sabato 16 febbraio 2013

(Lc 4,1-13) Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.


VANGELO 
(Lc 4,1-13) Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Parola del Signore
(Lc 4,1-13) Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore, di inviare su di me il tuo Santo Spirito, perchè io possa prepararmi veramente in questa Quaresima con la parola e nei fatti. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Non credo sia necessario parlare molto del tipo di tentazioni che il diavolo fece a Gesù, perchè rilfettono le tentazioni di tutti noi a contatto con la vita di tutti i giorni,l a tentazione dell'apparire, della ricerca del potere ,per poter dominare in questo mondo,ma questa viene allontanata da Gesù,che sceglie la via del servire l'uomo,non di dominarlo.Satana tenta Gesù e gli chiede di fare cose mirabili,di compiere miracoli,ma Lui risponde prontamente di non tentare Dio e ancora lo rimbrotta alla richiesta di sottomissione in cambio del potere,che solo a Dio è dovuta adorazione.Quello che però vorrei sottolineare è con quale scaltrezza satana attende che Gesù abbia fame,sia stanco e solo ,si senta abbandonato e stremato nella prova,per tentarlo in maniera subdola,addirittura usando le parole della Bibbia.Gesù non si mette a parlare con lui,ma seccamente lo allontana e lo rifiuta,e se Lui che è Santo,non ci discute,nonostante abbiamo visto che lo può scacciare,quindi comandare,è perchè ci vuole far capire che neanche noi dobbiamo discutere con lui,giocarci,accettare la piccola tentazione pensando di essere più forti,ma allontanarlo decisamente dalla nostra vita.La parola di Dio deve essere sempre presente nella nostra vita,e non solo letta,ma vissuta,con amore e abnegazione,perchè solo grazie ad una fede forte,grazie al continuo contatto con il Signore,possiamo vincere le tentazioni,anche nei momenti più difficili.Le prove della vita,servono per diventare saldi nella fede,la' dove sembra che Dio ci lasci soli,nella difficoltà di credere all'amore di Dio per noi,possiamo capire che solo a Lui possiamo rivolgere la nostra preghiera,e non tanto per chiederne l'esonero(allontana da me questo calice)quanto per chiedere l'aiuto per superare ed accettare quella prova (ma non la mia,ma la tua volontà si fatta),abbracciando quella croce,sicuri che tutto quello che ci viene da Dio,ci viene solo per il nostro bene e la nostra..." santificazione".

venerdì 15 febbraio 2013

(Lc 5,27-32) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.


VANGELO
 (Lc 5,27-32) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

  PREGHIERA 

Ti prego o Santo Spirito, di vivere nel mio cuore con la Tua sapienza, di illuminarmi la mente ed il cuore, amore unico e perfetto. 

Stupendo Gesù, che passa tra i peccatori e non vede il loro peccato, ma vede il fratello da salvare, è così che egli va davanti a Levi e lo chiama, e lui, che sembrava senza cuore, cede e lo segue.  Ma la storia non finisce qui, per far comprendere come il suo messaggio di salvezza sia per tutti, si reca con lui nella sua casa, e siede al tavolo con i suoi amici, anch’ essi considerati degli emarginati, degli impuri, dai farisei e dagli scribi. Questo naturalmente è una provocazione per questi ultimi, ma Gesù spiega che non è venuto per i sani, ma per gli ammalati; non per i giusti, ma per i peccatori.  Questa frase può significare forse che i farisei non avevano bisogno del Signore perché rispettavano la legge? Assolutamente no, perché già il fatto che facevano delle discriminazioni li rendeva ingiusti. Tutti siamo bisognosi della parola di Dio, tutti abbiamo un cammino da fare per raggiungere la santità, e nessuno di noi deve sentirsi migliore degli altri e già salvo, ma ricercare continuamente la perfezione attraverso la Sua parola, facendo continuamente un confronto con la nostra vita e la vita di Gesù, per cercare di non fare come i farisei, che a parole erano perfetti, ma nei fatti, non facevano altro che recintare e mettere dei paletti alla misericordia di Gesù. 

giovedì 14 febbraio 2013

(Mt 9,14-15) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.


VANGELO 
(Mt 9,14-15) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Parola del Signore
(Mt 9,14-15) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.


