venerdì 8 agosto 2014

(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!


VANGELO DI VENERDì 30 AGOSTO
(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore, fa che il tuo Santo Spirito scenda su di me e con me rimanga per illuminarmi in questo cammino di fede e di umile evangelizzazione che faccio prima di tutto su di me, applicandomi a conoscere la tua parola.Fammi strumento nelle tue mani, togliendo da me tutto quello che è mio e non mi viene da te.

Leggendo la stessa lettura nel Vangelo di Giovanni, vediamo che riportando le parole di Gesù, ci tiene a comunicare che credere in Dio significa credere nella Luce e camminare nella luce con Gesù significa non solo essere in comunione con Lui, ma anche con i fratelli.
E’ importante capire questo per non ingannare noi stessi, su un cammino che, non pretende da noi la perfezione, ma ci spinge a cercarla.
Tutti sappiamo che il momento arriverà,ma non ci vogliamo pensare,eppure qui vediamo dalle parole di Gesù,che non dobbiamo aspettarci una brutta cosa,un brutto evento,ma una festa simile ad un matrimonio,ad un incontro con lo sposo,è a questo che Gesù paragona il regno dei cieli.
Ed allora leggiamo insieme la parabola delle dieci vergini che attendono lo sposo, e vediamo che 5 sono stolte e 5 sono sagge.
Le prime non avevano calcolato che lo sposo poteva arrivare in ritardo e non avevano portato l’olio di scorta per le lampade….. Troppo spesso noi siamo così, vorremmo seguire la luce, e fare il volere di Dio, ma se l’attesa è troppo lunga, ci distraiamo; se la tentazione è forte, ci allontaniamo e tutto questo senza riflettere sul fatto che la morte è inevitabile e non sappiamo come e quando ci colpirà.
I tempi del Signore non sono i nostri, se fosse possibile amministrare anche quelli, state tranquilli che qualcuno ci avrebbe già provato, l’uomo nella sua superbia, seguendo il padre dei superbi, vorrebbe mettersi al posto di Dio, ci prova continuamente, su questa terra, dove regna il caos, dove tutto si sta distruggendo per colpa nostra, ma ancora lo chiamiamo progresso. Corriamo con le nostre macchine sempre più veloci, sempre più ubriachi, sfrecciamo nella nostra vita e nella vita degli altri, travolgendo tutto e tutti senza freni e mentre corriamo ci sentiamo immortali. Ma non siamo immortali e verrà per tutti noi il giorno in cui ci troveremo davanti allo sposo della parabola, davanti a quel Gesù che ha amato noi più di quanto amasse la sua mamma e più di se stesso, che cosa gli diremo allora? Grazie, ma io avevo altro da fare che ricambiare il tuo amore…. Le vergini sagge attendono sempre tenendosi alla luce della parola di Dio, cercando di non cadere in tentazione, consapevoli che è vitale essere pronte per l’incontro, per non essere chiuse fuori della porta dello sposo. Non guarderanno se sembreranno fuori moda, se non faranno parte dell’elite di quelli amati dal pubblico, se non saranno capite mentre inginocchiate in chiesa, seguiranno la parola di Dio e non si preoccuperanno di correre da tutte le parti. Invece di vestirsi di apparenza si riempiranno di sostanza e questo sarà olio per le loro lampade. Sempre nostra è dunque la scelta, l’olio che alimenta la lampada è la parola del Signore, alla luce della quale dobbiamo vivere. Ancora una volta ci troviamo a fare una scelta, perché la scelta di vivere da cristiani, in comunione con Cristo, non è per un giorno o per un anno, ma per la vita, alimentando la fede con la preghiera e con le opere di carità verso i nostri fratelli più bisognosi, sia spiritualmente sia fisicamente, perché come dicono Matteo e Giovanni, essere in comunione con Gesù, significa essere in comunione con i fratelli. Non possiamo sperare di salvarci se non ci preoccupiamo di salvarci,non basta avere qualcuno che prega per noi;pensiamo a Santa Monica,che per tanti anni ha pregato per la salvezza del figlio.Dopo tanti anni anche Agostino,contro ogni previsione si è convertito ed è diventato uno dei santi più importanti della nostra chiesa,ma ha dovuto collaborare a questo progetto per cui la mamma pregò tanto il Signore,a questo possono servire le preghiere degli altri,a chiedere grazie per chi non prega,ma il resto ,la conversione,deve vederci collaborare,altrimenti rimane una lampada spenta.

giovedì 7 agosto 2014

(Mt 16,24-28) Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

VANGELO
(Mt 16,24-28) Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».
Parola del Signore

La mia riflessione
Preghiera
Vieni o mio Signore, aiutami, con il tuo Santo Spirito infuocami, con il tuo amore guariscimi, con la tua sapienza illuminami e fa che io possa essere per i miei fratelli una lucina... piccolissima lucina che cammina verso Te anima della mia anima. Ti amo!
Il rapporto intimo di ognuno di noi con il Signore, è conosciuto solo a noi e a Lui.
Pietro, toccato dallo Spirito Santo, riconosce in Gesù il CRISTO di Dio, l’UNTO, il MESSIA.
Tutto questo non può avvenire se non per Grazia di Dio, una grazia che non è stata fatta solo a Pietro, ma a molti uomini.
Per ricevere queste grazie, c’è bisogno però della nostra adesione, del nostro SI.
Nei vangeli noi impariamo a riconoscere il modo di fare di Dio attraverso il comportamento di Gesù.
Non si comporta come un capo che comanda, ma che è venuto per soffrire, per essere umiliato, per essere rifiutato dagli scribi, dai sacerdoti, dagli anziani, insomma da tutti quelli che tenevano all’epoca il potere del governo e se lo spartivano, cercando di assoggettare le persone a questo potere.
I sacerdoti di allora, i governanti di allora, non sono poi per nulla dissimili dai governanti di oggi, vediamo che in molti hanno piegato il loro capo davanti al potere terreno, alla cupidigia, all’ apparenza; anche la chiesa di oggi come quella di ieri, non è esonerata dal peccato.
Dei governanti del mondo, meglio non parlarne… ci sono duemila organizzazioni che dovrebbero organizzare gli aiuti per il terzo mondo (e già questa è una bestemmia, il mondo è uno) e invece organizzano solo cose appariscenti e i loro stipendi.
Siete mai stati al palazzo della F.A.O….per tante persone che si danno da fare,che ci credono; ce ne sono altrettanti belli ciccioni e pieni di boria… che di umanitario hanno ben poco!
Alla CARITAS qualcuno si dà da fare, sì i volontari… gli altri, i capi… bhè lasciamo stare, non ci facciamo il sangue amaro, così va il mondo.
Ma questo non deve spaventare o scoraggiare chiunque voglia seguire il Signore, perché se è vero che alcune cose sembrano contraddirsi a vicenda, è anche vero che il Signore continua a ripetere, non abbiate paura.
Allora mettiamoci in testa che nessuno può essere delegato a fare quello che noi dobbiamo fare, e che non c’è niente che ci può fermare se siamo pieni di Spirito Santo.
Tutto quello che faremo con e per il Signore, sarà, non solo ben fatto, ma anche ben retribuito. Gesù stesso, fornirà i mezzi per far fronte a tutto ciò, la cosa importante è non arrendersi mai, non farsi distrarre dal mondo e sedurre, o spaventare da chi ci sta intorno, che è contro Dio, ma che è anche nostro fratello e anzi noi possiamo provare con l'aiuto di Dio e poi con la nostra preghiera, a trascinare più fratelli verso Gesù. Anche il gesto più piccolo sarà ripagato largamente.
Forza, non abbiamo paura, seguiamo Gesù e abbandoniamo tutto quello che è vano e inutile, questi sono momenti molto difficili, se la Madonna viene in nostro soccorso, se lo Spirito ci Parla e si fa sempre più insistente, ascoltiamolo, seguiamo Gesù, nella parola, nelle opere, nella croce e nella resurrezione. Il nostro è un Dio vivo, risorgiamo a vita nuova con Lui.

mercoledì 6 agosto 2014

(Mt 16,13-23) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.





