sabato 17 novembre 2012

(Mc 13,24-32) Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.


VANGELO 
(Mc 13,24-32) Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione,il sole si oscurerà,la luna non darà più la sua luce,le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Parola del Signore 

 LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo di Dio, aiutami a comprendere il senso della mia storia con Dio.Il Vangelo di oggi ci  accompagna verso la fine del tempo ordinario,e ci porta a scrutare quello che succederà nei giorni antecedenti al ritorno di Gesù.Noi sappiamo che tornerà, mai come in questi tempi, forse,lo desideriamo, perchè dietro a questo evento doloroso, c'è la speranza della vita nuova.La resurrezione dopo la morte assume qui un duplice significato di salvezza,di Pasqua,di passaggio. Dopo la tribolazione di Gerusalemme, Gesù parla di segni  che nel cosmo  coinvolgono il sole, la lune le stelle e le potenze dei cieli. Tutto viene sconvolto e riportato al caos originario, non ci sarà più luce per vedere, ma si sarà immersi nelle tenebre, per indicare che non si comprenderà più il senso della storia.Un avvertimento che  ci richiama al caos della creazione, ma con una parola in più che mi ha sempre creato un senso di curiosità: " il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. " un invito a cercare oltre, a fidarsi di Dio, che attraverso Gesù Cristo, ci ha sempre spinto là dove non sappiamo, dove non oseremmo mai, ma che in fondo è il fine ed il senso unico della nostra vita.Nessuno sa il giorno e l'ora, perchè nessuno è padrone del tempo, solo Dio.Quando il figlio dell' uomo tornerà, troverà la fede sulla terra? Io credo che la cosa da tenere a mente sia che Egli è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, e che la tribolazione non è solo dolore e paura, ma anche purificazione e salvezza.

21 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XX
Il modo di combattere contro la negligenza
Perché tu non cada nella misera schiavitù della negligenza, cosa che non solo impedirebbe il
cammino della perfezione ma ti darebbe in mano  ai nemici, devi fuggire ogni curiosità e
attaccamento terreno e qualunque occupazione non conveniente al tuo stato. Poi ti devi sforzare
per corrispondere presto a ogni  buona ispirazione e a qualunque  ordine dei tuoi superiori,
facendo ogni cosa quando e come a loro piacerà. Non ritardare neppure per un brevissimo
momento, perché quel solo primo indugietto porta appresso il secondo e questo il terzo e gli altri
ai quali il senso si piega e cede più facilmente che ai primi, essendo già allettato e preso dal
piacere che ne ha gustato: per cui o si incomincia l'azione troppo tardi o come noiosa alle volte la
si lascia del tutto. E così a poco a poco si va facendo l'abitudine alla  negligenza ed essa poi
cresce talmente che, nel momento stesso in cui da quella siamo tenuti legati, ci proponiamo di
voler essere un'altra volta molto solleciti e diligenti poiché ci  accorgiamo, con rossore di noi
stessi, d'essere stati fino a tal punto negligentissimi.
Questa negligenza scorre dappertutto e con il suo veleno non solo infetta la volontà facendole
aborrire l'opera, ma acceca anche l'intelletto perché non veda quanto vani e mal fondati siano i
proponimenti di eseguire per l'avvenire presto e diligentemente quello che, dovendosi effettuare
allora, volontariamente si lascia del tutto oppure si rimanda ad altro tempo. Né basta eseguire
presto l'opera dovuta, ma bisogna farla nel tempo proprio richiesto dalla qualità e dall'essere di
quell'opera e con tutta quella diligenza ad essa conveniente, perché abbia ogni possibile
perfezione. Infatti non è diligenza, ma finissima negligenza fare l'azione prima del tempo e
sbrigarsela presto e senza farla bene, perché poi quietamente ci diamo al riposo accidioso, al
quale era fisso il nostro pensiero mentre con rapidità si compiva l'azione. Tutto questo gran male
avviene perché non si considera  il valore della buona opera fatta a suo tempo e con l'animo
risoluto ad andare incontro alla fatica e alla difficoltà, che il vizio della negligenza porta ai
principianti.
Tu dunque devi spesso considerare che una sola elevazione di mente a Dio e una sola
genuflessione fatta in suo onore vale più di tutti i tesori del mondo; e che ogniqualvolta facciamo
violenza a noi stessi e alle passioni viziose, gli angeli portano all'anima nostra dal regno del cielo
una corona di gloriosa vittoria. Che al contrario a poco a poco Dio va togliendo ai negligenti le
grazie loro concesse, e ai diligenti le aumenta facendoli poi entrare nel suo proprio gaudio. Se tu
nei primi inizi non sei tanto forte da andare generosamente incontro alla fatica e alla difficoltà, le
devi nascondere in modo che sembrino più piccole di quanto dai negligenti siano giudicate.
Ammettiamo pure che il tuo esercizio richieda molti e molti atti e una fatica diuturna per
acquistare una virtù, e che i nemici da espugnare ti paiano molti e forti. Tuttavia comincia tu a
produrre atti, quasi che ne abbia pochi da fare e che per pochi giorni debba faticare; e combatti
contro un nemico come se non ve ne fossero altri da combattere, però con una confidenza grande
che tu con l'aiuto di Dio sei più forte di loro. Così facendo, la negligenza comincerà a debilitarsi
e a disporsi poi in modo che vi entri di mano in mano la virtù contraria.
Lo stesso dico dell'orazione. Talvolta il tuo esercizio richiede un'ora di orazione e questo sembra
duro alla tua negligenza: immergiti in essa quasi volessi pregare per lo spazio di un ottavo d'ora,
perché facilmente passerai all'altro e da questo a quello che rimane. E se in ciò talora nel secondo
o negli altri ottavi sentissi ripugnanza e difficoltà troppo violente, tralascia l'esercizio per non
infastidirti; riprendi però di li a poco di nuovo l'esercizio tralasciato.
Tale metodo devi osservare anche nelle opere esteriori quando ti accade di dover fare più cose
per le quali, parendo esse alla tua negligenza molte e difficoltose, tu vieni a disturbarti tutta. Con
tutto ciò comincia coraggiosamente e tranquillamente da una, come se non avessi altro da fare;
così facendo diligentemente, riuscirai a compierle tutte con molta minor fatica di quello che ti
sembrava nella tua negligenza. Se tu non farai nel modo suddetto e non andrai incontro alla
fatica e alla difficoltà che ti si mostrano, il vizio della negligenza prevarrà talmente su di te che la
fatica e la difficoltà, che comporta inizialmente l'esercizio delle virtù, ti terranno ansiosa e
insofferente non solo quando saranno presenti ma anche quando saranno assenti: infatti temerai

