sabato 17 novembre 2012

13 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO XII
Molte volontà esistono nell'uomo. La guerra che si fanno tra loro
Benché si possa dire che in questo combattimento in noi esistano due volontà - l'una della
ragione, detta perciò ragionevole e superiore, l'altra del senso, chiamata inferiore e sensuale, la
quale con i nomi di appetito, carne, senso e passione si suole significare -, tuttavia, poiché siamo
uomini per la ragione, anche se diciamo che  con il solo senso vogliamo qualche cosa, non si
intende che veramente la vogliamo, fintanto che non ci incliniamo a volerla con la volontà
superiore. Per cui tutta la nostra battaglia spirituale consiste principalmente nel fatto che la
volontà ragionevole, essendo come interposta fra la volontà divina che la sovrasta e la volontà
inferiore che è quella del senso, è continuamente combattuta dall'una e dall'altra, mentre ciascuna
di queste tenta di tirarla a sé e rendersela  soggetta e obbediente. Ma gran pena e fatica,
specialmente all'inizio, provano quelli che sono  prigionieri delle cattive abitudini quando
decidono di migliorare la loro vita corrotta e, liberandosi del mondo e  della carne, di darsi
all'amore e al servizio di Gesù Cristo.
Questo perché i colpi, che la volontà superiore sostiene dalla volontà divina e da quella sensuale
che le stanno sempre intorno battagliandola, sono possenti e forti e si fanno ben sentire non senza
grave pena. Il che non avviene a quelli che sono già abituati alle virtù o ai vizi e sulla loro via
intendono continuare, perché i virtuosi facilmente consentono alla volontà divina e i viziosi si
piegano senza contrasto a quella del senso.
Ma nessuno presuma di poter conseguire le vere virtù cristiane né di servire Dio come si
conviene, se non vuole farsi violenza davvero e sopportare la pena che si sente nel lasciare non
solo i piaceri maggiori ma anche i piccoli, ai quali prima era attaccato con affetto terreno. E la
conseguenza di ciò è che pochissimi raggiungono lo scopo della perfezione: dopo aver con fatica
superato i vizi maggiori, non vogliono poi farsi violenza continuando a soffrire le punture e il
travaglio che si provano nel resistere a quasi infinite vogliette proprie  e passioncelle di minor
conto, le quali, prevalendo ogni ora in essi, vengono ad acquistare dominio e signoria sopra i loro
cuori.
Fra questi se ne trovano alcuni che, se non rubano i beni altrui, si affezionano in modo eccessivo
a quelli che giustamente possiedono; se non  si procurano onori con mezzi illeciti, non li
aborriscono però come dovrebbero né smettono di desiderarli e alcune volte di cercarli per vie
diverse; se osservano i digiuni di obbligo, non mortificano per questo la gola nel mangiare
superfluamente e nel desiderare cibi delicati; vivendo nella continenza, non si staccano da certe
amicizie di loro gusto, che portano grande impedimento all'unione con Dio e alla vita spirituale;
essendo inoltre esse molto pericolose in qualsiasi persona sia pur santa e più in chi meno le teme,
sono da fuggirsi da ciascuno quanto più si possa. Da tali cose ancora ne consegue che le altre
loro opere buone sono fatte con tiepidezza di spirito e sono accompagnate da molti interessi e
imperfezioni occulte, da una certa stima di se stessi e dal desiderio di esserne lodati e apprezzati
dal mondo.
Costoro non solo non fanno progresso nella via della salvezza, ma, tornando indietro, corrono il
rischio di ricadere nei primi mali in quanto non amano la vera virtù e si mostrano poco grati al
Signore, che li tolse dalla tirannia del demonio; inoltre sono ignoranti e ciechi per vedere il
pericolo in cui si trovano, mentre si persuadono di essere come in stato sicuro. E qui si scopre un
inganno tanto più dannoso quanto meno avvertito: cioè molti che attendono alla vita spirituale,
amando se stessi più di quanto dovrebbero (sebbene in verità non sanno amarsi), per lo più
praticano quegli esercizi che più si confanno al loro gusto e lasciano gli altri che toccano sul vivo
la propria naturale inclinazione e i loro sensuali appetiti, contro i quali ogni ragione vorrebbe che
si rivolgesse tutto lo sforzo.
Perciò, figlia mia diletta, ti avviso ed esorto  a innamorarti della difficoltà e della pena che
comporta il vincere se stessi: qui è tutto! E tanto più certa e sollecita sarà la vittoria quanto più
fortemente ti innamorerai della difficoltà, che mostra ai principianti la virtù e la guerra; e se tu
amerai la difficoltà e il penoso combattere più delle vittorie e delle virtù, più presto acquisterai
ogni cosa.

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