venerdì 12 settembre 2014

San Giovanni Crisostomo - Omelia XX sulla lettera agli Efesini (5,22-24) -

San Giovanni Crisostomo


Omelia XX sulla lettera agli Efesini (5,22-24)

"O mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, poiché il marito è capo della moglie, come pure Cristo è capo della chiesa, ed egli è i1 salvatore del suo corpo. Ma come la chiesa è sottomessa al Signore, cosi anche le mogli ai propri mariti in tutto".
 La dimensione dell’unione coniugale
1. Un saggio che aveva annoverato molte cose tra le beatitudini, ha posto anche questa nel novero di una beatitudine: "Una moglie dice che va d’accordo col marito". E pure altre volte pone tra le beatitudini il fatto che una moglie viva in armonia col marito. Fin dall’origine appare che Dio ha avuto molta cura di quest’unione; e parlando di entrambi come di uno solo così diceva: "Maschio e femmina li fece"; e di nuovo: "Non c’è più né maschio né femmina".
Non esiste infatti una tale appartenenza di un uomo rispetto ad un uomo quale quella della moglie rispetto al marito, quando uno vi sia congiunto come si deve.
Per questo un uomo felice mostrando l’amore sovrabbondante e piangendo uno dei suoi amici ed intimi, non disse padre né madre né figlio né fratello né amico, ma che cosa? "Piombò su di me il tuo amore dice come l’amore delle donne".
Realmente infatti, realmente quest’amore è più tirannico di ogni tirannide. Le altre passioni sono forti, ma questa ha la forza e l’eternità. C’è infatti un istinto nascosto nella natura ed a nostra insaputa congiunge questi corpi. Perciò fin dall’inizio dall’uomo nasce la donna e successivamente dall’uomo e dalla donna l’uomo e la donna.
Vedi il legame e l’unione e come non ha permesso che un altro essere vi si introducesse dal di fuori? E guarda quanto bene ha disposto!
Permise che egli sposasse la propria sorella o piuttosto non la sorella ma la figlia o piuttosto non la figlia ma qualcosa di più della figlia, la sua propria carne.
Fece tutto sin dall’origine come per le pietre, riunendoli in unità. Infatti non la formò dall’esterno, perché non si accostasse come estranea, né del resto limitò il matrimonio solo ad essa, affinché, congiungendo intimamente se stesso, non si separasse dagli altri.
E come fra le piante sono soprattutto le migliori quelle che hanno una sola radice e si dilatano in molti rami, cosicché se soltanto a caso tutte si levassero intorno alla radice e anche ne avessero molte, l’albero non sarebbe affatto degno di ammirazione; così pure qui fece in modo che tutto il genere fosse prodotto da un solo Adamo, avendolo posto nella grande necessità di non essere scisso né diviso.
Anzi congiungendo fece in modo che non si sposassero più sorelle e figlie, affinché non riducessimo di nuovo l’amore ad un essere solo ed in altro modo ci separassimo da noi stessi. Per questo diceva: "Chi li fece dall’inizio, maschio e femmina li fece".
Di qui infatti nascono grandi mali e grandi beni per le famiglie e per le città.
Niente davvero unifica così la nostra esistenza come l’amore di un uomo e di una donna: per questo molti impugnano anche le armi, per questo rimettono anche la vita. Per questo non semplicemente né a caso si prese molta cura di questo fatto Paolo dicendo: "Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore".
Perché mai? Perché se questi sono concordi, anche i figli sono bene allevati, i domestici sono disciplinati, i vicini, gli amici ed i parenti gustano questo profumo; se avviene il contrario, tutto è sconvolto e confuso.
E come quando i comandanti sono in pace l’un con l’altro tutto è in ordine, mentre quando essi sono turbati tutto è sottosopra, così anche qui; perciò dice: "Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore".
Oh!, come mai altrove dice: "Se uno non rinuncia alla moglie e al marito, non può seguirmi". Infatti se bisogna essere sottomessi come al Signore, perché dice di rinunziare per il Signore? E bisogna farlo davvero, ma il "come" non è sempre e dovunque segno di identità. O intende dire questo: "Come sapendo che servite al Signore", ciò che afferma anche altrove, dicendo che se anche non si fa per il marito, si fa però di preferenza per il Signore; oppure: "Se cedi al marito, ritieni di ubbidire servendo come al Signore".
Infatti se "chi si oppone a queste autorità esteriori civili, contrasta la disposizione di Dio", quanto di più colei che non è sottomessa al marito! Così volle Dio sin dall’origine, dice. Affermiamo dunque che l’uomo è al posto del capo, la donna al posto del corpo. In seguito, partendo dalla riflessione che "il marito è capo della moglie" afferma: "come anche Cristo della chiesa ed egli è il salvatore del suo corpo, ma come la chiesa è sottomessa a Cristo, così pure le mogli ai propri mariti in tutto".
Quindi dopo aver detto: "Il marito è capo della moglie, come pure Cristo della chiesa ", aggiunge: "ed egli è il salvatore del corpo": infatti il capo è la salvezza del corpo.
Stabilì così per il marito e per la moglie il fondamento e la disposizione dell’amore, affidando a ciascuno il compito adatto: a questo il compito di comandare e proteggere, a quella di ubbidire.
L’unione di Cristo e della Chiesa
2. Orbene "come la chiesa è sottomessa a Cristo", cioè mariti e mogli, così pure "o mogli, siate sotto messe ai mariti come al Signore. O mariti, amate le vostre mogli come anche Cristo amò la chiesa".
Hai udito l’eccesso della sottomissione; hai lodato ed ammirato Paolo come rinsalda la nostra vita, quale uomo mirabile e spirituale! Bene. Ascolta ora ciò che richiede da te; si serve di nuovo dello stesso esempio: "O mariti, amate dice le vostre mogli, come anche Cristo amò la chiesa".
Hai visto la misura della sottomissione?. Ascolta anche la misura dell’amore.
Vuoi che la moglie ti ubbidisca come la chiesa a Cristo? Curati anche tu di lei, come Cristo della chiesa; e se anche bisognasse dare la vita per essa ed essere continuamente colpito e sopportare e soffrire qualunque cosa, non sottrarti. Anche se patissi questo, non hai ancora fatto in alcun modo quello che ha fatto Cristo.
Tu infatti compi tali cose già unito, quello invece per una che lo detesta e lo odia. Ora come egli con grande sollecitudine riuscì a condurre ai suoi piedi colei che lo detestava e l’odiava e riempiva di sputi ed insultava, non per mezzo di minacce né di violenze né di timore né di altro simile atteggiamento, così anche tu comportati con tua moglie: e anche se tu la vedessi arrogante, che insulta e disprezza, potrai sottometterla ai tuoi piedi con la grande sollecitudine verso di lei, con l’amore, con la tenerezza.
Nulla infatti è più tirannico di questi vincoli e specialmente per un marito e per una moglie. Con il timore qualcuno riuscirà forse ad incatenare un servo, anzi neppure quello: presto infatti, slegatosi, fuggirà.
La compagna della vita, la madre dei figli, il fondamento di ogni letizia non con il timore e le minacce bisogna incatenarla, ma con l’amore e la condiscendenza.
Quale unione, quando la moglie ha timore del marito? Quale gioia gusterà lo stesso marito vivendo con la moglie come con una schiava e non come con una libera? E se anche soffrissi qualcosa per causa sua, non rimproverarla. Cristo infatti non fece questo "ed ha dato se stesso dice per lei, per renderla santa purificandola".
Ed era impura, aveva macchie, era brutta, insignificante. Qualunque moglie prendessi, non prenderai una sposa simile, come Cristo prese la chiesa, né tanto lontana da te quanto la chiesa da Cristo. Eppure egli non la disdegnò né la odiò per l’eccesso della sua bruttezza. Vuoi sentire la sua bruttezza? Ascolta Paolo che dice: "Eravate un tempo tenebre". Hai visto come era nera? Che cosa è più nero delle tenebre? Ma guarda anche la insolenza. "Vivendo in malvagità, dice, ed invidia". Guarda anche l’impurità. "Disobbedienti, insensati". Che dico? Anche stolta era e blasfema. Ma, pur stando così le cose, egli ha dato se stesso per una brutta come per una bella, per una amata, per una meravigliosa.
E Paolo stupito per questo diceva: "A malapena uno morirà per un giusto"; ed in seguito: "Se, quando eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi".
E, dopo averla accolta, la rende bella e la lava e non si sottrae neppure a questo. "Per renderla santa dice purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, per porsi accanto la stessa chiesa gloriosa, senza macchia o ruga o qualcosa di simile, ma affinché sia santa ed immacolata".
Col bagno lava la sua impurità. "Mediante la parola", dice. Quale? Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
E non soltanto l’adornò, ma la rese gloriosa, "senza macchia o ruga o qualcosa di simile". Anche noi allora miriamo a questa bellezza e potremo divenire suoi artefici.
Non ricercare presso la moglie ciò che non le appartiene. Vedi che la chiesa ricevette tutto dal Signore: per merito suo è divenuta gloriosa, per merito suo immacolata. Non disprezzare la sposa per la sua bruttezza. Ascolta la Scrittura che dice: "Piccola fra gli esseri alati è l’ape e fonte di dolcezza è il suo frutto". È creatura di Dio: tu non maltratti quella, ma il suo creatore. Che danno potrebbe averne la moglie?
Non lodarla per la bellezza: è propria di anime sregolate la lode, quell’odio e lo stesso amore. Ricerca la bellezza dell’anima: imita lo sposo della chiesa.
La bellezza esteriore è piena di ostentazione e di dissennatezza e fa cadere nella gelosia e spesso ti fa sospettare assurdamente della realtà.
