sabato 31 gennaio 2015

(Mc 1,21-28) Insegnava loro come uno che ha autorità.

VANGELO 
 (Mc 1,21-28) Insegnava loro come uno che ha autorità. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
Io non mi contento mai di te o mio Signore,vieni ti prego a parlarmi con la tua parola, vieni a scriverla nel mio cuore che è tuo, secondo la Tua divina volontà.

I primi di gennaio abbiamo già incontrato questa parola, ma oggi sento che il Signore vuole raccontarci qualche altra cosa, qualcosa che nasce dal considerarci peccatori.
Siamo così pieni di noi stessi, che spesso vediamo lo spirito del male in tutto, meno che in noi stessi, ed invece potremmo fare un bell'esame di coscienza per capire quanto siamo in pericolo.
Tutti furono presi da timore.. perchè davanti a Gesù ci si deve interrogare veramente, ci si deve chiedere: ma io sto facendo il volere di Dio?
Oggi ho letto in un post di don Mauro Leonardi: "Gesù non è indifferente a me perché mi ama, non perché è Dio”.
Quindi davanti a questo amore ,  devo interrogarmi almeno con sincerità, e già alla prima domanda che mi pongo, resto al palo....
Io amo tutti i miei fratelli ? Ne amo almeno alcuni per cui darei la vita? Ne amo anche uno solo?
Davanti a questo Amore così grande, non posso continuare a mentire a me stessa.... io non sono capace neanche di un amore infinitamente piccolo!
Come posso pensare di fare la volontà di Dio se non imparo ad amare?
Dio non vuole da noi che conosciamo le regole, che sappiamo tutto sulla teologia, che conosciamo la sua parola di verità.,ma che viviamo prima di tutto la carità!
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venerdì 30 gennaio 2015

(Mc 4,35-41) Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

VANGELO
(Mc 4,35-41) Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’ altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’ era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, donami la tua luce, per capire come applicare nella mia vita la tua parola, perché possa portarti con me nella vita di tutti i giorni. Amen.

Questa pagina del Vangelo, ha molte sfaccettature, guardiamo per prima cosa il fatto in se stesso: c’è una barca sulla quale far salire Gesù, immaginiamo che questa barca sia la nostra vita e viviamola con Gesù nel cuore.
Poi vediamo che Marco ci parla anche di altre barche che si trovavano in quel mare, e che andavano tutte dalla stessa parte, verso l’altra sponda; questo mi fa pensare ad altre persone che come noi cristiani vivono la loro vita cercando di andare verso l’altra sponda come noi.
Poi arriva la tempesta, e qual è quella vita in cui non c’è qualche difficoltà, più o meno grave.
Avere Gesù nella propria vita, non ci rende immuni da momenti difficili, o addirittura da croci che sembrano insormontabili, perché Gesù non è un amuleto, o un portafortuna, ma come vediamo nella scena che l’evangelista ci presenta, nella difficoltà, i discepoli lo chiamano, lo invocano, gli chiedono aiuto.
E gli altri, quelli che non sono sulla barca con lui, gioiscono anche loro dell’intervento divino, non vengono esclusi, eppure Gesù comanda la natura, ordina alle acque di chetarsi, poteva farlo solo per la sua barca, ma è evidente che non vuole escludere nessuno.
La domanda dei discepoli: “Maestro, ma non ti importa se siamo perduti ?” Non rimane senza risposta, è in quel momento che Gesù interviene solo dopo la richiesta dei discepoli. Il libero arbitrio che Dio ci ha dato, la libertà di decidere spingono Gesù ad intervenire nella nostra vita solo dopo la nostra richiesta, dopo la nostra preghiera e ci chiede perché abbiamo paura se lui è nella nostra vita, non abbiamo forse abbastanza fede?
È infatti questo il punto, se il Signore guida le nostre azioni, la nostra vita, non dobbiamo temere nulla, non sarà il mondo terreno quello a cui faremo riferimento, ma il regno dei cieli che è già entrato a pieno diritto nella nostra vita.

giovedì 29 gennaio 2015

(Mc 4,26-34) L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

VANGELO
(Mc 4,26-34) L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, datore dello Spirito Santo, aiutami a capire e attuare nella mia vita, quello che tu mi insegni col vangelo. Amen.

Gesù, si esprime con parabole, ma non perché ci vuole complicare la vita, ma per semplificarcela.
Tutto quello che lui insegna, è nuovo agli occhi dei suoi discepoli e della gente che lo ascolta, eppure ci parla di una legge antica, nata con la fede in un unico Dio, la fede dei patriarchi, non è che ci volesse insegnare una nuova religione, ma sembra tutto così nuovo, perché è con la sua venuta che ha fatto nuove tutte le cose.
È il maestro che ci parla, che ci guida con amore verso la comprensione delle sue parole, che ci prende per mano e ci conduce nel regno di Dio.
Nella prima parabola, ci tranquillizza parlando del seme che cresce e germoglia pur senza il controllo del contadino, e lo fa perché vuole che non ci affanniamo a pensare a ragionare, a cercare di voler essere noi che mettiamo a frutto i suoi insegnamenti, ma verrà tutto naturalmente, noi dobbiamo solo essere terra buona dove far seminare la sua parola, il resto verrà con i tempi ed i modi che al Signore piaceranno, senza voler essere noi a guidare, ma affidandoci a Lui.
Non preoccupiamoci dunque della nostra piccolezza, del nostro essere ignoranti e miseri, ma diamo al Signore la possibilità di far crescere in noi una grande fede e vedremo meraviglie.
Quello che conta, non è chi siamo, ma quanto siamo disposti a far posto al Signore nella nostra vita, sarà questo che ci farà crescere nella fede e trasformerà la nostra vita in un turbine di emozioni e di amore e migliorerà non solo la nostra vita, ma anche quella delle persone che verranno in contatto con noi, perché la fede vera, ha una luce particolare, che attira chi la intravede nelle nostre parole e nelle nostre azioni.
Quello che conta, non è chi siamo, ma quanto siamo disposti a far posto al Signore; sarà questo che ci farà crescere nella fede e trasformerà la nostra vita in un turbine di emozioni e di amore e migliorerà non solo la nostra vita, ma anche quella delle persone che verranno in contatto con noi, perché la fede vera, ha una luce particolare, che attira chi la intravede nelle nostre parole e nelle nostre azioni.

mercoledì 28 gennaio 2015

(Mc 4,21-25) La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

VANGELO 
(Mc 4,21-25) La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, luce della mia vita, fa che io possa saper attingere alla luce del tuo Spirito e sappia riflettere con le mie parole e la mia vita la tua luce. Per Cristo,nostro Signore. Amen!

