sabato 28 novembre 2015

(Lc 21,25-28.34-36) La vostra liberazione è vicina.

VANGELO 
(Lc 21,25-28.34-36) La vostra liberazione è vicina.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Parola del Signore
i-avvento_sveglia
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso....
Mentre l' uomo continua a vivere facendo dei suoi giorni il suo regno, Gesù continua a ricordarci che questo regno non ci appartiene come crediamo, ma è solo un'occasione da non perdere.
Tutti parliamo della fine del mondo, e ne abbiamo timore, ma Gesù dice che quando accadranno queste cose, dovremo alzare la testa, perché la salvezza è vicina. Spesso si cerca di dare una connotazione, un significato ai segni, alle profezie e ai messaggi, ma forse quello che ne vien fuori, alla fine, è più confusione che altro. Nel Vangelo c' è tutto quello che serve all' uomo di Dio, senza cercare altro e, se qualcosa ci colpisce, se crediamo in un' apparizione o in una rivelazione privata, questo nulla toglie al Vangelo, se non va in contrapposizione con esso..... ma teniamo presente anche che nulla aggiunge!
Il mio invito quindi, è quello di conoscere bene il Vangelo !
Ricordiamo che satana esiste, ce ne parla Gesù proprio nel Vangelo, ed è molto astuto, non per niente era un angelo, quindi non pensiamo che satana è una invenzione dei preti e non diamo retta a chi ci dice che non esiste.
Satana e i suoi angeli operano oggi nel mondo, nei cuori degli esseri umani, guidandoli nella ribellione, nei divertimenti, nell' accumulare beni materiali, nelle molte forme di religiosità e spiritualità, ecc. impedendo loro di riconoscere il loro stato di peccatori perduti, e tenendoli lontani dalla salvezza che Dio offre a ognuno personalmente in Gesù Cristo, che morì per noi sulla croce e risuscitò.
-------------------------------------------------------------
Accedendo al blog e registrandosi alla newsletter riceverete ogni giorno una e-mail con il vangelo ed il commento e le varie cose pubblicate nel blog stesso

http://bricioledivangelo.blogspot.it/

OPPURE
https://manuroma86.wordpress.com/

per leggere e inserire post e commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo :https://www.facebook.com/groups/136929857240/?fref=ts

http://www.facebook.com/pages/COME-SI-ENTRA-IN-PARADISOVANGELO-E-RIFLESSIONE-DEL-GIORNO/206580436049815?ref=ts

venerdì 27 novembre 2015

(Lc 21,34-36) Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.

VANGELO
(Lc 21,34-36) Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e illumina il mio cuore e la mia mente. Fa che oggi parola del Signore mi diventi chiara alla luce della tua sapienza, per Cristo nostro Signore. Amen.
Il brano che oggi Luca ci propone, è molto simile a quello che Matteo ed a quello di Marco; vengono detti sinottici, ossia simili.
Vengono chiamati così perché se si mette il testo dei tre vangeli su tre colonne parallele, in uno sguardo d'insieme (sinossi) si notano facilmente molte somiglianze nella narrazione, nella disposizione degli episodi evangelici, a volte anche nei singoli brani, con frasi uguali o con leggere differenze.
Gesù dice non ci è dato di sapere come e quando Lui tornerà, ma che dobbiamo prepararci a quel giorno, perché sarà il giorno in cui saremo giudicati, in base a come avremo vissuto.
Per essere pronti a quel momento, quindi, dobbiamo essere vigili, coerenti e costanti nel nostro rapporto con il Signore, perché solo la Sua presenza nella nostra vita, ci mette al sicuro dagli attacchi del maligno e dalla tentazione di vivere una vita di peccato.
Uno sarà preso e uno lasciato... in base a quale criterio non lo sappiamo, vediamo che nel mondo muoiono uomini buoni e cattivi, vecchi e giovani, uomini e donne, e questo, per quanto umanamente ci possa mettere in apprensione, ci deve far capire che il disegno del Padre per tutti noi figli, non è limitato come il nostro piccolo mondo, agli affetti più vicini, ma all'intera umanità.
Per allargare i nostri orizzonti quindi viviamo come figli di Dio nel mondo, considerando la terra come una casa terrena messa a nostra disposizione e la nostra vita come un'opportunità per entrare a pieno diritto nella vita eterna offerta dal Padre.
Viviamo cercando di uscire dal nostro concetto di umanità, che è sempre, purtroppo, molto limitato a quello che conosciamo, e cerchiamo di affidare tutto il nostro essere al Signore. Questo non significa non vivere, non farsi una famiglia, non lavorare ecc, ma farlo tenendo presente che siamo inseriti in un progetto più grande d'amore, e che per comprenderlo dobbiamo cominciare a viverlo già da qui. Parafrasando, cerchiamo di entrare nell'arca dell'alleanza per essere salvati.
Evitiamo i contrasti, evitiamo di fare discorsi inutili che possono farci cadere in discussioni, preghiamo per chi si comporta male, per chi coltiva l'odio nel suo cuore, innaffiamo intorno a noi il seme dell'amore,della speranza, della giustizia.
Noi non siamo migliori di nessuno, neanche del più abietto degli uomini e non abbiamo il diritto di condannare gli altri, ma il dovere di amarli e pregare per loro.
Oggi penso a quanto coraggio e quanto amore ha il Papa che si reca in Turchia, che è pronto ad offrire il dialogo a certi personaggi carichi d'odio e assetati di sangue; penso che è veramente difficile per un cristiano vivere in un contesto in cui rischia la sua vita e quella dei suoi familiari; penso che anche al tempo di Gesù molti sono morti per portare la sua parola... e che noi siamo capaci solo di giudicare e di fare i cristiani da poltrona, quelli che non vogliono rischiare di andare contro corrente e non vogliono rovinarsi le ginocchia per pregare.
Penso tutto questo di me per prima,e spero veramente che il Signore mi salvi dal mettere alla prova la mia poca fede, o che mi aiuti a non perdermi prima di trovarmi davanti a Lui; Lui non ha tremato ed ha affrontato tutto questo anche per me.
Non è il Battesimo, nè la Bibbia sul tavolo che ci salveranno, ma saremo giudicati per l'amore che sapremo donare, il Papa ha detto: Gratuità. Solo chi ha sperimentato tale gioia la può comunicare, anzi non può non comunicarla, poiché «il bene tende sempre a comunicarsi. … Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa» ( Evangelii gaudium , 9).
--------------------------------------------------------
AVVISO
Accedendo al blog e registrandosi alla newsletter riceverete ogni giorno una e-mail con il vangelo ed il commento e le varie cose pubblicate nel blog stesso
http://bricioledivangelo.blogspot.it/
per leggere e inserire post e commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo : http://www.facebook.com/group.php?gid=136929857240
oppure sulla nuova pagina: http://www.facebook.com/…/COME-SI-ENTRA-IN…/206580436049815…

giovedì 26 novembre 2015

(Lc 21,29-33) Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.

