martedì 11 novembre 2014

(Lc 17,11-19) Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.

VANGELO
(Lc 17,11-19) Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo di Dio, su di me ed insegnami a lasciarmi penetrare dalla tua sapienza. Fa che nulla ostacoli la nostra unione, per il nostro Signore Gesù Cristo, che mi ha affidato alle tue cure per l’eternità. Grazie amen.
Il Vangelo di oggi ci parla di un Gesù che opera miracoli in terra straniera, tra peccatori e pagani, di un maestro che è riconosciuto anche da chi non è di Gerusalemme e che non disdegna di fermarsi a guarire coloro che gli si rivolgono con fiducia.
Purtroppo anche se ricevono la grazia da Gesù tutti e dieci i lebbrosi, soltanto uno torna indietro a ringraziare, gli altri invece si comportano come se niente fosse, e non sentono neanche il bisogno di ringraziare. Sembra brutto vero?
Eppure noi lo facciamo tante volte al giorno, quando diamo per scontato che quello che va bene è merito nostro o comunque del caso, e ci ricordiamo di Dio soltanto quando qualcosa non va per il verso giusto.
A volte siamo veramente ridicoli, chiediamo la perfezione, la salute, la sicurezza… tutte cose che premiano la nostra presenza fisica, ma non cerchiamo mai il benessere spirituale, quello che ci dà invece la forza di affrontare la vita anche quando non va secondo i nostri canoni.
La lebbra che ci avvelena è quella dell’anima, sempre inquieta, sempre alla ricerca di una felicità esteriore che guarisce solo quando troviamo Gesù, ci lasciamo guarire e ci fermiamo vicino a lui, ossia, per dirla con le parole del vangelo, torniamo indietro, ci convertiamo a Lui, cambiamo vita per vivere l'amore con Lui.Se ascoltiamo la sua parola, ma non la facciamo nostra, non possiamo essere trasformati e salvati, ma restiamo solo degli uditori sonnecchianti che non riescono a percepire la voce dell'amore e della volontà di Dio.

lunedì 10 novembre 2014

Strada facendo ho incontrato Giulia. (Biografie e Memorie di Santi Moderni)(Mons. Arturo Bellini)

Strada facendo 

ho incontrato Giulia.

(Mons. Arturo Bellini)


