martedì 12 febbraio 2013

(Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


VANGELO
 (Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’ è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di illuminarmi con la tua sapienza, di benedirmi con il Tuo amore e di non farmi mancare mai il tuo appoggio. Per Cristo nostro Signore.

L’arte dell’apparire non è dei figli di Dio, ma piuttosto lo è quella del silenzio, del fare senza voler ricevere niente in cambio, quella del perdonare anche chi offende.  Essere Cristiani, diventa sempre più faticoso, Gesù scava sempre più dentro di noi, per fare piazza pulita di quello che può deviare la nostra spiritualità,  la nostra condotta, che deve essere veramente sincera per arrivare all’essenza della fede. Il vero credente non fa di tutto per sembrare buono, ma è buono… ed è buono perché ama il suo Dio ed il suo prossimo.  Se noi viviamo in una famiglia unita e ci vogliamo bene, ci aiutiamo gli uni con gli altri; se vediamo che nostra Madre o nostro Padre sono preoccupati,  addolorati per il comportamento dei nostri fratelli, cerchiamo di parlare con loro, di fargli capire dove sbagliano, non li cacciamo da casa e non chiediamo di chiuderli fuori; se a nostro fratello serve aiuto, non stiamo neanche ad aspettare che lo chieda, ma senza voler sembrare più in gamba, solo perché abbiamo di più, lo aiutiamo. Purtroppo tanti nostri atteggiamenti sono sbagliati, perché mentre con una mano aiutiamo, con l’ altra pretendiamo d’ avere riconoscimenti per il nostro gesto. Come possiamo pensare di fare parte della stessa famiglia, di essere legati all’ amore di Dio, che ha dato la vita per noi e non ci chiede altro che amore. Lui è stato martoriato, in silenzio, è morto su una croce di legno ruvida che graffiava il suo corpo piagato, e chi l’avrebbe mai sospettato che da duemila anni ancora nessuno riesca a dimenticare quel gesto. La piccola Teresa Madre di Calcutta, per fare un esempio fra tanti, non cercava gli onori, anzi, era là tra i poveri, i lebbrosi e gli emarginati e cercava solo di alleviare le loro ferite, ma più di tutto, cercava di abbracciare i suoi ammalati, molti dei quali in fin di vita, per non farli sentire soli nel momento del trapasso. Quello che lei iniziò a fare non aveva evidentemente lo scopo di farla apparire, anzi, gli unici che la avvicinavano erano proprio loro, gli ultimi del mondo, ma il Signore guardava la piccola madre, ed aveva in serbo per lei grandi cose  e così, lei che non fece nulla per apparire, divenne nel mondo l’ immagine stessa della carità. Fa o Signore, che possiamo somigliare sempre più alla piccola Madre Teresa, che sappiamo come lei riconoscerti nel fratello bisognoso, di un sorriso, di una parola, di un aiuto… fa che possiamo essere le tue mani ed il tuo cuore, belli, puri e mai vanitosi, perché tutto quello che ci viene da te viene direttamente dal cuore.

lunedì 11 febbraio 2013

(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.


VANGELO
 (Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti,  – quei farisei e scribi lo interrogarono: « Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure? ». Ed egli rispose loro: « Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Parola del Signore
(Mc 7,1-13) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti chiedo Mio Signore, di illuminare la mia  mente, di aprirla alla comprensione della tua parola, perché il mio cuore possa distinguere la verità tra la tua parola e quello che la mia mente umana inserisce come sovrastruttura a questa.