VANGELO DI VENERDì 27 NOVEMBRE 2015
(Lc 21,29-33)
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Spirito Santo, che distingui il vero dal falso, aiutami a riconoscerlo. Aiutami a capire gli insegnamenti che mi vuoi dare, non per i miei meriti, ma per Cristo, nostro Signore. Amen!
Nella fede che Dio ci chiede non ci deve essere disperazione, per questo ci fa notare la pianta del fico che germoglia.
Quello che Dio ci invita ad avere è l’ attenzione, la perseveranza, l’ accortezza e la ricerca della verità, per essere vigili.
La vigilanza è una delle cose che spesso viene sottolineata come richiesta da Gesù. Ci dice che le sue parole non passeranno, ma che invece il cielo e la terra passeranno; è chiaro che ci invita a seguire i comandamenti e alla luce del suo vangelo ci insegna anche come seguire correttamente il volere di Dio perché si possano adempiere le sua parole: ” Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino” ed il regno di Dio sia veramente presente nel nostro cuore.
Che cosa significa per me seguire i comandamenti alla luce del suo Vangelo? Questa domanda mi viene spontanea perchè devo essere certa per prima di aver iniziato un cammino di conversione e la risposta che mi sono data è molto semplice: mettere Gesù al centro della mia vita, tenermi strettamente salda alla sua parola, per vivere il più possibile come Lui ha vissuto, sperando nel Suo aiuto per vedere maturare una fede di cui vedo il germoglio.
La parola del vangelo è veramente un libretto di istruzioni da cui prendere spunto per ogni attimo di vita e da come riusciremo a metterlo in pratica capiremo quanto viviamo già sulla terra il regno dei cieli.
Se dovessi dire l' immagine che ho davanti agli occhi in questo momento mi viene da pensare ad un operaio che costruisce la sua casa cercando di analizzare prima bene il terreno sulla quale costruirla, per poter poggiare con cura i mattoni, ripartendo bene dalle fondamenta, per evitare che crolli alle prime scosse di vento, tenendo ben presente la parola di Dio come libretto
d' istruzioni!
Perché il mio atteggiamento sia quello giusto, devo stare attenta però anche alle cose negative che vengono dette nel Vangelo, devo ascoltare e non pensare mai di aver già capito tutto, di sapere a memoria quello che Gesù vuole da me, perché ogni giorno Gesù mi sorprende e mi vuole trovare protesa all' ascolto. Ogni seme fruttifica e matura di giorno in giorno, quando smette di crescere, di maturare, di allargare le sue braccia alla sorpresa, alla novità, al cambiamento, non ha in se più la vita.... è morto!
Chi crede di sapere già tutto, di aver dato già tutto... perderà anche quello che ha; chi si sorprende, chi cerca, chi allarga le sue braccia ed il suo cuore al Signore, chi vive prendendo da Lui la linfa dell'amore,anche se non ha nulla, riceverà tutto in grazia e verità.
-------------------------------------------------------------------------
Accedendo al blog e registrandosi alla newsletter riceverete ogni giorno una e-mail con il vangelo ed il commento e le varie cose pubblicate nel blog stesso
http://bricioledivangelo.blogspot.it/
OPPURE
https://manuroma86.wordpress.com/
per leggere e inserire post e commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo :https://www.facebook.com/groups/136929857240/?fref=ts
http://www.facebook.com/pages/COME-SI-ENTRA-IN-PARADISOVANGELO-E-RIFLESSIONE-DEL-GIORNO/206580436049815?ref=ts

mercoledì 25 novembre 2015

(Lc 21,20-28) Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

VANGELO
(Lc 21,20-28) Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Parola del Signore.
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e non lasciarci mai, uniscici nell' amore di Dio, e insegnaci ad affidarci solo a Te.
Sembra un annuncio di catastrofe vero? Ma andate oltre amici, quello che leggiamo è quello che è successo e risuccesso nella storia, e anche se volesse dire che siamo alla fine dei tempi, perché la fine dei tempi nessuno sa quando verrà e come ho spesso ripetuto, non è importante, perché per ognuno di noi, la fine dei tempi è la fine della nostra vita.
Abbiamo solo questo di tempo, non ne avremo altri, per vivere IL FINE DELLA NOSTRA VITA, quindi via dai nostri occhi scenari di disperazione o paura, e facciamo posto alla visione della vittoria, che si legge chiaramente anche nell'ultima riga e che Gesù spesso ci ripete.
Il bene vincerà sul male, perché la gloria del Signore sarà un giorno visibile a tutti, e Gesù tornerà in tutta la sua gloria e libererà la terra dal male.
Allora anche noi saremo liberati dalla morte, apriamo la Bibbia e leggiamo in Eb. 9:27 “ E come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto per una volta sola, per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a quelli che l’aspettano per la loro salvezza.”
Ho aperto la Bibbia perché solo essa ci dice cosa avviene e non vi è altro luogo all’ infuori di essa dove noi possiamo trovare una risposta all’ interrogativo
“ chi sono, cosa sarò, cosa diventerò, dove andrò ? ”
Non sta a noi scegliere l’ ora della nostra morte ma è Dio che chiama il giusto e
l’ ingiusto. Non fa Egli stesso piovere nello stesso tempo sul campo del buono che su quello del malvagio? Accogliamo quindi il Suo insegnamento “ Vegliate, vegliate! Non sapetene il giorno né l’ora.” Mt.25:13 - Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'agnello!
Quando la nostra conversione procederà decisa, anche noi vedremo come ci sentiremo vittoriosi sul male; quando saremo liberi da quel giogo che ci schiaccia e ci rende schiavi, dominando le nostre passioni che ci condurrebbero alla perdizione dei valori e del senso della vita oltre che del paradiso.
---------------------------------------------------------------------
Accedendo al blog e registrandosi alla newsletter riceverete ogni giorno una e-mail con il vangelo ed il commento e le varie cose pubblicate nel blog stesso
http://bricioledivangelo.blogspot.it/
OPPURE
https://manuroma86.wordpress.com/
per leggere e inserire post e commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo :https://www.facebook.com/groups/136929857240/?fref=ts
http://www.facebook.com/pages/COME-SI-ENTRA-IN-PARADISOVANGELO-E-RIFLESSIONE-DEL-GIORNO/206580436049815?ref=ts