Biografie e Memorie di
Santi Moderni


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Introduzione
Questa è una bellissima storia che merita di essere conosciuta e condivisa. E’ proprio vero… la santità appartiene alle persone più semplici, che amano la vita e sanno coglierne i profumi e i colori di ogni stagione, s’irradiano della luce del sole e riscaldano a loro volta i cuori di coloro che hanno la fortuna d’incontrarli per le strade del mondo, in una chiesa, in una scuola o in un letto d’ospedale.
Giulia Gabrieli è la protagonista di un viaggio stupendo nella vita, interrotto a causa di una terribile malattia che se l’è portata con sé, consegnandola tra le braccia del buon Dio la sera del 19 agosto 2011.
Ve la propongo in una veste grafica che racchiude la sua storia in una canzone, meglio ancora, una canzone che sembra scritta proprio per lei, Giulia, meraviglioso esempio di “moderna santità” in un mondo diventato troppo sordo e cieco di fronte alla sofferenza del prossimo.
Ha trasformato i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale che l’ha portata a dialogare con la sua morte:      «Io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio». Giulia era fatta così: diceva queste cose enormi, che a noi adulti tremolanti sembrano impronunciabili, con la lievità dei suoi quattordici anni.
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L’eterna gioia
Questa storia inizia con le parole di un bravo giornalista, Fabio Finazzi, scritte per il L’eco di Bergamo per raccontare con la vita nostra la risurrezione di Gesù. Per risorgere bisogna morire, anche se istintivamente ci ribelliamo all’evento, soprattutto quando coinvolge una ragazza di quattordici anni che desidera realizzare tutti i suoi progetti.
Il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, che con lei aveva intessuto un dialogo fitto e confidenziale, a Madrid, ai mille e più giovani bergamaschi presenti alla Giornata, aveva raccontato la storia di Giulia, ma non era al corrente che si fosse aggravata e che poi sarebbe andata “incontro al Signore” proprio durante la Via Crucis.
Di ritorno a Bergamo, qualche ora prima dei funerali, raccolto in preghiera con la famiglia, ha invitato a correggere così l’invocazione per i defunti: “l’eterno riposo” in “l’eterna gioia donale, Signore, splenda a lei la luce perpetua. Amen”.
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Con questa parola, gioia, di colpo così adeguata, finisce (o forse inizia), la storia di Giulia Gabrieli, la ragazza malata di tumore. Che è morta. Ma ce l’ha fatta. E giudicate voi, credenti o meno che siate, se tutto questo non è un miracolo…
Le piaceva molto scrivere ed era anche molto brava e il suo “sogno era scrivere un libro” e in questo l’ha aiutata un giornalista, scelto da lei, che l’ha amata come una figlia, senza che il padre ne fosse geloso, raccogliendo scritti, registrazioni di testimonianze, raccolta di confidenze e così si annuncia.
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Eccomi, mi presento. Mi chiamo Giulia, ho quattordici anni, per la precisione sono nata il 3 marzo 1997 a Bergamo. Ho un fratellino di nove anni, Davide. E, come tutti, due genitori, Sara e Antonio, ai quali voglio tantissimo bene. Sono sempre stata una ragazza normale e sognatrice: desideravo vivere un’avventura come quelle nei film fantascientifici.
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Ed ecco: l’1 agosto 2009 inizia la mia avventura in ospedale con una mano gonfia (la sinistra)…Questa tumefazione, dopo una serie di esami, è stata diagnosticata come un tumore, che mi ha costretta a sottopormi a una lunga serie di chemioterapie.
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L’unica cosa che all’inizio non ho voluto sapere è il nome della mia malattia. Mi sono detta: «Chi se ne frega, sinceramente, del nome scientifico. È pur sempre un tumore. Mi basta sapere questo e che devo curarlo con le chemioterapie».
Poi, a un certo punto, a metà delle terapie, ho voluto saperlo, il nome. È un po’ bruttino: RABDOMIOSARCOMA ALVEOLARE. No, non è carino come nome. Ci sono rimasta un po’ a occhi aperti. Poi mi sono ripresa. Perché bisogna sempre sapere con chi si ha a che fare…
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Sogno di scrivere un libro
Sogno di scrivere un libro per raccontare una storia. La mia storia. Perché anch’io, prima, avevo paura. Avevo paura della malattia, avevo il terrore dell’ospedale. Finché non ci metti piede non sai niente di come si vive dentro. Non pensavo proprio che potessero esistere così tante persone che soffrono, così tanti bambini che stanno male e che sono costretti a curarsi. Io credevo che i tumori fossero una cosa molto rara, invece adesso sono molto frequenti, purtroppo.
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Sogno di scrivere un libro perché ci sono molte persone che sfidano la vita – per esempio quando iniziano a drogarsi – e non si rendono conto che, allo stesso tempo, ci sono tante persone che stanno lottando per avere la vita. È questo che voglio far capire!
È una cosa assurda: io sono qui a combattere per vivere. E ci sono persone, anche della mia età, quattordici anni, prima con la sigaretta in bocca, poi passano all’alcol, poi alla droga… Sembra assurdo dirlo, ma in realtà succede veramente. Io lotto per la vita, loro la buttano via.
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Sogno di scrivere un libro perché devo proprio ringraziare il Signore che mi ha dato tanta-tanta tanta forza. Voglio sottolineare con forza l’importanza delle persone che ti stanno vicine e della preghiera: io ringrazio il Signore di avermi donato, attraverso la malattia che è ritornata, una seconda chance per capire quanto mi vuole bene.
E ora io spero che le persone lo capiscano attraverso il libro, non attraverso la malattia.
Perché la mia situazione non la auguro a nessuno, nonostante io la viva bene. Però, alle persone a cui è capitato, voglio proprio far capire che non è così brutto, non si possono passare le giornate a lamentarsi. Sì, certo, mentre faccio le chemioterapie sto anch’io male e mi chiedo: «Perché è successo proprio a me?». Poi però, quando sto meglio dico: «Ma sì, dai, adesso è passato» e ci rido sopra.
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È questo che voglio dire alle persone malate: «Rideteci sopra». A chi invece sta bene: «Aiutate le persone che sono malate ad accettare la loro malattia e a conviverci, sarà tutto più semplice!». Sogno di scrivere un libro, e questa è la cosa che conta di più, per dire che Lui c’è, che ci sta sempre accanto.
Quando i medici hanno capito che malattia avevo, mi hanno detto: “Guarda che abbiamo scoperto che purtroppo è un tumore.Però è guaribile, te lo assicuriamo che guarirai”. Allora io non capivo perché mia mamma pregava così tanto.
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Mi dicevo: «Tanto guarisco sicuramente, qual è il problema? Non c’è bisogno di fare tutte quelle preghiere». Quando la malattia si è riformata per la seconda volta, allora finalmente ho capito! Io devo pregare il Signore affinché lui mi doni, attraverso le chemioterapie, la grazia della guarigione.
Ma questo non basta: noi dobbiamo pregarlo affinché lui ci dia la forza di andare avanti, di sopportare le cure, di accettarle! Quest’anno io spero di guarire, ma anche se ciò non dovesse accadere so che lui mi è sempre vicino e mi dà la forza di andare avanti.
Inoltre, con la mia sofferenza, sto salvando tantissime altre persone e di questo sono felice! Come Chiara Luce Badano, beatificata nel 2010.
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La fede è la cosa che mi sta aiutando più di tutto ad andare avanti. Il pensiero che c’è un Dio che mi protegge e che fa di tutto perché le cose vadano al meglio, mi carica, mi dà questa grandissima forza…
E in questo mi sta sostenendo molto una ragazza, la beata Chiara Luce Badano: anche lei ha avuto vent’anni fa un tumore e purtroppo, vent’anni fa, non c’erano ancora i mezzi adeguati per curare. Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo così luminoso e solare, che per me è un grande esempio.
