fratelli più bisognosi, il nostro amore per lui, per la nostra famiglia; l’amore che riusciamo a dare è più importante di tutto quello che possiamo avere.
Nella vita passiamo molti esami, qualcuno riusciamo anche a truccarlo, con l’aiuto di altri uomini corruttibili…. ma quando passeremo il nostro ultimo esame, non potremo barare, ne comperarne l’ esito.

venerdì 28 febbraio 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Padre, tu ami ciò che io temo. – Risposta: Io non amo la sofferenza in se stessa; la chiedo a Dio, la bramo per i frutti che mi dà: dà gloria a Dio, mi salva i fratelli di questo esilio, libera le anime dal fuoco del purgatorio, e che voglio di piú? – Padre, che cos’è la sofferenza? – Risposta: Espiazione. – E per Voi che cos’è? – Il mio pane quotidiano, la mia delizia!" (in LdP, 167).

SANTI é BEATI :

Beata Giovanna Maria Bonomo Religiosa
Asiago, 15 agosto 1606 - Bassano, 1 marzo 1670
Martirologio Romano: A Bassano in Veneto, beata Giovanna Maria Bonomo, badessa dell’Ordine di san Benedetto, che, ricca di doni mistici, fu partecipe nel corpo e nell’anima dei dolori della Passione del Signore.

Nacque ad Asiago nella casa paterna al centro del paese il 15 agosto 1606, da Giovanni, ricco mercante, la cui famiglia aveva possedimenti non solo ad Asiago, ma anche nei paesi vicini, e da Virginia della nobile famiglia dei Ceschi di Borgo Valsugana.

Aveva appena dieci mesi quando, si racconta, ricevette improvvisamente dal Cielo l'uso della parola, per distogliere il proprio padre da una cattiva azione. A cinque anni aveva già penetrato, per ispirazione divina, il mistero della presenza eucaristica. Ancora bambina imparò benissimo il latino senza l'aiuto di professori o di ripetitori.

La Beata aveva appena sei anni quando la madre morì nel 1612 e nel 1615 il padre, non potendo attendere degnamente alla sua educazione, la condusse a Trento nel monastero di Santa Chiara, guidato dalle Clarisse che provvidero a impartire alla Bonomo un'educazione secondo i costumi dell'epoca, basata su religione, letteratura, musica, lavori di ricamo e danze.
A soli nove anni, cioè a un'età eccezionale per quei tempi, venne ammessa alla prima Comunione. In quell’occasione, Giovanna Maria pronunziò un voto di verginità al quale si mantenne fedele per tutto il resto della sua vita.
A dodici anni Maria scrisse al padre la sua intenzione di farsi monaca Clarissa e di rimanere a Trento. Giovanni Bonomo dapprima ostacolò in ogni modo la vocazione della figlia, la fece rientrare ad Asiago per avviarla alla vita matrimoniale, ma alla fine acconsentì al desiderio della figlia riservandosi tuttavia di scegliere personalmente l'ordine e il monastero
Nella chiesa di Santa Chiara a Trento fu novizia e la domenica accompagnava la messa col suono del violino, attirando nelle chiesetta, fuori le mura, numerose persone.

Finalmente, a quindici anni il 21 giugno 1621 Maria entrò nel monastero benedettino di San Girolamo a Bassano. Le fu imposto il nome di Giovanna Maria e l'8 settembre 1622 fece la professione dei voti di povertà, castità e obbedienza. Cominciò allora il cammino verso la perfezione seguendo le tre vie tradizionali: purificativa, illuminativa e sensitiva. La sua vita era costellata da visioni celesti e per circa sette anni ebbe “molte grazie” e poté godere di gioie celestiali, soprattutto nelle sue frequenti esperienze mistiche, che diventavano più intense quando riceveva la Comunione.
Il privilegio di giungere al culmine dell'esperienza divina, al dialogo con il Salvatore, comportò anche la prova di grandi tribolazioni nel corpo e nello spirito. A vent’anni, durante una delle solite estasi, Gesù le pose al dito l'anello dello sposalizio mistico, da allora per alcuni anni dal pomeriggio del giovedì fino alla sera del venerdì o la mattina del sabato, riviveva in estasi tutti i momenti e tutti i dolori della Passione di Cristo. Ricevette anche le stigmate!

Questi fenomeni da un lato la riempivano di gioia, ma dall'altro l'angustiavano, perché la facevano apparire agli occhi degli altri “ciò che non è” come diceva lei stessa. Pregò intensamente finché le fu concessa la grazia che scomparissero le stigmate e che le estasi accadessero soltanto di notte, permettendole così di condurre una vita normale nel monastero. Ebbe anche il dono della bilocazione.
La fama di santità che si diffondeva, le suscitò la contrarietà di alcune consorelle, del confessore e della Curia di Vicenza che per sette anni le proibì di recarsi in parlatorio e di scrivere lettere. Perfino il confessore la considerava “pazza” e arrivò al punto di proibirle la Comunione finché un giorno la Sacra Particola le fu portata da un Angelo. In quel periodo fu anche colpita da malattie fisiche: febbri periodiche e poi continue, sciatica, ecc.