Bellissimo questo brano, oserei dire .... illuminante!
E cosa c' è di più illuminante della parola Di Dio, della luce dello Spirito che ci parla ogni giorno da sempre.
Vivere il vangelo, vivere la parola, ci portano a vedere tutto con occhi diversi, con gli occhi dell' amore, perchè è Gesù che per primo ci ha amato, talmente tanto da riuscire a trasmettere quell' amore anche a noi.
Se questa trasmissione non avviene, vuol dire che c'è ancora in noi qualcosa del vecchio uomo che non vuole andare via, forse qualche piccolissima cosa che non riusciamo ad individuare, ed ecco che non ci sentiamo degni abbastanza per poter manifestare la nostra fede .... la teniamo nascosta, come una lampada tenuta spenta.
Amici miei, nessuno è perfetto, e come si dice a Roma, nessuno nasce imparato, quella lampada dobbiamo tenerla davanti a noi , perchè prima di tutto illumini il nostro cammino, in maniera che ci faccia vedere per primi i nostri errori, il nostro peccato.
Una volta individuato, estirpiamolo con l' aiuto del Signore, con la preghiera a Lui e con la nostra volontà di essere migliori,  allora daremo il buon esempio, saremo coerenti con le nostre parole. Se qualcuno ci muove delle critiche, non ci arrabbiamo, ma valutiamo bene, perchè può darsi che abbia un filo di ragione; io adoro chi mi riprende quando sbaglio, se anche non lo facesse con amore, sta sicuramente facendo il mio bene, mi fa vedere le cose dal suo punto di vista, e liberato il cuore, alla luce, posso vedere se c' è un fondo di verità al quale attingere per migliorare.
La parola del Signore ci faccia arrivare ad essere migliori, ad amare anche il nostro errore perchè ci fa crescere, ed allora saremo sempre più lucenti, sempre un pochino di più, fino a riflettere la luce del Signore.
La fede è un dono meraviglioso, è la nostra lampada, non teniamola nascosta in casa, usciamo fuori, dove anche un cerino può indicare la strada nel buio di chi è lontano e disperato.
Donaci Signore una fede che non barcolla, un amore che non traballa, un coraggio che conti su di Te che sempre verrai in nostro aiuto. Fa che non temiamo assalti, ma che sappiamo amare le nostre abiezioni e che ricordiamo SEMPRE che se qualcosa di buono riusciamo a fare, è solo una tua grazia. 

martedì 27 gennaio 2015

Vocazione: tornare a scuola di Benedizione III Domenica Anno B – Gavarno, 25 gennaio 2015

Vocazione: tornare a scuola
di Benedizione

III Domenica Anno B – Gavarno, 25 gennaio 2015


Dal fiume Giordano alla Galilea. Dal deserto oltre il Giordano al lago di Genezareth. E’ l’aurora del ministero di Gesù. L’acqua, le onde, i pesci, le barche, le reti… sono le note dello spartito della gente di lago… Gesù passa lungo la riva, guarda, vede Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni e accende nel loro cuore il desiderio di seguirlo, lungo sentieri che danno respiro di vita e di speranza.
Li chiama a collaborare con Lui per aiutare gli uomini ad uscire dall’acqua profonda e agitata, simbolo del male; li chiama ad essere diversamente pescatori, pronti a collaborare per tirar fuori gli uomini dalle acque che inghiottono e uccidono e liberarli dall’abisso del male che imprigiona e schiavizza.

Gesù cammina sulle rive del mondo anche oggi e anche oggi, come allora, guarda, vede e apre all’uomo di ogni cultura e di ogni luogo orizzonti di vera libertà. Ti vede indaffarato con le tue reti da pesca, ti vede immerso nelle tue preoccupazioni quotidiane e ti viene incontro. Gesù non scarta nessuno. Valorizza i talenti di ciascuno. Ti annuncia la speranza che cambia la vita e aspetta la tua risposta.

Il regno di Dio non si impone: bussa alla porta del cuore per essere accolto. Cerca donne e uomini disposti ad accoglierlo, pronti a convertirsi, cioè ad affidarsi al vangelo. Chi apre il cuore al vangelo, chi lo accoglie e crede nel vangelo non resta deluso. Diventa semplice ed esperto lavoratore di mare che tira fuori dall’oscurità le donne e gli uomini; diventa umile e generoso contadino che sa disseppellire il tesoro sepolto nel cuore di ciascuno; corre come messaggero di buone notizie per accendere nei cuori il desiderio di di un’altra luce…

La storia della vocazione dei primi discepoli e quella di Giona, raccontata nella prima lettura, si intreccia con la giornata della famiglia: un esplicito invito a tornare alla sorgente della vocazione della vocazione della famiglia.
Ho rivisto in questi giorni il lago e il fiume della mia infanzia e la vista di quei luoghi mi hanno suggerito l’immagine del grembo come realtà umana, capace di farci comprendere la bellezza e la ricchezza della vocazione famigliare.

Eccovi qualche rapido cenno che ciascuno potrà rivisitare nella riflessione e nella preghiera. Sono pensieri, per altro, più volte ripresi da papa Francesco, in omelie e discorsi.
La famiglia è grembo per ciascuno di noi. E’ "scuola" di ascolto e di contatto corporeo. Spazio protetto e sicuro, dove cominciamo a familiarizzare col mondo esterno, rassicurati dal battito del cuore della mamma.
Quando veniamo “messi in voce”, restiamo in un certo senso ancora in un "grembo": dal grembo della madre al grembo della famiglia, grembo fatto di persone diverse, in relazione tra loro.