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Con Korbàn (traslitterazione dell'ebraico קרבן, plurale קרבנות Korbanòt, dalla radice קרב "avvicinare", "accostare" a Dio) si intende il sacrificio cruento (cioè che veniva macellato e/o distrutto tramite il fuoco) o incruento (cioè che non veniva distrutto ma offerto ai sacerdoti o al Tempio di Gerusalemme) proprio dell'antica religione ebraica. 
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Con questa ricerca inizia la mia riflessione alla parola del Signore.
Come spesso ripeto, io sono una persona semplice e questo mi porta a non conoscere il significato di alcune parole che vengono utilizzate nei testi sacri, che sono molto antichi e spesso citano parole che risalgono all'ebraico antico e aramaico. Intorno a Gesù, c' era tanta gente; anche i farisei e i giudei del tempio, che si accostavano a lui più per criticarlo che per ascoltarlo. Veniva infatti a portare una parola nuova che per loro era sconvolgente.
Erano infatti molto legati alle tradizioni, ma il problema non era la tradizione in se stessa, ma il fatto che rispettando le regole che loro stessi avevano imposto, trascuravano quello che era il messaggio fondamentale dell' amore di Dio. Gli ebrei si ritenevano gli unici degni di questo rapporto filiale con Dio, consideravano tutti gli altri impuri ed indegni ed anche tra di loro poi facevano una rigida selezione, escludendo gli ammalati, i lebbrosi, insomma, con le loro regole, chiudevano a molti le porte del paradiso. Non ci scandalizziamo molto però, perché ancora oggi c'è chi si nasconde dietro alle regole per escludere i fratelli dalla comunità religiose, come se fossimo noi a dettare queste regole dimenticando spesso che Dio non ama il peccato, ma ama il peccatore. Gesù non accetta queste regole create per selezionare, per dividere e per escludere dalla vita di tutti i giorni la parola di Dio, li chiama ipocriti, perché con la scusa di dover conservare l' offerta per il tempio di Dio, magari trascuravano di aiutare il padre e la madre, che invece era un comandamento della legge di Mosè.  Ma quello che Gesù portava in quei contesti, non era solo il messaggio dell' amore di Dio, ma anche un nuovo olocausto, che poneva fine a tutte quelle regole dettate dagli uomini. Era Lui che si offriva, per volere del Padre, come olocausto sulla croce, per la salvezza di tutti gli uomini. Riflettiamo se, anche noi per esempio, mentre ci rechiamo in chiesa, non facciamo finta di non vedere il povero che chiede l' elemosina vicino alla porta. Si è vero, spesso sono zingari che approfittano della nostra bontà, ma se invece di irrigidire il nostro cuore, pensassimo a quanto noi siamo più fortunati e quanto non saremmo meno ricchi, se dessimo anche una piccola moneta, forse entreremmo in chiesa con più predisposizione all'ascolto della parola. Stiamo andando veramente a celebrare la comunione con Cristo,  o solo a vedere un rito senza senso? Quali sono i nostri criteri di umanità e fratellanza con gli altri? Siamo disposti per esempio nelle scuole, ad accettare che qualche bambino che non conosce bene la nostra lingua, abbia il tempo di assimilarla? Siamo disponibili ad aiutare le donne in gravidanza che vivono in difficoltà ad avere il loro bambino, ad aiutare i malati ad avere la giusta assistenza, o semplicemente ci trinceriamo dietro ad un freddo : ” ci debbono pensare le istituzioni, ” lasciando queste persone sole con i loro problemi?Le tradizioni sono cambiate con il tempo,anche nella nostra Chiesa,e c'è chi dice che questa chiesa moderna ha finito per distruggere la fede; io non credo che sia stata la tradizione disattesa di un certo rituale, che ha suotato le chiese, anzi, la confidenza con il Signore aiuta a riavvicinarsi al Padre amoroso che attende il figlio sperduto.
Il discorso è molto ampio e Gesù spera che tocchi il cuore di chi si trincera dietro a regole ottuse, dietro a ricchezze accumulate egoisticamente, come succede troppo spesso.

domenica 10 febbraio 2013

(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.


VANGELO
 (Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA Signore dammi la possibilità di toccare il tuo mantello,fa che il tuo Spirito mi sfiori e sarò salva.