20 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XIX
Il modo di combattere contro il vizio della carne
Contro questo vizio devi combattere in un modo particolare e diverso dagli altri. Perciò, perché
tu sappia combattere ordinatamente, devi osservare tre tempi: prima di essere tentati, quando
siamo tentati e dopo che la tentazione è passata.
Prima della tentazione la battaglia sarà contro le cause che sogliono cagionare questa tentazione.
Anzitutto devi combattere non affrontando il vizio, ma fuggendo con tutte le tue forze qualsiasi
occasione e persona da cui te ne possa venire un minimo pericolo. E bisognando talora trattarci
fallo molto presto con un volto modesto e grave, e le parole devono avere sapore di asprezza
piuttosto che di amorevolezza e di eccessiva affabilità.
Non ti fidare del fatto che tu non senta né abbia in tanti e tanti anni di esperienza sentito stimoli
carnali, perché questo maledetto  vizio quello che non ha fatto in molti anni lo fa in un'ora e
spesso ordisce le sue trame occultamente; e tanto più nuoce e ferisce incurabilmente, quanto più
si mostra innocuo e meno dà sospetto di sé.
E molte volte vi è più da temere (come spesso l'esperienza ha mostrato e mostra tuttora) dove
l'abitudine è protratta sotto pretesto di cose lecite, come di parentela o di debito ufficio oppure di
virtù che sia nella persona amata: infatti con il troppo e imprudente praticare si va mescolando il
velenoso diletto del senso che, stillando inavvertitamente a poco a poco e penetrando fino
nell'essenza dell'anima, va offuscando sempre più la ragione in modo che si cominciano a
stimare come niente le cose pericolose, gli sguardi amorevoli, le parole dolci dell'una e dell'altra
parte e i gusti della conversazione; e così, passandosi dall'una all'altra parte, si viene poi a cadere
in rovina o in qualche tentazione dolorosa e difficile da superare.
Di nuovo ti dico di fuggire, perché tu sei paglia; e non ti fidare del fatto che sei bagnata e ben
piena d'acqua di buona e forte volontà, risoluta e pronta piuttosto alla morte che all'offesa divina:
con la pratica frequente a poco a poco il fuoco con il suo calore, asciugando l'acqua della buona
volontà, quando neppure vi si pensa le si attaccherà in modo che non porterà rispetto né a
parentela né ad amici; non temerà Dio, non stimerà l'onore, né la vita, né tutte le pene
dell'inferno. Perciò fuggi, fuggi se davvero non vuoi essere colta all'improvviso, presa e uccisa.
Secondo.
Fuggi l'ozio e sta' vigilante e desta con i pensieri e con le opere convenienti al tuo stato.
Terzo.
Non fare mai resistenza, ma obbedisci facilmente ai tuoi superiori, eseguendo con prontezza le
cose imposte, e più volentieri quelle che ti umiliano e sono più contro la tua volontà e la tua
naturale inclinazione.
Quarto.
Non fare mai giudizio temerario verso il prossimo e principalmente a proposito di questo vizio; e
se manifestamente fosse caduto, abbine compassione e non ti sdegnare  contro di esso; non
schernirlo, ma ricavane frutto di umiltà e di conoscenza di te stessa, sapendo di essere polvere e
niente; accostati a Dio con l'orazione e fuggi più che mai le occasioni, dove sia anche solo ombra
di pericolo. Che se tu sarai facile a giudicare gli altri e a disprezzarli, Dio tuo malgrado ti
correggerà permettendo che tu cada nello stesso difetto, affinché così ti avveda della tua superbia
e, umiliata, ponga rimedio ad ambedue questi vizi. E non cadendo né mutando pensiero, sappi
pure che vi è grandemente da dubitare del tuo stato. Quinto e ultimo. Avverti bene che,
ritrovandoti con qualche dono e gusto di delizie  spirituali, tu non prenda un certo vano
compiacimento di te stessa persuadendoti di essere qualche cosa e che i tuoi nemici non ti
faranno più guerra, poiché ti pare di guardarli con nausea, orrore e odio; e se in ciò sarai incauta,
cadrai facilmente. Nel tempo della tentazione, considera se procede da causa intrinseca o
estrinseca. La causa estrinseca intendo io che sia la curiosità degli occhi, delle orecchie,
l'eccessiva pulizia delle vesti, le familiarità e i colloqui che incitano a questo vizio. In questi casi
il rimedio è l'onestà, la modestia, non volendo né vedere né sentire cose che incitano a questo
vizio, e la fuga come sopra ho detto. La causa intrinseca procede o dalla vitalità del corpo o dai
pensieri della mente, che ci vengano dalle  nostre cattive abitudini oppure per suggestione del  22
demonio. La sensualità del corpo si deve mortificare con digiuni, discipline, cilizi, veglie e altre
simili asprezze secondo come insegnano la discrezione e l'obbedienza. Quanto ai pensieri, da
qualsiasi parte vengano, i rimedi sono questi: l'essere occupati in diversi esercizi convenienti al
proprio stato, nell'orazione e nella meditazione.
L'orazione sia di questo tipo: quando tu cominci  anche un poco ad accorgerti non solo di tali
pensieri ma dei loro primi accenni, ritirati subito con la mente nel Crocifisso dicendo: “Gesù
mio, Gesù mio dolce, aiutami presto, perché io non sia presa da questo nemico”. E abbracciando
alle volte la croce da cui pende il tuo Signore, bacia più volte le piaghe dei suoi sacri piedi
dicendo affettuosamente: “Piaghe belle, piaghe caste, piaghe sante, ferite ormai questo misero e
impuro cuore, liberandomi dal pericolo di offendervi”.
Nel tempo in cui abbondano le tentazioni dei piaceri carnali, non vorrei che la meditazione fosse
intorno a certi punti proposti da molti libri per rimedio a questa tentazione, come il considerare la
viltà di questo vizio, l'insaziabilità, le molestie, le amarezze che ne seguono, i pericoli e la perdita
dei beni, della vita, dell'onore e cose simili. Perché questo non è sempre sicuro mezzo per
vincere la tentazione, anzi può apportare danno: infatti se l'intelletto per una via scaccia questi
pensieri, per l'altra ci porge occasione e pericolo di dilettarcene e di acconsentire al piacere; per
cui il rimedio vero è il fuggire in tutto non solo da essi, ma anche da ogni cosa che ce li
rappresenti benché sia loro contraria. Perciò la tua meditazione, orientata a questo fine, verta
sulla vita e sulla passione del Signore crocifisso. E se meditando ti si facessero innanzi contro tua
voglia gli stessi pensieri e più del solito ti molestassero, come facilmente ti avverrà, non per
questo ti sgomenterai né lascerai la meditazione né ti rivolgerai ad essi per far loro resistenza; ma
seguiterai la tua meditazione  quanto più intensamente ti sia possibile, non curandoti di tali
pensieri, come se non fossero tuoi; infatti non vi è modo migliore di questo per opporsi loro,
benché ti facessero continua guerra.
Concluderai poi la meditazione con questa o con una domanda simile: “Liberatemi, Creatore e
Redentore mio, dai miei nemici in onore della vostra passione e della vostra bontà ineffabile”,
non rivolgendo la mente al vizio, perché il solo ricordo di esso non è senza pericolo. E con simile
tentazione non stare mai a disputare se tu abbia acconsentito o no perché questo, sotto specie di
bene, è inganno del demonio per inquietarti e renderti sfiduciata e pusillanime; oppure perché,
tenendoti occupata in tali discorsi, spera di farti cadere in qualche piacere. Perciò in questa
tentazione, quando il consenso non è chiaro, ti basti confessare il tutto con brevità al tuo padre
spirituale, restandone poi tranquilla con il suo  parere senza pensarci più. E fa' in modo di
scoprire a lui fedelmente ogni tuo pensiero, e non te ne trattenga mai alcun rispetto o vergogna.
Che se con tutti i nostri nemici abbiamo bisogno della virtù dell'umiltà per vincerli, in questo più
che in altro dobbiamo umiliarci, essendo questo vizio quasi sempre castigo di superbia. Passato il
tempo della tentazione, quello che devi fare è che, pur sembrandoti di essere libera e del tutto
sicura, tu stia con la mente lontana affatto  da quegli oggetti che ti cagionavano la tentazione,
benché per fine di virtù o di altro bene ti sentissi muovere a fare altrimenti: infatti questa è frode
della natura viziosa e tranello del nostro sagace avversario, che si trasforma in angelo di luce per
indurci nelle tenebre.

19 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XVIII
Il modo di resistere agli impulsi improvvisi delle passioni
Non essendo ancora assuefatta a parare i colpi improvvisi delle ingiurie o di altra cosa contraria,
per farvi l'abitudine impara a prevederli e a volerli poi più e più volte, aspettandoli con animo
preparato. Il modo di prevederli è che, considerata la condizione delle tue passioni, consideri
anche le persone con le quali tratterai e i luoghi che frequenterai: da questo facilmente potrai
congetturare quello che ti potrebbe avvenire. E sopravvenendoti  qualsiasi altra avversità non
pensata, oltre l'aiuto a te recato dal tenere l'animo preparato alle altre che hai previsto, potrai
maggiormente servirti di quest'altro modo.
Non appena tu cominci a sentire i primi colpi dell'ingiuria o altra cosa penosa, sta' desta, fatti
forza ed eleva la mente a Dio, considerando la sua ineffabile bontà e l'amore verso di te con cui ti
manda quell'avversità, affinché, sopportandola per suo amore, ti purifichi di più, ti accosti e ti
unisca a lui. E veduto quanto egli si compiace che tu la sopporti, rivolgiti a te stessa
riprendendoti e dicendo fra te: “Ah! Perché non vuoi sostenere questa croce, che non questi o
quegli ma il tuo Padre celeste ti manda?”. Poi rivolta alla croce, abbracciala con la maggior
pazienza e allegrezza possibili, dicendo: “O croce, fabbricata dalla  provvidenza divina prima
che io fossi! O croce, addolcita dal dolce amore  del mio Crocifisso! Inchiodarmi ormai in te
perché possa darmi a chi, morendo in te, mi ha redenta”.
E se nel principio, prevalendo in te la passione non potessi elevarti in Dio ma restassi ferita,
cerca con tutto ciò di farlo quanto prima come se ferita non fossi. Ma per efficace rimedio contro
questi impulsi improvvisi, toglierai ben presto la causa da cui procedono. Ad esempio: se per
l'affetto che hai a qualche cosa, vedi che quando in essa vieni molestata sei solita cadere
nell'improvviso turbamento dell'animo, il modo di provvedere a ciò per tempo è che tu ti abitui a
toglierne l'affetto. Se invece H turbamento procede non dalla cosa ma dalla persona della quale,
perché non ti sta a cuore, ogni piccola azione ti infastidisce e ti turba, H rimedio è che tu ti sforzi
d'inclinare la volontà ad amarla e ad averla cara: infatti oltre a essere creatura, come te formata
dalla mano sovrana e come te redenta dallo stesso sangue divino, se la sopporterai, quella
persona ti porge anche l'occasione di renderti simile al tuo Signore amoroso e benigno con tutti.

18 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XVII
L'ordine da osservare nel combattere contro le nostre passioni viziose
E molto importante sapere l'ordine da osservare per combattere come si deve e non a caso e con
superficialità, come fanno molti non senza loro  danno. L'ordine con cui si deve combattere
contro i nemici e le tue cattive inclinazioni è che tu, entrando nel tuo cuore i veda con diligente
esame da qual sorta di pensieri e di affetti esso è circondato e da quale passione è più posseduto e
tiranneggiato; e contro quella principalmente tu prenda le armi  e ingaggi la battaglia. E se
avviene che tu sia assalita da altri nemici, devi sempre combattere contro quello che attualmente
e più da vicino ti fa guerra, ritornando però poi all'impresa principale.