In questo grembo si impara a convivere nella «differenza» tra maschi e femmine, tra adulti, anziani e bambini e giovani… Più sono diverse le età che stanno tra loro in relazione più ricco è il nostro ambiente di vita. Ci si accoglie a vicenda perché c’è una legame.
Nel grembo della famiglia impariamo a parlare nella "lingua materna" e sentiamo che altri ci hanno preceduto, ci hanno messo nella condizione di esistere e di potere a nostra volta generare vita e fare qualcosa di buono e di bello.
Nel grembo della famiglia impariamo a pregare. Quando i genitori affidano a Dio i propri bambini, perché vegli su di loro e quando recitano insieme semplici preghiere, la presenza di Dio diviene viava e sentita.
Nel grembo della famiglia diventiamo capaci di abbraccio di sostegno, di capacità a decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme. Ci alleniamo a venirci incontro a vicenda… impariamo ad avere uno sguardo attento agli altri per dare conforto e speranza; sperimentiamo i limiti, i piccoli e grandi problemi dell’andare d’accordo. Imparare ad affrontare tensioni in maniera costruttiva.

Il grembo familiare è scuola di perdono: il bambino impara ad ascoltare, a parlare in modo rispettoso, a esprimere il proprio punto di vista senza negare quello altrui, e si prepara ad essere nella società un costruttore di dialogo e di riconciliazione.

Il grembo familiare è scuola di benedizione. In un mondo dove così spesso si maledice, si parla male, si semina zizzania, si inquina con le chiacchiere il nostro ambiente umano, la famiglia può essere una scuola di benedizione. Sempre, anche quando ci possono essere buone ragioni per dire "adesso basta!".
Benedire anziché maledire, visitare anziché respingere, accogliere anziché combattere è l’unico modo per spezzare la spirale del male, per testimoniare che il bene è sempre possibile, per educare i figli alla fratellanza.

Le parole di Gesù “convertitevi e credete nel Vangelo” ci fanno incrociare un luogo a noi vicino e familiare. Ci chiedono di guardare la famiglia con occhio pieno di gratitudine, di saper accogliere la buona notizia che in essa è racchiusa e di fare la nostra parte perché il vangelo della famiglia fiorisca in gesti di condivisione e di speranza.

a cura di don Arturo Bellini

(Mc 4,1-20) Il seminatore uscì a seminare.

VANGELO
 (Mc 4,1-20) Il seminatore uscì a seminare.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, penetra nel mio piccolo cuore e riempilo di sapienza divina, fammi comprendere, attuare e vivere la tua parola; sii tu la mia vita in me. Grazie. Amen.
La parabola che Gesù ci offre oggi da ascoltare, è proprio rivolta a noi.
Siamo noi quel popolo che sta ascoltando la parola del Signore, seduto sulla barca, egli è lì, ci sta spiegando che la sua missione è quella di farci capire che l’ amore deve venire prima di tutto. Ce lo sta dicendo in tutti i modi, e ce lo ripete da 2000 anni, che su quello che egli ha fatto per noi, è basata la nostra salvezza..... e noi ?
Noi siamo terra arida su cui il seme della sua parola muore o siamo terra morbida su cui riesce a germogliare?
Ci facciamo distrarre dalle mille cose, per cui tutto quello che sentiamo, ci sfiora appena? Oppure ancora, crediamo di aver capito tutto e alla prima difficoltà ci tiriamo subito indietro?
Molti si fermano vicino a Gesù e lo ascoltano. Alcuni lo seguono per un po', ricalcano le sue orme.
Le difficoltà non mancano alcuni continuano a stare lì, aggrappati a quella parola di salvezza, e non si scoraggiano.
Forse troppo pochi, forse più di quello che sembra, o forse meno di quello che sembra… sapete perché uso questo “sembra”, perché nessuno di noi può sapere chi veramente segue Gesù nel suo cammino, nessuno di noi comprende quello che è veramente nel cuore dell'uomo e tanto meno il disegno di Dio per ognuno di noi.
Ho sempre in mente le parole di Gesù: " Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno! "
Questa frase mi fa comprendere che noi non possiamo capire il ero senso delle cose, ci fermiamo alle apparenze e allora penso che tutti dovremmo provare a percorrere la nostra strada, e se capita, potremmo dare una mano a chi ci è accanto, pensando solo a seminare in abbondanza, senza curarci del raccolto.
Chissà, magari quel seme cresce nel cuore del nostro fratello, ma se lo vediamo soffocare da incertezze e pregiudizi, preghiamo perché la nostra azione non termina lì, ma continua con la preghiera perchè lo Spirito del Signore agisca su di lui e lo aiuti a liberarsi.
Chi ha ricevuto il dono della fede, non si senta superiore agli altri, ma servo degli altri, altrimenti, non sta seguendo Gesù, ma sta camminando per conto suo. Vivere la fede vuol dire anche vivere il perdono, non giudicare, non escludere, non condannare, amare tutti i fratelli, anche quelli che ci fanno del male.
Lo so che è difficile, che inciampiamo in continuazione su noi stessi, sui nostri peccati e sulla nostra superbia che non ci fa vedere dove sbagliamo noi, ma che mette ben in risalto i difetti degli altri. Preghiamo per restare con i piedi ben piantati per terra, per sprofondare nelle impronte di Gesù, e non lamentiamoci sempre di non essere capiti, di essere feriti, ma ringraziamo il cielo di queste opportunità che ci faranno crescere in umiltà e grazia.

lunedì 26 gennaio 2015

(Mc 3,31-35) Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.


VANGELO
 (Mc 3,31-35) Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidami nella riflessione di questo brano di Vangelo, fa che io possa viverlo insieme a Te ed a Gesù, nell' intensità di queste poche righe piene di significati.