La situazione cambiò nell'ultimo ventennio della sua vita. Le fu permesso di riprendere la corrispondenza e fu anche eletta badessa nel giugno del 1652. Il 1° agosto 1655 fu eletta priora fino al 1664, quando fu eletta nuovamente badessa. Insegnò alle monache che la santità non consiste nel fare cose grandi, ma nel compiere perfettamente le cose semplici e comuni.
Molti, anche nobili, ricorsero a lei per consigli e molti bisognosi godevano della sua grande carità, virtù che insieme all'umiltà e all'eroica pazienza furono le caratteristiche della sua vita.

Ma era ormai vecchia, colma di meriti ma anche carica di dolori, sotto il cui peso finalmente piegò le stanche ginocchia a Bassano il 1° marzo 1670

Il centro della sua spiritualità, iniziata alla scuola francescana e portata a compimento in quella benedettina, ma con influssi carmelitani e ignaziani, è imperniata sulla figura del Cristo, lo sposo mistico, contemplato nelle fasi più salienti della sua vita terrena, come si può anche ricavare dai suoi scritti, tra cui primeggiano le “Meditazioni sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo” e le numerose lettere rimaste.
Molte guarigioni prodigiose furono attribuite alla sua intercessione tanto che nel 1699 fu introdotto il processo di beatificazione che si concluse il 9 giugno 1783 quando fu solennemente beatificata da Pio VI con grande gioia della popolazione di tutto il Veneto e in particolare di Bassano ed Asiago che l'acclamarono patrona.

L'ultimo prodigio si verificò nella sua patria natale durante la prima guerra mondiale, quando nonostante i furiosi bombardamenti che distrussero tutta Asiago, la statua a lei dedicata nel 1908 davanti alla sua casa natale, rimase inspiegabilmente intatta.

Il Martyrologium Romanum la ricorda il 1° marzo. Ad Asiago viene festeggiata il 26 febbraio.

Autore:
Franco Sella

(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso

VANGELO
(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito.
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo..
Leggendo le parole di questa preghiera, non ho potuto fare a meno di farle mie, e chiedo a voi che leggete, con tutto il cuore, fatele vostre, inginocchiamo il nostro cuore a questo Dio che tutto può, che presa la nostra umanità l' ha santificata fino al più alto dei sacrifici, morire sulla croce, morire per noi che non meritiamo niente, che siamo davanti a lui a deriderlo, trafiggerlo, e nella migliore delle ipotesi restiamo in silenzio.
Preghiamo e ci sentiamo giusti, ma amici miei, dentro di noi c'è talmente tanta roba da togliere ancora.... Ma noi siamo adulti, in cuor nostro pensiamo di essere anche consapevoli di aver saputo fare un grande cammino di fede, di miglioramento, chi più chi meno, siamo bravi a riconoscere i nostri meriti....
Ci stiamo lodando e anche inutilmente, perché di meriti in tutto questo, ne abbiamo ben pochi, tutto è grazia.
I bambini appena nati non sanno parlare, ma cercano amore, sicurezza, cibo, e se riescono ad ottenerlo si lasciano cullare amorevolmente tra le nostre braccia. Ma noi chi siamo? Noi siamo i grandi... e già questa parola ci dovrebbe far capire che siamo già in errore, noi siamo adulti, inconsapevoli, che credono d’essere grandi, e che hanno imparato a camminare sulle loro gambe, ma che si sono allontanati pian piano da quell'amore che era per loro fonte di vita.
Passare dal Grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, rinascere alla vita in Gesù Cristo e viverla con la fiducia di un bambino, correre a ricevere la benedizione del Signore, senza preoccuparci degli ostacoli, che " i grandi " mettono in mezzo, cercano di trattenerci, ma noi svelti e con la gioia negli occhi, continuiamo a correre verso Gesù. Immagino la scena di chi tira da una parte e dall' altra, e tanti bambini, sgaiattolanti che sfuggono alle prese di chi ci vuole tenere lontani dal nostro maestro, dal nostro pastore, dalla nostra fonte di grazia e benedizione. Sì amici, io voglio essere sempre bambina, che ha voglia di correre da Gesù, che non si fa trattenere da chi sa sempre tutto, anche come ci si deve avvicinare a Gesù. Le nostre voci saranno chiassose, stonate, ma se siamo rinati dal Grembo di Maria, siamo come ci vuole Gesù e dobbiamo solo muovere i nostri passi verso di Lui, lo Spirito Santo sarà la nostra guida, perché è attraverso di Lui che il Signore ci chiama a se.Quando tutto vi rema contro,qualcuno vi vuole rovinare la giornata,non ascoltatelo,non fatevi fermare dagli uomini,e correte dal Signore.