Voglio imparare a seguirla, raccogliere il suo testimone, fare quello che lei è riuscita a fare nonostante la malattia. La malattia non è stato un modo per allontanarsi dal Signore, ma per avvicinarsi a lui e al suo grande amore.
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Il palloncino dell’amore
Ma c’è un’altra esperienza che ha cambiato profondamente la mia fede: i due viaggi a Medjugorje. Per me sono stati davvero una grazia. Non c’è una parola che possa descrivere Medjugorje.
Io, per provare a spiegare cosa avviene, mi sono inventata questa immagine: la Madonna a Medjugorje è come se continuasse a soffiare in un palloncino. Soffia amore, soffia amore, soffia amore.
E questo palloncino diventa talmente grande che scoppia, perché non riesce più a contenere tutto l’amore della Madonna. Così l’amore va dappertutto e va a colmare ogni piccola mancanza del nostro cuore.
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Tutti vanno a Medjugorje perché manca loro qualcosa. Infatti lì si vedono tantissime grazie, tantissimi miracoli, tantissime conversioni, persone che pregano, che vanno a messa, che si confessano.
È bellissimo vedere quanta preghiera c’è, quante persone che si rivolgono al Signore e dicono: «Grazie per tutto quello che hai fatto per me». Io, oltre a recitare tutte le sere il rosario, parlo con la Madonna. Non so voi. Io le parlo, le chiedo di aiutarmi ad andare avanti.
La Madonna è la mia mammina. Quando sto male, dico subito: «Mamma, vieni in mio aiuto, mamma tu che hai sofferto tantissimo vedendo tuo figlio crocifisso guarda me che sto soffrendo anch’io, aiutami, di’ a tuo figlio di aiutarmi, come hai fatto alle nozze di Cana, quando gli hai detto di portare un po’ di vino perché era finito. Ricorda a tuo figlio che sto male, digli di aiutarmi a stare un po’ meglio».
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Il Cristo risorto
A Medjugorje, c’è una bellissima statua del Cristo Risorto. C’è una grossa croce di bronzo, con scavato dentro la forma di un corpo, e un Cristo imponente che si eleva verso l’alto.  Di solito, la croce sta in piedi. Invece lì la croce sta in terra, come dire che lui lascia la morte: la croce sulla nostra terra, mentre lui si eleva verso l’Altissimo.  Lì c’è la vita eterna, siamo leggeri, siamo sospesi, perché è l’amore del Signore che ci innalza verso di lui.
È una cosa bellissima, proprio rappresenta benissimo la risurrezione: la croce grossa, scavata al suo interno, questo segno così pesante, così opprimente, esiste solo sulla terra. In cielo, invece, c’è la leggerezza.
Forza, vai avanti, Dio è con te.
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Ho passato dei momenti molto duri. In particolare, in un periodo in cui ho avuto una reazione di insofferenza a un farmaco, durata alcuni giorni.  Ero arrivata a un punto cruciale: ero nervosissima, mi tremava tutto il corpo e piangevo tutto il giorno. ­­
Continuavo a dire ai miei genitori: «Ma Dio dov’è? Adesso che sto malissimo, ho addosso di tutto, Dio dov’è, lui che dice che posso pregare, può fare grandi miracoli, può alleviare tutti i dolori, perché non me li leva? Dov’è? Perché sta a guardare?». Ero arrabbiata, in quei giorni ho fatto una fatica tremenda a pregare, era proprio difficile.  Mi sbagliavo, fortunatamente. Ne ho avuto la conferma il giorno in cui sono dovuta andare a Padova, per fare la radioterapia.
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Giunta in ospedale l’apparecchiatura si è rotta. Ancora chiedevo a Dio: «Dove sei?». Allora sono andata nella basilica di Sant’Antonio e mi sono inginocchiata a pregare, tranquilla.
Vicino a me c’è una signora, mai vista prima. Non ci avevo fatto caso. Mi alzo per andare ad appoggiare la mano sulla tomba del Santo e arriva questa signora.
Arriva e mette la sua mano sopra la mia mano malata che, voglio farvi notare, non era fasciata, apparentemente era una bellissima mano normale.  Non mi ha detto niente, ma aveva un’espressione sul volto, come se mi volesse comunicare: «Forza, vai avanti, ce la fai, Dio è con te».
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Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso, sono uscita dalla basilica con il sorriso a cinquanta denti, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Mai.
Dio, molto probabilmente, mi è stato ancora più vicino in quel periodo: ero talmente disturbata dal dolore che non riuscivo a sentirlo vicino, ma in realtà penso che lui mi stesse stringendo fortissimo. Quasi non ce la faceva più.
Una canzone speciale
Strada facendo è una canzone speciale per me. Quando sono giù, ascolto questa canzone, nella versione cantata da Laura Pausini, la mia preferita, e mi dà una grande carica. Sì, mi dona speranza.
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Mi trasmette una sensazione strana, mi trasmette serenità. Strada facendo vedrai che non sei più da sola, strada facendo troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo… È come se mi dicesse: «Non ti preoccupare, che piano piano tutto volgerà al meglio».
Per la verità mi aiutano molto anche le canzoni di un cd di Chiara Luce. Una delle più belle s’intitola: Dio mi ama e già si capisce tutto. Un’altra s’intitola: Tutta per te. E a me viene da dire: «Signore, tutta la mia sofferenza io te la dono».
Poi c’è Una vita sola: «Se hai una vita sola, vivila al meglio, attimo per attimo». Infine Luce, che dice: «Corri corri, brilla accanto a me, corri, corri, dimmi che non c’è più nulla da temere. Non ti fermare, non avere paura».
La cosa strana è avere trovato, in una canzone che si può sentire comunemente alla radio e che conoscono tutti, un grande motivo di speranza. «Strada facendo vedrai che non sei più da sola…». Mi dice: «Vai avanti, dai che ce la fai, un gancio in mezzo al cielo lo trovi». Leggerezza mi dà…
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Con la malattia, ho cominciato a pensare alla morte. Non avevo paura di questa cosa… Se dovrà accadere, posso dire che per me è uguale. Certo, mi piacerebbe vivere una vita lunga, realizzare tutti i miei sogni. Però io la morte la vedo come una bella cosa non ho più paura di morire grazie a Chiara Luce Badano.
So che dopo la morte c’è il Signore, ritorno da lui. Lui è tanto buono, mi prende tra le sue braccia. C’è la Madonnina. Che bello conoscerli! Non vedo l’ora di vederli, di poterli conoscere e dirgli grazie per tutto quello che fanno per me. Mi piacerebbe, quando dovrà accadere, se accadrà, vorrei che il Signore mi ricevesse per quella che sono, Giulia Gabrieli.
Però, siccome a me piace essere sempre bella elegante, vorrei essere bella, elegante, ma quella che sono. Voglio il vestito che ho indossato alla comunione di Davide, che è tanto bello e mi sta tanto bene. Poi, in testa, sono un po’ indecisa se una parrucca o una bandana. Voglio che lui mi riceva per quella che sono. Ci vorrebbe proprio una bandana, sì, una bandana bianca. Un bouquet di fiori: quattro lilium, fiori da sposa, una rosa rossa al centro. La mia coroncina del beato Papa Giovanni Paolo II e poi sono a posto: niente trucco, niente di niente. Niente borsa, niente lustrini. Così, semplice. Solo con la mia coroncina al collo e basta. Niente bracciali. A parte quello che mi ha regalato Marija di Medjugorje. Basta, solo questo mi serve.
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Quando si è in Paradiso si prega tutto il giorno, dicono. Dovrei un po’ abituarmici a questa cosa, perché non ne ho tanta voglia, però va beh, le cose verran da sé… E poi, se si devono mettere le scarpe, voglio le ballerine bianche. Se invece non c’è bisogno, a piedi nudi, a piedi nudi per essere a stretto contatto col pavimento che ci sarà. Io mi immagino un pavimento pieno di nuvole. Non vi viene voglia di camminarci a piedi nudi? Eh, eh…
Tutto morbido, che ci sprofondi dentro. Ci salti. Di qua, di là, di su, di giù. Un Paradiso come quello che disegnano nei cartoni animati. Io, il Paradiso, ecco, me lo immagino come: avete presente l’Era Glaciale? Quello, quando trova la ghianda enorme. Che ci sono tutte queste nuvole rosa, questo mega cancello dorato. Così, questo mega cancello dorato e tu, a piedi nudi, apri il cancello… Oh, è bellissimo…
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Introduzione ed elaborazione grafica a cura di
Carlo Mologni