Ma arreca piacere? Sino al primo mese ed al secondo o al massimo ad un anno, ma in seguito non più, ed il prodigio è consunto dall’abitudine: restano invece
i mali sopraggiunti a causa della bellezza, la vanità, la dissennatezza e l’orgoglio.
Niente di simile invece per colei che non è tale, ma l’amore che è incominciato in modo giusto permane intenso, poiché riguarda la bellezza dell’anima, non del corpo.
3. Che c’è di più bello del cielo, dimmi, di più bello degli astri? Qualunque corpo potresti menzionare, non è così bianco; qualsiasi occhio potresti descrivere, non
è così splendido. Anche gli angeli si stupirono della loro creazione ed anche noi li ammiriamo, ma non come all’inizio. Tale infatti è l’abitudine: non colpisce allo stesso modo.
Quanto di più riguardo una donna? Se per caso sopraggiunge una malattia, rapidamente tutto scompare. In una donna cerchiamo la benevolenza, l’equilibrio, la mitezza: questi sono i segni della bellezza; non cerchiamo invece la bellezza del corpo, non rimproveriamola per ciò di cui non è padrona, anzi non rimproveriamola affatto (è proprio dei temerari!) né indispettiamoci né sdegniamoci.
Non vedete forse quanti, dopo essere convissuti con splendide donne, finirono miseramente la vita? Quanti invece, convissuti con donne non molto belle, giunsero con grande piacere sino all’estrema vecchiaia? Purifichiamo la macchia interiore, eliminiamo le rughe interne, togliamo le vergogne dell’anima. Dio ricerca questa bellezza: prepariamola bella per Dio, non per noi. Non ricerchiamo le ricchezze, né la nobiltà esteriore, ma la nobiltà dell’anima.
Nessuno aspetti di arricchirsi da una donna: infatti questa ricchezza è vergognosa e biasimevole, ed in nessun modo alcuno cerchi di arricchirsi di qui. "Infatti coloro che vogliono arricchirsi, dice, cadono nella tentazione e nei desideri insensati e dannosi e nei lacci e nella rovina e nella perdizione".
Non ricercare quindi da una donna abbondanza di ricchezze, e troverai facilmente tutto il resto.
Chi, dimmi, tralasciate le cose più importanti, si prenderà cura di quelle inferiori? Eppure, ahimè!, subiamo ciò dappertutto: se ci siamo procurati un figlio, non ci curiamo che divenga buono, ma di ottenergli una moglie ricca; non che divenga ben educato, ma ben fornito; e se abbiamo un’aspirazione, non che sia allontanato dai peccati, ma che ce ne venga un grande guadagno: e tutto è denaro.
Per questo motivo tutto va in rovina, perché ci possiede questo amore.
"Così dice i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi". Che è mai questo? È passato ad un’immagine più elevata, ad un esempio più efficace; e non solo questo, ma per così dire anche ad un altro motivo più vicino e più evidente.
Quello infatti non era di molta efficacia. Affinché non si dicesse: "Colui era Cristo, era Dio ed ha dato se stesso", in altro modo pone ormai la stessa istanza dicendo: "Così devono", poiché non si tratta di grazia, ma di dovere. Dopo aver detto: "Come i loro corpi", aggiunse: "Nessuno mai ebbe in odio la propria carne, ma la nutre e la riscalda". Cioè la cura con molta attenzione.
E come è sua carne? Ascolta: "Questo ora è osso dalle mie ossa dice e carne dalla mia carne". E non solo questo ma anche: "Diventeranno dice una sola carne". "Come anche Cristo amò la chiesa". È passato all’esempio precedente. "Poiché siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa". In ché modo? È nato dalla nostra materia, come anche Eva è carne dalla carne di Adamo.
Giustamente ha ricordato ossa e carne: queste infatti sono le parti principali in noi, carni ed ossa; le une poste come fondamento, le altre come struttura.
Ora quel fatto è evidente, ma questo come lo è? Come là c’è una tale affinità, così anche qui. Che significa: "Della sua carne"? Vuol dire: veramente di lui. E come siamo realmente membra di Cristo? Perché siamo nati conformi a lui. E come dalla carne? Lo sapete quanti partecipate ai misteri: di qui infatti subito rinasciamo. Ed in che modo? Ascolta di nuovo questo beato ché dice: "Poiché dunque i figli hanno preso in comune carne e sangue, allo stesso modo anch’egli fu partecipe delle stesse cose".
Ma qui egli stesso si mise in comune con noi, non noi con lui. Come dunque siamo della sua carne e delle sue ossa? Alcuni parlano del sangue e dell’acqua, ma non si tratta di ciò: quel che vuole mostrare è questo, che come senza rapporto coniugale quello è stato generato dallo Spirito Santo, così anche noi siamo generati nel battesimo.
Guarda quanti esempi perché sia creduta quella generazione!
Oh, la stoltezza degli eretici! Ciò che è già stato generato dall’acqua, poiché è nato, lo ritengono una vera generazione; invece non ammettono che noi diventiamo suo corpo. Ma se non divenissimo questo, come si adatterebbe l’espressione: "Dalla sua carne e dalle sue ossa"?
Osserva: fu plasmato Adamo, fu generato Cristo; dal costato di Adamo entrò la corruzione; dal costato di Cristo scaturì la vita; in paradiso spuntò la morte, sulla sua croce è avvenuta la sua distruzione.
Il mistero del matrimonio
4. Come dunque il figlio di Dio divenne` della nostra natura, così noi della sua sostanza. E come quello ha in se stesso noi, così anche noi abbiamo lui in noi.
"Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna ed i due si trasformeranno in una sola carne". Ecco anche un terzo motivo. Infatti indica che uno, lasciati i genitori dai quali nacque, si unisce a quella ed in seguito il padre, la madre e il figlio sono la carne formatasi dall’unione di entrambi, poiché il figlio nasce dalla mescolanza dei semi, cosicché i tre sono una sola carne.
Così dunque noi rispetto a Cristo diventiamo una sola carne per partecipazione, e molto più noi che il figlio. In che modo? Perché dal principio fu così.
Non dirmi che qui è in un modo e là in un altro. Non vedi quanti difetti abbiamo nella carne? Uno infatti è zoppo, un altro ha i piedi storti, un altro le mani rattrappite; chi ha un arto infermo, chi ne ha un altro.
E ciononostante né se ne affligge né lo recide, ma lo antepone spesso ad un altro, e giustamente, perché gli appartiene.
Ora quanto amore ciascuno ha per se stesso, altrettanto vuole che lo abbiamo per la moglie, non perché abbiamo in comune una sola natura, ma perché è maggiore questo rapporto che abbiamo con la moglie, dal momento che non sono due corpi, ma uno solo, quello essendo il capo, questa il corpo.
E perché altrove afferma: "Capo di Cristo è Dio"? Anch’io affermo questo, che come noi siamo un solo corpo, così anche Cristo e il Padre sono una cosa sola.
Risulta quindi che anche il Padre è nostro capo. Presenta due esempi, quello del corpo e quello di Cristo; perciò soggiunge: "Questo mistero è grande, io intendo riguardo a Cristo ed alla chiesa".
Che vuol dire questo? Lo definisce un grande mistero poiché il beato Mosè, anzi Dio, alluse a qualcosa di grande e mirabile. Ora poi dice: "Intendo riguardo a Cristo", poiché anch’egli, lasciato il Padre, discese ed andò dalla sposa e divenne un solo spirito. Infatti "chi è unito al Signore è un solo spirito". E bene affermò: "È un grande mistero", come se avesse detto: l’allegoria non elimina l’amore.
"Ora anche voi singolarmente ciascuno ami la propria moglie come se stesso. E la moglie tema il marito".
Realmente infatti, realmente è un mistero ed un grande mistero il fatto che, abbandonato chi lo procreò, chi lo generò, chi lo allevò, colei che lo partorì con dolore e patì, coloro che a tal punto lo beneficarono, coloro che vissero in intimità con lui, si unisce a colei che non ha mai visto, con cui non ha mai avuto qualcosa in comune, e la antepone a tutto.
È realmente un mistero. Ed i genitori non si rammaricano di ciò che avviene, piuttosto di ciò che non avviene, e si rallegrano delle ricchezze prodigate e della spesa fatta.
È realmente un grande mistero, contenente una ineffabile sapienza.
Questo all’inizio Mosè profetando voleva rivelare; questo ora Paolo proclama dicendo: "In rapporto a Cristo ed alla chiesa". E ciò non è detto soltanto per lui, ma anche per la moglie, perché la curi premurosamente come la propria carne, così come Cristo fa con la chiesa.
"E la moglie tema il marito". Non presenta soltanto le esigenze dell’amore, ma che cosa d’altro? "E la moglie terna il marito". La moglie è la seconda autorità. Non chieda dunque costei la parità di onore: infatti è sottoposta al capo, e quello non la disprezzi come sottoposta: infatti è il corpo, e se il capo disprezzerà il corpo, anch’esso andrà in rovina; invece ponga l’amore come contrappeso all’ubbidienza.
Come il capo, così anche il corpo: questo offra a quello in servizio le mani, i piedi, tutte le altre membra; quello si prenda cura di questo, riservando a se stesso ogni giudizio. Niente è migliore di questa unione. E come potrà esserci l’amore, dice, essendoci il timore? Soprattutto allora potrà esserci. Infatti colei che teme ama pure e colei che ama teme in quanto capo ed ama in quanto membro, poiché anche il capo è membro dell’intero corpo. Per tale motivo sottomise questo ma antepose quello, affinché regnasse la pace. Infatti dove ci fosse parità di onore non potrebbe esserci la pace, né se la casa possedesse un libero ordinamento né se tutti comandassero, ma è necessario che ci sia un solo comando.
E ciò si verifica dovunque per gli uomini materiali, mentre se ci saranno uomini spirituali ci sarà la pace. C’erano cinquemila anime e nessuno affermava come sua proprietà alcunché delle sostanze, ma gli uni erano sottomessi agli altri n.
Questo è l’esempio dell’unione e del timore di Dio. Volle mostrare dunque il modello dell’amore, non quello del timore.