In questa pagina Marco,pone l'accento sul fatto che la gente accorre da tutte le parti presentandosi a Gesù,per essere guariti. Riconoscere di aver bisogno del Signore è la prima cosa che ci serve per cominciare a creare un buon rapporto con Lui- E' la voglia di fede che li spinge a cercarlo,  a voler toccare almeno un lembo del suo vestito, perché quelli che riuscivano a farlo,venivano salvati. Vediamo di capire che cosa può voler dire questo: certamente che per essere salvati bisogna cercare di conoscere Gesù, bisogna avvicinarsi a Lui, fino a toccarlo,per riconoscerlo tra tutti gli altri, avere quella fede sana che ci fa muovere verso di lui, la fede di chi si riconosce peccatore, indegno dell'amore di Dio. Gli ultimi, gli emarginati, gli ammalati, tutte le persone alle quali nessuno dà retta, nessuno dà fiducia,si rivolgono a Gesù e Lui è sempre disponibile per loro,sempre pronto a servire, a insegnare, perché per questo è venuto. Rivolgiamoci quindi con fiducia al Signore,non pensiamo di essere sufficienti a noi stessi, non cerchiamo i potenti terreni, ne maghi e stregoni,la cronaca insegna che non ci porteranno da nessuna parte se non all'insoddisfazione o alla rovina. Abbiamo Gesù il più grande dei guaritori dell'anima e del corpo, vediamo quanto la santità di chi si fida ciecamente di Lui, si veda nelle opere e nel cuore, quanto neanche la più grande sofferenza smorzi quella fede, imitiamo i santi, ma più di tutti, e per primo imitiamo Gesù, seguiamo il maestro e potremo avvicinarci tanto da poter toccare il suo mantello.

sabato 9 febbraio 2013

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.


VANGELO 
(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni in me, Spirito Santo,Spirito di sapienza:donami lo sguardo e l'udito interiore, perchè non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

La folla si accalcava per ascoltare la parola,i suoi insegnamenti,dalle labbra di Gesù e Lui parlava loro, ma non era solo un parlare il suo, era anche azione, è questo che pian piano dobbiamo imparare a riconoscere nella parola di Dio, l’azione che ad essa si lega.
Guarda due barche di pescatori, stanchi e snervati, delusi da una giornata di pesca sul lago, che era stata infruttuosa; uno di questi era Simone (che poi sarà chiamato Pietro) un uomo un po’ rude, come tutti coloro che fanno un lavoro pesante; eppure quest’uomo, nella sua semplicità si fida di Gesù e fa come Lui gli dice, getta le reti di nuovo e la pesca è abbondante.
Alla vista della potenza del Signore, Pietro si getta ai suoi piedi e si riconosce in tutta la sua pochezza, indegno e peccatore, e si rende conto che solo attraverso Gesù si entra in una realtà completamente diversa da quella terrena; questa pesca non ha niente di normale e tutto è così smisurato come grazia da essere in se stessa miracolo di Dio.
 E’ questo che trasforma la nostra piccola realtà di uomini in prodigio di Dio, la fede. Più questa sarà grande, più ci affideremo, più vedremo grandi le opere del Padre in noi e saranno parte stessa della nostra realtà,della nostra vita. Questo significa rispondere alla sua chiamata e mettersi in comunione con Gesù Cristo.

venerdì 8 febbraio 2013

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.


VANGELO
 (Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Ti prego, Signore mio, di vivere dentro di me,  di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.

Gesù ha molta cura dei suoi discepoli. ll fatto che li spinge a riposarsi, a restare soli con Lui, è molto indicativo di quello che è importante per loro e, naturalmente per tutti coloro che si sentono discepoli di Cristo.
Non avevano neanche il tempo di mangiare e come per il corpo, anche lo spirito ha bisogno di nutrimento. Questi uomini seguono Gesù e la folla segue loro, come pecore che cercano il pastore che gli sappia indicare la strada,e per tutti Gesù prova compassione ("cum-passio" = passione insieme (pathos = sentimento) e significa: patire insieme.)
Questo senso profondo della compassione ci fa capire perché la nostra sorte sta tanto a cuore a Gesù e perché per noi deve essere la stessa cosa nei confronti dei nostri fratelli.
Gesù ha compassione dei suoi uomini e della gente che vuole ascoltare la sua parola;  la stessa che dobbiamo provare per noi stessi e per i nostri fratelli; " la compassione di Cristo" ed è con questa che  noi dobbiamo confrontarci.
Fermiamoci e rimaniamo con Gesù, isoliamo il nostro animo in contemplazione della parola, raccogliamoci in preghiera, non solo opere, non solo esposizione, non solo testimonianza, ma anche ritrovarsi nella pace del Signore, per avere anche il tempo di ascoltare la sua voce. 
Non perdiamo la pazienza dietro alle richieste di chi ha bisogno di noi, del nostro aiuto, della nostra comprensione, ma cerchiamo sempre di ricavare un piccolo spazio per noi stessi e per il nostro colloquio con il Signore, come se innaffiassimo una piantina che altrimenti seccherebbe e non potrebbe più fare fiori.

giovedì 7 febbraio 2013

(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.