Gesù era talmente preso dalla sua missione che Lui e i suoi discepoli non riuscivano neanche a mangiare. Immaginate Maria poverina che dal momento della sua nascita si chiedeva che cosa sarebbe stato di lui!
Essere la madre di Gesù, certamente non è stato un compito facile, gli scribi dicevano che era indemoniato, gli altri che era pazzo perché si dava anima e corpo al popolo e non si preoccupava di lui stesso, ma la risposta che Gesù dà è sicuramente quella di chi sa perfettamente quello che sta facendo. Dopo le nozze di Canan, in cui Gesù chiamò sua madre donna, oggi ancora di più, con le sue parole compie un gesto importantissimo, inserendo se stesso nella nuova famiglia umana.
Tutti, ma proprio tutti quelli che fanno la volontà di Dio, sono suoi fratelli. Per i contestatori queste righe spesso vengono citate, asserendo che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù [Mc 3,31-35; Mc 6,3; 1Cor 9,5; Gal 1,19]. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo [Mt 27,56], la quale è designata in modo significativo come “l'altra Maria” (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, e nell' ebraico non si usano parole come le nostre per indicare fratello o cugino, ma un'unica parola che ha lo stesso senso.
Per Gesù è un impegno sottomettersi completamente alla volontà del Padre, e così è per sua Madre dal momento del suo Si; come deve essere così per tutti quelli che scelgono di appartenere a questo miracolo d’ amore che è la famiglia di Dio.
Non stato facile per loro e ancor più difficile è per noi, che non riusciamo a mettere Dio al primo posto nella nostra vita, ma questo è il cammino che dobbiamo cercare di fare, quello in cui Gesù e Maria ci guidano.

domenica 25 gennaio 2015

Fai di me strumento

(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

VANGELO
 (Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore Gesù, che hai aiutato l’ apostolo Luca a scrivere con tanto amore di Te attraverso lo Spirito Santo, aiuta anche me ti prego, fammi conoscere ogni minima cosa tu ritenga io debba conoscere, secondo la tua volontà. Grazie amen.

Su questa pagina ho già scritto molto, ma ancora una volta voglio tornare a vedere con voi quanto è difficile per Gesù trovare "operai " e lega la parola operai alla "messe" che è il raccolto del seme piantato.
Il seme di cui Gesù parla non è stato piantato dagli operai, che ancora debbono intervenire nell'opera, è quindi un seme che deve essere prima cresciuto in loro, riconosciuto, accolto e raccolto; chi sono dunque questi operai?
Sono tutti quelli che hanno ricevuto e accolto nella loro vita l'amore di Dio rivelato in Gesù e vogliono partecipare alla testimonianza di come l'amore gratuito che gli è stato donato, può essere riversato verso tutta l'umanità, in cui si riconosce fratello con Cristo e figlio del Padre.
Gli operai del vangelo sono tutti i cristiani che avendo accolto l'amore di Dio Padre, accogliendo il Figlio Gesù, vivono illuminati, fortificati e sostenuti dallo Spirito Santo, Spirito di Verità e Carità.
Ancora oggi gli operai della vigna sono chiamati a testimoniare attraverso vari canali la loro fede e a far conoscere Gesù e la parola di Dio, ognuno secondo il suo stato sociale di vita, io come catechista, alcuni come sacerdoti, altri come genitori, o semplicemente perchè battezzati , vivendo in modo totale il proprio battesimo.
Oggi c'è un pò di confusione su quello che significa essere cristiani, spesso la serietà di questo fatto diventa integralismo e porta non alla predicazione, ma all'esclusione, rigettando e delegittimando tutte le posizioni diverse dalla propria.
Invece quello che si deve fare è vivere con integralità il nostro cristianesimo,  ossia essere cristiani in ogni ambito della vita, nelle relazioni famigliari, sociali, politiche, economiche, e così via. Totalità, significa essere cristiano con tutto me stesso, essere cristiano nei sentimenti, nel corpo, nella mente, nello spirito, nella volontà, nella libertà.
L'esempio e l'amore quindi devono lasciare che il nostro vivere parli agli altri di Dio.
Spesso ci troviamo in lotta con altre religioni, proprio perchè integraliste, vedi l'islamismo;  ma questo non deve portarci ad avere gli stessi comportamenti, quello che invece dobbiamo fare è cercare di essere veramente seguaci di Cristo, percorrere la sua stessa via, facendo morire in noi l'uomo e la donna vecchi, e portando alla luce sempre il figlio di Dio, fratello dell'intera umanità.
Non solo in chiesa, non solo nelle ore di lezione, non solo in preghiera, non solo in alcuni ambiti, ma in tutto l'arco della nostra giornata.

sabato 24 gennaio 2015

(Mc 1,14-20) Convertitevi e credete al Vangelo.

 VANGELO
 (Mc 1,14-20) Convertitevi e credete al Vangelo.
+ Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Padre buono e Santo, manda su di me il tuo Spirito per illuminarmi con la tua parola, fa che io possa seguire a pieno quello che tu mi vuoi concedere di capire.

Gli avvenimenti della storia proseguono; Gesù ha appena cominciato a farsi conoscere attraverso le parole di Giovanni il Battista, che subito parla di conversione … non cerca di trascinarsi dietro persone che non vogliono cambiare, ma gli propone una scelta mettendo davanti a loro quello che sarà tutto il suo messaggio.
Ai discepoli che lo seguiranno, chiede di abbandonare tutto e di aiutarlo nella sua impresa, di riportare gli uomini sulla via della salvezza e, ancora oggi, molti lasciano la famiglia d’ origine per seguire Gesù in questa sua impresa. Grazie a questi uomini, noi oggi possiamo ricevere i sacramenti che ci permettono di essere perdonati e riavvicinati al Padre attraverso il Figlio. Non lasciamo che questi uomini combattano da soli al fianco di Gesù, ascoltiamoli e cerchiamo di aiutarli con la nostra testimonianza di figli di Dio, preghiamo per loro, spesso oggetto di attacchi da parte di satana.
Anche a noi fa lo stesso discorso, perché la sua parola è viva oggi come allora: Venite dietro a me, vi guiderò verso la salvezza, ma per fare questo, dovrete abbandonare tutto ciò al quale siete legati, che vi tiene attaccati a questa terra, ai piaceri materiali, perché vi tiene lontani da Dio.
Loro aiuteranno noi, in questo scambio reciproco dono dell' amore di Dio. Un aspetto che mi piace rilevare è come la chiamata del Signore possa arrivare quando meno te lo aspetti, quando magari sei preso da altre faccende, quando pensi di avere già una tua realizzazione nella vita, ed ecco che ti accorgi che Gesù ti sconvolge, ti fa lasciare tutte quelle cose che pensavi ti dessero sicurezza, e ti fa partire per un'avventura senza programmi, senza schemi.
Vi farò pescatori di uomini dice e loro lo seguono senza aver minimamente idea di cosa potesse voler dire pescare uomini. Forse una semplice analogia con il loro lavoro di pescatori di pesci e mentre cercavano ancora di capire, erano pescati e catturati da quest'uomo singolare che li trascinava fuori dalla loro vita. I pesci vivono nel mare e trarli fuori significa farli morire, ma morire a se stessi per vivere nel Signore, vuol dire nascere a vita nuova, vuol dire avere il coraggio di fare cose che da soli non potremmo né oseremmo mai fare, vuol dire spingerci a gettare le nostre reti là dove non penseremmo mai di farlo, vuol dire fidarsi di Gesù, ancora più di se stessi.

venerdì 23 gennaio 2015

(Mc 3,20-21) I suoi dicevano: «E' fuori di sé».