LA MIA RIFLESSIONE
  PREGHIERA 
Ti prego o Santo Spirito, di rinnovare in questo periodo di quaresima, la mia fede, la mia anima ed il mio cuore, perché sempre fedele alla tua parola, possa seguire la via segnata per noi da Gesù. 

 Nella prima lettura, il profeta Isaia, ci riporta le parole di Dio riguardo al digiuno, che gli era offerto dai giudei e che però non era attinente alle opere, che questi facevano, ed in queste parole si riconosce la stessa ira  di Gesù contro i farisei.  Queste parole risuonano ancora oggi, perché il digiuno, non deve essere un atto apparente, una formalità, perché altrimenti non ha senso. Cominciamo a digiunare dalle liti, dalla violenza, dall' attaccamento ai beni materiali, dalla prepotenza, dal sopruso, dalla voglia di apparire e di mettere sempre il proprio io davanti a tutto e a tutti.  Scegliamo l' umiltà di chi non sa riconoscere da solo, neanche i propri peccati e inginocchiamoci riverenti davanti al Signore, che per amore nostro, ha sacrificato il suo Figlio, fino alla morte umiliante della croce, per la salvezza di tutti noi, che sicuramente non meritiamo tanto amore. 
Matteo ci parla di Gesù che nella regione dei Gaderèni, è interrogato dai discepoli di Giovanni, sul digiuno, che loro e i farisei rispettavano scrupolosamente e che invece i suoi discepoli non facevano.
Gesù tra le tante cose che vuole rinnovare per far capire bene i desideri del Padre, rinnova anche questa pratica del digiuno, togliendo da questa, la scorza dell' apparenza, e offrendo se stesso come olocausto, per farci capire che non c'è amore più grande di quello che Lui e il Padre hanno per noi. Gesù con la sua risposta fa capire loro che i suoi discepoli, sono talmente legati a lui da essere come invitati a nozze alla presenza dello sposo, e che pertanto, non hanno motivo di digiunare, perché sono in simbiosi con lui, potranno farlo, se vorranno, quando resteranno da soli.  In questo periodo di quaresima, cerchiamo di vivere le regole fondamentali della fede, preghiera, digiuno e carità, con vero cuore, offrendo ogni nostra azione al Signore, perché è la disposizione dei nostri cuori che farà la differenza tra noi e i farisei.

mercoledì 13 febbraio 2013

(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.


VANGELO 
(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore Gesù, che hai aiutato l’ apostolo Luca a scrivere con tanto amore di Te attraverso lo Spirito Santo, aiuta anche me ti prego, fammi conoscere ogni minima cosa tu ritenga io debba conoscere, secondo la tua volontà. Grazie amen.