VANGELO


(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Parola del Signore

(Mc 6,14-29) Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di illuminare la mia mente, e far penetrare la tua parola nel mio cuore.

Non ci sono mezze misure, il Cristianesimo non è una teoria, ma una condizione di vita.
Non ci si può definire cristiani e adattare il cristianesimo alle nostre esigenze.  E' una scelta seria, perché ne va la nostra salvezza, per questo risulta difficile. Anche Erode, che non aveva nessuna intenzione di convertirsi, temeva Dio, ma più per superstizione che per fede. Lo incuriosiva Giovanni Battista,  perché aveva il coraggio di parlare, anche contro di Lui, infatti Giovanni denunciava la sua ambiguità.
Erode passava per un buon regnante, addirittura per un benefattore, perché ci teneva molto a rimanere al suo posto, quindi lo fece arrestare temendo che dalle sue parole potesse scaturire una ribellione del popolo.
Il potere è una tentazione continua, allora come ora. La vita di corte era all' insegna della lussuria,  delle orge e del libertinaggio,  Erodiade era la moglie legittima del fratello di Erode, ma viveva in peccato con il cognato e tutte le sollecitazioni di Giovanni Battista ad una vita onesta e correttamente morale le davano proprio fastidio.  Aveva già provato a convincere l' amante ad ucciderlo, ma non c' era riuscita, perché in fondo anche lui temeva Dio e la sua ira, ricordiamo, più per superstizione che per sacro timore di fare del male.
Ma quando uno accetta di vivere con la corruzione, col male, col peccato, perde sempre il controllo della situazione e per un ballo eccitante della figlia di Erodiade,  per una promessa fatta giurando sul male, per non passare da bugiardo davanti agli altri, ecco che lo scempio si compie e la testa di Giovanni cade, servita su un vassoio alla richiesta della vergognosa figlia di Erodiade, conformata a quella della madre. Anche oggi compromessi e ricatti, per chi al potere usa la sua posizione per vivere una vita di lussi e vizi, invece che per amministrare onestamente . Non accettiamo il compromesso tra bene e male perché non esiste, è solo un'illusione che satana insinua nelle nostre menti per farci abituare al male fino a legittimarlo ai nostri occhi. Quando Erode sente parlare di Gesù, la coscienza di quello che aveva fatto a Giovanni ancora gli rimorde e dato che non lo conosceva, che era così estraneo alla sua figura, lo associa a quest'ultimo e teme che sia risorto dai morti. Un comportamento retto, non teme lo sguardo del Signore, per questo Gesù ci ha detto in altre occasioni che chi serve Dio, non può servire mammona, ossia satana.

mercoledì 6 febbraio 2013

(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.


VANGELO 
(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore
(Mc 6,7-13) Prese a mandarli

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA
Insegnami Signore  le tue vie, fa che nel mio cammino io possa seguire te e non mi perda mai, nè cerchi di vedere la mia ombra, ma resti abbagliata solo dalla tua luce.
Ripetiamo oggi  con Marco, lo stesso avvenimento del vangelo di  (Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. che commentai così: http://bricioledivangelo.blogspot.it/2013/01/lc-101-9-la-messe-e-abbondante-ma-sono.html  Oggi invece il Signore mi spinge verso la considerazione di alcuni verbi che vengono usati: chiamò-prese-dava-ordinò. Parlava come uno che aveva autorità, e che sapeva benissimo che la missione che dava ai suoi discepoli  non sarebbe stata facile e che molti li avrebbero rifiutati . Li spinge a superare le controversie e a non farsi fermare da chi sembra non accettare la buona notizia, ed in questo io vedo un avvertimento di Gesù, riguardo la consapevolezza di non sapere bene quali erano i poteri che lo Spirito Santo concedeva loro, sicuramente più forti di quanto loro stessi comprendevano. Ancora oggi, molti sacerdoti, commettono l' errore di cercare di puntare tutto sulle loro forze, dimenticando che la loro forza è in colui che li ha mandati.

martedì 5 febbraio 2013

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.


