lunedì 10 novembre 2014

(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

VANGELO 
(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo spirito di venirmi nel cuore e di darmi la forza di vivere la fede, per quello che è giusto che io viva, senza paure né limiti umani, annientami ed usami, sono tua.

Per comprendere bene questo brano, sono dovuta tornare indietro, al versetto precedente che dice: In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Allora la mia fede, la nostra fede, quanto è piccola? Non abbiamo proprio capito niente di Dio, e Gesù ce lo fa capire in maniera chiara… ma solo con il cuore libero possiamo entrare in questo mistero.
La fede è un dono, che arriva quando e come il Signore decide di aprirti il cuore. Può avvenire a 5 anni e a 50, ma per tutti coloro che si definiscono Credenti, c’è un momento in cui scatta una molla che ti spinge a cercare come un affamato la parola di Dio. Fame, sete, voglia di stare insieme…. ed è subito amore!!!
L’esempio del padrone che appena arriva il servo stanco dal lavoro dei campi si mette a servirlo e così contraria alla realtà, ci deve far comprendere che la mentalità umana deve essere completamente abbandonata se vogliamo entrare in comunione con Gesù, ma noi non riusciamo proprio a farlo.
Eppure i santi si sono fidati di Dio, fino ad ottenere grazie così particolari da farci rimanere incantati nel sentire le opere che sono riusciti a compiere. Perché se loro ci sono riusciti , noi non ci riusciamo? Sicuramente c’è qualcuno che anche oggi, riesce a superare questo ponte che collega l’umano con il Divino, ossia con lo Spirito di Dio, ma certo che se continuiamo a restare fermi credendo di fare già chissà cosa, non arriveremo mai neanche ad aver fede come neanche la metà di un granellino di senape.
Provare per credere? La domenica, andremo in chiesa, ci metteremo di fronte a Gesù, ci sentiremo grati a Dio di aver dato la sua vita per noi o ci sentiremo bravi e penseremo che Lui ci deve guardare… quanto siamo stati bravi, gli abbiamo fatto questo gran piacere a venire in Chiesa, con tutto quello che abbiamo da fare….
E pensare che senza il suo aiuto siamo niente, perché non proviamo ad essere appena un po’ di più di questo? Perché non apriamo la nostra mente ed il nostro cuore a quanto dobbiamo al Signore che si fida ancora e sempre di noi, fino all’ultimo, nonostante il nostro stupido egocentrismo! Perchè non proviamo a sradicare da dentro di noi tutte le nostre paure di lasciarci andare, i nostri dubbi, i nostri difetti, la nostra parte ingombrante, il nostro gelso radicato nella nostra umanità per far posto al semino di senape perchè possa far crescere in noi la fede.
Pe questo ti preghiamo Signore: accresci la nostra fede! Fa che comprendiamo che tutto quello che riceviamo è dono e che viviamo per servirti. Amen!


domenica 9 novembre 2014

IL PERDONO È UN PONTE SUL QUALE DOVREMO PASSARE ANCHE NOI, NON LO DISTRUGGIAMO.


(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.

