sabato 17 novembre 2012

11 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO X
L'esercizio della volontà é il fine al quale
si devono indirizzare tutte le azioni interiori ed esteriori
Oltre all'esercizio che tu devi fare intorno all'intelletto, ti è necessario regolare talmente la tua
volontà che, non lasciandola nei suoi desideri, si renda in tutto conforme al beneplacito divino. E
avverti bene che non ti deve bastare soltanto il volere e il procurare le cose che a Dio sono più
gradite, ma devi anche volerle e compierle  come mossa da lui e solamente allo scopo di
piacergli. In questo abbiamo pure, più che nel suddetto, contrasto grande con la natura: essa è
talmente inclinata verso se stessa che in tutte le cose, anche nelle buone e nelle spirituali (talora
più che nelle altre) cerca il proprio comodo e diletto. In questi si va trattenendo e di quelle, come
di cibo per niente sospetto, si va avidamente pascendo.
Infatti quando ci sono offerte, subito le adocchiamo e le vogliamo, non come mossi dalla volontà
di Dio né allo scopo di piacere solamente a lui, ma per quel bene e diletto che derivano dal volere
le cose volute da Dio. Questo inganno è tanto più occulto, quanto la cosa voluta è per se stessa
migliore. Onde persino nel desiderare lo stesso Dio vi sogliono essere degli inganni dell'amor
proprio, perché si mira spesso più al nostro interesse e al bene che ne aspettiamo che alla volontà
di Dio, il quale per sua sola gloria si compiace e vuole da noi essere amato, desiderato e
obbedito. Per guardarti da quest'insidia, che ti impedirebbe il cammino della perfezione, e per
abituarti a volere e a fare tutto come mossa da Dio e con pura intenzione di onorare e di
compiacere lui solo (il quale vuole essere unico principio e fine di ogni nostra azione e di ogni
nostro pensiero), seguirai questa via. Quando ti si offre qualcosa voluta da Dio, non inclinare la
volontà a volerla se prima non innalzi la mente a Dio per vedere che è volontà sua che tu la
voglia e perché egli così vuole,  e per piacere solamente a lui. Così mossa e attirata da questa
volontà, la tua si pieghi poi a volere quella cosa come voluta da Dio e per suo solo beneplacito e
onore. Parimenti volendo tu rifiutare le cose non volute da Dio, non rifiutarle se prima non fissi
lo sguardo dell'intelletto nella sua divina volontà, la quale vuole che tu le rifiuti per piacergli. Ma
devi sapere che le frodi della sottile natura sono poco conosciute:  essa, cercando sempre
occultamente se medesima, molte volte fa sembrare che in noi vi siano il detto motivo e il fine di
piacere a Dio, e non è così. Onde spesso avviene che quello che si vuole o non si vuole per
nostro interesse, pare a noi di volerlo o non volerlo per piacere o non piacere a Dio. Per fuggire
da questo inganno il rimedio proprio e intrinseco sarebbe la purezza del cuore, la quale consiste
nello spogliarsi dell'uomo vecchio e nel vestirsi del nuovo (cfr. Col 3,9-10; Ef 4,22-23): a tal fine
si indirizza tutto questo Combattimento. Tuttavia per predisporti come si deve, poiché sei piena
di te stessa, dal principio delle tue azioni sta' attenta a spogliarti quanto puoi di ogni mistura dove
tu possa stimare che vi sia del tuo, e non volere né fare né rifiutare cosa alcuna, se prima non ti
senti muovere e tirare dal puro e semplice volere di Dio. Se in tutte le azioni, e particolarmente in
quelle interiori dell'anima e in quelle esteriori che passano presto, non potrai così sempre in atto
sentire questo motivo, contentati  di averlo virtualmente in ciascuna, tenendo sempre vera
intenzione di piacere in tutto al tuo solo Dio.
Ma nelle azioni che continuano qualche spazio di tempo, non solamente nel principio è bene che
tu ecciti in te questo motivo, ma devi stare attenta  a rinnovarlo spesso e  a tenerlo desto fino
all'ultimo: altrimenti vi sarebbe pericolo di incappare in un altro tranello pure dell'amor nostro
naturale. Essendo questo incline e propenso più verso se stesso che verso Dio, molte volte con
intervallo di tempo suole farci inavvertitamente cambiare gli oggetti e mutare le intenzioni. Il
servo di Dio, che in ciò non è ben attento, spesso comincia a fare qualche cosa per il solo motivo
di piacere al suo Signore; ma poi a poco a poco, quasi senza accorgersene, si va talmente
compiacendo in quella con il proprio senso che, scordatosi della divina volontà, si rivolge e si
attacca a tal punto al gusto sensibile e all'utile e all'onore che gliene possono venire, che se Dio
mette impedimento a quell'azione con qualche infermità o avversità o per mezzo di qualche
creatura, egli ne rimane tutto turbato e inquieto e alle volte cade nella mormorazione e di questo
e di quello, per non dire talora dello stesso Dio. Segno assai chiaro che l'intenzione sua non era
in tutto di Dio, ma nasceva da radice e da fondo guasto e corrotto. Perché chiunque si muove  12
come spinto da Dio e per piacere a lui solo non  vuole più l'una che l'altra cosa; ma vuole
solamente averla se a Dio piacerà che l'abbia e nel modo e tempo che gli sarà gradito; e avendola
o non avendola ne resta ugualmente pacifico e contento, poiché in ogni modo ottiene il suo
intento e consegue il fine che altro non era se non il beneplacito di Dio.
Perciò sta' ben raccolta in te stessa e attenta a indirizzare sempre le tue azioni a questo perfetto
fine. E se talora (cosi ricercando la disposizione dell'anima tua) tu ti muovessi a operare il bene
allo scopo di fuggire le pene dell'inferno o per la speranza del paradiso, ancora in questo ti puoi
proporre per ultimo fine il gradimento e la volontà di Dio: egli si compiace che tu non vada
all'inferno, ma che entri nel suo regno.
Non c'è chi possa pienamente conoscere quanta forza ed efficacia abbia questo motivo, poiché
una cosa, sia pur bassa o minima quanto si voglia, fatta allo scopo di piacere a Dio solo e per sua
gloria, per così dire vale infinitamente più di molte altre di grandissimo pregio e valore che siano
fatte senza questo motivo. Pertanto gli è più gradito un solo denaro dato a un poverello per
questo solo motivo di far piacere a sua divina Maestà che se con altra intenzione, anche di godere
i beni del cielo (che è fine non solo buono ma sommamente desiderabile), qualcuno si privasse di
tutti i suoi averi, per copiosi che fossero.
Questo esercizio di fare tutto allo scopo di piacere puramente a Dio sembrerà da principio arduo;
ma esso diventerà agevole e facile con la consuetudine, con il desiderare molte volte lo stesso
Dio e con l'aspirare a lui con vivi affetti del cuore come a perfettissimo e unico nostro bene, il
quale per se stesso merita che tutte le creature lo cerchino, lo servano e lo amino sopra qualunque
altra cosa. Quanto più profondamente e più spesso sarà fatta la considerazione dell'infinito
merito di Dio, tanto più ferventi e frequenti saranno gli atti suddetti della volontà; e così con
maggior facilità e più presto acquisteremo l'abitudine di fare ogni azione in segno di rispetto e di
amore per quel Signore che solo ne è degno. Infine ti avviso che per conseguire questo divino
obiettivo, oltre a quanto ti ho detto, occorre che tu lo domandi a Dio con preghiera insistente e
che consideri spesso gli innumerevoli benefici che Dio ci ha fatti e tuttora ci fa per puro amore e
senza suo interesse.

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