L’amore coniugale
5. E guarda come amplia il discorso dell’amore discorrendo di Cristo e della propria carne: "Perciò abbandonerà l’uomo suo padre e sua madre". Non amplia invece il discorso del timore. Perché mai? Perché vuole che questo soprattutto prevalga, il discorso dell’amore.
Essendoci questo, seguono tutti gli altri beni; se invece è presente quello, non seguono in nessun modo. Infatti chi ama la moglie, anche se non l’ha molto docile, sopporterà ugualmente tutto: così difficile ed ardua è la concordia, se essi non sono legati con l’amore assoluto; il timore invece non riuscirà in nessun modo in questo.
Perciò si sofferma di più su questo aspetto, che è fondamentale. E la moglie che crede di essere svantaggiata perché le è stato comandato di temere, ne trae vantaggio. Infatti al marito è imposto ciò che è più importante, di amare.
"E se la moglie non temesse?", dice. Tu ama, compi il tuo dovere. Anche se ciò non avvenisse da parte degli altri, deve avvenire da parte nostra. Ecco che cosa ti dico: "Sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo".
E che fare allora, se l’altro non sarà sottomesso? Tu ubbidisci alla legge di Dio. E così pure qui: la moglie dunque, anche se non è amata, tema ugualmente, affinché non ci sia niente di difettoso in essa; ed il marito, anche se la moglie non teme, ami ugualmente, affinché egli non manchi in nulla: infatti ciascuno ebbe il suo compito.
Ora questo è il matrimonio secondo Cristo, un matrimonio spirituale ed una nascita spirituale, non dal sangue né dalle doglie del parto.
Tale fu pure la nascita di Isacco. Ascolta la Scrittura che dice: "E cessarono di venire a Sara le sue regole femminili".
Il matrimonio deriva non da passione né dal corpo, ma è tutto spirituale, essendo l’anima unita a Dio con un vincolo ineffabile e Dio solo lo conosce. Per questo dice: "Chi è unito al Signore è un solo spirito".
Guarda come si preoccupa di unire la carne alla carne e lo spirito allo spirito.
Dove sono gli eretici? Se il matrimonio fosse tra le cose respinte, non avrebbe parlato di sposa e di sposo. E non avrebbe aggiunto esortando questo: "L’uomo abbandonerà il padre e la madre"; né poi avrebbe soggiunto: "È stato detto in rapporto a Cristo ed alla chiesa".
Intorno a questa anche il salmista dice: "Ascolta, o figlia, e vedi, e porgi il tuo orecchio e dimenticati del tuo popolo e della casa di tuo padre ed il re bramerà la tua bellezza".
Per questo anche Cristo diceva: "Io uscii dal Padre e vengo". Ma quando io dico che lasciò il Padre, non pensare ad un’azione simile a quella degli uomini, ad un cambiamento di luoghi. Come infatti si dice che egli è uscito, non perché sia uscito, ma per l’incarnazione, così anche si dice: "Lasciò il Padre".
Perché dunque non disse anche della moglie: "Si unirà a suo marito"? Perché mai? Perché parlava dell’amore e parlava al marito. Parlando invece a quella del timore dice: "Il marito è capo della moglie", ed in seguito: "E Cristo è capo della chiesa".
Gli parla dell’amore e gli affidò le sue cose e trattò con lui dell’amore per unirlo intimamente ad essa.
Chi ha lasciato il padre per la moglie e lascia ed abbandona in seguito questa stessa, quale scusa potrebbe meritare? Non vedi di quale onore Dio vuole che essa goda, dal momento che distaccandoti dal padre ti unì strettamente ad essa?
Che avverrà allora, dice, se una volta adempiuti i nostri obblighi, quella non ubbidirà? "Se un infedele si separa, si separi pure".
In tali situazioni non è vincolato il fratello o la sorella.
Ma quando senti parlare di timore, pretendi un timore adatto ad una libera, non come quello di una schiava: infatti è tuo corpo e se agirai in tal modo offenderai te stesso, disonorando il tuo corpo.
Quale è dunque il timore? Esso consiste nel non contraddire, nel non ribellarsi, nel non desiderare le prime parti: è sufficiente che il timore si limiti a questi atteggiamenti.
Se tu ami come ti fu comandato, otterrai frutti maggiori, o meglio non voler ottenere questo col timore, ma lo stesso amore in un certo senso te lo otterrà.
Il sesso femminile è sotto qualche aspetto più debole, bisognoso di molto aiuto, di molta condiscendenza.
Che potrebbero dire coloro che sono legati a seconde nozze? Non parlo per condannarli, non sia mai! Infatti anche l’apostolo lo permise .
Ma, diventando estremamente condiscendente, offrile tutto, fa’ tutto per lei e sappi soffrire: è una necessità per te.
A quel punto non ritiene utile introdurre un suggerimento tratto dai pagani, come fa altrove. Bastava infatti il consiglio grande e pressante di Cristo, specialmente riguardo al motivo della sottomissione. Dice: "Abbandonerà il padre e la madre". Ecco l’esempio tratto dai pagani. Ma poi non disse: "E abiterà insieme", ma "si unirà", volendo indicare la profonda unione, la forza dell’amore.
E non si accontentò di questo, ma proseguendo volle indicare la sottomissione in modo tale che i due non apparissero più due. E non disse: "In spirito"; non disse: "In anima"; ciò infatti è ovvio e possibile a chiunque; ma in modo tale che fossero "in una sola carne".
6. Questa è la seconda autorità, che ha molto potere e molta parità di onore. Il marito però ha ugualmente qualcosa di più. Ciò è la più grande salvezza della casa. Infatti egli ottenne pure quella particolare prerogativa di Cristo, non soltanto perché doveva amare, ma anche dirigere.
"Affinché essa sia santa e immacolata", dice. Invece l’espressione "della carne" riguarda l’amare, come pure "si unirà" riguarda pure l’amare. E se la renderà santa ed immacolata, tutto seguirà.
Ricerca le cose di Dio, e le cose umane seguiranno con estrema facilità. Dirigi la moglie e così si rinsalda la casa. Ascolta Paolo che dice: "Se vogliono sapere qualcosa, interroghino a casa i propri mariti".
Se amministreremo così le nostre case, saremo adatti anche alla guida della chiesa. Infatti anche la casa è una piccola chiesa. Così è possibile che mariti e mogli, divenuti buoni, superino tutti.
Pensa ad Abramo, a Sara, ad Isacco, ai trecentodiciotto servi, come tutta la casa era unita, come era tutta piena di pietà. Quella adempiva pure il precetto dell’apostolo e temeva il marito. Ascolta infatti lei che dice: "Non mi è più successo sino ad ora ed il mio signore è troppo vecchio".
E quello la amava al punto da ubbidire a tutto ciò che essa voleva. Il figlio era virtuoso e gli stessi servi ammirevoli, essi che non rifiutarono di correre pericolo col padrone né differirono né chiesero il motivo, anzi uno di essi, il loro capo, fu così ammirevole da essere affidato a lui il matrimonio dell’unico figlio ed un viaggio in terra straniera.
Infatti come per un comandante, se l’esercito è ben unito, in nessun modo il nemico irrompe, così anche qui, se il marito, la moglie, i figli ed i servi si prenderanno cura delle stesse cose, grande sarà la concordia della casa.
Infatti, se così non avviene, spesso a causa di un solo servo cattivo tutto crolla e rovina, ed uno solo spesso disperde e corrompe tutto.
Prendiamoci quindi molta cura delle mogli, dei figli e dei servi, sapendo che renderemo per noi stessi facile il comando, avremo i risultati buoni e convenienti e diremo: "Ecco me ed i figli che Dio mi ha dato".
Se il marito è ammirevole ed il capo buono, anche il resto del corpo non subirà alcuna violenza.
Ora dichiarò accuratamente quali sono gli esatti compiti della moglie e del marito, esortando quella a temerlo come capo e questo ad amarla come moglie. Come potrà avvenire ciò?, dice. Egli mostrò che deve avvenire; come poi, ve lo dirò io: se disprezzeremo le ricchezze, se mireremo ad un unico scopo, alla virtù dell’anima; se avremo dinanzi agli occhi il timore di Dio. Infatti come trattando dei rapporti con i servi diceva: "Qualunque cosa di bene o di male ciascuno farà, questo riceverà dal Signore", così anche qui.
Ora non bisogna amarla tanto per sé, quanto per Cristo. A questo punto volle alludere dicendo: "Come al Signore".
Perciò ubbidendo "come al Signore" e facendo tutto per lui, fa’ tutto così. Questo basta per convincere e persuadere e impedire che sorga qualche lite e dissenso.
Non si dia credito a nessuno che calunnia il marito presso la moglie, ma neppure il marito sia portato a credere facilmente contro la moglie e la moglie non si dia a sorvegliare inutilmente entrate ed uscite; in nessun modo poi il marito si renda colpevole di qualche sospetto.
Perché mai, dimmi, concedi te stesso tutto il giorno agli amici e invece alla moglie solo la sera e neppure in questo modo riesci a soddisfarla e a distoglierla dal sospetto?
E anche se la moglie ti accusa, non sdegnartene: è segno di amore, non di dissennatezza; sono accuse di un amore ribollente e di un affetto ardente e di timore. Infatti teme che qualcuno le rubi il suo letto, che qualcuno la danneggi nella somma dei suoi beni, che qualcuno le sottragga il capo, che qualcuno le rovini il letto.
C’è poi un altro motivo di suscettibilità : nessuno pretenda dai servi qualcosa oltre misura, né il marito dall’ancella né la moglie dal domestico; basta questo per generare sospetti.
Fa’ bene attenzione a quei giusti: la stessa Sara ordinò al patriarca di prendere Agar; essa lo impose; nessuno ve la costrinse né il marito l’assalì anzi, sebbene fosse vissuto lungo tempo senza figli, preferì non diventare padre piuttosto che affliggere la moglie. Ciononostante dopo tutto questo che cosa dice Sara? "Giudichi Dio tra me e te".
Ora se fosse stato uno degli altri non si sarebbe mosso a sdegno? Non avrebbe steso le mani quasi dicendo: "Che dici? Non volevo andare insieme con questa donna: sei tu responsabile di tutto ciò che è avvenuto e di nuovo mi accusi? ".
Quello però non disse nulla di simile, ma che cosa? "Ecco, l’ancella è nelle tue mani: fa’ di lei come a te piace". Rinviò la compagna del suo letto per non affliggere Sara.
Veramente non c’è nulla di più grande di questo a proposito della benevolenza.
Infatti se l’assidersi insieme a tavola desta anche nei malfattori un sentimento di concordia verso i loro avversari (e il salmista dice: "Tu che insieme con me gustasti dei cibi"), il diventare ormai una sola carne (questo infatti significa avere il letto in comune) quanto più vale per attrarre a sé!
Tuttavia nessuno di questi argomenti riuscì a convincere il giusto, ma la rinviò alla moglie, mostrando che niente avveniva per sua colpa; anzi, di più, la rinviò incinta. Chi non avrebbe avuto pietà di colei che aveva concepito un figlio da lui? Ma il giusto non si piegò: a tutto egli infatti anteponeva l’amore per la moglie.
7. Imitiamo anche noi questo. Nessuno rinfacci la povertà al prossimo, nessuno brami le ricchezze e tutto si risolve.
E la moglie non dica al marito: "Vile e meschino, pieno di pigrizia, di indolenza e di molto sonno! Quel tale, modesto e di modeste origini, affrontando pericoli e intraprendendo viaggi, fece molta fortuna e la moglie indossa oro ed incede su cocchi di bianchi muli, si aggira dovunque, ha schiere di servi e cortei di eunuchi; tu invece hai paura e vivi inutilmente".
Non dica questo la moglie e cose simili a queste: infatti è corpo, non per comandare al capo, ma per ubbidire ed essere sottomessa.
Come allora riuscirà a sopportare la povertà? Donde troverà conforto?
Scelga presso di sé quelle più povere, rifletta a sua volta quante fanciulle nobili e di nobili origini non solo non ricevettero nulla dai mariti, ma anzi diedero ad essi e perdettero tutte le loro sostanze.
Pensi ai pericoli che derivano da tali ricchezze ed amerà la vita senza affanni.
Insomma se sarà disposta affettuosamente verso il marito non dirà niente di simile, ma preferirà avere vicino a sé lui che non le offre nulla piuttosto che innumerevoli talenti d’oro con l’affanno e la preoccupazione che viene sempre alle donne a causa dei viaggi. Il marito poi che sente queste cose, dal momento che ha il comando non si dia alle violenze ed alle percosse, ma la consigli, l’ammonisca, la convinca con riflessioni come più imperfetta, non stenda mai le mani. Lungi da un’anima libera questi atti: né violenze né rimproveri né oltraggi, ma la diriga come trattandosi di un essere meno ragionevole.
Come potrà avvenire questo? Se conoscerà la vera ricchezza e la celeste saggezza, non rivolgerà nessuno di tali rimproveri.
Le insegni che la povertà non è affatto un male; le insegni non solo mediante ciò che dice, ma anche ciò che fa; le insegni a disprezzare la gloria, e la moglie non dirà né desidererà nulla di simile.
Come se ricevesse una statua, così fin da quella sera che la accoglierà nel talamo, le insegni la temperanza, la modestia, come vivere santamente, subito fin dagli inizi e respingendo dalle stesse soglie l’amore delle ricchezze; e le insegni la saggezza e la esorti a non possedere pendenti d’oro alle orecchie e lungo le guance né messi attorno al collo né disposti attorno al talamo né vesti d’oro e di lusso messe in disparte. Ma l’ornamento sia splendido e lo splendore non vada a finire nell’insolenza. Invece, lasciate queste cose a coloro che stanno sulle scene, abbellisci la casa con molto decoro, facendo in modo che spiri temperanza piuttosto che qualche altro buon profumo.
Di qui deriveranno due, anzi tre vantaggi: primo, che la sposa non soffrirà se sono terminate le feste nuziali e sono restituiti a ciascuno i vestiti e gli ori e le suppellettili d’argento; secondo, lo sposo non dovrà preoccuparsi della perdita e della custodia degli oggetti presi in prestito; terzo poi, oltre questi, ed è la somma dei beni, in base a queste stesse cose mostrerà la propria convinzione, che cioè non gode affatto di ciò e che lascerà da parte tutto il resto e non permetterà mai che ci siano danze e canti ignobili.
So bene che sembro ugualmente molto ridicolo ad alcuni prescrivendo tali cose.
Tuttavia se mi ubbidirete, col trascorrere del tempo ed esperimentandone realmente il vantaggio, allora ne comprenderete l’utilità; ed il riso scomparirà e deriderete il costume attuale e vedrete che è davvero proprio di ragazzi insensati e di uomini ebbri ciò che accade ora, mentre ciò che vi consiglio è proprio della temperanza, della saggezza e della vita più elevata.
Che cosa dunque affermo che bisogna fare?
Allontana dalle nozze tutti i canti turpi, satanici, i ritornelli volgari, le corse dei giovani dissoluti, e questo atteggiamento potrà rendere temperante la sposa.
Subito infatti penserà tra di sé: "Oh!, chi è mai questo marito? È saggio, non stima affatto la vita presente, mi ha condotto nella sua casa per generargli dei figli, per allevarli, per custodire la sua dimora". Sono spiacevoli queste cose alla sposa? Solo sino al primo e al secondo giorno, ma poi non più, anzi ne trarrà grandissimo piacere, distogliendo da sé ogni sospetto.
Infatti chi non tollera né flauti né danzatori né canti sfrenati e questo già al tempo delle nozze, difficilmente costui si indurrà a fare o a dire qualcosa di turpe.
Successivamente, quando avrai eliminato tutto ciò dalle nozze, accostandola a te, plasmala sapientemente, lasciando durare per lungo tempo il suo senso del pudore, senza infrangerlo bruscamente.
Infatti, anche se la fanciulla è un po’ sfacciata, sa temporaneamente tacere; presa dal pudore verso il marito e dallo stupore verso la nuova situazione. Tu quindi non violare bruscamente questo senso di verecondia, come fanno gli uomini dissoluti ma fallo durare per lungo tempo: ciò sarà per te un grande guadagno. Non ti rimprovererà durante questo tempo né ti riprenderà per quanto avrai deciso di fare.