VANGELO
(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito di Dio, guidami attraverso la tua parola nella conoscenza del cammino da percorrere per seguirti e non smarrire le tue tracce.
I primi discepoli di Gesù potevano sposarsi ed avere figli, ma non dovevano dare scandalo, anche se inevitabilmente gli scandali ci sarebbero stati, anche Gesù avverte di questo, perché è insito nella natura umana trasgredire alle regole.
Ma Dio è misericordioso e capisce, ha sempre una grande attenzione per il peccatore, ma anche se per perdonarlo ha bisogno del suo pentimento, ci invita a fare altrettanto.
Noi ci rendiamo conto che è molto quello che ci chiede, ma forse dimentichiamo le parole che ci ha insegnato nel Padre Nostro: RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI- ed allora, invece di accettare sempre solo quello che ci fa comodo, pensiamo bene a quello che facciamo, e se abbiamo giustamente paura di non riuscire,cerchiamo di essere furbi anche nelle cose spirituali. Sapete che penso? Che se nessuno sa insegnare il perdono,è perchè nessuno è capace del perdono vero.
Purtroppo, o per fortuna però, la nostra salvezza è legata alla nostra capacità di perdonare, e per vivere meglio sia in terra che "poi" sarà meglio che impariamo.
Gli scandali sono all’ ordine del Giorno, perché a volte chi dovrebbe guidare il gregge si perde nel peccato e nel vizio, si sottomette ad altri dei, come l’ apparire e il potere, la corruzione e la disobbedienza, ma vi prego, non facciamoci ingannare da queste cose, perché mentre molti figli si allontanano e incolpano i loro pastori, dobbiamo ricordare di guardare ad un unico pastore che è Gesù Cristo; l’ unico che non ha mai sbagliato nulla e che ha sempre fatto il volere di Dio Padre e pregare per chi si perde, perché siamo tutti membra dello stesso corpo e del corpo di Cristo.
Il perdono per i figli di Dio non è un optional, non è una scelta facoltativa, ma è parte integrante del cammino di fede. Ci sono cose, anche non molto gravi, che però non ci riesce di superare, di perdonare. Spesso ci sentiamo delusi, sconcertati, e il nostro orgoglio ci impedisce di fare il primo passo. Continuiamo a soffrire aspettando che sia l'altro a farsi avanti, a fare il primo passo.... quando basterebbe pensare che noi non siamo capaci di perdonare, ma che chiediamo a Dio di perdonare la persona che ci ha ferito, con tutto il cuore e, quando sentiremo salire un po' di risentimento, preghiamo per quella persona, perchè sentire non significa acconsentire.
Ci vuole fede per perdonare sempre, ma è quello che Gesù ci chiede, anche se a volte abbiamo l’impressione di essere presi in giro da chi continua a sbagliare contro di noi, ad offenderci in qualche modo e che poi magari ci chiede scusa per poi risbagliare nuovamente. Gesù non da un limite al perdono, ma ci chiede di farlo SEMPRE e di avere fede nella capacità di questo gesto di cambiare le persone … e ce ne vuole di fede ! Specialmente nella società in cui viviamo dove sempre più frequentemente guardiamo gli altri con diffidenza. Gesù ci chiama ad essere testimoni del perdono capaci di amare e guardare con misericordia chi sbaglia, anche perchè infondo noi stessi per primi sbagliamo e siamo perdonati.
Nella nostra società se perdoni, se non guardi con disprezzo chi ti ha trattato male sei considerato uno stolto, un debole, un perdente, ma credo valga la pena essere considerati così, perchè c’è in premio una vita sicuramente migliore rispetto ad una passata vivendo nel rancore. Portando con se rabbia, incapacità di perdonare questo mondo non migliorerà mai. Ognuno di noi nel proprio piccolo è chiamato ad essere messaggero di pace e perdono.
Rendici capaci Signore di non dimenticare mai che noi per primi abbiamo commesso errori e siamo stati perdonati e aiutaci ad aumentare la nostra capacità di perdonare.

sabato 8 novembre 2014

André Rieu "AVE MARIA" Gounod "HERMOSA COMO LA AURORA, BELLA COMO LA LUNA"

(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.

VANGELO
(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni accanto a me Spirito Santo di Dio, ed aiutami a non essere ottusa e a non voler mettere il mio pensiero dinanzi al Tuo.
Questo brano è spesso e volentieri usato per parlare male della chiesa, mettendoci al posto di Gesù, a rivoltare i banchetti di una chiesa che non ci piace in certi suoi aspetti, ma amici miei, tra quei banchetti che rivoltiamo e che non accettiamo c’è anche il nostro.
Tutti noi cerchiamo di mercanteggiare con tutto, non siamo abituati a dare senza ricevere nulla in cambio, e se anche in teoria lo facciamo, nella pratica se non riceviamo ringraziamenti e riconoscenza per le nostre opere o addirittura riceviamo offese, siamo subito pronti a rinfacciare tutto quello che abbiamo fatto.
Ma questo brano non si sofferma solo a questo aspetto della Chiesa, ma ci fa presente che la chiesa è il corpo di Cristo, e che noi ne siamo parte; quindi se vogliamo ritenerci degni di essere chiesa, dobbiamo essere “divorati dallo zelo “ per essa.
Impegniamoci per primi come partecipanti della comunità ecclesiale, e non solo per apparire, ma veramente per dare tutto quello che Dio ci dona in grazia. Ognuno di noi può chiedere di essere utile nella sua parrocchia, e senza metterci a spettegolare, ma magari semplicemente impegnandoci a servire la comunità la dove serve, dove il parroco ci indicherà.
Chiediamo di poter stare con i bambini, con gli anziani, chiediamo di essere istruiti ed educati, con umiltà, quell’umiltà che spesso sentiamo carente negli altri, cerchiamo di essere i primi a dimostrarla.
C’è un brano del vangelo di in cui Gesù parla a Natanaele e gli dice: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi».
Il Signore ci conosce, sa tutto di noi, i nostri difetti, i nostri limiti e anche i pregi che magari noi stessi non sappiamo di avere, perché tutto è suo, ossia ci viene da lui, ed a Lui dobbiamo chiedere ininterrottamente di essere come lui ci vuole.
Gesù ci ha spesso esortato a chiedere a confidare in Lui e ci ha anche insegnato che è sempre Lui con il suo Spirito che opera, quindi questa è la cosa che più di ogni altra dobbiamo tenere presente, SEMPRE.
Dobbiamo avere il coraggio di testimoniare, ma la sapienza di non poter imporre le nostre idee, e quando ci accingiamo a parlare con qualcuno del Signore, chiediamo a Lui di usarci, e di servirsi di noi, non pensiamo mai di saper fare da soli, perché senza lo Spirito Santo su di noi, siamo solo cembali stonati e vuoti.
Quindi amici coraggio, non abbiate paura diceva il nostro Papa, Giovanni Paolo II, aprite il vostro cuore a Cristo, riascoltiamo insieme questo brano.