VANGELO DI GIOVEDì 7 AGOSTO
(Mt 16,13-23) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, dolce compagno, vienimi accanto ed insieme a te sarà tutto più comprensibile, tutto più semplice, tutto più giusto. Fa che niente di me permanga nel cuore e riempi il vuoto con la tua presenza, per Cristo nostro Signore. Amen.
Un brano questo, in cui Gesù ci pone un interrogativo importante, ci mette alla prova, così come fa con Pietro: - Tu chi dici che io sia?- Noi oggi, come cristiani, siamo molto più fortunati di Pietro, perché in duemila anni, Gesù ci ha fornito tante prove della sua presenza in mezzo a noi, ma quello di credere in Gesù figlio di Dio, non è il solo problema che oggi il Vangelo ci presenta. Pietro riconosce, per grazia Divina, in Gesù il Figlio di Dio, ma ancora non è pronto a comprendere del tutto. Vediamo che Pietro non è migliore di noi, nonostante la conoscenza e
l’ amicizia che lo legano a Gesù.
-Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente ! -
-Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli.-Queste parole le dice dopo aver avvertito Pietro del fatto che lo avrebbe rinnegato, quindi nonostante questo,lo sceglie per dare inizio alla sua Chiesa.
Poche parole, ma essenziali per noi Cristiani. Seguire Pietro perché scelto da Gesù, ed è tutto.
Pietro è un uomo che ha paura? Sembrerebbe di sì perché negherà di conoscere Gesù quando fu catturato, ma da questa risposta che dà al Signore ancora prima che questo succedesse, si capisce che già lo Spirito agisce in lui, tanto da fargli dire quelle parole che solo la grazia di Dio poteva mettergli sulle labbra. Allora perché tace?
Perchè nega di conoscere Gesù? I disegni del Signore sono giusti, noi non li conosciamo, ma se Pietro fosse stato subito catturato e ucciso, come avrebbe potuto servire il Signore? Pietro era un uomo come noi, ma scelse Gesù, fino in fondo. Non era colto, aveva anche un carattere burbero, era un bel capoccione come diremmo oggi, ma si fece trascinare dall’ amore che quell’ uomo sprizzava da tutti i pori, per gli ultimi, per i bisognosi, per gli ammalati, per tutti quelli che considera fratelli, anche se lo crocifiggeranno anche se non lo vogliono accettare. Certo anche Pietro come noi, avrebbe voluto farsi un Gesù un po’ più su misura, un po’ meno idealista e più combattivo, un po’ più umano e meno obbediente a Dio, un po’ più terreno e meno irreale. Ma Gesù è Gesù, è Dio stesso e non può essere qualcun altro, nemmeno per farci contenti.
Il suo amore è immenso per noi, ma non scende a compromessi con la nostra umanità, sa perdonare perché è misericordioso, ma quello che ci dice di fare è legge. Seguirlo significa prendere la nostra croce, come ha fatto Lui e seguirlo su questa strada. Possiamo essere imperfetti, ce lo perdonerà, possiamo cadere e ci aiuterà ad alzarci, ma la strada è solo questa, attraverso la porta stretta delle sue parole possiamo seguirlo, non facendoci un Dio su misura, più consono ai nostri desideri.
Scegliere tra Dio o mammona, Tra un Dio vero o idealizzato, adattato. Questo non è permesso a nessuno, neanche a Pietro, infatti, ricordiamo che anche per lui c’ è subito il rimprovero di Gesù, che addirittura lo apostrofa chiamando figlio di satana. E’ facile sbagliare strada, se quella che vogliamo percorrere non parte direttamente dal cuore di Cristo. Prima di tutto questo, capire che è lui la porta per la salvezza e la vita eterna, e non tutte quelle altre uscite di sicurezza che apriamo con la nostra umanità. Abbiamo forse paura di affrontare il mondo con Gesù oppure la nostra non è paura, ma negazione dell’ appartenenza a Cristo? Non è una domanda da poco!

martedì 5 agosto 2014

(Mt 17,1-9) Il suo volto brillò come il sole

VANGELO
(Mt 17,1-9) Il suo volto brillò come il sole
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni vicino a me o Santo Spirito, ed aiutami a comprendere il senso della lettura d’oggi, e saperla applicare alla mia vita.
In questo brano, Matteo ci porta con Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor.
Gli apostoli non comprendevano bene il perché di questa scelta di Gesù di sottoporsi volontariamente a tanta sofferenza, ricordiamo che Pietro che non voleva andare a Gerusalemme con Gesù, dopo che questi aveva detto a lui e agli altri, quello che l’aspettava e lo esortava a non sottoporsi a tale supplizio. Gesù allora propone ai suoi discepoli di salire sul monte e una volta giunti si misero a pregare. Non volle spiegare a parole, ma volle che potessero condividere con Lui quel momento di preghiera, per aiutarli a capire, gli mostra come questa accettazione poteva diventare la loro trasfigurazione. Notate la differenza tra il pregare di Gesù, che trasfigura davanti ai loro occhi, e quello assonnato degli apostoli. Apparve ai loro occhi, riflesso di luce e parlava con Mosè ed Elia era una visione meravigliosa che li fece restare svegli anche se cadevano dal sonno.Ad un tratto furono avvolti da una nube ed udirono una voce: -ecco il mio Figlio, l’eletto, ascoltatelo- La voce di Dio confermava quello che disse al battesimo nel Giordano, riporre la propria fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, non è un optional, ma è un preciso comando di Dio stesso, e non riconoscerlo come tele vuol dire disobbedire a Dio, opporsi al volere di Dio. I discepoli erano colpiti da questa manifestazione di Gesù e vedere Elia e Mosè li aveva riempiti di una nuova consapevolezza, che ancora non comprendevano fino in fondo, ma che apriva il loro cuore alla speranza e faceva intravedere che la fede è andare oltre la nostra umanità, e che diventa un connubio con Dio. Dio aveva detto ascoltatelo e avevano visto i patriarchi defunti nella gloria con Gesù, avevano ancora tanta confusione e stettero tre giorni prima di capire bene il senso di quello che era successo, conservando tutte quelle cose in silenzio nel loro cuore.
Rispetto a questo brano io posso aggiungere, per esperienza, che quando il Signore ci concede una sua grazia, anche noi rimaniamo esterrefatti e stupiti, anche se non è la trasfigurazione, ma in ogni modo è sempre un qualcosa che ci lascia senza parole e senza spiegazione, allora anche se al momento non capiamo a fondo, non realizziamo subito il senso dell'accaduto, viene automatico restare tre giorni senza dire nulla e poi pian piano si riesce a mettere a fuoco quello che è successo.
Quanto sarebbe bello poter essere trasfigurati in Gesù, riuscire a fare della nostra preghiera e della nostra vita una ricerca intensa di comunione con il regno dei cieli, il nostro desiderio sarebbe legittimo, come lo è stato per gli apostoli, che hanno chiesto di poter fare tre capanne.
Legittimo voler restare con Gesù, ma ancora non era risorto dai morti, e gli chiese di tacere, fino a che tutto fosse compiuto; ed oggi che senso dare a queste parole?
Gesù è risorto, è con noi, possiamo vivere con lui la nostra esperienza di vita sulla terra, possiamo dimostrare di aver compreso almeno in parte il suo messaggio, possiamo chiedergli di trasformarci in uomini e donne nuove, ma per farlo, dobbiamo credere che Gesù è il figlio che Dio ci chiede di ascoltare ed affidarci a Lui.

lunedì 4 agosto 2014

(Mt 15,1-2.10-14) Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata.

VANGELO 
(Mt 15,1-2.10-14) Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, confortami; aiutami e dammi la possibilità di comprendere la vera parola che tu vuoi che entri nel mio cuore, perché solo quello che tu vuoi, esca dalla mia bocca.

Gesù dopo aver parlato del modo giusto di concepire le letture, spiega ai discepoli che non sono le cose esterne che possono inquinare il corpo dell' uomo, perché così come entrano queste escono, ma che è quello che è insito dentro al cuore dell'uomo, che può danneggiarlo veramente.
È inutile pensare che ci sono dei cibi impuri, delle persone impure e non vedere che sono i sentimenti di divisione, di odio ed altri cattivi pensieri che sono nel nostro cuore che ci allontanano dalla serenità dell’ animo. A queste parole i farisei si scandalizzarono… quanti farisei ancora oggi, più attaccati alle apparenze che alla purezza del cuore; quante volte ci si pone su uno scalino più alto e si riprende un fratello per una parola mal detta.
Dov' è la correzione fraterna in questo, dov' è il buon pastore? Io vedo spesso troppi giudici e pochi pastori.
È vero che non possiamo farci una religione su misura, come i farisei, fatta di simbolismi e di ipocrisie, ma non possiamo pensare di essere credibili se predichiamo bene e razzoliamo male.
Con questo non voglio dire che non possiamo sbagliare, siamo essere umani, sicuramente facciamo molti errori, ma io non credo che si possa capire il discorso evangelico se non lo si vive. Gesù spiega alla folla e poi torna a ripetere ai suoi discepoli quello che vuol dire, proprio perché vuole che abbiano bene in mente e nel cuore quello che intende.
Potremmo dire che Gesù ci sta mostrando un libretto di istruzioni per l’ amore assoluto e totale, perché possiamo riconoscere quali sono le cose che fanno bene e quelle che fanno male.
Vivere con onestà la fede, ci porta a non essere ipocriti, a non dover mentire per apparire migliori, proprio perché la libertà che ci ha donato Dio è quella di chi non cerca di costringerci, ma vuole che capiamo qual è il nostro bene! 

domenica 3 agosto 2014

IL DOLORE DELLA MADRE

IL DOLORE DELLA MADRE

Madre di Gesù Crocifisso, ottieni alla sua Chiesa sacerdoti santi. 