VANGELO 
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore
(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Grazie o Spirito Santo di essere sempre così presente nella mia vita, di vivere costantemente nel mio cuore e accorrere al mio richiamo. Sei luce che spacca le tenebre, in ogni occasione; sei voce che grida nel deserto, la voce del Signore mio; sei l’impronta che Dio pone davanti a me perché ci metta il mio piede. Nulla ti è oscuro e nulla tu mi neghi. Ti adoro mio Signore che nella SS.Trinità, ci riempi della tua misericordia.

Seguire Gesù.  Sappiamo quanto è difficile essere onesti, quanto ci costa essere cristiani, vincere la tentazione di fare come tutti; come è difficile essere compresi e non trattati da poveri dementi per questa nostra fede. A Gesù stesso fu riservato questo trattamento, figuriamoci a noi; non ci saranno certo belle parole e complimenti, anzi, a volte anche tra chi ha fede tra chi vive nella stessa comunità Cristiana,ci saranno incomprensioni. Pensate che, a Gesù,che  non aveva colpe, non aveva mai dato scandalo con i suoi comportamenti,  non aveva mai fatto del male a nessuno,  lo hanno oltraggiato, fustigato, sbeffeggiato ed ucciso. Non speriamo di essere trattati meno duramente amici miei, noi che siamo anche peccatori…. Forse non ci uccideranno su una croce,ma vedrete come l'uomo riesce a trasformare il bene in male, quando segue satana e non Gesù! Gli uomini hanno molta più memoria dei peccati altrui che dei propri. Una frase in questa pagina di Vangelo, mi porta a invitarvi, e a rinnovare a me stessa l ' invito a credere e a fare veramente posto alla parola di Dio nel nostro cuore:- E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.- Lasciamo che Gesù entri con tutto il suo ESSERE nel nostro cuore, facciamogli tutto il posto che riusciamo a fargli con la nostra disponibilità a fidarci di lui ed affidarci a Lui, non cerchiamo di voler fare, capire, agitarci come Marta, ma restiamo in ascolto di quello che lui ci indicherà con la sua parola…  facciamogli posto nel cuore e nella mente e allora si che vedremo grandi prodigi, senza dover andare troppo lontano a cercare, ma ripartendo da dentro di noi. Potremo allora dire anche noi,ti cercavo fuori e ti ho trovato dentro di me, come ha detto Sant’Agostino in una delle sue pagine più belle. I nostri Santi, la loro vita, il loro modo di cercare e trovare Dio , sono esempi da imitare, perchè pur vivendo nel mondo , come tutti noi, hanno varcato la porta del Regno e ci insegnano come.
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Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t'amai,bellezza così antica e così nuova.
 Eppure, Signore,  tu eri dentro me, ma io ero fuori;
deforme com' ero, guardavo la bellezza del tuo creato.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t 'amai, bellezza così antica e così nuova.
 Eri con me, e invece io,  Signore, non ero con Te;
le tue creature mi tenevano lontano, lontano da Te.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
 Tu mi chiamasti, e la Tua voce squarciò la mia sordità;
Tu balenasti e fu dissipata la mia cecità.
Tardi t' amai, bellezza infinita, tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.
 Tu esalasti il dolce Tuo profumo ed ho fame e sete di Te;
mi hai toccato: ecco ora io anelo alla Tua pace.
Tardi t' amai, bellezza infinita,tardi t' amai,
tardi t' amai, bellezza così antica e così nuova.

(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.


VANGELO
 (Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore
(Mc 5,21-43) Fanciulla, io ti dico: Alzati!.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

O mio Santo Spirito, confortami. Con la Tua sapienza, consigliami. Con il Tuo amore, riempimi. Con la Tua luce, illuminami. Fa che ogni tua parola diventi la mia parola, per testimoniare la parola che porta luce e vita eterna in ogni cuore.

