sabato 17 novembre 2012

21 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XX
Il modo di combattere contro la negligenza
Perché tu non cada nella misera schiavitù della negligenza, cosa che non solo impedirebbe il
cammino della perfezione ma ti darebbe in mano  ai nemici, devi fuggire ogni curiosità e
attaccamento terreno e qualunque occupazione non conveniente al tuo stato. Poi ti devi sforzare
per corrispondere presto a ogni  buona ispirazione e a qualunque  ordine dei tuoi superiori,
facendo ogni cosa quando e come a loro piacerà. Non ritardare neppure per un brevissimo
momento, perché quel solo primo indugietto porta appresso il secondo e questo il terzo e gli altri
ai quali il senso si piega e cede più facilmente che ai primi, essendo già allettato e preso dal
piacere che ne ha gustato: per cui o si incomincia l'azione troppo tardi o come noiosa alle volte la
si lascia del tutto. E così a poco a poco si va facendo l'abitudine alla  negligenza ed essa poi
cresce talmente che, nel momento stesso in cui da quella siamo tenuti legati, ci proponiamo di
voler essere un'altra volta molto solleciti e diligenti poiché ci  accorgiamo, con rossore di noi
stessi, d'essere stati fino a tal punto negligentissimi.
Questa negligenza scorre dappertutto e con il suo veleno non solo infetta la volontà facendole
aborrire l'opera, ma acceca anche l'intelletto perché non veda quanto vani e mal fondati siano i
proponimenti di eseguire per l'avvenire presto e diligentemente quello che, dovendosi effettuare
allora, volontariamente si lascia del tutto oppure si rimanda ad altro tempo. Né basta eseguire
presto l'opera dovuta, ma bisogna farla nel tempo proprio richiesto dalla qualità e dall'essere di
quell'opera e con tutta quella diligenza ad essa conveniente, perché abbia ogni possibile
perfezione. Infatti non è diligenza, ma finissima negligenza fare l'azione prima del tempo e
sbrigarsela presto e senza farla bene, perché poi quietamente ci diamo al riposo accidioso, al
quale era fisso il nostro pensiero mentre con rapidità si compiva l'azione. Tutto questo gran male
avviene perché non si considera  il valore della buona opera fatta a suo tempo e con l'animo
risoluto ad andare incontro alla fatica e alla difficoltà, che il vizio della negligenza porta ai
principianti.
Tu dunque devi spesso considerare che una sola elevazione di mente a Dio e una sola
genuflessione fatta in suo onore vale più di tutti i tesori del mondo; e che ogniqualvolta facciamo
violenza a noi stessi e alle passioni viziose, gli angeli portano all'anima nostra dal regno del cielo
una corona di gloriosa vittoria. Che al contrario a poco a poco Dio va togliendo ai negligenti le
grazie loro concesse, e ai diligenti le aumenta facendoli poi entrare nel suo proprio gaudio. Se tu
nei primi inizi non sei tanto forte da andare generosamente incontro alla fatica e alla difficoltà, le
devi nascondere in modo che sembrino più piccole di quanto dai negligenti siano giudicate.
Ammettiamo pure che il tuo esercizio richieda molti e molti atti e una fatica diuturna per
acquistare una virtù, e che i nemici da espugnare ti paiano molti e forti. Tuttavia comincia tu a
produrre atti, quasi che ne abbia pochi da fare e che per pochi giorni debba faticare; e combatti
contro un nemico come se non ve ne fossero altri da combattere, però con una confidenza grande
che tu con l'aiuto di Dio sei più forte di loro. Così facendo, la negligenza comincerà a debilitarsi
e a disporsi poi in modo che vi entri di mano in mano la virtù contraria.
Lo stesso dico dell'orazione. Talvolta il tuo esercizio richiede un'ora di orazione e questo sembra
duro alla tua negligenza: immergiti in essa quasi volessi pregare per lo spazio di un ottavo d'ora,
perché facilmente passerai all'altro e da questo a quello che rimane. E se in ciò talora nel secondo
o negli altri ottavi sentissi ripugnanza e difficoltà troppo violente, tralascia l'esercizio per non
infastidirti; riprendi però di li a poco di nuovo l'esercizio tralasciato.
Tale metodo devi osservare anche nelle opere esteriori quando ti accade di dover fare più cose
per le quali, parendo esse alla tua negligenza molte e difficoltose, tu vieni a disturbarti tutta. Con
tutto ciò comincia coraggiosamente e tranquillamente da una, come se non avessi altro da fare;
così facendo diligentemente, riuscirai a compierle tutte con molta minor fatica di quello che ti
sembrava nella tua negligenza. Se tu non farai nel modo suddetto e non andrai incontro alla
fatica e alla difficoltà che ti si mostrano, il vizio della negligenza prevarrà talmente su di te che la
fatica e la difficoltà, che comporta inizialmente l'esercizio delle virtù, ti terranno ansiosa e
insofferente non solo quando saranno presenti ma anche quando saranno assenti: infatti temerai

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