Non serve essere dotti, capaci o santi per servire il Signore, con queste parole Luca ci ricorda che quello che viene chiesto ad un discepolo, non è prendere, ma lasciare. Il discorso forse è un po’ forte, ma anche se non preso alla lettera, il senso è molto chiaro. Non attaccatevi a nulla di terreno, perché non vi serve ed anche per distinguerci dagli altri.  Al tempo di Gesù, c’ erano diversi movimenti religiosi : esseni, farisei, zeloti. Anche loro cercavano un nuovo modo di convivere in comunità ed avevano i loro missionari. Ma costoro, quando andavano in missione, erano prevenuti. Portavano bastone e bisaccia per mettervi il proprio cibo. Non si fidavano del cibo che non sempre, secondo loro,  era “puro”. Al contrario degli altri missionari, i discepoli di Gesù ricevono raccomandazioni diverse che ci aiutano a capire i punti fondamentali della missione di annunciare la Buona Notizia. Gesù li obbliga a confidare nell’ ospitalità. Perché chi va senza niente, va perché confida nella gente e pensa che sarà ricevuto. Con questo atteggiamento loro criticano le leggi di esclusione, insegnate dalla religione ufficiale e mostrano, mediante una nuova pratica, che avevano altri criteri di comunità. Devono partecipare alla vita ed al lavoro della gente, e la gente li accoglierà nella sua comunità e condividerà con loro casa e cibo. Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione, spieghiamo ora la critica contro coloro che rifiutano il messaggio: scuotere la polvere dei piedi, come protesta contro di loro, perché non rifiutano solo qualcosa di nuovo. Sembra che Gesù, invece, inviti a scuotere qualcosa che i discepoli proveranno dentro di loro al momento del rifiuto. Vuole che escano da quella casa in pace, senza rancore, senza disprezzo, senza rimpianto, perché loro saranno stati portatori di relazione, di incontro, di Parola di salvezza. Il rifiuto è una chiusura di possibilità, ma non dovrà mettere in discussione la loro fede, il loro aver camminato a lungo in nome di questa e la loro testimonianza. Scuoteranno, allora, la polvere della delusione da sotto le scarpe, scuoteranno la polvere dell’ attaccamento e dell’ ostinazione, della stanchezza per non essere riuscita a trasmettere il tesoro che portano dentro, per riprendere, poi, il cammino con speranza e per essere nuovamente pronti a creare ponti di relazione, nel nome di Gesù, Ponte di relazione tra il Padre e l’umanità. Perché Gesù non manda ognuno per conto proprio? Li manda a coppie, perché nessuno può fare verità da solo. L’ andare è sempre dialogico, coniugato.  Andranno in due perché per l’ uno ci sarà, a fianco, sempre  l' altro a ricordargli la strada, quando la smarrirà, a difenderlo dal pericolo, a ricordargli l’ amore di Dio, quando non lo sentirà e a portarlo a discernimento sulla sua verità, quando sarà necessario. Il due della missione diventa, criterio, di verità. Non si fa Chiesa singolarmente.< Là dove due o tre di voi saranno riuniti nel mio nome, io sarò con loro>.. dice il Signore. Quando parliamo, parliamo per essere missionari di Cristo come Lui ci esorta a fare o siamo pieni di supponenza e cerchiamo solo di apparire? Vi prego riflettiamo  bene su questa domanda, perché troppo spesso, si trova gente (riferito a noi discepoli, sacerdoti, catechisti ecc.) che si erge sugli altari, dimenticando che Gesù invece scende in mezzo a noi.  Il popolo di Dio, ha bisogno della parola di Gesù, non delle nostre parole, per riempire il vuoto che ha dentro e se non gli facciamo il giusto spazio, possiamo soffocare la Sua voce!

martedì 12 febbraio 2013

(Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


VANGELO
 (Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’ è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di illuminarmi con la tua sapienza, di benedirmi con il Tuo amore e di non farmi mancare mai il tuo appoggio. Per Cristo nostro Signore.

L’arte dell’apparire non è dei figli di Dio, ma piuttosto lo è quella del silenzio, del fare senza voler ricevere niente in cambio, quella del perdonare anche chi offende.  Essere Cristiani, diventa sempre più faticoso, Gesù scava sempre più dentro di noi, per fare piazza pulita di quello che può deviare la nostra spiritualità,  la nostra condotta, che deve essere veramente sincera per arrivare all’essenza della fede. Il vero credente non fa di tutto per sembrare buono, ma è buono… ed è buono perché ama il suo Dio ed il suo prossimo.  Se noi viviamo in una famiglia unita e ci vogliamo bene, ci aiutiamo gli uni con gli altri; se vediamo che nostra Madre o nostro Padre sono preoccupati,  addolorati per il comportamento dei nostri fratelli, cerchiamo di parlare con loro, di fargli capire dove sbagliano, non li cacciamo da casa e non chiediamo di chiuderli fuori; se a nostro fratello serve aiuto, non stiamo neanche ad aspettare che lo chieda, ma senza voler sembrare più in gamba, solo perché abbiamo di più, lo aiutiamo. Purtroppo tanti nostri atteggiamenti sono sbagliati, perché mentre con una mano aiutiamo, con l’ altra pretendiamo d’ avere riconoscimenti per il nostro gesto. Come possiamo pensare di fare parte della stessa famiglia, di essere legati all’ amore di Dio, che ha dato la vita per noi e non ci chiede altro che amore. Lui è stato martoriato, in silenzio, è morto su una croce di legno ruvida che graffiava il suo corpo piagato, e chi l’avrebbe mai sospettato che da duemila anni ancora nessuno riesca a dimenticare quel gesto. La piccola Teresa Madre di Calcutta, per fare un esempio fra tanti, non cercava gli onori, anzi, era là tra i poveri, i lebbrosi e gli emarginati e cercava solo di alleviare le loro ferite, ma più di tutto, cercava di abbracciare i suoi ammalati, molti dei quali in fin di vita, per non farli sentire soli nel momento del trapasso. Quello che lei iniziò a fare non aveva evidentemente lo scopo di farla apparire, anzi, gli unici che la avvicinavano erano proprio loro, gli ultimi del mondo, ma il Signore guardava la piccola madre, ed aveva in serbo per lei grandi cose  e così, lei che non fece nulla per apparire, divenne nel mondo l’ immagine stessa della carità. Fa o Signore, che possiamo somigliare sempre più alla piccola Madre Teresa, che sappiamo come lei riconoscerti nel fratello bisognoso, di un sorriso, di una parola, di un aiuto… fa che possiamo essere le tue mani ed il tuo cuore, belli, puri e mai vanitosi, perché tutto quello che ci viene da te viene direttamente dal cuore.