INTRODUZIONE

Il Signore, nella sua immensa bontà, ha voluto darci una Madre. Ce l'ha affidata come ultimo dono prima di morire, come un tesoro prezioso da custodire con tenerezza ed amore, come modello a cui guardare, come meta a cui tendere, come stella che illumina il nostro cammino sulla terra, verso il cielo.

Maria, ricolma di ogni grazia, ha messo il suo piede sulle orme di Gesù e con Lui ha sofferto, nel più intimo del suo cuore, il martirio di chi si dona per la salvezza del mondo. Maria ha accettato di soffrire pronunciando il suo primo SÌ e poi, questo SÌ, lo ha ripetuto durante tutta la vita, con umiltà e con coraggio, sapendo quali tesori di grazie Dio nasconde nella sofferenza accettata e offerta.

Con amore di figli ripercorriamo con lei alcune tappe di questo martirio d'amore e di dolore che ha fuso il cuore della Madre con quello del Figlio; restiamole accanto mentre dice i suoi SÌ per amore nostro, guardiamo a lei per ricevere corag­gio nelle nostre lotte quotidiane. Sarà Maria, nostra Madre, a darci forza nei momenti difficili e dolorosi della vita; lei ci ot­terrà da Dio la consolazione e la pace nei nostri momenti più bui.

Maria conosce il dolore perchè lo ha provato, ma conosce anche l'aiuto e il sostegno che il Signore non fa mai mancare a chi docilmente prende la sua croce e lo segue.

Allora fermiamoci a contemplare i Dolori di Maria, a rin­graziarla per quanto ha fatto per noi suoi figli e chiediamole la grazia di essere anche noi, come lei, generosi con il Signo­re, pronti a collaborare con lui per la salvezza del mondo, of­frendoci come portatori di Croce, certi che il suo carico è leg­gero e il suo giogo è soave.

Con noi c'è Maria ad infonderci speranza e forza per vin­cere anche nelle prove più grandi. Così è stato per Gesù, così è stato per Maria, così per tutti i Santi: sarà così anche per noi perchè "per l'amore di Dio il dolore non è mai l'ultima cosa" (MB). Poi viene la gioia, la risurrezione, la vita senza fine. Con questa certezza ripercorriamo le tappe più dolorose vissute dalla nostra Madre, perchè lei possa sentirci vicini, possa trovare conforto dal nostro amore e possa far crescere nel nostro cuore copiosi frutti di grazia e di bene.

I DOLORE

SIMEONE ANNUNCIA A MARIA LA SUA PASSIONE

"A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio che aspettava il conforto di Israe­le... Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio e, mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio... Poi parlò a Maria e dis­se: Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perchè siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". (Luca 2, 25.27.34.35)

Maria e Giuseppe, come fedeli israeliti, amano la Legge e portano perciò il loro piccolo Gesù al Tempio, perchè il Sacerdote lo offra al Signore. Sono pronti, i due genitori, a compiere il loro dovere, lieti di ringraziare anche così Colui che nel suo misterioso piano d'amore, ha voluto affidare proprio a loro il Santo, l'Atteso di Israele.

E Maria, nel suo cuore, medita ancora sulle parole del­l'Angelo, ricorda quel suo SÌ fiducioso e pronto, ma sa che tante cose non le ha ancora capite, che in quel suo vivere quotidiano si nasconde ancora il mistero del progetto di Dio per l'umanità. Che ne sarà di quel suo Bambino che stringe tra le braccia, che sembra uguale a tutti gli altri piccoli, ep­pure... Cosa le chiederà ancora Dio che ha voluto affidarle Suo Figlio?... Come manifesterà questo Figlio al mondo?... E lei, la Madre, cosa sarà chiamata a fare, lei così umile?

Così la immaginiamo, Maria, mentre sale la scalinata del Tempio con San Giuseppe a fianco e Gesù tra le braccia. I riti si svolgono solenni come sempre, ma nulla accade di spe­ciale fino a quando un uomo di nome Simeone, dopo,aver lodato Dio per il dono fatto all'umanità, guarda la Madre e, pieno di Spirito Santo, profeticamente le rivolge brevi paro­le che, come una spada, colpiscono il suo cuore.

Quel suo Bambino sarà la rovina e la resurrezione di molti, segno di contraddizione. Soffrirà... e Dio solo sa come, quanto... Trema il cuore di Maria. Lei gli sarà unita in tutto questo, sarà associata a Lui, una spada le trafiggerà l'anima.

Come sarà, cosa accadrà...?

Imitiamo Maria

Non lo sa, Maria, ma Dio lo sa; e Maria, come sempre, dice il suo SÌ, si fida di lui e con amore si offre di nuovo come strumento nel suo piano di salvezza.

E sarà uno strumento speciale, lei, provata nel crogiolo della sofferenza perchè, come oro, ne esca splendente di luce e di gloria. Maria accetta e non chiede spiegazioni, anche se nulla di più le viene svelato. È, questo, solo un annuncio di Passione. Maria dice di SÌ, ancora, senza fare domande. È il suo stile, questo. È lo stile di chi ama e sa di essere amato, an­che quando c'è il dolore e la prova. Impariamo anche noi a fare così, perchè il Signore possa crescere nel nostro cuore, nella nostra vita, come ha fatto in Maria.

Preghiera

Noi ti ringraziamo, o Maria, Madre nostra, perchè hai la­sciato che questa spada trafiggesse la tua anima. Ottienici dal Signore la grazia di essere generosi come te, di saper dire SÌ anche quando non riusciamo a capire i suoi piani nella no­stra vita. Insegnaci a non fare troppe domande, ma a fidarci di Lui, sempre.

Tu ci resti accanto e Dio Padre che ci ama non ci darà nessun peso che non potremo portare e che non si trasformi in bene per noi e per tutti. Tu tienici per mano e insegnaci a fidarci di Dio e a credere nel tesoro di grazie che Egli nasconde dentro ogni croce accolta con amore. Facci essere umili, Maria, perchè è solo l'umiltà che ci apre il cuore ai progetti di Dio e ci fa amare il suo modo di realizzarli.

Grazie ancora per il tuo esempio di docilità e di serenità nella prova. Anche tu sei turbata, anche tu hai tremato, ma per poco... Poi hai guardato in alto, hai sorriso ed hai ripre­so fiduciosa a camminare con il tuo Dio.

Facci assomigliare a te, Maria! Te lo chiediamo per tutte le grazie di cui ti ha riempita il Signore e per tutto l'amore che ci vuoi, tu che sei vera Madre per ognuno di noi.



II DOLORE

LA FUGA DI MARIA E GIUSEPPE CON GESÙ IN EGITTO

"Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finchè non ti avvertirò, perchè Erode sta cer­cando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi prese con sè il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto dove rimase fino alla morte di Erode, perchè si adempisse ciò che era stato detto dal Signore- per mezzo del profeta: "Dal­l'Egitto ho chiamato il mio Figlio". (Matteo 2, 13 - 15)

"Anche di otte il mio cuore mi istruisce...", dice un sal­mo. Così, di notte, mentre tutto tace e Betlemme dorme ignara di quanto sta accadendo tra le sue mura, Dio, per mezzo di un angelo, parla a Giuseppe: in sogno gli annuncia il suo piano per salvare la sua Famiglia dall'ira di Erode. Giuseppe - come Maria all'annuncio dell'angelo - non fa do­mande, crede subito: riconosce la voce di Dio, sa che Egli parla anche nella notte e che anche in sogno istruisce coloro che lo amano.

In fretta si alza e sveglia Maria. Bisogna far presto, pre­parare le povere cose e lasciare in fretta Betlemme per un paese lontano, sconosciuto, ma scelto da Dio come rifugio per Suo Figlio. Maria non mette in dubbio le parole di Giu­seppe, non solleva problemi e non rimanda a più tardi la par­tenza. Sa per esperienza che il Signore fa bene ogni cosa e di Lui continua a fidarsi. Ma che dolore nel cuore! Quel bambi­no che dorme tranquillo è in pericolo di vita, qualcuno già lo odia al punto da volerlo uccidere. Perchè? Perchè, se quel bambino è venuto al mondo come dono di Dio? Perchè è già perseguitato? Sua madre e Giuseppe non potranno tornare nella casa di Nazareth: un paese straniero li aspetta, un pae­se ostile, forse, che non accoglie gli stranieri, che non dà fa­cilmente lavoro ad un forestiero. Lo stesso paese dove furono tenuti schiavi i loro padri. Devono lasciare tutto, tutti, ed andare verso l'ignoto, che è buio come la fredda notte della fuga. Come vivranno lì? come crescerà Gesù? quanto tempo durerà l'esilio?

