giovedì 4 agosto 2011

CAPITOLO I Quanto merita Gesù Cristo di esser amato da noi per l'amore che ci ha dimostrato nella sua Passione.

CAPITOLO I

Quanto merita Gesù Cristo
di esser amato da noi per l'amore
che ci ha dimostrato nella sua Passione.
1. Tutta la santità e la perfezione di un'anima consiste nell'amare Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene e nostro Salvatore. Chi ama me, disse Gesù medesimo, sarà amato dall'eterno mio Padre: Ipse enim Pater amat vos, quia vos me amastis (Io. XVI, 27). «Alcuni, dice S. Francesco di Sales, mettono la perfezione nell'austerità della vita, altri nell'orazione, altri nella frequenza de' sagramenti, altri nelle limosine; ma s'ingannano: la perfezione sta nell'amar Dio di tutto cuore». Scrisse l'Apostolo: Super omnia... caritatem habete, quod est vinculum perfectionis (Coloss. III, 14). La carità è quella che unisce e conserva tutte le virtù che rendon l'uomo perfetto. Quindi dicea S. Agostino: Ama, et fac quod vis: ama Dio e fa quel che vuoi; perchè ad un'anima che ama Dio, lo stesso amore insegna a non fare mai cosa che gli dispiaccia, ed a far tutto ciò che gli gradisce.
2. Forse Iddio non si merita tutto il nostro amore? Egli ci ha amati sin dall'eternità: In caritate perpetua dilexi te (Ier. XXXI, 3). Uomo, dice il Signore, mira ch'io sono stato il primo ad amarti. Tu non vi eri ancora al mondo, il mondo neppur vi era, ed io già ti amavo. Da che sono Dio, io t'amo: da che ho amato me, ho amato ancora te. Ben dunque avea ragione quella santa verginella S. Agnese, allorchè l'erano proposti altri sposi di terra che le chiedeano il di lei amore, di risponder loro: Ab alio amatore praeventa sum. Andate, diceva, amatori di questo mondo, e lasciate di pretendere il mio amore; il mio Dio è stato il primo ad amarmi, egli mi ha amata sin dall'eternità; onde ha ragione ch'io gli doni tutti gli affetti miei, ed altri che lui non ami.
3. Vedendo Iddio che gli uomini si fan tirare da' benefici, volle, per mezzo de' suoi doni, cattivarli al suo amore. Disse per tanto: In funiculis Adam traham eos, in vinculis caritatis (Os. XI, 4): Voglio tirare gli uomini ad amarmi con quei lacci con cui gli uomini si fan tirare, cioè coi legami dell'amore. Tali appunto sono stati tutti i doni fatti da Dio all'uomo. Egli, dopo averlo dotato di anima colle potenze a sua immagine, di memoria, intelletto e volontà, e di corpo fornito de' sensi, ha creato per lui il cielo e la terra e tante altre cose, tutte per amore dell'uomo: i cieli, le stelle, i pianeti, i mari, i fiumi, i fonti, i monti, le pianure, i metalli, i frutti, e tante specie di bruti: tutte queste creature acciocchè servano all'uomo, e l'uomo l'ami per gratitudine di tanti doni.Caelum et terra, esclama S. Agostino, et omnia mihi dicunt ut amem te. Signor mio, dicea, quante cose io vedo nella terra e sovra della terra, tutte mi parlano e mi esortano ad amarvi, perchè tutte mi dicono che voi per amor mio l'avete fatte. L'abate Ranzè, fondatore della Trappa, quando dal suo romitaggio si fermava a guardare le colline, i fonti, gli uccelli, i fiori, i pianeti, i cieli, sentiva da ciascuna di queste creature infiammarsi ad amare Iddio che per amore di lui le avea create.
4. Similmente S. Maria Maddalena de' Pazzi, allorchè teneva in mano qualche bel fiore, sentivasi da quello accendere d'amore verso Dio, e dicea: «Dunque il mio Signore ha pensato sin dall'eternità a crear questo fiore per amor mio!» Onde quel fiore le diventava come uno strale d'amore che dolcemente la feriva e l'univa più a Dio. S. Teresa diceva all'incontro, che mirando alberi, fonti, ruscelli, marine o prati, diceva che tutte queste belle creature le ricordavano la sua ingratitudine in amar così poco il Creatore che le avea create per esser da lei amato. Narrasi di più a tal proposito, che un divoto solitario, camminando per la campagna, pareagli che l'erbette e i fiori che incontrava, gli rimproverassero la sua ingratitudine verso Dio, ond'egli col suo bastoncello gli andava percotendo, e loro dicea: «Tacete, tacete: voi mi chiamate ingrato, mi dite che Dio vi ha creati per amor mio e ch'io non l'amo; ma già v'ho inteso, tacete, tacete; non mi rimproverate più».
5. Ma non è stato contento Iddio di donarci tutte queste belle creature. Egli, per cattivarsi tutto il nostro amore, è giunto a donarci tutto se stesso. — L'Eterno Padre è giunto a darci il suo medesimo ed unico Figlio: Sic enim Deus dilexit mundum ut Filium suum unigenitum daret (Io. III, 16). Vedendo l'Eterno Padre che noi eravamo tutti morti e privi della sua grazia per causa del peccato, che fece? per l'amore immenso, anzi, come scrive l'Apostolo, per lo troppo amore che ci portava, mandò il suo Figlio diletto a soddisfare per noi, e così renderci quella vita che il peccato ci avea tolta: Propter nimiam caritatem suam qua dilexit nos, et cum essemus mortui peccatis convivificavit nos in Christo (Eph. II, 4, 5). E donandoci il Figlio — non perdonando al Figlio per perdonare a noi — insieme col Figlio ci ha donato ogni bene, la sua grazia, il suo amore e il paradiso, poichè tutti questi beni son certamente minori del Figlio: Qui etiam proprio Filio suo non pepercit, sed pro nobis omnibus tradidit illum, quomodo non etiam cum illo omnia nobis donavit? (Rom. VIII, 32).
6. E così anche il Figlio, per l'amore che ci porta, tutto a noi si è dato: Dilexit me et tradidit semetipsum pro me (Gal. II, 20). Egli, per redimerci dalla morte eterna e per farci ricuperare la grazia divina e il paradiso perduto, si fece uomo e vestissi di carne come noi: Et Verbum caro factum est (Io. I, 14). Ed ecco un Dio esinanito: Semetipsum exinanivit formam servi accipiens... et habitu inventus ut homo. Ecco il Signore del mondo che si umilia sino a prender la forma di servo, e si sottomette a tutte le miserie che gli altri uomini patiscono.
7. Ma quel che più fa stupire è ch'egli ben poteva salvarci senza morire e senza patire; ma no, si elesse una vita afflitta e disprezzata, ed una morte amara ed ignominiosa, sino a morire su d'una croce, patibolo infame destinato agli scellerati: Humiliavit semetipsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Phil. II, 8). — Ma perchè, potendo redimerci senza patire, volle eleggersi la morte e morte di croce? Per dimostrarci l'amore che ci portava: Dilexit nos et tradidit semetipsum pro nobis (Eph. V, 2). Ci amò e, perchè ci amava, si diede in mano de' dolori, dell'ignominie e della morte più penosa che abbia patito alcun uomo sovra la terra.