lunedì 11 febbraio 2013

(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.


VANGELO
 (Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti,  – quei farisei e scribi lo interrogarono: « Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure? ». Ed egli rispose loro: « Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Parola del Signore
(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti chiedo Mio Signore, di illuminare la mia  mente, di aprirla alla comprensione della tua parola, perché il mio cuore possa distinguere la verità tra la tua parola e quello che la mia mente umana inserisce come sovrastruttura a questa.

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Con Korbàn (traslitterazione dell'ebraico קרבן, plurale קרבנות Korbanòt, dalla radice קרב "avvicinare", "accostare" a Dio) si intende il sacrificio cruento (cioè che veniva macellato e/o distrutto tramite il fuoco) o incruento (cioè che non veniva distrutto ma offerto ai sacerdoti o al Tempio di Gerusalemme) proprio dell'antica religione ebraica. 
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Con questa ricerca inizia la mia riflessione alla parola del Signore.
Come spesso ripeto, io sono una persona semplice e questo mi porta a non conoscere il significato di alcune parole che vengono utilizzate nei testi sacri, che sono molto antichi e spesso citano parole che risalgono all'ebraico antico e aramaico. Intorno a Gesù, c' era tanta gente; anche i farisei e i giudei del tempio, che si accostavano a lui più per criticarlo che per ascoltarlo. Veniva infatti a portare una parola nuova che per loro era sconvolgente.
Erano infatti molto legati alle tradizioni, ma il problema non era la tradizione in se stessa, ma il fatto che rispettando le regole che loro stessi avevano imposto, trascuravano quello che era il messaggio fondamentale dell' amore di Dio. Gli ebrei si ritenevano gli unici degni di questo rapporto filiale con Dio, consideravano tutti gli altri impuri ed indegni ed anche tra di loro poi facevano una rigida selezione, escludendo gli ammalati, i lebbrosi, insomma, con le loro regole, chiudevano a molti le porte del paradiso. Non ci scandalizziamo molto però, perché ancora oggi c'è chi si nasconde dietro alle regole per escludere i fratelli dalla comunità religiose, come se fossimo noi a dettare queste regole dimenticando spesso che Dio non ama il peccato, ma ama il peccatore. Gesù non accetta queste regole create per selezionare, per dividere e per escludere dalla vita di tutti i giorni la parola di Dio, li chiama ipocriti, perché con la scusa di dover conservare l' offerta per il tempio di Dio, magari trascuravano di aiutare il padre e la madre, che invece era un comandamento della legge di Mosè.  Ma quello che Gesù portava in quei contesti, non era solo il messaggio dell' amore di Dio, ma anche un nuovo olocausto, che poneva fine a tutte quelle regole dettate dagli uomini. Era Lui che si offriva, per volere del Padre, come olocausto sulla croce, per la salvezza di tutti gli uomini. Riflettiamo se, anche noi per esempio, mentre ci rechiamo in chiesa, non facciamo finta di non vedere il povero che chiede l' elemosina vicino alla porta. Si è vero, spesso sono zingari che approfittano della nostra bontà, ma se invece di irrigidire il nostro cuore, pensassimo a quanto noi siamo più fortunati e quanto non saremmo meno ricchi, se dessimo anche una piccola moneta, forse entreremmo in chiesa con più predisposizione all'ascolto della parola. Stiamo andando veramente a celebrare la comunione con Cristo,  o solo a vedere un rito senza senso? Quali sono i nostri criteri di umanità e fratellanza con gli altri? Siamo disposti per esempio nelle scuole, ad accettare che qualche bambino che non conosce bene la nostra lingua, abbia il tempo di assimilarla? Siamo disponibili ad aiutare le donne in gravidanza che vivono in difficoltà ad avere il loro bambino, ad aiutare i malati ad avere la giusta assistenza, o semplicemente ci trinceriamo dietro ad un freddo : ” ci debbono pensare le istituzioni, ” lasciando queste persone sole con i loro problemi?Le tradizioni sono cambiate con il tempo,anche nella nostra Chiesa,e c'è chi dice che questa chiesa moderna ha finito per distruggere la fede; io non credo che sia stata la tradizione disattesa di un certo rituale, che ha suotato le chiese, anzi, la confidenza con il Signore aiuta a riavvicinarsi al Padre amoroso che attende il figlio sperduto.
Il discorso è molto ampio e Gesù spera che tocchi il cuore di chi si trincera dietro a regole ottuse, dietro a ricchezze accumulate egoisticamente, come succede troppo spesso.