Pudore e amore

8. Ordina dunque ogni cosa in quel tempo in cui il pudore, come un freno posto all’anima, non permette né di biasimare né di criticare ciò che avviene. Infatti quando avrà raggiunto la libertà di parola, con molta sicurezza sconvolgerà e confonderà ogni cosa.
Quando dunque si presenta un altro tempo così adatto per plasmare la moglie come quello in cui ha rispetto del marito e prova ancora timore ed ha soggezione?.
Imponile allora tutte quante le leggi ed ubbidirà totalmente, volentieri e malvolentieri.
In che modo non cancellerai il pudore?
Quando anche tu non apparirai meno riservato di quella, discorrendo di poche cose e di queste con grande serietà e sobrietà.
Falle allora i discorsi sulla saggezza: infatti l’anima è disposta ad accoglierli; mettila nella migliore disposizione, del pudore intendo dire.
Se poi volete, vi dirò a mo’ di esempio di quali cose bisogna discorrere con lei. Infatti se Paolo non rifuggì dal dire: "Non privatevi l’un l’altro" e fece risuonare parole di una pronuba, anzi non di una pronuba ma di un’anima spirituale, con maggior ragione noi non ci tratterremo dal parlare.
Di che cosa dunque bisogna discorrere con lei? Ora con molta grazia bisogna dirle: "Noi, o fanciulla, ti scegliemmo compagna della vita e ti introducemmo a prendere parte con noi delle cose più importanti e necessarie, cioè della generazione dei figli e della guida della casa. Che cosa dunque ti chiediamo?".
O meglio, prima di questo tratta di ciò che riguarda l’amore: infatti niente serve tanto per convincere chi ascolta ad accogliere ciò che si dice quanto il sapere che viene detto con molto amore.
Come dunque mostrerai l’amore? Se le dirai: "Pur potendo scegliere molte spose e più ricche e di illustre origine, non le scelsi, ma mi innamorai di te, della tua condotta, del tuo decoro, della tua modestia, della tua temperanza".
Quindi dopo questo prepara la via ai discorsi intorno alla saggezza e biasima il denaro con qualche circonlocuzione. Infatti se prolungherai semplicemente il discorso contro il denaro, riuscirai importuno; se invece saprai cogliere il momento adatto, risolverai tutto. Parrà infatti che tratti la cosa come per difesa, non da uomo austero e senza grazia ed avaro; ma quando trarrai l’occasione dalle sue stesse esigenze, ne gioirà pure.
Le dirai dunque (bisogna allora riprendere il discorso): "Pur essendo possibile sposarne una ricca ed abbiente, non lo volli". E perché mai? Ho imparato non a caso né inutilmente ma giustamente che la ricchezza non è affatto un guadagno, ma una cosa spregevole ed adatta ai furfanti, alle meretrici ed ai ladri di tombe.
Perciò, lasciate queste cose, mirai alla virtù della tua anima, che antepongo a tutto l’oro. Infatti una fanciulla giovane, intelligente e libera e che ha cura della pietà vale tutto quanto il mondo. Per questi motivi ti abbracciai e ti amo e ti preferisco alla mia stessa anima.
Nulla vale la vita presente, e supplico e prego e faccio di tutto in modo che siamo ritenuti degni di vivere la vita presente così da potere anche di là, nel secolo futuro, stare insieme l’un con l’altro con grande sicurezza.
Infatti questo tempo è breve e caduco, ma se saremo stati ritenuti degni di piacere a Dio trascorrendo così questa vita, saremo sempre con Cristo e l’un con l’altro con maggiore letizia.
Io preferisco ad ogni cosa il tuo amore e nulla mi è così gravoso e molesto quanto il dissentire talora da te.
E se anche dovessi perdere tutto e diventare più povero di Iro e sottostare agli estremi pericoli e soffrire qualsiasi cosa, tutto sarà per me sopportabile e tollerabile finché tu sarai ben disposta verso di me. Ed i figli saranno per me desiderabili finché tu sarai benevola verso di noi.
Bisognerà che anche tu faccia questo. In seguito inserisci anche le parole dell’apostolo, che cioè Dio vuole che la nostra concordia sia così strettamente rinsaldata. Ascolta infatti la Scrittura che dice: "Perciò lascerà l’uomo suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna".
Non ci sia da parte nostra alcun motivo di suscettibilità; via le ricchezze, la folla degli schiavi, gli onori esteriori. Questo è per me preferibile a tutto.
Di quale oro e di quali tesori non saranno più desiderabili per la moglie queste parole? Non temere che la tua diletta sia talora in disaccordo con te, ma confessale che la ami.
Le etere che si congiungono ora a questo ora a quello giustamente si potrebbero sollevare contro i loro amanti se sentissero tali parole. Invece una donna libera ed una fanciulla nobile non si potrebbe mai adontare per queste parole, anzi si sottomette ancora di più.
Mostrale che stimi molto la sua compagnia e preferisci per lei essere in casa che in piazza, e anteponila a tutti gli amici ed ai figli che hai avuto da lei e questi siano da te amati in vista di essa.
Se farà qualcosa di bene, lodala ed ammirala; se invece farà qualcosa di insolito e come capita alle fanciulle, esortala e consigliala.
Biasima in ogni modo le ricchezze ed il lusso e mostrale l’ornamento che proviene dal decoro e dall’onestà ed insegnale continuamente ciò che le conviene.