http://www.parrocchiagavarnorinnovata.org/BIOGRAFIE%20E%20MEMORIE/indice%20BIOGRAFIE%20E%20MEMORIE5.html


(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

VANGELO
(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo spirito di venirmi nel cuore e di darmi la forza di vivere la fede, per quello che è giusto che io viva, senza paure né limiti umani, annientami ed usami, sono tua.
Per comprendere bene questo brano, sono dovuta tornare indietro, al versetto precedente che dice: In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Allora la mia fede, la nostra fede, quanto è piccola? Non abbiamo proprio capito niente di Dio, e Gesù ce lo fa capire in maniera chiara… ma solo con il cuore libero possiamo entrare in questo mistero.
La fede è un dono, che arriva quando e come il Signore decide di aprirti il cuore. Può avvenire a 5 anni e a 50, ma per tutti coloro che si definiscono Credenti, c’è un momento in cui scatta una molla che ti spinge a cercare come un affamato la parola di Dio. Fame, sete, voglia di stare insieme…. ed è subito amore!!!
L’esempio del padrone che appena arriva il servo stanco dal lavoro dei campi si mette a servirlo e così contraria alla realtà, ci deve far comprendere che la mentalità umana deve essere completamente abbandonata se vogliamo entrare in comunione con Gesù, ma noi non riusciamo proprio a farlo.
Eppure i santi si sono fidati di Dio, fino ad ottenere grazie così particolari da farci rimanere incantati nel sentire le opere che sono riusciti a compiere. Perché se loro ci sono riusciti , noi non ci riusciamo? Sicuramente c’è qualcuno che anche oggi, riesce a superare questo ponte che collega l’umano con il Divino, ossia con lo Spirito di Dio, ma certo che se continuiamo a restare fermi credendo di fare già chissà cosa, non arriveremo mai neanche ad aver fede come neanche la metà di un granellino di senape.
Provare per credere? La domenica, andremo in chiesa, ci metteremo di fronte a Gesù, ci sentiremo grati a Dio di aver dato la sua vita per noi o ci sentiremo bravi e penseremo che Lui ci deve guardare… quanto siamo stati bravi, gli abbiamo fatto questo gran piacere a venire in Chiesa, con tutto quello che abbiamo da fare….
E pensare che senza il suo aiuto siamo niente, perché non proviamo ad essere appena un po’ di più di questo? Perché non apriamo la nostra mente ed il nostro cuore a quanto dobbiamo al Signore che si fida ancora e sempre di noi, fino all’ultimo, nonostante il nostro stupido egocentrismo! Perchè non proviamo a sradicare da dentro di noi tutte le nostre paure di lasciarci andare, i nostri dubbi, i nostri difetti, la nostra parte ingombrante, il nostro gelso radicato nella nostra umanità per far posto al semino di senape perchè possa far crescere in noi la fede.
Pe questo ti preghiamo Signore: accresci la nostra fede! Fa che comprendiamo che tutto quello che riceviamo è dono e che viviamo per servirti. Amen!


(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

VANGELO 
(Lc 17,7-10) Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo spirito di venirmi nel cuore e di darmi la forza di vivere la fede, per quello che è giusto che io viva, senza paure né limiti umani, annientami ed usami, sono tua.

Per comprendere bene questo brano, sono dovuta tornare indietro, al versetto precedente che dice: In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Allora la mia fede, la nostra fede, quanto è piccola? Non abbiamo proprio capito niente di Dio, e Gesù ce lo fa capire in maniera chiara… ma solo con il cuore libero possiamo entrare in questo mistero.
La fede è un dono, che arriva quando e come il Signore decide di aprirti il cuore. Può avvenire a 5 anni e a 50, ma per tutti coloro che si definiscono Credenti, c’è un momento in cui scatta una molla che ti spinge a cercare come un affamato la parola di Dio. Fame, sete, voglia di stare insieme…. ed è subito amore!!!
L’esempio del padrone che appena arriva il servo stanco dal lavoro dei campi si mette a servirlo e così contraria alla realtà, ci deve far comprendere che la mentalità umana deve essere completamente abbandonata se vogliamo entrare in comunione con Gesù, ma noi non riusciamo proprio a farlo.
Eppure i santi si sono fidati di Dio, fino ad ottenere grazie così particolari da farci rimanere incantati nel sentire le opere che sono riusciti a compiere. Perché se loro ci sono riusciti , noi non ci riusciamo? Sicuramente c’è qualcuno che anche oggi, riesce a superare questo ponte che collega l’umano con il Divino, ossia con lo Spirito di Dio, ma certo che se continuiamo a restare fermi credendo di fare già chissà cosa, non arriveremo mai neanche ad aver fede come neanche la metà di un granellino di senape.
Provare per credere? La domenica, andremo in chiesa, ci metteremo di fronte a Gesù, ci sentiremo grati a Dio di aver dato la sua vita per noi o ci sentiremo bravi e penseremo che Lui ci deve guardare… quanto siamo stati bravi, gli abbiamo fatto questo gran piacere a venire in Chiesa, con tutto quello che abbiamo da fare….
E pensare che senza il suo aiuto siamo niente, perché non proviamo ad essere appena un po’ di più di questo? Perché non apriamo la nostra mente ed il nostro cuore a quanto dobbiamo al Signore che si fida ancora e sempre di noi, fino all’ultimo, nonostante il nostro stupido egocentrismo! Perchè non proviamo a sradicare da dentro di noi tutte le nostre paure di lasciarci andare, i nostri dubbi, i nostri difetti, la nostra parte ingombrante, il nostro gelso radicato nella nostra umanità per far posto al semino di senape perchè possa far crescere in noi la fede.
Pe questo ti preghiamo Signore: accresci la nostra fede! Fa che comprendiamo che tutto quello che riceviamo è dono e che viviamo per servirti. Amen!


domenica 9 novembre 2014

IL PERDONO È UN PONTE SUL QUALE DOVREMO PASSARE ANCHE NOI, NON LO DISTRUGGIAMO.