17 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XVI
In qual modo la mattina di buon'ora debba scendere in campo il soldato di Cristo
Appena sveglia, la prima cosa che dovranno osservare i tuoi occhi interiori è il vederti dentro
uno steccato chiuso con questa legge: chi non vi combatte, vi resta morto per sempre.
In questo steccato immaginerai di vedere innanzi  a te da una parte quel nemico e quella tua
cattiva inclinazione, già individuati per espugnarli e che invece sono armati per ferirti e darti la
morte; e dal lato destro il tuo vittorioso Capitano Cristo Gesù con la sua santissima madre Maria
Vergine insieme al suo carissimo sposo Giuseppe, con molte squadre di angeli e santi e
particolarmente con san Michele arcangelo; dal lato sinistro, poi, crederai di vedere il demonio
infernale con i suoi per eccitare la suddetta tua passione, istigandoti a cedere ad essa.
In tale steccato ti sembrerà di sentire una voce forse del tuo angelo custode, che cosi ti dice: “Tu
oggi devi combattere contro questo e contro altri tuoi nemici. Non s'impaurisca il tuo cuore né si
perda d'animo, non ceda ad essi per timore o per altro rispetto a cosa alcuna, perché nostro
Signore e tuo Capitano è qui con te con tutte queste gloriose squadre: egli combatterà contro
tutti i tuoi nemici, non permettendo che prevalgano su di te in forze e capacità (cfr. Dt 20,3-4).
Sta' salda, fatti violenza e sopporta la pena che talora sentirai nel farti violenza. Grida spesso
dall'intimo del cuore e chiama il tuo Signore, Maria Vergine e tutti i santi, perché senza dubbio
ne riporterai vittoria. Se tu sei fiacca, impedita dalle tue cattive abitudini, e se i tuoi nemici sono
molti e forti, moltissimi sono gli aiuti di chi ti ha creata e redenta; oltremodo e senza paragone
alcuno più forte è il tuo Dio e ha  più voglia lui di salvarti che non il nemico di perderti.
Combatti pure e non ti rincresca talora la sofferenza, perché dalla fatica, dalla violenza contro
le tue cattive inclinazioni e dalla pena che si sente per le cattive abitudini nascono la vittoria e il
grande tesoro con cui si compra il regno dei cieli e l'anima si unisce per sempre con Dio”.
Nel nome del Signore comincerai a combattere con le armi della diffidenza di te stessa e della
confidenza in Dio, con l'orazione e con l'esercizio chiamando a battaglia quel nemico e quella tua
inclinazione che, secondo l'ordine suddetto, ti sei risoluta di vincere ora con la resistenza, ora con
l'odio e ora con gli atti della virtù contraria ferendoli più e più volte a morte per far piacere al tuo
Signore, che con tutta la chiesa trionfante sta a vedere il tuo combattimento. Di nuovo ti dico che
non ti deve rincrescere di combattere, se consideri l'obbligo che tutti abbiamo di servire e di
piacere a Dio e la necessità di combattere, non potendo fuggire da questa battaglia senza ferite e
senza morirne. Ti dico di più: quando tu come ribelle volessi fuggire da Dio e darti al mondo e
alle delizie della carne, a tuo dispetto ti è necessario combattere con tante e tante contrarietà, che
spesse volte suderai in volto e il cuore sarà penetrato  da angosce mortali. A questo punto
considera che sorta di pazzia sarebbe il sostenere quella fatica e quella pena che comportano
maggior fatica e pena insieme alla morte senza fine, se tu fuggissi quella che, finendo invece
presto, ci unisce alla vita eterna e infinitamente beata dove godremo per sempre il nostro Dio.

16 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XV
Alcuni avvisi intorno al modo di combattere
e specialmente contro chi e con quale virtù si deve fare
Hai già visto, figliuola, il modo con cui devi combattere per vincere te stessa e ornarti delle virtù.
Inoltre sappi ora che per riportare vittoria sui tuoi nemici con maggior rapidità e facilità ti
conviene combattere, anzi è necessario che tu  combatta ogni giorno particolarmente contro
l'amor proprio, abituandoti a ricevere come cari  amici i disprezzi e le molestie che il mondo
potesse darti. E dal non avvertire questa battaglia e dal farne poco conto è avvenuto e avviene,
come ho accennato sopra, che le vittorie sono difficoltose, rare, imperfette e instabili. Ti avviso
per giunta che il tuo deve essere un combattere con fortezza d'animo, che facilmente acquisterai
se la domanderai a Dio e se, considerando la rabbia, l'odio perenne e il grande numero delle
squadre e degli eserciti nemici, considererai viceversa che infinitamente maggiori sono la bontà
di Dio e l'amore con cui ti ama e che molti più sono gli angeli del cielo e le orazioni dei santi che
combattono a nostro favore. E da questa considerazione è proceduto che  tante e tante fragili
donne hanno superato e vinto tutta la potenza e la sapienza del mondo, tutti gli assalti della carne
e tutta la rabbia dell'inferno.
Perciò non devi mai spaventarti, benché a volte ti paia che la battaglia dei nemici infierisca di più
e possa durare per tutta la tua vita e quasi ti minacci cadute certe da diverse parti: infatti devi
sapere, oltre a quanto ho detto, che ogni forza e conoscenza dei nostri nemici sono nelle mani del
nostro divin Capitano, in onore del quale si combatte. Stimandolo indicibilmente e chiamandoci
egli stesso rigorosamente alla battaglia, non solo non permetterà mai che ti sia fatta violenza, ma,
combattendo egli per te, ti darà la vittoria su  di loro quando a lui piacerà e con maggior tuo
vantaggio, anche se egli tardasse fino all'ultimo giorno della tua vita.
Questo solamente tocca a te: che tu combatta generosamente e che, nonostante tu sia più volte
ferita, non lasci mai le armi né ti dia alla fuga. Infine, perché tu combatta valorosamente, devi
sapere che questa battaglia non si può evitare e chi non vi combatte necessariamente vi resta
coinvolto e muore. Oltre a ciò abbiamo a che fare con nemici ripieni di tali qualità e di odio, che
non se ne può in nessun modo sperare né pace né tregua.

15 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XIV
Quello che si deve fare quando la volontà superiore pare vinta
e soffocata in tutto da quella inferiore e dai nemici
Se talora ti sembrasse che la volontà superiore non può nulla contro quella inferiore e contro i
suoi nemici per il fatto che non senti in te un volere efficace contro di loro, sta' pur salda e non
lasciare la battaglia: infatti devi considerarti sempre vittoriosa, finché non ti accorgi apertamente
di aver ceduto. Siccome la nostra volontà superiore non ha bisogno delle voglie inferiori per
produrre i suoi atti, così, se essa stessa non vuole, non può essere mai costretta a darsi loro per
vinta, benché la contrastino molto aspramente. Perciò Dio ha dotato la nostra volontà di libertà e
di forza tale che se tutti i  sensi con tutti i demoni e il mondo insieme si armassero e
congiurassero contro di essa, combattendola e premendola con tutto il loro sforzo, nondimeno
essa può, a dispetto loro, liberissimamente volere o non volere tutto ciò che vuole o non vuole, e
quante volte e per quanto tempo e in quel modo e per quel fine che più le piace.
E se questi nemici a volte ti assalissero e ti stringessero con tanta violenza che la tua volontà
quasi soffocata non avesse per così dire fiato per produrre nessun atto di voghe contrarie, non ti
perdere d'animo né gettare le armi a terra, ma serviti in questo caso della lingua e difenditi
dicendo: “Non cedo a te, non ti voglio”; proprio come colui che, avendo il nemico addosso che lo
tiene oppresso, non potendo con la punta lo percuote con il pomo della spada. E siccome questi
tenta di fare un salto indietro per poterlo ferire di punta, così tu ritirati nella conoscenza di te
stessa, che niente sei e niente  puoi; e con la fiducia in Dio, che tutto può,  dà un colpo alla
passione nemica dicendo: “Aiutami, Signore; aiutami, Dio mio; aiutami Gesù, Maria, perché
non ceda ad essa”.
Potrai ancora, quando il nemico ti dà tempo,  aiutare la debolezza della volontà ricorrendo
all'intelletto e considerando diversi punti: per tale considerazione la volontà viene poi a prendere
fiato e forza contro i nemici. Per esempio: in qualche persecuzione o in qualche altro travaglio tu
sei talmente assalita dall'impazienza,  che la tua volontà quasi non può oppure non vuole
sopportarli; la conforterai dunque discorrendo con l'intelletto intorno ai seguenti oppure intorno
ad altri punti.
Primo: considera se tu meriti quel male che patisci, perché gliene hai dato l'occasione; e
meritandolo, ogni dovere di giustizia vuole che tu sopporti pazientemente quella ferita che ti sei
data con le tue mani.
Secondo: e non avendone tu colpa alcuna, rivolgi il pensiero agli altri tuoi errori di cui Dio non ti
ha ancora dato il castigo e che tu non hai puniti come si deve. E vedendo che la misericordia di
Dio ti cambia la pena di essi, che sarebbe eterna oppure temporale ma del purgatorio, con una
piccola pena presente, devi riceverla non solamente volentieri ma con rendimento di grazie.
Terzo: e quando a te paresse d'aver fatto molta penitenza e d'aver poco offeso la divina Maestà
(cose, però, di cui non devi mai persuaderti), devi pensare che nel regno dei cieli non si entra che
per la porta stretta delle tribolazioni (cfr. Mt 7,13-14).
Quarto: quantunque tu vi potessi entrare per altra via, per legge d'amore non dovresti nemmeno
pensarlo, essendovi il Figluiolo di Dio entrato con tutti gli amici e con tutte le sue membra per
mezzo delle spine e delle croci.
Quinto: ma quello a cui tu devi mirare principalmente in questa e in ogni altra occasione è la
volontà del tuo Dio il quale, per l'amore che ti porta, si compiacerà indicibilmente di ogni atto di
virtù e di mortificazione che ti vedrà fare da sua fedele e generosa guerriera, per corrispondere a
lui con amore. E tieni per certo che quanto più in sé sarà irrazionale il travaglio e più indegno per
la sua provenienza e perciò a te più molesto e grave da tollerare, tanto al Signore darai più gusto
approvando e amando, anche nelle cose in se stesse disordinate e per te più amare, la sua divina
volontà e disposizione in cui ogni avvenimento, sia pure sregolato, ha la sua regola e il suo
ordine perfettissimo.