Unità dell’amore
9. Siano comuni le preghiere tra di voi. Ciascuno vada alla chiesa e di ciò che viene detto e letto là, il marito in casa chieda conto alla moglie e quella al marito.
Se la povertà in qualche modo si facesse sentire, porta l’esempio dei santi uomini Paolo e Pietro, che ottennero una stima maggiore di tutti i sovrani e ricchi, e come passarono la vita nella fame e nella sete!
Insegnale che nulla si deve temere delle cose della vita tranne soltanto l’offendere Dio.
E se uno si sposerà proprio per questi motivi non sarà di molto inferiore a chi conduce vita monastica né lo sposato a quelli che non lo sono.
Se poi vuole fare pranzi ed offrire banchetti, non invitare nessun impuro, nessun indegno, ma se troverai un santo povero che può benedire per voi la casa, che con l’accesso dei suoi piedi può introdurre ogni benedizione di Dio, questo invita.
Devo dirti un’altra cosa? Nessuno di voi si dia da fare per sposarne una più ricca, ma piuttosto una molto più povera. Infatti non entrerà tanto motivo di piacere dalle sue ricchezze, quanto piuttosto dispiacere dai rimproveri, dall’esigere di più di quanto ha portato, dagli oltraggi, dal lusso, dalle parole importune.
Infatti dirà probabilmente così: "Non consumai nulla del tuo, sono ancora fornita del mio che mi hanno donato i miei genitori".
Che dici, o moglie? Sei ancora fornita del tuo? Che cosa ci sarebbe potuto essere di più infelice di questa parola?
Non hai più un corpo proprio ed hai delle ricchezze proprie? Dopo le nozze non siete più due carni, ma diveniste una sola, e due sono le sostanze e non una! Oh, l’amore delle ricchezze! Siete divenuti un uomo solo, un solo essere vivente ed ancora dici: "Le cose mie"? Questa parola maledetta ed empia proviene dal diavolo.
Dio rese per noi comune tutto ciò che è più necessario di queste, e queste non sono comuni? Non è possibile dire: la mia luce, il mio sole, la mia acqua; sono per noi comuni tutte le cose più grandi e le ricchezze non sono comuni?
Vadano in rovina infinite volte le ricchezze, anzi non le ricchezze, ma le scelte che non sanno usare le ricchezze e le antepongono ad ogni cosa.
Insegnale fra il resto ciò, ma con molta grazia. La stessa esortazione alla virtù ha di per sé un aspetto molto severo, soprattutto per una fanciulla tenera e fresca. Quando le parole riguardano la saggezza fa’ uso di molta grazia ed elimina da quell’anima soprattutto questo: "Il mio e il tuo".
Se dirà: "Le mie cose", dille: "Quali cose dici tue? Non lo so infatti; non possiedo niente di proprio e come dunque dici: "Le cose mie", essendo tutto tuo?".
Condonale l’espressione. Non vedi che facciamo così per i bambini? Quando hanno preso qualcosa a noi di mano e vogliono avere di nuovo qualcos’altro, acconsentiamo e diciamo: "Sì, questo è tuo ed anche quello".
Facciamo così anche per la moglie. Infatti la sua mente è più infantile. E se dirà: "Le mie cose", dille: "Tutto è tuo, anch’io sono tuo". Non è una parola di adulazione, ma di molta accortezza. Così potrai frenare la sua ira e placare la sua insoddisfazione. È adulazione infatti se qualcuno compie qualcosa di ignobile per il male: ciò invece è grandissima saggezza.
Dille dunque: "Anch’io sono tuo, o figliola. Questo mi raccomandò Paolo dicendo: "Il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. Se io non ho potere sul mio corpo ma tu, quanto di più per le ricchezze!".
Dicendo ciò l’hai placata, hai spento la fiamma, hai svergognato il diavolo, l’hai resa schiava più di una comprata col denaro, l’hai legata con queste parole.
Così in base a quanto tu dici insegnale a non dire mai: "Mio e tuo".
E non chiamarla mai semplicemente, ma con tenerezza, con riguardo, con molto amore.
Onorala e non sentirà il bisogno di onore da parte di altri; non proverà necessità della gloria da parte di altri se godrà di quella da parte tua.
Preferiscila a tutto, per ogni cosa, per bellezza, per intelligenza, e lodala. Così la convincerai a non attaccarsi a nulla di esteriore, ma a disprezzare tutto il resto.
Insegnale il timore di Dio e tutto sgorgherà come da una fonte e la casa sarà traboccante di infiniti beni. Se cercheremo le cose incorruttibili, sopravverranno anche quelle corruttibili. Dice infatti: "Cercate prima il regno di Dio e tutto ciò vi sarà dato in più". Quali bisogna pensare che siano i figli di tali padri? Quali i servi di tali signori? Quali tutti gli altri che si accostano a loro? Non accadrà che anch’essi siano colmati di infiniti beni?
Infatti come i servi il più delle volte uniformano i loro costumi su quelli dei loro signori e fanno propri i desideri di quelli, amano le loro cose, parlano delle stesse cose che hanno imparato, vivono nelle stesse condizioni; così , se formeremo in tale modo noi stessi e attenderemo alle Scritture, impareremo la maggior parte delle cose da esse e così potremo piacere a Dio e trascorrere virtuosamente tutta la vita presente e conseguire i beni promessi a quelli che lo amano.
Volesse il cielo che tutti noi ne fossimo ritenuti degni, per la grazia e la benevolenza del nostro Signore Gesù Cristo, al quale col Padre insieme con lo Spirito Santo sia gloria, potenza, onore, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Così sia.








(Lc 6,43-49) Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?

VANGELO
(Lc 6,43-49) Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Voglio invocarti Signore, voglio farlo con tutto il cuore, mi metto a tua disposizione, e per farlo ti chiedo di rendermi docile e mansueta.

Un brano questo che sembra voler dire che da buoni alberi nascono buoni frutti e viceversa, ma quella che Luca ci sta raccontando, non è certo una lezione di agricoltura.
Gesù tanto per cambiare, inverte le regole , mettendo in luce invece, come l' apparenza a volte inganna. Non è la teologia che fa il cristiano, ripete Papa Francesco, ed io condivido in pieno il suo pensiero, perchè se non si è radicati in Cristo, se non si lascia il proprio io per vivere con Dio, non si vive da Cristiani.
Le nostre parrocchie sono piene di brave persone, che però, nelle difficoltà, nei momenti di discussione, nelle discussioni, non si comportano fraternamente; giudichiamo le persone dall' abito che portano e spesso usiamo l' abito del cattolico, praticante, osservante e dentro di noi invece, si annidia il marciume che impedisce all' albero di dare buoni frutti.
Paolo nella prima lettura rincara la dose, sembrano rieccheggiare le antiche parole, "o Dio o mammona",  non si possono servire due padroni... se non si vive in Cristo, non si vive per Cristo ed allora che cristiani siamo? Belli fuori e vuoti dentro, più falsi dei soldi del monopoli!

giovedì 11 settembre 2014

(Lc 6,39-42) Può forse un cieco guidare un altro cieco?

VANGELO
(Lc 6,39-42) Può forse un cieco guidare un altro cieco?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Parola del Signore

(Lc 6,39-42) Può forse un cieco guidare un altro cieco?
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Nel mio cuore ti cerco o Signore, ti aspetto e ti desidero, vieni con il tuo Santo Spirito a dare la tua luce alle parole del tuo Vangelo, ed io sarò felice di servirti. "Annunciare il Vangelo per me è un vanto" così dice San paolo nella prima lettura, scrivendo ai Corinzi.
Quando si riesce a essere un corpo solo con Gesù e con la chiesa di Cristo, questo compito, non è più un dovere, ma una necessità. Dio si è incarnato e fatto uomo per stare tra di noi, ma non basta ,si è umiliato ed è stato deriso, oltraggiato ed ucciso, per amore nostro. Questa pazzia ci deve entrare nelle ossa ci deve penetrare il cuore, perché solo allora possiamo comprendere come si può arrivare ad amare e a perdonare come ha fatto lui. Noi uomini siamo veramente dei grossi palloni gonfiati, tronfi, pieni di noi, arroganti, convinti di essere sempre più degli altri, in tutte le nostre manifestazioni ci sentiamo i più sapienti, quelli che soffrono di più, quelli che amano di più..... ci mettiamo sempre in competizione ed è per questo che spesso non riusciamo a vivere con gli altri un confronto sereno. Invece di guardare gli errori degli altri, i limiti degli altri, dovremmo essere in grado prima di tutto di vedere i nostri di limiti, avendo come punto di riferimento Gesù, l' unico Maestro, ed allora potremo forse dire di aver imparato qualcosa, di sapere dove stiamo andando, e come dobbiamo camminare per essere graditi a Dio.
Lo stesso discorso possiamo farlo anche all'inverso, quando siamo un po' sperduti e non riusciamo a capire bene come comportarci, non seguiamo i consigli di chi si mette sul piedistallo e si sente superiore a noi, più giusto, ma solo di chi con umiltà sa farsi servo per servire, come Gesù. Siamo spesso colpevoli delle stesse cose di cui accusiamo gli altri, perché è molto più facile vedere gli errori degli altri dei nostri.... proprio oggi parlando con una donna le chiedevo se cambiando l'età dell'ucciso, cambiava per caso il reato di omicidio; tra quel guidatore ubriaco che uccideva, quello che uccideva in preda all'ira ,quello che lo faceva per sbaglio, o quella donna che uccideva un bimbo innocente e indifeso che voleva solo venire al mondo ... dov’ è la differenza? Chi dei tre va considerato un assassino e chi no? Qual' è il metro con cui l'uomo misura il reato? Il reato ed il peccato sono la stessa cosa? Se abbandonare il marito o la moglie ed i figli oggi è permesso per legge, è ancora peccato? Troppe volte si fa confusione, troppi giudici ingannano e rubano, prendono mazzette per far assolvere o condannare come gli fa più comodo, sono meno colpevoli di un sacerdote che pecca? Uno solo è il maestro, solo Gesù poteva vantarsi di essere giusto, e neanche l'ha mai fatto.... anzi si è sempre fatto più piccolo degli altri. Nato povero, vissuto braccato e perseguitato, al referendum scelsero Barabba , un ladro e assassino per liberarlo al suo posto, e lui morì nel modo più ingiurioso possibile..... eppure dopo 2010 anni ancora cerchiamo di imitarlo e non ne siamo capaci.