venerdì 7 novembre 2014

(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?

VANGELO
(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Signore con il tuo Santo Spirito a comprendere la tua scrittura come tu vuoi da me ed a vivere come Tu vuoi che io viva; non lasciare che io ondeggi ,come canna al vento, ma guidami Tu in ogni mia cosa, con tutto il Tuo amore.
Il Signore vede tutto, anche quello che noi stessi non vediamo.
Vede nel mio, nel tuo cuore, vede quello che pensiamo veramente, non quello che facciamo trasparire e, se avessimo la coscienza di questo, non la finiremmo più di chiedere perdono.
Ci affanniamo per arrivare alla fine del mese, per riuscire a vivere dignitosamente, o per avere di più, o addirittura per essere ricchi…. ma alla nostra anima che stiamo dando? Non basta una preghiera ogni tanto, non basta neppure pregare tutto il giorno se non riusciamo a mettere in pratica nulla di quello che Gesù ci insegna.
Sembriamo buoni cristiani, ma non lo siamo mai fino in fondo, c’è sempre quello scalino che non riusciamo a superare, a salire, perché la nostra pigrizia o il nostro orgoglio ce lo impediscono.
Siamo ricchi di noi stessi e poveri delle cose di Dio, purtroppo è questa la nostra realtà.
Diamo quello che ci riempie di orgoglio dare, parlo soprattutto per me, quante volte mi sono sentita appagata da questa pagina che scrivo, se mi viene detto grazie…. a me, che non sono altro che uno scarabocchio di Dio, che non riesco neanche a farmi usare da Lui con umiltà.
Oggi sono critica prima di tutto con me stessa, ma credo che in molti possiamo riconoscerci in questo. Sentirsi utili… può nascondere tanta vanità, tanto orgoglio, e sarà bene ogni tanto, fare un piccolo esame di coscienza per capire quanto siamo schiavi del nostro ego.Purtroppo siamo impastati di superbia e istintivamente siamo malvagi, dobbiamo continuamente imparare a controllarci.Molti pensano che la religione metta dei limiti alla libertà,e con queste mie parole, in qualche modo,sembra che io dica la stessa cosa, ma non è assolutamente così. La parola di Dio ci è stata donata perchè possiamo vivere a lungo e in armonia tra anima e corpo. La parola di Dio non è una legge che impone , ma una parola che propone la ricerca di un modo di concepire la vita stessa.
In questa parabola Gesù ci dice chiaramente che non si possono servire due padroni, e lo dice veramente a tutti, ed in particolare ai suoi discepoli, ed oggi noi vediamo quanta corruzione e quanto mal’ affare si sia introdotto anche tra i membri della chiesa e quello che è orribile è che seguendo con avidità la ricchezza ed il potere ci si allontana da Dio.
La chiesa ricca che molti criticano, dovrebbe essere ricca di amore per i suoi figli ed in parte lo è, ma sembra che passi solo il male e si veda solo quello, ed è triste che questa piaga aperta nel corpo di Cristo, dilaghi sempre di più.
Per guarire questa piaga, ci vogliono poche chiacchiere e molte preghiere.
Essere ricchi di beni materiali può rendere aridi e insensibili, ma ricevere beni spirituali può essere ancora più pericoloso, perché l’umiltà non può essere un optional ,ma deve essere alla base della nostra fede e della nostra vita.
Se non si è fedeli nel poco, non si può essere fedeli nel molto… dice bene il Signore, come può fidarsi di noi se appena ci concede un dito, corriamo a vantarcene? Maria non si è vantata all’annuncio dell’Angelo, ma è corsa a servire e a lodare il Signore… A volte bisogna avere il coraggio di convertirsi e da cristiani diventare di Cristo, abbandonando tutto, ma veramente tutto di noi e, se non lo facciamo, resteremo fermi, o peggio ancora, sbaglieremo strada e non troveremo più la porta stretta.