Maria non lo sa e il dolore le riempie il cuore. Ma tace per non accrescere il dolore di Giuseppe, per dargli corag­gio, aggrappandosi nella fede, alle promesse di Dio: dall'E­gitto Egli richiamerà suo Figlio. L'esilio avrà termine. Maria lo crede e sa vivere, nella fiducia, quell'attesa che nasce già, mentre si allontana nella notte.

Imitiamo Maria

Maria ci insegna a fidarci di Dio, a credere nel suo amore. È questa la sua lezione di sempre e ce la ripete ogni volta che ci incontriamo con lei. Maria sa cosa significa vivere momento per momento abbandonati alla Volontà di Dio. Per fede sa la­sciare le cose certe per vivere nell'incertezza, nella precarietà, nel sacrificio. Sa credere in Dio che parla in mille modi e per rispondere a Lui non indugia, si alza in fretta - è questa una sua caratteristica - e fugge nella notte verso la meta che solo Dio conosce. Così, ci dice di non temere quando la volontà di Dio sembra sconvolgere i nostri piani; quando all'improvviso ci appare una meta che non avevamo desiderato o che ci sem­bra troppo difficile da raggiungere. Maria conosce il segreto per farci essere capaci di superare anche questi momenti che assomigliano a quella notte buia che lei ha vissuto sulla terra. Il segreto è uno solo: in ogni via, anche la più oscura, Dio pone una luce per aiutarci a camminare. Basta fidarsi di Lui che non è altro che amore. Guardiamo con cuore di figli que­sta Madre che ha sofferto il dolore dell'imprevisto, dell'esilio, del rifiuto e dell'odio e consoliamola con il nostro sì, con il no­stro abbandono fiducioso alla volontà di Dio, fonte della no­stra pace.

Preghiera

Maria, dolcissima Madre, che hai saputo credere alla voce degli angeli e docilmente ti sei messa in cammino fidan­doti; in tutto, di Dio, facci diventare come te, pronti a crede­re sempre che la Volontà di Dio è solo sorgente di grazia e di salvezza per noi. Rendici docili, come te, alla Parola di Dio e pronti a seguirla con fiducia. Tu che hai sentito nel cuore il dolore di essere ospite in un paese non tuo, che forse ti ha accolta, ma ti ha fatto pesare la tua povertà e la tua di­versità, rendici sensibili al dolore di tanti esuli dalla loro pa­tria, poveri, fra noi, bisognosi di aiuto. Facci sentire il tuo dolore perchè possiamo consolarti alleviando quello di chi ci sta intorno. Ma soprattutto fa' che non dimentichiamo mai quanto ti è costato esserci Madre.



III DOLORE

LO SMARRIMENTO DI GESU’ NEL TEMPIO

"I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni vi saliro­no di nuovo secondo l'usanza, ma trascorsi i giorni della fe­sta, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgesse­ro. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: "Figlio, perchè ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, ango­sciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole... Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua ma­dre serbava tutte queste cose nel suo cuore. (Luca 2, 41 - 51).

Fedeli alla Legge, Maria, Giuseppe e Gesù avevano cele­brato la Pasqua a Gerusalemme. Immaginiamo Gesù lascia­re facilmente i suoi genitori e il gruppo degli adulti, per ri­manere tra i suoi coetanei. Come ognuno alla sua età, si sen­tiva ormai abbastanza indipendente e Maria e Giuseppe lo lasciavano fare, sicuri com'erano di quella compagnia dove tutti si conoscevano e dove Gesù non correva alcun pericolo. Ma dopo una giornata di viaggio cominciano a preoccuparsi. Dove sarà Gesù? perchè non si fa vedere? l'avranno lasciato a Gerusalemme?

E già si sentono in colpa, credono di non aver saputo cu­stodire quel tesoro affidato loro da Dio, si rimproverano di averlo lasciato troppo libero, di non averlo ricercato prima...

Dove cercarlo, ora? Gerusalemme è grande, piena di gente e le piccole strade affollate non fanno spazio a quei ge­nitori in pena. In ogni bambino che intravvedono credono di riconoscere Gesù, ma ogni volta è una delusione. Avrà fatto qualche brutto incontro? Starà male? Avrà lasciato Gerusa­lemme per tornare a casa da solo? Ma quanti pericoli per la strada... Maria è angosciata, mille timori le riempiono il cuore mentre corre affannata di qua e di là, senza meta. Giuseppe le sta accanto, senza parole e il suo dolore si fonde con quello della madre.

Ma pensano al Tempio... corrono là: solo Dio può aiu­tarli e restituire loro Gesù. Nella casa del Padre Maria e Giuseppe vanno per ricevere aiuto, conforto e chiedono un miracolo: sì, ritrovano Gesù. È sereno, sembra non essersi accorto del tempo passato, dell'ansia che ha provocato e di­scute delle cose del Padre suo. Maria sfoga con lui il suo do­lore: "Perchè ci hai fatto questo?". Ma Gesù con la sua ri­sposta la lascia perplessa. Ancora una volta può intuire sol­tanto quel mistero che la supera e la fa Madre di Dio nel do­lore e nell'abbandono fiducioso ai piani di Colui che l'ha scelta. Rimane in silenzio, non fa più domande e medita nel suo cuore le meraviglie di quel Figlio che è suo, ma che, ora lo sente, non le appartiene, di quel bambino che sembra si­mile a tanti altri, ma che nasconde nel cuore il destino del mondo.

Imitiamo Maria

Maria ha sentito nel cuore l'ansia, la pena, l'angoscia di chi perde quanto ha di più caro, di chi si sente solo, incapace di far qualcosa per coloro che ama. Ella soffre il dolore di ogni madre per il proprio figlio che sa in pericolo, lontano. Maria non riesce a vedere una soluzione al suo problema ed è ango­sciata: tutto è diventato buio, privata com'è del bene più gran­de della sua vita.

Corre affannata per ogni via, ma poi pensa al Tempio: lì c'è Dio che la aspetta, che può aiutarla, che sente il suo dolore e può cambiarlo in gioia.

Così è per noi, angosciati da mille problemi, provati negli affetti più grandi, incapaci di trovare una via di uscita. Ma Dio ci spalanca le braccia quando corriamo da Lui, come Ma­ria, e trasforma il dolore, lo nobilita e gli dà un senso, ci aiuta a viverlo per amore o a dimenticarlo, dandoci gioia. Maria ci insegna a trovare in LUI il nostro rifugio, la roccia di salvezza perchè "Tutto è possibile a Dio".

Preghiera

Noi ti ringraziamo, Maria, perchè in tutta la tua vita non ti sei sottratta al dolore, ma lo hai accettato anche per inse­gnarci il modo di superarlo. Hai sofferto le pene più grandi e per tre giorni hai sentito l'angoscia di aver perduto Gesù, come se Dio ti preparasse fin d'allora ad una separazione ben più grande.

Hai provato in anticipo il dolore di perderlo! Ma sei cor­sa al Tempio, hai trovato in Dio il tuo conforto. E Gesù è tornato con te. Grazie per aver accettato di non comprende­re subito le sue parole, per aver sentito il distacco, per aver offerto di nuovo a Dio quel Figlio che pure era tuo, senza comprendere fino in fondo quel mistero che vi avvolgeva.

Noi ti preghiamo di insegnarci a meditare nel cuore, con docilità ed amore, tutto ciò che il Signore ci offre da vivere, anche quando non riusciamo a capire e l'angoscia vuole so­praffarci. Dacci la grazia di starti vicino perchè tu possa co­municarci la tua forza e la tua fede.

IV DOLORE

MARIA INCONTRA GESÙ SULLA VIA DEL CALVARIO

"Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si bat­tevano il petto e facevano lamento su di Lui". Luca 23,27). Anche se il Vangelo non ce lo dice espressamente, non possiamo facilmente credere che Maria, la Madre, fosse in­sieme a quelle pie donne, perchè non avrebbe potuto non se­guire Gesù lungo la via del Calvario. Può una madre essere lontana, proprio nel momento in cui il figlio ha più bisogno di amore e conforto?

Così Maria, che ha sempre vissuto intimamente unita a Gesù, certamente gli è stata accanto, quando tutti lo hanno abbandonato e - solo - saliva il Calvario carico della croce dei nostri peccati, dei nostri tradimenti, delle nostre infedeltà.

