martedì 26 aprile 2016

(Gv 15,1-8) Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

VANGELO
(Gv 15,1-8) Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


Parola del Signore.



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA


Ti prego unica ragioione di vita E TE , io CON TE, perchè mai io possa vivere SENZA DI TE.
Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo.
Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l'esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti.
La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l'agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta.
I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti.
Essere parte della stessa pianta, per noi deve essere un segnale di quello che Dio vuole da noi, essere un tutt' uno con Lui e con i nostri fratelli, vivere per ascoltarci, per capire i bisogni degli uni e degli altri; esserci per chi è in difficoltà.... Conoscendo la parola di Dio, capiamo che cosa dovremmo fare, ma spesso è così difficile il rapporto con gli altri e pensiamo di poterci dire Cristiani anche se non andiamo d'accordo con tutti, se coviamo rancori, se pensiamo solo a noi stessi e se magari non andiamo neanche in chiesa. Inventiamo un rapporto personale con Dio, staccandoci dalla comunità e viviamo un po' da selvatici il nostro rapporto con la fede e siamo come i tralci staccati dalla pianta.


L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite.Giorni fa rispondendo ad una catechesi stupenda di don Vincenzo Carone, mi sono trovata a dire:
"Non si può amare Dio e non amare la Chiesa,perchè la missione di Cristo è la Chiesa. Essere Chiesa è molto più difficile però, perchè essere Chiesa vuol dire anche essere casa,conforto,aiuto,perdono,condivisione….fratelli. Qui qualcosa si inceppa,e sento che non riusciamo ad amarci,siamo malati di presupponenza e di egocentrismo e questo è la prova tangibile che non riusciamo ad amare neanche Dio, perchè le nostre promesse si infrangono nella nostra incapacità. Allora mi dico che la Chiesa sembra più una famiglia di separati che una santa famiglia, ma credo che valga sempre la pena di continuare a credere che si può rinsaldare qualcosa, che ci si può voler bene anche se in maniera imperfetta, anche sbagliando tutto, anche se a tratti sembriamo veramente troppo lontani… anche se a volte non ci sopportiamo proprio."
Restiamo quindi attaccati a questa Chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù.
Aggiungiamo una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.
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7 commenti:

  1. VERSIONE IN SPAGNOLO DI MERCOLEDì 27 APRILE 2016
    Día litúrgico: Miércoles V de Pascua
    Texto del Evangelio (Jn 15,1-8): En aquel tiempo, Jesús habló así a sus discípulos: «Yo soy la vid verdadera, y mi Padre es el viñador. Todo sarmiento que en mí no da fruto, lo corta, y todo el que da fruto, lo limpia, para que dé más fruto. Vosotros estáis ya limpios gracias a la Palabra que os he anunciado. Permaneced en mí, como yo en vosotros. Lo mismo que el sarmiento no puede dar fruto por sí mismo, si no permanece en la vid; así tampoco vosotros si no permanecéis en mí. Yo soy la vid; vosotros los sarmientos. El que permanece en mí y yo en él, ése da mucho fruto; porque separados de mí no podéis hacer nada. Si alguno no permanece en mí, es arrojado fuera, como el sarmiento, y se seca; luego los recogen, los echan al fuego y arden. Si permanecéis en mí, y mis palabras permanecen en vosotros, pedid lo que queráis y lo conseguiréis. La gloria de mi Padre está en que deis mucho fruto, y seáis mis discípulos».