8. Quindi ebbe a dire il grande amante di Gesù Cristo, S. Paolo: Caritas... Christi urget nos (II Cor. V, 14). E volle dire l'Apostolo che non tanto ciò che ha patito Gesù Cristo, quanto l'amore che ci ha dimostrato nel patire per noi, ci obbliga e quasi ci costringe ad amarlo. Udiamo quel che dice S. Francesco di Sales su del testo citato: «Sapendo noi che Gesù, vero Dio, ci ha amati sino a soffrire per noi la morte e morte di croce, non è questo un avere i nostri cuori sotto d'un torchio, e sentirlo stringere per forza, e spremerne l'amore per una violenza ch'è tanto più forte quanto è più amabile?» Indi soggiunge: «Ah, perchè non ci gettiamo dunque sovra di Gesù crocifisso, per morire sulla croce con colui che ha voluto morirvi per amore di noi? Io lo terrò, dovressimo dire, e non l'abbandonerò giammai; morirò con lui, ed abbrucerò nelle fiamme del suo amore. Uno stesso fuoco consumerà questo divin Creatore e la sua miserabile creatura. Il mio Gesù si dà tutto a me ed io mi do tutto a lui. Io viverò e morirò sul suo petto; nè la morte nè la vita mi separeranno mai da lui. O Amore eterno, l'anima mia vi cerca e vi elegge eternamente. Deh venite, Spirito Santo, ed infiammate i nostri cuori colla vostra dilezione. O amare o morire. Morire ad ogni altro amore, per vivere a quello di Gesù. O Salvatore dell'anime nostre, fate che cantiamo eternamente: Viva Gesù che amo; amo Gesù che vive ne' secoli de' secoli».
9. Era tanto l'amore che Gesù Cristo portava agli uomini, che gli facea desiderare l'ora della sua morte, per dimostrar loro l'affetto che per essi serbava; onde andava in sua vita dicendo: Baptismo... habeo baptizari, et quomodo coarctor usque dum perficiatur? (Luc. XII, 50). Io ho da essere battezzato col mio medesimo sangue, ed oh come mi sento stringere dal desiderio che presto venga l'ora della mia Passione, affinchè presto con ciò l'uomo conosca l'amore che gli porto! E perciò S. Giovanni, parlando di quella notte in cui Gesù diè principio alla sua Passione, scrive: Sciens Iesus quia venit hora eius ut transeat ex hoc mundo ad Patrem, cum dilexisset suos... in finem dilexit eos (Io. XIII, 1). Chiamava il Redentore quell'ora, ora sua — hora eius —, perchè il tempo della sua morte era il tempo da lui desiderato: mentre allora volea dare agli uomini l'ultima pruova del suo amore, morendo per essi in una croce, consumato da' dolori.
10. Ma chi mai ha potuto indurre un Dio a morir giustiziato su d'un patibolo, in mezzo a due scellerati, con tanta ignominia della sua divina maestà? Quis fecit hoc? dimanda S. Bernardo; e poi risponde: Fecit amor, dignitatis nescius. Ah che l'amore, quando si tratta di farsi conoscere, non va trovando quel che più conviene alla dignità dell'amante, ma quel che più conduce a manifestarsi all'amato. Ben dunque avea ragione S. Francesco di Paola, a vista del Crocifisso, di esclamare: O carità, o carità, o carità! E così tutti, mirando Gesù in croce, dovressimo, infiammati, esclamare: O amore, o amore, o amore!
11. Ah che se la fede non ce ne assicurasse, chi mai potrebbe arrivare a credere che un Dio onnipotente, felicissimo, e signore del tutto, abbia voluto amar tanto l'uomo, che sembra esser egli uscito fuori di sè per amore dell'uomo? Abbiam veduta la stessa Sapienza, cioè il Verbo Eterno, impazzito per lo troppo amore portato agli uomini! così parlava S. Lorenzo Giustiniani: Vidimus Sapientem prae nimietate amoris infatuatum! Lo stesso dicea S. Maria Maddalena de' Pazzi un giorno in cui, stando in estasi, prese tra le mani un'immagine di legno del Crocifisso, e poi esclamava: «Sì, Gesù mio, che tu sei pazzo d'amore. Lo dico, e sempre lo dirò: Pazzo d'amore tu sei, Gesù mio». Ma no, dice S. Dionigi Areopagita (Lib. 4. de Div. Nom.), non è pazzia, ma è solito effetto dell'amore divino, il far uscire l'amante fuori di sè per darsi tutto all'oggetto amato: Extasim facit divinus amor.
12. Oh se gli uomini si fermassero a considerare, guardando Gesù crocifisso, l'affetto ch'egli ha portato a ciascuno di loro! «E di qual amore, dicea S. Francesco di Sales, non resteremmo noi accesi a vista delle fiamme che trovansi nel seno del Redentore! Ed oh, qual ventura poter esser bruciati da quello stesso fuoco di cui brucia il nostro Dio? E qual gioia essere a Dio uniti colle catene dell'amore?» S. Bonaventura chiamava le piaghe di Gesù Cristo piaghe che impiagano i cuori più insensati, e che infiammano l'anime più gelate: Vulnera dura corda vulnerantia et mentes congelatas inflammantia. Oh quante saette amorose escono da quelle piaghe, che feriscono i cuori più duri! Oh che fiamme escono dal cuore ardente di Gesù Cristo, che infiammano i cuori più freddi! Oh quante catene escono da quel costato ferito, che legano i cuori più indomiti!
13. Il Ven. Giovanni d'Avila, il quale era tanto innamorato di Gesù Cristo che in tutte le sue prediche non lasciava mai di parlare dell'amore che Gesù Cristo ci porta, egli in un suo trattato dell'amore che ha per gli uomini questo amantissimo Redentore, scrisse questi infocati sentimenti che, per essere troppo belli, ho voluto qui inserirli. Dice così:
14. «Voi, Redentore, amaste l'uomo in tal modo, che chi considera questo amore non può far di meno di amarvi, perchè il vostro amore fa violenza ai cuori, come lo dice l'Apostolo: Caritas... Christi urget nos. L'origine dell'amore di Gesù Cristo verso gli uomini è la sua carità verso Dio. Perciò disse nel giovedì della cena: Ut cognoscat mundus quia diligo Patrem, surgite, eamus. Ma dove? A morire per gli uomini nella croce.
15. «Non arriva alcun intelletto a comprendere quanto arda questo fuoco nel Cuore di Gesù Cristo. Siccome gli fu comandato che patisse una morte, gli fosse stato comandato che ne patisse mille, ben egli aveva amore per patirle tutte. E se ciò che gli fu imposto di patire per tutti gli uomini gli fosse stato imposto per la salute di un solo, così l'avrebbe fatto per ciascuno come lo fece per tutti. E siccome stette tre ore in croce, se fosse stato necessario starvi sino al giorno del giudizio, egli avea amore per eseguirlo. Sicchè Gesù Cristo molto più amò che non patì. — O amor divino, quanto fosti maggiore di quel che comparisti! Comparisti grande per di fuori, perchè tante piaghe e lividure ci predicano un grande amore, ma non dicono tutta la sua grandezza; ma fu più di dentro di quel che comparì di fuori. Ciò fu una scintilla che scaturì da quel gran pelago d'immenso amore.
«Questo è il maggior segno dell'amore, metter la vita per li suoi amici; ma non è segno che bastò a Gesù Cristo ad esprimere il suo amore.