Marco in questo 5° capitolo del suo Vangelo ci ha accompagnato in questo andare e tornare di Gesù e degli apostoli da una riva all’ altra del mar Morto.
Gesù acclamato dalla folla e Gesù scacciato da chi ha altri interessi; come abbiamo visto nel vangelo di ieri, quindi possiamo vedere come l’ incontro con lo stesso uomo sia accolto in maniera diversa, come nulla cambi nell’ accoglienza del figlio di Dio in base a quello che Lui offre, ma in base a quanto il cuore          dell’ uomo è disposto ad aprirsi.
Torna quindi sull’ altra riva con i suoi discepoli e trova la folla che lo aspetta, si accalca e lo tocca. Immaginate quante mani lo abbiano sfiorato, si siano aggrappate a Lui, ma c’ è un tocco che non gli sfugge, che si distingue dagli altri: il tocco di chi l’ ha cercato con la spasmodica attesa di chi crede il Lui, di chi ha fiducia cieca, di chi vuole essere salvato e immerge con quel suo tocco tutta la sua anima in  quell’ incontro.
Anche Giairo si fa presso Gesù, crede sicuramente in Lui, nei suoi poteri di guaritore, altrimenti non si esporrebbe così (lui è uno dei capi della Sinagoga) e sappiamo bene che Gesù non era accettato dalla maggior parte di loro come il Messia.Hanno appena comunicato che la figlia è morta, ma Gesù dopo aver guarito la donna si rivolge a lui e dice: «Non temere, soltanto abbi fede!».Si reca a casa sua e trova la gente che piangeva disperata, allontana tutti ed alla presenza della mamma e del papà assicurò che la piccola non era morta, ma dormiva e le ordinò di alzarsi.
La fanciulla immediatamente si alzò e si mise a camminare.
Una cosa ancora per analizzare il comportamento di Gesù, chiede all’uomo d’avere fede e ai parenti perché si agitano e piangono, sembra quasi una domanda senza senso, la bambina è morta, ed il dolore umano sfoga nel pianto, ma è evidente che Gesù lega tra loro vari elementi, ma non si esprime operando il miracolo apertamente, come fa in altre occasioni, perché?
Lo deridevano…alcuni dei presenti, che molto probabilmente erano lì a piangere a pagamento (cosa in vigore all’epoca) e che quindi non erano spinti dall’amore per la fanciulla a quelle lacrime, non essendo effettivamente addolorati non erano interessati al fatto che la ragazza si salvasse, quindi non avendo niente che gli stesse a cuore da chiedere a Gesù, si permettevano di deriderlo e di rifiutarlo. Vediamo che quello che chiede è una nuova visione della vita e della morte, un superare le idee terrene della morte come la fine di tutto, perché Gesù che dice perché piangete, non è morta, sta dormendo è colui che crede nella resurrezione. Gesù quindi fa distinzione tra chi lo prega con cuore sincero e chi no, scaccia via chi finge dolore, allontana gli ipocriti; torniamo a scoprire che nessun peccatore è allontanato da Gesù, neanche il peggiore, ma l’ipocrita si.

domenica 3 febbraio 2013

(Mc 5,1-20) Esci, spirito impuro, da quest’uomo.


VANGELO 
(Mc 5,1-20) Esci, spirito impuro, da quest’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Parola del Signore
(Mc 5,1-20) Esci, spirito impuro, da quest’uomo.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
 Vieni, o Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto.  Fa che tutto quello che è mio non conti più nulla e quello che viene da Dio s’ impossessi della mia mente e del mio cuore.