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    1. MI REFLEXIÓN
      ORACIÓN
      Por favor única razón de mi vida y contigo, porque no puedo vivir sin ti.
      A menudo utilizo la expresión, somos obreros de la viña del Señor y el Evangelio de hoy nos dice que solo paso.El de la vid y los sarmientos es una de las más bellas imágenes que Jesús nos ofrece, incluso él da el ejemplo de nosotros como el Padre tiene mucho interés en que el tornillo produce buenos frutos.
      La planta es una planta de vid que se enreda, los ascensos y giros alrededor del tornillo madre, de la que recibe la savia, y el cuidado agricultor, corta las ramas innecesarias que no dan fruto y las ciruelas pasas que es más robusto .
      Los papeles están claros, la cosecha va a Dios, que es la viña de Dios, de la cual Cristo es la vid madre de la que las ramas, es decir todos nosotros.
      Sea parte de la misma planta, para que seamos un signo de lo que Dios quiere de nosotros, todos sean uno con Él y con los hermanos, para vivir para escucharnos, a entender las necesidades de uno u otro; estar allí para aquellos que lo necesitan …. Al conocer la palabra de Dios, entendemos lo que debemos hacer, pero a menudo es tan difícil relación con los demás y la intención de ser capaz de decir a los cristianos a pesar de que no estamos de acuerdo con todo, si albergamos rencores, si pensamos sólo en nosotros mismos y tal vez si no van a la iglesia tampoco. Inventamos una relación personal con Dios, separarnos de la comunidad y vivimos un poco salvaje “de nuestra relación con la fe y nosotros, como las ramas desprendidas de la planta.
      Es importante mantenerse en la planta madre, a Jesús ya la Iglesia que él estableció, de los cuales el Espíritu Santo es la savia. Muchas son las imágenes que vienen a la mente, una es que los sufrimientos de la vida cada uno de nosotros va, que de alguna manera, incluso si son difíciles de aceptar, parece que vienen a destruirnos, y en su lugar nos hacen crecer y hacernos más fuertes, y la otra es la imagen de la Iglesia, que por muy imperfecta y se divide en todos los sentidos la parte que soporta la carga del tornillo. Días atrás, en respuesta a una maravillosa catequesis de Don Vincenzo Carone, me encontré diciendo:
      “No se puede amar a Dios y no ama a la Iglesia, porque la misión de Cristo, la Iglesia Iglesia. Ser, sin embargo, es mucho más difícil, porque significa ser Iglesia de estar en casa, comodidad, ayuda, perdón, compartir …. hermanos.
      Aquí algo se atasca, y siento que no podemos amarnos a nosotros mismos, estamos enfermos de la presuposición y el egocentrismo y esto es una prueba de que no podemos amar a Dios tampoco, porque las promesas de estrellarse en nuestra incapacidad. Entonces me digo que la Iglesia se parece más a una familia separada que una familia santa, pero yo creo que es siempre vale la pena seguir creyendo que se puede reforzar algo que es posible que desee bien, incluso si imperfectamente, incluso haciendo todo mal, a pesar de que a veces parece realmente demasiado … aunque a veces simplemente no puede soportar “.
      Por lo tanto, permanecer unidos a esta iglesia, y dejamos al juicio de Dios y la poda de las ramas, él sabe lo que es correcto, que no sabemos ver más allá de nuestras narices, si queremos ser una rama y no en la forma, consideremos la palabra Dios y con confianza abrazar a Cristo Jesús.
      Añadir una nota que creo que es muy importante de entender, Jesús dice muy claramente que sin él, tratando de hacer las cosas a nuestra manera, no podemos hacer nada, eso no quiere decir que por sí solos no sabe nada, pero que por sí sola, no sabemos cómo hacer algo bueno, pero también puedo decir más, que por sí solo, ni siquiera reconocen lo que es bueno y lo que no lo es.

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  2. VERSIONE IN FRANCESE DI MERCOLEDì 27 APRILE 2016 Jour liturgique :Temps de Pâques 5e Semaine: Mercredi Texte de l'Évangile (Jn 15,1-8): «Moi, je suis la vraie vigne, et mon Père est le vigneron. Tout sarment qui est en moi, mais qui ne porte pas de fruit, mon Père l'enlève; tout sarment qui donne du fruit, il le nettoie, pour qu'il en donne davantage. Mais vous, déjà vous voici nets et purifiés grâce à la parole que je vous ai dite: Demeurez en moi, comme moi en vous. De même que le sarment ne peut pas porter du fruit par lui-même s'il ne demeure pas sur la vigne, de même vous non plus, si vous ne demeurez pas en moi. »Moi, je suis la vigne, et vous, les sarments. Celui qui demeure en moi et en qui je demeure, celui-là donne beaucoup de fruit, car, en dehors de moi, vous ne pouvez rien faire. Si quelqu'un ne demeure pas en moi, il est comme un sarment qu'on a jeté dehors, et qui se dessèche. Les sarments secs, on les ramasse, on les jette au feu, et ils brûlent. Si vous demeurez en moi, et que mes paroles demeurent en vous, demandez tout ce que vous voudrez, et vous l'obtiendrez. Ce qui fait la gloire de mon Père, c'est que vous donniez beaucoup de fruit: ainsi, vous serez pour moi des disciples».
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    1. REFLEXION DE LELLA