VANGELO
 (Mc 3,20-21) I suoi dicevano: «E' fuori di sé».
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA
Vieni Gesù,portami con te alla luce del tuo Santo Spirito,perchè possa vederrti come veramente sei,come vuoi che io ti veda ed impari a seguirti attraverso le scritture.

Questo brano, che è qui riportato in solo due versetti, ci parla di un nuovo ostacolo che si presenta a Gesù nel compiere la sua missione.
Era talmente indaffarato ad occuparsi della gente, dei bisognosi che giungevano a Lui da tutte le parti, che non aveva neanche il tempo di mangiare, di occuparsi della sua famiglia d’origine.
Allora i suoi vennero a cercarlo, erano preoccupati e non riuscivano ad entrare dentro casa per quante persone c’erano fuori; tutto quello che Gesù faceva sembrava strano ai loro occhi, perchè andava fuori da tutte le regole che che in genere gli uomini adottano per gestire la loro vita.
Le esigenze degli uomini e le esigenze di Dio... e tutto il resto? Gesù è così preso dalla sua missione dal trascurare tutto il resto.
Certo era così assurdo quello che Gesù diceva e faceva, aiutare gli ultimi non conveniva, non rendeva nulla; non era furbo Gesù, chiunque con il suo carisma ed i suoi poteri,avrebbe potuto fare meglio, avrebbe avuto la possibilità di trarne vantaggi economici.... chiunque avrebbe dubitato delle sue facoltà mentali…. ma non coloro per i quali era venuto!
Loro lo cercavano ed erano trascinati dal suo carisma, loro riconoscevano in quest’ uomo il Santo di Dio, perché li guariva veramente nello spirito e nel corpo e lo volevano vedere, toccare, lo acclamavano e lui si donava completamente a loro senza più pensare a se, ne tantomeno alla sua famiglia.
Così ci invita a fare Gesù, per rispondere a Dio, non guardiamoci indietro, non cerchiamo il nostro interesse, anche se non saremo capiti, se saremo giudicati pazzi o stupidi.
Abbiamo degli esempi di santità che ci debbono far pensare; certamente Gesù è  troppo elevato come termine di paragone, ma ce ne sono tanti altri, uno di quelli che mi piacciono di più è certamente san Francesco, ma l’elenco è lungo, anche tra quelli la cui santità non è salita alle cronache della chiesa e dei calendari, persone che hanno lasciato una scia di amore e di devozione che come un profumo, ancora riempie l' aria.

giovedì 22 gennaio 2015

(Mc 3,13-19) Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

VANGELO 
(Mc 3,13-19) Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Gesù sale sulla montagna, luogo che per Marco rappresenta il luogo dell’ unione con il Padre, del ritiro in preghiera e sceglie i dodici apostoli che lo seguiranno inizialmente.
Tra questi c’è anche Giuda, che lo tradirà, Pietro che lo rinnegherà per paura, Tommaso che dubiterà della sua resurrezione… e così via!
Scelse 12 persone, una più strana dell’altra, con le loro fragilità, come tutti noi, e fondò la prima Chiesa.
Certamente avrebbe potuto fare di meglio, avrebbe potuto trasformare i suoi discepoli in modelli di virtù, ma Gesù non è venuto per cambiare la natura degli uomini attraverso le sue capacità, ma per farci capire che ci ama così come siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti, che seguendolo, impareremo ad essere migliori.
 Il Signore ancora oggi ci chiama, ma quanti lo seguono?
Quanti riescono ad ascoltare la sua voce, la sua parola e a mettersi a sua disposizione con fiducia; quanti riescono a non avere paura di essere giudicati e presi in giro, quanti riescono a cercare Gesù veramente e non di apparire ai posti  d'onore nella sua casa.
Una volta , neanche tanti anni fa, ci si preoccupava di far vedere che si era cristiani, praticanti, per essere considerati brave persone…. oggi sembra quasi che ci si debba vergognare di credere, che non vada più di moda Cristo. Oggi è una lotta anche per poter conservare il crocefisso nei luoghi pubblici….siamo diventati sordi al richiamo del Signore?
Non c' è parrocchia dove non regni il pettegolezzo, non c'è comunità in cui non regni l'ipocrisia, ma questo fa parte purtroppo,della nostra umanità, e cercare di restarne fuori è comunque difficile.
Quello che il Papa Francesco ha detto ultimamente sulla Chiesa è per me molto importante, sono parole che sento mie, adatte a me.
Una chiesa aperta, in uscita, che porti nel mondo la gioia del Vangelo, che ami il Vangelo e lo viva prima ancora di pensare di poterlo insegnare.
Sarà difficilissimo che il messaggio del Papa possa essere attualizzato; sarà difficile creare comunità parrocchiali senza litigi e malizie, ma se riusciremo a restarne fuori, potremo riuscire a seguire il Signore nella semplicità e nell'umiltà di chi sa che nessuno è perfetto, e che dobbiamo evitare le chiacchiere per non perderci in esse.