Questa scena descritta da Marco, ci racconta il seguito della scena precedente, quando Gesù sulla barca con i discepoli, calma la tempesta. Eccoli, finalmente sull’ altra riva, che è descritta piena di sepolcri tra i quali si aggira un uomo posseduto dagli spiriti impuri. Una terra di morti e spiriti immondi, che avevano provato a contrastare l’arrivo di Gesù su quella spiaggia, provocando la tempesta, perché sapevano che con il suo arrivo sarebbero dovuti andare altrove.
Proviamo a mettere in relazione questo posto così inospitale, con qualcosa che invece conosciamo bene, tipo la nostra vita, la nostra cerchia d’amicizie, le nostre serate passate cercando di divertirci ad ogni costo, i nostri giri tra lazzi e vizi.  Quell’ essere indemoniato gridava e si percuoteva con delle pietre, perché è così che il diavolo agisce; ti fa fare cose che ti fanno del male, ti fa compiere azioni distruttive perché il suo godimento e vederti schiavo dei tuoi peccati, dei tuoi vizi.
Appena vede Gesù, lo riconosce e si getta ai suoi piedi, pregandolo di non scacciarlo da lì. Non pensate ad un diavolo poverino che può far pena, ma piuttosto alla falsità con la quale si pone. Non sta cercando com’ essere umano di sopravvivere, ma com’ essere diabolico, di continuare a colpire, di fare del male   all’ uomo per colpire Dio e quello che succede dopo, ci deve far riflettere e non poco, sulla capacità del male di insinuarsi nella nostra vita.
Infatti, non è un solo spirito maligno, ma addirittura una legione di diavoli che si schiera davanti a Gesù, i quali, non potendo lottare contro di lui, lo implorarono di mandarli nei corpi d’alcuni porci che erano lì vicino.
Questo chiedere a Gesù il permesso per entrare in quei corpi mi porta a considerare che Dio permette le prove e per quanto scomodo sia dire questo, mi sembra e non solo in base a questa scrittura, ma anche ad altri passi della Bibbia, come il libro di Giobbe che io leggo ogni giorno, che questa sia una realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Così fece e subito i porci si buttarono in mare e perirono.
Ed ecco che gli abitanti dell’ isola, avvisati dai mandriani, accorsero per vedere quello che era successo, e non ne furono per nulla felici, anzi, in un mondo in cui tutto è basato sugli interessi, quei maiali rappresentavano la ricchezza, ed allora, della salvezza di quell’ uomo non interessa a nessuno.
Gesù non riceve ringraziamenti e tutti gli chiedono di andarsene, perché non accettano la perdita dei loro averi . Nessuno è disposto a perdere le cose alle quali tiene, gli interessi valgono più della vita umana e questa è, purtroppo la vita di tutti i giorni. La triste realtà con la quale ci scontriamo nel mondo d’oggi, ma che a quanto pare, di sempre!



sabato 2 febbraio 2013

(Lc 4,21-30) Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.


VANGELO
(Lc 4,21-30) Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore
(Lc 4,21-30) Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

O Signore, tienimi accanto, entrami dentro il cuore e porta la luce della tua parola, perchè anch' io possa vedere ,le meraiglie del tuo amore.A volte mi addolora vedere quante persone ancora dubitano, quante dicono di non credere, o quante dicono di credere,ma si comportano nella realtà come se Gesù non avesse mai  parlato.Le sue parole risuonano nella sinagoga, oggi nella Chiesa, eppure sembra che in pochi le ascoltino per farle proprie e metterle in pratica.Sono più le lotte, i diverbi, le dispute che si propagano nelle comunità cristiane, che l' amore, la misericordia e la carità.  Vediamo persone che sembrano non aver capito nulla di Cristo, eppure si arrogano il diritto di criticare e giudicare gli altri. Vediamo altre persone, miti ed umili di cuore, che servono in silenzio, senza vantarsi di fare in continuazione. Gesù è venuto, ha parlato e molti, che si sentono i primi nel tempio, continuano a seminare zizzania.Preghiamo per noi e per loro,per non lasciare che queste cose ci coinvolgano,ma lasciamoci penetrare fino in fondo dalla parola di Gesù; ne va la nostra salvezza!

venerdì 1 febbraio 2013

(Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza.


VANGELO 
(Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli:luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele».Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

(Lc 2,22-40) I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, vorrei tanto che questa quaresima significasse fra noi l' incontro magico della vera conoscenza del tuo amore. A volte ti sento così vicino, altre irraggiungibile, fa che il Tuo Spirito, resti su di me, in me e mi faccia vedere tutta la luce che emana da Te, che io mi lasci penetrare da essa. Per Cristo nostro Signore. Amen.