martedì 24 novembre 2015

(Lc 21,12-19) Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto

VANGELO DI MERCOLEDì 25 NOVEMBRE 2015
(Lc 21,12-19) Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e assistici; a me che rifletto sulla parola del Signore ed a chi la legge. Fa che la Tua forza, vada a toccare le corde del cuore di ognuno di noi, per Cristo nostro Signore. Grazie amen.
Sembra incredibile come Gesù ci chieda di seguirlo senza neanche addolcirci la pillola, non ci fa nessuna promessa di gioia e benessere materiali, ma continua a mettere in risalto le difficoltà che si incontrano nel seguirlo. La croce che aspetta Lui, aspetta anche noi, ma non ci lascia soli ad affrontare le difficoltà, sarà con noi in questa lotta e se ci affideremo a Lui, non ne saremo delusi. I segni delle persecuzioni contro il popolo di Dio, ci sono sempre stati, molti sono i martiri che hanno pagato con il loro sangue la loro fede, ma questo non ci deve intimorire, perché quella che può sembrare una morte terrena , è solo l'inizio di una nuova vita.
A queste parole di Luca, possiamo aggiungere quelle di Marco " appena l’ inizio dei dolori di parto! " (Mc 13,8) che pur essendo molto dolorosi per la madre, non sono segno di morte, bensì di vita! Non sono motivo di timore, ma di speranza! Impariamo a fidarci di Dio, più di quanto ci fidiamo di noi stessi, dei nostri figli, dei nostri parenti e di ogni altro essere umano, considerando che le persecuzioni sono un' occasione per dimostrare al Signore la nostra fedeltà, infatti Gesù dice: - questo vi darà occasione di render testimonianza. -
Pensiamo al povero Giobbe che fu provato fino all' inverosimile ma si mantenne fedele, perché la persecuzione non va intesa solo come un atto di violenza, ma come un perseverare nella fede anche di fronte alle difficoltà. La cosa che ci stupirà, andando avanti nel nostro cammino di fede, sarà proprio scoprire come questa sfida al fianco del nostro Dio può essere eccitante, come sapere di essere dalla parte giusta, ci farà sentire forti, proprio quando ci sentiremo deboli, perché non saremo mai soli, ma Gesù vivrà con noi e guiderà ogni nostra battaglia. Se ci sentiamo sconfortati, se ci sentiamo indegni, pensiamo solo a quanto il Signore sa trasformare chi si lascia ricreare da Lui.... " che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?"
------------------------------------------------------------------------------------
Accedendo al blog e registrandosi alla newsletter riceverete ogni giorno una e-mail con il vangelo ed il commento e le varie cose pubblicate nel blog stesso
http://bricioledivangelo.blogspot.it/
OPPURE
https://manuroma86.wordpress.com/
per leggere e inserire post e commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo :https://www.facebook.com/groups/136929857240/?fref=ts
http://www.facebook.com/pages/COME-SI-ENTRA-IN-PARADISOVANGELO-E-RIFLESSIONE-DEL-GIORNO/206580436049815?ref=ts

lunedì 23 novembre 2015

(Lc 21,5-11 ) Non sarà lasciata pietra su pietra.

VANGELO
(Lc 21,5-11 ) Non sarà lasciata pietra su pietra.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito del signore a fare nuove tutte le cose vieni e mostraci come interpretare la parola, i segni di cui il Signore ci parla, e più d’ogni altra cosa, insegnaci ad essere pronti per il giorno del giudizio. Fa che non vi preoccupiamo di salvare solo noi stessi, ma che siamo capaci come Gesù di rinunciare a noi stessi, per la salvezza dei fratelli. Grazie, amen.
In quei tempi, in questi tempi, in ogni tempo, l' uomo cerca di capire e d’ essere pronto per quel momento, per quando l' inevitabile fine della nostra vita sulla terra, si compirà.
Ci preoccupiamo di noi, della nostra famiglia e già ci sembra d’ essere buoni e giusti se arriviamo a temere il giorno del giudizio, se ci preoccupiamo di poter essere graditi a Dio.
Eppure non era questo che Gesù faceva, non si preoccupava di se stesso, né pregava solo per la sua famiglia, ma voleva e predicava per la salvezza di tutti i suoi fratelli, di tutti i figli di Dio.
Spesso si sente parlare della croce da portare, ma non si comprende bene il senso di questa croce. La croce è una sofferenza che si deve riuscire a comprendere per sentire l' amore che l' ha fatta accettare a Gesù, per poterlo condividere sul serio, per arrivare a non giudicare chi fa del male, chi è in peccato, perché noi non siamo migliori di nessuno, ma viviamo solo situazioni e tempi diversi.
É proprio il nostro attaccamento a quello che è materiale che è sbagliato, ma fa parte del nostro essere terreni, e per uscire da questo dannato equivoco, dobbiamo capire che il tempio non è seguire gli uomini, ma seguire Cristo.
Gesù ha lasciato che gli strappassero la vita, che lo umiliassero, lo ingiuriassero, per farci capire che neanche il suo corpo di carne doveva essere un freno all'amore che prova per noi, neanche la sofferenza più atroce gli avrebbero impedito di donarci la salvezza.
Quindi il tempio che gli uomini debbono venerare è Cristo, che si fa corpo per noi nel tabernacolo, Cristo che diventa Eucaristia, e non il tempio fatto di pietra e oro, perché del tempio non rimarrà pietra su pietra, dice il Signore.Una chiesa costruita sull'apparenza, non porta la verità; una chiesa attaccata
all' oro, non vive la carità; una chiesa che esercita il potere, non parla di comunione. Gli uomini che vogliono essere pastori di Cristo, e con Cristo, devono camminare nell' amore di Cristo, non di se stessi e delle loro organizzazioni.
Gesù non ci ha promesso una vita facile, né ci propone di credere a chi ci parla di catastrofi, a chi si spaccerà per Lui, ci mette in guardia dal cercare i segni di un’ imminente fine del mondo, ma c’ invita a vivere la nostra umanità pensando che ha una fine inevitabile e che deve e può essere vissuta, non come se fosse fine a se stessa, ma in funzione della nostra appartenenza alla famiglia di Dio e alla gioia che ci aspetta nel riunirci a Lui.
-----------------------------------------------------------------------------------------
Accedendo al blog e registrandosi alla newsletter riceverete ogni giorno una e-mail con il vangelo ed il commento e le varie cose pubblicate nel blog stesso
http://bricioledivangelo.blogspot.it/
OPPURE
https://manuroma86.wordpress.com/
per leggere e inserire post e commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo :https://www.facebook.com/groups/136929857240/?fref=ts
http://www.facebook.com/pages/COME-SI-ENTRA-IN-PARADISOVANGELO-E-RIFLESSIONE-DEL-GIORNO/206580436049815?ref=ts