mercoledì 21 gennaio 2015

(Mc 3,7-12) Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

VANGELO
(Mc 3,7-12) Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’ Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami mio Gesù ad accostarmi alla tua parola, a fermarmi accanto a Te, per ascoltarti, per farti penetrare la mia mente ed il mio cuore. Fa che dopo essere stata guarita da Te, io non mi volti dall’ altra parte e me ne vada, incurante di quanti hanno bisogno della tua parola.
In questa settimana in cui la chiesa sollecita la preghiera per l’unità dei cristiani, la parola di Dio che c’è proposta ci fa vedere come da ogni parte la gente è attirata dalla fama di Gesù. Per quanto l’uomo possa dire e fare, per quanto la scienza faccia passi da gigante, resta nell’ aria, anche per chi non crede, che c’è qualcosa di più potente, di più alto, di meno tangibile forse, ma sicuramente c’è quel qualcosa in più in Gesù.
Questo attrae, ci accalchiamo confusamente intorno a lui, vogliamo essere salvati, ma siamo sbandati, prepotenti, egoisti; ci spingiamo per chiedere, ma dopo aver fatto questo incontro, cosa cambia in noi?
Penso in questo momento a tutti i cristiani che discutono tra loro per chi ha la giusta fede, la giusta chiesa, le giuste regole…. e mi domando da quale Gesù sono stati salvati!
Gesù non divideva chi lo cercava in gruppi, non escludeva nessuno, ma anzi, per parlare a tutti, saliva sulla barca dei discepoli. Servire Gesù è anche questo, farlo salire sulla nostra barca, farlo mettere al timone e farci guidare, incuranti d’ogni avversità e di quello che può sembrare troppo difficile per noi.
Non dobbiamo pensare di non saper fare o dire, ma dobbiamo agire nella consapevolezza che quello che per noi è impossibile, è possibile a Cristo e lasciare che sia Lui ad agire in noi. Gli spiriti impuri, i demoni, hanno paura di Gesù, lo riconoscono e sanno che nel suo nome saranno scacciati.
Così, mentre i capi della sinagoga complottavano per zittire Gesù, per ucciderlo, con quelli che detenevano il potere, la povera gente cercava in lui conforto e consolazione.
Noi pensiamo di aver bisogno di Gesù? Pensiamo di voler vivere con Lui, per essere suoi discepoli, salvati dalla sua parola? Pensiamo di lasciare a Lui il timone della nostra vita?
Se vogliamo tutto questo, se vogliamo appartenere a Cristo e con Cristo, preghiamo per l’unità dei cristiani, perché sicuramente questo è quello che Gesù vuole.

martedì 20 gennaio 2015

(Mc 3,1-6) È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?

VANGELO 
(Mc 3,1-6) È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla? 
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’ uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’ intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’ uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi nell' intimo del mio cuore. Luce di sapienza, rivelami le Tue parole, fonte d' eterno Amore, io ti ringrazio. Amen.
Gesù continua ad entrare nelle sinagoghe, sempre un po’ provocatorio, persegue il suo scopo, parlare a chi vuole comprendere.
Eppure proprio lì, dove si legge la parola di Dio, gli riesce più difficile farsi conoscere veramente, perché chi detiene la sapienza di saper leggere le scritture, spesso la usa per avere il potere sul popolo. Cercando di metterlo in difficoltà, con domande a trabocchetto, volevano dimostrare che la sua parola andava contro la le legge di Dio; per loro era più importante rispettare le leggi che loro stessi avevano promulgato, che riconoscere in Gesù il Messia che attendevano.
Certo non era facile cedere il passo all‘ amore di Dio per l' uomo, anzi volevano mantenere il controllo sul popolo, tenerlo lontano da Dio, come se fosse il Dio di pochi eletti e non di tutta l' umanità. Purtroppo questa presunzione è ancora oggi, causa di grandi malintesi, tanto che invece di avvicinarsi al Signore, molti se ne allontanano. A volte basta un niente, una chiacchiera provocata dall' invidia o dalla superbia; subito si crea una frattura che se non chiarita diventa incolmabile.
Ci vuole serenità d' animo per chiarire i malintesi, da ambo le parti, ci vuole apertura agli altri e non chiusura su se stessi, apertura all’ amore per tutti gli uomini, perché Gesù è venuto per reintegrare tutti, nella sua Chiesa.
Scribi e farisei non erano disponibili a parlare con Gesù di quello che Dio voleva, perché vedevano in lui un usurpatore, uno che voleva prendere il loro posto, il più vicino a Dio e facendo così, hanno inaridito il loro cuore e non hanno permesso al Signore di guarirli; non hanno accettato di rivedere le loro posizioni, di stendere quella mano inaridita, senza linfa vitale, senza Dio.
Non hanno accettato che i poveri e i peccatori, contassero per Gesù più di loro, che Lui gli si rivolgesse sempre con tanta tenerezza.
Era una sfida continua tra loro e Gesù, neanche l’ evidenza dei miracoli che compiva, gli apriva il cuore, erano così duri ed ostili, ed evidentemente la loro preghiera nel tempio era assolutamente ipocrita e vuota, perché altrimenti lo Spirito gli avrebbe fatto comprendere chi era Gesù. Come ci mettiamo noi davanti a Gesù? Il nostro è un atteggiamento di apertura a farlo entrare nella nostra vita cerchiamo tutte le scuse per tenerlo fuori? Questa settimana per l' unità dei cristiani, deve essere per noi un momento importante di riflessione anche su quanto sia assurdo che pur definendoci tutti cristiani, siamo divisi in circa 600 confessioni. Tra noi stessi siamo divisi, ma se veramente siamo uniti in Cristo e facciamo prevalere l' amore per i fratelli, potremo far crollare le divisioni, incontrandoci su ciò che ci unisce e pregando per le cose in cui siamo divisi. Se non ci decidiamo a tendere la mano verso i fratelli con amore, non stiamo seguendo Gesù,ma i farisei del tempio.

lunedì 19 gennaio 2015

(Mc 2,23-28) Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!

VANGELO 
 (Mc 2,23-28) Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Parola del Signore
  
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Vieni o Spirito Santo e illuminami, dammi la grazia di comprendere la tua parola, dammi la forza di viverla e la sapienza di saperla esprimere.