14 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XIII
Il modo di combattere contro gli impulsi del senso
e gli atti che la volontà deve fare per acquistare le abitudini alle virtù
Ogniqualvolta la tua volontà ragionevole è combattuta da quella del senso da una parte e da
quella divina dall'altra, mentre ciascuna cerca di riportare vittoria, è necessario che ti eserciti in
più modi perché in te prevalga in tutto la volontà divina.
Primo: quando sei assalita e  battagliata dagli impulsi del senso, devi opporre un'accanita
resistenza perché la volontà superiore non acconsenta a quelli.
Secondariamente: allorché essi sono cessati, eccitali di nuovo in te per reprimerli con maggior
impeto e forza. Dopo richiamali alla terza battaglia, nella quale ti abituerai a scacciarli da te con
sdegno e ripugnanza. Questi due incitamenti a battaglia si devono fare in ogni nostro appetito
disordinato fuorché negli stimoli carnali, dei quali tratteremo a suo tempo.
Infine devi fare atti contrari a ogni tua viziosa passione. Con il seguente esempio ti si farà il tutto
più chiaro. Tu sei forse combattuta dagli stimoli dell'impazienza: se rientrando in te stessa starai
ben attenta, sentirai che essi continuamente battono alla porta della volontà superiore perché si
inchini e acconsenta a loro. E tu come primo esercizio, opponendoti a ciascun impulso, fa'
ripetutamente quanto puoi perché la tua volontà non vi dia il consenso. Né cessa mai da questa
battaglia finché non ti avveda che il nemico, quasi stanco e come morto, si dia per vinto. Ma
vedi, figliuola, la malizia del demonio. Quando egli si accorge che noi ci opponiamo fortemente
agli stimoli di qualche passione non solo resta a eccitarli in noi ma, quando sono eccitati, tenta
per il momento di acquietarli. E questo lo fa perché con l'esercizio non acquistiamo l'abitudine
alla virtù contraria a quella passione e inoltre per farci cadere nei lacci della vanagloria e della
superbia, facendoci poi astutamente convincere che noi da generosi soldati abbiamo subito
calpestato i nostri nemici. Perciò tu passerai alla seconda battaglia, richiamandoti alla memoria
ed eccitando in te quei pensieri che ti cagionavano l'impazienza, in modo da sentirti da essi
commossa nella parte sensitiva e  da reprimere allora ripetutamente e con sforzo maggiore di
prima i suoi impulsi. E sebbene noi respingiamo i nostri nemici sapendo di far bene e di piacere a
Dio, tuttavia se non li abbiamo del tutto in odio corriamo pericolo di essere un'altra volta da essi
superati: per questo tu devi farti loro incontro con il terzo assalto e scacciarli lontano da te
facendo atti non solo di ripugnanza ma anche di indignazione, fino a tanto che si rendano odiosi
e abominevoli. Infine, per ornare e perfezionare  l'anima tua con le abitudini alle virtù, devi
produrre atti interiori che siano direttamente contrari alle tue disordinate passioni. Ad esempio
volendo tu acquistare perfettamente l'abitudine  alla pazienza, se uno disprezzandoti ti porge
l'occasione di essere impaziente, non basta esercitarti nelle tre maniere di combattere di cui ti ho
detto, ma devi volere e amare per giunta il disprezzo ricevuto, desiderando di essere di nuovo
nello stesso modo e dalla stessa persona oltraggiata, aspettando e proponendoti di sostenere
anche cose più gravi. La causa per cui tali atti contrari sono necessari per perfezionarci nelle
virtù è questa: gli altri atti, pur essendo molti e forti, non sono sufficienti a estirpare le radici che
producono il vizio.
Pertanto (per continuare nello stesso esempio), benché noi, quando siamo disprezzati, non
consentiamo ai moti dell'impazienza anzi combattiamo contro di essi con i tre modi indicati
sopra, nondimeno se non ci abitueremo con molti e frequenti atti ad amare il disprezzo e a
rallegrarcene, non ci potremo mai liberare dal  vizio dell'impazienza  il quale, per la nostra
inclinazione alla reputazione propria, si fonda nell'aborrimento del disprezzo. E finché resta viva,
la radice viziosa va sempre germogliando in maniera da rendere languida la virtù, anzi talora da
soffocarla in tutto e da tenerci inoltre in continuo pericolo di ricadere in ogni occasione che ci si
presenti. Dalle quali cose ne segue che senza i detti atti contrari non possiamo mai acquistare la
vera abitudine alle virtù. Si avverta per giunta che questi atti devono essere tanto frequenti e in
tale numero da potere del tutto distruggere l'abitudine viziosa, la quale, siccome per molti atti
viziosi ha preso possesso nel nostro cuore, così con molti atti contrari la si deve svellere da
quello per introdurvi l'abitudine virtuosa. Anzi dico di più: per fare l'abitudine virtuosa si  16
richiedono atti buoni più degli atti cattivi necessari per fare l'abitudine viziosa; infatti quelli non
sono aiutati, come invece sono aiutati questi, dalla natura, corrotta dal peccato.
Oltre a quello che fin qui si è detto, aggiungo che se la virtù che allora eserciti così richiede, devi
anche fare atti esteriori conformi agli interiori, come (per stare nel detto esempio) usare parole di
mansuetudine e di amore e servendo, se puoi, chi ti è stato noioso e contrario in qualunque modo.
E quantunque questi atti tanto interiori quanto esteriori fossero o ti paressero accompagnati da
tanta debolezza di spirito da sembrarti di farli contro ogni tua voglia, non per questo li devi in
alcun modo tralasciare: per quanto deboli essi siano, ti tengono ferma e salda nella battaglia e ti
agevolano la strada alla vittoria.
Sta' ben attenta e raccolta in te stessa per combattere non solo contro le voglie grandi ed efficaci,
ma ancora contro le piccole e deboli di ciascuna passione, perché queste  aprono la strada alle
grandi, onde poi si generano in noi le abitudini viziose. E dalla poca cura che alcuni hanno avuto
di sradicare dai loro cuori queste vogliette, dopo aver superato le maggiori della medesima
passione, è avvenuto loro che quando meno vi pensavano sono stati assaliti e vinti dagli stessi
nemici più gagliardamente e rovinosamente di prima. Ti ricordo inoltre di attendere a mortificare
e rompere alle volte le tue voglie anche di  cose lecite non necessarie, perché da questo
seguiranno per te molti beni e ti renderai sempre più disposta e pronta a vincerti nelle altre; ti
farai forte ed esperta nella battaglia delle tentazioni, fuggirai varie insidie del demonio e farai
cosa graditissima al Signore.
Figliuola, ti parlo chiaramente: se nel modo che ti ho detto andrai continuando in questi leali e
santi esercizi per riformare e vincere te stessa, ti assicuro che in poco tempo avanzerai molto e
diventerai spirituale davvero e non solamente di nome. Ma in altra maniera e con altri esercizi,
benché fossero, come tu credi, eccellenti e tanto dilettevoli al tuo gusto da sembrarti di stare in
essi tutta unita e in dolci colloqui con il Signore, non persuaderti di acquistare mai virtù e spirito
vero. Il quale (come ti ho detto nel primo capitolo) non consiste né nasce dagli esercizi piacevoli
e conformi alla nostra natura, ma da quelli che la mettono in croce con tutti i suoi atti: onde,
rinnovato l'uomo per mezzo delle abitudini alle virtù evangeliche, lo congiungono al suo
Crocifisso e Creatore.
Non v'è chi dubiti che siccome le abitudini viziose vengono a farsi con molti e frequenti atti della
volontà superiore mentre cede agli  appetiti del senso, così viceversa le abitudini alle virtù
evangeliche si acquistano facendo spesso e spessissime volte atti conformi alla volontà divina, da
cui siamo chiamati ora a questa, ora a quell'altra virtù. E siccome la nostra volontà non può mai
essere viziosa e terrena per quanto sia battagliata dalla parte inferiore e dal vizio finché a quella
non cede e s'inchina, così non sarà mai virtuosa e congiunta con Dio, benché molto vivamente
sia chiamata e combattuta dalle ispirazioni e dalla grazia divina, finché quando ce n'è bisogno
non si conforma ad essa con gli atti interni e con quelli esterni.