Storia di Santa Teresina

Storia di Santa Teresina

36
Prima di sposarsi Luigi Martin, il papà di Teresa, aveva tentato la via del chiostro. Nel 1845, a 22 anni, salì al Monastero del Gran S. Bernardo, ma non fu accettato tra i monaci. Di temperamento profondamente contemplativo, avevo scelto la professione di orologiaio in Alençon, una piccola città a duecento chilometri da Parigi. Il lavoro minuzioso e di precisione esigeva raccoglimento e silenzio: nulla di meglio per elevare lo spirito a Dio. Lunghe passeggiate solitarie e la pesca erano il suo passatempo preferito.
30
Zelia Guérin, la mamma di Teresa, aveva desiderato anch’ella di entrare in un Istituto religioso. Si era presentata presso le Suore di S. Vincenzo, ma ricevette una categoria risposta che quella non era la volontà di Dio. A malincuore chinò il capo e da allora si limità a far salire al cielo questa semplice supplica: Signore, poiché non sono degna di esservi sposa, entrerò nello stato matrimoniale per compiere la vostra santa volontà. Ma vi prego, datemi molti figli e che vi siano tutti consacrati. La sua preghiera fu pienamente esaudita: cinque delle sue figlie, tra cui Teresa, diventeranno claustrali. Era un’espertissima merlettaia nel cosiddetto “punto di Alençon”.
37
Quando nacque Teresa, 2 gennaio 1873, la famiglia Martin era composta, oltre che dai genitori, da Maria, Paolina, Leonia; altri quattro figli, due maschi e due femmine, erano morti in tenera età. “Per tutta la mia vita è piaciuto a Dio circondarmi d’amore; i primi ricordi sono sorrisi e carezze tenerissime! .. Ma, se Egli mi aveva messo intorno tanto amore, ma ne avevo posto anche nel cuore, creando amante e sensibile; così amavo grandemente papà e mamma e dimostravo il mio affetto in mille modi, perché ero molto espansiva” (4v°, 14).
44
La piccola Teresa è molto gracile. La portano nella vicina Semallé, in campagna. Più tardi mamma Zelia scrive: “Teresa è una gran bella bimba abbronzata dal sole; la sua balia la trasporta in carriola per i campi seduta sopra fasci d’erba; non grida quasi mai. La ‘Rosina” dice che non si può vedere una bambina più graziosa. Così, come vede, mia cara sorella, tutto va per il meglio… La piccola è dolce e carina come un angioletto. Ha un carattere incantevole, lo si vede già: ha un sorriso tanto dolce. Non vedo il momento di averla a casa… sarà bella ed è già graziosa; ammiro la sua boccuccia che la balia mi dice ‘grande come un occhio’!… sarà di buon carattere, pare molto intelligente e ha un visiono da predestinata” (6v°, 24).
46
Scrive la mamma di Teresa alle due figlie maggiori, Maria e Paolina, che sono in pensionato: “Ultimamente mi è accaduta un’avventura curiosa con la piccina. Ho l’abitudine di andare a messa delle cinque e mezzo, nei primi giorni non osavo lasciarla, ma vedendo che non si svegliava mai, ho finito per decidermi. La metto nel mio letto e accosto la culla, in modo che lei non possa cadere. Un giorno però dimentico di avvicinare la culla. Ritorno… la piccina non c’è più: nello stesso attimo sento uno strilletto. Guardo e la vedo seduta sopra una seggiola accanto al letto, con la testina appoggiata al traversino, e dormiva agitata per la posizione scomoda. Avrebbe dovuto ruzzolare per terra, ma il suo Angelo ha vegliato” (Lettera 119).
43
A due anni e mezzo, la piccola Teresa va con la mamma in visita dalla zia Maria Luisa, monaca a Le Mans. “Al momento dei saluti – scrive Teresa – la zia mi ha passato un piccolo paniere pieno di caramelle, sulle quali troneggiavano due graziosi anelli di zucchero grossi proprio come il mio dito; subito gridai: “Che bello! Ci sarà un anello anche per Celina”. Ma che dolore! Prendo il paniere per il manico, do l’altra mano alla mamma e partiamo: dopo pochi passi guardo il paniere e vedo che le caramelle erano quasi tutte seminate per la strada. Guardo ancora più da vicino e vedo che uno dei preziosi anelli aveva seguito la sorte fatale delle caramelle… Non avevo più niente da dare a Celina!” (7v°, 27).
4
Un giorno Leonia, reputandosi troppo grande per certi giochi infantili, riempie un cestino con la sua bambola preferita, i suoi abitini, i nastri e i ritagli di stoffa, e mette tutto a disposizione delle due sorelle più piccole, perché scelgano a loro piacimento. Dopo che Celina aveva preso ciò che le piaceva, Teresa afferra il cestino dicendo: “Io scelgo tutto!”. Di questo gesto della sua infanzia Teresa si ricorderà più avanti, quando sarà felice di poter dire a Dio: “Io scelgo tutto ciò che tu vuoi”.
31
Teresa aveva un’estrema paura del buio. La mamma, per farle vincere questa debolezza, la mandava ogni sera al piano superiore con un semplice incarico. La piccola non voleva disobbedire, ma salire quella scala le incuteva un vero terrore. Escogitò allora un compromesso. Ad ogni scalino chiama: «Mamma, mamma!» e se la signora Zelia si dimentica di rispondere ogni volta: «Sì, bambina mia!» Teresa resta ferma sullo scalino, aspettando la risposta materna. Un giorno farà così anche con Gesù, chiamandolo nel suo cuore ad ogni istante.
28
La domenica, essendo troppo piccola per andare alla Santa Messa, Teresa rimaneva a casa con la mamma. Era però abitudine portarle a casa il pane benedetto. Scrive Teresa stessa: “Appena vedevo aprirsi la porta, era un’esplosione di gioia senza pari: «Oh, Celina mia, dammi subito il pane benedetto!». A volte non ne aveva, perché era arrivata troppo tardi. Come fare allora? Mi era impossibile farne a meno: quella era la “mia messa”. Il rimedio era subito trovato. «Non hai il pane benedetto? Ebbene, fanne!». Detto fatto, Celina prende il pane e molto seriamente ci recita sopra un’Ave Maria, poi me lo offre ed io, dopo aver fatto il segno della Croce, lo mangio con grande devozione, trovando che ha proprio il gusto del pane benedetto” (9v°, 36).
25
Scrive mamma Zelia alla figlia Paolina: “Le due piccole (Celina e Teresa) non mi preoccupano, sono tanto care tutte due, sono nature scelte, certamente saranno buone. Celina non commette mai la minima colpa volontaria. La piccina sarà buona anche lei, non direbbe una bugia per tutto l’oro del mondo e ha spirito come non ne ho visto a nessuna di voi”. Scriverà anni dopo Teresa: “Amavo già gli orizzonti lontani. Le distese e gli abeti giganteschi, i cui rami toccavano terra, mi lasciavano nel cuore un’impressione simile a quella che provo ancora oggi alla vista della natura… Oh, davve-ro tutto mi sorrideva sulla terra, trovavo fi ori sotto ogni passo e anche il mio carattere felice contribuiva a rendermi piacevole la vita” (11v°, 40).
19
“Cosa dire poi delle veglie d’inverno, soprattutto di quelle del-la domenica? Ah! come mi era dolce dopo la partita a dama sedermi con Celina sulle ginocchia di Papà… Con la sua bella voce, egli cantava dei motivi che riempivano l’anima di pensieri profondi… oppure, cullandoci dolcemente, recitava delle poesie impregnate di verità eterne… Dopo salivamo per fare la preghiera in comune e la reginetta stava da sola accanto al suo Re: non aveva che da guardarlo per sapere come pregano i Santi” (18r°, 63).