mercoledì 10 settembre 2014

(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

VANGELO
(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo,e riempi il mio cuore e la mia mente della Tua Santa sapienza,del Tuo intelletto,del Tuo Consiglio ,della Tua fortezza,della Tua scienza,della Tua pietà e del Tuo timor Di Dio,allora io non avrò più bisogno di altro,e potrò tranquillamente vivere di Te e del mio Dio.

Questo Gesù che viene a controvertire tutte le idee compassate e misurate degli scribi e dei farisei, è un vero rivoluzionario, perchè con le sue semplici parole, cerca di togliere il potere a chi ne vuole fare un uso improprio.
La legge di Dio non è la legge dei vari dei che fino ad allora si erano contrapposti a lui, (ricordiamo che gli ebrei sono il primo popolo monoteista) ed è stata "redatta" da Dio per gli uomini, ma non per servirsene nel suo nome.
Con Gesù decadono gli olocausti che venivano offerti a Dio, ma non solo quelli, decade anche la legge degli uomini che decretava il loro potere, gli uni sugli altri, l' occhio per occhio dente per dente, che tanto è ancora cara agli uomini che non vogliono accettare Gesù nella loro vita.
E si miei cari amici, anche tra noi "cristiani" vige ancora questa legge, solo che la chiamiamo con il suo vero nome, non ci nascondiamo più dietro alla legge del Signore, ma siamo costretti a guardare le cose nel loro vero volto e gli diamo il nome di Vendetta.
Gesù non accetta questi ragionamenti dettati dal rancore, ma impone un nuovo modo di pensare e di agire, dettato dall'amore, che Lui stesso è venuto a Portare fino all'immane sacrificio di se stesso.
Ha detto seguitemi, come possiamo pensare di seguirlo se il rancore ci porta da un' altra parte; con Lui stiamo imparando ad amare anche chi ci fa del male, perchè impariamo a vederlo attraverso i suoi occhi, e se pensiamo a come ci ha amato da sempre, che è morto anche per la nostra salvezza, non ci dovrebbe essere poi così difficile.
Spesso ci rifiutiamo di pensare che noi ci comportiamo o ci siamo comportati, come quelli che hanno flagellato, deriso e crocefisso Gesù, solo perchè non eravamo lì materialmente, o non siamo ebrei, poi però quando ci sentiamo appellare come fratelli minori ed eredi del regno di Dio, questa familiarità ci aggrada.... insomma come al solito, ci aggiustiamo tutto a secondo dei nostri comodi.
Ed è per questo che Gesù è venuto, per farci comprendere (per primi agli ebrei e poi a tutti) che per essere figli di Dio, non ci sono delle regole formali, ma una sola, quella dell'amore, perchè per Amore siamo stati creati, per amore ci è stata donata la terra su cui viviamo, per amore Gesù ha dato la vita per noi e ci ha redenti dal peccato.
Amore sopra a tutto, anche sopra al male, perchè amare chi ci ama è scontato; Gesù ci insegna a fare di più. Perdonare chi ci chiede perdono, è più facile, ma Gesù ci obbliga a perdonare tutti come vuole Dio, rimettendo agli altri i debiti per poter essere perdonati a nostra volta, anche a chi continua imperterrito la sua lotta contro di noi.
Ci obbliga ad essere buoni e caritatevoli, a dare sempre senza preoccuparci del nostro domani, ma solo dell' oggi nostro e dei fratelli, ci porta in una dimensione completamente diversa da quella in cui vorremmo vivere, perchè ci proietta verso gli altri e non ci fa restare fermi su noi stessi, non più IO, ma Dio che vive in me, come diceva San Paolo e come tanti altri Santi hanno saputo percepire per noi. Questo è Gesù!!!!

martedì 9 settembre 2014

(Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

VANGELO 

(Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
In questo tempo ho bisogno del tuo aiuto o Santo Spirito; ho bisogno dell' ordine che Dio mette in tutte le cose e di spazzare via dai miei sandali, le confusioni e le incertezze che il mondo mi attacca addosso.

Ho già fatto una decente riflessione su questo brano che vi ripropongo e vi invito a leggere  qui: http://bricioledivangelo.blogspot.it/2013/09/lc-620-26-beati-i-poveri-guai-voi-ricchi.html 
Adesso però voglio aggiungere una cosa che  mi sembra adeguata ed impellente in questo tempo.
Il mondo sembra impazzito, mentre tutto sembra uguale, si perdono posti di lavoro e la crisi finanziaria miete vittime più della fame.  Tutti sembrano volere la guerra,  mentre si alternano notizie di persone che perdono la loro vita perchè cristiane, martirizzate e trucidate in ogni luogo. Ieri la notizia delle missionarie italiane trucidate in Burundi e si teme l' inizio di un nuovo genocidio, come quello dei Tutsi del 1994. La gente soffre perchè perde le sue certezze, ma questo in parte, avviene perchè la nostra vita è basata su false certezze, su quello che pensiamo di aver costruito, sui beni che abbiamo accumolato, e la nostra fede è così scarsa che come gli apostoli tremiamo ed abbiamo paura della tempesta che agita le acque. Anche la barca della Chiesa viene sballottata da ogni parte, chi per le profezie, chi perchè non riesce ad accettare i cambiamenti, chi per chissà quali altri motivi, molti sono quelli che vivono anche nella chiesa questo periodo con apprensione, dubitando, mettendo tutto in discussione, e cercando il pelo nell' uovo ad ogni parola e gesto del Papa. Spesso dimentichiamo che è lo Spirito Santo che guida la Chiesa e che non possiamo ignorarlo, perchè questo atteggiamento contrista lo stesso Spirito Santo. Molti di voi hanno certamente sentito parlare del sogno di don Bosco, ma poichè sembra che non sia noto a tutti, ho deciso di pubblicarlo, così come l'ho trovato :

Vi voglio raccontare un sogno. È vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei persino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappar tutti e far cadere la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale.  Il sogno l'ho fatto sono alcuni giorni. Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vista sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, le prore delle quali sono terminate da un rostro di ferro acuto a mo' di strale, che ove è spinto ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile. A quella maestosa nave arredata di tutto punto,  fanno scorta molte navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, a' cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium. Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sè i piloti delle navi secondarie per tenerconsiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sè i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte áncore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere. Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. Le prore nemiche l'urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto.  Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta ne' suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. E scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma ed i rostri; si sconquassan molte navi e si sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi prendono a combattere ad armi corte; e colle mani, coi pugni, colle bestemmie e colle maledizioni.
 Quand' ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. Senonchè appena morto il Pontefice un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così subitamente, che la notizia della morte del Papa giunge colla notizia dell'elezione del successore. Gli avversarii incominciano a perdersi di coraggio. Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e giunto in mezzo ad esse, la lega con una catenella che pendeva dalla prora ad un'áncora della colonna su cui stava l'Ostia; e con un'altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un'altra áncora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne.Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finchè dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime, ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma.
D. Bosco a questo punto interrogò D. Rua: - Che cosa pensi tu di questo racconto?D. Rua rispose: - Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, di cui esso è il Capo: le navi gli uomini, il mare questo mondo. Quei che difendono la grossa nave sono i buoni affezionati alla santa Sede, gli altri i suoi nemici, che con ogni sorta di armi tentano di annientarla. Le due colonne di salute mi sembra che siano la divozione a Maria SS. ed al SS. Sacramento dell'Eucarestia. D. Rua non parlò del Papa caduto e morto e D. Bosco tacque pure su di ciò. Solo soggiunse: - Dicesti bene. Bisogna soltanto correggere un'espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla a petto di ciò che deve accadere. I suoi nemici sono raffigurati nelle navi che tentano di affondare, se loro riuscisse, la nave principale. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio! - Divozione a Maria SS. - frequenza alla Comunione, adoperando ogni modo e facendo del nostro meglio per praticarli e farli praticare dovunque e da tutti.Buona notte ! Le congetture che fecero i giovani intorno a questo sogno furono moltissime, specialmente riguardo ai Papa; ma Don Bosco non aggiunse altre spiegazioni. Intanto i chierici Boggero, Ruffino, Merlone e il signor Chiala Cesare descrissero questo sogno e ci rimangono i loro manoscritti. Due furono compilati il giorno dopo la narrazione di D. Bosco, e gli altri due trascorso maggior tempo: ma vanno perfettamente d'accordo e variano solamente per qualche circostanza, che l'uno omette e l'altro nota.
Memorie biografiche di San Giovanni Bosco, Vol. VII, Capitolo 18, pp. 169-172

lunedì 8 settembre 2014

(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

VANGELO
 (Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore
(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli. Martedì 10 Settembre
(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli. 