16. «Questo amore è quello che fa uscire di sè le anime buone, e le fa restar attonite quando si dà loro a conoscere. Quindi nasce il sentirsi arder le viscere, il desiderare il martirio, il rallegrarsi nel patire, il godere nelle graticole roventi, il passeggiar sulle brace come fossero rose, l'anelare i tormenti, il gioire di quello che il mondo teme ed abbracciar quello che il mondo abborrisce. Dice S. Ambrogio che l'anima ch'è sposata con Gesù Cristo sulla croce, niuna cosa tiene per più gloriosa che portar seco le insegne del Crocifisso.
17. «Or come io vi pagherò, o amante mio, questo vostro amore? Egli è degno che il sangue si ricompensi con sangue. Veggami io con questo sangue tinto, e in questa croce inchiodato. O santa croce, ricevi me ancora in te. Slargati, corona, acciocchè possa io in te metter la mia testa. O chiodi, lasciate coteste mani innocenti del mio Signore, e trapassate il mio cuore di compassione e di amore. — Perciò, mio Gesù, dice San Paolo che voi moriste: per impadronirvi de' vivi e de' morti, non già coi castighi, ma coll'amore: In hoc... Christus mortuus est et resurrexit, ut et mortuorum et vivorum dominetur (Rom. XIV, 9).
18. «O ladro de' cuori, la forza del vostro amore ha spezzati anche i nostri cuori sì duri. Voi avete infiammato tutto il mondo del vostro amore. O sapientissimo Signore, inebbriate i nostri cuori con questo vino, abbruciateli con questo fuoco, feriteli con questa saetta del vostro amore. Questa vostra croce è già una balestra che i cuori ferisce. Sappia tutto il mondo che io ho il cuore ferito. O amor mio dolcissimo, che avete fatto? Voi siete venuto a curarmi, e mi avete ferito? Siete venuto per insegnarmi a vivere, e mi avete renduto come pazzo? O sapientissima pazzia, io non viva mai senza di voi. Signore, io quanto veggo nella croce, tutto m'invita ad amare: il legno, la figura, le ferite del vostro corpo, e sovra tutto l'amor vostro m'invita ad amarvi e a non dimenticarmi mai di voi».
19. Ma per giungere al perfetto amore di Gesù Cristo, bisogna prenderne i mezzi.
Ecco i mezzi che c'insegna S. Tommaso d'Aquino (Opusc. de Dilect. Dei, § 1).
Per 1º Aver una memoria continua de' divini benefici generali e particolari.
Per 2º Considerare l'infinita bontà di Dio, che sta sempre in atto di farci bene, e sempre ci ama, e cerca da noi il nostro amore.
Per 3º Evitar con diligenza ogni minima cosa di suo disgusto.
Per 4º Rinunziare a tutti i beni sensibili di questa terra: ricchezze, onori e piaceri di senso.
Aggiunge il P. Taulero essere un gran mezzo ancora per ottenere il perfetto amore a Gesù Cristo il meditare la sua santa Passione.
20. Chi può negare che la divozione alla Passione di Gesù Cristo è la divozione di tutte le divozioni la più utile, la più tenera, la più cara a Dio, quella che più consola i peccatori, quella che più infiamma l'anime amanti? E donde mai riceviamo noi tanti beni, se non dalla Passione di Gesù Cristo? Donde abbiamo noi la speranza del perdono, la fortezza contro le tentazioni, la confidenza di andare al paradiso? Donde tanti lumi di verità, tante chiamate amorose, tante spinte a mutar vita, tanti desideri di darci a Dio, se non dalla Passione di Gesù Cristo? Troppo dunque avea ragione l'Apostolo di chiamare scomunicato chi non ama Gesù Cristo: Si quis non amat Dominum nostrum Iesum Christum, sit anathema (I Cor. XVI, 22).
21. Dice S. Bonaventura che non vi è divozione più atta a santificare un'anima che la meditazione della Passione di Gesù Cristo; onde ci consiglia a meditare ogni giorno la Passione, se vogliamo avanzarci nell'amore divino: Si vis proficere, quotidie mediteris Domini Passionem; nihil enim in anima ita operatur universalem sanctimoniam, sicut meditatio Passionis Christi. E prima disse S. Agostino, come riferisce il Bustis, che vale più una lagrima sparsa per la memoria della Passione che il digiuno in pane continuato in ogni settimana: Magis meretur vel unam lacrimam emittere ob memoriam Passionis Christi quam si qualibet hebdomada in pane ieiunaret. Perciò i santi si son sempre occupati a considerare i dolori di Gesù Cristo. S. Francesco d'Assisi per tal mezzo diventò un serafino. Un giorno fu trovato da un galantuomo piangendo e gridando a gran voce; dimandato, perchè? «Piango, rispose, i dolori e le ignominie del mio Signore; e quello che più mi fa piangere è che gli uomini, per cui egli ha patito tanto, ne vivono scordati». E ciò dicendo raddoppiò le lagrime, sì che colui anch'esso si pose a piangere. Quando il santo udiva belare un agnello o vedeva altra cosa che gli rinnovava la memoria di Gesù appassionato, subito rinnovava le lagrime. Stando un'altra volta infermo, uno gli disse che si avesse fatto leggere qualche libro divoto: «Il libro mio, rispose, è Gesù crocifisso». E perciò non faceva altro che esortare i suoi frati a pensar sempre alla Passione di Gesù Cristo.
Scrive il Tiepoli: «Chi non s'innamora di Dio col mirare Gesù morto in croce, non s'innamora mai».
Affetti e preghiere.
O Verbo eterno, voi avete spesi trentatre anni di sudori e stenti, avete dato il sangue e la vita per salvare gli uomini, in somma niente avete risparmiato per farvi da essi amare; e come poi si ritrovano uomini che ciò sanno e non v'amano? Oh Dio, che tra questi sconoscenti uno son io. Vedo il torto che vi ho fatto; Gesù mio, abbiate pietà di me. Io vi offerisco questo ingrato mio cuore: ingrato, ma pentito. Sì, che mi pento sovra ogni male, caro mio Redentore, d'avervi disprezzato. Mi pento e vi amo con tutta l'anima mia.
Anima mia, ama un Dio legato come reo per te, un Dio flagellato come schiavo per te, Un Dio fatto re di scherno per te, un Dio finalmente morto in croce da ribaldo per te.
Sì, mio Salvatore, mio Dio, io v'amo, io v'amo. Deh ricordatemi sempre quanto avete patito per me, acciocch'io non mi scordi più di amarvi.
Funi che legaste Gesù, stringetemi con Gesù; spine che coronaste Gesù, feritemi d'amore verso Gesù; chiodi che trafiggeste Gesù, inchiodatemi alla croce di Gesù, acciocch'io viva e muoia unito con Gesù.
O sangue di Gesù, inebbriatemi di santo amore. O morte di Gesù, fatemi morire ad ogni affetto di terra. Piedi trafitti del mio Signore, a voi m'abbraccio, liberatemi dall'inferno da me meritato.
Gesù mio, nell'inferno non ti potrei più amare, ma io ti voglio sempre amare. Amato mio Salvatore, salvami, stringimi con te, e non permettere ch'io t'abbia più da perdere.
O rifugio de' peccatori, Maria, e madre del mio Salvatore, aiutate un peccatore che vuole amare Dio, ed a voi si raccomanda; soccorretemi per l'amore che portate a Gesù Cristo.