domenica 10 febbraio 2013

(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.


VANGELO
 (Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA Signore dammi la possibilità di toccare il tuo mantello,fa che il tuo Spirito mi sfiori e sarò salva.

In questa pagina Marco,pone l'accento sul fatto che la gente accorre da tutte le parti presentandosi a Gesù,per essere guariti. Riconoscere di aver bisogno del Signore è la prima cosa che ci serve per cominciare a creare un buon rapporto con Lui- E' la voglia di fede che li spinge a cercarlo,  a voler toccare almeno un lembo del suo vestito, perché quelli che riuscivano a farlo,venivano salvati. Vediamo di capire che cosa può voler dire questo: certamente che per essere salvati bisogna cercare di conoscere Gesù, bisogna avvicinarsi a Lui, fino a toccarlo,per riconoscerlo tra tutti gli altri, avere quella fede sana che ci fa muovere verso di lui, la fede di chi si riconosce peccatore, indegno dell'amore di Dio. Gli ultimi, gli emarginati, gli ammalati, tutte le persone alle quali nessuno dà retta, nessuno dà fiducia,si rivolgono a Gesù e Lui è sempre disponibile per loro,sempre pronto a servire, a insegnare, perché per questo è venuto. Rivolgiamoci quindi con fiducia al Signore,non pensiamo di essere sufficienti a noi stessi, non cerchiamo i potenti terreni, ne maghi e stregoni,la cronaca insegna che non ci porteranno da nessuna parte se non all'insoddisfazione o alla rovina. Abbiamo Gesù il più grande dei guaritori dell'anima e del corpo, vediamo quanto la santità di chi si fida ciecamente di Lui, si veda nelle opere e nel cuore, quanto neanche la più grande sofferenza smorzi quella fede, imitiamo i santi, ma più di tutti, e per primo imitiamo Gesù, seguiamo il maestro e potremo avvicinarci tanto da poter toccare il suo mantello.

sabato 9 febbraio 2013

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.


VANGELO 
(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni in me, Spirito Santo,Spirito di sapienza:donami lo sguardo e l'udito interiore, perchè non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

La folla si accalcava per ascoltare la parola,i suoi insegnamenti,dalle labbra di Gesù e Lui parlava loro, ma non era solo un parlare il suo, era anche azione, è questo che pian piano dobbiamo imparare a riconoscere nella parola di Dio, l’azione che ad essa si lega.
Guarda due barche di pescatori, stanchi e snervati, delusi da una giornata di pesca sul lago, che era stata infruttuosa; uno di questi era Simone (che poi sarà chiamato Pietro) un uomo un po’ rude, come tutti coloro che fanno un lavoro pesante; eppure quest’uomo, nella sua semplicità si fida di Gesù e fa come Lui gli dice, getta le reti di nuovo e la pesca è abbondante.
Alla vista della potenza del Signore, Pietro si getta ai suoi piedi e si riconosce in tutta la sua pochezza, indegno e peccatore, e si rende conto che solo attraverso Gesù si entra in una realtà completamente diversa da quella terrena; questa pesca non ha niente di normale e tutto è così smisurato come grazia da essere in se stessa miracolo di Dio.
 E’ questo che trasforma la nostra piccola realtà di uomini in prodigio di Dio, la fede. Più questa sarà grande, più ci affideremo, più vedremo grandi le opere del Padre in noi e saranno parte stessa della nostra realtà,della nostra vita. Questo significa rispondere alla sua chiamata e mettersi in comunione con Gesù Cristo.

venerdì 8 febbraio 2013

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.