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA


Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

Inizia la vita comunitaria di Gesù e degli apostoli. Come sempre Gesù si ritira in preghiera prima di prendere qualunque decisione. Stranissima scelta, non poteva cercarli più diversi tra loro, ognuno ha il suo bel caratterino, ma lui li sceglie perché sa che il legame tra di loro diverrà profondo quando capiranno di essere tutti fratelli e figli dello stesso Dio. Li riunì tutti sotto il suo nome e questo è un dato importante che non dobbiamo mai dimenticare. Nessuno può sapere da cosa ci giudica il Signore, perché non è importante quello che siamo prima dell’ incontro con lui, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla sua venuta nel nostro cuore.
All' inizio non possono capire, e sono solo attratti dal Carisma di Gesù, lo vedono compiere miracoli come se una forza interiore scaturisse da Lui, non hanno idea di cosa significhi essere suoi discepoli, non sanno che in forza dello Spirito Santo, anche loro dovranno guidare il popolo, non immaginano certo che anche loro saranno capaci di compiere grandi gesti, che la loro vita sarà trasformata da Gesù. Ma quello che ancora oggi molti si ostinano a non vedere è che Gesù, è ancora tra noi, ci chiama, ci sceglie e ci trasforma. Gesù guarisce ogni ferita, fisica o spirituale, scaccia la parte di noi che è schiava del peccato, perché la forza che viene da Lui è più forte d’ogni male, ma per fare questo ha bisogno del nostro consenso, del nostro accettare di seguirlo e di seguire la sua parola. Non a tutti darà poteri che si vedono, non a tutti chiederà le stesse cose, ci conosce perfettamente, ma quello che noi dobbiamo capire è che senza di Lui, senza lo Spirito Santo di Dio, noi non siamo capaci di nulla. Tutta la folla cercava di toccarlo, abbiamo mai percepito che è Lui che si lascia toccare e che non abbiamo meriti neanche in questo? Riusciamo a sentire la grazia del suo amore su di Noi? O siamo ancora convinti di essere talmente buoni e giusti da meritare tutto il suo amore?

domenica 7 settembre 2014

(Mt 1,1-16.18-23) Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

VANGELO 
(Mt 1,1-16.18-23) Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 
Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.

Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito Santo di Dio ,illuminami, fa che io possa riconoscermi in questa famiglia, in questa stirpe ,come Figlia Di Dio.

La genealogia di Gesù, è riportata in due versioni nei Vangeli, quella di Matteo e quella di Luca, abbastanza dissimili tra loro, per vari motivi, ma questa è la parte che interessa gli studiosi teologi, o quelli che amano spaccare il capello in quattro. Ma la fede in Gesù Cristo segna la fine di tutte le diatribe possibili, riunisce tutto i popoli della terra, ci rende tutti figli di Dio.
Nasce dalla famiglia di Davide, è vero, ma nella sua storia terrena manda i suoi discepoli ad ammaestrare i popoli di tutta la terra, è il primo grande eroe dell’unità, in un mondo che non sa far altro che dividersi, Lui rivoluziona tutto e ci dice che pur essendo diversi, di etnie ,razze, popoli, colori, tutti siamo figli dello stesso Dio, fratelli in Cristo. Non serve sapere altro, ma vivere questo è secondo me, già sufficiente per entrare a far parte di questo benedetto Regno di Dio.
Una famiglia è unita da legami di sangue, d’ amore e, se solo pensassimo ogni giorno, prima di adirarci con un nostro fratello, che in lui scorre lo stesso dna di figlio di Dio, forse potremmo pian piano, riuscire a vivere in pace e letizia.
Se non riusciamo a farlo, se comunque odio, rancore e indifferenza  la fanno da padroni nel nostro cuore, pensiamo bene, che forse, non viviamo solo come orfani di Dio Padre, ma che viviamo come figli adottivi di satana, e convertiamoci. Impariamo fratelli, con l' aiuto del Signore, che dobbiamo invocare continuamente, ad odiare la divisione e non i nostri nemici; ad odiare il peccato e non i peccatori. 

sabato 6 settembre 2014

(Mt 18,15-20) Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello

VANGELO
(Mt 18,15-20) Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito di sapienza a far luce nella mia mente, insegnami ad ascoltare le parole del Signore ed a tradurle in realtà nella mia vita, senza mettere nulla della mia stolta umanità, ma solo quello che Lui desidera.
In questa pagina Gesù ci insegna a costruire la società cristiana in cui vivere ed come confrontarci con i nostri fratelli.
Chiaramente questo è un discorso che sì, era adatto alle prime comunità cristiane, ma che può benissimo rapportarsi ad ogni nostra attuale piccola comunità, cominciando dalla famiglia stessa.
Prima di tutto chiarire e confrontarci senza cattiveria con quel fratello che secondo noi ci ha fatto un torto, perché potrebbe anche essere solo un disguido, un malinteso. Se questo non basta si deve comunque cercare di risolvere anche con l’ aiuto di testimoni, non facendo chiacchiere dietro alle spalle,ma cercando aiuto per la soluzione della vicenda, insomma si deve far di tutto per non far diventare una contesa qualsiasi in un rancore.
Si deve cercare la pace, ma quella vera, quella che non è solo apparenza , ma la pace del cuore e questa deve essere la cosa più importante in una comunità di Fratelli. Quello che poi noi stiamo leggendo non è solo un monito per i fedeli , ma anche per i discepoli, che hanno grandi responsabilità nell’ ambito della Chiesa stessa.
La comunità si deve basare sulla preghiera comunitaria, deve essere un incontro tra fratelli e a questo punto, troviamo delle parole molto difficili da comprendere, ma che si possono racchiudere tutte in sintesi, in un’unica frase.
Le regole le mette Dio e le conferma Gesù Cristo, non si può vivere da cristiani , facendoci degli schemi a modo nostro.
L’uomo tende ad aggiustarsi tutto come gli pare, ultimamente poi, si è creata talmente tanta confusione che la torre di Babele è un esempio di come pur essendo tutti nello stesso posto, parlando tutti la stessa lingua, non riusciamo più a capirci. Ogni individuo ha una sua verità, ogni sacerdote, ogni vescovo dice la sua, ma tutto contribuisce spesso solo a creare più confusione proprio perché ognuno dice la sua… ma la verità è una sola, quella di Dio ed a questa bisogna attenerci.
La preghiera e l'invocazione allo spirito Santo, rimettono tutto nelle mani del Creatore, risolvono dubbi e affidano al Signore ogni cosa. Io personalmente posso dire di aver messo in pratica questa pagina , pregando ed affidando a Gesù delle situazioni che sembravano estreme, ed umanamente impossibili da risolvere; la risposta del Signore non ha tardato ad arrivare, specialmente quando chiedo anche all'altra persona di affidarci a Dio con la preghiera.
Guadagnare un fratello!!!
In queste semplici tre parole c’è il senso di quello che noi non riusciamo spesso ad afferrare, perché nella realtà ci comportiamo al contrario di quello che ci indica il Signore, prima ne parliamo male con tutti e solo poi, forse, ne discutiamo con lui. Quando perdiamo un fratello, perdiamo una parte di noi, ma se non ce ne rendiamo conto è perché mettiamo davanti a noi il nostro ego, la nostra dignità, la nostra superbia, cosa che non ha fatto Gesù Cristo.
Ci ha amato anche se non ci siamo abbassati , trafitto dall’amore che ha per noi, inchiodato alla croce dal desiderio di salvarci e di ricondurci nella casa del Padre. Con la sua morte ci ha guadagnato fratelli, se capissimo che pregando per chi non si corregge guadagneremmo tanti fratelli , allora si che avremo capito quello che vuole da noi Gesù:
se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

venerdì 5 settembre 2014

(Lc 6,1-5) Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?

VANGELO 
(Lc 6,1-5) Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
+ Dal Vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e trasformaci in testimoni di Cristo, credibili fino in fondo, anche quando le ferite del vivere scavano dentro di noi solchi di dolore e sfiducia.

Nel Nuovo portato da Gesù c'è una cosa che mi salta agli occhi, ed è il colloquio diretto attraverso di Lui con Dio. L'immagine che gli ebrei avevano di Dio era di un Dio attento ai bisogni dei suoi figli, ma severo e geloso, che metteva la sua legge davanti a tutto, anche al rispetto per la vita degli uomini, come se non fossero stati creati per amore.
Questo nuovo Gesù che ci viene a parlare di un amore così profondo, li sconvolge tanto da non riuscire ad accettarlo, eppure è il primo a dimostrare con la sua vita e la sua morte in croce per noi tutti, questo amore.
Ma l'uomo resta sordo e non vuole capire che è l'amore la base di tutto, che per amore siamo stati creati, che la terra è un meraviglioso dono che Dio ci ha fatto, che la nostra vita stessa è parte di questo meraviglioso dono. L'uomo preferisce dare tutto per scontato, per acquisito, per diritto, ed ergersi a padrone assoluto della propria vita, illuso di saperla amministrare meglio di Dio, di sapere di che cosa ha bisogno, di conoscere la via che porta alla felicità.
Peccato che per correre dietro alle sue idee strampalate, non solo perde la felicità eterna, ma non conquista neanche quella provvisoria.
Oggi voglio terminare con una preghiera, dal più profondo del mio cuore, e vi chiedo di farla con me: Signore, ti prego per tutti questi fratelli che non riescono a vedere quanto la loro vita può essere migliore con te; per chi non ha pace e la cerca; per chi crede di sapere tutto; per chi non vuole abbandonarsi al Tuo amore.
Ti prego anche per noi che non comprendiamo fino in fondo l'immensità del tuo amore,la tua infinita pazienza davanti alle nostra piccola fede; di non colpirci duramente, come meriteremmo,ma di considerare il caro prezzo che ti siamo costati e per la dolorosa passione di Gesù,di concederci la salvezza.
Ancora più commiserazione ti chiedo per chi ti rifiuta Padre buono, hanno solo paura di scoprire che soli non sono niente. amali più di noi, ama le loro e le nostre debolezze, nessuno di noi comprende senza il tuoi aiuto.
Aiutaci e aiuta loro prima di noi.
Amen.

giovedì 4 settembre 2014

(Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.