Chi ama Gesù Cristo ama la dolcezza


Chi ama Gesù Cristo ama la dolcezza


Lo spirito di dolcezza è proprio di Dio. Quindi l'anima che ama Dio, ama anche tutti coloro che sono amati da Dio, quali sono i nostri prossimi; quindi cerca volentieri di soccorrere, consolare e contentare tutti, per quanto gli è possibile. Dice San Francesco di Sales: “L'umile dolcezza è la virtù delle virtù che Dio tanto ci ha raccomandata; perciò bisogna praticarla sempre e dappertutto.”

Questa dolcezza bisogna praticarla specialmente coi poveri, i quali ordinariamente, poiché son poveri, son trattati aspramente dagli uomini. Bisogna praticarla particolarmente anche con le persone ammalate, le quali si trovano affitte dall'infermità, e per lo più sono poco assistite dagli altri. In maniera speciale bisogna adoperare la dolcezza nei confronti dei nemici. Vince in bono malum (Rom. XII, 21). Bisogna vincer l'odio con l'amore, e la persecuzione con la dolcezza; così han fatto i santi.

Non vi è cosa che tanto edifichi il prossimo, quanto la caritatevole benignità nel trattare. I santi ordinariamente avevano il sorriso sulle labbra e il loro volto spirava benignità, accompagnata dalle parole e dai gesti.

Il superiore deve usare tutta la benignità possibile con i suoi subordinati. Diceva San Vincenzo de' Paoli che per i superiori non vi è modo migliore per esser ubbiditi che utilizzando la dolcezza. Anche nel riprendere i difetti, il superiore deve utilizzare parole benigne. Un conto è il riprendere con fortezza, altro conto il riprendere con asprezza; bisogna talvolta riprendere con fortezza, quando il difetto è grave, e specialmente quando il colpevole è recidivo, ma bisogna evitare di avere asprezza ed ira, poiché chi riprende con ira fa più danno che profitto. Se mai in qualche caso raro bisognasse dire qualche parola aspra per indurre il prossimo a comprendere la gravità del suo difetto, tuttavia bisogna sempre lasciarlo con la “bocca dolce”, con qualche parola benigna. E quando capita che la persona che necessita di esser corretta è adirata, bisogna tralasciare momentaneamente la riprensione ed aspettare che cessi la sua collera, altrimenti la si provocherebbe a sdegnarsi maggiormente.

Oh quanto si ottiene più con la dolcezza che con l'amarezza! L'affabilità, l'amore e l'umiltà catturano i cuori delle persone.

(Mt 16,24-28) Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?


VANGELO 
(Mt 16,24-28) Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

Parola del Signore
La mia riflessione
Preghiera
Vieni o mio Signore, aiutami, con il tuo Santo Spirito infuocami, con il tuo amore guariscimi, con la tua sapienza illuminami e fa che io possa essere per i miei fratelli una lucina...piccolissima lucina che li conduca a Te anima della mia anima.Ti amo!

 Il rapporto intimo di ognuno di noi con il Signore, è conosciuto solo a noi e a Lui. Pietro, toccato dallo Spirito Santo, riconosce in Gesù il CRISTO di Dio, l’UNTO, il MESSIA. Tutto questo non può avvenire se non per Grazia di Dio, una grazia che non è stata fatta solo a Pietro, ma a molti uomini.Per ricevere queste grazie, c’è bisogno però della nostra adesione, del nostro SI. Nei vangeli noi impariamo a riconoscere il modo di fare di Dio attraverso il comportamento di Gesù. Non si comporta come un capo che comanda, ma che è venuto per soffrire, per essere umiliato, per essere rifiutato dagli scribi, dai sacerdoti, dagli anziani, insomma da tutti quelli che tenevano all’epoca il potere del governo e se lo spartivano, cercando di assoggettare le persone a questo potere. I sacerdoti di allora, i governanti di allora, non sono poi per nulla dissimili dai governanti d’oggi, vediamo che in molti hanno piegato il loro capo davanti al potere terreno, alla cupidigia, all’apparenza, anche la chiesa d’oggi come quella di ieri, è immersa nel peccato.Dei governanti del mondo, meglio non parlarne…ci sono duemila organizzazioni che dovrebbero organizzare gli aiuti per il terzo mondo (e già questa è una bestemmia, il mondo è uno) e invece organizzano solo cose appariscenti e i loro stipendi. Siete mai stati al palazzo della F.A.O…. belli ciccioni e pieni di boria… di umanitario hanno ben poco! Alla CARITAS qualcuno si dà da fare, sì i volontari… gli altri, i capi… bhè lasciamo stare, non ci facciamo il sangue amaro, così va il mondo. Ma questo non deve spaventare o scoraggiare chiunque voglia seguire il Signore, perché se è vero che alcune cose sembrano contraddirsi a vicenda, è anche o, vero che il Signore continua a ripetere, non abbiate paura. Allora mettiamoci in testa che nessuno può essere delegato a fare quello che noi dobbiamo fare, e che non c’è niente che ci può fermare se siamo pieni di Spirito Santo..
Tutto quello che faremo con e per il Signore, sarà, non solo ben fatto, ma anche ben retribuito. Gesù stesso, fornirà i mezzi per far fronte a tutto ciò, la cosa importante è non arrendersi mai, non farsi distrarre dal mondo d e sedurre, o spaventare da chi ci sta intorno, che è contro Dio, ma che è anche nostro fratello e anzi noi possiamo provare con l'aiuto di Dio e poi con la nostra preghiera, a trascinare più fratelli verso Gesù. Anche il gesto più piccolo sarà ripagato largamente.
 Forza, non abbiamo paura, seguiamo Gesù e abbandoniamo tutto quello che è vano e inutile, questi sono momenti molto difficili, se la Madonna viene in nostro soccorso, se lo Spirito ci Parla e si fa sempre più insistente, ascoltiamolo, seguiamo Gesù, nella parola, nelle opere, nella croce e nella resurrezione. Il nostro è un Dio vivo, risorgiamo a vita nuova con Lui.

martedì 2 agosto 2011

(Mt 15,21-28) Donna, grande è la tua fede!