13 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XII
Molte volontà esistono nell'uomo. La guerra che si fanno tra loro
Benché si possa dire che in questo combattimento in noi esistano due volontà - l'una della
ragione, detta perciò ragionevole e superiore, l'altra del senso, chiamata inferiore e sensuale, la
quale con i nomi di appetito, carne, senso e passione si suole significare -, tuttavia, poiché siamo
uomini per la ragione, anche se diciamo che  con il solo senso vogliamo qualche cosa, non si
intende che veramente la vogliamo, fintanto che non ci incliniamo a volerla con la volontà
superiore. Per cui tutta la nostra battaglia spirituale consiste principalmente nel fatto che la
volontà ragionevole, essendo come interposta fra la volontà divina che la sovrasta e la volontà
inferiore che è quella del senso, è continuamente combattuta dall'una e dall'altra, mentre ciascuna
di queste tenta di tirarla a sé e rendersela  soggetta e obbediente. Ma gran pena e fatica,
specialmente all'inizio, provano quelli che sono  prigionieri delle cattive abitudini quando
decidono di migliorare la loro vita corrotta e, liberandosi del mondo e  della carne, di darsi
all'amore e al servizio di Gesù Cristo.
Questo perché i colpi, che la volontà superiore sostiene dalla volontà divina e da quella sensuale
che le stanno sempre intorno battagliandola, sono possenti e forti e si fanno ben sentire non senza
grave pena. Il che non avviene a quelli che sono già abituati alle virtù o ai vizi e sulla loro via
intendono continuare, perché i virtuosi facilmente consentono alla volontà divina e i viziosi si
piegano senza contrasto a quella del senso.
Ma nessuno presuma di poter conseguire le vere virtù cristiane né di servire Dio come si
conviene, se non vuole farsi violenza davvero e sopportare la pena che si sente nel lasciare non
solo i piaceri maggiori ma anche i piccoli, ai quali prima era attaccato con affetto terreno. E la
conseguenza di ciò è che pochissimi raggiungono lo scopo della perfezione: dopo aver con fatica
superato i vizi maggiori, non vogliono poi farsi violenza continuando a soffrire le punture e il
travaglio che si provano nel resistere a quasi infinite vogliette proprie  e passioncelle di minor
conto, le quali, prevalendo ogni ora in essi, vengono ad acquistare dominio e signoria sopra i loro
cuori.
Fra questi se ne trovano alcuni che, se non rubano i beni altrui, si affezionano in modo eccessivo
a quelli che giustamente possiedono; se non  si procurano onori con mezzi illeciti, non li
aborriscono però come dovrebbero né smettono di desiderarli e alcune volte di cercarli per vie
diverse; se osservano i digiuni di obbligo, non mortificano per questo la gola nel mangiare
superfluamente e nel desiderare cibi delicati; vivendo nella continenza, non si staccano da certe
amicizie di loro gusto, che portano grande impedimento all'unione con Dio e alla vita spirituale;
essendo inoltre esse molto pericolose in qualsiasi persona sia pur santa e più in chi meno le teme,
sono da fuggirsi da ciascuno quanto più si possa. Da tali cose ancora ne consegue che le altre
loro opere buone sono fatte con tiepidezza di spirito e sono accompagnate da molti interessi e
imperfezioni occulte, da una certa stima di se stessi e dal desiderio di esserne lodati e apprezzati
dal mondo.
Costoro non solo non fanno progresso nella via della salvezza, ma, tornando indietro, corrono il
rischio di ricadere nei primi mali in quanto non amano la vera virtù e si mostrano poco grati al
Signore, che li tolse dalla tirannia del demonio; inoltre sono ignoranti e ciechi per vedere il
pericolo in cui si trovano, mentre si persuadono di essere come in stato sicuro. E qui si scopre un
inganno tanto più dannoso quanto meno avvertito: cioè molti che attendono alla vita spirituale,
amando se stessi più di quanto dovrebbero (sebbene in verità non sanno amarsi), per lo più
praticano quegli esercizi che più si confanno al loro gusto e lasciano gli altri che toccano sul vivo
la propria naturale inclinazione e i loro sensuali appetiti, contro i quali ogni ragione vorrebbe che
si rivolgesse tutto lo sforzo.
Perciò, figlia mia diletta, ti avviso ed esorto  a innamorarti della difficoltà e della pena che
comporta il vincere se stessi: qui è tutto! E tanto più certa e sollecita sarà la vittoria quanto più
fortemente ti innamorerai della difficoltà, che mostra ai principianti la virtù e la guerra; e se tu
amerai la difficoltà e il penoso combattere più delle vittorie e delle virtù, più presto acquisterai
ogni cosa.

12 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XI
Alcune considerazioni che inducono la volontà a volere in ogni cosa il beneplacito di Dio
Inoltre per indurre con maggior facilità la tua volontà a volere in tutte le cose il beneplacito di
Dio e il suo onore, ricordati spesso che egli ti ha prima in vari modi onorata e amata. Nella
creazione, creandoti dal nulla a sua somiglianza e mettendo tutte le altre creature a tuo servizio
(cfr. Gen 1,26-28). Nella redenzione, mandando non un angelo ma il suo unigenito Figliuolo a
redimerti, non con prezzo corruttibile di oro e di argento ma con il suo sangue prezioso (cfr. Pt 1,
18-19) e con la sua penosa e ignominiosa morte. Che poi ogni ora, anzi ogni momento ti guardi
dai nemici, combatta per te con la sua grazia, tenga continuamente preparato per tua difesa e per
tuo cibo il suo diletto Figliuolo nel sacramento dell'altare non è segno di incalcolabile stima e
amore che l'immenso Dio ti porta? Sicché nessuno può capire quanta considerazione così gran
Signore abbia di noi poverelli, della nostra bassezza e miseria, e viceversa quello che noi siamo
tenuti a fare per così alta Maestà, che tali e tante cose ha operate per noi. Se i signori della terra,
quando sono onorati da persone anche povere e umili, si sentono obbligati a rendere loro onore,
cosa dovrà fare la nostra viltà con il supremo re  dell'universo da cui si vede così altamente
apprezzata e amata? Oltre a quanto ho detto, abbi sempre sopra ogni cosa viva memoria che la
divina Maestà per se stessa merita infinitamente di essere onorata e servita, semplicemente
perché tale è il suo desiderio.