(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.

VANGELO
(Lc 17,1-6) Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito di Dio, guidami attraverso la tua parola nella conoscenza del cammino da percorrere per seguirti e non smarrire le tue tracce.
I primi discepoli di Gesù potevano sposarsi ed avere figli, ma non dovevano dare scandalo, anche se inevitabilmente gli scandali ci sarebbero stati, anche Gesù avverte di questo, perché è insito nella natura umana trasgredire alle regole.
Ma Dio è misericordioso e capisce, ha sempre una grande attenzione per il peccatore, ma anche se per perdonarlo ha bisogno del suo pentimento, ci invita a fare altrettanto.
Noi ci rendiamo conto che è molto quello che ci chiede, ma forse dimentichiamo le parole che ci ha insegnato nel Padre Nostro: RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI- ed allora, invece di accettare sempre solo quello che ci fa comodo, pensiamo bene a quello che facciamo, e se abbiamo giustamente paura di non riuscire,cerchiamo di essere furbi anche nelle cose spirituali. Sapete che penso? Che se nessuno sa insegnare il perdono,è perchè nessuno è capace del perdono vero.
Purtroppo, o per fortuna però, la nostra salvezza è legata alla nostra capacità di perdonare, e per vivere meglio sia in terra che "poi" sarà meglio che impariamo.
Gli scandali sono all’ ordine del Giorno, perché a volte chi dovrebbe guidare il gregge si perde nel peccato e nel vizio, si sottomette ad altri dei, come l’ apparire e il potere, la corruzione e la disobbedienza, ma vi prego, non facciamoci ingannare da queste cose, perché mentre molti figli si allontanano e incolpano i loro pastori, dobbiamo ricordare di guardare ad un unico pastore che è Gesù Cristo; l’ unico che non ha mai sbagliato nulla e che ha sempre fatto il volere di Dio Padre e pregare per chi si perde, perché siamo tutti membra dello stesso corpo e del corpo di Cristo.
Il perdono per i figli di Dio non è un optional, non è una scelta facoltativa, ma è parte integrante del cammino di fede. Ci sono cose, anche non molto gravi, che però non ci riesce di superare, di perdonare. Spesso ci sentiamo delusi, sconcertati, e il nostro orgoglio ci impedisce di fare il primo passo. Continuiamo a soffrire aspettando che sia l'altro a farsi avanti, a fare il primo passo.... quando basterebbe pensare che noi non siamo capaci di perdonare, ma che chiediamo a Dio di perdonare la persona che ci ha ferito, con tutto il cuore e, quando sentiremo salire un po' di risentimento, preghiamo per quella persona, perchè sentire non significa acconsentire.
Ci vuole fede per perdonare sempre, ma è quello che Gesù ci chiede, anche se a volte abbiamo l’impressione di essere presi in giro da chi continua a sbagliare contro di noi, ad offenderci in qualche modo e che poi magari ci chiede scusa per poi risbagliare nuovamente. Gesù non da un limite al perdono, ma ci chiede di farlo SEMPRE e di avere fede nella capacità di questo gesto di cambiare le persone … e ce ne vuole di fede ! Specialmente nella società in cui viviamo dove sempre più frequentemente guardiamo gli altri con diffidenza. Gesù ci chiama ad essere testimoni del perdono capaci di amare e guardare con misericordia chi sbaglia, anche perchè infondo noi stessi per primi sbagliamo e siamo perdonati.
Nella nostra società se perdoni, se non guardi con disprezzo chi ti ha trattato male sei considerato uno stolto, un debole, un perdente, ma credo valga la pena essere considerati così, perchè c’è in premio una vita sicuramente migliore rispetto ad una passata vivendo nel rancore. Portando con se rabbia, incapacità di perdonare questo mondo non migliorerà mai. Ognuno di noi nel proprio piccolo è chiamato ad essere messaggero di pace e perdono.
Rendici capaci Signore di non dimenticare mai che noi per primi abbiamo commesso errori e siamo stati perdonati e aiutaci ad aumentare la nostra capacità di perdonare.

sabato 8 novembre 2014

André Rieu "AVE MARIA" Gounod "HERMOSA COMO LA AURORA, BELLA COMO LA LUNA"

(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.

