mercoledì 2 ottobre 2013

I LIBRI DELLA BIBBIA ---- LETTERA AGLI EFESINI

I LIBRI DELLA BIBBIA
LETTERA AGLI EFESINI
La lettera agli Efesini è una lettera "circolare" a tutti i credenti, per confermarli nei valori e
negli impegni della vita nuova offerta da Cristo, superando la tentazione del sincretismo
religioso
Paolo si presenta come prigioniero, ma di Cristo (3,1; 4,1). La sua prigionia sociale è
conseguenza della sua scelta radicale per Gesù che l’ha conquistato e inviato ad annunziarlo a
tutti (Fil 3,12). La lettera agli Efesini - deutero paolina - ha molte somiglianze con quella ai
Colossesi. Come questa manifesta una seria preoccupazione per la mentalità sincretista, che
dilagava e disorientava i cristiani del primo secolo d.C. verso i valori non cristiani, ma,
diversamente da quella ai Colossesi, tratta questo problema in modo più pacato e con ulteriori
approfondimenti teologici.
Più che una lettera indirizzata a una comunità concreta, la lettera agli Efesini è una
‘circolare’ o ‘lettera enciclica’, inviata - come dice il testo - a tutti i credenti: “ a tutti coloro che
amano il Signore nostro Gesù Cristo” (cfr. 6,24). L’ articolazione dei contenuti è chiara: tra la
presentazione (1,1-2) e i saluti finali (6,21-24) vi è il corpo della lettera, introdotto, a sua
volta, da una solenne benedizione iniziale (1,3-14). Questa benedizione, che ha la forma di un
testo liturgico, mentre riprende i temi della benedizione (berakah) ebraica (1,3-14) annuncia
che in Cristo la benedizione divina è finalmente compiuta. Si sono realizzati la volontà divina di
salvezza, la figliolanza adottiva in Gesù e il mistero della ricapitolazione di tutte le cose in
Cristo.
Alla preghiera di benedizione segue la prima parte della lettera (1,15-3,21) che descrive la
rivelazione del mistero di Dio in Cristo e della Chiesa sua presenza concreta nella storia,
sacramento di unità, luogo di unione tra giudei e pagani, ma anche dell’intera umanità (1,15-
3,21). Gesù è definito ‘nostra pace’ (2,14) perché la pace non è assenza esteriore di guerra,
ma il frutto della relazione con Lui che distrugge l’inimicizia e riconcilia i diversi e i nemici. Dio
è presentato Padre di tutti (4,6); non solo misericordioso, ma ricco di misericordia che ci ama
con grande amore (2,4). I verbi, tutti al tempo indicativo, suscitano un atteggiamento di
contemplazione e stupore dinanzi alla salvezza realizzata.
La seconda parte (4,1-6,20), con i verbi all’imperativo, indica le caratteristiche della vita nuova
del cristiano. La vita etica scaturisce naturalmente dall’essere salvati da Gesù e dal vivere in
lui. La contemplazione si fa azione concreta cristiana. I cristiani impegnati a «imparare Cristo»
(4,20) testimoniano la loro fede nelle scelte etiche concrete, a partire dalla vita familiare. La
famiglia è una piccola Chiesa (5,21- 6,4) i rapporti familiari riproducono l’amore gratuito di
Gesù per la sua Chiesa, per la quale ha dato la vita. La vita cristiana è dinamica. La bellissima
metafora dell’abito vecchio da buttare e di quello nuovo da indossare in continuazione ne
descrive il dinamismo.
I cristiani si svestono dell’uomo vecchio, che è vita senza Cristo e nel peccato, per
indossare l’uomo nuovo, cioè i valori di Cristo ricevuto nel battesimo, che si fa realtà
concreta: «vi esorto di comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con
ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di
conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace… » (4,1-3)
Da sapere che
Paolo si presenta come prigioniero, ma di Cristo (3,1; 4,1). La sua prigionia sociale è
conseguenza della sua scelta radicale per Gesù che l’ha conquistato e inviato ad
annunziarlo a tutti (Fil 3,12).
La benedizione iniziale (1,3-14) è una delle preghiere più usate della liturgia cattolica,
soprattutto come Inno nella preghiera serale del Vespro.

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