Gesù, abbandonato, deriso, umiliato, sentiva nel suo cor­po e nel suo spirito tutto il dolore e il peso del peccato. Solo sua Madre non lo ha lasciato, non era fuggita e sfidando la fe­rocia della folla, lo seguiva facendosi largo tra la gente, con­dividendo con Lui gli insulti e gli sputi, pur di raggiugerlo, guardarlo, dirgli le parole che solo una Madre può dire. Quel suo strazio commuove pure i soldati che la lasciano passare perchè corra a raggiungere suo figlio. E' un momento solo: i loro occhi si incontrano, ma non una parola possono dire, tanto grande è il dolore. In quello sguardo però si fondono due anime, unite ora più che mai in un'unica offerta, per un unico fine. Maria guarda Gesù, Gesù guarda Maria ed essi riescono a comunicarsi una forza nuova e capace di trasfor­mare il dolore: è la forza dell'amore che non si lascia fermare ed ama fino alla fine.

Solo Maria è strettamente unita a Gesù in questo momen­to in cui l'odio sembra aver trionfato sull'amore. Ma la folla che avanza travolge Maria, mentre il corteo prosegue verso il luogo della crocifissione.

Quel Figlio le è tolto, deve ancora separarsi da Lui, non può far nulla per alleviare la sua sofferenza. Ma come sempre Maria ripete il suo sì bagnato di lacrime e continua a cammi­nare; sente che quel mistero nel quale è vissuta sta per com­piersi, sente Dio che le parla attraverso quel dolore smisura­to, perchè negli occhi di Gesù ha letto il sì alla volontà del Pa­dre per la salvezza del mondo.

Imitiamo Maria

Quando il dolore irrompe nella nostra vita noi cerchiamo di superarlo, di farci forza, di accettarlo, di vincerlo; ma quando vediamo soffrire coloro che amiamo, allora ci sembra di non farcela più e vorremmo prendere su di noi quel dolore, se fosse possibile.

Pure Maria avrebbe voluto sottrarre il Figlio a quella soffe­renza, prendere su di sè i colpi dei flagelli, delle spine, dei chiodi. Ma a lei era riservato un altro martirio, quello del cuo­re, profondo, senza misura, senza conforto. E lei non fugge, non si ribella, non chiude gli occhi per paura di vedere, non si sottrae al dolore, ma lo accetta fino in fondo. Sa che solo così può essere unita a Gesù, può condividere con lui quel dolore redentivo.

Maria sente che il tempo è compiuto e ripete il suo sì al Pa­dre, con Gesù. "Nel sì alla sofferenza, il dolore perde la sua forza" (MB): e perciò la Madre è ancora capace di seguire il Fi­glio fino alla cima del Calvario.

Diciamo anche noi i nostri sì, chiediamo a Maria il corag­gio di seguire Gesù con la nostra croce, guardandolo negli oc­chi, certi che Maria ci sarà vicina e ci insegnerà a rimanere fe­deli al progetto di Dio nella nostra vita, anche quando tutto sembra finito e ogni speranza appare delusa.

Preghiera

O Maria, noi ti restiamo accanto quando tutto sembra crollare intorno a te. Gesù ti viene tolto con violenza e il do­lore che provi nessuno è capace di esprimerlo. Ma il tuo co­raggio non viene meno perchè tu vuoi continuare a seguire Gesù, a condividere tutto con Lui...

Noi ti preghiamo di insegnarci il coraggio di soffrire, di dire di sì al dolore, quando questo viene a far parte della no­stra vita e Dio ce lo manda come mezzo di salvezza e di puri­ficazione.

Facci essere generosi e docili, capaci di guardare Gesù ne­gli occhi e di trovare in questo sguardo la forza per continua­re a vivere per lui, per il suo piano d'amore nel mondo, anche se questo dovesse costarci, come è costato a te.



V DOLORE

MARIA VEDE MORIRE GESÙ SULLA CROCE

"Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre Maria di Cleofa e Maria di Magdala". (Giovanni 19,25).

Dopo il lungo e penoso cammino, Gesù giunge alla cima del Calvario. Maria lo ha raggiunto, sfinita, per restargli vici­na, per fargli sentire che un cuore batte ancora all'unisono col suo. Inchiodato alla croce, tra gli spasimi dell'agonia, Gesù è consolato da quella presenza che non l'abbandona, ma accoglie in sè tutto il dolore del mondo.

Ed è allora che Gesù, in Giovanni, fa agli uomini il suo grande dono: "Ecco la tua Madre!" e a Maria dona ognuno di noi: "Ecco il tuo figlio". È il suo testamento spirituale: a Ma­ria affida tutta l'umanità perchè la guidi al cielo, riproducen­do in essa la Sua immagine. Così Maria, mentre una spada le lacera il cuore, accetta come figlio ogni uomo.

Suo Figlio muore e lei lo vede morire tra i dolori più atro­ci, senza potere fare altro che unire al Suo sangue le sue lacri­me. "Tutto è compiuto!". Ma la missione di Maria comincia ora, per tutta l'umanità e per tutti i tempi.

Pensiamo a questa Madre forte, ritta ai piedi della croce, immersa in un dolore "calmo e profondo come il mare" nel quale si intuisce tutto il mistero della sua vita. Maria, anche in questo momento ripete il suo più doloroso sì, in perfetta adesione al volere del Padre. Essa crede anche ora, senza ve­dere: crede nella vittoria nel momento della più grande, ap­parente sconfitta. Ricorda la profezia del vecchio Simeone mentre questa spada di dolore le lacera l'anima e dice sì, sì a Dio che è sempre e solo amore. E come ogni figlio è partorito nel dolore, da questo dolore immenso di Maria nasce ognuno di noi, "figlio nel Figlio". Rimaniamo accanto a questa Ma­dre chiedendole di essere degni di lei.

Imitiamo Maria

Il veder morire qualcuno che si ama è tra i più grandi dolori della vita e ci si augura di non dover mai attraversare un mo­mento così. Maria, la nostra Mamma celeste, ha provato an­che questo, dimostrandoci il suo amore e il suo perdono. Non si è sottratta alla sofferenza in nessun momento della vita e fino alla fine ha percorso la stessa via di Gesù.

Spade di dolore si sono affondate profondamente nel suo cuore, martoriando la sua umanità e rendendo più splendente la sua anima. Nel dolore è stata forte per infondere forza a chi le era vicino; e questo ha certamente consolato Gesù. Maria così incoraggia anche noi che spesso ci abbattiamo di fronte a prove ben più piccole e sostiene chi deve sopportare le prove più dolorose della vita. Ella ha sofferto ma è restata in piedi, vicino alla Croce, non si è lasciata vincere dal dolore perchè si è aggrappata ad essa.

Insegna perciò ad ognuno di noi che per uscire vincitori dalle esperienze più terribili bisogna stringersi alla Croce, a Gesù. Solo in Lui possiamo trovare la forza per rialzarci. Ma­ria sa cosa vuol dire il soffrire; ci prende per mano e ci conduce ai piedi del Figlio. E il suo compito di Madre che ha tanto sof­ferto è quello di asciugare così le lacrime nostre.

Preghiera

O Maria, Madre del dolore e delle lacrime, che hai accet­tato di veder morire tuo Figlio pur di salvare noi, noi ti rin­graziamo e teneramente ti restiamo accanto senza parole. Come possiamo consolare il tuo cuore straziato e riempire il vuoto creato da questa morte crudele? Ti preghiamo, prendi­ci come siamo, freddi, a volte insensibili e abituati a guardare Gesù in croce; prendici perchè anche noi ora siamo tuoi figli.

Non lasciarci nei momenti di dolore, quando tutto sembra svanire e la fede sembra spegnersi: ricordaci allora come si sta ai piedi della croce e sorreggi i nostri fragili cuori. Tu che conosci il soffrire, rendici sensibili anche al dolore degli altri, non solo al nostro! In ogni sofferenza donaci la forza per con­tinuare a sperare e a credere nell'amore di Dio che supera il male col bene e che vince la morte per aprirci alla gioia della Resurrezione.



VI DOLORE

MARIA TIENE GESÙ MORTO TRA LE BRACCIA

"Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con olii aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei". (Giovanni 19,40).

Tutto è compiuto. La folla si allontana, i soldati si fanno in­dietro e, sotto la croce, Maria, Giovanni, le donne e qualche amico attoniti a guardare quella scena in cui regna il più gran­de amore e il più grande dolore che il mondo abbia mai visto.