22
“Una notte ho sognato che uscivo per andare a passeggiare da sola in giardino. Davanti a me c’era un barile di calce e su questo barile due orrendi diavoletti ballavano con un’agilità sorprendente, nonostante i ferri da stiro che avevano ai piedi. Ad un tratto gettarono su di me i loro occhi fiammeggianti, poi, sembrando molto più spaventati di me, si precipitarono giù dal barile e andarono a nascondersi nella lavanderia. Vedendoli così poco coraggiosi, mi avvicinai alla finestra. I poveri diavoletti erano là che correvano sui tavoli e non sapevano come fare per fuggire il mio sguardo. Credo che il Buon Dio mi abbia voluto far capire che un’anima in stato di grazia non ha niente da temere dai demoni che sono dei vigliacchi, capaci di fuggire davanti allo sguardo di una bambina” (10v°, 38).
16“Durante le passeggiate che facevo con Papà, gli piaceva farmi portare l’elemosina ai poveri che incontravamo: un giorno ne vedemmo uno che si trascinava faticosamente sulle stampelle, mi avvicinai per donargli un soldo, ma egli pensò di non essere abbastanza povero per ricevere l’elemosina. Non posso esprimere quello che accadde nel mio cuore: avrei voluto consolarlo, soccorrerlo… Allora mi ricordai di aver sentito dire che il giorno della Prima Comunione si ottiene tutto quello che si domanda. Questo mi consolò e dissi: « Il giorno della mia Prima Comunione pregherò per il mio povero». Mantenni la promessa cinque anni dopo” (15r°, 52).
13
Tutta questa felicità dell’infanzia svanirà all’improvviso, quando la signora Zelia Guérin, consumata da un male incurabile, morirà nell’agosto del 1877. Le cinque figlie sono sconvolte. Teresa, che ha solo quattro anni e mezzo, si getterà tra le braccia della sorella Paolina chiedendole di farle da “seconda mamma”. Scriverà anni dopo Teresa: «A partire dalla morte della mamma, il mio carattere felice cambiò completamente. Io, così vivace, così espansiva, diventai timida e dolce, sensibile all’eccesso» (12r°, 41).
9Nel novembre 1877 tutta la famiglia lascia Alençon per trasferirsi a Lisieux. In quella città abitano gli zii Guérin e le loro due fi glie: Giovanna di nove anni e Maria di sette. Teresa non soffrì per il cambiamento, anzi: «Non provai alcun dispiacere a lasciare Alençon, – scrive – i bambini amano i cambiamenti e fu con piacere che venni a Lisieux» (13v°, 46). Teresa ama correre e giocare con la sorella Celina e le due cuginette nel grande giardino dei “Buissonnets”, come si chiamava l’incantevole casa, situata sulle alture di Lisieux.
5
Teresa, con la cugina Maria, frequenta la scuola all’Abbazia delle Benedettine. “Una sera, tornando dall’Abbazia, dissi a Maria: «Guidami tu, io chiudo gli occhi». «Voglio chiuderli anch’io», mi rispose. Detto fatto, senza discutere ognuna fece come volle… Dopo una piacevole passeggiata di qualche minuto, le due piccole sbadate caddero insieme sopra alcune casse, poste alla porta di un negozio; o meglio, esse fecero cadere queste ultime. Il venditore venne fuori tutto arrabbiato per rialzare la sua merce: le due cieche volontarie si erano pur rialzate da sole e camminavano a grandi passi, con gli occhi spalancati” (23v°, 78).
40
Una sera d’estate, tornando dalla casa dello zio insieme al papà, Teresa fu colpita dalla bellezza del cielo stellato. Scrisse più tardi: “C’era soprattutto un gruppo di perle d’oro che osservavo con gioia pensando che aveva la forma di una T, lo facevo vedere a Papà dicendogli che il mio nome era scritto nel Cielo e poi, non volendo vedere niente della brutta terra, gli chiedevo di guidarmi. Allora, senza guardare dove mettevo i piedi, stavo con la testolina per aria senza stancarmi di contemplare il cielo stellato!” (18r°, 62).
38
Teresa amava molto i fiori e li coltivava in un angolo del suo orto, per poi offrirli, piena di gioia, al papà o per portarli al piccolo presepio che aveva costruito in una fessura del muro del giardino, davanti al quale si soffermava spesso a pregare Gesù Bambino. Ma le ricreazioni più attese da Teresa erano quelle del giovedì, giorno di vacanza, quando il babbo la portava in campagna o in riva ad un ruscello. Spesso, dopo aver provato a pescare, si appartava tra le piante e i suoi pensieri si facevano molto profondi…
12
Quando ebbe 7 anni Teresa, ben preparata dalla sorella Paolina, fece la sua prima confessione nella Cattedrale di san Pietro a Lisieux. Ricordando quel giorno, Teresa scrisse: “Entrai nel confessionale e mi misi in ginocchio, ma aprendo la grata don Ducellier non vide nessuno: ero così piccola che la mia testa stava sotto la tavoletta su cui si appoggiano le mani. Allora mi disse di restare in piedi; obbedii subito, mi alzai e, voltandomi proprio davanti a lui per vederlo bene, feci la mia confessione come una ragazza grande e ricevetti la sua benedizione con grande devozione” (16v°, 57).
8
Un pomeriggio, mentre papà era in viaggio ad Alençon, avvenne questo fatto straordinario, che Teresa stessa ricorderà più tardi così: «Mi trovavo da sola alla finestra di una mansarda, quando vidi davanti alla lavanderia un uomo vestito come Papà, della stessa statura e con lo stesso passo, solo che era molto più curvo… La testa era coperta da una specie di grembiule di colore indefinito in modo che non riuscii a vedere il viso. Allora chiamai molto forte, con una voce che tremava per l’emozione: “Papà! Papà!”. Ma il misterioso personaggio pareva non udirmi» (20r°, 68). Divenuta grande, Teresa capirà il senso di quella visione: il volto del suo amato papà, colpito da una malattia mentale, si sarebbe velato di sofferenza come il Santo Volto di Gesù sulla Croce.
3
E arriva finalmente anche il periodo felice delle vacanze. Spesso la famiglia Martin si ritrova in riva al mare, a Trouville, dove gli zii affittano una villetta. Che felicità per la piccola Teresa. Ricorderà poi, scrivendo i suoi ricordi: «La sera, nell’ora in cui il sole sembra immergersi nell’immensità dei flutti, lasciandosi davanti un solco luminoso, andavo a sedermi tutta sola su una roccia con Paolina… Lo contemplai a lungo quel solco luminoso, immagine della grazia che illumina il cammino che deve percorrere il piccolo vascello dalla bella vela bianca… Accanto a Paolina, presi la decisione di non allontanare mai la mia anima dallo sguardo di Gesù, affinché voghi in pace verso la Patria dei Cieli!» (22r°, 73).
11Nel 1882 la sorella Paolina lasciò la famiglia per entrare nel Carmelo di Lisieux col nome di suor Agnese di Gesù. Per Teresa il distacco dalla sua “seconda mamma” fu un colpo gravissimo e dopo due mesi anche la sua salute ne risentì. Fu colpita da una strana malattia: soffriva di un forte mal di testa, che la portava a pronunciare parole che non avevano senso; spesso veniva colpita da un tremito che la intontiva e la rendeva come svenuta. Ogni rimedio si mostrava inefficace ed i medici stessi disperavano ormai di poterla salvare.
