venerdì 24 novembre 2017

(Lc 20,27-40) Dio non è dei morti, ma dei viventi.

VANGELO
(Lc 20,27-40) Dio non è dei morti, ma dei viventi.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
Parola del Signore 


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore, di aiutarmi ad entrare con te nel mistero della vita dopo la morte, per vivere con te la resurrezione così come una figlia di Dio deve riuscire a vivere.
Tra ieri ed oggi, il Signore ci sta facendo intendere di smetterla di vedere le cose a modo nostro, e di considerare quello che è di qua, nella vita, in maniera totalmente diversa da quella che sarà oltre la vita.
Gesù veniva “avvicinato” dai sadducei che, poiché non credevano nella resurrezione, provocavano Gesù con domande sibilline, non per avere delle risposte, ma per metterlo in discussione come persona, non riconoscendo in lui il Messia atteso, mandato da Dio, Signore e Creatore di tutte le cose.
Tutto ha in se la vita, anche quelle cose che per noi hanno qui pochissimo senso, un filo d’erba o una goccia d’ acqua, perché tutto ha in se l’impronta di Dio. Dovremmo imparare ad apprezzare in ogni cosa Dio, a distinguere tra il rispetto e il disprezzo per la natura e a vincere in tutto la nostra ignoranza, che si vince con l'amore, la dove la sapienza non ci appartiene; amandoci e amando il mondo, uniamo cielo e terra.
Poi ... quando finalmente saremo di là, capiremo che l’amore che ci circonderà. conterà più di tutto.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Ramon CORTS i Blay
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Parola di Dio tratta il tema capitale della risurrezione dei morti. Stranamente, come i sadducèi, neppure noi ci stanchiamo di formulare domande inutili e fuori posto. Vogliamo risolvere questioni dell’aldilà con i criteri di quaggiù, mentre nel mondo futuro tutto sarà diverso: «Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dei morti, non prendono né moglie né marito» (Lc 20,35). Partendo da premesse sbagliate, arriviamo a conclusioni erronee.
Se ci amassimo di più e meglio, non ci risulterebbe strano che in cielo non ci sia l’esclusivismo dell’amore che viviamo quaggiù, totalmente comprensibile per la nostra limitazione, che ci rende difficile uscire dai nostri circoli immediati. Ma nel cielo ci ameremo tutti e con un cuore puro, senza invidie né diffidenze, e non solo verso il marito o la moglie, i figli o i consanguinei, ma verso tutti, senza eccezioni né discriminazioni d’idioma, di nazionalità, razza o cultura, perché l’«amore vero raggiunge una forza grande» (San Paolino di Nola).
Ci fa molto bene ascoltare queste parole della Sacra Scrittura che affiorano sulle labbra di Gesù. Ci fa bene, perché potrebbe succederci che, mossi da tanti fattori che non ci lasciano neppure il tempo di pensare, e, sotto l’influenza di una cultura ambientale che sembra negare la vita eterna, potremmo arrivare a sentirci presi dal dubbio riguardo alla risurrezione dei morti. Sì, ci fa molto bene che lo stesso Signore sia chi ci dice che c’è un futuro aldilà della distruzione del nostro corpo e di questo mondo passeggero: «Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»» (Lc 20,37-38).