Maria finalmente si pone a terra, incapace di reggersi in piedi e fra i singhiozzi accoglie sulle ginocchia il corpo ferito del Figlio, appoggiandogli il capo sul cuore. A lungo lo guar­da, lo accarezza teneramente e bacia ogni ferita; asciuga con il suo velo i rivoli di sangue che solcano quel corpo martoriato.

Il dolore che squarcia il cuore di Maria si trasforma in ge­sti di tenerezza, mentre la mano sfiora quel corpo senza vita, quasi a volerlo svegliare da un terribile sonno. Maria sorreg­ge Gesù morto tra le braccia come faceva tanto tempo prima cullandolo, bambino, per farlo addormentare. Ora lo bacia piano, come per non fargli male e ripensa a quando l'ha stret­to fra le braccia per la prima volta, quella notte a Betlem­me... E ricorda gli anni passati nella casa di Nazareth, quan­do cullava il piccolo Gesù e pensava che niente l'avrebbe mai potuto separare da Lui.

Ma come spada che trafigge il cuore, le tornano alla men­te anche i momenti profetici che volevano prepararla a quel momento e che però non le svelavano mai pienamente quel mistero di morte che ora contempla. Il suo cuore sente tutto il dolore per quel Figlio che le viene strappato, che subisce lo scherno, l'odio, che non è amato, ma è morto della morte più ignobile.

Tutto sembra finito ora, tutto tace. Solo il cuore di Maria continua a battere, parla con note che solo chi ama può ascol­tare e annuncia la vittoria che Dio realizza al di là della mor­te. Le sue lacrime bagnano il corpo di Gesù, lavando il san­gue, il fango, gli sputi. Lacrime scendono a bagnare la terra resa feconda dal sangue di Cristo: sono gemme di dolore che daranno frutti di vita, per sempre.

Imitiamo Maria

Maria che tiene stretto a sè Gesù è quella tenera Madre che fa posto nel suo cuore anche a noi che sperimentiamo la morte in tante situazioni dolorose della vita. La nostra Mamma Cele­ste non dimentica il dolore dei suoi figli che continuano a sof­frire, a lottare,a morire. Ad ognuno lei riserva gesti di tenerez­za e di compassione, come ha fatto con Gesù, e con delicatezza lava e cura le nostre ferite perchè possiamo riprendere a cam­minare con una luce nel cuore.

Lasciamoci curare da Maria, abbandoniamoci fiduciosi tra le sue braccia quando ogni speranza sembra delusa e non ve­diamo più alcuna via d'uscita. Rimaniamo accanto a lei perchè il suo dolore sostenga il nostro e il suo amore di Madre ci co­munichi la forza per guardare al di là di ciò che appare.

Possiamo consolare Maria soltanto così, sentendola la Ma­dre che ci capisce e che non ci lascia soli. Vicino a lei tutto ac­quista un senso più vero e tutto si trasfigura. Sul Calvario Ma­ria ha lasciato che una spada così grande le ferisse il cuore per renderci forti nel dolore e per aiutarci a credere che in esso Dio nasconde sempre tesori di grazie.

Preghiera

O Maria, noi ti ringraziamo e ti benediciamo per tutto l'a­more che ci hai dimostrato lasciandoti ferire profondamente da un dolore così grande. Noi vogliamo restarti vicino con la nostra dedizione a Gesù e a te, vogliamo consolare il tuo pianto così come tu consoli il nostro.

Grazie perchè sei sempre presente nella nostra vita, a sor­regerci, a darci forza nei momenti più tristi e senza luce... Noi crediamo che tu puoi capirci in ogni nostra pena e che sempre vuoi aiutarci, addolcendo con il tuo amore le nostre ferite.

Accetta la nostra lode per quanto fai per noi e accogli l'of­ferta della nostra vita: non vogliamo staccarci da te perchè in ogni momento possiamo attingere dal tuo coraggio e dalla tua fede la forza di essere testimoni di un amore che non muore.



VII DOLORE

MARIA ACCOMPAGNA GESÙ ALLA SEPOLTURA

"Nel luogo dove era stato crocifisso vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù a motivo della Parasceve dei Giudei, perchè quel sepolcro era vicino". (Giovanni 19, 41 -42).

Un mesto, piccolo corteo si avvia dalla cima del Calvario verso la tomba nuova, offerta al Signore da Giuseppe d'Ari­matea. Il giardino della sepoltura non era lontano, ma alla Madre quel tratto sarà sembrato lunghissimo. Non aveva più forze per reggersi in piedi ed era come se tutte le ferite di Gesù si fossero stampate nel suo cuore e nel suo corpo. Il cuore trafitto dal dolore non aveva quasi più forza per batte­re ed era come se Maria stesse morendo lei stessa. Ma ha vo­luto continuare a fare quei passi: non poteva staccarsi da Gesù che sentiva più che mai intimamente unito sè.

Ora che quei piedi non potevano più camminare, ora che quelle mani non potevano più benedire, ora che quegli occhi non potevano più guardare il mondo con pietà e con amore, ora che quel cuore non batteva più, era lei, la Madre, che gli offriva ogni fibra di sè come per restituirgli la vita, come per farlo vivere ancora, in lei. E si faceva forza, ne dava agli altri perchè Gesù doveva continuare a vivere in chi lo amava, do­veva trovare chi gli offrisse la propria vita, ora che aveva of­ferto la sua per tutti.

Giovanni le cammina accanto, sorreggendola dolcemen­te, le donne la circondano sussurrandole parole di conforto, asciugandole gli occhi, la fronte. Maria risponde con dolcez­za alle parole, ai gesti, ma è lei a consolare, a infondere fidu­cia e forza in chi ora vede in Gesù solo un uomo che, morto e sfigurato, viene portato alla sepoltura.

Soffre Maria, ma la fede le dona coraggio e la speranza non può morire perchè lei vuol credere che anche quella morte crudele ha un senso, che non è la fine, ma che ora, per intero, sta per svelarsi il mistero di tutta una vita. Quante volte ha meditato nel cuore i tanti eventi della sua storia di Madre, quando non riusciva a capire, e tuttavia non faceva domande, fidandosi solo di Dio... e quante volte ha immagi­nato una vita semplice e nascosta, mentre tanti eventi hanno sempre scosso quella sua Famiglia così particolare.

Ma ora è arrivata ad un punto in cui non riesce più a me­ditare e il suo cuore si spezza mentre sembra sfuggirle la vita. Eppure ecco, ora, il frutto di tanto credere, di tanto affi­darsi alla Volontà di Dio, ecco che da quel mare di dolore sembra emergere la vita, la vittoria di Cristo che non può mo­rire.

Maria giunge così al sepolcro e accarezza, bacia ancora suo Figlio. Piange e le sue lacrime si perdono nel buio di quel luogo freddo e solitario. Ma noi vogliamo credere che pro­prio queste lacrime siano state le prime perle a brillare nel mattino della Resurrezione.

Imitiamo Maria

A Maria non è stata risparmiata la sofferenza di dover ac­compagnare suo Figlio alla tomba e di dover così lasciare nel buio e nel freddo di un sepolcro colui che è la luce del mondo.

La fede di chiunque avrebbe vacillato di fronte a quella che sembrava essere davvero la fine di ogni speranza. Ma lì Maria ha saputo resistere ancora, ha lottato contro la tentazione dello scoraggiamento e della paura e ha ricordato le parole del Fi­glio, il suo annuncio di Resurrezione.

Ma ha sofferto nella fede e come il salmista ha potuto dire "Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice". In mezzo a quel silenzio di tomba splendeva - sola - la fede di Ma­ria. Intorno a lei tutto si organizzava per onorare un defunto; il lenzuolo, le bende, gli aromi erano pronti, ma in Maria era accesa la fiamma della speranza e della fede che crede anche senza vedere.

Questo ci incoraggia a credere come Maria, ad implorare da lei il coraggio di resistere alle tentazioni che vogliono por­tarci alla disperazione. In Maria troviamo l'immagine perfetta di chi crede al di là di ogni speranza...

Guardiamo a lei quando la nostra fede vacilla e appoggia­mo il nostro capo sul suo cuore per ricevere la forza e il corag­gio di continuare a credere: Dio opera miracoli di amore nella vita di coloro che sanno attendere con fiducia Torà della Sua manifestazione.

Preghiera

O Maria, Madre nostra, che hai sofferto con Gesù, per la salvezza di ognuno di noi, tutto il dolore che ha riempito il tuo cuore, noi ti offriamo il nostro conforto nel rimanere fe­deli a Colui che ci ha amati donando se stesso.

Fa' che non lo abbandoniamo nel momento della prova, quando Dio ci appare lontano e sembra non rispondere al no­stro grido di aiuto. Facci forti nella fede che sa attendere l'o­ra di Dio e non si lascia vincere dalla sofferenza.