In questo brano, io vedo quel Gesù che mi piace da morire, quello che io definisco “anarchico di Dio”.
Nessuno può dirgli quello che è giusto, quello che secondo gli uomini è giusto, perché lui segue la legge del cuore, là dove c’è l’ amore del Padre, dove la misericordia del Padre parla al posto della legge scritta e corretta dagli uomini.
Un Dio che conosce i suoi figli sa che il rispetto e l’ amore per Lui, non vengono meno perché non si rispettano certe regole di culto, ma perché non si rispetta  l’ oggetto stesso del culto.
Fare sacrifici e offrire olocausti, non sempre significava fare cosa gradita a Dio, anche perché gli stessi sacerdoti che credevano di rendere onore a Dio, non hanno saputo riconoscere in Gesù , il Messia atteso.
Infatti questo loro riprendere Gesù senza riconoscerlo, pieni di superbia e alterigia, li porterà a non conoscere il vero tempio
dell’ olocausto permanente, quel Gesù che prova compassione dei nostri peccati, fino a accettare di offrire se stesso.
Si, Gesù prova compassione per noi, in Lui non c’è mai una parola di rimprovero solo perché non riusciamo ad essere perfetti, ci sprona a cercare la perfezione, ma lo fa unicamente per il nostro bene, non ci obbliga, ci ama ed il suo amore è  veramente immeritato.
Se solo pensassimo a quanto ci ama, anche quando ci allontaniamo, quando lo flagelliamo con la nostra indifferenza, quando lo crocifiggiamo con i nostri peccati,  allora si che cominceremmo a scoprire quanto è bello essere amati, anche e soprattutto perché imperfetti.. Non perdiamo tempo in diatribe per stabilire quale sia la parola da seguire, la legge scritta da rispettare, impariamo a seguire l’ unica parola che conta, amore, e allora capiremo tutti i discorsi di Gesù che possono sembrare difficili a volte, ma che hanno solo una chiave di lettura, e la chiave è proprio questa: AMORE!
In questa settimana per l'unità dei cristiani, ( 18-25 gennaio) voglio chiedervi una preghiera per questa unità; io partecipo con profonda condivisione a questi incontri ecumenici, e scopro delle persone meravigliose, e mentre prima ci si scontrava sulle diversità, oggi ci si riunisce sulle cose in comune. Il vero incontro parte dal nostro cuore, se è veramente aperto verso i fratelli.


domenica 18 gennaio 2015

(Mc 2,18-22) Lo sposo è con loro.

VANGELO
 (Mc 2,18-22) Lo sposo è con loro. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
  PREGHIERA
  Ti prego o Santo Spirito, di rinnovare la mia fede, la mia anima ed il mio cuore, perché sempre fedele alla tua parola, possa seguire la via segnata per noi da Gesù.
  Quello che Gesù cerca di spiegare ai discepoli di Giovanni e ai farisei è che il digiuno, non deve essere un atto apparente, una formalità; perché altrimenti non ha senso.  A volte le usanze fanno clamore, ma non sono altro che apparenze.
  Oggi per esempio nelle scuole italiane, ci troviamo a doverci confrontare con le varie religioni e di sentire che i bambini vengono attirati dalla grande fede dei mussulmani e dal loro digiuno del ramadan, solo perché magari in casa non hanno mai sentito parlare del nostro digiuno cristiano. Il digiuno fine a se stesso non serve a molto, ma se l’ atteggiamento che lo accompagna, è di pieno coinvolgimento del corpo e dello spirito, allora acquista senso agli occhi di Dio. Cominciamo a digiunare dalle liti, dalla violenza, dall' attaccamento ai beni materiali, dalla prepotenza, dal sopruso, dalla voglia di apparire e di mettere sempre il proprio io davanti a tutto e a tutti.
Scegliamo l' umiltà di chi non sa riconoscere da solo, neanche i propri peccati e inginocchiamoci riverenti davanti al Signore, che per amore nostro, ha sacrificato Suo Figlio, fino alla morte umiliante della croce, per la salvezza di tutti noi, che sicuramente non meritiamo tanto amore.
Gesù viene interrogato sul digiuno, che loro e i farisei rispettavano scrupolosamente e che invece i suoi discepoli non facevano.
Per far capire bene i desideri del Padre, Gesù rinnova anche questa pratica del digiuno, togliendo la scorza di apparenza e offrendo se stesso come olocausto, per farci capire che non c'è amore più grande di quello che Lui e il Padre hanno per noi. 
Il senso di mettere vino nuovo in otri vecchi è questo, non si può continuare a vivere un vecchio senso di sacrificio dopo che Gesù è venuto a sacrificare persino se stesso per darci la possibilità di salvarci, e non potremo farlo se non facciamo vivere in noi Gesù Cristo.
Gesù con la sua risposta fa capire loro che i suoi discepoli, sono talmente legati a lui, da essere come invitati a nozze in presenza dello sposo e che pertanto, non hanno motivo di digiunare, perché sono in simbiosi con lui, potranno farlo, quando resteranno da soli, perché attraverso la pratica del digiuno potranno unirsi al sacrificio di Cristo.
Questa pagina ci porta un Gesù che viene a rivoluzionare tutte le cose come al suo solito e ci fa capire che con il nuovo, viene non per contrastare il vecchio, ma per renderlo migliore, più completo e comprensibile.
Cerca piano piano di farci entrare nel nuovo olocausto, in quello che sarà il suo, agnello sacrificato per la nostra salvezza e, per farlo, comincia con il farci capire che i discepoli di Giovanni, che fanno parte di tutto quello che riguarda il periodo precedente alla sua venuta, hanno ragione di digiunare, ma che con la sua venuta, le cose cambiano, e chi è con lui deve cominciare a ragionare diversamente.
Il digiuno non è però una pratica superata e fuori moda, ma un atto conscio e consapevole di partecipazione alla grazia di Dio di essere suoi figli, che per mettersi in comunione con Gesù, con la sua Chiesa e i fratelli, scelgono i perdere qualcosa di se per acquistare qualcuno a Dio.

sabato 17 gennaio 2015

(Gv 1,35-42) Videro dove dimorava e rimasero con lui.

VANGELO 
 (Gv 1,35-42) Videro dove dimorava e rimasero con lui. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, aiutami a leggere la parola del Vangelo da te ispirata, per comprendere quello che Tu vuoi che io comprenda, per nostro Signore Gesù Cristo e per il sacrificio immane che ha fatto per noi suoi figli.