11 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO X
L'esercizio della volontà é il fine al quale
si devono indirizzare tutte le azioni interiori ed esteriori
Oltre all'esercizio che tu devi fare intorno all'intelletto, ti è necessario regolare talmente la tua
volontà che, non lasciandola nei suoi desideri, si renda in tutto conforme al beneplacito divino. E
avverti bene che non ti deve bastare soltanto il volere e il procurare le cose che a Dio sono più
gradite, ma devi anche volerle e compierle  come mossa da lui e solamente allo scopo di
piacergli. In questo abbiamo pure, più che nel suddetto, contrasto grande con la natura: essa è
talmente inclinata verso se stessa che in tutte le cose, anche nelle buone e nelle spirituali (talora
più che nelle altre) cerca il proprio comodo e diletto. In questi si va trattenendo e di quelle, come
di cibo per niente sospetto, si va avidamente pascendo.
Infatti quando ci sono offerte, subito le adocchiamo e le vogliamo, non come mossi dalla volontà
di Dio né allo scopo di piacere solamente a lui, ma per quel bene e diletto che derivano dal volere
le cose volute da Dio. Questo inganno è tanto più occulto, quanto la cosa voluta è per se stessa
migliore. Onde persino nel desiderare lo stesso Dio vi sogliono essere degli inganni dell'amor
proprio, perché si mira spesso più al nostro interesse e al bene che ne aspettiamo che alla volontà
di Dio, il quale per sua sola gloria si compiace e vuole da noi essere amato, desiderato e
obbedito. Per guardarti da quest'insidia, che ti impedirebbe il cammino della perfezione, e per
abituarti a volere e a fare tutto come mossa da Dio e con pura intenzione di onorare e di
compiacere lui solo (il quale vuole essere unico principio e fine di ogni nostra azione e di ogni
nostro pensiero), seguirai questa via. Quando ti si offre qualcosa voluta da Dio, non inclinare la
volontà a volerla se prima non innalzi la mente a Dio per vedere che è volontà sua che tu la
voglia e perché egli così vuole,  e per piacere solamente a lui. Così mossa e attirata da questa
volontà, la tua si pieghi poi a volere quella cosa come voluta da Dio e per suo solo beneplacito e
onore. Parimenti volendo tu rifiutare le cose non volute da Dio, non rifiutarle se prima non fissi
lo sguardo dell'intelletto nella sua divina volontà, la quale vuole che tu le rifiuti per piacergli. Ma
devi sapere che le frodi della sottile natura sono poco conosciute:  essa, cercando sempre
occultamente se medesima, molte volte fa sembrare che in noi vi siano il detto motivo e il fine di
piacere a Dio, e non è così. Onde spesso avviene che quello che si vuole o non si vuole per
nostro interesse, pare a noi di volerlo o non volerlo per piacere o non piacere a Dio. Per fuggire
da questo inganno il rimedio proprio e intrinseco sarebbe la purezza del cuore, la quale consiste
nello spogliarsi dell'uomo vecchio e nel vestirsi del nuovo (cfr. Col 3,9-10; Ef 4,22-23): a tal fine
si indirizza tutto questo Combattimento. Tuttavia per predisporti come si deve, poiché sei piena
di te stessa, dal principio delle tue azioni sta' attenta a spogliarti quanto puoi di ogni mistura dove
tu possa stimare che vi sia del tuo, e non volere né fare né rifiutare cosa alcuna, se prima non ti
senti muovere e tirare dal puro e semplice volere di Dio. Se in tutte le azioni, e particolarmente in
quelle interiori dell'anima e in quelle esteriori che passano presto, non potrai così sempre in atto
sentire questo motivo, contentati  di averlo virtualmente in ciascuna, tenendo sempre vera
intenzione di piacere in tutto al tuo solo Dio.
Ma nelle azioni che continuano qualche spazio di tempo, non solamente nel principio è bene che
tu ecciti in te questo motivo, ma devi stare attenta  a rinnovarlo spesso e  a tenerlo desto fino
all'ultimo: altrimenti vi sarebbe pericolo di incappare in un altro tranello pure dell'amor nostro
naturale. Essendo questo incline e propenso più verso se stesso che verso Dio, molte volte con
intervallo di tempo suole farci inavvertitamente cambiare gli oggetti e mutare le intenzioni. Il
servo di Dio, che in ciò non è ben attento, spesso comincia a fare qualche cosa per il solo motivo
di piacere al suo Signore; ma poi a poco a poco, quasi senza accorgersene, si va talmente
compiacendo in quella con il proprio senso che, scordatosi della divina volontà, si rivolge e si
attacca a tal punto al gusto sensibile e all'utile e all'onore che gliene possono venire, che se Dio
mette impedimento a quell'azione con qualche infermità o avversità o per mezzo di qualche
creatura, egli ne rimane tutto turbato e inquieto e alle volte cade nella mormorazione e di questo
e di quello, per non dire talora dello stesso Dio. Segno assai chiaro che l'intenzione sua non era
in tutto di Dio, ma nasceva da radice e da fondo guasto e corrotto. Perché chiunque si muove  12
come spinto da Dio e per piacere a lui solo non  vuole più l'una che l'altra cosa; ma vuole
solamente averla se a Dio piacerà che l'abbia e nel modo e tempo che gli sarà gradito; e avendola
o non avendola ne resta ugualmente pacifico e contento, poiché in ogni modo ottiene il suo
intento e consegue il fine che altro non era se non il beneplacito di Dio.
Perciò sta' ben raccolta in te stessa e attenta a indirizzare sempre le tue azioni a questo perfetto
fine. E se talora (cosi ricercando la disposizione dell'anima tua) tu ti muovessi a operare il bene
allo scopo di fuggire le pene dell'inferno o per la speranza del paradiso, ancora in questo ti puoi
proporre per ultimo fine il gradimento e la volontà di Dio: egli si compiace che tu non vada
all'inferno, ma che entri nel suo regno.
Non c'è chi possa pienamente conoscere quanta forza ed efficacia abbia questo motivo, poiché
una cosa, sia pur bassa o minima quanto si voglia, fatta allo scopo di piacere a Dio solo e per sua
gloria, per così dire vale infinitamente più di molte altre di grandissimo pregio e valore che siano
fatte senza questo motivo. Pertanto gli è più gradito un solo denaro dato a un poverello per
questo solo motivo di far piacere a sua divina Maestà che se con altra intenzione, anche di godere
i beni del cielo (che è fine non solo buono ma sommamente desiderabile), qualcuno si privasse di
tutti i suoi averi, per copiosi che fossero.
Questo esercizio di fare tutto allo scopo di piacere puramente a Dio sembrerà da principio arduo;
ma esso diventerà agevole e facile con la consuetudine, con il desiderare molte volte lo stesso
Dio e con l'aspirare a lui con vivi affetti del cuore come a perfettissimo e unico nostro bene, il
quale per se stesso merita che tutte le creature lo cerchino, lo servano e lo amino sopra qualunque
altra cosa. Quanto più profondamente e più spesso sarà fatta la considerazione dell'infinito
merito di Dio, tanto più ferventi e frequenti saranno gli atti suddetti della volontà; e così con
maggior facilità e più presto acquisteremo l'abitudine di fare ogni azione in segno di rispetto e di
amore per quel Signore che solo ne è degno. Infine ti avviso che per conseguire questo divino
obiettivo, oltre a quanto ti ho detto, occorre che tu lo domandi a Dio con preghiera insistente e
che consideri spesso gli innumerevoli benefici che Dio ci ha fatti e tuttora ci fa per puro amore e
senza suo interesse.

10 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO IX
Un'altra cosa da cui si deve guardare l'intelletto perché possa discernere bene
L'altra cosa da cui dobbiamo difendere l'intelletto è  la curiosità perché, riempiendolo noi di
pensieri nocivi, vani e impertinenti, lo rendiamo inabile e incapace di apprendere ciò che più
appartiene alla nostra vera mortificazione e perfezione. Per cui tu devi essere come morta in tutto
a ogni investigazione delle cose terrene non necessarie, sebbene lecite.
Restringi sempre il tuo intelletto quanto puoi e ama di farlo stolto. Le novità e le vicissitudini del
mondo, piccole e grandi, per te siano appunto come se non fossero; e se ti sono offerte, opponiti
loro e scacciale lontano da te. Nel desiderio di intendere le cose celestiali fa' in modo da essere
sobria e umile, non volendo sapere altro che Cristo crocifisso (cfr. 1Cor 2,2; Gal 6,14; 1Cor
1,23), la vita e la morte sua e quanto da te domanda. Allontana da te tutto il resto e farai cosa
molto gradita a Dio, il quale considera suoi cari e diletti coloro che desiderano da lui e cercano
quelle cose che bastano per amare la sua divina bontà e per fare la sua volontà. Ogni altra
domanda e ricerca è amor proprio, superbia e inganno del demonio. Se tu seguirai queste norme
potrai sfuggire a molte insidie perché, vedendo l'astuto serpente che in quelli che attendono alla
vita spirituale la volontà è gagliarda e forte, tenta di abbattere il loro intelletto per farsi così
padrone di questo e di quella. Onde è solito  molte volte dar loro sentimenti alti, vivi e
stravaganti; e li concede massimamente alle persone acute e di grande ingegno e che sono facili a
montare in superbia perché, occupate nel diletto e nella meditazione di quei punti nei quali
falsamente si persuadono di godere Dio, si dimentichino di purificare il cuore e di attendere alla
conoscenza di se stessi e alla vera mortificazione. Irretiti così nel laccio della superbia, si fanno
un idolo del proprio intelletto. Da questo ne segue che a poco a poco, senza accorgersene, si
convincono di non avere bisogno del consiglio e ammaestramento altrui, essendo già abituati a
ricorrere in ogni evenienza all'idolo del proprio giudizio. Questa è cosa di grave pericolo e molto
difficile a curarsi, perché è più pericolosa la superbia dell'intelletto che della volontà: essendo la
superbia della volontà manifesta al proprio  intelletto, facilmente un giorno potrà curarla
obbedendo a chi deve. Ma chi ha ferma opinione che il suo parere sia migliore di quello di altri,
da chi e come potrà essere sanato? Come si sottoporrà al giudizio di altri, che non ritiene tanto
buono quanto il suo proprio? Se l'occhio dell'anima, che è l'intelletto, con cui si doveva
conoscere e purificare la piaga della superba  volontà è infermo, cieco e pieno della stessa
superbia, chi lo potrà curare? E se la luce diventa tenebre e la regola fallisce, che ne sarà del
resto? Perciò tu opponiti per tempo a così pericolosa superbia, prima che ti penetri nelle midolla
delle ossa. Rintuzza l'acutezza del tuo intelletto: sottoponi facilmente il tuo parere a quello altrui;
diventa pazza per amore di Dio e sarai più saggia di Salomone