giovedì 6 novembre 2014

(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

VANGELO 
(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». 

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Di Sapienza e d’Amore, aiutami a comprendere il senso delle parole di Gesù e viverle con tutta me stessa.

In questa pagina può sembrare quasi che il Signore voglia lodare l’amministratore disonesto, ma imparando un po’ a conoscere Gesù, abbiamo capito che è un provocatore.
Infatti quello che vuole dire è che se la stessa scaltrezza che usiamo per amministrare le cose terrene, la usassimo per quelle spirituali saremmo lodevoli.
Vediamo che l’amministratore disonesto, cerca di attirare a se i debitori del padrone sperando che questi possano ricordarsene poi, quando sarebbe restato senza lavoro, e magari lo avrebbero potuto aiutare.
Mi viene da pensare a certi rimaneggiamenti, ai ribaltoni , a quegli accordi sotto al tavolino che i politici fanno con i nemici comuni dell’avversario.
Chiaramente tutto questo riguarda la scaltrezza di chi si occupa delle sue cose, dandogli una certa importanza, ma è sbagliato pensare solo alle cose terrene, addirittura cercando nella disonestà la soluzione ai problemi, perché dovremmo dare almeno la stessa importanza al futuro della nostra anima, perché perdendo la strada dell’onestà e della correttezza ci mettiamo in pericolo e dobbiamo considerare che la vita terrena è un passaggio, ma oltre questa c’è l’eternità.
Che cosa vogliamo fare di noi stessi? In questo secolo in cui non si dà importanza all’anima, vogliamo forse vendercela come spesso facciamo con il nostro corpo? Vogliamo dimostrare di non avere padroni rendendoci schiavi di un benessere mortale, mentre disprezziamo quello immortale dell’amore di Dio?
Attenti fratelli, forse non arriveremo mai ad essere perfetti amministratori della nostra condotta, cerchiamo almeno di mettercela tutta, ma come figli della luce, sapendo bene la via sulla quale incamminarci, e non come figli delle tenebre, brancolando nel buio.

mercoledì 5 novembre 2014

(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.

VANGELO
(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e donami la grazia di comprendere le scritture, dammi la forza di viverle e di fare tutto quello che tu desideri da me. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gesù va avanti per la sua strada, non gli interessa avere l’approvazione di chi conta in città, anzi, il suo comportamento è una continua provocazione, perché sa qual è il suo scopo, che è quello di riportare i peccatori sulla via della salvezza, di ricondurli al Padre.
Questa cosa certo non è facile da comprendere per scribi e farisei, che tenevano a debita distanza tutti quelli che non facevano parte della loro cricca di colti e benestanti. Se ci pensiamo, scartavano i poveri, i malati, i peccatori, i bisognosi… insomma tutti quelli che invece erano cari al Signore, considerandosi un’ élite.
Gesù li ammoniva, li riprendeva e spesso li accusava d’essere falsi ed ipocriti, proprio a loro che si sentivano così giusti... ed invece quando parlava con i peccatori, sembrava quasi che li amasse di più di loro, perché non aveva mai una parola di rimprovero.
Gesù, che comprende la loro rabbia, cerca di spiegargli con questa parabola il motivo di tanta comprensione per i peccatori.
Gli ebrei anticamente, erano un popolo di nomadi, dediti alla pastorizia e all’ allevamento, quindi l’esempio della pecora e della moneta perdute, era il più adatto per far capire loro quanto era importante per Lui recuperare alla grazia di Dio quelli che n’ erano sfuggiti, e si erano perduti per le vie del mondo.
Quale gioia per il Padre ritrovare i suoi figli. A suo tempo ci parlò della parabola del figliol prodigo, in cui il padre fa festa per il figlio perduto e ritrovato. Questo è quello che da gioia al Signore, che pur lasciandoci liberi, non ci dimentica mai, e non vede l’ora che torniamo a riabbracciarlo.
Se veramente amiamo Dio, non facciamo come i farisei, ma, come sta facendo il Santo Padre Francesco, apriamo il nostro cuore a chi non crede, non fermiamoci al giudizio, ma aiutiamoli a ritrovare la strada. Questo è quello che fa chi ama il Padre, proprio come ha fatto Gesù. 