VANGELO 
(Mt 15,21-28) Donna, grande è la tua fede! 
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. 
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e inonda con la tua luce la mia misera mente, fa che io riesca a fare quello perciò tu mi hai creato, sempre quello che vuoi, nonostante tutto.

Una donna straniera, continua ad invocare l’aiuto di Gesù, grida forte e tanta è la sua disperazione che persino i discepoli si muovo a compassione ed intercedono per lei. All’inizio Gesù si rifiuta, ma quella superata la folla, gli si butta davanti ai piedi e lo invoca, vincendo la sua resistenza. La fede della donna supera le barriere degli uomini, perché nonostante la sua nazionalità non si ferma, lei ama la figlia vuole che guarisca, non l’ ha allontanata da casa perché indemoniata, si percepisce che il suo amore è grande, e che grande è la fede che sta riponendo in Gesù. Ha percorso tanta strada per incontrarlo, e questo presuppone un cammino di fede sincera e concreta, tanto che arriva a chiedere, a supplicare, di guarire la figlia, con una briciola della sua grazia, come se fosse un cane che lecca sotto al suo tavolo. Noi sappiamo quanto è grande l’amore di Dio per noi, eppure non riusciamo a chiedere con la stessa fede e lo stesso amore di guarire i nostri fratelli, anzi ci fermiamo a giudicarli anche in punto di morte.Noi non siamo migliori di nessuno, tutti noi abbiamo tante colpe, chi per ignoranza, chi per educazione, tutti commettiamo errori educando i figli, nei confronti della famiglia, ma tutti siamo pronti a giudicare gli altri….dov’è l’amore di quella Cananea che aveva la figlia indemoniata e che sicuramente non le rendeva la vita facile, ma che implorava Gesù di guarirla?

(Sant'Alfonso Maria de Liguori).







[72.jpg]S'inculchi ancora più volte l'amore a Dio. Chi non prende amore a Dio, ma si astiene dal peccare solo per timore dell'inferno, sta in pericolo di tornare a cadere, quando cessa quella viva apprensione di timore. Ma chi giunge ad innamorarsi di Gesù Cristo, difficilmente cadrà più in peccato mortale. Ed a ciò giova molto il pensare alla Passione di Gesù Cristo. (Sant'Alfonso Maria de Liguori).

(da "Le glorie di Maria" di S. Alfonso)

Circa i miracoli

Taluni pregiandosi d'essere spregiudicati si fanno onore di non credere altri miracoli se non quelli che stanno registrati nelle sacre Scritture, stimando gli altri quasi che novelle e favole da femminucce. Ma giova qui avvertire un giusto sentimento del dotto e pio P. Giovanni Crasset (Tom. 2, tr. 6, prat. 10), il quale dice che quanto più son facili a credere i miracoli le persone dabbene, tanto son facili i malvagi a deriderli; soggiungendo che conforme è debolezza il dar credito a tutte le cose, così all'incontro il ributtare i miracoli che vengono attestati da uomini gravi e pii, o sente d'infedeltà, pensando che a Dio sieno impossibili, o sente di temerità, negando il credito a tal sorta d'autori. Possiamo dar fede ad un Tacito ed uno Svetonio, e possiamo negarla senza temerità ad autori cristiani dotti e probi? Minor pericolo, dicea il P. Canisio (L. 5, de Deip., c. 18), vi è nel credere e ricevere quel ch'è riferito con qualche probabilità da persone dabbene e non riprovato da' dotti e serve all'edificazione del prossimo, che 'l rigettarlo con uno spirito dispregiante e temerario.

(da "Le glorie di Maria" di S. Alfonso)

pratica di amare Gesù Cristo

Oh quanti uomini vivono gonfi di se stessi per sapere di matematica, di belle lettere,
 di lingue straniere e di certe notizie di antichità, che niente conducono al bene
della religione e niente giovano al profitto spirituale! Ma a che servirà la scienza di
 queste cose a molti che sanno tante belle cose, e poi non sanno amare Dio e
 praticar la virtù? (Sant'Alfonso Maria de Liguori).

Sant'Alfonso e le suore di clausura

Sant'Alfonso e le suore di clausura

I mondani criticano le suore di clausura, perché non riescono a capire l'importanza del loro apostolato. Invece, Sant'Alfonso Maria de Liguori, da uomo saggio che era comprendeva bene l'importanza della preghiera delle claustrali e incoraggiava le ragazze ad abbracciare la vita religiosa. A quei tempi quasi tutti gli ordini femminili erano "di clausura".

Ecco quel che scrisse a una "donzella che sta in dubbio dello stato che ha da eleggere": A voi resta dunque di eleggere: o il mondo o Gesù Cristo. Se eleggete il mondo, sappiate che presto o tardi ve ne pentirete; quindi pensateci bene. Nel mondo son molte quelle donne che si perdono; nei monasteri quelle che si perdono sono rare. Voi raccomandatevi al crocifisso ed a Maria Santissima, affinché vi facciano eleggere il meglio per la vostra salvezza eterna. Se volete farvi religiosa, risolvete anche di farvi santa: perché se pensate di vivere nel monastero alla larga ed imperfetta, come vivono alcune monache, non serve l'entrarvi; poiché vi farete una vita infelice, ed infelice sarà anche la vostra morte. Se poi ripugnate di chiudervi in un monastero, io non posso consigliarvi lo stato matrimoniale; mentre s. Paolo a nessuno lo consiglia, fuorché in caso di mera necessità, la quale spero non esservi per voi; almeno restatevi in casa vostra ed ivi procurate di farvi santa. Per nove giorni vi chiedo di pregare Nostro Signor Gesù Cristo, di darvi luce e forza per eleggere quello stato che per voi è migliore per salvarvi. Pregate anche la Madonna, di ottenetevi questa grazia con la sua potente intercessione.

Devozione a Santa Teresa di Lisieux

Devozione a Santa Teresa di Lisieux

Dobbiamo amare grandemente Santa Teresa di Lisieux, l'eroica Patrona dei Missionari. Se noi l'ameremo davvero, ella ci fornirà dal Cielo un aiuto speciale. Chissà quante anime si sono salvate grazie a Santa Teresina! Le conversioni avvenute grazie a lei sono innumerevoli, e non mi riferisco solo a Pranzini (un assasino convertitosi grazie alle sue preghiere) e ad altre persone contemporanee della santa. Ancora oggi Teresa del Bambin Gesù continua a catturare numerose anime grazie ai suoi preziosissimi scritti che commuovono e spingono ad amare Gesù buono. Ma che ci stiamo a fare su questa terra se non amiamo Dio?

Amiamo Santa Teresa ed ella intercederà per noi presso Maria e Gesù. Amiamola e facciamola amare!

Non bestemmiare!

Non bestemmiare!