7Il 13 maggio 1883, giorno di Pentecoste, le sorelle Maria, Leonia e Celina si inginocchiarono davanti alla statua della Vergine Maria, posta accanto al letto di Teresa, per chiederle il miracolo. Anche Teresa si unì alla loro preghiera. «All’improvviso – scrive Teresa – la Madonna mi parve bella, così bella, che non avevo mai visto nulla di così bello: il suo volto spirava una bontà e una tenerezza ineffabile, ma ciò che mi penetrò fino in fondo all’anima fu l’incantevole “sorriso della Madonna”. Allora tutte le mie sofferenze svanirono» (30r°, 94). Ed in breve Teresa ritrovò la sua vivacità.
2
“Leggendo i racconti delle gesta patriottiche delle eroine francesi, in particolare quelle di Giovanna d’Arco, avevo un grande desiderio di imitarle. Mi sembrava di sentire in me lo stesso ardore da cui erano animate, la stessa ispirazione celeste: allora ricevetti una grazia che ho sempre ritenuto come una delle più grandi della mia vita. Pensai che ero nata per la gloria e, mentre cercavo il mezzo per giungervi, il Buon Dio mi fece capire che la mia gloria non sarebbe apparsa agli occhi mortali e che consisteva nel divenire una grande Santa!!!” (32r°, 99).
10
L’8 maggio 1884 fu il giorno meraviglioso della Prima Comunione, alla quale Teresa si era preparata diligentemente e con dei fioretti, per correggere i suoi piccoli difetti. Ecco cosa scrive di quel giorno: “Fu un bacio d’amore, mi sentivo amata, e perciò dicevo: «Ti amo, Gesù, mi dono a te per sempre»” (35r°, 109). In quel giorno, per Teresa, tutte le cose terrene avevano perso la loro importanza, anche il bell’orologio che papà le aveva regalato.
6Teresa viene a conoscenza di un fatto doloroso del quale si parla in tutta la Francia: un uomo, di nome Enrico Pranzini, è accusato d’aver ucciso a Parigi due donne e una bambina. Egli si dichiara innocente, ma il tribunale lo condanna a morte. Subito Teresa sente di voler bene a colui che chiamerà “il mio primo figlio spirituale”: per la sua conversione prega, moltiplica i sacrifici e fa celebrare Messe. Scriverà poi: “La mia preghiera fu esaudita alla lettera! Il giorno dopo la sua esecuzione mi trovo sotto mano il giornale La Croix. Lo apro in fretta e cosa vedo? Pranzini non si era confessato, era salito sul patibolo, quando a un tratto, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presenta e bacia per tre volte le sante piaghe!” (46r°, 135).
1Da lungo tempo anche Teresa desiderava entrare al Carmelo, ma occorreva il permesso del papà. “Per fare la mia grande confidenza scelsi il giorno di Pentecoste: tutto il giorno supplicai i Santi Apostoli di pregare per me, di ispirarmi le parole che dovevo dire… Fu solo il pomeriggio, di ritorno dai vespri, che trovai l’occasione di parlare al mio Papà diletto. Era andato a sedersi sul bordo della cisterna e là contemplava le meraviglie della natura. Senza dire una sola parola andai a sedermi accanto a lui, gli occhi già bagnati di lacrime; egli mi guardò con tenerezza, mi prese la testa e l’appoggiò sul suo cuore dicendomi: «Che hai reginetta mia? Confidamelo!». Tra le lacrime gli confidai il mio desiderio di entrare al Carmelo (50r°, 143)
33
“Mi ricordo perfettamente fu il gesto simbolico che il mio diletto Re compì senza saperlo. Avvicinandosi ad un muro non molto alto, mi mostrò dei fiorellini bianchi simili a dei gigli in miniatura e, prendendo uno di quei fiori, me lo diede, spiegandomi con quanta cura il Buon Dio l’aveva fatto nascere e l’aveva conservato fino a quel giorno. Sentendolo parlare, credevo di ascoltare la mia storia, tanta era la somiglianza tra quello che Gesù aveva fatto per il piccolo fiore e la piccola Teresa… Ricevetti quel fiorellino come una reliquia e vidi che nel coglierlo Papà aveva tolto tutte le sue radici senza spezzarle: sembrava destinato a vivere ancora in un’altra terra più fertile del muschio tenero nel quale erano trascorsi i suoi primi giorni… Era proprio questo stesso atto che Papà aveva fatto per me alcuni istanti prima, permettendomi di salire la montagna del Carmelo e di lasciare la dolce valle, testimone dei miei primi passi nella vita” (50v°, 143).
venezia
“Il viaggio in Italia mi ha istruita di più quello solo che non lunghi anni di studi; mi ha mostrato la vanità di tutto ciò che passa e come tutto è afflizione di spirito sotto il sole. Comunque ho visto cose bellissime, ho contemplato tutte le meraviglie dell’arte e della religione, soprattutto ho calpestato la stessa terra dei santi Apostoli, la terra bagnata dal sangue dei martiri. Venezia non è senza fascino, ma trovo triste questa città. Il palazzo dei dogi è splendido, tuttavia è triste anch’esso con i suoi ampi appartamenti che sfoggiano l’oro, il legno, i marmi più preziosi e le pitture dei maggiori maestri. Da molto tempo le sue volte sonore hanno smesso di udire la voce dei governatori che pronunciavano sentenze di vita e di morte nelle sale che abbiamo attraversato… Hanno smesso di soffrire gli infelici prigionieri rinchiusi dai dogi nelle segrete e nei nascondigli sotterranei… Visitando quelle prigioni raccapriccianti, mi immaginavo di essere al tempo dei martiri e avrei voluto poterci rimanere allo scopo di imitarli!” (59v°, 165).
27
Scavalcando la staccionata, Teresa e Celina discesero tra le rovine dell’anfiteatro. “Come i guerrieri sentono aumentare il coraggio in mezzo al pericolo, così la nostra gioia cresceva in proporzione alla difficoltà che avevamo per raggiungere l’oggetto dei nostri desideri. Celina, più previdente di me, aveva ascoltato la guida e, ricordandosi che aveva parlato di un certo pezzo di pavimento con sopra una croce, che era quello su cui combattevano i martiri, si mise a cercarlo; poco dopo lo trovammo e, inginocchiandoci su quella terra sacra, le nostre anime si fusero in un’unica preghiera. Il cuore mi batteva fortissimo quando avvicinai le labbra alla polvere imporporata dal sangue dei primi cristiani; chiesi la grazia di essere anch’io martire per Gesù e sentii in fondo al cuore che la mia preghiera era esaudita!” (61r°, 168)
24
“Santo Padre – dissi – in onore del vostro giubileo, permettetemi di entrare nel Carmelo a quindici anni !” L’emozione certo mi fece tremare la voce, cosicché il Santo Padre disse: ‘Non capisco molto bene’. ‘Beatissimo Padre – rispose il Vicario Generale – è una bambina che desidera entrare nel Carmelo a quindici anni, ma i superiori stanno esaminando la questione’. ‘Ebbene, figlia, rispose il Santo Padre guardandomi con bontà – fate ciò che vi diranno i superiori’. Allora, appoggiando le mani sulle sue ginocchia, tentai un ultimo sforzo e dissi con voce supplice: ‘Oh! Beatissimo Padre, se voi diceste sì, tutti sarebbero d’accordo!”. Mi guardò fissamente e pronunciò queste parole appoggiando su ciascuna sillaba: “Bene… bene… Entrerete se Dio lo vorrà” (63r°, 174).