Giovanni Battista, annuncia che Gesù è l’agnello di Dio, già nei versetti precedenti aveva detto:  "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!  Ecco colui del quale io dissi: dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.  Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere ad Israele."
Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 
Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: l’ uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito, è colui che battezza in Spirito Santo.  E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".
Ora si rivolge direttamente ai suoi discepoli come per invitarli a seguirlo, come per dire, ecco, colui al quale ho preparato la strada, seguitelo e questi non se lo fecero dire due volte, subito presero a seguire Gesù.
La domanda che Gesù rivolge loro è secca:  " cosa cercate? " " dove dimori maestro? "
All’ invito di conoscere Gesù, dobbiamo muoverci e cominciare a seguirlo, come fecero i discepoli di Giovanni, dobbiamo chiedere a Lui quello che vogliamo, dobbiamo avere le idee chiare e sapere se vogliamo seguire Gesù veramente, allora Lui ci permetterà di seguirlo, ci condurrà nella sua dimora, ci farà sua dimora.< dove >< cosa >
Questo significa in fondo, entrare nel suo regno. Ci colmerà di grazie, ma se non lo seguiremo, se non ascolteremo la sua parola, non potremo cogliere i frutti della fede. Il passaggio seguente ci fa capire come nulla succede per caso; il primo che seguì Gesù fu Andrea e lui lo portò al fratello Simon Pietro, che diverrà il capo della Chiesa nascente; l’ incontro con Gesù diventa così  l’ incontro con la Chiesa e se torniamo alla domanda dei primi discepoli: ” Rabbi dove dimori? ” Abbiamo anche la risposta, Gesù dimora dove ci sono due o più persone che lo seguono, quella è la Chiesa.
Ora noi vediamo che molti si definiscono cattolici o cristiani, ma non praticanti;  vorrei spendere un attimo per dire che non spetta a noi giudicare, ma a noi spetta vivere la Chiesa, senza guardare chi lo fa meglio o peggio di noi, perchè tutte le imperfezioni, tutti gli ostacoli, tutti i peccati, vengono messi tra noi e Gesù per impedirci di arrivare a lui, e nessuno più degli uomini, sa cadere in peccato.
Satana è come un parassita che si appropria di noi proprio attraverso il nostro peccato e spesso, se non riesce ad entrare direttamente in noi, lo fa usando quelli che sono  la nostra rovina, la lingua ed il pensiero, attraverso il giudizio e la maldicenza.
 Usiamo la nostra lingua ed il pensiero, per chiedere a Dio di difenderci da questo mostro parassita, preghiamo per chi secondo noi sbaglia, invece di giudicarlo, e non facciamoci trasmettere il peccato dal parassita. 

venerdì 16 gennaio 2015

(Mc 2,13-17) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

VANGELO
(Mc 2,13-17) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Spirito santo di penetrare in ogni ruga della mia pelle, in ogni piega del mio cuore. Fa che solo tua sia la voce che canta alle mie orecchie, che il tuo amore che mi circonda mi faccia esprimere con altrettanto amore, per Cristo nostro Signore, che col suo sangue ha purificato la mia colpa.
Tutti quelli che conoscono Gesù, vengono ogni volta stupiti da come si comporta, da come parla; specialmente quelli che sono i più colti, che credono di avere più diritto degli altri di parlare, quelli che si sentono sempre un gradino più su. Ma Gesù ancora una volta stupisce tutti ed è lo stesso Matteo che ci racconta come fu chiamato a seguirlo. Questa è quella che noi oggi potremmo chiamare testimonianza di una conversione. Matteo era un esattore delle tasse, e quasi sicuramente un po’ disonesto, frequentava gente senza fede e disonesta come lui, ma proprio a lui il Signore dice :- Vieni e seguimi! - A Matteo, che era abituato ad esigere le imposte, viene chiesto di imparare dal Signore ad elargire misericordia, perché con quella verrà giudicato, e tante ne userà agli altri, altrettanta ne sarà usata per lui.
Gesù non chiede tasse, non si paga con il denaro quello che Lui offre, ma con quella che chiameremo “la stessa moneta”.
Perdona e sarai perdonato! Abbi pietà dei fratelli ed il Signore avrà pietà di te!
Quello che forse non salta subito agli occhi, ma che ci richiede un momento di riflessione e di silenzio interiore, è CHE PER PRIMO LUI FA QUESTO CON NOI! Ci dona la sua misericordia, a noi miseri e peccatori di tutte le razze; a noi che siamo assenti mentre ha bisogno di noi; a noi che non vogliamo pensare ad altro che alle cose materiali; a noi che non ci sediamo mai vicino a lui raccolti in preghiera; a noi che giudichiamo il prossimo; a noi che portiamo rancore per ogni torto subito ed ancora, potrei continuare per ore, elencando quelli che sono tutte le nostre mancanze. Cerchiamo di riflettere su quanto siamo immeritevoli di tanto amore e cominciamo a provare ad essere migliori, ad avere più amore e misericordia fra di noi, chiediamo a Lui che è il Maestro di aiutarci.
Gesù è anticonformista per eccellenza,non ha preferenze, anzi, sembra quasi snobbare gli scribi, i farisei e i ricchi e sembra invece prediligere i poveri e i peccatori.
Spesso, mi sono chiesta, perché Gesù nasce ebreo e perché in questi territori così complicati, ma forse la risposta è proprio in pagine di Vangelo come questa, perché in quei tempi in Palestina, c’ erano varie correnti religiose e in più c’ era il dominio romano.
Erano i tempi in cui Erode aveva ottenuto il titolo di <re dei giudei>, c’ erano tra questi i farisei (rispettosi della legge di Mosè e degli scribi), i sadducei (che rispettavano solo la legge scritta), gli zeloti (che erano quelli che oggi chiameremmo anarchici e terroristi, che non accettavano il governo di Roma, ma ritenevano che non potesse esserci altro governo che quello di Dio) ed infine c’erano gli Esseni (che vivevano appartati in comunità nel deserto).
Trovare un popolo più complicato non credo fosse possibile, dominato da stranieri, e per natura un popolo nomade.
Gesù nasce tra loro e come sempre cerca con questo di dirci qualcosa.
Trova tra questi personaggi così diversi i suoi discepoli e li riunisce tutti alla sua tavola. Molti lo guardano irritati e sconvolti, vorrebbero stare loro con Gesù perché si sentono più giusti e lascerebbero fuori gli altri, ma Lui rispondeva che non era venuto per i sani, ma per i malati, che non era venuto per salvare i giusti, ma i peccatori.