VANGELO
(Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O mio Santo Spirito, ti prego, dammi la capacità di vedere ciò che chi ignora non riesce a vedere, per la forza del mio battesimo, per l'amore che Tu doni a chi a Te si rivolge ed in Te confida.O Santo Spirito che ci leghi al Padre e al Figlio, agisci in noi!
Gesù incontra i farisei, cerca di ragionare con loro, di fargli capire che con la sua venuta tante cose sono nuove e che quindi vanno viste sotto un'altra ottica.
L'incontro con i suoi, si consuma come un matrimonio, in cui ci si dona completamente per formare una famiglia, per cui lo paragona ad una festa.Già dalla creazione Dio disse in Gn.2,24 " Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. " La nostra fede in Cristo ci chiede di lasciare tutto e di ricreare con Lui una nuova famiglia, in cui comprendere nell'amore tutti i figli di Dio.
Se uno, vuole fidarsi di Gesù, non si mette a sindacare ed a dire quello che è vecchio e quello che è nuovo, quello che viene da lì o da là, ma guarda alla parola del Signore e al suo giudizio. La legge di Dio è chiara e anche se è cambiata nella forma alla venuta del messia, non è cambiata nella sostanza.
Non facciamo come i farisei che si fermavano all'apparenza della fede, ma andiamo dritti alla sostanza, senza giudicare quello che non possiamo capire. La pratica del digiuno veniva imposta, ma con Gesù viene invece abolita come obbligo, perché serve a poco se non c'è l'amore per lo sposo. Non è il digiuno dal cibo che fa un cristiano, ma l'amore che lo lega a Dio, per il quale sceglie di essere in comunione con Lui.Digiunare, offrire sacrifici, o fare i fioretti, come ci insegnavano da bambini, non perchè il Signore ci vuole fare sentire degli esseri inferiori, ma proprio per far si che ci sentiamo in comunione con Lui, strette a Lui fino a quell' abbraccio sulla croce, in cui noi restiamo attoniti davanti al suo dolore e Lui scende a consolarci!

mercoledì 3 settembre 2014

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.

VANGELO
 (Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza:donami lo sguardo e l'udito interiore, perchè non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)
Ti prego Signore, tu che che vuoi che noi ti seguiamo, aiutaci a farlo, come Pietro e i suoi amici, ci affidiamo a te!

L'immagine di oggi ci porta a fare alcune cosiderazioni. Prima cosa, vediamo la gente che si accalca sulla riva del lago e cerca di ascoltare Gesù, attirata dalla fama che lo precede. Sono confusi e increduli, ma anche pieni di speranza che quest'uomo possa davvero fare la differenza.Anche Pietro e gli altri pescatori stanno lì, stanchi e anche un po' seccati che Gesù abbia scelto proprio quel posto per la sua predicazione.
Avevano tirato su le reti, e la pesca non era andata bene, la fatica era tanta, ma mentre Pietro pensava a tutte queste cose, Gesù salì sulla sua barca e gli chiese di allontanarsi dalla riva. Quella riva era il posto su cui poggiava i suoi piedi dopo tanta fatica,dopo l'incertezza e l' inutilità di una giornata passata a cercare la sicurezza della paga giornaliera con la pesca e forse ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma Gesù aveva fatto la sua scelta e lo convinse che accettare di mettersi a sua disposizione. Lui era un pescatore esperto, ma quella sera non aveva ottenuto risultati, e quest'uomo gli diceva di gettare le reti... chissà perchè,che cosa gli voleva dimostrare? Vediamo un po' dove vuole arrivare? E più per curiosità che per fede si allontanò con Lui sulla barca.
Le reti si riempirono,ma talmente tanto, da non far pensare a una buona pesca, ma assolutamente a qualcosa di miracoloso. Valeva la pena allora di seguire quest'uomo? Di fidarsi di lui? Ma chissà cosa voleva davvero da Pietro e dai suoi compagni, gli diceva di non aver paura, allora c'era da aver paura? Gli diceva che li avrebbe fatti diventare pescatori di uomini, ma come potevano loro, così ignoranti; loro che erano così lontani da quello che Lui predicava; loro che erano uomini comuni, peccatori come tutti, che non si sentivano all'altezza.
Ma Gesù non chiede di essere all'altezza, chiede di mettersi in gioco. Sarà Lui che trasformerà la nostra vita,che ci dirà mano a mano come comportarci; lasciamoci andare, sarà meraviglioso vedere come un piccolo essere come ognuno di noi, nelle mani di Dio diventerà un miracolo vivente, di testimonianza e di fiducia.
La folla si accalcava per ascoltare la parola, i suoi insegnamenti, dalle labbra di Gesù e Lui parlava loro, ma non era solo un parlare il suo, era anche azione, è questo che pian piano dobbiamo imparare a riconoscere nella parola di Dio, l’ azione che ad essa si lega.
Alla vista della potenza del Signore, Pietro si getta ai suoi piedi e si riconosce in tutta la sua pochezza, indegno e peccatore e, si rende conto che solo attraverso Gesù, si entra in una realtà completamente diversa da quella terrena.
È questo che trasforma la nostra piccola realtà di uomini in prodigio di Dio, la fede. Più questa sarà grande, più ci affideremo, più vedremo grandi le opere del Padre in noi e saranno parte stessa della nostra realtà, della nostra vita. Questo significa rispondere alla sua chiamata e mettersi in comunione con Gesù Cristo.

martedì 2 settembre 2014

(Lc 4,38-44) È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato

VANGELO 
 (Lc 4,38-44) È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERAMIssione dello Spirito Santo “ Lo Spirito Santo è l’amore del Padre e del Figlio. È la Divina Carità che, uscendo dalla sua intima dimora, si dona, si espande su tutto il creato, sulle creature e in modo speciale sul cuore degli uomini per farne un piccolo paradiso sulla terra, per poi trasportarli nei perenni gaudii del possesso di se stesso in Paradiso. Questa è la missione dell’Eterno Divino Spirito”. “La gente prega in modo sbagliato, chiede grazie materiali. Pochi domandano il dono dello Spirito Santo. Ma quelli che ricevano lo Spirito Santo ricevono tutto”. Donaci Signore il Tuo Santo Spirito, perché possiamo capire come vivere con te qui sulla terra.

Uscito dalla Sinagoga, Gesù non aveva certo finito il suo compito, perché quello che porta con se non è solo parola, ma esempio di vita donata a Dio e agli uomini, è quello che oggi potremmo definire un esempio di vita consacrata.
Quello che mi piace notare nel brano di oggi è come la preghiera sia importante sia per Gesù, che la riceve dai malati e dai loro parenti, sia per chi prega, cominciando da Gesù stesso che si isola (in un luogo deserto) e cerca così, attraverso la preghiera, il contatto con il Padre.
Questo contatto è essenziale, perché nessuno più di Gesù ha incoraggiato la preghiera. I seguaci di Cristo ricevettero l'incoraggiamento a pregare e fu loro insegnato come farlo.  Essi vedevano costantemente l' esempio posto davanti a loro e notavano il rapporto diretto, esistente, tra lo straordinario ministero di Gesù e la sua profonda vita di preghiera. Gesù considerava la preghiera più importante del cibo; la Bibbia dice che Gesù, ore prima del levarsi del sole, si recava in luoghi solitari per pregare (vedi Marco 1:35). Per il Figliuolo di Dio, la preghiera era molto più importante del radunarsi di grandi folle. La Bibbia dice: "Molte turbe si adunavano per udirlo ed esser guarite delle loro infermità. Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava" (Luca 5:15-16). Le preziose ore di comunione con il Padre celeste avevano per Lui valore superiore al sonno. La Bibbia dice infatti: "Or avvenne in quei giorni ch'egli se n'andò sul monte a pregare, e passò la notte in orazione a Dio" (Luca 6:12). Egli pregava in occasione di funerali, ed i morti risuscitavano. Pregò sui cinque pani ed i due pesci, e moltitudini furono saziate con la colazione di un ragazzetto. Egli pregò invocando: "Non la mia volontà, ma la tua sia fatta", e si aprì così la strada che permetteva all'uomo peccatore di avvicinarsi ad un Dio santo. Quindi la preghiera non è un optional, un accessorio, ma è il perno della fede, attraverso di essa ci si mette in comunicazione con Dio.
I demoni lasciano i corpi degli uomini per cui è chiesta la guarigione attraverso una preghiera sincera, perché ci si rivolge a Gesù come a colui che salva. Il suo compito non è circoscritto a poche persone , e tutti coloro che accetteranno di essere guariti dalla loro incredulità, saranno salvati.
Dobbiamo pregare nel Nome di Cristo. Gesù ha detto: " E quel che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figliolo." (Giovanni 14:13).
Non siamo degni di accostarci al santo trono di Dio se non per mezzo del nostro avvocato Gesù Cristo. La Bibbia dice infatti: "Avendo noi dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia." (Ebrei 4:14-16). Dio perdona i nostri peccati per amore di Cristo; per amore di Cristo provvede ai nostri bisogni e accoglie le nostre preghiere. Colui che viene fiducioso al trono della grazia ha potuto vedere che l' avvicinarsi a Dio gli era reso possibile a motivo di Gesù Cristo.

lunedì 1 settembre 2014

(Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio!

VANGELO
 (Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio! 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Parola del Signore

(Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio!(Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio!

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni, o Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto. Fa che tutto quello che è mio non conti più nulla e quello che viene da Dio si impossessi della mia mente e del mio cuore.


Nella chiesa di Nazaret, tra i suoi, Gesù fu scacciato, non fu accettato, e se ne andò a Cafarnao, dove il sabato, nel tempio leggeva le letture ed era ascoltato, perché la sua era vista come una parola autorevole. Notevole questo fatto che Luca racconta, ”nella chiesa un indemoniato”, non basta una chiesa di mattoni per scacciare il demonio, ma Gesù con autorità lo scaccia . 
Persino un ribelle per eccellenza come il demonio riconosce l’autorità di Gesù, riconosce in Gesù il Santo di Dio. Apriamo gli occhi fratelli, satana si nasconde e solo se riconosciamo in Gesù Cristo il Santo di Dio, possiamo scacciarlo dalla nostra vita. Riconoscere il Santo di Dio significa riconoscere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo di Dio.
Oggi leggendo questa lettura mi viene un pensiero, molti pensarono che Gesù era un perdente, ingannati da satana, che è il perdente per eccellenza!