6 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI SABATO 25 NOVEMBRE 2017
    Liturgical day: Saturday 33rd in Ordinary Time
    Gospel text (Lc 20,27-40): Some Sadducees arrived. These people claim that there is no resurrection and they asked Jesus this question, «Master, in the Scripture Moses told us: ‘If anyone dies leaving a wife but no children, his brother must take the wife, and the child to be born will be regarded as the child of the deceased man’. Now, there were seven brothers; the first married a wife, but he died without children; and the second and the third took the wife; in fact all seven died leaving no children. Last of all the woman died. On the day of the resurrection, to which of them will the woman be wife? For the seven had her as wife».
    And Jesus replied, «Taking husband or wife is proper to people of this world, but for those who are considered worthy of the world to come and of resurrection from the dead, there is no more marriage. Besides, they cannot die for they are like the angels. They too are sons and daughters of God because they are born of the resurrection. Yes, the dead will be raised, and even Moses implied it in the passage about the burning bush, where he calls the Lord the God of Abraham, the God of Isaac and the God of Jacob. For He is God of the living and not of the dead, and for him all are alive».
    Some teachers of the Law then agreed with Jesus, «Master, you have spoken well». They didn't dare to ask him anything else.
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    MY REFLECTION
    PRAYER
    Please Lord, to help me enter into the mystery of life after death, to live with you the resurrection as well as a daughter of God must be able to live.
    Between yesterday and today, the Lord is intending to stop us from seeing things in our own way, and to consider what is in here, in life, in a totally different way from what will be beyond life.
    Jesus was "approached" by the Sadducees who, because they did not believe in the resurrection, provoked Jesus with sibilline questions, not to have answers but to question him as a person, not recognizing in him the expected Messiah, sent by God, Lord, and Creator of all things.
    Everything has life itself, even those things for which we have little sense here, a line of grass or a drop of water, for all has the imprint of God. We should learn to appreciate in everything God, to distinguish between respect and contempt for nature and overcome all our ignorance, which is overcome with love, where wisdom does not belong to us; loving and loving the world, we unite heaven and earth.
    Then ... when we finally get out there, we'll understand the love that surrounds us. will count more than anything.

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    1. COMMENT OFF:

      Fr. Ramon CORTS i Blay
      (Barcelona, Spain)
      Today, God's word deals with the outstanding matter of the resurrection from the dead. It is peculiar that, as the Sadducees did, we keep on asking useless and pointless questions. We try to explain the substance of afterlife with world criteria, when in the world to come everything is different: «But for those who are considered worthy of the world to come and of resurrection from the dead, there is no more marriage» (Lk 20:35). Setting off from wrong criteria leads you to wrong conclusions.
      Should we love each other more and better, we would not be surprised to see that, in Heaven, there is not the exclusive kind of love we have down here, otherwise normal for us because of our limited intelligence, but which makes it very difficult for us to get away from our closer circles. In Heaven we shall all love each other with a pure heart, without any feelings of envy or distrust, and, not only husband and wife, our sons or those or our own blood, but everybody, without exception nor language country, race or culture discriminations, for «true love attains a great strength» (St. Paulinus of Nola).
      These words of the Scripture coming out of Jesus' lips are very convenient for us. They indeed are, for, it could happen to us that, in the maelstrom of our daily chores that do not allow us any time to think, and influenced by an environmental culture that denies eternal life, we should be doubtful with regards to the resurrection of the dead. Yes, it is very convenient that the same Lord tells us there will be a future beyond the destruction of our body and of this passing world: «Yes, the dead will be raised, and even Moses implied it in the passage about the burning bush, where he calls the Lord the God of Abraham, the God of Isaac and the God of Jacob. For He is God of the living and not of the dead, and for him all are alive» (Lk 20:37-38).

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI SABATO 25NOVEMBRE 2017
    Día litúrgico: Sábado XXXIII del tiempo ordinario
    Texto del Evangelio (Lc 20,27-40): En aquel tiempo, acercándose a Jesús algunos de los saduceos, esos que sostienen que no hay resurrección, le preguntaron: «Maestro, Moisés nos dejó escrito que si muere el hermano de alguno, que estaba casado y no tenía hijos, que su hermano tome a la mujer para dar descendencia a su hermano. Eran siete hermanos; habiendo tomado mujer el primero, murió sin hijos; y la tomó el segundo, luego el tercero; del mismo modo los siete murieron también sin dejar hijos. Finalmente, también murió la mujer. Ésta, pues, ¿de cuál de ellos será mujer en la resurrección? Porque los siete la tuvieron por mujer».
    Jesús les dijo: «Los hijos de este mundo toman mujer o marido; pero los que alcancen a ser dignos de tener parte en aquel mundo y en la resurrección de entre los muertos, ni ellos tomarán mujer ni ellas marido, ni pueden ya morir, porque son como ángeles, y son hijos de Dios, siendo hijos de la resurrección. Y que los muertos resucitan lo ha indicado también Moisés en lo de la zarza, cuando llama al Señor el Dios de Abraham, el Dios de Isaac y el Dios de Jacob. No es un Dios de muertos, sino de vivos, porque para Él todos viven».
    Algunos de los escribas le dijeron: «Maestro, has hablado bien». Pues ya no se atrevían a preguntarle nada.