VANGELO
 (Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Ti prego, Signore mio, di vivere dentro di me,  di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.

Gesù ha molta cura dei suoi discepoli. ll fatto che li spinge a riposarsi, a restare soli con Lui, è molto indicativo di quello che è importante per loro e, naturalmente per tutti coloro che si sentono discepoli di Cristo.
Non avevano neanche il tempo di mangiare e come per il corpo, anche lo spirito ha bisogno di nutrimento. Questi uomini seguono Gesù e la folla segue loro, come pecore che cercano il pastore che gli sappia indicare la strada,e per tutti Gesù prova compassione ("cum-passio" = passione insieme (pathos = sentimento) e significa: patire insieme.)
Questo senso profondo della compassione ci fa capire perché la nostra sorte sta tanto a cuore a Gesù e perché per noi deve essere la stessa cosa nei confronti dei nostri fratelli.
Gesù ha compassione dei suoi uomini e della gente che vuole ascoltare la sua parola;  la stessa che dobbiamo provare per noi stessi e per i nostri fratelli; " la compassione di Cristo" ed è con questa che  noi dobbiamo confrontarci.
Fermiamoci e rimaniamo con Gesù, isoliamo il nostro animo in contemplazione della parola, raccogliamoci in preghiera, non solo opere, non solo esposizione, non solo testimonianza, ma anche ritrovarsi nella pace del Signore, per avere anche il tempo di ascoltare la sua voce. 
Non perdiamo la pazienza dietro alle richieste di chi ha bisogno di noi, del nostro aiuto, della nostra comprensione, ma cerchiamo sempre di ricavare un piccolo spazio per noi stessi e per il nostro colloquio con il Signore, come se innaffiassimo una piantina che altrimenti seccherebbe e non potrebbe più fare fiori.

giovedì 7 febbraio 2013

(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.


VANGELO


(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Parola del Signore

(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di illuminare la mia mente, e far penetrare la tua parola nel mio cuore.

Non ci sono mezze misure, il Cristianesimo non è una teoria, ma una condizione di vita.
Non ci si può definire cristiani e adattare il cristianesimo alle nostre esigenze.  E' una scelta seria, perché ne va la nostra salvezza, per questo risulta difficile. Anche Erode, che non aveva nessuna intenzione di convertirsi, temeva Dio, ma più per superstizione che per fede. Lo incuriosiva Giovanni Battista,  perché aveva il coraggio di parlare, anche contro di Lui, infatti Giovanni denunciava la sua ambiguità.
Erode passava per un buon regnante, addirittura per un benefattore, perché ci teneva molto a rimanere al suo posto, quindi lo fece arrestare temendo che dalle sue parole potesse scaturire una ribellione del popolo.
Il potere è una tentazione continua, allora come ora. La vita di corte era all' insegna della lussuria,  delle orge e del libertinaggio,  Erodiade era la moglie legittima del fratello di Erode, ma viveva in peccato con il cognato e tutte le sollecitazioni di Giovanni Battista ad una vita onesta e correttamente morale le davano proprio fastidio.  Aveva già provato a convincere l' amante ad ucciderlo, ma non c' era riuscita, perché in fondo anche lui temeva Dio e la sua ira, ricordiamo, più per superstizione che per sacro timore di fare del male.
Ma quando uno accetta di vivere con la corruzione, col male, col peccato, perde sempre il controllo della situazione e per un ballo eccitante della figlia di Erodiade,  per una promessa fatta giurando sul male, per non passare da bugiardo davanti agli altri, ecco che lo scempio si compie e la testa di Giovanni cade, servita su un vassoio alla richiesta della vergognosa figlia di Erodiade, conformata a quella della madre. Anche oggi compromessi e ricatti, per chi al potere usa la sua posizione per vivere una vita di lussi e vizi, invece che per amministrare onestamente . Non accettiamo il compromesso tra bene e male perché non esiste, è solo un'illusione che satana insinua nelle nostre menti per farci abituare al male fino a legittimarlo ai nostri occhi. Quando Erode sente parlare di Gesù, la coscienza di quello che aveva fatto a Giovanni ancora gli rimorde e dato che non lo conosceva, che era così estraneo alla sua figura, lo associa a quest'ultimo e teme che sia risorto dai morti. Un comportamento retto, non teme lo sguardo del Signore, per questo Gesù ci ha detto in altre occasioni che chi serve Dio, non può servire mammona, ossia satana.

mercoledì 6 febbraio 2013

(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.