Riporto alcuni pensieri alfonsiani circa la piaga della bestemmia:

*se si maledice un uomo che vive, è certo che questi tiene il corpo e l'anima, e pure non è peccato grave il maledirlo, purché non se gli desideri veramente la maledizione, o l'imprecazione che gli si manda; così dicono comunemente i dottori con s. Tommaso

*Del resto il maledire i morti è peccato: almeno è peccato veniale e più grave di altri veniali. Alcuni tengono sempre li morti in bocca. Che brutto vizio!

*Nel regno di Napoli anche al presente alla bestemmia vi è la pena imposta dal re di essere segnato in fronte col ferro infocato, e poi d'essere mandato in galera; ma non si vede posta molto in uso, perché poi non si trovano testimoni che vogliono deporlo per rispetti umani. Il deporre la bestemmia intesa solamente per odio contra chi l'ha detta, non va bene; ma il deporla, acciocché si tolga questo maledetto vizio, e lo scandalo che si dà a chi sente, col castigo della pena, è cosa buona e santa.

*Io non so come ad ogni bestemmia non si apre la terra sotto i piedi a chi la dice. Si trovano alcuni che arrivano a bestemmiare chi li mantiene! In vece di ringraziare Iddio che li mantiene e non li manda all'inferno essi lo bestemmiano!

*Uno che bestemmia è peggiore de' dannati: almeno quelli bestemmiano chi li castiga, ma tu bestemmi chi ti fa bene.

*se in questa vita qualche bestemmiatore non sarà castigato, sappia che non gli mancherà un gran castigo nell'altra. Il Signore fe' vedere a s. Francesca romana il tormento speciale ed orribile che patiscono i bestemmiatori sovra la lingua nell'inferno.

*Fratello mio, se per lo passato hai soluto bestemmiare, procura ora con tutte le tue forze di levarti questo vizio maledetto. Che ne ricavi da questa maledetta bestemmia? non ne ricavi guadagno; anzi questa ti fa stare sempre pezzente. Non ne ricavi gusto, e che gusto mai ci può essere ad ingiuriare i santi? Non ne ricavi onore, ma vituperio; i bestemmiatori sono tacciati e odiati anche dai pari loro che bestemmiano.

*narra s. Gregorio ne' suoi dialoghi, che un certo fanciullo di cinque anni nobile romano, udendo le bestemmie de' servitori, anch'esso erasi avvezzato a bestemmiare, e 'l padre non lo correggeva. Una sera dopo aver dette più bestemmie in quel giorno, e stando vicino a suo padre, tutto insieme spaventato cominciò a gridare: Ah che certi uomini neri mi vogliono portare con sé; e così dicendo si gettò tra le braccia del padre; ma per l'abito fatto seguitava a bestemmiare, e così bestemmiando spirò l'anima. Guai a voi, padri, che non correggete i figli quando bestemmiano; e peggio poi, se voi gliene date il mal esempio con bestemmiare avanti i figli.

*Narra s. Gregorio, che un fanciullo di cinque anni, figlio di un nobile romano, era solito di vilipendere il nome di Dio, e il padre lasciava di riprenderlo. Un giorno si vide il figliuolo assalito, come disse, da certi uomini neri; corse ad abbracciarsi col padre, ma quelli che erano tanti demonj, tra le braccia del padre l'uccisero e se lo condussero all'inferno.

Il mondo odia i servi di Gesù Cristo

Il mondo odia i servi di Gesù Cristo





















Chi ama Gesù Cristo con vero amore ben si rallegra quando si vede trattato dal mondo
come fu trattato Gesù Cristo, che dal mondo fu odiato, vituperato e perseguitato, sino
a farlo morir di dolore appeso ad un patibolo di obbrobrio. Il mondo è tutto contrario a
Gesù Cristo, e perciò odiando Gesù Cristo odia tutti i servi suoi. Quindi il Signore
animava i suoi discepoli a soffrir con pace le persecuzioni del mondo, dicendo loro,
che avendo essi lasciato il mondo non poteano non essere odiati dal mondo [...]
Or siccome gli amanti di Dio sono odiosi al mondo, così il mondo deve essere odioso
 a chi ama Dio. [...] Il nostro Salvatore avendoci chiamati al suo amore vuole che ci
 rendiamo superiori alle promesse del mondo ed alle sue minacce. Vuole che non
facciamo più conto né delle sue censure né delle sue approvazioni. Bisogna
pregare Dio che ci faccia scordare affatto del mondo e ci faccia rallegrare quando
 vediamo che il mondo ci ributta. Non basta poi per essere tutto di Dio abbandonare
 il mondo, ma bisogna desiderare che il mondo ci abbandoni e si scordi affatto di noi.
 Alcuni abbandonano il mondo, ma non lasciano poi di voler esser lodati dal mondo, almeno per averlo abbandonato; costoro nutrendo ancora il desiderio di essere stimati dal mondo, fanno
che in essi viva ancor il mondo. Siccome poi il mondo odia i servi di Dio, e perciò odia
 i loro buoni esempi e massime sante; così bisogna che noi odiamo tutte le massime
 del mondo. [...] il mondo non ha altro fine che il proprio interesse e piacere; e così
non può accordarsi con coloro che cercano di piacere solo a Dio.

[Brano di Sant'Alfonso de Liguori tratto da "Riflessioni Divote". Amore, amare].






Vergogna di confessare un peccato

Vergogna di confessare un peccato

Non bisogna nascondere i peccati mortali in confessione.

Si narra nella vita del p. Giovanni Ramirez della Compagnia di Gesù, che predicando egli in una città, fu chiamato a confessare una donzella moribonda. Ella era nobile, ed avea fatta una vita santa in apparenza, poiché si comunicava spesso, digiunava, e faceva altre mortificazioni. Prima di morire si confessò dal p. Ramirez con molte lagrime; sì che quel padre ne restò consolato. Ma giunto il medesimo nel suo collegio, gli disse il compagno, che mentre quella giovane si confessava, avea visto che una mano nera le stringeva la gola. Saputo ciò il p. Ramirez ritornò alla casa dell'inferma; ma prima di entrare seppe che la giovane era già morta. Quindi si ritirò nel collegio, e stando ivi in orazione, gli apparve la defunta in una forma orribile, circondata di fiamme e di catene, e gli disse che era dannata per un peccato commesso con un giovane, che per vergogna non avea voluto mai confessare; e che in morte voleva dirlo, ma che il demonio per causa della stessa vergogna l'aveva indotta a tacerlo. E ciò detto disparve, dando urli spaventosi in mezzo ad un gran fracasso di catene.

[Brano tratto dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori].

lunedì 1 agosto 2011

(Mt 8,5-17) Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe.

VANGELO
(Mt 8,5-17) Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle malattie”.

Parola del Signore
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LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito di Dio, donaci una fede forte e autentica in Gesù e guarisci tutte le nostre ferite, allontana da noi ogni dubbio, paura e indecisione, Mostraci le nostre vocazioni e rendici disponibili e generosi nel realizzarle. Apri i nostri occhi alla comprensione della tua parola.