      PRIERE : Je Te prie mon unique raison de vie C'EST TOI, MOI AVEC TOI PARCE QUE JAMAIS je ne pourrais VIVRE SANS TOI!

      - Souvent j'utilise l'expression nous sommes ouvriers du vignoble du Seigneur et aujourd'hui l'évangile nous expliques vraiment ce passage. Celle de la vigne et des sarments c'est une des images les plus belles que Jésus nous propose, il nous donne vraiment l'exemple comment le Père tient à nous, et que la vigne produit de bons fruits. La plante de la vigne est une plante qui s'embrouille, grimpe et s'entortille tout autour de la mère vigne de laquelle elle reçoit la sève et l'agriculteur la soigne, taille les branches inutiles, qui ne portent pas de fruit et il la taille pour qu'elle soit plus robuste. Les rôles sont clairs, la récolte va à Dieu, c'est de Dieu le vignoble dont le Christ est la mère vigne de laquelle partent les sarments que nous sommes tous.
      - Être une partie de la même plante, pour nous ce doit être un signal de ce que Dieu veut de nous, être un tout avec Lui et avec nos frères, vivre pour nous écouter pour comprendre les besoins des uns et des autres; être là pour celui qui est en difficulté.... En connaissant la Parole de Dieu, nous comprenons ce que nous devrions faire, mais souvent le rapport est si difficile avec les autres et nous pensons pouvoir nous dire Chrétiens même si nous ne nous entendons pas avec tous, si nous couvons des rancunes, si nous pensons seulement à nous et si non plus nous n'allons peut-être pas à l'église. Nous inventons un rapport personnel avec Dieu, en nous détachant de la communauté et nous vivons un peu en sauvages notre rapport avec la foi et là nous sommes comme les sarments détachés de la plante.
      L'important donc est de rester saisi à la plante mère, donc à Jésus, et à l'Église fondée par lui dont l'Esprit Saint est la sève. Nombreuses sont les images qui me viennent à l'esprit, l'une est celle des souffrances que dans la vie chacun de nous passe, d'une façon ou d'une autre, même si ces passages sont difficiles à accepter, ils semblent arriver pour nous détruire et ils nous font au contraire grandir et nous rendent plus forts, et l'autre c'est l'image de l'Église qui bien qu'imparfaite et uniforme est de toute manière la partie portante de la vigne. Il y a quelques jours en répondant à une splendide catéchèse de don Vincenzo Carone, je me suis retrouvée à dire:

      "On ne peut pas aimer Dieu et ne pas aimer l'Église, parce que la mission du Christ est l'Église. "

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    2. Être Église c'est beaucoup plus difficile cependant, parce qu'être Église veut dire être aussi maison, réconfort, aide, pardon, copartage......mes frères. Là quelque chose coince, et je sent que nous ne réussissons pas à nous aimer, nous sommes malades de présupposition et d'égocentrisme et ceci est la preuve tangible que nous ne réussissons pas à aimer Dieu non plus, parce que nos promesses se brisent dans notre incapacité. Alors je me dit que l'Église semble plus une famille séparés qu'une famille sainte, mais je crois que cela vaut toujours le coup de continuer à croire que l'on peut renforcer quelque chose, que l'on peut vouloir du bien même si c'est de manière imparfaite, même en ratant tout, même si par moments nous semblons vraiment trop lointains......Même si parfois nous ne nous supportons pas vraiment." Restons donc attachés à cette Église, et laissons à Dieu le jugement et la taille des sarments, il sait ce qu'il nous est utile et juste nous ne savons pas voir plus loin que notre nez, si nous voulons être un sarment et pas une entrave, confions nous à la Parole de Dieu et enlaçons avec confiance Jésus Christ."
      Ajoutons une caractéristique qui me semble très importante a cueillir, Jésus dit très clairement que sans lui, en cherchant à faire les choses à notre manière, nous ne pourrons rien faire, cela ne veut pas dire que nous ne savons rien faire tout seul, mais que nous ne savons rien faire de bon tout seul, mais je peux dire aussi que nous ne savons pas plus, reconnaitre tout seul ce qui est bon, et ce qui ne l'est pas.