La presentazione di Gesù al tempio, atto dovuto che ci fa vedere come Maria e Giuseppe, pur essendo coscienti di essere cari al Signore, di essere stati scelti, per un compito, del quale ancora non comprendono bene il fine, non cercano di sfuggire le regole della legge giudaica, sotto alla quale sono cresciuti, ma anzi la onorano e in questo modo la fondono con la venuta del Messia.
E’ Gesù il tanto atteso, se ne accorge subito il vecchio Simeone che era un uomo saggio e giusto, ripieno di Spirito di Dio, che profetizzò alla Madre che per quel figlio avrebbe sofferto moltissimo e se ne accorse Anna,  una vecchia vedova che dedicava la sua vita al tempio. Quel bambino avrebbe salvato l’umanità, con il suo sacrificio sulla croce, ma avrebbe prima spiegato da allora e per sempre agli uomini come entrare nel regno di Dio.
Ci avrebbe dato tutte le armi e gli strumenti necessari per comprendere e solo chi voleva rimanere cieco e sordo, chi non cerca la salvezza, ma mette dei paletti alla conoscenza del Signore,non lo riconosce. Simeone e Anna che invece erano vigili e immersi nella preghiera,  mettevano Dio ed il suo tempio, la sua comunità al primo posto, non si lasciano sfuggire l’occasione di ammirarlo ed adorarlo.La Chiesa ci propone con le ceneri il richiamano il digiuno e la penitenza. È un gesto di umiltà e di realismo. Un digiuno finalizzato. "Non digiuniamo per la Pasqua, né per la croce, ma per i nostri peccati, perché stiamo per accedere ai misteri" (San Giovanni Crisostomo). Sant’Agostino: "Il digiuno veramente grande è l’astinenza dalle iniquità e dai piaceri illeciti del mondo; questo è il digiuno perfetto". La pratica del digiuno,non è un optional che abbellisce il nostro aspetto esteriore di bravi cristiani, anzi, deve essere concepita proprio nel senso opposto. Abbiamo spesso affermato, che quello che il Signore vuole da noi, è una vera fede, non fatta di apparenza e di esteriorità e quello che deve essere il nostro intento, è proprio entrare nella profondità della fede. Il digiuno serve per capire quanto siamo schiavi delle cose materiali, quanto quello che ci succede intorno in fondo non ci tocca l'anima perché non ci tocca personalmente. Non cerchiamo di sembrare migliori, cerchiamo di diventarlo, per noi stessi, per poter godere delle grazie che il Signore ci elargirà, solo in base a quanto noi ci affideremo a Lui. Viviamo questi 40 giorni in vera preparazione alla Pasqua, seguendo Gesù nel deserto, cercando di affrontare le tentazioni e di vincerle, provando ad entrare nel mistero della comunione con Cristo.
Non può essere una cosa che ci rattrista, ma anzi, se veramente si riesce a viverla con profondità, ci darà talmente tanto, che nessun sacrificio ci sembrerà tale. La gioia di avvicinare il nostro spirito al Signore, nel silenzio, nell'umiltà, nella verità; non come i farisei, solo per seguire le regole, ci potrà riempire di consapevolezza, ci potrà far capire quanto siamo fragili,perché senza la forza dello Spirito Santo noi non siamo niente. Il gesto che il sacerdote compie su di noi in chiesa di segnarci con le ceneri, serve a ricordare in modo provocatorio, che tutto quello che noi siamo appartiene a Dio, che il nostro corpo tornerà alla polvere,perché verrà consunto dalla morte, ma che la parte eterna di noi, vivrà con Cristo, la Pasqua della resurrezione. La nostra fede in Gesù è una fede nella speranza della vita eterna, che passa attraverso le tribolazioni della passione di Cristo, dovute al nostro rifiuto di riconoscerlo re della nostra vita, ed allora tutto quello che noi viviamo, lo possiamo vivere con Lui o senza di Lui, resta una nostra scelta fidarci o continuare a cercare di vivere senza ascoltare la sua parola, resta una scelta, ma spero che insieme potremo fare la scelta definitiva, quella che ci farà decidere per Cristo, attraverso il digiuno, (che la chiesa propone mercoledì delle ceneri e venerdì santo) la preghiera e la carità.