VANGELO
(Gv 2, 13-22) Parlava del tempio del suo corpo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni accanto a me Spirito Santo di Dio, ed aiutami a non essere ottusa e a non voler mettere il mio pensiero dinanzi al Tuo.
Questo brano è spesso e volentieri usato per parlare male della chiesa, mettendoci al posto di Gesù, a rivoltare i banchetti di una chiesa che non ci piace in certi suoi aspetti, ma amici miei, tra quei banchetti che rivoltiamo e che non accettiamo c’è anche il nostro.
Tutti noi cerchiamo di mercanteggiare con tutto, non siamo abituati a dare senza ricevere nulla in cambio, e se anche in teoria lo facciamo, nella pratica se non riceviamo ringraziamenti e riconoscenza per le nostre opere o addirittura riceviamo offese, siamo subito pronti a rinfacciare tutto quello che abbiamo fatto.
Ma questo brano non si sofferma solo a questo aspetto della Chiesa, ma ci fa presente che la chiesa è il corpo di Cristo, e che noi ne siamo parte; quindi se vogliamo ritenerci degni di essere chiesa, dobbiamo essere “divorati dallo zelo “ per essa.
Impegniamoci per primi come partecipanti della comunità ecclesiale, e non solo per apparire, ma veramente per dare tutto quello che Dio ci dona in grazia. Ognuno di noi può chiedere di essere utile nella sua parrocchia, e senza metterci a spettegolare, ma magari semplicemente impegnandoci a servire la comunità la dove serve, dove il parroco ci indicherà.
Chiediamo di poter stare con i bambini, con gli anziani, chiediamo di essere istruiti ed educati, con umiltà, quell’umiltà che spesso sentiamo carente negli altri, cerchiamo di essere i primi a dimostrarla.
C’è un brano del vangelo di in cui Gesù parla a Natanaele e gli dice: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi».
Il Signore ci conosce, sa tutto di noi, i nostri difetti, i nostri limiti e anche i pregi che magari noi stessi non sappiamo di avere, perché tutto è suo, ossia ci viene da lui, ed a Lui dobbiamo chiedere ininterrottamente di essere come lui ci vuole.
Gesù ci ha spesso esortato a chiedere a confidare in Lui e ci ha anche insegnato che è sempre Lui con il suo Spirito che opera, quindi questa è la cosa che più di ogni altra dobbiamo tenere presente, SEMPRE.
Dobbiamo avere il coraggio di testimoniare, ma la sapienza di non poter imporre le nostre idee, e quando ci accingiamo a parlare con qualcuno del Signore, chiediamo a Lui di usarci, e di servirsi di noi, non pensiamo mai di saper fare da soli, perché senza lo Spirito Santo su di noi, siamo solo cembali stonati e vuoti.
Quindi amici coraggio, non abbiate paura diceva il nostro Papa, Giovanni Paolo II, aprite il vostro cuore a Cristo, riascoltiamo insieme questo brano.

venerdì 7 novembre 2014

(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?

VANGELO
(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Signore con il tuo Santo Spirito a comprendere la tua scrittura come tu vuoi da me ed a vivere come Tu vuoi che io viva; non lasciare che io ondeggi ,come canna al vento, ma guidami Tu in ogni mia cosa, con tutto il Tuo amore.
Il Signore vede tutto, anche quello che noi stessi non vediamo.
Vede nel mio, nel tuo cuore, vede quello che pensiamo veramente, non quello che facciamo trasparire e, se avessimo la coscienza di questo, non la finiremmo più di chiedere perdono.
Ci affanniamo per arrivare alla fine del mese, per riuscire a vivere dignitosamente, o per avere di più, o addirittura per essere ricchi…. ma alla nostra anima che stiamo dando? Non basta una preghiera ogni tanto, non basta neppure pregare tutto il giorno se non riusciamo a mettere in pratica nulla di quello che Gesù ci insegna.
Sembriamo buoni cristiani, ma non lo siamo mai fino in fondo, c’è sempre quello scalino che non riusciamo a superare, a salire, perché la nostra pigrizia o il nostro orgoglio ce lo impediscono.
Siamo ricchi di noi stessi e poveri delle cose di Dio, purtroppo è questa la nostra realtà.
Diamo quello che ci riempie di orgoglio dare, parlo soprattutto per me, quante volte mi sono sentita appagata da questa pagina che scrivo, se mi viene detto grazie…. a me, che non sono altro che uno scarabocchio di Dio, che non riesco neanche a farmi usare da Lui con umiltà.
Oggi sono critica prima di tutto con me stessa, ma credo che in molti possiamo riconoscerci in questo. Sentirsi utili… può nascondere tanta vanità, tanto orgoglio, e sarà bene ogni tanto, fare un piccolo esame di coscienza per capire quanto siamo schiavi del nostro ego.Purtroppo siamo impastati di superbia e istintivamente siamo malvagi, dobbiamo continuamente imparare a controllarci.Molti pensano che la religione metta dei limiti alla libertà,e con queste mie parole, in qualche modo,sembra che io dica la stessa cosa, ma non è assolutamente così. La parola di Dio ci è stata donata perchè possiamo vivere a lungo e in armonia tra anima e corpo. La parola di Dio non è una legge che impone , ma una parola che propone la ricerca di un modo di concepire la vita stessa.
In questa parabola Gesù ci dice chiaramente che non si possono servire due padroni, e lo dice veramente a tutti, ed in particolare ai suoi discepoli, ed oggi noi vediamo quanta corruzione e quanto mal’ affare si sia introdotto anche tra i membri della chiesa e quello che è orribile è che seguendo con avidità la ricchezza ed il potere ci si allontana da Dio.
La chiesa ricca che molti criticano, dovrebbe essere ricca di amore per i suoi figli ed in parte lo è, ma sembra che passi solo il male e si veda solo quello, ed è triste che questa piaga aperta nel corpo di Cristo, dilaghi sempre di più.
Per guarire questa piaga, ci vogliono poche chiacchiere e molte preghiere.
Essere ricchi di beni materiali può rendere aridi e insensibili, ma ricevere beni spirituali può essere ancora più pericoloso, perché l’umiltà non può essere un optional ,ma deve essere alla base della nostra fede e della nostra vita.
Se non si è fedeli nel poco, non si può essere fedeli nel molto… dice bene il Signore, come può fidarsi di noi se appena ci concede un dito, corriamo a vantarcene? Maria non si è vantata all’annuncio dell’Angelo, ma è corsa a servire e a lodare il Signore… A volte bisogna avere il coraggio di convertirsi e da cristiani diventare di Cristo, abbandonando tutto, ma veramente tutto di noi e, se non lo facciamo, resteremo fermi, o peggio ancora, sbaglieremo strada e non troveremo più la porta stretta.

giovedì 6 novembre 2014

(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

VANGELO 
(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». 

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Di Sapienza e d’Amore, aiutami a comprendere il senso delle parole di Gesù e viverle con tutta me stessa.