9 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO VIII
Le cause per cui non discerniamo rettamente le cose.
Il metodo che si deve usare per conoscerle bene
La causa per cui non discerniamo rettamente tutte le cose suddette insieme a molte altre è che al
primo loro apparire vi attacchiamo o l'amore  o l'odio. Da questi oscurato, l'intelletto non le
giudica con rettitudine per quelle che sono. Tu, perché in te non trovi luogo questo inganno, sii
accorta nel tenere sempre quanto più puoi la tua volontà purificata e libera dall'affetto disordinato
a qualunque cosa. E quando ti viene posto innanzi qualunque oggetto, osservalo bene con
l'intelletto e consideralo con maturità prima che da odio, se si tratta di cosa contraria alle nostre
naturali inclinazioni, o da amore, se ti apporta diletto, tu sia mossa a volerlo oppure a rifiutarlo.
Perché allora l'intelletto, non essendo ingombrato da passione, è libero e chiaro; può conoscere il
vero e penetrare dentro al male, che è nascosto sotto il falso piacere, e al bene coperto
dall'apparenza del male.
Ma se la volontà si è prima inclinata ad amare la cosa o l'ha presa in aborrimento, l'intelletto non
la può ben conoscere, perché quell'affetto, che si  è interposto, lo offusca in modo da fargliela
stimare diversamente da quella che è, e per tale rappresentandola alla volontà, essa si muove più
ardentemente di prima ad amarla oppure a odiarla contro ogni ordine e legge di ragione. Da tale
affetto viene a essere oscurato maggiormente l'intelletto e, così oscurato, fa di nuovo sembrare
alla volontà la cosa più che mai amabile o odiosa. Perciò, se non si osserva la regola che ho detto
(il che in tutto questo esercizio è di somma  importanza), queste due potenze tanto nobili ed
eccellenti, intelletto e volontà, vengono miseramente a camminare sempre, come in un vortice, di
tenebre in più folte tenebre e di errore in errore maggiore. Guardati dunque, figliuola, con ogni
vigilanza da ogni non bene ordinato affetto a  qualsiasi cosa, che prima non sia da te ben
esaminata e riconosciuta per quella che è veramente con il lume dell'intelletto, e principalmente
con quello della grazia e dell'orazione e con il giudizio del tuo padre spirituale. Il che intendo che
tu debba osservare, talora più  che nelle altre cose, in alcune opere esteriori che sono buone e
sante, perché in queste, per essere tali, vi è più che in quelle pericolo di inganno e di
indiscrezione da parte nostra. Onde per qualche circostanza di tempo, di luogo e di misura, o per
rispetto dell'obbedienza, alcune volte ti potrebbero recare non piccolo danno, come di molti si sa
che nei lodevoli e santissimi esercizi hanno corso pericolo.

8 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO VII
L'esercizio.
E in primo luogo l'esercizio dell'intelletto, che va guardato dall'ignoranza e dalla curiosità
Se la diffidenza di noi e la confidenza in Dio tanto necessarie in questa battaglia saranno sole,
non solamente non avremo vittoria su noi stessi, ma precipiteremo in molti mali. Perciò, oltre a
queste, ci è necessario l'esercizio,  che è la terza cosa proposta sopra. Questo esercizio si deve
fare principalmente con l'intelletto e con la volontà. Quanto all'intelletto deve essere da noi
guardato da due cose che sogliono combatterlo.
L'una è l'ignoranza, che lo oscura e gli impedisce la conoscenza del vero, che è il suo oggetto
proprio. Perciò con l'esercizio lo si deve rendere lucido e chiaro, perché possa vedere e
discernere bene quanto ci è necessario per purificare l'anima dalle passioni disordinate e ornarla
delle sante virtù. Questo lume in due modi si può ottenere.
Il primo e più importante è l'orazione, pregando lo Spirito Santo che si degni infonderlo nei
nostri cuori. Questo lo farà sempre, se in verità cercheremo Dio solo; se cercheremo di fare la
sua santa volontà e se sottoporremo ogni cosa insieme al nostro giudizio alla decisione del padre
spirituale.
L'altro modo è un continuo esercizio di profonda  e leale considerazione delle cose per vedere
come siano, se buone o cattive: e ciò secondo come insegna lo Spirito Santo e non come
appaiono all'esterno, si rappresentano ai sensi e giudica il mondo.
Questa considerazione, fatta come si conviene, ci fa chiaramente conoscere che si debbono avere
per nulla, per vanità e bugia tutte quelle cose che il cieco e corrotto mondo ama e desidera, e che
con vari modi e mezzi si va procurando; che gli onori e i piaceri terreni non sono altro che vanità
e afflizione di spirito; che le ingiurie e le infamie, che il mondo ci dà, portano vera gloria e le
tribolazioni quiete; che perdonare i nemici e fare loro del bene è magnanimità e una delle
maggiori somiglianze con Dio; che vale più il disprezzo del mondo che l'esserne padrone; che
l'obbedire volentieri per amore di Dio alle più vili creature è cosa più magnanima e generosa del
comandare ai grandi prìncipi; che l'umile conoscenza di noi stessi si deve apprezzare più
dell'altezza di tutte le scienze; che il vincere e mortificare i propri appetiti, per piccoli che siano,
merita maggior lode che l'espugnare molte città (cfr. Pro 16,32), superare potenti eserciti con le
armi in mano, fare miracoli e risuscitare i morti.

7 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO VI
Altri avvisi, perché acquistiamo la diffidenza di noi stessi e la confidenza in Dio
Poiché tutta la forza di vincere i nostri nemici nasce principalmente dalla diffidenza di noi stessi
e dalla confidenza in Dio, di nuovo ti provvedo di avvisi perché tu le consegua con il divino
aiuto.
Devi sapere dunque e tenere per cosa certa che né tutti i doni, o naturali o acquisiti che siano, né
tutte le grazie gratis date, né la conoscenza di tutta la Scrittura, né l'aver lungamente servito Dio
e fatto in questo l'abitudine ci faranno compiere la sua volontà, se in qualunque opera buona e
accetta agli occhi suoi che dobbiamo fare, e in qualunque tentazione che dobbiamo vincere, e in
qualunque pericolo che dobbiamo fuggire, e in qualunque croce che dobbiamo portare secondo la
sua volontà, se, dico, non è aiutato ed elevato il cuor nostro dal particolare aiuto di Dio, e anzi
Dio stesso non ci tenda anche la mano per fare tutto questo. Dunque dobbiamo in tutta la nostra
vita, in tutti i giorni, in tutte le ore e in tutti i momenti aver presente questa verità: che così per
nessuna via o progetto potremo mai confidare in noi stessi. Per quanto poi riguarda la confidenza
in Dio, sappi che per lui non c'è niente di più facile che vincere i pochi come i molti nemici, i
vecchi ed esperti come i fiacchi e inesperti. Perciò, sebbene un'anima sia carica di peccati, abbia
tutti i difetti del mondo, anzi sia difettosa quanto mai si possa immaginare; benché abbia tentato
quanto si voglia, usato qualunque mezzo e fatto  qualunque esercizio per  lasciare il peccato e
operare il bene; benché non abbia mai potuto acquistare un minimo di bene, anzi sia precipitata
più pesantemente nel male: con tutto ciò non deve mancare di confidare in Dio né deve mai
lasciare le armi e gli esercizi spirituali, ma combattere sempre generosamente in quanto bisogna
sapere che in questa battaglia spirituale non perde chi non smette di combattere e di confidare in
Dio, il cui aiuto non manca mai ai suoi soldati anche se a volte  permette che siano feriti. Si
combatta pure, perché qui è tutto! La medicina per le ferite è pronta ed efficace per i soldati, che
con confidenza cercano Dio e il suo aiuto; e quando meno ci pensano, i nemici si troveranno
morti.

6 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO V
Un errore di molti, dai quali la pusillanimità è tenuta per virtù
In questo ancora si ingannano molti, i quali attribuiscono a virtù la pusillanimità e l'inquietudine
che seguono dopo il peccato, perché sono accompagnate da qualche dispiacere: ma essi non
sanno che nascono da occulta superbia e presunzione fondate sulla confidenza in se stessi e nelle
proprie forze nelle quali, perché si stimavano qualche cosa, avevano eccessivamente confidato.
Costoro, scorgendo dalla prova della caduta di sbagliare, si turbano e si meravigliano come di
cosa strana e diventano pusillanimi, vedendo caduto per terra quel sostegno in cui vanamente
avevano riposto la loro confidenza.
Questo non accade all'umile, il quale, confidando nel suo solo Dio e in niente presumendo di sé,
quando incorre in qualsiasi colpa, pur sentendone dolore, non se ne inquieta o se ne meraviglia:
egli sa che tutto ciò gli avviene per sua miseria e propria debolezza da lui molto ben conosciute
con lume di verità.