martedì 4 novembre 2014

(Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

VANGELO
(Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ed illumina con la tua parola la mia vita, fa che io possa comprendere quello che tu vuoi che io comprenda e che alla luce della tua parola possa vivere come Dio vuole.
Gesù non è venuto per sovvertire la parola di Dio, infatti se ci riflettiamo, non ha detto nulla che mutasse i dieci comandamenti scritti su tavola di pietra, (immutevoli nel tempo) dal dito di Dio, ma ha aggiunto e precisato le leggi che Mosè e i profeti avevano aggiunto per dare un regolamento al popolo di Dio.
Per questo Gesù è venuto prima in predicazione, per far capire agli uomini che Dio non vuole solo obbedienza cieca, come credevano gli ebrei, ma anche amore, perché siamo stati creati e salvati per amore.
Chiaro quindi che seguire Gesù deve essere un gesto dettato da questa consapevolezza, perché altrimenti riesce anche difficoltoso avere fede se non si riesce a capire che tutto quello che ci unisce a Dio è amore allo stato puro, sublimizzato da parte sua, che ha donato la vita per la nostra salvezza e che amandoci, non può certo volere il nostro male.Ecco quindi il senso di lasciare tutto quello che è terreno per seguirlo, non ci vuole dire di abbandonare la nostra famiglia, ma di considerare sempre Dio, come punto focale della nostra vita perché solo da Lui può venire la nostra salvezza, solo dalle sue parole, costituite in comandamenti, solo per il nostro bene.
Per esempio, a volte ad un uomo può capitare di conoscere una donna che vuole tutto, anche quello che onestamente non si può ottenere, con il proprio lavoro e pur di non perderla, costui scenderà a patti col diavolo, accettando di compiere furti o brogli.  Quell' uomo antepone il suo interesse e quello della donna alla legge di Dio e questo non è giusto, e non servirà a trovare la felicità, perché la sua unione non è costruita saldamente sull' amore reciproco, che non teme le difficoltà, ma su false fondamenta.
Leggendo queste parole capiamo che non si può vivere secondo Cristo e cercare di accumulare ricchezze, senza occuparsi dei fratelli in difficoltà, ma quello che ci dice Gesù è qualcosa di più, è un insegnamento a non fare calcoli prettamente umani, perché lui non ci fa promesse di ricchezza e potere come un potente della terra, ma di mettere in conto che la nostra fiducia deve essere sincera e totale, non deve temere le difficoltà, perché il nostro deve essere un affidarci completamente a Dio. Dio sa che dobbiamo affrontare delle battaglie tutti i giorni, prima di tutto con noi stessi; conosce i nostri difetti e ci guida attraverso la sua parola alla correzione. Leggiamola attentamente questa parola di Dio, facciamola nostra, lasciamoci trasformare dalla conoscenza della verità e non cerchiamo di adattarla alle nostre esigenze di comodo.

lunedì 3 novembre 2014

(Lc 14,15-24) Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.

VANGELO
 (Lc 14,15-24) Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore
  

LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e indica alla mia mente il pensiero di Gesù perchè  questo passo del Vangelo possa entrare fin dentro le mie ossa ed essere la struttura portante della mia vita.