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  3. VERSIONE IN INGLESE DI MERCOLEDì 27 APRILLE 2016
    Liturgic day: Wednesday 5th of Easter
    Gospel text (Jn 15,1-8): Jesus said to his disciples, «I am the true vine and my Father is the winegrower. If any of my branches doesn’t bear fruit, he breaks it off; and he prunes every branch that does bear fruit, that it may bear even more fruit. You are already made clean by the word I have spoken to you; live in me as I live in you. The branch cannot bear fruit by itself but has to remain part of the vine; so neither can you if you don’t remain in me. I am the vine and you are the branches. As long as you remain in me and I in you, you bear much fruit; but apart from me you can do nothing. Whoever does not remain in me is thrown away as they do with branches and they wither. Then they are gathered and thrown into the fire and burned. If you remain in me and my words in you, you may ask whatever you want and it will be given to you. My Father is glorified when you bear much fruit: it is then that you become my disciples».

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    1. MY REFLECTION
      PRAYER
      Please only ragioione life E TE , I WITH YOU , because I can never live WITHOUT YOU .

      I often use the expression, we are laborers in the vineyard of the Lord and the gospel today tells us just that step. That of the vine and the branches is one of the most beautiful images that Jesus offers us, even us the example of how the Father wants the vine produces good fruit.
      The plant of the vine is a plant that becomes tangled, climbs and twists all around the mother vine, from which it receives the sap, and the farmer care, cut unnecessary branches, which do not bear fruit and prunes so that it is more robust .
      The roles are clear, the harvest goes to God, it is God’s vineyard, of which Christ is the mother vine from which the branches, that is all of us.
      Be part of the same plant , for us to be a sign of what God wants from us , be an all one with Him and with our brothers , listen to live , to understand the needs of one and the other ; be there for those in need …. Knowing the word of God , we understand what we should do , but it is often so difficult relationship with others and we think we can say we Christians even if we do not go along with everyone, if we harbor grudges , if we think only of ourselves and maybe if we do not go to church either . We invent a personal relationship with God , detaching ourselves from the community and we live a little wild from our relationship with the faith and we are like the branches detached from the plant .
      It is therefore important to cling to the mother plant, to Jesus and to the Church which he established, of which the Holy Spirit is the sap. There are many images that come to mind, one is that of the suffering in life each of us goes, that in some way, even if they are difficult to accept, and instead seem to come to destroy us make us grow and make us stronger, and the other is the image of the Church, however imperfect and divided it in every way the load-bearing part of the screw.
      Days ago in reply to a wonderful catechesis of Don Vincenzo Carone , I found myself saying :
      ” You can not love God and not love the Church , because the mission of Christ is the Church . Being Church is much more difficult , however , because being Church also means being home , comfort, help , forgiveness ,
      sharing … . brothers . Here something gets stuck , and I feel that we can not love ourselves , we are sick of presuppositional and egocentrism and this is proof that we can not love God either , because our promises crashing in our failure .
      Then I tell myself that the Church feels more like a family than a separate holy family, but I think it’s always worthwhile to continue to believe that we can strengthen something that you may well want even if imperfectly , also all wrong , although at times we seem really too far … although sometimes there just endure . ”
      We therefore remain attached to this Church, and leave it to the judgment of God and pruning the branches, he knows what is right, we know not see beyond our noses, if we want to be a branch and not in the way, let us consider the word of God with confidence and embrace Christ Jesus
      We add to the gospel on Sunday, a note that I think is very important to grasp, Jesus says very clearly that without him, trying to do things our way, nothing can be done, this does not mean that we can not do anything by themselves, but that alone, we can not do anything good, but I can say even more, on our own, we do not know to recognize what is good and what is not.

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