    MI REFLEJO
    ORACIÓN
    Por favor, Señor, para ayudarme a entrar en el misterio de la vida después de la muerte, para vivir contigo la resurrección, así como una hija de Dios, debes ser capaz de vivir.
    Entre ayer y hoy, el Señor tiene la intención de evitar que veamos las cosas a nuestra manera, y considerar lo que está aquí, en la vida, de una manera totalmente diferente de lo que estará más allá de la vida.
    Jesús fue "abordado" por los saduceos que, debido a que no creían en la resurrección, provocaron a Jesús con preguntas de sibilina, no para tener respuestas sino para interrogarlo como persona, sin reconocer en él el esperado Mesías, enviado por Dios, Señor y Creador de todas las cosas.
    Todo tiene la vida misma, incluso aquellas cosas para las que tenemos poco sentido aquí, una línea de hierba o una gota de agua, porque todos tienen la huella de Dios. Debemos aprender a apreciar en todo a Dios, a distinguir entre respeto y desprecio por la naturaleza y vencer toda nuestra ignorancia, que se supera con amor, donde la sabiduría no nos pertenece; amando y amando el mundo, unimos el cielo y la tierra.
    Entonces ... cuando finalmente salgamos, entenderemos el amor que nos rodea. contará más que nada.

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    1. COMENTARIO DE:

      Rev. D. Ramon CORTS i Blay
      (Barcelona, España)
      Hoy, la Palabra de Dios nos habla del tema capital de la resurrección de los muertos. Curiosamente, como los saduceos, también nosotros no nos cansamos de formular preguntas inútiles y fuera de lugar. Queremos solucionar las cosas del más allá con los criterios de aquí abajo, cuando en el mundo que está por venir todo será diferente: «Los que alcancen a ser dignos de tener parte en aquel mundo y en la resurrección de entre los muertos, ni ellos tomarán mujer ni ellas marido» (Lc 20,35). Partiendo de criterios equivocados llegamos a conclusiones erróneas.
      Si nos amáramos más y mejor, no se nos antojaría extraño que en el cielo no haya el exclusivismo del amor que vivimos en la tierra, totalmente comprensible a causa de nuestra limitación, que nos dificulta el poder salir de nuestros círculos más próximos. Pero en el cielo nos amaremos todos y con un corazón puro, sin envidias ni recelos, y no solamente al esposo o a la esposa, a los hijos o a los de nuestra sangre, sino a todo el mundo, sin excepciones ni discriminaciones de lengua, nación, raza o cultura, ya que el «amor verdadero alcanza una gran fuerza» (San Paulino de Nola).
      Nos hace un gran bien escuchar estas palabras de la Escritura que salen de los labios de Jesús. Nos hace bien, porque nos podría ocurrir que, agitados por tantas cosas que no nos dejan ni tiempo para pensar e influidos por una cultura ambiental que parece negar la vida eterna, llegáramos a estar tocados por la duda respecto a la resurrección de los muertos. Sí, nos hace un gran bien que el Señor mismo sea el que nos diga que hay un futuro más allá de la destrucción de nuestro cuerpo y de este mundo que pasa: «Y que los muertos resucitan lo ha indicado también Moisés en lo de la zarza, cuando llama al Señor el Dios de Abraham, el Dios de Isaac y el Dios de Jacob. No es un Dios de muertos, sino de vivos, porque para Él todos viven» (Lc 20,37-38).

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI SABATO 25 NOVEMBRE 2017.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 33e Semaine: Samedi

    Texte de l'Évangile (Lc 20,27-40): Des sadducéens -ceux qui prétendent qu'il n'y a pas de résurrection- vinrent trouver Jésus, et ils l'interrogent: «Maître, Moïse nous a donné cette loi: ‘Si un homme a un frère marié mais qui meurt sans enfant, qu'il épouse la veuve pour donner une descendance à son frère’. Or, il y avait sept frères: le premier se maria et mourut sans enfant; le deuxième, puis le troisième épousèrent la veuve, et ainsi tous les sept: ils moururent sans laisser d'enfants. Finalement la femme mourut aussi. Eh bien, à la résurrection, cette femme, de qui sera-t-elle l'épouse, puisque les sept l'ont eue pour femme?». Jésus répond: «Les enfants de ce monde se marient. Mais ceux qui ont été jugés dignes d'avoir part au monde à venir et à la résurrection d'entre les morts ne se marient pas, car ils ne peuvent plus mourir: ils sont semblables aux anges, ils sont fils de Dieu, en étant héritiers de la résurrection. Quant à dire que les morts doivent ressusciter, Moïse lui-même le fait comprendre dans le récit du buisson ardent, quand il appelle le Seigneur: le Dieu d'Abraham, le Dieu d'Isaac, le Dieu de Jacob. Il n'est pas le Dieu des morts, mais des vivants; tous vivent en effet pour lui». Alors certains scribes prirent la parole pour dire: «Maître, tu as bien parlé». Et ils n'osaient plus l'interroger sur quoi que ce soit.