Noi, come tuoi figli, vogliamo assomigliare a te che hai creduto sempre senza stancarti e hai saputo accettare il dolo­re credendo anche alla gioia eterna che l'avrebbe seguito. Non lasciarci mai, Madre nostra, e nel cammino della vita, pur fra mille prove, ricordaci che l'amore trionfa sopra ogni dolore e che anche la morte sarà sconfitta dalla Vita che non finirà mai. Grazie, Maria, sia lode e gloria a te!



PREGHIERA FINALE

Noi ti ringraziamo, Signore, per averci dato tua Madre come vera Mamma che in tutto si prende cura di noi, perchè possiamo rispecchiare la tua immagine in un mondo che ri­schia di dimenticarti. Il tanto dolore che lei ha sofferto unita a te, è per noi sorgente di forza e pegno di protezione.

Grazie, Signore, per questo tempo che ci hai dato di vivere meditando i dolori di Maria. Spesso li dimentichiamo, ci siamo come abituati a questi eventi di salvezza che, se pur ci tornano alla mente, non commuovono profondamente il nostro cuore.

Riconosciamo di essere troppo presi dalle nostre cose, ca­paci di piangere solo sulla nostra sofferenza. E noi non la ac­cettiamo, spesso; in mille modi cerchiamo di superarla contan­do sui vari aiuti, ma senza chiedere subito il tuo, senza credere che solo tu hai la vera soluzione ad ogni nostro problema e solo tu puoi cambiare in gioia la nostra pena. Perdonaci, Signore e dacci un cuore nuovo.

Noi ci affidiamo a Maria che sa trasformarci in qualcosa che ti piaccia e ti dia gloria. A lei vogliamo essere uniti per se­guirti più da vicino e in lei vogliamo amarti, adorarti, offrirti la nostra riparazione, perchè anche la nostra vita parli di Re­surrezione e il mondo ti ritrovi, scoprendo in te l'unica sorgen­te di Vita.



LA TUA CROCE

"La sapienza di Dio ha previsto fin dal principio la croce che egli ti invia dal profondo del suo Cuore, come un dono prezioso.

Prima di inviartela Egli l'ha contemplata con i suoi occhi onniscenti, l'ha meditata con il Suo divino intelletto, l'ha esa­minata al lume della Sua sapiente giustizia. E le ha dato calo­re stringendola tra le sue braccia, amorose, l'ha soppesata con ambo le mani, se mai non fosse di un millimetro troppo grande o di un milligrammo troppo greve. Poi l'ha benedetta nel Suo nome santissimo, l'ha cosparsa col balsamo della Sua gra­zia e col profumo del Suo conforto.

Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio...

Perciò la croce viene a te dal cielo, come un saluto del Si­gnore, come un dono del Suo misericordioso amore." (San Francesco di Sales)



Ai Figli Riparatori e a Quanti amano l'Addolorata

Ottima cosa è fare L'ORA CONFORTATRICE AL CUO­RE ADDOLORATO DI MARIA e molto numerose sono già le vostre iscrizioni.

Questa devozione è tanto gradita alla Mamma che soffre e lo dimostra con le grazie preziose che vi elargisce. Veri mira­coli vengono segnalati!

Continuiamo con amore. Raccogliamo intorno all'Addolo­rata tanti suoi figli bisognosi di conforto e di aiuto. La Mam­ma li attende.

Ma non ci basti pregarla. Desideriamo imitarla. Non ci ba­sti piangere i suoi Dolori: viviamoli con Lei. Il dolore della Mamma è il dolore di Gesù: viverlo con Lei è vivere Gesù.

Questo la Mamma desidera da ogni suo figlio. Vivendo Gesù, noi diveniamo veri suoi Figli. E' la via più sicura per giungere al suo Cuore di Madre, perchè Ella guarda così a noi, con tutto il suo amore.

CAMMINIAMO SULLA VIA DI MARIA UN CAMMINO DI PERFEZIONE

"Dio è amore" (1 Gv 4, 8). La sua vita trinitaria è una co­munione di infinita carità. Nella sua bontà Egli ha voluto farcene partecipi. Per questo, ha mandato a noi il proprio Fi­glio: "Sono venuto a portare il fuoco (dell'Amore) sulla ter­ra (Lc 12, 49).

Gesù, per rendere la nostra umanità degna della vita di­vina, (cioè di questo amore), l'ha dovuta purificare con un battesimo di sangue (cf Lc 12, 50). La ragione è questa: l'uo­mo col peccato, aveva messo nel suo cuore, fatto a immagine di Dio, le creature al posto del Creatore. Era quindi necessa­rio svuotare il cuore dell'uomo dalle creature per renderlo ancora degna abitazione del Creatore.

È il dolore del nostro Redentore divino, il dolore della nostra Mamma celeste: il nostro dolore.

Percorriamo le tappe di questo svuotamento doloroso. Le prime tre vogliono produrre il vuoto delle creature che ci cir­condano: Prima Tappa: è la disponibilità alla Volontà purifi­catrice di Dio - Seconda Tappa: ci chiede il distacco da tutti i beni della terra - Terza tappa: vuole la rinuncia evangelica alle persone che più amiamo.

Al vuoto delle creature deve seguire il vuoto di noi stessi. Quarta Tappa: è il vuoto di ogni stima umana. Quinta tap­pa: il vuoto totale. Sesta Tappa: il vuoto di non poter più ria­vere. Settima Tappa: il vuoto di chi è in attesa di Dio solo. La nostra Mamma divina ha percorso tutte queste Sette Tappe per giungere al possesso totale dell'amore glorioso; le ha percorse come Madre di Cristo, maternizzando cioè l'a­more del Figlio di Dio per poterlo far vivere in noi (cf Gv 19, 27).

Ella vuole ora, come Madre nostra, prenderci per mano e farci ripercorrere il suo cammino di amore e di dolore, per farci giungere Là dov'Ella è giunta e gloriosa ci attende: vive­re eternamente il possesso felice dell'amore di Cristo.

Noi meditiamo i suoi SETTE DOLORI, per riviverli con Lei, compatire il suo soffrire materno, farci aiutare a vivere cristianamente il nostro dolore di figli.

Vogliamo svuotare il nostro cuore di tutto l'amor proprio che lo ingombra perchè possa lasciarsi possedere dall'infinito amore di Dio.

Per fare questo è necesario far scendere nella nostra vita quotidiana il suo insegnamento materno: una scuola non faci­le, ma la Maestra vi è esperta ad ha Cuore di Madre!

Si procede così. Per una settimana ci impegnamo a vivere con Lei uno dei suoi SETTE DOLORI, incominciando dal primo.

Al mattino si chiede il suo aiuto per la giornata (PER MEZZO DI MARIA); durante il giorno si pensa al suo esempio per meglio imitarla (CON MARIA); alla sera offria­mo tutto al suo Cuore (PER MARIA).

Trascorse le SETTE SETTIMANE, si ricomincia con il primo DOLORE, dando ad ogni singola Tappa non più lo spazio di una settimana, ma di un mese per meglio approfon­dirne il significato e assimilarcene il contenuto. Crediamo pure che se anche restassimo sulla terra fino alla fine del mondo, non riusciremmo certo ad esaurire la divina ricchez­za di dolore e di amore di uno solo dei suoi SETTE DOLO­RI...

Se avremo la grazia di perseverare in questo nostro cam­mino con la Mamma Addolorata, giungeremo ad una meta ambita: IN MARIA! Capiremo cioè sempre meglio la sua presenza materna nelle nostre anime; presenza che vuole creare una fusione di vita tra la Madre e i figli, per generare insieme Colui che il Padre le ha affidato e del Quale ci vuole "fratelli, sorelle e madri" (cf Mt 12, 50).



PROGRAMMA DI VITA CON L'ADDOLORATA

PRIMA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata nella disponi­bilità alla volontà di Dio, compiendo fedel­mente i doveri quotidiani. Ripetiamo sovente nella giornata: "Eccomi, sono la serva del Si­gnore" (Lc 1, 38).

SECONDA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: liberiamoci da tutte le nostre preoccupazioni, affidandole a Lei. Ripetiamo sovente: "L'amore perfetto scaccia il timore (1. GV 4,18).

TERZA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: nelle situa­zioni difficili, dimentichiamo noi stessi e cer­chiamo Gesù. Ripetiamo sovente: "Cerca la gioia nel Signore" (Salmo 26, 8).

QUARTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: impariamo ad amare la sofferenza: "Nel sì alla sofferenza, il dolore perde la sua forza" (MB). Ripetiamo sovente: "Gesù mi ha amato e ha dato se stes­so per me" (cf Gai 2, 20).

QUINTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: Accettiamo con amore le umiliazioni. Ripetiamo sovente: "Umiliò se stesso fino alla morte di croce" (Fil. 2, 8).

SESTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: rendiamoci indifferenti (moriamo nelle sue braccia) a tut­te le creature. Ripetiamo sovente: "Non sono più io che vivo: Cristo vive in me" (Gal 2, 20).

SETTIMA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: affidiamo a Lei tutte le nostre situazioni, esteriori ed inte­riori, perchè le trasformi in crescita di Gesù in noi. Ripetiamo sovente: "La mia vita è nasco­sta con Cristo in Dio" (Col 3, 3).

(Mt 14,22-36) Comandami di venire verso di te sulle acque.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Parola del Signore
Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

O Spirito Santo, Spirito di conoscenza, fa che io possa capire quello che Tu vuoi che io comprenda, che tutto quello che è mio se ne vada da dentro di me e faccia posto solo alla tua luce.

...Proviamo ad immaginare che cosa può essere successo tra i discepoli e la folla alla moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Quel " subito Gesù costrinse,"  mi fa vedere un Gesù un po’ irritato,forse deluso da questi discepoli che pur vivendogli accanto,non riuscivano a comprendere niente di quello che lui compiva. Nessuno gli aveva chiesto aiuto per sfamare quel popolo affamato,ma avevano pensato di chiedergli di rimandarli a casa.  Anche noi a volte vogliamo dire a Gesù cosa deve fare invece di affidare a Lui le cose della nostra vita. Gesù sa che non sono ancora pronti, ma che deve farglielo capire concretamente, perché solo perché avevano assistito ad un miracolo già si erano esaltati e montati la testa.
Allora li manda avanti, con la barca , verso l’altra riva e, congedata la folla se ne va a pregare , pensate, Gesù sente il bisogno di pregare e ringraziare il Padre, mentre dal racconto dei discepoli si evince che nessuno ringraziò lui per quello che aveva fatto.
Ad un certo punto le acque si agitano ed i discepoli hanno paura di affondare, è notte simbolo dell’oscurità del cuore in cui la paura aumenta, e dopo averli provati un po’, Gesù va verso di loro camminando sull’acqua.
Immaginate la scena, albeggia appena e ad un tratto i discepoli vedono Gesù che cammina verso di loro, neanche questo gli basta, non riescono a riconoscere da dentro il loro cuore Gesù. Pietro gli chiede una cosa assurda:- se sei tu comandami di venire da te-… quante persone camminavano sulle acque?
Ammettiamo che poteva essere una giusta prudenza? Purtroppo no, e ce lo fa capire la riga seguente, il vento forte lo intimorisce e non si fida più di Gesù, ha paura di affondare, e quasi affonda; Gesù è lì davanti a lui e lui non riesce a lasciarsi andare e a fidarsi completamente, ma Egli tende comunque verso di lui la mano e lo trae in salvo; poi sale sulla barca e le acque si placano.
In questo brano ci sono talmente tanti insegnamenti che l’unica cosa che mi sento di aggiungere è che Pietro, che sarà capo della chiesa, prova a lasciarsi guidare, a seguire Gesù, ma è un uomo e a volte l’umanità prevale in lui.
Quello che tutti noi troppo spesso dimentichiamo è che dobbiamo affidarci completamente a Dio, dobbiamo avere il coraggio di sfidare anche le nostre paure, perché nella nostra vita, qualunque sia la tempesta che ci assale, c’è Gesù davanti a noi, con noi e in noi.- Prendi la tua croce e seguimi- ha detto Gesù, non prendi la tua croce e vai, ma seguimi; io sarò con te.
Non è facile Signore, se Pietro che è meglio di noi ha sbagliato, sicuramente anche noi sbaglieremo tante volte, ma tu non lasciarci affondare e tendi anche verso di noi la tua mano e traici in salvo.

sabato 2 agosto 2014

(Mt 14,13-21) Tutti mangiarono e furono saziati.

VANGELO
(Mt 14,13-21) Tutti mangiarono e furono saziati. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore mio di vivere dentro di me, di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.

Saputo della morte di Giovanni, Gesù salì sulla barca e cercò un luogo dove restare solo, probabilmente con il suo dolore, perché abbiamo visto come Gesù umanamente soffre nel perdere i suoi amici, come abbiamo visto alla morte di Lazzaro: (Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33 Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35 Gesù scoppiò in pianto.)
Ma la folla non gli permise di stare solo, e nonostante il dolore, provo compassione per loro e si dedicò a loro. Questa immagine di Gesù che non pensa mai a quanto è ferito, a quanto sta male, ma sempre all’uomo suo fratello, è una delle immagini più confortanti del Vangelo, perché lui c’è sempre, anche quando soffre ci ama, e questo mi porta a pensare che seguirlo significa amare anche sopra al nostro dolore, alla nostra sofferenza, perché l’amore che Gesù ci dona e ci insegna, è un amore altruista, e non egoistico, è un amore che vuole comprendere e non essere compreso.
Quando venne la sera i discepoli si preoccuparono per tutta quella gente, che avrebbe dovuto attraversare una zona desertica e di notte per procurarsi da mangiare, e suggerirono a Gesù di rimandarli indietro, perché non avrebbero potuto sfamarli con quello che avevano. Questi poveri discepoli ignari di chi era Gesù veramente, non avevano ancora capito, pur vedendo i miracoli che compiva, non riescono a separare il terreno dallo spirituale, ma questo non ci deve meravigliare, perché anche noi oggi, dopo 2000 anni di miracoli, ancora non riusciamo a credere. Così come allora, anche oggi molti discepoli credono di dover contare sulle loro forze, molti pensano di essere soli in questo mondo così difficile, ma il Gesto che Gesù ha fatto, anticipando l’Eucarestia, è molto chiaro, e parla più di tante belle parole. E’ condividendo quell’ amore che saremo in comunione con Gesù Cristo, che non dovremo aver paura né della notte, né del deserto, condividendo vinceremo la fame del mondo, condividendo la parola di Dio, vinceremo anche la paura di chi ancora non conosce Gesù.
Oggi ho letto il messaggio della Madonna di Medjugorie, e c'è una frase che voglio ripetere con voi:" Figli miei, la vostra vita e' solo un battito confronto alla vita eterna. " La morte è un passaggio a qualcosa di più alto, non è la fine,ma un nuovo inizio,perchè siamo stati creati per la vita eterna,ma quanto abbiamo veramente compreso questo? Quanto ci crediamo?

venerdì 1 agosto 2014

(Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.

VANGELO

 (Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Oggi Spirito Di Dio, sento di non meritarti, perché non ho la pace nel cuore, ma so che mai sarò abbastanza degna di riceverti, e che Tu sei impastato della misericordia di Dio. Assistimi dunque e non contristarti, ma libera il mio cuore dall’amarezza come solo tu sai fare.

Spesso penso a certi personaggi che passano quasi inosservati tra le pagine del vangelo. Pilato, che fa una piccola comparsa e non ha il coraggio di imporre quello che sente in cuor suo, per obbedire alla sete di potere ed Erode, cui il potere e il vizio e la lussuria, hanno ormai imprigionato il cuore e la mente.
Schiavi, ecco come io li vedo, schiavi del peccato, tanto da non volersene liberare, pur sapendo che è sbagliato. La maggior parte delle persone, vive sapendo di dover scegliere alla fine, indugia, non trova argomenti convincenti per decidersi, e spesso solo davanti ad un dolore o ad un periodo nero, comincia a sentire il bisogno di raccomandarsi a Dio. C’è sempre un motivo scatenante che ci spinge all’ una o all’ altra decision.
Non è facile decidere di scegliere di stare dalla parte di Gesù se non lo capiamo, se non lo conosciamo, se c’è sconosciuta la sua gran forza interiore, se lo sentiamo un estraneo se lo vediamo un perdente? Uno che mette delle regole per rovinarci il divertimento? E allora sarà difficile che scegliamo di stare dalla sua parte. Eppure anche non scegliendo per lui, Erode è attirato da questo Giovanni Battista, strano uomo, profeta, non riesce a decidere di ucciderlo, ma non vuole lasciarlo libero. Un po’  come noi quando vogliamo soffocare quella voce che ci afferma che stiamo sbagliando, che la nostra vita non va nel verso giusto, ma poi basta che qualcuno ci dia lo stimolo necessario ed ecco che la decisione arriva. Molti sono quelli che come Erodiade ci spingono verso la scelta sbagliata, e la loro voce è forte, ma quella voce nel cuore che ci dice CONVERTITI, ASCOLTA LA VOCE DEL SIGNORE, rimarrà sempre, come la santità di Giovanni perché chi perde la vita per Gesù, non la perderà mai, ma avrà la vita eterna.