Spesso quando ci poniamo davanti al Signore,il nostro atteggiamento è incerto, dubbioso e non assomiglia per niente a quello del centurione di questo brano narrato da Matteo, anzi, sembra quasi che siamo noi gli esseri superiori che si abbassano al livello di un Dio che troppo spesso mettiamo in discussione, nel quale non crediamo veramente… e se non ci accontenta subito, alla minima difficoltà lo mettiamo sotto accusa. Non sento altro intorno a me che frasi del tipo: Dio non mi ascolta - Se Dio esiste perché….. - Proprio a me doveva mandare… -
Ringrazio Dio di darmi la forza di non esplodere, di non arrabbiarmi, perché capisco il dolore di chi soffre,ma certe volte, quando “sento” in tutto questo la provocazione, la stupidità di chi si sente superiore con la sua non fede, mi viene voglia di invitarli a fare un bagno nell’acqua santa, per liberarsi veramente dalla lebbra che hanno nell’anima.
Il Centurione, che sa di non essere tra quelli che seguono Gesù, perché è preso dalla sua vita di soldato, dal considerarsi uno che ha potere, perché è comandante delle sue guardie, si rende conto, che tutto il potere terreno di cui dispone, non gli serve a nulla …e se ne accorge quando si rende conto di amare il suo servo, che vederlo soffrire lo fa soffrire.
E’ in quel momento che il suo cuore si apre e cerca l’aiuto di questo uomo buono di cui tutti parlano. E’ un romano,quindi un pagano che non si aspettava che Gesù lo ascoltasse e volesse subito intervenire ed allora si sente indegno di tanta grazia, di tanta accortezza, perché la sua casa non è degna di riceverlo, poi si rende conto che Gesù è veramente lì davanti a lui e sta accogliendo la sua preghiera.
Non conosceva Gesù quel soldato, ma era disposto a credere, ad aprire il cuore, molto più di tanti figli di Israele che restavano duri di cuore e non volevano credere in Lui e per questo il Signore a loro aprirà le porte della nuova Gerusalemme.

(Mt 11,25-30) Io sono mite e umile di cuore.

VANGELO
 (Mt 11,25-30) Io sono mite e umile di cuore. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo Gesù disse: 
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Amore Eterno, che da sempre mi amasti e sempre mi amerai; vivi nel mio cuore scacciando da quello che è il tuo posto, tutto quello che è gramigna ai tuoi occhi.
Il vangelo è lo stesso di venerdì e mi sento di aggiungere alla riflessione già fatta , solo un accenno a questa frase:- le hai rivelate ai piccoli. -
I piccoli di Dio sono secondo me tutti coloro che si affidano semplicemente per quello che sono,con i loro difetti,le loro paure,e la loro voglia di diventare come Dio vuole.
Per farlo abbiamo bisogno di riconoscerci indegni di tanto amore e tante grazie,perché solo capendo che tutto quello che c’è di buono in noi viene da Dio,sapremo metterci davanti a Lui con il cuore sincero. A volte credersi arrivati,perfetti,porta a sentirsi superiori agli altri….Questo è il primo segno di trovarsi su una strada sbagliata. I piccoli che Dio ama,sono quelli che sanno di essere nulla senza di Lui e di ricevere tutto per grazia.- Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.-Solo amando si sopporta il peso delle difficoltà e delle malattie,solo amando le disgrazie,diventano grazie che Gesù ci fa dono di condividere con noi.Lui ha preso la nostra croce per amore, è inchiodato per amore,si fa pane per restare con noi per amore…e noi? Che aspettiamo amici a diventare un tutt’uno tra noi e con Cristo?

(Mt 15,1-2.10-14) Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata.

VANGELO 
(Mt 15,1-2.10-14) Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». 
Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». 
Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». 

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, confortami; aiutami e dammi la possibilità di comprendere la vera parola che tu vuoi che entri nel mio cuore, perché solo quello che tu vuoi, esca dalla mia bocca.

Gesù dopo aver parlato del modo giusto di concepire le letture, spiega ai discepoli che non sono le cose esterne che possono inquinare il corpo dell'uomo, perché così come entrano queste escono, ma che è quello che è insito dentro al cuore dell'uomo, che può danneggiarlo veramente.
E' inutile pensare che ci sono dei cibi impuri, delle persone impure e non vedere che sono i sentimenti di divisione, di odio ed altri cattivi pensieri che sono nel nostro cuore che ci allontanano dalla serenità dell’animo.
A queste parole i farisei si scandalizzarono…quanti farisei ancora oggi, più attaccati alle apparenze che alla purezza del cuore; quante volte ci si pone su uno scalino più alto e si riprende un fratello per una parola mal detta.
Dov' è la correzione fraterna in questo, dov' è il buon pastore? Io vedo spesso troppi giudici e pochi pastori.
 E’ vero che non possiamo farci una religione su misura, come i farisei, fatta di simbolismi e di ipocrisie, ma non possiamo pensare di essere credibili se predichiamo bene e razzoliamo male.
Con questo non voglio dire che non possiamo sbagliare, siamo essere umani, sicuramente facciamo molti errori, ma io non credo che si possa capire il discorso evangelico se non lo si vive.  Gesù spiega alla folla e poi torna a ripetere ai suoi discepoli quello che vuol dire, proprio perché vuole che abbiano bene in mente e nel cuore quello che intende.
Potremmo dire che Gesù ci sta mostrando un libretto di istruzioni per l’amore assoluto e totale, perché possiamo riconoscere quali sono le cose che fanno bene e quelle che fanno male.
Vivere con onestà la fede, ci porta a non essere ipocriti, a non dover mentire per apparire migliori, proprio perché la libertà che ci ha donato Dio è quella di chi non cerca di costringerci, ma vuole che capiamo qual è il nostro bene! 

La preghiera di sant'Alfonso Maria de' Liguori in visita al Santissimo Sacramento

Signor mio, Gesù Cristo,
ve ne state notte e giorno in questo Sacramento
tutto pieno di Pietà, e d'Amore,
aspettando, chiamando, ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi,
io vi credo presente nel Sacramento dell'Altare;
vi adoro dall'abisso del mio niente,
e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte;
specialmente di avermi donato voi stesso in questo Sacramento,
di avermi data per Avvocata la vostra Santissima Madre Maria,
e d'avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa.
Io saluto oggi il vostro amantissimo Cuore, ed intendo salutarlo per tre fini.
Primo, in ringraziamento di questo gran dono.
Secondo, per compensarvi tutte le ingiurie che avete ricevute da tutti vostri nemici in questo Sacramento.
Terzo, intendo con questa visita adorarvi in tutt'i luoghi della terra,
dove voi sacramentato ve ne state meno riverito, e più abbandonato.
Gesù mio, io v'amo con tutto il cuore.
Mi pento d'avere per lo passato tante volte disgustata la vostra bontà infinita.
Propongo colla grazia vostra di più non offendervi per l'avvenire.
Ed al presente miserabile qual sono io mi consacro tutto a voi,
vi dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie.
Da oggi avanti fate voi di me e delle mie cose tutto quello che vi piace;
solo vi cerco e voglio il vostro santo amore,
la perseveranza finale,
e l'adempimento perfetto della vostra volontà.
Vi raccomando le anime del purgatorio, specialmente le più divote
del Santissimo Sacramento, e di Maria santissima.
Vi raccomando ancora tutt'i poveri peccatori.
Unisco in fine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo Cuore,
e così uniti gli offerisco al vostro Eterno Padre:
lo prego in nome vostro che per vostro amore gli accetti e gli esaudisca.
Amen.