A me sembra che Gesù stia parlando in quel tempo, così come parlerebbe proprio oggi; tempo in cui ognuno crede di sapere cosa è importante per Dio e cosa è importante per l'uomo.
Vediamo che l'invito è aperto a tutti, ma ancora cerchiamo di escludere quello o quell' altro, come se il discorso di Gesù non lo ascoltassimo neppure.
Aprire le porte ai ciechi, agli storpi, ai poveri,  questa è l'indicazione del Signore, allargare le braccia alla carità, alla comprensione e alla comunione con i fratelli,  ed invece che cosa facciamo?Proprio come allora la nostra risposta al Signore, è identica a quella degli invitati al grande banchetto.
C' è sempre qualcosa da fare di più importante, qualcosa di più urgente, ed intanto il tempo passa e non decidiamo mai di accettare quell'invito. C' è poi chi ci prova, chi cerca di corrispondere al richiamo del Signore, ma spesso concediamo al Signore i ritagli del nostro tempo; basti pensare alle nostre funzioni, con l'orologio alla mano, ed il pensiero altrove, come per compiere più un dovere che per vivere con intensità l'incontro con l'amato.
Vero è che oggi dobbiamo faticare per riconoscere nella nostra messa Gesù, che dopo averlo tolto dal centro dell'altare e spostato di lato, con tutto quell' andare e vieni sull' altare anche il Signore è relegato un po' come un figurante.
Vero è che pochi sono quei sacerdoti che tendono a scomparire  per mettere al centro Cristo.
Vero è che ascoltiamo senza assumerci nessun impegno.
Vero è che usciamo dalla messa nello stesso modo in cui siamo entrati, senza che il Signore sia riuscito a penetrarci il cuore.
Vero è che passiamo davanti al nostro bisogno di felicità senza fare nulla, continuando a cercarla dove non si può trovare, proprio come passiamo davanti al derelitto, senza riconoscere in lui il Signore.
Eppure solo il Signore mantiene le promesse, solo il Signore è vita e verità, allora perchè continuiamo a rimandare di accettare quell' invito, per seguire l'invito di satana, che ci porta a cercare nel benessere del mondo il nostro cibo... ricordiamo che lui ha già mentito e che sempre ci ha ingannato: "Quello che aveva promesso Satana non si avverò, perchè non si raggiunge  la conoscenza disobbedendo  alla parola di Dio, ma il timore di Dio è il principio della sapienza."(Proverbi 1:7)

E' PACE INTIMA di Gen Rosso

domenica 2 novembre 2014

(Lc 14-12,14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

VANGELO, 
 (Lc 14-12,14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: 
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; aiutami a servirti con questa pagina di vangelo.

Che grande uomo Gesù! 
Ricordo che quando ero piccola, vinsi un concorso di religione, il concorso ”veritas” alle elementari, parlando di Gesù e del fatto che era un tipo buffo, perché faceva sempre il contrario di quello che facevano gli altri.
Questo brano lo conferma in pieno, chi penserebbe di offrire  una cena  a gente sconosciuta?
Eppure questa è la via della carità, quella che lui ci indica , che poi è la stessa che Lui ha percorso.
Infatti per carità d’amore siamo stati invitati al banchetto del regno di Dio, per compassione amorevole,  Gesù ha dato la sua vita in remissione dei nostri peccati ed ancora per caritatevole amore  si è donato a noi nell’Eucarestia.
L’amore vero, quello che non conosce ostacoli, quello che vuole solo e principalmente il bene dell’amato, e che non è mai abbastanza amato, è solo quello di Gesù, come diceva piangendo San Francesco, come urlava santa Teresina…. Nessuno amerebbe dei tipi come noi, ingrati ,egoisti, superbi e traditori… ed è questo che ci chiede di fare, amare gli altri come lui ci ama.
Non è facile… ma se ci proviamo sempre un po’ di più, riusciremo a capire che l’amore per gli altri,è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi.

sabato 1 novembre 2014

GLORIA GLORIA di Giombini


ti voglio bene per sempre Chicca

Don Gio': Il sogno di Dio

SERVO DELLA PAROLA

(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

VANGELO
 (Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore

La mia riflessione
 Preghiera
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto.
Oggi commemoriamo i defunti, ieri i Santi, forse spesso la differenza è veramente minima tra gli uni e gli altri, non per merito nostro, ma perché siamo santificati dal sacrificio di Cristo.
Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe  essere quella di vivere imitando Cristo, quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è troppo,  spesso rinunciamo. Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che ci permette di passare oltre; possiamo dubitarne, ma dentro di noi sappiamo che è così.
L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità   che Gesù ci parla, ma dell’immortalità dell’anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui  risorgere .
Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola;  solo così potremo imparare a fidarci di Lui, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’eternità che ci dona solo Dio.
 I nostri cari defunti, non possono più fare nulla per loro stessi, ma noi possiamo pregare per loro,come loro pregano per noi, ed in questo dono di reciprocità,continuiamo ad amarli e ad essere amati,uniti all'amore di Cristo, che ci ha amato fino a morine, e  risorto per poterci risorgere. Una fortissima esperienza che non mi stancherò mai di divulgare è quella di Gloria Polo.
http://www.youtube.com/watch?v=n0Nr9J0jv1g

Per il libro qui la copia gratuita
http://issuu.com/flavianopatrizi/docs/gloriapolo_testimonianza

venerdì 31 ottobre 2014

festa di Ognissanti

1 Novembre

Festa di tutti i Santi
Un'unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, 
intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente. 