21“La mattina del 9 aprile 1888, dopo aver dato un ultimo sguardo ai Buissonets, nido grazioso della mia infanzia che non avrei rivisto mai più, partii al braccio del mio caro Re per salire la montagna del Carmelo. Che momento fu quello! Dopo aver abbracciato tutti i miei cari, m’inginocchiai dinanzi al mio incomparabile Padre, chiedendogli la benedizione; per darmela, si mise in ginocchio egli stesso e mi benedisse piangendo. Fu uno spettacolo che dovette far sorridere gli angeli: quel vegliardo che presentava al Signore la figlia ancora nella primavera della vita. Dopo qualche istante le porte dell’arca santa si chiusero dietro di me, e là ricevetti gli abbracci delle sorelle care che mi erano state mamma” (Maria e Paolina) (69r°, 193).
18“Appena entrata fui condotta in coro e poi seguii la Madre priora Maria Gonzaga nei diversi ambienti del monastero: tutto mi pareva incantevole, mi credevo trasportata nel deserto, soprattutto la nostra celletta mi affascinava, ma la gioia che provavo era calma; non un soffio, sia pur lieve, ondulava le acque sulle quali navigava la mia navicella; non c’erano nubi nel mio cielo limpido. Ah! Ero pienamente ricompensata di tutte le mie prove. Con quale gioia profonda ripetevo queste parole: ‘Per sempre, sono qui per sempre! Sono venuta per salvare le anime, e soprattutto a pregare per i sacerdoti’” (69v°, 195).
15
“Avevo talvolta delle tentazioni così violente di entrare da lei per cercare conforto, per trovare qualche goccia di gioia, che ero costretta a passare rapidamente davanti alla procura e aggrapparmi alla ringhiera della scala. Mi veniva in mente una folla di permessi da chiedere: insomma, Madre amata, trovavo mille ragioni per accontentare la mia natura. … Come sono felice adesso di essermene astenuta fin dall’inizio della mia vita religiosa! Provavo grande consolazione perché in refettorio avevo lo stesso incarico di Paolina e potevo contemplare da vicino le sue virtù, ma questo ravvicinamento mi era causa di sofferenza; non mi sentivo come un tempo libera di dire a lei tutto, c’era la regola da osservare, non potevo aprirle l’anima mia; insomma ero al Carmelo, e non più ai Buissonets sotto il tetto paterno” (75r°, 212).
48
“Avevo sempre desiderato che il giorno della mia vestizione la natura fosse vestitia di bianco come me… Dopo aver abbracciato per l’ultima volta il mio diletto Re, rientrai in clausura: la prima cosa che vidi sotto il chiostro fu ‘il mio piccolo Gesù’ che mi sorrideva in mezzo ai fiori e alle luci e subito dopo il mio sguardo si posò sui fiocchi di neve … il cortile era bianco come me. Che delicatezza di Gesù! Prevenendo i desideri della sua piccola fidanzata, le donava la neve … La neve: chi è dunque il mortale per quanto potente che possa farla cadere dal Cielo per ammaliare la sua amata? Forse le persone del mondo si fecero questa domanda; è certo però che la neve della mia vestizione parve loro come un piccolo miracolo e tutta la città ne fu stupita” (72v°, 204).
45
“Mi impegnavo soprattutto a praticare le virtù piccole, così mi piaceva ripiegare i mantelli dimenticati dalle consorelle, e rendere a queste ultime tutti i servizi che potevo. Facevo anche parecchi sforzi per non scusarmi, cosa che mi sembrava difficilissima, soprattutto con la nostra Maestra alla quale non avrei voluto nascondere niente. Ecco la mia prima vittoria, non è grande, ma mi è costata molto. Un vasetto posto dietro una finestra venne trovato rotto; la nostra Maestra, credendo che fossi stata io a mancare di attenzione, me lo mostrò dicendomi di stare più attenta un’altra volta. Senza dire nulla baciai per terra, poi promisi di essere più ordinata in avvenire” (74v°-210). C’è inoltre in comunità una consorella che ha il talento di dispiacermi in tutte le cose. Quando ho la tentazione di risponderle sgarbatamente, mi limito a farle il più amabile dei miei sorrisi” (13v°, 292).
42
“Ogni sera, quando vedevo Suor San Pietro scuotere la clessidra, sapevo che quello voleva dire: andiamo! È incredibile come mi costava scomodarmi; soprattutto all’inizio tuttavia lo facevo immediatamente, e poi iniziava tutta una cerimonia. Bisognava spostare e portare il banchetto in un certo modo, soprattutto senza fretta, poi aveva luogo la passeggiata, si trattava di seguire la povera inferma sostenendola per la cintura. Lo facevo con tutta la dolcezza che mi era possibile; ma se, per disgrazia, faceva un passo falso, subito le sembrava che la tenessi male e che stesse per cadere: « Ah, mio Dio! va troppo svelta, mi romperò qualcosa ». Se cercavo di andare ancora più lentamente, « Ma insomma mi segua, non sento più la sua mano, mi ha lasciata andare, cado, ah, l’avevo detto che era troppo giovane per accompagnarmi» (29r°, 325).
39
Dopo una lunga e dolorosa infermità, Luigi Martin si spense il 29 luglio 1894. Teresa scrive a Leonia: “Cara sorellina, Penso a te più che mai, da quando il nostro amatissimo Padre è salito al Cielo, e credo proprio che tu provi le nostre stesse impressioni: la morte di Papà non mi fa l’effetto di una morte, ma di una vera vita. Lo ritrovo dopo sei anni di assenza, lo sento intorno a me che mi guarda e mi protegge!… Cara sorellina, non siamo ancora più unite adesso che guardiamo il Cielo per ritrovarvi un Padre e una Madre che ci hanno offerte a Gesù?… Tra poco i loro desideri saranno compiuti e tutti i gigli che il buon Dio ha loro donati saranno uniti per sempre…” (lv°). Un mese dopo anche Celina, che aveva assistito amorevolmente il padre durante la malattia, si congiungerà alle sorelle nel Carmelo.
35“Quando mi fu dato di penetrare nel santuario delle anime (come vicemaestra delle novizie), capii subito che quel compito era al di sopra delle mie forze. Allora mi sono messa tra le braccia del buon Dio, come un bambino piccolo, e, nascondendo il volto tra i suoi capelli, Gli ho detto: Signore, sono troppo piccola per nutrire le tue figlie; se per mezzo mio vuoi dare loro ciò che conviene a ciascuna, riempi la mia manina e io, senza lasciare le tue braccia, senza voltare la testa, darò i tuoi tesori all’anima che verrà a chiedermi il cibo” (22r°, 310). “Ah, se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l’anima della sua piccola Teresa, non una sola di esse dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell’amore! Infatti Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e la riconoscenza” (1v°, 243).
32Teresa animava brillantemente le ricreazioni delle sorelle, tanto che se non c’era lei lo si notava subito, perchè la conversazione languiva. Spesso componeva brevi rappresentazioni sacre in occasione di particolari ricorrenze. Un’eco viva suscitò la composizione Giovanna d’Arco compie la sua missione (21 gennaio 1895): le ascoltatrici furono prese da grande e sincero entusiasmo. Ma la sera, nel silenzio, Teresa, che era stata la trionfatrice nel ruolo dell’eroina di Francia, comprese che tutto è vanità e afflizione di spirito: “Invece di farmi male, di portarmi alla vanità, i doni che il Buon Dio mi ha prodigato (senza che io glieli chiedessi) mi portano verso di Lui: capisco che Lui solo è immutabile, che Lui solo può colmare i miei immensi desideri” (81v°, 230).