In questa pagina può sembrare quasi che il Signore voglia lodare l’amministratore disonesto, ma imparando un po’ a conoscere Gesù, abbiamo capito che è un provocatore.
Infatti quello che vuole dire è che se la stessa scaltrezza che usiamo per amministrare le cose terrene, la usassimo per quelle spirituali saremmo lodevoli.
Vediamo che l’amministratore disonesto, cerca di attirare a se i debitori del padrone sperando che questi possano ricordarsene poi, quando sarebbe restato senza lavoro, e magari lo avrebbero potuto aiutare.
Mi viene da pensare a certi rimaneggiamenti, ai ribaltoni , a quegli accordi sotto al tavolino che i politici fanno con i nemici comuni dell’avversario.
Chiaramente tutto questo riguarda la scaltrezza di chi si occupa delle sue cose, dandogli una certa importanza, ma è sbagliato pensare solo alle cose terrene, addirittura cercando nella disonestà la soluzione ai problemi, perché dovremmo dare almeno la stessa importanza al futuro della nostra anima, perché perdendo la strada dell’onestà e della correttezza ci mettiamo in pericolo e dobbiamo considerare che la vita terrena è un passaggio, ma oltre questa c’è l’eternità.
Che cosa vogliamo fare di noi stessi? In questo secolo in cui non si dà importanza all’anima, vogliamo forse vendercela come spesso facciamo con il nostro corpo? Vogliamo dimostrare di non avere padroni rendendoci schiavi di un benessere mortale, mentre disprezziamo quello immortale dell’amore di Dio?
Attenti fratelli, forse non arriveremo mai ad essere perfetti amministratori della nostra condotta, cerchiamo almeno di mettercela tutta, ma come figli della luce, sapendo bene la via sulla quale incamminarci, e non come figli delle tenebre, brancolando nel buio.

mercoledì 5 novembre 2014

(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.

VANGELO
(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e donami la grazia di comprendere le scritture, dammi la forza di viverle e di fare tutto quello che tu desideri da me. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gesù va avanti per la sua strada, non gli interessa avere l’approvazione di chi conta in città, anzi, il suo comportamento è una continua provocazione, perché sa qual è il suo scopo, che è quello di riportare i peccatori sulla via della salvezza, di ricondurli al Padre.
Questa cosa certo non è facile da comprendere per scribi e farisei, che tenevano a debita distanza tutti quelli che non facevano parte della loro cricca di colti e benestanti. Se ci pensiamo, scartavano i poveri, i malati, i peccatori, i bisognosi… insomma tutti quelli che invece erano cari al Signore, considerandosi un’ élite.
Gesù li ammoniva, li riprendeva e spesso li accusava d’essere falsi ed ipocriti, proprio a loro che si sentivano così giusti... ed invece quando parlava con i peccatori, sembrava quasi che li amasse di più di loro, perché non aveva mai una parola di rimprovero.
Gesù, che comprende la loro rabbia, cerca di spiegargli con questa parabola il motivo di tanta comprensione per i peccatori.
Gli ebrei anticamente, erano un popolo di nomadi, dediti alla pastorizia e all’ allevamento, quindi l’esempio della pecora e della moneta perdute, era il più adatto per far capire loro quanto era importante per Lui recuperare alla grazia di Dio quelli che n’ erano sfuggiti, e si erano perduti per le vie del mondo.
Quale gioia per il Padre ritrovare i suoi figli. A suo tempo ci parlò della parabola del figliol prodigo, in cui il padre fa festa per il figlio perduto e ritrovato. Questo è quello che da gioia al Signore, che pur lasciandoci liberi, non ci dimentica mai, e non vede l’ora che torniamo a riabbracciarlo.
Se veramente amiamo Dio, non facciamo come i farisei, ma, come sta facendo il Santo Padre Francesco, apriamo il nostro cuore a chi non crede, non fermiamoci al giudizio, ma aiutiamoli a ritrovare la strada. Questo è quello che fa chi ama il Padre, proprio come ha fatto Gesù. 

martedì 4 novembre 2014

(Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

VANGELO
(Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ed illumina con la tua parola la mia vita, fa che io possa comprendere quello che tu vuoi che io comprenda e che alla luce della tua parola possa vivere come Dio vuole.
Gesù non è venuto per sovvertire la parola di Dio, infatti se ci riflettiamo, non ha detto nulla che mutasse i dieci comandamenti scritti su tavola di pietra, (immutevoli nel tempo) dal dito di Dio, ma ha aggiunto e precisato le leggi che Mosè e i profeti avevano aggiunto per dare un regolamento al popolo di Dio.
Per questo Gesù è venuto prima in predicazione, per far capire agli uomini che Dio non vuole solo obbedienza cieca, come credevano gli ebrei, ma anche amore, perché siamo stati creati e salvati per amore.
Chiaro quindi che seguire Gesù deve essere un gesto dettato da questa consapevolezza, perché altrimenti riesce anche difficoltoso avere fede se non si riesce a capire che tutto quello che ci unisce a Dio è amore allo stato puro, sublimizzato da parte sua, che ha donato la vita per la nostra salvezza e che amandoci, non può certo volere il nostro male.Ecco quindi il senso di lasciare tutto quello che è terreno per seguirlo, non ci vuole dire di abbandonare la nostra famiglia, ma di considerare sempre Dio, come punto focale della nostra vita perché solo da Lui può venire la nostra salvezza, solo dalle sue parole, costituite in comandamenti, solo per il nostro bene.
Per esempio, a volte ad un uomo può capitare di conoscere una donna che vuole tutto, anche quello che onestamente non si può ottenere, con il proprio lavoro e pur di non perderla, costui scenderà a patti col diavolo, accettando di compiere furti o brogli.  Quell' uomo antepone il suo interesse e quello della donna alla legge di Dio e questo non è giusto, e non servirà a trovare la felicità, perché la sua unione non è costruita saldamente sull' amore reciproco, che non teme le difficoltà, ma su false fondamenta.
Leggendo queste parole capiamo che non si può vivere secondo Cristo e cercare di accumulare ricchezze, senza occuparsi dei fratelli in difficoltà, ma quello che ci dice Gesù è qualcosa di più, è un insegnamento a non fare calcoli prettamente umani, perché lui non ci fa promesse di ricchezza e potere come un potente della terra, ma di mettere in conto che la nostra fiducia deve essere sincera e totale, non deve temere le difficoltà, perché il nostro deve essere un affidarci completamente a Dio. Dio sa che dobbiamo affrontare delle battaglie tutti i giorni, prima di tutto con noi stessi; conosce i nostri difetti e ci guida attraverso la sua parola alla correzione. Leggiamola attentamente questa parola di Dio, facciamola nostra, lasciamoci trasformare dalla conoscenza della verità e non cerchiamo di adattarla alle nostre esigenze di comodo.

lunedì 3 novembre 2014

(Lc 14,15-24) Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.