5 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO IV
Come possa conoscersi se l'uomo opera con la diffidenza di sé e con la confidenza in Dio
Alle volte pare assai al servo presuntuoso d'aver ottenuto la diffidenza di sé e la confidenza in
Dio, ma non sarà così. E di ciò ti darà chiarezza l'effetto che produrrà in te la caduta.
Se tu dunque, quando cadi, t'inquieti, ti rattristi e ti senti chiamare a un certo che di disperazione
di poter andare più innanzi e di far bene, è segno certo che tu confidavi in te e non in Dio. E se
molta sarà la tristezza e la disperazione, molto tu confidavi in te e poco in Dio: infatti colui che
in gran parte diffida di se stesso e confida in Dio, quando cade non si meraviglia, non si rattrista
né si rammarica conoscendo che ciò gli capita per sua debolezza e poca confidenza in Dio. Anzi
più diffida di sé, assai più umilmente confida in Dio; e avendo in odio sopra ogni cosa il difetto e
le passioni disordinate, causa della caduta, con un dolore grande, quieto e pacifico per l'offesa di
Dio, segue poi l'impresa e perseguita i suoi  nemici fino alla morte con maggior animo e
risoluzione.
Queste cose vorrei che fossero ben considerate da certe persone che si dicono spirituali. Quando
esse sono incorse in qualche difetto, non possono né vogliono darsi pace; e alle volte, più per
liberarsi dall'ansietà e dall'inquietudine dovute all'amor proprio che per altro, non vedono l'ora di
andare a trovare il padre spirituale, dal quale dovrebbero andare principalmente per lavarsi dalla
macchia del peccato e prendere forza contro di esso con il santissimo sacramento dell'eucaristia.

4 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO III
La confidenza in Dio
Benché in questa battaglia, come abbiamo detto, sia tanto necessaria la diffidenza di sé, tuttavia,
se l'avremo sola, o ci daremo alla fuga o resteremo vinti e superati dai nemici; e perciò oltre a
questa ti occorre ancora la totale confidenza in Dio, da lui solo sperando e aspettando qualunque
bene, aiuto e vittoria. Perché siccome da noi, che siamo niente, non ci è lecito prometterci altro
che cadute, onde dobbiamo diffidare del tutto di noi medesimi, così grazie a nostro Signore
conseguiremo sicuramente ogni gran vittoria purché, per ottenere il suo aiuto, armiamo il nostro
cuore di una viva confidenza in lui. E questa parimenti in quattro modi si può conseguire.
Primo: col domandarla a Dio.
Secondo: col considerare e vedere con l'occhio della fede l'onnipotenza e la sapienza infinita di
Dio, al quale niente è impossibile (cfr. Lc 1,37) né difficile; e che essendo la sua bontà senza
misura, con indicibile amore sta pronto e preparato a dare di ora in ora e di momento in momento
tutto quello che ci occorre per la vita spirituale e la totale vittoria su noi stessi, se ci gettiamo con
confidenza nelle sue braccia. E come sarà possibile che il nostro Pastore divino, il quale trentatré
anni ha corso dietro alla pecorella smarrita con grida tanto forti da diventarne rauco e per via
tanto faticosa e spinosa da spargervi tutto il sangue e lasciarvi la vita, ora che questa pecorella va
dietro a lui con l'obbedienza ai suoi comandamenti oppure con il desiderio benché alle volte
fiacco di obbedirgli, chiamandolo e pregandolo, come sarà possibile che egli non volga ad essa
quei suoi occhi vivificanti, non l'oda e non se la metta sulle divine spalle facendone festa con
tutti i suoi vicini e con gli angeli del cielo? Che se nostro Signore non lascia di cercare con
grande diligenza e amore e di trovare nella dramma evangelica il cieco e muto peccatore, come
sarà possibile che abbandoni colui che come smarrita pecorella grida e chiama a suo Pastore? E
chi crederà mai che Dio, il quale batte di continuo al cuore dell'uomo per il desiderio di entrarvi e
cenarvi comunicandogli i suoi doni, faccia egli davvero il sordo e non vi voglia entrare qualora
l'uomo apra il cuore e lo inviti (cfr. Ap 3,20)? Il terzo modo per acquistare questa santa
confidenza è il ricorrere con la memoria alla verità della sacra Scrittura, la quale in tanti luoghi ci
mostra chiaramente che non restò mai confuso colui che confidò in Dio.
Il quarto modo, che servirà per conseguire insieme la diffidenza di te stessa e la confidenza in
Dio, è questo: quando ti capita qualcosa da fare e di intraprendere qualche battaglia e vincere te
stessa, prima che ti proponga o ti  risolva di volerla fare rivolgiti  con il pensiero alla tua
debolezza e, diffidando completamente, volgiti poi alla potenza, alla sapienza e alla bontà divina.
E in queste confidando, delibera di operare e di  combattere generosamente; ma come nel suo
luogo dirò, combatti e opera poi con queste armi in pugno e con l'orazione. E se non osserverai
quest'ordine, anche se ti parrà di fare ogni cosa nella confidenza in Dio, ti troverai in gran parte
ingannata: infatti è tanto sottile e tanto propria  all'uomo la presunzione di se medesimo, che
subdolamente quasi sempre vive  nella diffidenza che ci pare di avere di noi stessi e nella
confidenza che stimiamo di avere in Dio.
Perché tu fugga quanto più sia possibile la presunzione e operi con la diffidenza di te stessa e con
la confidenza in Dio, fa in maniera che la  considerazione della  tua debolezza preceda la
considerazione dell'onnipotenza di Dio e ambedue precedano le nostre opere.

3 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO II
La diffidenza di noi stessi
La diffidenza di te stessa, figliuola, ti è talmente necessaria in questo combattimento che senza
questa devi tenere per certo che non solamente non potrai conseguire la vittoria desiderata, ma
neppure superare una ben piccola tua passioncella. E ciò ti s'imprima bene nella mente, perché
noi siamo purtroppo facili e inclinati dalla natura corrotta  verso una falsa stima di noi stessi:
essendo veramente non altro che un bel nulla, ci convinciamo tuttavia di valere qualche cosa; e
senza alcun fondamento, vanamente presumiamo delle nostre forze. Questo è difetto assai
difficile a conoscersi e dispiace molto agli occhi di Dio, che ama e vuole in noi una leale
cognizione di questa certissima verità che ogni grazia e virtù derivano in noi da lui solo, fonte di
ogni bene; e che da noi non può venire nessuna cosa, neppure un buon pensiero che gli sia
gradito (cfr. 2Cor 3,5).
E benché questa tanto importante diffidenza sia ben anche opera della sua divina mano che suole
darla ai suoi cari amici ora con sante ispirazioni, ora con aspri flagelli e con violente e quasi
insuperabili tentazioni, e con altri mezzi non intesi da noi medesimi, tuttavia, volendo egli che
anche da parte nostra si faccia quello che tocca a noi, ti propongo quattro modi con i quali,
aiutata principalmente dal supremo favore, tu possa conseguire tale diffidenza.
Il primo è che tu consideri e conosca la tua viltà e nullità e che da te non puoi fare alcun bene per
il quale meriti di entrare nel regno dei cieli.
Il secondo è che con ferventi e umili preghiere la domandi spesso al Signore, poiché è dono suo.
E per ottenerla prima ti devi mirare non solo priva di essa, ma del tutto impotente ad acquistarla
da te. Così presentandoti più volte davanti alla  divina Maestà con una fede certa che per sua
bontà sia per concedertela, e aspettandola con perseveranza per tutto quel tempo disposto dalla
sua provvidenza, non vi è dubbio che l'otterrai.
Il terzo modo è che ti abitui a temere te stessa, il tuo giudizio, la forte inclinazione al peccato, gli
innumerevoli nemici ai quali non hai forza di fare una minima resistenza; la loro esperienza nel
combattere, gli stratagemmi, le loro trasfigurazioni in angeli di luce; le innumerevoli arti e i
tranelli, che nella via stessa della virtù nascostamente ci tendono.
Il quarto modo è che quando ti avviene di cadere in qualche difetto, allora tu penetri più dentro e
più vivamente nella considerazione della tua somma debolezza: infatti per questo fine Dio ha
permesso la tua caduta, affinché, avvisata dall'ispirazione con più chiaro lume di prima,
conoscendoti bene impari a disprezzare te stessa come cosa purtroppo vile e per tale tu voglia
anche dagli altri essere tenuta e parimenti disprezzata. Sappi che senza questa volontà non vi può
essere virtuosa diffidenza, la quale ha il suo fondamento nell'umiltà vera e nella cognizione
sperimentale.
Chiara è questa cosa: a ognuno che vuol congiungersi con la luce suprema e con la verità
increata è necessaria la conoscenza di se stesso, che la divina clemenza dà ordinariamente ai
superbi e ai presuntuosi attraverso le cadute: essa li lascia giustamente incorrere in qualche
mancanza dalla quale si persuadono di potersi difendere, affinché, venendosi così a conoscere,
apprendano a diffidare in tutto di se medesimi.
Il Signore, però, non è solito servirsi di questo mezzo così miserabile se non quando gli altri più
benigni, che abbiamo detto sopra, non hanno portato quel giovamento inteso dalla sua divina
bontà. Essa permette che l'uomo cada più o meno tanto quanto maggiore o minore è la sua
superbia e la propria reputazione; in maniera che dove non si ritrovasse la pur minima
presunzione, come fu in Maria Vergine, similmente non vi sarebbe nemmeno la pur minima
caduta. Dunque quando cadi, corri subito col pensiero all'umile conoscenza di te stessa e con
preghiera insistente (cfr. Lc 11,5-13) domanda al Signore che ti doni il vero lume per conoscerti
e la totale diffidenza di te stessa, se non vorrai cadere di nuovo e talvolta in più grave rovina.