VANGELO 
(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore
(Mc 6,7-13) Prese a mandarli

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA
Insegnami Signore  le tue vie, fa che nel mio cammino io possa seguire te e non mi perda mai, nè cerchi di vedere la mia ombra, ma resti abbagliata solo dalla tua luce.
Ripetiamo oggi  con Marco, lo stesso avvenimento del vangelo di  (Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. che commentai così: http://bricioledivangelo.blogspot.it/2013/01/lc-101-9-la-messe-e-abbondante-ma-sono.html  Oggi invece il Signore mi spinge verso la considerazione di alcuni verbi che vengono usati: chiamò-prese-dava-ordinò. Parlava come uno che aveva autorità, e che sapeva benissimo che la missione che dava ai suoi discepoli  non sarebbe stata facile e che molti li avrebbero rifiutati . Li spinge a superare le controversie e a non farsi fermare da chi sembra non accettare la buona notizia, ed in questo io vedo un avvertimento di Gesù, riguardo la consapevolezza di non sapere bene quali erano i poteri che lo Spirito Santo concedeva loro, sicuramente più forti di quanto loro stessi comprendevano. Ancora oggi, molti sacerdoti, commettono l' errore di cercare di puntare tutto sulle loro forze, dimenticando che la loro forza è in colui che li ha mandati.

martedì 5 febbraio 2013

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.


VANGELO 
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Grazie o Spirito Santo di essere sempre così presente nella mia vita, di vivere costantemente nel mio cuore e accorrere al mio richiamo. Sei luce che spacca le tenebre, in ogni occasione; sei voce che grida nel deserto, la voce del Signore mio; sei l’impronta che Dio pone davanti a me perché ci metta il mio piede. Nulla ti è oscuro e nulla tu mi neghi. Ti adoro mio Signore che nella SS.Trinità, ci riempi della tua misericordia.

Seguire Gesù.  Sappiamo quanto è difficile essere onesti, quanto ci costa essere cristiani, vincere la tentazione di fare come tutti; come è difficile essere compresi e non trattati da poveri dementi per questa nostra fede. A Gesù stesso fu riservato questo trattamento, figuriamoci a noi; non ci saranno certo belle parole e complimenti, anzi, a volte anche tra chi ha fede tra chi vive nella stessa comunità Cristiana,ci saranno incomprensioni. Pensate che, a Gesù,che  non aveva colpe, non aveva mai dato scandalo con i suoi comportamenti,  non aveva mai fatto del male a nessuno,  lo hanno oltraggiato, fustigato, sbeffeggiato ed ucciso. Non speriamo di essere trattati meno duramente amici miei, noi che siamo anche peccatori…. Forse non ci uccideranno su una croce,ma vedrete come l'uomo riesce a trasformare il bene in male, quando segue satana e non Gesù! Gli uomini hanno molta più memoria dei peccati altrui che dei propri. Una frase in questa pagina di Vangelo, mi porta a invitarvi, e a rinnovare a me stessa l ' invito a credere e a fare veramente posto alla parola di Dio nel nostro cuore:- E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.- Lasciamo che Gesù entri con tutto il suo ESSERE nel nostro cuore, facciamogli tutto il posto che riusciamo a fargli con la nostra disponibilità a fidarci di lui ed affidarci a Lui, non cerchiamo di voler fare, capire, agitarci come Marta, ma restiamo in ascolto di quello che lui ci indicherà con la sua parola…  facciamogli posto nel cuore e nella mente e allora si che vedremo grandi prodigi, senza dover andare troppo lontano a cercare, ma ripartendo da dentro di noi. Potremo allora dire anche noi,ti cercavo fuori e ti ho trovato dentro di me, come ha detto Sant’Agostino in una delle sue pagine più belle. I nostri Santi, la loro vita, il loro modo di cercare e trovare Dio , sono esempi da imitare, perchè pur vivendo nel mondo , come tutti noi, hanno varcato la porta del Regno e ci insegnano come.
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Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t'amai,bellezza così antica e così nuova.
 Eppure, Signore,  tu eri dentro me, ma io ero fuori;
deforme com' ero, guardavo la bellezza del tuo creato.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t 'amai, bellezza così antica e così nuova.
 Eri con me, e invece io,  Signore, non ero con Te;
le tue creature mi tenevano lontano, lontano da Te.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
 Tu mi chiamasti, e la Tua voce squarciò la mia sordità;
Tu balenasti e fu dissipata la mia cecità.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
 Tu esalasti il dolce Tuo profumo ed ho fame e sete di Te;
mi hai toccato: ecco ora io anelo alla Tua pace.
Tardi t' amai, bellezza infinita,tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.