VANGELO
 (Lc 14,15-24) Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore
  

LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e indica alla mia mente il pensiero di Gesù perchè  questo passo del Vangelo possa entrare fin dentro le mie ossa ed essere la struttura portante della mia vita.

A me sembra che Gesù stia parlando in quel tempo, così come parlerebbe proprio oggi; tempo in cui ognuno crede di sapere cosa è importante per Dio e cosa è importante per l'uomo.
Vediamo che l'invito è aperto a tutti, ma ancora cerchiamo di escludere quello o quell' altro, come se il discorso di Gesù non lo ascoltassimo neppure.
Aprire le porte ai ciechi, agli storpi, ai poveri,  questa è l'indicazione del Signore, allargare le braccia alla carità, alla comprensione e alla comunione con i fratelli,  ed invece che cosa facciamo?Proprio come allora la nostra risposta al Signore, è identica a quella degli invitati al grande banchetto.
C' è sempre qualcosa da fare di più importante, qualcosa di più urgente, ed intanto il tempo passa e non decidiamo mai di accettare quell'invito. C' è poi chi ci prova, chi cerca di corrispondere al richiamo del Signore, ma spesso concediamo al Signore i ritagli del nostro tempo; basti pensare alle nostre funzioni, con l'orologio alla mano, ed il pensiero altrove, come per compiere più un dovere che per vivere con intensità l'incontro con l'amato.
Vero è che oggi dobbiamo faticare per riconoscere nella nostra messa Gesù, che dopo averlo tolto dal centro dell'altare e spostato di lato, con tutto quell' andare e vieni sull' altare anche il Signore è relegato un po' come un figurante.
Vero è che pochi sono quei sacerdoti che tendono a scomparire  per mettere al centro Cristo.
Vero è che ascoltiamo senza assumerci nessun impegno.
Vero è che usciamo dalla messa nello stesso modo in cui siamo entrati, senza che il Signore sia riuscito a penetrarci il cuore.
Vero è che passiamo davanti al nostro bisogno di felicità senza fare nulla, continuando a cercarla dove non si può trovare, proprio come passiamo davanti al derelitto, senza riconoscere in lui il Signore.
Eppure solo il Signore mantiene le promesse, solo il Signore è vita e verità, allora perchè continuiamo a rimandare di accettare quell' invito, per seguire l'invito di satana, che ci porta a cercare nel benessere del mondo il nostro cibo... ricordiamo che lui ha già mentito e che sempre ci ha ingannato: "Quello che aveva promesso Satana non si avverò, perchè non si raggiunge  la conoscenza disobbedendo  alla parola di Dio, ma il timore di Dio è il principio della sapienza."(Proverbi 1:7)

E' PACE INTIMA di Gen Rosso

domenica 2 novembre 2014

(Lc 14-12,14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

VANGELO, 
 (Lc 14-12,14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: 
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; aiutami a servirti con questa pagina di vangelo.

Che grande uomo Gesù! 
Ricordo che quando ero piccola, vinsi un concorso di religione, il concorso ”veritas” alle elementari, parlando di Gesù e del fatto che era un tipo buffo, perché faceva sempre il contrario di quello che facevano gli altri.
Questo brano lo conferma in pieno, chi penserebbe di offrire  una cena  a gente sconosciuta?
Eppure questa è la via della carità, quella che lui ci indica , che poi è la stessa che Lui ha percorso.
Infatti per carità d’amore siamo stati invitati al banchetto del regno di Dio, per compassione amorevole,  Gesù ha dato la sua vita in remissione dei nostri peccati ed ancora per caritatevole amore  si è donato a noi nell’Eucarestia.
L’amore vero, quello che non conosce ostacoli, quello che vuole solo e principalmente il bene dell’amato, e che non è mai abbastanza amato, è solo quello di Gesù, come diceva piangendo San Francesco, come urlava santa Teresina…. Nessuno amerebbe dei tipi come noi, ingrati ,egoisti, superbi e traditori… ed è questo che ci chiede di fare, amare gli altri come lui ci ama.
Non è facile… ma se ci proviamo sempre un po’ di più, riusciremo a capire che l’amore per gli altri,è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi.

sabato 1 novembre 2014

GLORIA GLORIA di Giombini


ti voglio bene per sempre Chicca

Don Gio': Il sogno di Dio

SERVO DELLA PAROLA

(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

VANGELO
 (Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore

La mia riflessione
 Preghiera
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto.
Oggi commemoriamo i defunti, ieri i Santi, forse spesso la differenza è veramente minima tra gli uni e gli altri, non per merito nostro, ma perché siamo santificati dal sacrificio di Cristo.
Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe  essere quella di vivere imitando Cristo, quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è troppo,  spesso rinunciamo. Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che ci permette di passare oltre; possiamo dubitarne, ma dentro di noi sappiamo che è così.
L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità   che Gesù ci parla, ma dell’immortalità dell’anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui  risorgere .
Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola;  solo così potremo imparare a fidarci di Lui, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’eternità che ci dona solo Dio.
 I nostri cari defunti, non possono più fare nulla per loro stessi, ma noi possiamo pregare per loro,come loro pregano per noi, ed in questo dono di reciprocità,continuiamo ad amarli e ad essere amati,uniti all'amore di Cristo, che ci ha amato fino a morine, e  risorto per poterci risorgere. Una fortissima esperienza che non mi stancherò mai di divulgare è quella di Gloria Polo.
http://www.youtube.com/watch?v=n0Nr9J0jv1g

Per il libro qui la copia gratuita
http://issuu.com/flavianopatrizi/docs/gloriapolo_testimonianza