Oggi è una festa di speranza:

 "l'assemblea festosa dei nostri fratelli"

 rappresenta la parte eletta 

e sicuramente riuscita del popolo di Dio;

ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera:

 la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere 

straordinarie, ma con il compimento fedele

della grazia del battesimo.


La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di spe­ranza, di fede.
 Una delle giornate più raf­finate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l'umanità, dell'umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giusti­zia, dell'umanità che sembrava perdente e invece è vittoriosa.
 E’ la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calen­dario e che veneriamo sugli alta­ri, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di pie­di, senza che nessuno si accor­gesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti no­stri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo.
 Un anziano parro­co di campagna , nel giorno di Tutti i Santi, per far capire al­la sua gente che si dovevano ri­cordare tutti i cristiani santi che stanno in Paradiso toglieva le im­magini e le statue dagli altari. U­na stranezza ,apparentemente, ma che voleva anche sottolineare il fatto che di solito, una volta che ab­biamo messo i santi sugli altari, li ammiriamo, li invochiamo, ma non li imitiamo, perché pensiamo che siano troppo eroi per vivere come loro. Ma non è così.
Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una mol­titudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metter­lo in pratica.
 Sono questi i santi che salva­no la terra. C'è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che so­no sulla terra, che noi continuia­mo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostan­te il tanto male che c'è nel mon­do. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: “una molti­tudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua”.
La definizione più bella dei santi è quella di un bambino di una scuola materna.
La maestra aveva portato la sua classe
a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate lu­minose.
A scuola di catechismo ho domandato ai bambini: Chi sono i santi?
Un bambino mi ha risposto: “Sono quelli che fanno passare la luce”.
 Stupenda defi­nizione: i santi fanno passare la luce di Dio
che continua ad illu­minare il mondo.
 Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere an­che noi chiamati alla santità, per­ché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo?
E San Gio­vanni che ce lo ricorda: “Caris­simi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente… ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sap­piamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo si­mili a lui, perché lo vedremo co­sì come egli è”.
Ma quale è la strada della san­tità? Gesù ce l'ha indicata con l' annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve con­frontarsi.
È il portale d'ingresso del Discorso della Montagna, la “carta costituzionale del cristianesimo”. Ogni regno ha le proprie leg­gi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ul­timo segno della nostra somi­glianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna esse­re felici.  
 (A cura di G. Sangalli della Rivista mensile “Maria Ausiliatrice” Torino  )



Un Dio che non abbandona mai i suoi figli nel cammino verso di lui. 
Tutti i Santi

Vangelo: Mt 5,1-12
I primi due giorni di novembre – festa dei santi e ricordo dei defunti – ci invitano ad uscire dal grigiore del quotidiano per guardare oltre, più in alto, là dove sono giunti, prima di noi, i nostri fratelli che ci hanno preceduti nella fede e sono ora nella pace.

Una moltitudine.
Quanti sono i santi?
 Nella sua visione, Giovanni parla di "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare di ogni nazione, popolo e lingua". Siamo in presenza di una folla enorme, nella quale non ci sono distinzioni di razze o di culture, tutti appartengono al popolo di Dio, il nuovo Israele. La caratteristica che li accomuna è quella di aver attraversato "la grande tribolazione". Per la realizzazione del Regno, essi hanno completato nella loro carne, ciò che mancava ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. E ora sono con lui nella stessa gloria di Dio. Attraverso la sofferenza sono giunti alla gloria, a cominciare dai martiri, che hanno dato la vita per la fede. È questo il cammino da compiere per giungere, anche noi, a far parte della "moltitudine immensa". Nessuno è escluso, ma la condizione è uguale per tutti: avere seguito Cristo sulla via della croce, condividere con lui ogni giorno la lotta per la giustizia e per la pace.
Figli di Dio.
Chi sono i Santi?
 La santità è una conquista, ma anzitutto un dono di Dio. Nella sua prima lettera l'apostolo Giovanni ci esorta a vedere "quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente". Non dobbiamo dunque guardare alla santità come nostro merito, ma anzitutto come dono, come grazia che ci viene da Dio. Lui solo è il santo e da lui viene ogni santità. Siamo "santi" perché, senza nostro merito, Dio ha partecipato a noi la sua stessa vita. "Noi fin d'ora, aggiunge l'apostolo Giovanni, siamo figli di Dio". La differenza tra noi e i santi del cielo è una sola: "Ciò che saremo, non è stato ancora rivelato". Non siamo ancora in grado di comprendere quale sarà la nuova condizione di vita che Dio ha preparato per noi, "quando saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Notiamo nelle stesse parole dell'apostolo la difficoltà di esprimere una realtà di cui ci manca l'esperienza: essere simili a Dio e poterlo godere per sempre. È questa la radice della speranza che sostiene ogni credente.