scrittrice
Per far piacere alle sorelle e per obbedienza, Teresa, due anni prima della morte, inizia a scrivere la storia della sua anima, intitolandola Storia primaverile di un fiorellino bianco: sono i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, trasformati in un canto d’amore alla misericordia preveniente di Gesù; alla sorella Maria, la santa indirizza un breve scritto, dieci paginette in tutto ma fitte fitte, in cui rivela i segreti dell’amore di cui Gesù aveva inondato il so spirito e parla della sua vocazione: “Nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’Amore”. Infine alla priora madre Maria di Gonzaga, Teresa dedica i ricordi della sua vita religiosa. I tre manoscritti formano la Storia di un’anima.
29
“Allo scopo di vivere in un atto di perfetto Amore,mi offro come vittima d’olocausto al tuo Amore misericordioso, supplicandoti di consumarmi senza posa,lasciando traboccare nella mia anima le onde d’infinita tenerezza che sono racchiuse in te, così che io diventi Martire del tuo Amore, o mio Dio! Questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a te, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza ritardo nell’eterno abbraccio del Tuo Amore Misericordioso!” (Pr 6, 22) L’atto di offerta fu pronunciato da Teresa l’11 giugno 1895. “Ah, da quel giorno felice, mi sembra che l’Amore mi penetri e mi circondi, mi sembra che ad ogni istante questo Amore Misericordioso mi rinnovi, purifichi la mia anima e non vi lasci nessuna traccia di peccato” (84r°, 238).
26
“Da molto tempo avevo un desiderio che mi pareva veramente irrealizzabile, quello di avere un fratello sacerdote. Ed ecco che Gesù non solo mi ha fatto la grazia che desideravo, ma mi ha unita con i vincoli dell’anima a due dei suoi apostoli i quali sono diventuati fratelli miei”.”Ero in lavanderia, molto occupata nel mio lavoro, quando madre Agnese di Gesù mi prese in disparte e mi lesse una lettera che aveva appena ricevuto. Era un giovane seminarista ispirato, diceva, da Santa Teresa che chiedeva una sorella che si dedicasse in modo speciale alla salvezza della sua anima e l’aiutasse con le sue preghiere e sacrifici quando sarebbe stato missionario affinché potesse salvare molte anime” (31v°, 330). Un anno dopo Teresa divenne sorella spirituale di un altro missionario. “Poiché lo zelo di una carmelitana deve incendiare il mondo, spero con la grazia del buon Dio di essere utile a più di due missionari e non potrei dimenticare di pregare per tutti, senza lasciar da parte i semplici sacerdoti, la cui missione è talvolta così difficile da compiere quanto quella degli apostoli che predicano agli infedeli” (33v°, 164).
23
“Il giorno del Venerdì santo (1896) Gesù volle darmi la speranza di andare presto a vederlo in Cielo… Oh, come è dolce quel ricordo!… Dopo essere rimasta al Sepolcro fino a mezzanotte, tornai in cella; ma avevo appena avuto il tempo di posare la testa sul cuscino che sentii come un fiotto che saliva, che saliva gorgogliando fino alle labbra. Non sapevo cosa fosse, ma pensavo che forse stavo per morire e la mia anima era inondata di gioia!… Tuttavia, siccome la nostra lampada era spenta, mi dissi che bisognava aspettare il mattino per assicurarmi della mia felicità, perché mi sembrava che fosse sangue quello che avevo vomitato. Il mattino non si fece attendere a lungo. Quando mi svegliai pensai subito che avevo qualcosa di gioioso da scoprire; avvicinandomi alla finestra potei constatare che non mi ero sbagliata… Ah, avevo l’anima piena di grande consolazione, ero intimamente persuasa che Gesù, nel giorno anniversario della sua morte, voleva farmi udire un primo invito! Era come un dolce e lontano mormorio che mi annunciava l’arrivo dello Sposo” (MsC, 5r°).
20
L’infermiera le aveva consigliato di fare tutti i giorni una passeggiatina d’un quarto d’ora in giardino, e questo consiglio era divenuto per Teresa un comando. In un pomeriggio, una suora, vedendola camminare con grande fatica, le disse: “In queste condizioni farebbe molto meglio a risposarsi, perché la passeggiata non può esserle vantaggiosa. Così si esaurisce!” “è vero, rispose Teresa, ma sa lei chi me ne dà la forza ? Ebbene! Cammino per un missionario. Penso che laggiù, lontano, uno di loro si è forse esaurito nei suoi viaggi apostolici, ed io offro le mie fatiche al buon Dio per diminuire le sue” (QG, maggio).
17
Tempo permettendo, la portano in carrozzella lungo il viale degli ippocastani. è qui, mentre è tormentata dalla prova delle fede, che Teresa scrive le ultime pagine della sua storia: “Gesù permise che la mia anima fosse invasa dalle tenebre più fitte e che il pensiero del Cielo, così dolce per me, non fosse altro che un motivo di lotta e di tormento!… Questa prova non doveva durare solo qualche giorno, qualche settimana; sarebbe svanita solo nell’ora stabilita dal Buon Dio e… quest’ora non è ancora arrivata… Quando canto la felicità del cielo, il possesso eterno di Dio, non provo gioia alcuna, perché canto semplicemente ciò che voglio credere. Ma, Signore, tua figlia accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore e non vuole affatto alzarsi prima del giorno che hai stabilito da questa tavola piena di amarezza alla quale mangiano i poveri peccatori, prima del giorno che voi avete segnato” (6r°, 277).
14
Sotto il porticato del giardino, Teresa trascorre gli ultimi istanti all’aria aperta. Spesso ripete alcuni versi che ha composto per le sue sorelle:
“Morir d’Amore! è assai dolce martirio,
che vorrei appunto per te patire!
O Cherubini, accordate la lira:
del mio esilio io sento già la fine.
Fiamma d’Amor, continua a consumarmi!
Vita fugace, pesa il tuo fardello!
Gesù Divino, il mio sogno adempi:
morir d’Amore!” (PS 8, P 43).
Nel retro di un’immaginetta, sulla quale aveva incollato il fiorellino bianco che papà le aveva donato un giorno lontano, Teresa traccia le sue ultime righe: “Oh Maria, se io fossi la Regina del cielo e voi foste Teresa, vorrei essere Teresa affinché voi foste la Regina del cielo”.
47
“Sento di avviarmi al riposo. Ma soprattutto sento che la mia missione sta per cominciare: la mia missione di far amare il Signore come io l’amo, e dare alle anime la mia piccola via. Se Dio misericordioso esaudisse i miei desideri, il mio paradiso trascorrerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra. Vedrete, dopo la mia morte sarà come una pioggia di rose” (QG 9.6.3).
41
30 settembre 1897: “Alle 7 e qualche minuto, avendo Nostra Madre congedato la comunità, Teresa sospirò: Madre mia! Non è ancora l’agonia?… Non morirò?… – Sì, mia povera piccola, è l’agonia, ma il buon Dio vuole forse prolungarla di qualche ora. Ella riprese con coraggio: Ebbene!… sù!… sù!… Oh! non vorrei soffrire meno a lungo… E guardando il suo Crocifisso: Oh! lo amo! Mio Dio… ti amo! Improvvisamente, dopo aver pronunciato queste parole, cadde piano all’indietro, la testa reclinata a destra” (QG 30 settembre).