(Mt 14,22-33) Comandami di venire verso di te sulle acque.

VANGELO 
(Mt 14,22-33) Comandami di venire verso di te sulle acque. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo


, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
 O Spirito Santo, Spirito di conoscenza, fa che io possa capire quello che Tu vuoi che io comprenda, che tutto quello che è mio se ne vada da dentro di me e faccia posto solo alla tua luce.


Proviamo ad immaginare che cosa può essere successo tra i discepoli e la folla alla moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Quel subito Gesù costrinse, mi fa vedere un Gesù un po’ irritato, forse deluso da questi discepoli che pur vivendogli accanto, non riuscivano a comprendere niente di quello che lui compiva.Nessuno gli aveva chiesto aiuto per sfamare quel popolo affamato, ma avevano pensato di chiedergli di rimandarli a casa.Anche noi a volte vogliamo dire a Gesù cosa deve fare invece di affidare a Lui le cose della nostra vita.
In questo brano mi sembra chiaro che Gesù ci istruisca a non cercare di fare senza di lui, a non mettere il nostro ego, la nostra sicurezza alla prova, di non seguire una strada che non passi attraverso la preghiera, una strada che non sia la sua.
Gesù sa che non sono ancora pronti, ma che deve farglielo capire concretamente, perché solo perché avevano assistito ad un miracolo già si erano esaltati e montati la testa.
Allora li manda avanti, con la barca, verso l’altra riva, e congedata la folla se ne va a pregare, pensate, Gesù sente il bisogno di pregare e ringraziare il Padre, mentre dal racconto dei discepoli si evince che nessuno ringraziò lui per quello che aveva fatto.
Ad un certo punto le acque si agitano ed i discepoli hanno paura di affondare, è notte simbolo dell’oscurità del cuore in cui la paura aumenta, e dopo averli provati un po’, Gesù va verso di loro camminando sull’acqua.Immaginate la scena, albeggia appena e ad un tratto i discepoli vedono Gesù che cammina verso di loro, neanche questo gli basta, non riescono a riconoscere da dentro il loro cuore Gesù. Pietro gli chiede una cosa assurda: -se sei tu comandami di venire da te-…quante persone camminavano sulle acque?Ammettiamo che poteva essere una giusta prudenza?Purtroppo no, e ce lo fa capire la riga seguente, il vento forte lo intimorisce e non si fida più di Gesù, ha paura di affondare, e quasi affonda; Gesù è lì davanti a lui e lui non riesce a lasciarsi andare e a fidarsi completamente.
Ma Egli tende comunque verso di lui la mano e lo trae in salvo, poi sale sulla barca e le acque si placano.
In questo brano ci sono talmente tanti insegnamenti che l’unica cosa che mi sento di aggiungere è che Pietro, che sarà capo della chiesa, prova a lasciarsi guidare, a seguire Gesù, ma è un uomo e a volte l’umanità prevale in lui.Quel che tutti noi troppo spesso dimentichiamo è che dobbiamo affidarci completamente a Dio, dobbiamo avere il coraggio di sfidare anche le nostre paure, perché nella nostra vita, qualunque sia la tempesta che ci assale, c’è Gesù davanti a noi, con noi e in noi.-
Troviamo la misericordia di Gesù, che ci viene incontro nel buio e nella tempesta, ma che noi non sappiamo riconoscere perché nella disperazione non riusciamo a distinguerlo. Eppure lo abbiamo visto spezzare il pane, distribuirlo a milioni di persone prima di noi, abbiamo visto come la vita di tanti che ci hanno preceduto è stata impregnata dalla grazia della comunione con Lui; lo possiamo vedere ogni giorno se vogliamo, com’è bello vivere con Gesù nel cuore, come nella disperazione lui ci sappia confortare.Affrontiamo la tempesta con Lui, facciamolo salire sulla barca della nostra vita, non ci deluderà.Non restiamo con il cuore indurito, che ci impedisce di essere sereni e di affidarci a Lui.
 Prendi la tua croce e seguimi- ha detto Gesù, non prendi la tua croce e vai, ma seguimi, io sarò con te.
Non è facile Signore, se Pietro che è meglio di noi ha sbagliato, sicuramente anche noi sbaglieremo tante volte, ma tu non lasciarci affondare e tendi anche verso di noi la tua mano e traici in salvo.

(Mt 15,1-2.10-14) Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata.

VANGELO 
(Mt 15,1-2.10-14) Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». 
Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». 
Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». 

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE PREGHIERA Ti prego Spirito Santo, confortami; aiutami e dammi la possibilità di comprendere la vera parola che tu vuoi che entri nel mio cuore, perché solo quello che tu vuoi, esca dalla mia bocca.


Gesù dopo aver parlato del modo giusto di concepire le letture, spiega ai discepoli che non sono le cose esterne che possono inquinare il corpo dell'uomo, perché così come entrano queste escono, ma che è quello che è insito dentro al cuore dell'uomo, che può danneggiarlo veramente.
E' inutile pensare che ci sono dei cibi impuri, delle persone impure e non vedere che sono i sentimenti di divisione, di odio ed altri cattivi pensieri che sono nel nostro cuore che ci allontanano dalla serenità dell’animo.
A queste parole i farisei si scandalizzarono…quanti farisei ancora oggi, più attaccati alle apparenze che alla purezza del cuore; quante volte ci si pone su uno scalino più alto e si riprende un fratello per una parola mal detta.
Dov' è la correzione fraterna in questo, dov' è il buon pastore? Io vedo spesso troppi giudici e pochi pastori.  E’ vero che non possiamo farci una religione su misura, come i farisei, fatta di simbolismi e di ipocrisie, ma non possiamo pensare di essere credibili se predichiamo bene e razzoliamo male.
Con questo non voglio dire che non possiamo sbagliare, siamo essere umani, sicuramente facciamo molti errori, ma io non credo che si possa capire il discorso evangelico se non lo si vive.  Gesù spiega alla folla e poi torna a ripetere ai suoi discepoli quello che vuol dire, proprio perché vuole che abbiano bene in mente e nel cuore quello che intende.
Potremmo dire che Gesù ci sta mostrando un libretto di istruzioni per l’amore assoluto e totale, perché possiamo riconoscere quali sono le cose che fanno bene e quelle che fanno male.
Vivere con onestà la fede, ci porta a non essere ipocriti, a non dover mentire per apparire migliori, proprio perché la libertà che ci ha donato Dio è quella di chi non cerca di costringerci, ma vuole che capiamo qual è il nostro bene!
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