Essere beati.
Numerose sono le categorie dei santi, che Gesù stesso indica nelle beatitudini, il discorso della montagna. Ci sono i poveri, gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati, gli insultati e i calunniati. Per tutti costoro Gesù aggiunge: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" e li definisce "beati" cioè graditi a Dio per la loro condizione o per la loro operosità. Tutti li accomuna il fatto di vivere un'apertura totale a Dio, al suo Regno e al prossimo. È l'atteggiamento di chi ha fame e sete di giustizia, di chi desidera la pace messianica, di chi è umile e pronto a dare la vita per il Regno di Dio e la sua giustizia. Il discepolo "beato" è colui che sa e vuole imitare Cristo "povero e umile di cuore". I santi, oltre che amici di Dio, sono anche i nostri modelli di vita. Come noi, hanno vissuto tempi difficili e hanno incontrato avversità, conservando la fede. Con il loro esempio ci esortano a non cedere alla tentazione, ad avere fiducia nella grazia di Dio e nella sua bontà. Un Dio che non abbandona mai i suoi figli nel cammino verso di lui.
I Santi son la testimonianza della fedeltà e dell´amore verso Dio che siamo chiamati ad imitare in forza del battesimo ricevuto 
 

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno,
che ci hai concesso di venerare con una sola solennità
 i meriti di tutti i tuoi Santi;
ti preghiamo di accordarci,
 in vista di tanta moltitudine di intercessori,
l'abbondanza della tua misericordia.
 

Santità è...
L’impegno di ogni giorno vissuto con gioia.
La forza di sorridere anche nei momenti più duri.
Dio incontrato in ogni istante della vita.
Accoglienza incondizionata di ogni fratello.
Preghiera che si incarna nella vita e vita che diventa preghiera.
Impegno perché la giustizia sia realtà per tutti.
Dono semplice del proprio essere.

Accogliere ogni minuto come dono di Dio e ringraziare di cuore.
Credere che Dio accompagna e benedice ogni nostra azione,
ogni nostro pensiero.

E’ il coraggio della verità, della libertà, della giustizia.
E’ costruire la pace attraverso i piccoli gesti di ogni giorno.
E’ lasciare che la Parola di Dio illumini la nostra vita.
E’ il paradiso raggiunto nel quotidiano.
E’ gratuità, generosità, condivisione.
E’ dare e ricevere.
 (fonte : Rivista salesiana)

"Allora apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,
di ogni nazione, razza, popolo e lingua.
Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello,
avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani."
(Ap 7,9)
E' un fiducioso messaggio universale, che annuncia una comunione piena e profonda tra gli uomini di tutta la terra, uniti nella gioia della vita eterna, grazie all'amore di nostro Signore, creatore e redentore !
Numerose sono le schiere dei santi che ci precedono e, incessantemente, il cuore di uomini e donne si apre nuovamente alla chiamata del Signore, per operare a favore di questa comunione e permetterci fin d'ora di sperimentare la gioia della vita divina : "Beati gli operatori di pace,  perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Preghiamo il Signore di illuminare sempre la nostra via, di far crescere in noi senno e discernimento, perché "noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato" (1 Gv 3,2).
Aiutiamoci gli uni gli altri nella nostra ricerca di fede, autentica e sempre rinnovata, sul cammino della Vita : "ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal 23,6) e rendiamo grazie al Signore per il suo amore infinito attraverso i secoli : "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli"
(Mt 5,12) !
Felice e luminosa festa di Ognissanti a tutti