(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.


VANGELO
 (Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore
(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

O mio Santo Spirito, confortami. Con la Tua sapienza, consigliami. Con il Tuo amore, riempimi. Con la Tua luce, illuminami. Fa che ogni tua parola diventi la mia parola, per testimoniare la parola che porta luce e vita eterna in ogni cuore.

Marco in questo 5° capitolo del suo Vangelo ci ha accompagnato in questo andare e tornare di Gesù e degli apostoli da una riva all’ altra del mar Morto.
Gesù acclamato dalla folla e Gesù scacciato da chi ha altri interessi; come abbiamo visto nel vangelo di ieri, quindi possiamo vedere come l’ incontro con lo stesso uomo sia accolto in maniera diversa, come nulla cambi nell’ accoglienza del figlio di Dio in base a quello che Lui offre, ma in base a quanto il cuore          dell’ uomo è disposto ad aprirsi.
Torna quindi sull’ altra riva con i suoi discepoli e trova la folla che lo aspetta, si accalca e lo tocca. Immaginate quante mani lo abbiano sfiorato, si siano aggrappate a Lui, ma c’ è un tocco che non gli sfugge, che si distingue dagli altri: il tocco di chi l’ ha cercato con la spasmodica attesa di chi crede il Lui, di chi ha fiducia cieca, di chi vuole essere salvato e immerge con quel suo tocco tutta la sua anima in  quell’ incontro.
Anche Giairo si fa presso Gesù, crede sicuramente in Lui, nei suoi poteri di guaritore, altrimenti non si esporrebbe così (lui è uno dei capi della Sinagoga) e sappiamo bene che Gesù non era accettato dalla maggior parte di loro come il Messia.Hanno appena comunicato che la figlia è morta, ma Gesù dopo aver guarito la donna si rivolge a lui e dice: «Non temere, soltanto abbi fede!».Si reca a casa sua e trova la gente che piangeva disperata, allontana tutti ed alla presenza della mamma e del papà assicurò che la piccola non era morta, ma dormiva e le ordinò di alzarsi.
La fanciulla immediatamente si alzò e si mise a camminare.
Una cosa ancora per analizzare il comportamento di Gesù, chiede all’uomo d’avere fede e ai parenti perché si agitano e piangono, sembra quasi una domanda senza senso, la bambina è morta, ed il dolore umano sfoga nel pianto, ma è evidente che Gesù lega tra loro vari elementi, ma non si esprime operando il miracolo apertamente, come fa in altre occasioni, perché?
Lo deridevano…alcuni dei presenti, che molto probabilmente erano lì a piangere a pagamento (cosa in vigore all’epoca) e che quindi non erano spinti dall’amore per la fanciulla a quelle lacrime, non essendo effettivamente addolorati non erano interessati al fatto che la ragazza si salvasse, quindi non avendo niente che gli stesse a cuore da chiedere a Gesù, si permettevano di deriderlo e di rifiutarlo. Vediamo che quello che chiede è una nuova visione della vita e della morte, un superare le idee terrene della morte come la fine di tutto, perché Gesù che dice perché piangete, non è morta, sta dormendo è colui che crede nella resurrezione. Gesù quindi fa distinzione tra chi lo prega con cuore sincero e chi no, scaccia via chi finge dolore, allontana gli ipocriti; torniamo a scoprire che nessun peccatore è allontanato da Gesù, neanche il peggiore, ma l’ipocrita si.