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Je te prie Seigneur, de m'aider à entrer avec toi dans le mystère de la vie après la mort, pour vivre avec toi la résurrection ainsi comme une fille de Dieu doit réussir à vivre.

    - Entre hier et aujourd'hui, le Seigneur est en train de nous faire entendre d'arrêter de voir les choses à notre manière, et de considérer ce qui est d'ici, dans la vie, de manière totalement différente de celle qui sera au-delà de la vie.
    Jésus a été "approché" par les Sadducéens qui, parce que peu croyaient à la résurrection, ils ont provoqué Jésus avec des questions sibillines, non pour avoir des réponses mais pour l'interroger comme une personne, ne reconnaissant pas le Messie attendu, envoyé par Dieu, Seigneur et Créateur de toutes choses. Tout a la vie en lui, même les choses pour lesquelles nous avons peu de sens ici, un fil d'herbe ou une goutte d'eau, parce que tout a en lui l'empreinte de Dieu. Nous devrions apprendre à apprécier en toutes choses Dieu, à distinguer entre le respect et le mépris de la nature et à vaincre toute notre ignorance, qui est vaincue par l'amour, où la sagesse ne nous appartient pas; aimant et aimant le monde, nous unissons le ciel et la terre.
    Puis..... quand nous serons enfin là-bas, nous comprendrons que l'amour qui nous entoure. comptera plus que tout.

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    1. commentaire de l'Abbé Ramon CORTS i Blay
      (Barcelona, Espagne)

      «Il n'est pas le Dieu des morts, mais des vivants; tous vivent en effet pour lui»

      Aujourd'hui, la parole de Dieu nous parle du sujet capital de la résurrection des morts. Curieusement, comme les Saducéens, nous aussi nous nous exténuons à poser des questions inutiles et mal placées. Nous voulons trouver une solution aux questions de l'au-delà en employant des critères d'ici bas, alors que dans le monde à venir tout sera différent: «Mais ceux qui ont été jugés dignes d'avoir part au monde à venir et à la résurrection d'entre les morts ne se marient pas» (Lc 20,35). Si nous partons de bases erronées nous arriverons à des conclusions erronées. Si nous nous aimions plus et mieux, cela ne nous étonnerait pas qu'au ciel il n'existe pas cette exclusivité d'amour que nous vivons sur terre, cela se comprend car nous sommes limités, car il nous est difficile de sortir de notre cercle. Mais au ciel nous nous aimerons tous d'un cœur pur, sans jalousie ni envies, et non seulement notre époux ou épouse, nos enfants ou ceux de notre famille, mais tout le monde, sans exception ni discrimination de langue, pays, race ou culture, puisque «l'amour vrai atteint une grand force» (Saint Paulin de Nola) Il est très salutaire d'entendre ces mots de l'écriture qui sortent de la bouche de Jésus lui-même. Cela nous fait du bien car il se pourrait qu'agités par tant de choses qui ne nous laissent même pas le temps de penser et subissant l'influence de la culture qui nous entoure qui semble nier l'existence de la vie éternelle, nous pourrions en arriver à douter de la résurrection des morts. Oui, cela nous fait du bien que le Seigneur lui-même nous dise qu'il y a un futur au-delà de la destruction de notre corps humain et de ce monde passager: «Quant à dire que les morts doivent ressusciter, Moïse lui-même le fait comprendre dans le récit du buisson ardent, quand il appelle le Seigneur: le Dieu d'Abraham, le Dieu d'Isaac, le Dieu de Jacob. Il n'est pas le Dieu des morts, mais des vivants; tous vivent en effet pour lui» (Lc 20, 37-38).

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